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Autore: sfigatalcubo    01/05/2009    0 recensioni
= Il fuoco scaturì una voce, bassa e confusa inizialmente ma che si fece più distinta col comparire di un immagine. - Harry, Harry, ci sei? Marte al solo sentire quel nome venne sorpresa da un coniato di vomito, poi con voce scocciata rispose. - non c'è Harry, solo io. L'immagine dell'uomo si voltò verso di lei e chiese. - chi sei? Marte allora sorpresa da un ira improvvisa rispose - chi sei tu piuttosto! Sai non è molto normale che una testa spunti fuori da un camino, acceso per di più! - dimmi almeno se stai con la Umbrige - pretese l'uomo. La ragazza riflettè per qualche secondo e poi rispose con un secco no. - sono Sirius Black - ah! - disse picchiando forte le mani sui braccioli della poltrona - ci mancava pure l'evaso! "Quella sarebbe stata una delle mie solite seratine divertenti." = ( revisionato il primo cap!!)
Genere: Romantico, Triste, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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c23


Wand
Wanted













Marte si risvegliò nel suo letto avvolta dal calore familiare della camera e delle coperte di lana.
Aprì prima un occhio, poi l'altro, lo sguardo impastato non le permise subito di distinguere gli oggetti attorno a lei, ma la sensazione di calore che percepiva, le fecero capire che si trovava in camera sua, a Hogwarts.
A fatica le tornarono in mente le ultime ore passate, lentamente e a scatti, come se la sua mente non avesse voluto che lei si ricordasse dell'accaduto.
Il sapore di sangue sulle sue labbra non servì a farle dimenticare, così affondò subito il viso nel cuscino, poi si seppellì sotto le coperte.
" Voglio morire così, nascosta sotto le coperte del mio letto, al caldo e a pancia vuota!" piagnucolò con falsa ironia, costringendo le lacrime a non scendere.
Il calore sotto il letto si fece tuttavia insopportabile e, appena portata la testa fuori dal groviglio di lenzuola, una ventata di aria tiepida la rinfrescò.
Si mise a guardare il soffitto e a contare le crepe dell'intonaco. Appena si rese contò di ciò che stava facendo le salì il magone e il viso di Harry le apparì davanti agli occhi con prepotenza, senza alcun cenno di sparire.
Le tornarono in mente le partitelle di quiddicht giocate con lui, che da tempo erano state la cosa più divertente che avesse mai fatto, poi ricordò i suoi baci e l'espressione dei suoi occhi si fece più turbolenta e agitata.
Nonostante queste immagini felici, il ricordo di Laer si faceva in lei sempre più vivo. Non poteva dimenticarlo, visto che la sua maledizione risiedeva ancora potente in lei, non voleva dimenticarlo, per l'amore che aveva provato per lui prima e dopo la sua morte, ma allo stesso tempo non lo perdonava per tutto ciò che le aveva fatto.
Questi sentimenti rivolti a Lilium combattevano contro quelli profondi che provava per Harry.
Ogni occasione felice vissuta con il ragazzo era stata solo una nuova occasione per mentirgli. Lilium sarebbe sempre stato l'unico ad averla conosciuta, così, ora che era morto, la loro storia era morta con lui.
Non poteva amare Harry, per tutte le bugie, tutte le cose mai dette, delle quali non avrebbe più potuto parlare con leggerezza. L'occasione per esprimersi era sfumata da tempo.
" Non sarei dovuta venire in questa stramaledetta scuola! Maledetto Silente! Mi sono fatta convincere da un vecchio ebete, che va matto per...poi chissà cos'era quella schifezza di caramelle che mi ha offerto la prima volta!"
Si girò nuovamente e sbattè più volte la testa contro il cuscino, minacciando di strapparlo.
Quando si accorse di stringere qualcosa più simile a carta che a tessuto. Alzò il foglio giusto per portarlo davanti agli occhi. Si sforzò a leggerlo ma aveva gli occhi ancora troppo impastati e riuscì a distinguere solo la firma: H .
Ignorò il messaggio, accartocciò il foglio e lo buttò fuori dal materasso.
Fece un ultimo tenatativo e tenne il viso premuto contro il materasso, tentando di soffocarsi, poi, vedendo che la sua volontà era ancora troppo forte, si mise a sedere, si alzò e si diresse verso il bagno, con il falso intento di cercare una corda.
" Magari del filo interdentale?"


