Capitolo 4 – Noise and Kisses
Share with me
cause I need it right now
let me see your insides
or write me off
cause I'd rather starve now
if you won't open up
won't open up
Noise And Kisses, The
Used
“Si!”
strillai mentre Chad si lamentava. “Ho vinto!” lo provocai. Lo so che non si
fa. Ma Chad vinceva sempre a Guitar Hero. Giocavamo e facevamo a gara per
vedere chi indovinava il maggior numero di note. Il mio 98% superò il suo 96%. Ahaha!
Perdente!
“È
noioso questo gioco” disse Sharpay dietro di noi. Lei non giocava a Guitar
Hero. Ci guardava, e continuava a ripetere ‘che palle’ mentre giocavamo. Era
una tradizione ormai, veramente. Una tradizione fastidiosa. Una tradizione che
avrei preferito avessimo interrotto. “La scuola ricomincia domani. Non voglio
passare la giornata qui dentro a guardarvi giocare a Guitar Hero!” si lamentò
lei. Sharpay si lamentava molto. Ma era la nostra frignona. Ce n’è uno in ogni
gruppo. Casualmente lei era una molto brava, una che noi tutti avremmo voluto
uccidere.
Già,
eravamo alla fine delle vacanze. Io e Troy non ci parlavamo ancora, a meno che
non fosse strettamente necessario. Io, Marcus e Lucas non ci parlavamo. Mia
mamma e mio papà non parlavano con Serena. Isabelle non parlava con Serena.
Serena non parlava con Isabelle. Isabelle e Serena, con Kris ovviamente, erano
tornate al college.
Perciò
casa mia era proprio vivibile.
“Ha
ragione, usciamo e facciamo qualcosa,” concordò Ryan con un cenno del capo. Lui
le dava ragione solo perché aveva paura di lei. Che ingiustizia. Nessuno aveva
paura di me. Io sono troppo carina e gentile. Anzi forse Troy. Lui, bè, non mi
parlava. Il che era una cosa buona… almeno avrebbe dovuto esserlo. Non volevo
essere il suo giocattolo. Non volevo avere niente a che fare con lui, ma per
qualche motivo mi faceva male questa scelta. Non sapevo perché, ma era così.
Taylor
annuì. “Oh! Il centro commerciale. Ho bisogno di alcune cose,” suggerì. Tutti
ci girammo verso di lei scioccati, anche Troy. Taylor di solito proponeva la
libreria, o lo Spot. Tutto qui. La gente chiama secchiona me, ma Taylor è la
secchiona del gruppo. Ma le vogliamo bene per questo. Lei è la nostra
secchiona.
“Non
facciamoglielo ripetere due volte!” esclamò Sharpay e si alzò. Sharpay
praticamente viveva al centro commerciale. Avrebbe potuto comprarselo se avesse
voluto. Strano che non fosse di suo padre. Lui possedeva qualsiasi cosa
praticamente.
Io mi
alzai a malincuore. “Andiamo al centro commerciale,” borbottai. Serena una
volta mi traumatizzò da bambina quando andammo a comprare. Da allora non mi è
mai piaciuto. Sharpay doveva trascinarmi per i capelli per portar mici.
Chad mi
mise un braccio intorno alle spalle. “Dai su, Ella” disse con entusiasmo. “Al
centro commerciale succedono i miracoli,” mi disse. Si era fatto? L’unica cosa
che succedeva lì era, bè, niente. La gente ci compra la roba, i ragazzini
fastidiosi ci s’incontrano, e i bambini scappano dai genitori. Wow. Stavo
diventando come la signora in fondo alla strada che aveva una cinquantina di
gatti che considerava i suoi figli. Da brividi.
“Già,
come i saldi!” sparò Sharpay mentre ci dirigevamo verso il suo SUV. Ryan urlò
una specie di conto alla rovescia e partì di corsa superandoci tutti. Oh-oh.
Oh, no. Taylor e Chad vorranno stare seduti vicini, il che significa che significa
che dovrò stare dietro con Troy. Benissimo. Giusto quello di cui avevo bisogno
oggi, il corpo fuori controllo.
Entrai
in macchina dopo Troy e mi posizionai il più vicino possibile al finestrino.
