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Autore: DaisyChan    07/09/2016    4 recensioni
Quattro ragazze, quattro punti di vista, quattro vite intrecciate in un'unica storia... Lucy, Levy, Juvia e Cana si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto e a frequentare l'ultimo anno di liceo della Fairy Tail High School (FTHS). Tra nuove amicizie, amori infranti, promesse, bugie e verità, affronteranno insieme questo anno movimentato che porterà loro molte sorprese.
Paring presenti: NaLu, GaLe, Gruvia, Baccana. Accenni Gerza, Lories e Miraxus.
Tratto dal prologo:
"Lucy chiusa dentro il bagno a frignare come una bambina. Cana davanti alla porta, pronta a sfoggiare il suo fantastico dizionario di parolacce e bestemmie contro quel pezzo di legno bianco che fa da porta del bagno. Cosa ci vuole di più dalla vita?
- Lucy apri la porta! - gridò sconsolata Levy.
- No! -
Un rumore metallico fece presagire l'arrivo di un'altra inquilina di quella casa. Ed ecco che fece capolino una ragazza dai lunghi capelli blu con in mano una macchina fotografica.
- Juvia è a casa! - esclamò la blu.
- Ciao, Juvia - sorrise falsa Levy.
Perfetto: è arrivata Juvia! Ora sì che siamo nei guai. "
[N.d.A. Salve a tutti! Sono nuova e questa è la prima volta che pubblico qualcosa...passate a dare un'occhiata. Ciao!]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kana Alberona, Levy McGarden, Lluvia, Natsu, Natsu/Lucy, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo

1

P.o.v. Levy

Mi guardo ancora una volta allo specchio.

Dannazione! Quanto odio i miei capelli!

Sono di un bellissimo color turchese, lo ammetto, ma sono davvero ingestibili. Li ho ereditati da mia madre che li portava molto più lunghi dei miei. Certo, è insolito avere dei capelli turchesi, ma posso assicurare che non li tingo. Sono miei di natura. E i miei non li consiglio a nessuno. Lo ripeto: sono ingestibili. Ondulati, senza una forma e neanche la piastra funziona con la mia chioma ribelle.

No, non posso proprio lasciarli sciolti. Meglio una coda. Magari non è proprio il massimo per partecipare ad un ballo scolastico, ma non ho altre alternative. I miei capelli fanno letteralmente pena.

Così raccolgo in tutta fretta quei boccoli turchesi e li lego con un elastico. Ma, ahimè, sono troppo corti e dalla mia acconciatura sfuggono birichini alcuni ciuffi.

Okay! Fantastico! Cestiniamo l'idea di una coda, ma di lasciarli liberi non se ne parla nemmeno!

Il mio sguardo vaga dentro il cassetto dove tengo tutti gli accessori per il trucco e per i capelli. Ovviamente dentro quel cassetto regna il caos. Noto mille fermagli che non uso, rossetti e fondo tinta finiti, matite per occhi stemperate...ma nulla fa al caso mio!

Uffa! Sono davvero disperata.

Il mio cellulare vibra. Qualcuno mi sta chiamando. Apro la chiamata senza leggere chi sia.

Grande errore, Levy! Impara a leggere di chi è il numero.

- Pronto? - rispondo titubante.

Ti prego signore, fai che non sia lei. Chiunque ma non lei!

- Levy! Sono quasi le 9! Dove diavolo siete? - esclama una voce infuocata che conosco benissimo.

Cosa potrebbe esserci di peggio?! Signore, mi sembra di aver appena pregato affinché non fosse Erza. Ha presente una ragazza bellissima dai capelli rossi e lunghi che frequenta la FTHS? Ecco. Doveva solo evitare che ad avermi chiamata fosse lei. Ma nulla!

Erza... Immagino la sua espressione adirata e rabbrividisco.

Siamo spacciate.

Erza è la rappresentante degli studenti. Colei che organizza ogni festa, evento, corteo, ect. della FTHS. Temuta da tutti per la sua rigidità. Adora le regole e soprattutto adora far rispettare le regole. Non accetta ritardi di nessun tipo. Anche il preside della mia scuola ha paura di Erza. Quando si arrabbia diventa il diavolo in persona

Levy, cerca di trovare una scusa convincente affinché Erza non ti uccida.