I tre erano troppo eccitati per tornare così presto in sala comune, così fecero ritorno in Sala Grande per accaparrarsi le ultime fette di dolce e per discutere tranquillamente avvolti nel chiasso scolastico.
Ron alzò per un attimo il viso dalla sua torta al cioccolato, il muso sporco di briciole.
- ragazzi, penso ci sia un problema - disse con tono leggermente intimidito, sputacchiando qua e la briciole di dolce.
- Ron! Ma quando imparerai a non mangiare più a bocca piena? Insomma! Hai sputato sul mio piatto!
Subito Hermione fu fermata da Harry che le stava tirando dolcemente la manica della divisa.
- guarda chi sta arrivando Herm
Draco Malfoy, appena alzatosi dal tavolo, si stava dirigendo verso di loro con passo elegante. La divisa ondeggiava ad ogni suo passo, come se fosse stata accompagnata da una sinfonia di musica classica. I capelli biondi erano più lisci che mai, mentre la bocca era l'unica cosa che Harry, dopo Voldemort, avrebbe voluto veder sparire.
Hermione infatti sentì quasi i muscoli di Harry contrarsi per lo sforzo di rimanere fermi. Era sul punto di balzargli addosso, ma si conteneva e si limitava a trapassarlo con lo sguardo.
- dov'è Marte, Potter? - domando senza mezze misure il serpeverde, facendo finta di aggiustarsi la cravatta.
- non è cosa che ti riguarda Malfoy - rispose Harry digrignando quasi i denti - e se fossi in te non tenterei più nemmeno di avvicinarmi a lei, ne tanto meno nominarla, chiaro?
- cosa ti fa credere che le tue parole possano servire a qualcosa? - chiese con un'alzata di spalle.
- se non serviranno ora, serviranno in futuro. Falle ancora ciò hai già fatto oggi e giuro che manco Silente o il tuo adorato Piton riusciranno a fermarmi. Poi manderò tuo padre a farti compagnia.
Gli occhi di Draco si riempirono di un'improvvisa consapevolezza e fece apparire il suo solito ghigno.
- o lei ti ha raccontato, cosa di cui dubito - disse guardando per accertarsi dell'espressione che Harry aveva sul viso - oppure hai visto tutto, vero, Potter?
Harry si alzò in piedi di scatto, malamente trattenuto da un'impaurita Hermione.
- ti rode che l'abbia baciata, vero Potter? - rispose con uno dei suoi sorrisi più sfavillanti
Harry non si sprecò più in parole, nello stesso momento in cui finì la frase, tirò fuori la bacchetta seguito da Malfoy qualche secondo dopo.
Subito ci fu il suono di sospiri trattenuti, molte teste si girarono facendo scricciolare le panche di legno, si sentirono bisbigli ogni dove, tutti gli sguardi erano per loro.
Nessuno dei due accennava ad abbassare la bacchetta, braccio fermo e sguardo fisso.
La loro battaglia personale, che era sempre stata posticipata per via degli avvenimenti, stava per compiersi nella Sala Grande, e nessuno sembrò volersi alzare per fermali.
Harry tra i due sembrava quello che desiderava maggiormente scagliare un incantesino contro l'altro. L'espressione sul suo volto era delle più decise e furiose, il braccio della bacchetta tremava dalla voglia di muoversi, mentre la sua bocca non vedeva l'ora di scagliare una fattura contro il Serpeverde.
Draco, al contrario, aveva stampato sulle labbra un sorriso da mille e una notte, gli occhi gli luccicavano vivi e pulsanti, pieni di una gioia malsana, teneva la bacchetta appoggiata al mento, come se non avesse avuto paura di un attacco da parte del Grifondoro, ma come se giudicasse tutto come un teatrino mal organizzato.
- sono qui che aspetto, Potter.
- oggi si esaudirà un mio desiderio, Malfoy. Finalmente ti potrò prendere a calci davanti alla combricola dei tuoi stupidi amici.
Fece per alzare la bacchetta, mentre Draco già si preparava alla difesa, quando le loro bacchette si sfilarono dalle loro mani e volarono in aria, seguite dagli sguardi curiosi dei presenti.
Gli sguardi di Harry e di Draco, invece, corsero istintivamente verso la tavola degli insegnanti, dove, infatti, videro Silente alzato, con la McGrannit alla sua destra e Piton alla sua sinistra, ognuno dei quali aveva già pronta una bella ramanzina per l'alunno della casa opposta.
- va bene la competizione istruttiva, ma mi sembra che questa non lo sia affatto - iniziò il preiside, posando nuovamente le bacchette nella mano del rispettivo possessore - Risolverete i vostri diverbi fuori da questa scuola, quando avrete concluso il vostro settimo anno, quando non sarete sotto la mia giurisdizione, ma soprattutto, quando non rischierete di ferire qualcuno. Siamo d'accordo? - concluse con un sorriso.
Harry e Draco si guardarono un'ultima volta, e mentre Malfoy tornava al suo posto Harry rispose decisamente dispiaciuto - si, signore -
- molto bene, molto bene . Minerva, Severus, non penso sia il caso di punirli, si sono fatti solo prendere la mano - poi guardò Piton - sono giovani dopotutto, no, Severus?
- certo, preside.
Draco intanto era tornato al suo tavolo, accolto da Pansy Parkinson e da Blaise Zabini, che lo stavano già asfissiando di domande.
- non farlo più Harry, mi hai spaventata - cominciò Hermione con una vocina sottile.
Harry sbuffò ed evitò di ascoltarla.
- ma Harry, è vero quello che ha detto? Voglio dire l'ha...l'ha..
Harry guardò l'amico con poco entusiasmo, mentre l'adrenalina del combattimento si affievoliva e rispose ingoiando grossi bocconi del suo budino.
- sì Ron, l'ha baciata. Beh, non proprio, in verità. Quando si è avvicinato a lei è successa una cosa strana.
Hermione si fece più vicina.
- Malfoy le era addosso, la abbracciava, ma ad un certo punto ha fatto un balzo all'indietro finendo vicino al mio nascondiglio e prendendomi alla sprovvista.
Non mi spostai per paura che avessero potuto sentire un qualche rumore e scoprirmi, così rimasi a guardare e - continuò con tono più basso del normale- avreste dovuto vedere. Malfoy si contorceva rannicchiato a terra in modo spaventoso, si capiva che stava soffrendo come un cane.
Tuttavia non durò molto e infatti, alzatosi, sembrò stare bene come prima.
Ma la cosa strana è avvenuta dopo, la notai quando Malfoy era in piedi davanti a lei e la guardava, attaccati ai suoi vestiti c'erano come dei fili blu, come se fosse stato invaso dall'elettricità. Mentre si allontanava notai come camminava, molto incerto. Non sò se sia stato opera sua o dei suoi poteri, sò solo che è stato spaventoso. Neanche ad uno come lui avrei agurato un dolore simile.
Quando è uscito ho aspettato cinque minuti e poi sono entrato. Marte sanguinava.
Hermione poggiò la testa alla sua spalle e sospirò.
- dunque non siamo sicuri che sia stata Marte, no?
- Hermione, è più che evidente. Anch'io voglio bene a Marte ma non dobbiamo essere influenzati. C'era solo lei in infermeria a quell'ora.
- Dio Harry! Lo benissimo anch'io che bisogna essere obbiettivi, ma è possibile che tu non riesca a patteggiare per lei manco un po'? Te lo dico io perchè non ci riesci: tu sei solo geloso! - lo attaccò come se fosse stato toccato un punto dolente.
- e di chi? Del furetto? Inoltre per essere geloso dovrei provare qualcosa per lei, ed io non sono poi molto sicuro dei miei sentimenti e non sono nemmeno sicuro di quello che lei prova per me, e se preferisce quel furetto, beh si accomodi.
- eddai Harry!- intervenne Ron - Chi sano di mente preferirebbe Malfoy al 'Prescelto'? Dai, stiamo parlando di Malfoy, quel lurido e viscido Serpeverde che ci rompe l'anima ogni santo giorno!
-  ma Marte è diversa Ron, inoltre Malfoy è suo amico, noi riusciamo solo a litigare!
Ron tossì diverse volte - non a quanto mi risulta -
La conversazione sembrò concludersi così, quando Hermione iniziò a ridere, attirando l'attenzione degli altri Grifondoro al tavolo.
Harry e Ron la guardarono con sguardo interrogativo aspettando una spiegazione.
- Harry, ma non riesci proprio a capirlo? è come ho detto io, tu sei solo geloso.
- no, guarda, Herm, non ha proprio nessun motivo per essere geloso, vero Harry?
Harry non rispose.