Troy sembrava a suo agio e allungò anche il braccio sul sedile. Questo ragazzo
non mi parlava, ma non perdeva occasione di toccarmi. Era come se lo sapesse.
Mi leggeva nella mente. Aha! Legge nel pensiero. Aspetta, cosa?
“Si,
Shar. I miracoli al centro commerciale sono i saldi,” commentai.
La vidi
dare un’occhiata allo specchietto retrovisore. “Non essere cattiva,” mi disse.
Quello non era un commento cattivo. Era sarcastico. Due cose diverse! Almeno
credo.
“Era
un’affermazione, non una volgare osservazione,” replicai. Era vero. In un certo
senso. Si spera.
“E i
saldi sono dei miracoli!” ripeté lei. Ma cosa centra questo con tutto il resto?
Roteai
gli occhi. “Sono tattiche di vendita, non miracoli!” argomentai. Stavo
decisamente vincendo. Forse. Nessuno vinceva contro Sharpay Evans. Si poteva
fingere, ma non era la stessa cosa.
“Gabriella
Carmen Montez guarda che accosto immediatamente la macchina” minacciò lei. Risi
guardando fuori dal finestrino.
“Vai
avanti, Shar. Siamo arrivati,” le dissi. Tutti in macchina si misero a ridere.
Anche Troy ridacchiò a fianco a me. Oooh! Finalmente ha parlato. O ridacchiato.
Vabbè, aveva le corde vocali.
Lei mi
lanciò un’occhiata e parcheggiò l’auto. “Non finisce qui!” disse. In qualche
modo, questo mi spaventò. “Andiamo, Troyella!” gridò improvvisamente Sharpay e
mi accorsi che erano già scesi tutti dalla macchina. Io e Troy ci guardammo e
ripetemmo col labiale ‘Troyella?’.
Scesi
dalla macchina e mi parai davanti a Sharpay. “Cosa diavolo vuol dire Troyella?”
chiesi. Faceva tanto… Naley in One Tree Hill. Sharpay a volte si comportava
come Brooke. Allora io dovrei essere Peyton, e Taylor era Haley. Oh! Che bello.
Sharpay
alzò gli occhi al cielo. “Troyella è come dire Troy e Gabriella insieme, come
Taylor e Chad diventa Chaylor,” spiegò lei. Come se non lo sapessi! Grazie,
Miss ovvietà.
“Quello
che intendevo, Shar,” sottolineai mentre entravamo al centro commerciale. “È
che io e Troy non siamo una coppia, ‘Chaylor’ si. Quindi perché ci hai dato
quel soprannome?” le chiesi.
Lei
guardò indietro per essere sicura che Ryan, Troy e Chad fossero abbastanza
distanti, quindi attirò me e Taylor più vicino a lei. “Lo vedo in che modo ti
guarda, Brie,” mi disse, lanciandomi
uno sguardo eloquente alla parola Brie.
Smise di camminare e ci tirò verso il muro, e anche i ragazzi si fermarono, ma
continuarono a parlare tra loro. “E vedo anche il modo in cui ti comporti
quando c’è lui.”
Ero
sconvolta, rimasi a bocca aperta vedendo Taylor annuire d’accordo con lei.
“V-voi due parlate di questo?” domandai, guardandole ancora scioccata. Pensavo
di averlo nascosto bene. Aspetta! Lui mi guarda?
Taylor
annuì. “È abbastanza ovvio,” aggiunse. È ovvio? Lui mi fissa?!
“Lui mi
fissa?” chiesi. Diedi una sbirciata verso Troy con la coda dell’occhio e vidi
che mi stava guardando. Spostò subito lo sguardo e disse qualcosa in direzione
di Chad.
Entrambe
annuirono. “Parecchio. È carino,” mi disse Sharpay sorridendo.
Carino?
“Come cavolo fa ad essere carino?” chiesi. “Più che altro è inquietante,”
aggiunsi sottovoce.
Taylor
mi diede uno schiaffetto su un braccio. “Sii gentile.”
“È
carino perché,” iniziò Sharpay, ma si fermò e controllò che i ragazzi fossero
ancora un po’ distanti. “Quando tu sorridi, sorride anche lui. È una cosa
istantanea. Quando parli ascolta con attenzione ogni parola, anche se cerca di
nasconderlo. Quando dici qualcosa di sarcastico, le sue labbra si contraggono.
