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Autore: aakkiirraamm    01/05/2009    3 recensioni
Avere molti fratelli e sorelle non è facile. Con delle sorelle che inconsapevolmente la mettono in ombra e dei fratelli molto protettivi, Gabriella passa semplicemente inosservata. Ma quando in città arriva Troy Bolton, cerca di mostrarle che il suo passare inosservata non è sempre una buona cosa. TXG.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 – Noise and Kisses

Capitolo 4 – Noise and Kisses

 

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cause I need it right now
let me see your insides
or write me off
cause I'd rather starve now
if you won't open up
won't open up

Noise And Kisses, The Used

 

 

“Si!” strillai mentre Chad si lamentava. “Ho vinto!” lo provocai. Lo so che non si fa. Ma Chad vinceva sempre a Guitar Hero. Giocavamo e facevamo a gara per vedere chi indovinava il maggior numero di note. Il mio 98% superò il suo 96%. Ahaha! Perdente!

“È noioso questo gioco” disse Sharpay dietro di noi. Lei non giocava a Guitar Hero. Ci guardava, e continuava a ripetere ‘che palle’ mentre giocavamo. Era una tradizione ormai, veramente. Una tradizione fastidiosa. Una tradizione che avrei preferito avessimo interrotto. “La scuola ricomincia domani. Non voglio passare la giornata qui dentro a guardarvi giocare a Guitar Hero!” si lamentò lei. Sharpay si lamentava molto. Ma era la nostra frignona. Ce n’è uno in ogni gruppo. Casualmente lei era una molto brava, una che noi tutti avremmo voluto uccidere.

Già, eravamo alla fine delle vacanze. Io e Troy non ci parlavamo ancora, a meno che non fosse strettamente necessario. Io, Marcus e Lucas non ci parlavamo. Mia mamma e mio papà non parlavano con Serena. Isabelle non parlava con Serena. Serena non parlava con Isabelle. Isabelle e Serena, con Kris ovviamente, erano tornate al college.

Perciò casa mia era proprio vivibile.

“Ha ragione, usciamo e facciamo qualcosa,” concordò Ryan con un cenno del capo. Lui le dava ragione solo perché aveva paura di lei. Che ingiustizia. Nessuno aveva paura di me. Io sono troppo carina e gentile. Anzi forse Troy. Lui, bè, non mi parlava. Il che era una cosa buona… almeno avrebbe dovuto esserlo. Non volevo essere il suo giocattolo. Non volevo avere niente a che fare con lui, ma per qualche motivo mi faceva male questa scelta. Non sapevo perché, ma era così.

Taylor annuì. “Oh! Il centro commerciale. Ho bisogno di alcune cose,” suggerì. Tutti ci girammo verso di lei scioccati, anche Troy. Taylor di solito proponeva la libreria, o lo Spot. Tutto qui. La gente chiama secchiona me, ma Taylor è la secchiona del gruppo. Ma le vogliamo bene per questo. Lei è la nostra secchiona.

“Non facciamoglielo ripetere due volte!” esclamò Sharpay e si alzò. Sharpay praticamente viveva al centro commerciale. Avrebbe potuto comprarselo se avesse voluto. Strano che non fosse di suo padre. Lui possedeva qualsiasi cosa praticamente.

Io mi alzai a malincuore. “Andiamo al centro commerciale,” borbottai. Serena una volta mi traumatizzò da bambina quando andammo a comprare. Da allora non mi è mai piaciuto. Sharpay doveva trascinarmi per i capelli per portar mici.

Chad mi mise un braccio intorno alle spalle. “Dai su, Ella” disse con entusiasmo. “Al centro commerciale succedono i miracoli,” mi disse. Si era fatto? L’unica cosa che succedeva lì era, bè, niente. La gente ci compra la roba, i ragazzini fastidiosi ci s’incontrano, e i bambini scappano dai genitori. Wow. Stavo diventando come la signora in fondo alla strada che aveva una cinquantina di gatti che considerava i suoi figli. Da brividi.

“Già, come i saldi!” sparò Sharpay mentre ci dirigevamo verso il suo SUV. Ryan urlò una specie di conto alla rovescia e partì di corsa superandoci tutti. Oh-oh. Oh, no. Taylor e Chad vorranno stare seduti vicini, il che significa che significa che dovrò stare dietro con Troy. Benissimo. Giusto quello di cui avevo bisogno oggi, il corpo fuori controllo.

Entrai in macchina dopo Troy e mi posizionai il più vicino possibile al finestrino. Troy sembrava a suo agio e allungò anche il braccio sul sedile. Questo ragazzo non mi parlava, ma non perdeva occasione di toccarmi. Era come se lo sapesse. Mi leggeva nella mente. Aha! Legge nel pensiero. Aspetta, cosa?

“Si, Shar. I miracoli al centro commerciale sono i saldi,” commentai.

La vidi dare un’occhiata allo specchietto retrovisore. “Non essere cattiva,” mi disse. Quello non era un commento cattivo. Era sarcastico. Due cose diverse! Almeno credo.

“Era un’affermazione, non una volgare osservazione,” replicai. Era vero. In un certo senso. Si spera.

“E i saldi sono dei miracoli!” ripeté lei. Ma cosa centra questo con tutto il resto?

Roteai gli occhi. “Sono tattiche di vendita, non miracoli!” argomentai. Stavo decisamente vincendo. Forse. Nessuno vinceva contro Sharpay Evans. Si poteva fingere, ma non era la stessa cosa.

“Gabriella Carmen Montez guarda che accosto immediatamente la macchina” minacciò lei. Risi guardando fuori dal finestrino.