Infine decisero di fissare l'incontro per il sabato sera, che sarebbe arrivato due giorni dopo.
Era stata un'impresa organizzare gli incontri perchè non intralciassero gli impegni di tutti, Hermione era l'unica a non avere ancora mal di testa, Ron non collaborava più già da secoli, mentre Harry un po' pensava a Malfoy, un po' a Marte e ogni tanto si sforzava di rispondere correttamente alle domande di Hermione riguardo l'orario degli allenamenti di Quiddicth.
Intinse la piuma nel calamaio per un'ultima volta e scrisse un punto sul foglio di pergamena dove aveva stilato tutti i giorni degli incontri.
- finito!
Ron brontolò e si stiracchiò fregandosene come al solito dell'educazione, dimeticandosi di essere in compagnia di una ragazza.
- andiamo in sala comune Herm, siamo gli ultimi.
All'avviso di Harry, Hermione alzò finalmente gli occhi dal foglio e si accorse che, a parte un piccolo gruppo di Tassorosso del settimo anno, in Sala Grande c'erano solo loro.
Allora, Hermione coprì con la mano uno sbadiglio, arrotolò la pergamena è la infilò nella valigetta.
- bene, andiamo!
Fecero per uscire, ma Harry, prima di varcare la soglia, tornò indietro, prese un piatto, una forchetta e si servì di un grosso pezzo di torta al cioccolato, la stessa che aveva mangiato Ron.
Infine tornò dagli amici cercando di non dare spiegazioni.
- oh Harry! Di solito sono le donne che devono conquistarci con i dolci non il contrario! - bofonchiò Ron, con tono irritato, quasi lo stesse sgridando di aver fatto un'eresia.
Hermione invece si divideva in due, da una parte riempiva Ron di frecciatine e sguardi infuocati, dall'altra osservava, maliziosa, come Harry tenesse con cura il piatto.
- Ron! Quello che hai detto è prova del tuo solito tatto inesistente! Dio! Ma in che anno sei nato? La società patriarcale è antica! Almeno speriamo che non la mangi come hai fatto tu mio caro!
Li superò su per le scale sbuffando.
Ron tirò su le spalle, scambiò con Harry un'occhiata confusa e la seguirono.