Non ti fissa come se fossi solo un corpo. È carino, G. La domanda è, perché ti
comporti in modo strano quando c’è lui nei dintorni?” finì.
Wow.
Lui fa tutte queste cose? A me? Perché?
Potevo dirglielo, però? Potevo dire loro come si comportava il mio corpo
quando c’era lui? Loro sono le mie migliori amiche. “Succede… qualcosa quando
lui è intorno a me,” sussurrai, ma loro sentirono ogni parola. Lo sapevo. “Il
mio cuore comincia a battere irregolarmente, il mio respiro accelera, sento
questi pizzicottini quando mi tocca. Sto impazzendo, vero?”
Sharpay
parlò per prima. “Cazzo, G. Non si pazza. Piuttosto direi che ti piace,” mi
disse. COSA?! NO! Questa è pazza! Ho sempre saputo che quella del nostro gruppo
che si drogava era lei. Bè, no non è vero, ma non importa!
Scossi
la testa avanti e indietro vigorosamente. “Uh-uh. No. Cavoli no!” negai.
“Gabi,
per una volta, Shar ha ragione,” sussurrò Taylor a fianco a me. Traditrice!
“Si,”
disse Sharpay. “Aspetta, cos’hai detto? Cosa vuol dire ‘per una volta’?” chiese
lei, ma entrambe la ignorammo.
“Questo
era esattamente quello che non volevo succedesse. È per questo che sono stata
cattiva con lui alla tavola calda mercoledì scorso,” dissi loro. Ops. Taylor
non doveva saperlo. O Sharpay, per quello che importa.
I suoi
occhi si spalancarono. “Sei tu il motivo per cui si comportava in modo strano
mercoledì scorso. Alla tavola calda. Mi sembrava di averti vista lì!” esclamò
Taylor. “Sembrava che gli avessero ucciso il cane. Era così triste, e confuso e
infastidito dal fatto che Chad non lo lasciasse stare. Sei tu il motivo,” unì
tutti i pezzi del puzzle. “Cosa gli hai detto?” mi chiese.
Feci un
respiro profondo. “Abbiamo iniziato a parlare. Troy mi ha detto che era già uno
starter nella squadra di basket. Allora gli ho detto che nella nostra scuola comandano i gruppi, capito?” chiesi,
loro annuirono, ascoltando ogni parola. “Poi gli ho detto che io sono una
secchiona-“ continuai ma tutte e due mi interruppero.
“Tu non sei una secchiona!” dissero all’unisono. Grazie, non siete
d’aiuto, limitatevi ad ascoltare!
“E che
lui è già popolare,” continuai, ignorandole. “Allora gli ho chiesto perché
passava il suo tempo con me visto che faceva già parte del gruppo più ‘in’
della scuola,” finii.
Sharpay
mi fece cenno di si con la testa, per dirmi di andare avanti. “E poi?” mi
chiese.
“Lui ha
detto che gli piaceva stare con me. Così, gli ho detto che non mi conosceva
neanche. Lui mi ha risposto che voleva conoscermi, e io gli ho mentito
dicendogli che io invece non volevo,” dissi sottovoce. Sapevo che entrambe
avevano visto il dolore nel mio sguardo per aver detto queste cose a Troy.
“Perché
gli hai detto così? È ovvio che anche tu vuoi conoscerlo,” disse Taylor. Ma
va’, Sherlock Holmes! Me ne sto accorgendo adesso, grazie.
Guardai
da Sharpay a Taylor e viceversa. “Per quello che ha fatto a casa mia,” confidai
loro. Normalmente, farei qualche uscita sarcastica, ma questo era un momento
serio. In più mi avrebbe fruttato due schiaffi da tutte e due, qualcosa che
preferivo evitare perché non era colpa mia se avevo una gran personalità e le
parole mi uscivano di bocca. Non dovevo essere punita per questo. Però ho un
buon autocontrollo.
