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Autore: Celtica    07/09/2016    5 recensioni
Nel terzo capitolo è presente un disegno di Crystal25396.
Lezioni obbligatorie di babbanologia.
Esercizi "sul campo".
Squadre miste, Serpeverde e Grifondoro.
Hermione non riesce a crederci: Charity Burbage e la McGranitt sembrano essersi messe d'accordo. Non possono davvero pretendere che lei partecipi! Non in quella squadra... non con "lui" come caposquadra.
Minilong in tre capitoli.
Estratto dal terzo capitolo:
La brezza fredda alle sue spalle non poteva nulla contro il calore del fuoco.
Il calore di quella scena. Di loro, uniti, di Harry e Ron che discutevano di Quidditch seduti su quel tronco, dei loro compagni che avevano preso a cantare una canzone, seguendo la voce della Burbage. Di Draco, stranamente felice. Stranamente tranquillo.
Proprio come lei.
Se c’erano due anime affini, in quel momento, erano loro.

Prima classificata al contest “Summer: urge to Holidays”, indetto da Jadis_ sul forum di EFP
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Minerva McGranitt | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap II

Capitolo II

 

 

Il cielo era terso, contrariamente all’animo di Hermione Granger.
Le aveva pensate tutte, tutte, pur di evitare quell’esercizio. Avrebbe potuto darsi malata e passare una giornata in infermeria… Avrebbe potuto parlare con la McGranitt che, ne era certa, le aveva provocato quel disagio inconsapevolmente. O ancora, avrebbe potuto usare qualche incantesimo sul suo caposquadra – e che disgusto provava nel doverlo chiamare così! – mandando lui in infermeria.

Ma Hermione non aveva fatto nulla del genere.
Ron avrebbe voluto farlo al posto suo, per aiutarla a liberarsi di Malfoy, ed era stata lei a rifiutare. Anche dopo il “ma Hermione!” di Harry…

Si stavano incamminando insieme al resto della classe verso il campeggio, quasi a formare un lungo serpente, con la professoressa Burbage in testa, affiancata dai loro due Direttori delle Case. Piton e la McGranitt avevano già chiarito la loro posizione: si sarebbero limitati a osservare, magari a dare qualche suggerimento.
In realtà, tutti sapevano le reali intenzioni di quei due… Volevano impedire alla classe di usare la magia, affinché si comportassero da veri babbani.

Il broncio che mise su lei, in quel giorno di metà settembre, bastò a zittire Harry e Ron.
«Smettetela di lamentarvi» aveva detto in tono minaccioso, l’ultima volta che li aveva sentiti discutere sui loro gruppi…
E non c’era stato bisogno di aggiungere altro.
Né di nominare Malfoy…
Sapevano tutti e due cosa avrebbe comportato restare in gruppo con lui, senza di loro.

Oltrepassarono il capanno di Hagrid e puntarono giù verso i cancelli. Fu all’ultimo che la testa del serpente, formato dagli insegnanti, virò verso sinistra. Il cartellone di legno, su cui la scritta Campeggio sembrava vibrare, era davanti a loro.
E in effetti, riconobbe Hermione, lo spazio che avevano davanti aveva tutta l’aria di un campeggio babbano. Mucchi di tende e paletti di legno riempivano quella distesa erbosa dove, qua e là, spuntava qualche albero.

«Bene» disse la professoressa Burbage schiarendosi la voce. Era proprio sotto il cartello e, per un istante, vedendo l’espressione di trionfo sul volto di Malfoy, Hermione temette che potesse caderle in testa.
Magari con l’aiuto di qualche magia.

«Fermatevi qui. Ci siete tutti? Dove sono i capisquadra? Li voglio qui davanti.»
Zabini, Pansy e Malfoy spinsero chiunque fosse sul loro cammino, mentre Neville, appena dietro di lei, chiese timidamente: «Permesso…»
Quando anche Calì raggiunse gli insegnanti, fu la McGranitt a farsi avanti. Piton restò indietro a studiare i loro volti, le braccia conserte.
«Chiamate i membri dei vostri gruppi e raggiungete una tenda» spiegò, rivolta ai capisquadra. «Il professor Piton vi indicherà quale dovrà essere la vostra posizione.»

Hermione rimase a guardare mentre tutti i ragazzi venivano chiamati. Tutti tranne lei.

