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Autore: Applepagly    08/09/2016    1 recensioni
Tre pillole per tre giornate strane.
[Di gonne e capelli corti]:
Era fatta. Adesso avrebbe portato con sé quel vento di novità che ci voleva; perché ci voleva, vero?
[Di merito e demerito]:
Ma Kento non ne era capace, non sapeva odiare. E, soprattutto, non sapeva essere così superficiale, quando aveva a che fare con le persone - con la sua bella fidanzata.
[Di amicizie e storie]:
Mentre distribuiva quelle delizie, Chizuru non pensava a niente. O forse solo a quell'insolita sensazione che la metteva a disagio da un po'.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ayane Yano, Chizuru Yoshida, Sawako Kuronoma
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Giornate strane - Di gonne e capelli corti
 
 
 
Diverso dal solito o dal comune, dal normale, molto singolare, tale quindi da destare meraviglia, stupore, curiosità; sostantivato, con valore neutro, cosa strana, fatto o elemento che suscita meraviglia, stupore, o che comunque lascia perplessi.        
 

 
I
 

Sospirò piano, richiudendo il dizionario. Lo posò sulla scrivania, diede un ultimo sguardo alla finestra e s'infilò finalmente sotto le coperte.
Il fatto è che talvolta capita di ritrovarsi a riflettere nel proprio letto, la sera, appena prima di abbracciare il mondo dei sogni; e, il più delle volte, si tirano un po' le somme di quella che è stata la giornata appena trascorsa.
Ebbene, Sawako Kuronuma era ormai un'esperta sognatrice, quel genere di persona che soppesava ogni parola al fine di comprendere se avesse in sé qualche significato nascosto; e così faceva per la sequela delle immagini di ciò che erano state le ultime ore fuori dalla sua stanza.
Le solite cose, nulla di che: le lezioni, le risate; la conversazione al telefono con Ayane-chan e Chizu-chan; quel piccolo abbraccio appena prima di rincasare... stava diventando una routine, ma non poteva far a meno di guardare ad ogni giorno come a quel che aveva sempre desiderato.
Eppure... eppure, chissà. Qualcosa non quadrava e la faceva sentire... strana.
Sin da quando aveva aperto gli occhi, quella mattina, aveva avuto il sentore che non sarebbe stato un giorno come gli altri, che qualcosa lo avrebbe turbato. Aveva avuto il sentore che sarebbe stato un giorno strano e il dizionario aveva confermato ogni suo dubbio circa l'adeguatezza di quel termine.
Sospirò di nuovo, voltandosi su un fianco. Proprio non riusciva a capire che cosa potesse averla turbata così tanto, o le avesse dato motivo di iniziare ad esserlo.
Si rannicchiò e, un attimo prima che la ragione venisse meno, un pensiero atroce riecheggiò nella sua coscienza, impedendole di non fare sogni in cui correva verso soglie che non riusciva a raggiungere.
 

 
II
 

 
Le temperature si stavano irreparabilmente alzando, e la trapunta cominciava ad essere di troppo. Sawako Kuronuma aprì gli occhi di scatto, sudata, non del tutto sicura che fosse dovuto solo all'afa.
Le vacanze estive erano appena iniziate e, come proposto - imposto - dalla cara Ayane-chan, quella sarebbe stata la mattinata delle grandi compere, perché iniziavano i saldi.
Si preparò con calma, cercando di sorridersi allo specchio e convincersi che quella che aveva pensato prima di addormentarsi fosse solo una sciocchezza dovuta alla stanchezza, e a tante altre cose su cui aveva taciuto per non sembrare sciocca.
Ma lei non era brava a mentire e lo specchio parlava chiaro. Si sentiva ancora strana.
All'improvviso, quei suoi capelli corvini parevano troppo scuri e lunghi, l'incarnato troppo chiaro e le mani troppo piccole; il suo sguardo era sgraziato e tornava ad essere quell'unica espressione che per tanti anni aveva scoraggiato chiunque ad avvicinarsi a lei. Per la prima volta, ebbe l'impressione di capire che cosa agghiacciasse tanto gli altri, di lei.
Perché? Perché proprio in quel momento?
Non aveva mai avuto problemi, con il proprio corpo. Che le prendeva?
Le provò tutte, quella mattina. Raccolse in alto i capelli, appuntò la frangia ai lati del viso, combinò un disastro con una di quelle creme per la pelle di Ayane-chan e si esercitò nella più vasta gamma di sorrisi. Si pastrugnò la faccia di trucco, richiamando alla memoria quei movimenti ipnotici che aveva seguito con lo sguardo tempo prima.
Ma ancora niente, anzi, appariva a metà tra il raccapriccio e il ridicolo.
Perché si sentiva brutta?
 