“Cos’è
successo?” Sharpay mi diede una gomitata. Per qualche ragione non volevo che
sapessero. Quello era un momento mio e di Troy. Faceva un effetto strano dirlo
a loro. Ma dovevo farlo. L’avevo tenuto per me troppo a lungo. Loro erano le
mie migliori amiche, se c’era qualcuno che poteva aiutarmi, erano loro. Bè,
forse anche Vince, ma non volevo che nemmeno lui lo sapesse.
“Noi,
noi abbiamo flirtato,” dissi. “È stato tenero, carino e dolce, e poi appena
siamo arrivati davanti ai miei fratelli ha semplicemente-“ iniziai ma fui
interrotta.
“Allora,
facciamo qualcosa?” chiese Chad, venendo verso di noi. Sharpay e Taylor gli
lanciarono qualche occhiataccia, ma lui non ci fece caso. “Non siamo venuti qui
per parlare, avremmo potuto farlo anche a casa mia.”
Tenevo
lo sguardo fisso sulle mie scarpe. Ora che sapevo che Troy mi fissava, lo
sentivo. Sentivo i pizzicottini su tutto il corpo. Perciò sapevo che era lui.
Poteva essere solo lui.
“Io
voglio andare alla sala giochi,” ci disse Troy.
“A me
serve un cappello nuovo,” informò Ryan.
“Io
faccio un giro con Tay,” disse Chad.
Alzai
lo sguardo e per un attimo i miei occhi incrociarono quelli di Troy. Sussultai
piano e voltai lo sguardo verso Ryan.
“Anche
Gabi vuole andare alla sala giochi. Io e Tay andiamo con Ryan a comprare il
cappello nuovo, e Chad viene con noi,” disse Sharpay. Rimasi a bocca aperta per
lo shock e fissai Sharpay.
Gli
altri scrollarono le spalle. “Andiamo allora,” disse Troy guardandomi.
Le mie
gambe iniziarono a camminare con lui. Guardai verso Sharpay dietro di me e mi
disse col labiale: ‘parlagli’. Facile a dirsi per lei. Lei dice quello che
vuole quando vuole. Io riesco piuttosto a controllare cosa esce dalla mia
bocca. Piuttosto. Che parolone.
Entrammo
nella sala giochi e non c’era nessuno. Era il momento perfetto. In più, se non
gli avessi parlato, Sharpay si sarebbe arrabbiata. Sharpay non era divertente
da arrabbiata. “Io-io devo parlarti,” dissi, guardando di nuovo a terra.
Vidi le
sue scarpe fermarsi davanti a me, così seppi che era lì davanti a me. “Se stai
di nuovo per rimproverarmi, puoi almeno farlo guardandomi negli occhi?” mi
chiese.
Ok, me
lo meritavo. Con esitazione alzai lo sguardo fino ai suoi occhi. “Io.. io
volevo chiederti scusa,” balbettai.
Sgranò gli occhi, ma vidi la sua bocca contrarsi. Stava cercando di non
sorridere. Sto cercando di scusarmi! Non sorridere. È un momento serio. Non è
un momento felice. “Non avrei dovuto essere cosi… acida allo Spot,” continuai.
“Solo che tu non capisci.”
Mi strinsi
nelle braccia, oggi era l’ultimo giorno di Serena e mi ha fatto indossare una
minigonna di jeans e una canottiera. Ma appena è partita me la sono cambiata
con una maglietta a righe verdi e gialle, con la scritta Go Green. Ricordate
quelle magliette di cui avevo già parlato? Questa è una di quelle. Al centro
commerciale c’erano tipo 5 gradi. Si gelava!
I miei
occhi trovarono i suoi di nuovo, e lui mi stava guardando con uno sguardo
interrogativo. “Ancora, cosa non capisco?” mi chiese. Dobbiamo di nuovo
tornarci su, amico? Si appoggiò al muro in attesa della mia risposta.
“Non abbiamo
ancora iniziato la scuola e tu sei già popolare, Troy!” esclamai. “Ti ho già
detto che io sono una dei secchioni. Perché qualcuno come te dovrebbe voler
passare del tempo qualcuno come me?” chiesi.
Lui si
allontanò dal muro e si avvicinò a me. Hey! Stai a un metro e mezzo da me,
bello. Non sono in vena di controllare il mio corpo visto che stiamo facendo
una conversazione seria. “Cosa vuol dire? Qualcuno come me?” chiese lui.