Sembrava che Malfoy lo facesse apposta a farla aspettare… Restò a osservarlo mentre sorrideva a Tiger e Goyle, mentre scambiava un cenno di intesa con Pansy, mentre chiamava gli altri due membri della squadra.
«Miles Bletchley, vieni qui» ordinò Draco, osservando la piccola folla mentre si sparpagliava. Sembrò evitare i suoi occhi apposta… Lanciargli occhiate furibonde non servì a nulla, se non a farla attendere ancora.
«Eloise Midgen» proseguì Malfoy.

Hermione vide Harry e Ron attraversare l’ingresso insieme ai loro gruppi. Si augurò di poter trascorrere la serata con loro, prima della notte…
«A più tardi, Hermione» la salutò Harry, sollevando una mano.

Malfoy finse di non averla vista e Piton, il suo caro Piton, sembrò seguire il suo esempio. La McGranitt e la Burbage erano troppo impegnate a dare direttive agli altri gruppi per accorgersi di lei. Solo l’insegnante di Pozioni la perforò con gli occhi neri.
Hermione si chiese se fosse solo un modo per spaventarla. Per sfidarla a reagire. Per togliere punti alla sua Casa…
Alla fine, contro ogni scrupolo di coscienza, Hermione superò i pochi metri che la separavano da Malfoy, piazzandosi proprio davanti a lui e incrociando le braccia al petto.

Vediamo se osi ignorarmi ancora…

Ma fu tutto inutile: Draco cominciò a fare domande a Piton, come se Hermione fosse diventata invisibile.
«E quindi, professore…» disse Malfoy, voltandole le spalle. «Come ha trascorso l’estate? Mio padre sarebbe stato felice di ricevere una sua visita.»
Il piede di Hermione, fasciato in una semplice scarpa babbana – come richiesto dal regolamento per quella sera – cominciò a tamburellare sull’erba.

Piton sembrò evidentemente compiaciuto. Un po’ troppo, per i gusti di Hermione. E quando fu sul punto di rispondere, schiudendo le labbra e muovendo appena la mano, lei ne approfittò per interromperli.
«Coff coff.»

«Signorina Granger.»

«Sì, professor Piton?»
Hermione sbatté appena le palpebre, mentre il disgusto prendeva forma sul viso di Malfoy, girato a guardarla. Ma non aveva più scuse, ora. Era costretto a chiamarla…

Di certo Piton non avrebbe potuto continuare a fare finta di niente.
«Non ti senti bene, Granger? Forse dovresti raggiungere l’infermeria.»
«Veramente io…»
«Sei in grado di tenere la bocca chiusa almeno per un minuto, Granger? Forse dovresti parlare con Madama Chips di questo problema.»
Malfoy sogghignò, tronfio, mentre anche le labbra di Piton si incurvavano in un sorrisetto crudele.

Non la voleva lì… Voleva mandarla via.
Ma in fondo, non era ciò che aveva sperato? Non era ciò che aveva desiderato per quella sera? Una scusa per non dover partecipare, per poter evitare l’esercizio.
Eppure, eppure l’idea di essere cacciata via, di essere umiliata ancora, le fecero stringere la mano a pugno. Sentì le lacrime lambirle gli occhi e si sforzò di non piangere.
Non lì.
Non davanti a Piton e Malfoy.

Non davanti a loro.

Hermione fece per voltarsi e riprendere la strada per il castello, quando la voce della McGranitt la raggiunse alle spalle.
«Signorina Granger» la chiamò, spingendola a girarsi nuovamente. «Dove stai andando?»
«Io…»
«Sta poco bene» intervenne Piton, per la felicità di Malfoy. «E le ho consigliato di raggiungere l’infermeria. Di certo una notte fuori non…»
«Torna qui, Granger» la McGranitt non lo lasciò finire, facendo quei pochi passi che le separavano. «È vero che non stai bene?»
Oltre gli occhiali, lo sguardo della professoressa sembrava studiarla nel profondo. Ed Hermione era sicura che non volesse bugie… Non da lei.

«No» disse, lanciando un’occhiata a Piton e Malfoy. «Il professore si è sbagliato. Sto benissimo.»

«Bene» commentò la McGranitt, regalandole uno dei suoi rari sorrisi. «Raggiungi il tuo gruppo e varcate l’ingresso. Niente magia, mi sono spiegata, signor Malfoy?»
Fu come se Draco fosse stato colpito da un Petrificus Totalus: rimase immobile, divenne bianco come il marmo, con la bocca spalancata simile a quella di una statua su una fontana… Hermione restò a guardare per vedere se cominciava a zampillare acqua.
Varcarono l’ingresso insieme, sotto lo sguardo severo della vicepreside.