- Ah...ehm...ecco...Lucy...ha avuto un piccolo problemino e quindi non siamo potute uscire - dico, deglutendo.

- Problemino? - mi chiede dubbiosa.

- Ehm...sì...sai, la poverina ha vomitato tutto il pomeriggio...ehm...ma ora sta meglio...- nervosamente, avvolgo una ciocca di capelli con il mio indice sinistro.

Erza trae un sospiro. Mi preparo mentalmente alla terribile sfuriata che mi aspetta, ma inaspettatamente mi dice: - E va bene! Basta che siate qui entro cinque minuti. Se non rispettate il limite di tempo che vi sto dando vi faccio a pezzettini, chiaro? -

- Signorsì, signor capitano! - dico, portandomi inconsciamente la mano destra alla tempia, imitando il saluto militare.

- Le ricordo che questo è un ultimatum, soldato Levy! Vi aspetto. A dopo -

- Ciao – saluto, chiudendo velocemente la chiamata.

Non ci credo! Impossibile! Sono appena riuscita a non farmi rimproverare da Erza! Passerò alla storia come "la ragazza che fronteggiò Erza e vinse"!

Sorridendo guardo l'orario nel cellulare. Siamo in netto ritardo. Per l'ennesima volta incontro lo sguardo del mio riflesso. Non ho ancora trovato nulla che possa rendere ordinati i miei capelli.

Forse se cercassi nelle camere delle ragazze...

Con passo svelto esco fuori dalla stanza e mi ritrovo nel corridoio.

La porta della camera di Lucy è chiusa, si starà ancora vestendo. Inutile entrare nella stanza di Cana: lei non utilizza accessori per i capelli. I suoi sono categoricamente sciolti. Che fortuna! Ha dei capelli splendidi, ondulati come i miei ma meno ricci e ribelli.

La camera di Juvia è aperta. Si starà passando la piastra nel bagno. Sono certa che lei ha qualcosa. Devo approfittarne prima che torni.

Furtivamente entro nella stanza. È molto simile alla mia, ma anni luce più ordinata. Juvia è una maniaca dell'ordine. A dare un ulteriore senso di candore sono le pareti bianche. Le mie sono tappezzate di poster, disegni e foto. Immagini di band rock, attori preferiti, scrittori e anime, mi destreggio nell’apparente caos che regna nella mia stanza, che per me rappresenta l’ordine.

E poi Cana mi addita come maniaca della perfezione! Vedesse Juvia che, a quanto pare, pulisce anche gli infissi della portafinestra!

Velocemente comincio ad aprire ogni cassetto alla ricerca di qualcosa che possa fare al caso mio. L’odore delle viole penetra nelle mie narici. Juvia, ultimamente, si è fissata con le viole. Tutto deve profumare come le viole, anche i cassetti. Trovo di tutto: intimo, magliette, gonne, calzini, pennelli, quaderni, penne (tra cui due o tre mie), gioielli di bigiotteria...anche qualche disegno abbozzato, mai completato. Juvia è davvero brava a disegnare.

Rimango abbastanza sorpresa da ciò che scorgo in uno dei tanti cassetti che controllo. Ho trovato delle foto... Mi sento un ladro. Il cuore mi batte fortissimo nel sentire dei passi fuori provenire dal corridoio. Ho paura di venire scoperta. Ma, in effetti, non sto facendo nulla di male, eppure rimango in tensione, fin quando non sento quei passi allontanarsi dalla stanza. Mossa dalla curiosità di sapere cosa raffigurassero quelle foto, furtivamente ne afferro qualcuna e le scruto attentamente.

Certo che Juvia è parecchio strana. In questo cassetto ci sono solo delle foto e, inoltre, tutte sfocate che inquadrano sempre lo stesso soggetto ma in posizioni diverse. Che sia questo il famoso “Gray-sama"? Ma come fa ad avere così tante foto (stampate per giunta!) di lui se lo conosce da meno di tre ore?