Marte intanto, dopo aver abbandonato i suoi tentativi suicidi con il filo interdentale, visto che non poteva reggerla, era passata al taglio delle vene con il rasoio, all'autosoffocamento con il fumo del camino e infine al rotolamento giù dalle scale.
Tutte cose per cui aveva bisogno una grande forza di volontà, che, naturalmente, non aveva.
Si era anche ricordata di dover andare dalla Umbrige quel sabato sera per scontare la punizione, e il suo umore non migliorò.
Così era rimasta seduta a terra, con la testa appoggiata al materasso a fissare insistentemente il biglietto che le aveva lasciato Harry.

Appena torno ti porto un po' di torta.

H.

Sorrise amaramente e chiuse gli occhi, nuovamente trascinata dalla corrente violenta dei ricordi.

§*§

Erano settimane che quell'allenamento infernale era iniziato, esattamente da un mese e sette giorni.
Ogni mattina Marte usciva da casa di corsa, aspettava Lilium davanti al cancello, e occupava la mezz'ora prima dell'inizio delle lezioni a farsi una doccia.
Aveva finito di leggere quel plico di fogli esattamente dopo tre giorni, come aveva detto, ma non senza essere richiamata dai professori una decina di volte.
Alla fine aveva la testa talmente piena di cose nuove, e che per di più non capiva, che ogni giorno, alla fine delle lezioni, doveva sorbirsi una quantità enorme di spiegazioni da Lilium che non solo la confondevano maggiormente, ma la facevano arrivare a casa talmente stanca da non riuscire più a reggersi in piedi.
Inizialmente era così: faticava la mattina appena sveglia, faticava a ricordarsi tutti quei nomi astrusi che Laer le ripeteva continuamente e faticava la sera.
Lilium le aveva detto di raddoppiare il numero degli esercizi ogni tre giorni partendo da dieci, ma se avesse seguito le sue indicazioni ora avrebbe dovuto eseguire più di duecento flessioni a sera.
Così, anche per non faticare a fare i calcoli, aveva deciso di farne cento per sera, che non erano comunque pochi.
Già dopo una settimana il tutto era diventato come una routine.
Lo svegliarsi presto era diventato meno fastidioso, correva ormai senza fatica e riusciva a sollevare oggetti di grossa mole senza fatica, secondo Lilium tutto era grazie al suo allenamento.
Le lezioni con lui erano decisamente interessanti, scorrevano veloci e apprendeva cose incredibili, che mai avrebbe immaginato essere vere.
Inoltre, entrambi erano stupiti dalla sua capacità di apprendimento, ricordava le formule magiche come se le sapesse da una vita e gli incantesimi le riuscivano al massimo dopo il secondo, terzo tentativo.
Per ora si stavano limitando alla teoria e allo sviluppo delle sue "seconde" capacità, come le chiamava Lilium.
Oltre a sollevare e spostare gli oggetti, poteva compiere molti incantesimi senza bacchetta, realizzare dei campi di energia per proteggersi, come aveva già fatto, anche se le riusciva ancora difficile.
Decidendo un certo dosaggio di pressione nell'aria o nell'acqua poteva causare delle piccole esplosioni e infine, come sua qualità preferita, era in grado di leggere nella mente delle persone.
Si divertiva a leggere nel pensiero, soprattutto quando non sapeva cosa fare, oppure quando andava a correre la mattina. Sin da quando era piccola aveva sempre desiderato sapere cosa pensavano le persone attorno a lei, aveva sempre desiderato entrare nelle case di tutti e scoprire come le arredavano. Una cosa così semplice ma allo stesso tempo insolita, la esaltava.
Lilium le insegnava erbologia, incantesimi, ma ciò che amava di più in assoluto erano le lezioni di trasfigurazione e pozioni.
Entrambe le materie la stupivano, erano mutevoli, da una cosa se ne creava un'altra, da più sostanze nasceva qualcosa di nuovo e talvolta inaspettato. Quando trasfigurava, quando creava una nuova pozione, si sentiva quasi più potente delle volte in cui usava i suoi poteri, era piena di energie e, nonostante non lo dicesse ai quattro venti, si sentiva più potente di Lilium
Difesa contro le arti oscure non la giudicava nemmeno una materia, i controincantesimi e gli incantesimi offensivi le uscivano dalle labbra come sussurri inaspettati senza che lei avesse dovuto pensarci. Difendersi ed attaccare erano azioni per lei naturali, come lo erano respirare e pensare, inoltre, visto che poteva contare su altri poteri oltre a quelli con la bacchetta risultava addirittura facilitata.