Dobbiamo
veramente parlarne? “Qualcuno che è popolare in qualunque scuola vada, qualcuno
che può avere tutte le ragazze che vuole. Voglio dire, guardati! Hai la scuola
ai tuoi piedi, Troy. Sei popolare, io sono considerata una secchiona, perché
dovresti voler uscire con me?” L’ha capito adesso? Merda, gli ho detto che è un
gran fico durante questo piccolo discorso? Si. Maledizione. Ah, come se non lo
sapesse già. Si sarà visto allo specchio qualche volta negli ultimi, non so,
dieci anni.
“Forse
perche mi piaci,” mi disse Troy. Cosa? Come amica o come qualcosa in più? Devo
saperlo! Parla, bello! “Com’è possibile che puoi essere amica di Chad, ma non
mia?” mi chiese. Ah, così era come amica. Mi sentii stringere lo stomaco. Non
era una bella sensazione.
“Perché
Chad è Chad, e tu sei Troy,” risposi. Aveva senso, no? Più o meno. Secondo me
ce l’aveva. Farò meglio a spiegarmi. “Chad è mio amico da quando avevo otto
anni. Così è naturale che lui esca con me. Tu puoi scegliere. E non so perché
dovresti scegliere di uscire con me se non sei costretto. Nella nostra scuola,
i secchioni come me e le star come Chad non escono insieme. Avresti dovuto
vedere come ci guardavano a me e a Chad il primo anno. E anche a Taylor,
Sharpay e Ryan. A scuola, che noi usciamo insieme è una cosa strana. Bè, non
adesso. La gente ci si è abituata.”
Troy si
avvicinò, ignorando il mio confine di un metro e mezzo. “Allora la nostra
scuola fa schifo di brutto,” disse Troy senza mezzi termini.
Annuii,
d’accordo con lui. “Almeno su questo siamo d’accordo,” scherzai, e lui rise.
“Allora,
possiamo provarci? Uscire ed essere amici?” chiese Troy; vidi la speranza nei
suoi occhi. Mise su anche un faccino triste.
Risi.
“Come si fa a dire di no a quella faccia?” domandai ridendo.
Lui
annuì. “Buono a sapersi per le future discussioni,” mi disse. “Ora, giochiamo a
qualcosa,” disse. “Prima di tutto” aggiunse togliendosi la sua felpa nera col
cappuccio. “Tieni. Hai freddo.” La indossai con riluttanza, faceva freddo. Il
suo profumo avvolse le mie narici. Era un buon profumo. Male, Gabriella.
C’era
bisogno di cambiare argomento. Mi guardai intorno. “Non venivo qui da quando
avevo, tipo, dieci anni,” commentai guardandomi intorno. Era cambiato. Era Chad
a pregarmi di andare lì. Io, Shar e Tay venivamo sempre a fare shopping. Contro
la mia volontà ovviamente.
“Allora
perché sei voluta venire qui?” mi chiese con un sorriso stampato sul viso. Il
mio cuore batté forte. Basta! Sono io che comando. Questo non aiuta granché.
Ancora una volta non riuscivo a controllare il mio cuore. Poi mi accorsi della
sua polo bianca, e di come stava aderente al suo corpo, e di come stava bene
con quei jeans leggermente larghi. Basta! Rispondi alla domanda! Mi ordinò la
mia testa.
“Sharpay
ha detto così perché pensava che dovessimo parlare,” gli dissi. Non sarebbe
servito a niente mentire. Appena ci avesse visti qui, Sharpay me l’avrebbe
chiesto davanti a lui.
Troy
annuì. “Iniziamo con qualcosa di facile allora. Cosa ne dici del flipper?” propose
lui. Flipper. Ebbi qualche piccolo flashback. Sembrava abbastanza facile.
Annuii
d’accordo. Lui mi portò verso il gioco nell’angolo. Sembrava isolato. Ci mise
dentro qualche monetina e tirò una levetta. Venne sparata fuori una palla che
poco dopo cadde in un buco. Come diavolo di gioca a questo gioco? Guardai verso
Troy che stava cercando di trattenere una risata.