Non riuscendo a trovare una risposta logica, decido di lasciar perdere e di continuare la mia ricerca. Juvia mi stupisce sempre. Dopo due buoni minuti non trovo ancora nulla. L’odore delle viole mi si è impregnato addosso. Mi sento un fiore. Spero davvero che le api non vengano attirate da questo profumo. Io sono allergica alle api. Basta una piccola puntura e finisco all’ospedale.

Maledizione! Come faccio?! Mi sembra di aver controllato tutta la cassettiera.

Faccio un ultimo tentativo aprendo l'armadio e trovo altri cassetti. L’odore di quei fiori mi investe ancora. Doveva spruzzare quel profumo anche nell’armadio?! Assurdo!

Comincio ad odiare i cassetti.

Li passo in rassegna uno ad uno, ma nulla. Non trovo assolutamente niente.

Juvia mi deludi.

Quindi, chiudo l'armadio, ma proprio mentre spingo l'anta color ciliegio del mobile, il mio sguardo viene catturato da una salopette appesa. Non l'ho mai vista indossare da Juvia e mi sorprendo, dato che lei ama questo tipo di vestiti. Scruto la salopette attentamente.

Magari non le piace. Vorrà dire che me la farò prestare.

Mi accorgo, mentre ancora la osservavo, di un nastro arancione che passa tra le asole di jeans, fungendo da cintura. Dopo averlo accuratamente sfilato lo osservo. È di seta ed è a strisce nere ed arancioni. L’arancione è il mio colore preferito!

Certo che è molto carino.

Mi è venuta un’idea! Tenendo il nastro di seta con attenzione nella mano sinistra, chiudo in fretta l'armadio e mi dirigo verso la mia stanza. Sono di nuovo di fronte allo specchio. Faccio passare il nastro sotto i miei capelli e lego le estremità con un fiocco, creando una fascia. Mi specchio.

Non credevo che un misero pezzo di stoffa arancione potesse fare miracoli!

Soddisfatta del risultato, ringrazio mentalmente Juvia.

- Ragazze, siete pronte? - chiedo, impaziente di mostrare loro la mia acconciatura, mentre mi dirigo verso l’ingresso. Getto un’occhiata all’orologio posto accanto alla porta. Sono le 20:45.

Per andare a scuola ci rimane solo l’autobus delle 21:10. Se ci sbrighiamo, forse riusciamo a prenderlo. Non credo di essermi mai preparata così velocemente in vita mia. Di solito ho bisogno di iniziare i preparativi almeno un’ora e mezza prima. Credo che a farmi velocizzare sia stata la paura di dover scontare una punizione tremenda da parte di Erza. Il solo pensiero mi mette i brividi.

 

***

P.o.v. Cana

- Un minutino ancora! - urlo in risposta alla domanda di Levy.

Ricomincio a cercare. Mi metto a gattoni e guardo per la milionesima volta sotto il letto. Nulla. Mi metto in piedi e apro l'armadio, ma niente.

- Eppure le ho viste sta mattina! - sbuffo spazientita.

Possibile che siano sparite nel nulla?! Si tratta pur sempre di un paio di scarpe e per di più col tacco, non possono sparire all'improvviso.

Sono il mio paio preferito, ci tengo troppo. Delle belle scarpe bianco panna con un tacco abbastanza moderato. Quando le avevo mostrate a Lucy era rimasta piuttosto sorpresa. Solitamente indosso scarpe più alte e soprattutto molto vistose. Mentre quel paio bianco era molto semplice e fine. Niente di azzardato. Avevo speso moltissimo per ottenerle, ma alla fine si erano rivelate davvero perfette.

Evoco mentalmente dove le avevo viste questa mattina. Erano davanti alla cassettiera. Do uno sguardo sbrigativo nel punto esatto dove dovrebbero essere, ma l'unica cosa che noto essere bianca è la mattonella su cui erano poggiate.

E se la mattonella le avesse risucchiate?!

Rido di me stessa per quei pensieri assurdi. Rido per non piangere. Trattengo una parolaccia.