Ogni lezione di difesa era uno scontro tra lei e Laer e, lezione dopo lezione, lui usava incantesimi sempre più complicati e potenti per metterla in difficoltà, finchè arrivò il giorno in cui Marte non riuscì più a stargli dietro.
- è ora di comprarti una bacchetta - affermò interrompendo il loro combattimento, inserendo la bacchetta nella gamba dello stivale destro.
La guardò, mentre lei era ancora in ginocchio, piegata dalla stanchezza e dalla violenza dello scontro.
- allora? Alzati - e si sistemò il cappotto grigio sulle spalle.
- perchè? Ho davvero bisogno di quel pezzetto di legno? - chiese alzandosi e sistemandosi la gonna della divisa scolastica - con le mani posso già fare di tutto!
- non potrai difenderti da neanche una delle Maledizioni senza perdono con i tuoi poteri - affermò avvicinandosi a lei e guardandola negli occhi.
- neanche tu riusciresti a difenderti da un' Avada, per quanto brovo tu possa essere. In ogni caso, sta tranquillo, che non finirei comunque mai sotto una di quelle, avrei già preso tutte le precauzioni - rispose convinta
Lilium sorrise - da quando siamo diventate così saputelle? Al nostro prossimo scontro vedremo come schiverai bene le mie maledizioni, Marte - le disse avvicinandosi sempre di più - Intanto, andiamo a comprarti una bacchetta.
- adesso?
Lilium, dopo aver preso il suo giubutto dall'appendi abiti, tornò verso di lei e la aiutò ad indossarlo, facendo ben attenzione a non toccarla più del dovuto.
- visto che si è fatto tardi, andremo domani. Fatti trovare pronta per le dieci davanti a casa tua, ti verrò a prendere.
- e poi? dove...? - domandò curiosa, chiudendo la cernierà del giubbotto.
- domani vedrai.
- odio quando fai il misterioso, Laer
Lui rise e le aprì la porta con fare molto cavalleresco che la fece arrossire.
Appena uscirono dal cancello del palazzo Marte notò il buio che li circondava e rabbrividendo si chiuse il colletto della giacca.
- non pensavo fosse già così tardi.
- in verità sono solo le cinque, ma le giornate si sono accorciate con l'arrivo dell'inverno.
Camminavano uno accanto all'altro, senza fretta, mantenendo costante la distaza fra le loro mani.
Lilium seguiva la strada dinnanzi a sè mentre Marte si guardava intorno, resistendo alla tentazione di osservarlo.
- come mai stasera mi accompagni a casa? - chiese con un leggero imbarazzo.
- sarei un'irresponsabile a lasciarti andare a casa da sola con questo buio
- piantala di fare il finto tonto Lilium - lo interruppe con tono sarcastico - la parte del principe azzurro non ti si addice affatto, mio caro - e si allontanò da lui, camminando verso l'entrata di casa sua.
- e cosa mi si addice, Radix? - le chiese fermandola per un braccio, anche se subito dovette staccarsi per non essere fulminato.
Marte ci pensò un po', attorcigliando un riccio di capelli attorno al dito.
- non lo so. Ma mi piacerebbe che tu ogni tanto dicessi la verità o che almeno non mi trattassi come una bambina. Insomma, ho appena compiuto quattordici anni! Tu non sei molto più vecchio di me!
- va bene - disse scrollando le spalle - rifammi la prima domanda - la incitò.
- ma chi se la ricorda la prima domanda! Te ne ho fatte tante!
- prova a pensarci - le rispose senza perdere il contegno.
Marte ci pensò un secondo, gvuardandosi intorno, poi si armò nuovamente di coraggio e abbassò lo sguardo.
- perchè stasera mi hai accompagnata a casa?
- per stare con te - disse senza esitazione senza distogliere il suo sguardo dal suo.
Marte alzò nuovamente gli occhi - ma perchè non riesci mai ad essere serio? Sei incredibile!
Laer si mise un dito sulle labbra e le intimò di fare silenzio.
- capisco che ora per te sia difficile capire quando mento e quando no, però - allungò una mano verso il suo viso - se solo potessi...
Avvicinò un dito alla sua guancia molto lentamente per non farla allarmare. Le sfiorò il viso con la mano e lo accarezzò leggermente.
Voleva avvicinarsi di più ma temeva di spaventarla così si fermò e abbassò il braccio.
Si guardarono negli occhi quando Marte gli voltò le spalle e si incamminò verso casa.
- ci vediamo domani.
Appoggiò la schiena dietro la porta chiusa, sembrava che il mondo attorno a lei tremasse tanto era forte il battito del suo cuore.