 
III
 

Mai il tragitto verso i negozi le era apparso più lungo e faticoso.
Aveva dormito abbastanza; eppure era stanca, e le gambe pesavano. Le sembrava che i suoi passi si facessero più gravi del solito man mano che avanzava per le strade assolate.
Che fosse il caldo? No. No, non era per colpa del caldo, se si vedeva in quel modo.
Forse era come aveva creduto prima di uscire, forse aveva davvero messo su peso; ecco perché la gonna che le piaceva tanto era più stretta sui fianchi e la canottiera tirava da tutte le parti. Chissà; magari Ayane-chan se n'era accorta e aveva proposto - imposto - di fare spese proprio per quello.
Oppure no. Chi poteva dirlo? Sawako Kuronuma era più brava a fraintendere, che chiedere.
Però.
Però, se quello strano pensiero fosse stato plausibile anche solo in minima parte, la passione di Ayane-chan per tutto ciò che riguardava trucco e parrucco poteva rivelarsi la cosa migliore.
D'accordo, nel caso in cui fosse davvero ingrassata, di certo la soluzione migliore non era di certo quella di comprare una gonna più larga ed una canottiera più grande... o sì?
Era poi così sicura di averli messi, quei chili?
 

 
IV
 

«Uhm... è un po' più corto di quelli che indossi di solito, ma ti sta bene!» trillò Chizuru.
Non se ne intendeva granché di moda ma, se aveva imparato qualcosa, era che a Sawako stava bene praticamente tutto. Certo, era insolito che proprio lei avesse portato in camerino quel vestito.
Di solito adocchiava uno di quei suoi pastrani lunghi ed ermetici, e balbettava dall'imbarazzo quando Yano-chin glieli strappava di mano, rimpiazzandoli con qualcosa meno da suora e più da... ragazza.
Ma quel giorno no; era stata lei per prima a voler provare una sfilza di corti abiti che - Chizuru ne era più che certa - su di sé o su qualunque altra sarebbero risultati volgari e che, al contrario, non avrebbero scalfito la grazia di Sawako nemmeno per sbaglio.
«Come mai proprio questo?» chiese all'amica, valutando la minuta figura in azzurro che si riproduceva più volte nelle pareti riflettenti del camerino.
Più lo guardava, e più quell'abitino le sembrava accorciarsi. Aveva le traveggole?
«Hey, Sawako!» il sorriso di Yano-chin spuntò da una delle corsie del negozio. Si avvicinò loro con un'espressione che non prometteva nulla di buono. «Che ne dici di questo?»
Trasparente, scollato e striminzito. Era troppo, perfino per quella spigliata di Ayane!
Eppure, Sawako non saltò, né borbottò qualcosa in preda alla vergogna. Prese il vestito tra le mani, ringraziò, e si richiuse nel camerino.
Chizuru si grattò la tempia, confusa; poi, incrociò lo sguardo scaltro dell'altra e capì le sue intenzioni.
«Va' a cercare qualcosa anche per te, Chizu. Fa' con calma...»
 