Perché accade tutto a me?! Bene, Cana. Sto indossando un vestito bianco, quindi devo indossare un paio di scarpe bianche. L'unico paio bianco che ho col tacco è scomparso. Mi rimangono solo le ballerine che non indosso da anni. Insomma ho diciassette anni, quasi diciotto, non indosso scarpe basse da molto tempo. Non che ne abbia bisogno, sono già piuttosto alta, ma...no! Non metterò mai le ballerine. Non ci so più nemmeno camminare! E poi che dirà Bacchus? Si metterà a ridere.

Immagino la scenetta. Il mio ragazzo che ride di me per colpa di quelle ridicole ballerine.

Non se ne parla! Di questo passo finiremo per rompere e non stiamo insieme nemmeno da una settimana.

Tutta "colpa" di Lucy. Per tutto il mese non ha fatto che parlarmi del ballo. Sinceramente non ho molta simpatia per questo genere di festa all'Americana, ma tutto sommato non sono male. Insomma, ci sarà un po' di alcol, no?

Io non sono la tipica brava ragazza. Frequento gente abbastanza movimentata e un quartiere di Magnolia additato negativamente. Okay, non faccio uso di stupefacenti, né fumo quella roba che ti va a rovinare il cervello, ma ho un debole per l'alcol. Sono famosa in quel quartiere proprio per la quantità di alcol che riesco a ingerire mantenendomi abbastanza sobria. E spesso, con i miei amici, facciamo a gara a chi resiste di più. Ho perso solo due volte in tutta la mia vita. La prima, quando per la prima volta ho messo piede in quel quartiere. E la seconda è stata all'inizio di questo mese. Me ne vergogno un po', ma nulla di che. Capita ai campioni di subire qualche sconfitta...ed io sono una campionessa!

Mi ricordo molto bene della seconda sconfitta. Era già molto tardi, mezzanotte inoltrata, e con i miei amici avevamo deciso di andare a bere qualcosa. Entrammo nel nostro solito bar. Il locale era più affollato del solito e nel l'aria si poteva percepire la tensione. Si mormorava che il ragazzo seduto davanti al bancone detenesse il record di reggere l'alcol meglio di chiunque altro. Spavalda, mi diressi proprio verso il ragazzo in questione. Nessuno poteva portarmi via il titolo di "Reginetta dell'alcol". Furiosa lo sfidai. Non posso dimenticare il volto sorridente del ragazzo. Era alto, muscoloso con la pelle pallida e aveva capelli neri raccolti sulla nuca. Appena sotto gli occhi aveva due tatuaggi che, non appena gli proposi la gara, guizzarono su, tirati dai muscoli facciali che si contorcevano in un sorriso. Rimasi colpita da quel ragazzo che non poteva avere più di vent’anni.

Cominciammo la gara. Avevamo deciso che chi avrebbe vinto, avrebbe preso qualcosa materiale dell’altro. Ero sicura di vincere, ma questa mia certezza cominciò a vacillare. Ben presto capii che Bacchus, così si chiamava, era davvero un osso duro. Il suo sorriso provocatorio non era ancora andato via. Rimaneva lì, ad incurvare quelle labbra perfette. I suoi occhi magnetici erano fissi su i miei. Incatenavano uno sguardo dopo l’altro, non permettendomi di distogliere la mia attenzione da loro.

Dopo molti bicchieri, cominciai ad avere la nausea e le vertigini. Anche lui non mi sembrava molto sobrio, ma quella smorfia di gioia era ancora presente sul suo viso. Quel ragazzo mi irritava. Mi sembrava che non prendesse sul serio la situazione. Eravamo in parità. Avevamo ingurgitato bene quarantanove bicchieri di vodka pura a testa. Avremmo potuto scegliere un altro alcolico, ma la vodka è assolutamente il mio liquore preferito. Quel gusto infuocato che ti scende giù dalla gola è una delle mie sensazioni preferite.