«Vedi di fare ciò che dico io, Mezzosangue» sibilò Malfoy quando furono a una distanza tale da non poter essere sentiti.
Lei rimase in silenzio, improvvisamente conscia del perché la McGranitt, la sua adorata professoressa di Trasfigurazione, avesse deciso di metterla in squadra con Malfoy: doveva controllarlo.

Con suo grande stupore, vide il gruppo di Pansy a poca distanza dal suo. Goyle, Harry e Dean stavano già discutendo… E, sul lato opposto a quello indicato da Piton, Hermione riconobbe i pugni sollevati di Ron, puntati contro il viso altero di Zabini. Lavanda era alle sue spalle, incantata dal suo coraggio…
Lei non riuscì a provare altro che un moto di gelosia nel vedere quella scena.
Ron, il suo Ron, quello che non aveva trovato un modo per invitarla al Ballo del Ceppo l’anno prima, sembrava difendere Lavanda da qualcosa detto dal loro caposquadra. Era intervenuto anche per lei, quello era vero… Ma era passato del tempo, e Hermione lo sentiva sempre più lontano.

«Hai sentito cos’ho detto, Mezzosangue?»
Lo sguardo che Draco le rivolse riuscì a farle mettere da parte ogni buon proposito di non perdere la calma.

«No, Malfoy» rispose Hermione con un sospiro. «Non ho sentito quello che hai detto.»
«Midgen, diglielo tu» ordinò Draco, sprizzando gioia da tutti i pori. Appoggiò la schiena all’ombra di un albero e restò a guardare la sua reazione.
«Ecco…» cominciò Eloise, senza trovare il coraggio di alzare gli occhi su di lei. Agitò nervosamente un piede davanti a sé. «Dato che sei una nata babbana…»

«Mezzosangue» la corresse Malfoy con un ghigno. «Ho detto: Mezzosangue.»

Eloise Midgen sembrò non trovare più nulla da osservare per terra, e cominciò a guardarsi in giro.
«Insomma, dato che sei… così, tocca a te montare la tenda. Mentre noi restiamo a guardarti per imparare.»

Per la prima volta, quel giorno, gli occhi di Hermione incontrarono proprio quelli di Draco.
C’era un messaggio in quello sguardo, un messaggio che lei avrebbe preferito non leggere.

“Mezzosangue”, sembrava dire. “Non sarai mai come noi.”
Le venne voglia di piangere.

Avrebbe potuto informare la McGranitt di quanto aveva detto Draco, avrebbe potuto chiamarla e riferirle tutto. Chiederle come le era venuto in mente di metterla in gruppo proprio con Malfoy, chiederle cosa avesse bevuto insieme al succo di zucca, quella mattina.

Ma Hermione non fece nulla del genere.

Raccolse il libretto di istruzioni babbane, abbandonato a fianco di teli, bacchette e picchetti, e prese a leggerlo. Sedette sull’erba, nel punto in cui avrebbero dovuto montarla, ignorando il resto della squadra.
«Per prima cosa» disse, senza staccare il naso dal libricino. «Bisogna stendere una tela per terra, per proteggere la tenda dall’umidità.»
Eloise cercò una tela di plastica che potesse corrispondere. Fu l’unica, mentre Draco e Miles restavano a guardarle all’ombra dell’albero.

«Midgen» sibilò ancora Malfoy, facendole cenno di avvicinarsi. «Che stai facendo?»
La tela, stretta tra le mani di Eloise, scivolò a terra, mentre lei prendeva la giusta distanza da Hermione.
Toccò a lei alzarsi, raccoglierla e stenderla sul terreno. Avrebbe fatto attenzione più tardi a non farne uscire i bordi oltre i confini.

La seconda parte, ossia stendere la tenda sulla tela, sembrò altrettanto semplice. Hermione orientò porta e finestre dove voleva lei, senza consultarsi con gli altri.
Il brutto arrivò dopo… Collegare le bacchette.
Nonostante fossero numerate, Hermione ebbe più di una difficoltà a farlo. Lanciò un’occhiata a Malfoy, per vedere se sarebbe intervenuto o se l’avrebbe lasciata sola.

Si morse un labbro vedendolo sogghignare. Sembrava felice del suo fallimento, ormai prossimo. E lei non se ne stupì… Era una vita che Draco desiderava vederla in difficoltà, di questo era certa.