“Devi schiacciare
questi pulsanti qui,” mi disse, mostrandomi i tasti sui lati della macchinetta.
Me lo dice ora? Grazie. Sarebbe stato bello saperlo prima che tirasse quella
leva.
“Ah ah.
Divertente. Sono ignorante nel campo delle sale giochi. Non è carino ridere,
sai,” gli dissi bruscamente tornando a guardare il gioco e tirai da sola la
levetta. Ci provai, fallii miseramente. Non sono così scoordinata vero? A
quanto pare.
Sentii
finalmente Troy smettere di ridere. “Ecco,” iniziò e si mise dietro di me,
premendo il suo corpo contro il mio. Soffocai un sussulto sentendo il calore
che iniziava a diffondersi dalla mia schiena. Non avevo decisamente più freddo.
Anche con la felpa. Veramente ero anche troppo accaldata. Il mio cuore sembrava
voler uscire dal petto da quanto batteva forte, il mio respirò aumentò e cercai
di controllarlo. Lui mise le sue braccia sulle mie, cosicché le sue mani
fossero appoggiate sulle mie. Una delle mani si abbassò per tirare la levetta e
tornò sulla mia. “Ti aiuto io,” mi sussurrò nell’orecchio con voce rauca.
Ricordate quella cosa della lettura nella mente? Quella teoria stava diventando
sempre più vera.
Quando
la pallina scese fino alle levette dentro il flipper schiacciò le mie dita sui
tasti, facendo sobbalzare il suo corpo sul mio, spingendomi ancora più vicino
al gioco. Mi schiacciò contro il flipper, il suo corpo dietro il mio. I
pizzicottini viaggiavano per il mio corpo come il sangue.
Dopo
alcuni movimenti improvvisi la palla cadde di nuovo nella buca. Finalmente!
Gridò la mia mente, ma il mio corpo avrebbe voluto che lui rimanesse così
vicino.
“Ti è
piaciuto?” mi chiese nell’orecchio, senza spostarsi. Piaciuto cosa? Il gioco o
lui? Non ero sicura a cosa si riferisse.
Girai
la testa verso di lui, ma non allontanai da lui nessun’altra parte del corpo.
Mi sentivo al sicuro, era perfetto, era… giusto. Non saprei spiegarlo. “Non ne
sono sicura,” mormorai, rispondendo così a qualunque delle domande che avrebbe
potuto chiedermi.
Con un
movimento rapido le labbra di Troy erano sulle mie. Sentii i fuochi d’artificio
esplodermi in tutto il corpo. Era diverso da tutto quello che avevo mai provato
prima. La mia bocca si muoveva con la sua in perfetta sincronia. Doveva essere
una bella sensazione anche per lui perché mi fece girare in modo che i nostri
corpi fossero uno davanti all’altro e mi bloccò di nuovo contro il flipper.
Era la
miglior cosa che avessi mai provato. Come nessun’altra cosa, ma poi la mia
mente si collegò con le mie emozioni e mi tirai indietro, La mia mente era
annebbiata e i miei occhi erano assenti, ma mi ripresi.
“Oh mio
dio,” sussurrai a me stessa. L’ho baciato, bè lui mi ha baciata. E mi è
piaciuto, no mi è piaciuto da morire. Lo guardai e con le dita si stava
toccando le labbra. Sarebbe stato tenero se non fossi impazzita. Vidi che i
suoi occhi erano assenti come i miei quando mi staccai. Era la mia occasione
per scappare via, e la colsi.
Corsi
fino al bagno più vicino, entrai in quello riservato agli handicappati e mi
appoggiai contro la porta con il fiatone. Appoggia una mano sul cuore, e cercai
di farlo smettere di battere a quel modo. I pizzicottini erano rimasti, ma solo
sulle labbra. Tirai fuori il mio telefonino e mandai un messaggio a Sharpay e
Tay.
Odio quando avete ragione, mi piace.
Chad
aveva ragione, per una volta. I miracoli accadono al centro commerciale, Non i
saldi, veri miracoli. Che tu li voglia o meno.
E avevo ancora la sua felpa. Senza lui
che mi toccava, all’improvviso avevo di nuovo freddo.
Originale:
http://www.fanfiction.net/s/4477513/4/Meant_To_Live