V
 

Il mondo degli adulti era una bella seccatura, e questo Ayane lo aveva capito sin dalla prima volta che era uscita con un ragazzo; tuttavia, per qualche ragione sconosciuta perfino a se stessa, non aveva mai pensato che Sawako potesse accedervi... non così.
Quel micro vestito era stato solo il primo di molti altri che avrebbe portato alla sua amica, per metterla alla prova; e, proprio come sospettava, lei stava attraversando quella fase.
Non riusciva a nascondere un sorrisetto, quando la vedeva annuire e trattenere la vergogna nell'atto di accettare quelle stoffe e indossarle. Era inequivocabile, ormai.
«Non ti sta affatto bene» lo disse con tutta la convinzione che aveva, mascherandola sotto i suoi soliti strati di indifferenza. Sawako aggrottò le sopracciglia, chinando il capo. «E sai perché?»
Lo risollevò appena, aspettando che continuasse e che confermasse tutte le teorie che aveva elaborato prima di arrivare là. Ma Ayane era sempre quella che vedeva più lontano e, ancora una volta, Sawako Kuronuma si sorprese di non esserselo ricordato.
«Perché non è quello che vuoi davvero» disse, semplicemente.
L'altra non seppe come replicare.
«Ma non importa. Avrai le tue ragioni, per farlo» concluse, tirando la tendina prima che la sua amica potesse farfugliare qualcosa in risposta.
Perché era vero: lei non era così, non voleva diventarlo, ma... e se i suoi sospetti fossero stati corretti?
No, non poteva tirarsi indietro proprio in quel momento. Doveva sopprimere l'imbarazzo e convincersi che, cambiando, avrebbe potuto distruggere per sempre quello strano dubbio che aveva preso a martellarle nel cuore.
 

 
VI
 

Era passato del tempo ed erano entrambi cresciuti; ma ogni volta era come la prima.
Lui non riusciva proprio a nascondere l'emozione, a non sentirsi fremere quando, seduto sulla solita panchina su cui l'aspettava, vedeva la sua Sawako sbucare da dietro l'angolo.
La sua Sawako... faceva sempre una gran fatica a chiamarla così, quando erano insieme. Era una sciocchezza, lo sapeva; eppure... quel nome lo faceva sempre sentire più vicino a lei.
Perché non riusciva a dirglielo? Le avrebbe fatto piacere sentirlo... no?
Ma, quel giorno, la sua bella fidanzata sembrava strana.
La sua Sawako era quella che si divertiva sempre e che, contrariamente a quanto si potesse pensare, era più ottimista di tutti; però... no, quel giorno aveva un'aria diversa.
Pareva turbata e insicura, a tratti triste. Cosa era successo?
Evitava il suo sguardo. Non era una novità ma, in genere, lo faceva per puro imbarazzo, perché quel tipo di connessione era ben più profonda di qualsiasi parola o bacio.
Adesso sembrava diverso, sembrava lo facesse perché si vergognava di se stessa.
«Va tutto bene?» gli pareva quasi di essere tornato ai primi tempi, quando la sua preoccupazione per lei era mera cortesia.
Non aveva ancora detto nulla, la sua Sawako. Sollevò lo sguardo, fissandolo nel vuoto.
Era distante.
«Sì...» mentì, cercando di sembrare convincente. Ma lui non se la bevve, perché lei non sapeva mentire e perché la conosceva abbastanza bene da riconoscere i momenti in cui gli nascondeva qualcosa.
«Ne sei sicura?» insistette, sfiorandole appena la mano.
La ragazza la ritrasse subito, come se si fosse scottata. Che doveva fare?
«Kazehaya, tu... mi... ecco...» com'era difficile, parlarne chiaramente! «Mi... trovi diversa?»
Proprio come quella volta; proprio come la loro prima estate insieme. I dubbi la divoravano ancora, frenandola dal cercare di cambiare per non apparire ridicola.
Ma era strana.
«Beh... sì, ma...» oh, e adesso cosa doveva dire? Si era fatta perfino più cupa.
All'improvviso, la sua Sawako scattò in piedi, a capo chino. I capelli oscillavano lievemente, respirando i loro ultimi attimi. «Scusami, io... mi sono ricordata di una commissione urgente»
Prima che potesse articolare la voce, lei si era dileguata.
Era veloce, la sua Sawako; e lo era anche di più, quando si trattava di scappare.
 