«Signor Malfoy» tuonò la voce della McGranitt. Hermione si voltò e la vide a braccia incrociate davanti a lui. «Che-cosa-stai-facendo. Perché non stai aiutando la signorina Granger? Dovresti essere tu, in quanto caposquadra, a tenere le istruzioni.»
L’espressione di Draco era troppo tranquilla per non essersi aspettato l’entrata in scena della vicepreside… Si staccò appena dal tronco, allargando le braccia con aria innocente.
«Professoressa, è Granger che ha voluto fare tutto da sola. Non ha voluto ascoltarmi… Sa com’è, so-tutto-io

Quando la McGranitt ruotò il busto verso di lei, Hermione si sentì sprofondare. Odiava quel soprannome, odiava la bugia di Draco. Ma più di tutto: odiava Malfoy.

Si aspettò un rimprovero da parte della professoressa, un rimprovero che non arrivò.
«Signor Malfoy» ripeté la McGranitt, scandendo bene ogni sillaba. «Vorrei ricordarti che quella è la tua tenda, e sarai tu, insieme ad altri della tua Casa, a dormirci stanotte. Sono stata abbastanza chiara?»

Quando la professoressa li lasciò soli, Draco raggiunse Hermione con aria imbronciata.
Le strappò le istruzioni di mano e prese a leggerle sotto il suo sguardo. Lei si chiese se sarebbe riuscito a risolvere l’enigma delle bacchette.

Malfoy si limitò a incrociarle sopra la tenda, formando una grossa X. Poi sollevò il mento e chiamò, nel silenzio assoluto, gli altri due.
«Bletchley, la tenda deve avere un occhiello in ogni angolo. Cercalo.»
«Che cos’è un occhiello?» chiese Miles, grattandosi il collo chiazzato di rosso.
Malfoy lo guardò con disgusto.
«Che cosa vuoi che ne sappia, io? Roba babbana

«Spostati» fece Hermione, cercando di farsi spazio tra Miles e la tenda.
Cercò gli occhielli negli angoli e vi fece scorrere le bacchette. «E ora?» chiese, rivolta a Draco.
Lui sembrò indeciso se darle ascolto, e risponderle, o lasciar perdere. Era chiaro che avrebbero dovuto fare tutto loro due.

Il grido di Zabini contro Lavanda spinse Hermione a voltarsi. Scambiò un’occhiata con Ron, abbozzò un sorriso e tornò al lavoro. Ma il peggio era dalla parte opposta…
Lei se ne accorse solo seguendo gli occhi grigi e colmi di gioia di Malfoy: Harry.
Harry si stava azzuffando con Goyle.

In un istante, non appena anche Ron se ne accorse, la mischia sembrò ingrandirsi. C’era Neville che urlava dalla parte opposta del campo, chiedendo di finirla, la sua tenda già bella che montata.

C’era Calì, che stava tifando per Harry, chiedendogli di stendere ogni Serpeverde sulla sua strada. E lo sguardo che Tiger le rivolse, prima di gettarsi anche lui nella mischia, non sembrò augurarle nulla di buono.
E Pansy, seduta sul tronco tagliato di un albero, si sorreggeva il mento con le mani, godendosi la rissa.

Sembrava essersi creato un gran polverone e, per un momento, lei temette che anche Draco si sarebbe unito a loro. Infatti, quando lo vide lanciare le istruzioni per terra e dirigersi con passo deciso verso il luogo dello scontro, Hermione allungò una gamba, facendolo capitolare sul terreno erboso.
Non gli avrebbe permesso di picchiare i suoi amici.
Erano già due contro due, cosa poteva volere di più Malfoy?

«Lurida Mezzosangue…» Il modo in cui Draco digrignò i denti davanti a lei le fece venire la pelle d’oca. Non fece nessuna fatica a immaginarlo sul volto di un Mangiamorte.

«Che state facendo? Fermi! Fermi, ho detto!»
Non ci volle molto perché la McGranitt riuscisse a dividerli, anche senza l’aiuto di Piton.
«Ma cosa vi è preso?!»
Hermione la sentì sbraitare ancora per un po’, mentre Draco si rialzava in piedi.

«Venti punti in meno a testa, e mi sembra il minimo.»
«Minerva,» intervenne Piton, scivolando al suo fianco. «Dev’essere stato Potter a cominciare. Posso garantire per ognuno dei miei…»
«Non mi interessa chi ha cominciato, Severus» lo redarguì, aggiustandosi meglio gli occhiali sul naso.