 Lentamente presi il cinquantesimo bicchierino in mano, seguita dal mio avversario.  Lo portai sotto il naso e mi preparai mentalmente a bere. Non capivo più nulla. Presi un lungo respiro, pronta ad ingurgitare l'alcolico, ma l'odore della vodka mi penetrò fino alle viscere. Così, mentre Bacchus beveva il cinquantesimo bicchiere, io mi porsi di lato e vomitai. Entrai in uno stato di semi-incoscienza successivamente che mi portò ad appoggiare la mia testa sul tavolo urtando i bicchierini pieni e rovesciandone il contenuto sul tavolo. L’odore dell’alcol mi ferì nuovamente lo stomaco, ma trattenni i coniati.

Nella mia mente è rimasto impresso l’espressione beffarda di Bacchus, mentre si alzava vittorioso in piedi,  instabile a causa del troppo alcol bevuto. Evitando la parte del pavimento che avevo sporcato, si era avvicinato a me

- Hai perso la scommessa...devo prendermi qualcosa di tuo – mi disse e poi aggiunse – cosa potrei prendermi...uhm...Ah! Dammi il tuo reggiseno –

Provai a dissuaderlo dalla sua idea, ma nulla. Voleva davvero il mio indumento intimo bianco in pizzo. Mollemente, infilai una mano sotto la maglietta rossa che indossavo e mi sganciai il reggiseno che, dopo averlo sfilato, porsi a Bacchus. Lui lo prese euforico e se lo agganciò sotto il mento, come se quell’indumento fosse una fascetta per capelli, e cominciò a correre per il locale in quel modo. Il mal di testa, intanto, prese il sopravvento della mia testa. I miei amici mi condussero a casa, dove mi aspettava una bella strigliata da parte di Levy poiché era davvero molto tardi. Non ascoltai nemmeno una parola che pronunciò la mia coinquilina. Non mi interessava. Dentro di me cresceva solo la rabbia della sconfitta e dell’umiliazione subita. L’immagine di quel ragazzo dei capelli neri legati che correva per il locale con il mio reggiseno bianco, tornava a fere vista alla mia mente intorpidita.

Da quel momento in poi cominciai a seguirlo ovunque. Volevo che mi rivelasse il suo segreto per vincere. Beh...persi ancora. Persi il mio cuore, innamorandomi perdutamente di lui.

Al diavolo le scarpe col tacco. Metto le ballerine. Lo farò bere talmente tanto da non fargli ricordare che tipo di scarpe indosso.

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

Salve a tutti, sono tornata!

Dopo essermi inzuppata completamente a causa di un acquazzone assolutamente fuori programma, sono qui a scrivere per la seconda volta le “N.d.A” e a pubblicare il primo vero capitolo della storia. È piuttosto breve (almeno per i miei standard), ma spero che lo apprezziate lo stesso. Mi è servito un po’ per presentare Levy e Cana (anche se è un po’ presto per delineare totalmente il loro carattere). Mi attirava molto l’idea che Cana non fosse la “tipica brava ragazza”. Scusatemi se è un po’ [forse molto] OOC, ma il mio intento era quello di rendere tutto il più reale possibile, ed io la immaginavo così. Ho anche introdotto la prima coppia, la Baccana (una delle mie preferite...a mio parere Bacchus è troppo bello!). Non mi allettava molto l'idea di far incontrare durante la storia Cana e Bacchus. Volevo che stessero già insieme dall’inizio. E così è stato!

Nessuna recensione per il prologo [sob!], ma spero che per questo capitolo si fermi qualcuno a lasciare un commentino [anche piccolo, piccolo, io lo apprezzerò moltissimo!]! Ne approfitto per ringraziare tutti i lettori silenziosi che hanno letto il capitolo precedente, spero davvero che vi sia piaciuto!

Ho avuto diversi problemini: la mia storia scompariva e compariva ad intermittenza. Credo però che il problema si sia risolto...non vi immaginate la mia rabbia!

A presto,

DaisyChan.

 

Ps: Fatemi sapere se ci sono errori e siate buoni con me! Questo è il primo P.O.V. [in realtà i primi due, dato che narrano sia Cana che Levy] che scrivo e pubblico! Aiutatemi a migliorare.

Ps2: Sono stata veloce ad aggiornare!

   
 
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