Si calmò e finse tranquillità in presenza della famiglia.
- oh tesoro! Come sei carina ora che indossi la divisa femminile!
- sì, mamma.
- chissà che strage di ragazzini farai scuola, eh? Però attenta, che prima devi farmeli conoscere - la avvertì suo padre leggendo il giornale.
- certo, papà.
- ma non hai fame, Marte? Ti vedo così sciupata, tesoro.
- no, mamma, sono solo stanca.
Un sorriso, due baci, e poi poteva salire in camera.
Da quando era iniziata la storia dei suoi poteri con Lilium aveva costantemente perso la fame. La sua vita girava giornalmente attorno al suo miglioramento, la sua mente era talmente occupata che non si preoccupava più di altro, se non nei rari momenti in cui stava con lui da sola, naturalmente al di fuori degli allenamenti.
Mentre si spogliava e stendeva con cura fin troppo meticolosa la divisa sulla sedia della sua scrivania, dopo tanto tempo si ritrovava a pensare a lui non più come maestro ma come ragazzo.
Era indubbiamente bello, possedeva una classe di altri tempi e in qualche ramo remoto della sua mente c'era uno scorcio di intelligenza.
Infine, ma non meno importante, era l'unica persona che conoscesse il suo segreto e che, in qualche modo, si avvicinava a lei.
Con il patto che avevano stipulato settimane prima, lui non aveva più il permesso di toccarla, ma capitava che i suoi reali sentimenti emergessero, che Lilium
la prendesse alla sprovvista e, toccandola, le lasciasse la pelle infuocata.
Infatti ancora ora le guance le sembravano bruciare.
Puntò la sveglia e si trovò sdraiata a letto senza neanche averlo pensato.