 
VII
 

Perché non è quello che vuoi davvero.
Era così?
«Come li facciamo?» la voce gentile della donna dietro di lei la riportò alla realtà.
Sawako Kuronuma aveva deciso. Sulle sue ginocchia, una rivista diceva chiaramente quale sarebbe stato il suo prossimo passo verso il non ritorno.
Quella pagina mostrava una bellissima modella dai tratti a metà tra il nipponico e l'occidentale. La conosceva, l'aveva vista qualche volta, in università.
Rei Gagne, la splendida studentessa dai capelli rossi naturali e gli occhi a mandorla. Il sorriso con cui era stata ripresa pareva il ritratto della naturalezza e della sicurezza; e Sawako Kuronuma voleva essere esattamente così.
«Oh...» già... «È una scelta molto coraggiosa, soprattutto perché credo che i tuoi splendidi capelli non vedano un paio di forbici da oltre dieci anni»
Annuì.
«Perdonami se te lo chiedo, ma... per caso c'entra qualche ragazzo? È per una... delusione amorosa?»
Oh, no; non ancora. Ma avrebbe potuto subirne presto una, se non avesse cercato di porre rimedio a quel problema, a quelle giornate che diventavano sempre più di routine; sempre più strane.
Scosse la testa, dicendo di aver solo voglia di cambiare.
«Capisco» concluse la donna, finendo di sciacquarle i capelli. «Sei proprio sicura di volerlo fare?»
Perché non avrebbe dovuto esserlo?
Perché non è quello che vuoi davvero.
No, probabilmente non lo era; ma, mentre le ciocche corvine danzavano verso il pavimento chiaro del salone, Sawako Kuronuma pensò che, forse, era ciò che voleva Kazehaya.
 