Lei smise di ascoltare, riprendendo a occuparsi della tenda. Cercò il libretto di istruzioni nell’erba, ma quando fece per prenderlo, la mano pallida di Malfoy le afferrò il polso.
«Me la pagherai, Granger» la minacciò, lasciandola subito andare.

Hermione lo vide sfregarsi la mano sulla manica della maglia, quasi avesse toccato qualcosa di sporco.
«Cosa bisogna fare adesso, caposquadra

Draco afferrò le istruzioni, tornando a studiarle con fare imbronciato.
«Tirare su la tenda.»
Lei non sapeva proprio come cominciare… Restò ferma a fissare quell’ammasso di tele e bacchette, chiedendosi come fare. Alla fine lo fecero insieme, lei ed Eloise Midgen.

«È fatta!» gridò Hermione, felice di aver finito.
Malfoy la squadrò da capo a piedi, come se si fosse trovato davanti una pazza.

«Non è fatto proprio niente, Mezzosangue.»
Tornò a controllare il libretto, e solo allora Hermione si rese conto di quante pagine fossero rimaste da leggere…

«È al contrario» disse Zabini, passando vicino alla loro tenda. «Dovrebbe essere…»
«Zitto, Blaise» Draco sembrò aver perso la pazienza. «Va bene così.»
Hermione si chiese dove la tenda era stata montata al contrario. A lei sembrava giusta… Le girò intorno, cercando eventuali difetti senza trovarli…

«Cercate i ganci e agganciateli» ordinò Malfoy, muovendo le mani come un maestro d’orchestra. «Poi bisogna fissare la tenda con i picchetti.»
«Picchetti? Ma possiamo usare la magia per questo, vero?» chiese Miles, grattandosi la testa.
«No» chiarì Eloise. «È proibito usare la magia.»
«E come facciamo?»
Hermione indicò il piccolo martello abbandonato sul terreno. «Se dovessimo avere difficoltà – cosa che non credo possibile – potremo sempre usare quello.»

«Allora fallo tu, Granger» disse Malfoy, sfidandola. Si drizzò in piedi e fece cenno agli altri di lasciarle spazio.

Lei fece passare i picchetti di metallo attraverso le asole e fece forza per conficcarli per terra. Non riuscì ad andare molto a fondo… Allora afferrò il martello e cominciò a colpire, colpire, colpire, finché la testa del picchetto non sparì nell’erba tagliata di fresco.
«Ora è finita?» chiese Hermione, con il fiato corto.

«No» si gongolò Draco, ghignando. «C’è da aggiungere una tenda esterna… in caso di pioggia. Non vorrai che mi bagni, vero, Granger?»
Lei sgranò gli occhi, pronta a rispondergli a tono, ma Miles raccolse il telo di protezione e lo sistemò sopra l’altro. Ne uscì un’immagine distorta di una palla marrone, nel momento in cui si sgonfia.

Pansy rise, quando vide la loro tenda. La sua era perfetta, tanto da spingere Hermione a chiedersi come fosse possibile che quell’altro gruppo fosse stato migliore del suo…
«Bene» disse la professoressa Burbage, passando di tenda in tenda. Quando arrivò alla loro rimase a occhi sgranati. Si stava facendo tardi, il sole settembrino stava calando, e la frescura di fine estate riuscì a metterla ancor più in imbarazzo. «Ecco…»

«Troppo bello per essere vero?» chiese Malfoy, per una volta felice di essere arrivato ultimo.

Hermione intuì subito il motivo: quale onore avrebbe provato suo padre nel sapere che il figliol prodigo eccelleva nelle attività babbane?
Roba da medioevo, ecco cosa avrebbe detto Lucius se lo avesse saputo…

La professoressa di Babbanologia restò sbigottita. Non disse niente, prese giusto qualche momento per riprendersi, prima di chiamare la classe a gran voce.
«Il professor Silente ha acconsentito nel lasciarci accendere un fuoco… Passeremo una vera serata babbana, mangiando come babbani e cantando le canzoni babbane!»

La Burbage sembrò aspettarsi grida entusiaste, ma ciò che ricevette fu solo silenzio…
Persino Hermione restò zitta. Riconobbe una scintilla di rabbia negli occhi di Malfoy, e nessuna eccitazione da parte di Ron e gli altri… E quando Piton si mosse, simile a un pipistrello nero, lasciando ondeggiare il mantello nel vento, lei cercò di immaginarselo con una chitarra in mano, seduto su un tronco d’albero, con tutti gli studenti intorno.
No, decisamente non sarebbe stata una serata divertente.

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