La mattina dopo varcò la porta cinque minuti prima dell'appuntamento e lo trovò già lì ad attenderla.
Sedeva su una panchina, a gambe incrociate e la guardava avvicinarsi.
Mentre incideva ogni passo con grande lentezza potè cogliere sempre più chiaramente i tratti del suo viso.
Era luminoso e sorridente come tutti i giorni da quando l'aveva conosciuto, ma una nota di stanchezza stonava con l'insieme armonioso dei suoi lineamenti.
Una leggera linea di occhiaie oscurava la luminosità dei suoi occhi e una smorfia sarcastica rendeva la sua espressione temibile.
- dormito male?
- e come avrei potuto dormire bene, dopo che sono stato respinto per la prima volta da una gentile donzella?
- se perdi il sonno per così poco, Lilium, mi dovrò ricredere.
Sbuffò e si alzò, raggiungendola.
Camminarono per una decina di minuti, senza meta e senza scambiare parola.
- dove andiamo a comprare questa bacchetta? Al negozio di giocattoli qua all'angolo?
- Ah, ah, ah molto spiritosa, Radix, molto spiritosa. Ci siamo svegliate bene stamattina.
- capita anche a me ogni tanto.
- comunque la bacchetta di certo non la troveremo qui. Volevo farti respirare un po' prima di fare il balzo - rispose guardandola guradingo.
Marte lo fissò di rimando e sussurrò un debole ma siginficativo - oh, no -
- ti ricordi come ci si smaterializza, vero?
Eccome se se lo ricordava, la sensazione di smarrimento e la nausea che aveva provato durante il suo primo "balzo" le erano rimaste impresse nella mente, come ferro arroventato sulla pelle. Ormai ci riusciva da sola ma continuava a preferire lo skateboard o la corsa per i suoi spostamenti.
- non c'è altro modo immagino - chiese sapendo già la risposta
- dove starebbe il divertimento altrimenti?
Marte fece una smorfia di dolore che probabilmente preannunciava quello che stava per accadere.
- te la senti da sola, o ti devo aiutare?
Non rispose e gli allungò la mano tremolante.
Laer sorrise e la prese di scatto fra le sue braccia soffocando, il suo viso tra la lana del suo maglione.
- uno...due..tre...
Il vortice la travolse con forza esplosiva e la sollevò da terra.
Poi improvvisamente sentì nuovamente il cemento sotto i piedi e il rumore di risate sghignazzanti di sotto fondo.
 




 



  
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