VIII
 

Il cielo imbruniva e i lampioni davano i primi segni di vita.
Tutto sommato, le piaceva la nuova sensazione che provava. Quel leggero fresco le solleticava il collo e la nuca, ricordandole di aver perso una parte importante di sé.
D'accordo, forse non era poi così piacevole: era proprio come quelle giornate. Era strana.
Ma era la soluzione.
Passando davanti ad una vetrina, contemplò la propria immagine per qualche istante. A stento si riconobbe, in quella gonnellina che arrivava a metà coscia e con quei capelli che, accidenti, erano anche più corti di quanto avesse voluto.
Era fatta. Adesso avrebbe portato con sé quel vento di novità che ci voleva; perché ci voleva, vero?
Pensò al colpo che si sarebbe preso suo padre, vedendola così. Pensò a sua madre, che l'avrebbe fatta sentire a suo agio in tutti i modi; e a Chizu-chan, che avrebbe riso; ad Ayane-chan, che aveva capito perfettamente le sue intenzioni ma, alla fine, le avrebbe detto che stava bene, come avevano fatto la parrucchiera e tutte le anziane con lei.
Pensò al maestro, il caro Kento Miura, che non mancava mai di darle tutto il suo sostegno; a Sanada-kun che, qual'ora fosse tornato, avrebbe abbozzato un tacito sorriso.
Non ebbe il tempo di pensare a cos'avrebbe fatto Kazehaya; perché Kazehaya era lì, davanti a casa sua, ad attendere le spiegazioni che meritava.
La sua reazione fu abbastanza eloquente.
Teneva la bocca spalancata ed aveva la gola secca, secchissima. D'un tratto, non sapeva come descrivere ciò che provava.
Quella era... la sua Sawako? Sawako Kuronuma?
Lei non disse nulla. Si fermò ad un passo da lui, fermamente convinta di avercela fatta, di aver salvato qualcosa di troppo importante, per sperperarlo con la routine.
La prima parola di cui il ragazzo ricordò l'esistenza fu "perché?". E la disse.
Tremando; ma la disse.
"Perché sei corsa via, oggi?"
"Perché i tuoi vestiti mi fanno girare la testa?"
"Perché tu mi fai girare la testa?"
"Perché hai tagliato i capelli?"
«Perché?» ripeté, con più sicurezza.
Si aspettava che piangesse. Ma la sua Sawako non lo fece, cercò di trattenersi, di dimostrare qualcosa che non aveva.
«Perché non volevo... non volevo...» farfugliò, sentendo le lacrime premere per essere versate. «Tu... cos'accadrebbe, se ti stufassi di me? Se trovassi qualcuna che... ti piaccia più di me?»
Oh, che idiozia. Non esisteva nessuna che potesse piacergli più di lei; né sarebbe mai esistita.
Anzi, era sbagliato dire così. Non esisteva nessuna che potesse amare più di lei; ma lei ne era consapevole, vero? Gliel'aveva mai detto?
No, certo che no; altrimenti, non avrebbe messo su tutta quella storia. Si diede dell'emerito idiota.
«Ho pensato... ho pensato che potessi esserti stufato. Che le cose fossero diventate noiose e ripetitive e che presto... tu...» continuò. «Ho pensato di essere brutta, di dover rimediare, così non ti saresti stufato di me e...»
«Sawako!» esclamò, stupendo lei e se stesso. Le afferrò le mani, obbligandola a guardarlo. «Che sciocchezze vai dicendo?»
Sawako Kuronuma si fece violenza ancora una volta, sforzandosi di non scoppiare in pianto; perché Ayane-chan aveva capito e aveva cercato di avvertirla, senza essere ascoltata.
«Non potrei mai stufarmi. Sawako...» disse, abbassando la voce. Oh; ma com'era bello, pronunciare il suo nome. «Non esiste nessuna che mi piaccia... che io ami più di te. Capito?»
Piangeva e lui la stringeva a sé. Erano stati entrambi dei babbei, come al solito.
«Non esiste» ripeté più volte. «Non esiste, Sawako»
 

 
IX
 

Ed ecco che le giornate strane erano volate via.
Certo, restava il fatto che avesse comprato qualche vestito - che, come da previsione, aveva fatto lanciare un urlo al povero signor Kuronuma - troppo... troppo per lei, e che le ci fossero voluti dieci minuti per cancellare oltre dieci anni di capelli.
Ma andava bene così.
«Devo ammettere che è stato un shock » balbettò Kazehaya, imbarazzato.
Seduto al tavolino della stanza di lei, cercava di non guardarla o, ne era certo, il sangue avrebbe preso a fioccare dal suo naso. «Ma... ecco... sei... sei bella, Kuron- Sawako» sì, d'ora in poi, avrebbe sempre cercato di chiamarla per nome.
Insomma: le giornate strane, proprio come diceva il dizionario, potevano lasciare perplessi; ma erano anche in grado di destare meraviglia e rinsaldare, ancora una volta, ciò che era prezioso, senza lasciare spazio ai dubbi.
«Però... non voglio che anche gli altri ti vedano vestita in questo modo!»
 
 


Noticine:

Salve! Se siete arrivati fin qui significa che ne avete, di coraggio!
Premetto che non ho ancora finito di leggere questo splendido manga, ma una mia amica mi ha raccontato più o meno a grandi linee le ultime vicende e così... beh, è nata questa raccolta.
Non so se ne sia uscito qualcosa di decente, ma lascio la parola a voi!
È stato divertente, e credo che tornerò presto a infastidire questi poveri personaggi con altri due capitoli (dedicati rispettivamente alla cara Yano-chin e a Chizu-quantoseifortunataadavereRyu-chan)!
Grazie e a presto!
TheSeventhHeaven
  
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