“Vai avanti, Shar. Siamo arrivati,” le dissi. Tutti in macchina si misero a ridere. Anche Troy ridacchiò a fianco a me. Oooh! Finalmente ha parlato. O ridacchiato. Vabbè, aveva le corde vocali.

Lei mi lanciò un’occhiata e parcheggiò l’auto. “Non finisce qui!” disse. In qualche modo, questo mi spaventò. “Andiamo, Troyella!” gridò improvvisamente Sharpay e mi accorsi che erano già scesi tutti dalla macchina. Io e Troy ci guardammo e ripetemmo col labiale ‘Troyella?’.

Scesi dalla macchina e mi parai davanti a Sharpay. “Cosa diavolo vuol dire Troyella?” chiesi. Faceva tanto… Naley in One Tree Hill. Sharpay a volte si comportava come Brooke. Allora io dovrei essere Peyton, e Taylor era Haley. Oh! Che bello.

Sharpay alzò gli occhi al cielo. “Troyella è come dire Troy e Gabriella insieme, come Taylor e Chad diventa Chaylor,” spiegò lei. Come se non lo sapessi! Grazie, Miss ovvietà.

“Quello che intendevo, Shar,” sottolineai mentre entravamo al centro commerciale. “È che io e Troy non siamo una coppia, ‘Chaylor’ si. Quindi perché ci hai dato quel soprannome?” le chiesi.

Lei guardò indietro per essere sicura che Ryan, Troy e Chad fossero abbastanza distanti, quindi attirò me e Taylor più vicino a lei. “Lo vedo in che modo ti guarda, Brie,” mi disse, lanciandomi uno sguardo eloquente alla parola Brie. Smise di camminare e ci tirò verso il muro, e anche i ragazzi si fermarono, ma continuarono a parlare tra loro. “E vedo anche il modo in cui ti comporti quando c’è lui.”

Ero sconvolta, rimasi a bocca aperta vedendo Taylor annuire d’accordo con lei. “V-voi due parlate di questo?” domandai, guardandole ancora scioccata. Pensavo di averlo nascosto bene. Aspetta! Lui mi guarda?

Taylor annuì. “È abbastanza ovvio,” aggiunse. È ovvio? Lui mi fissa?!

“Lui mi fissa?” chiesi. Diedi una sbirciata verso Troy con la coda dell’occhio e vidi che mi stava guardando. Spostò subito lo sguardo e disse qualcosa in direzione di Chad.

Entrambe annuirono. “Parecchio. È carino,” mi disse Sharpay sorridendo.

Carino? “Come cavolo fa ad essere carino?” chiesi. “Più che altro è inquietante,” aggiunsi sottovoce.

Taylor mi diede uno schiaffetto su un braccio. “Sii gentile.”

“È carino perché,” iniziò Sharpay, ma si fermò e controllò che i ragazzi fossero ancora un po’ distanti. “Quando tu sorridi, sorride anche lui. È una cosa istantanea. Quando parli ascolta con attenzione ogni parola, anche se cerca di nasconderlo. Quando dici qualcosa di sarcastico, le sue labbra si contraggono. Non ti fissa come se fossi solo un corpo. È carino, G. La domanda è, perché ti comporti in modo strano quando c’è lui nei dintorni?” finì.

Wow. Lui fa tutte queste cose? A me? Perché?  Potevo dirglielo, però? Potevo dire loro come si comportava il mio corpo quando c’era lui? Loro sono le mie migliori amiche. “Succede… qualcosa quando lui è intorno a me,” sussurrai, ma loro sentirono ogni parola. Lo sapevo. “Il mio cuore comincia a battere irregolarmente, il mio respiro accelera, sento questi pizzicottini quando mi tocca. Sto impazzendo, vero?”

Sharpay parlò per prima. “Cazzo, G. Non si pazza. Piuttosto direi che ti piace,” mi disse. COSA?! NO! Questa è pazza! Ho sempre saputo che quella del nostro gruppo che si drogava era lei. Bè, no non è vero, ma non importa!

Scossi la testa avanti e indietro vigorosamente. “Uh-uh. No. Cavoli no!” negai.

“Gabi, per una volta, Shar ha ragione,” sussurrò Taylor a fianco a me. Traditrice!

“Si,” disse Sharpay. “Aspetta, cos’hai detto? Cosa vuol dire ‘per una volta’?” chiese lei, ma entrambe la ignorammo.

“Questo era esattamente quello che non volevo succedesse. È per questo che sono stata cattiva con lui alla tavola calda mercoledì scorso,” dissi loro. Ops. Taylor non doveva saperlo. O Sharpay, per quello che importa.

I suoi occhi si spalancarono. “Sei tu il motivo per cui si comportava in modo strano mercoledì scorso. Alla tavola calda. Mi sembrava di averti vista lì!” esclamò Taylor. “Sembrava che gli avessero ucciso il cane. Era così triste, e confuso e infastidito dal fatto che Chad non lo lasciasse stare. Sei tu il motivo,” unì tutti i pezzi del puzzle. “Cosa gli hai detto?” mi chiese.

Feci un respiro profondo. “Abbiamo iniziato a parlare. Troy mi ha detto che era già uno starter nella squadra di basket. Allora gli ho detto che nella nostra scuola comandano i gruppi, capito?” chiesi, loro annuirono, ascoltando ogni parola. “Poi gli ho detto che io sono una secchiona-“ continuai ma tutte e due mi interruppero.

“Tu non sei una secchiona!” dissero all’unisono. Grazie, non siete d’aiuto, limitatevi ad ascoltare!

“E che lui è già popolare,” continuai, ignorandole. “Allora gli ho chiesto perché passava il suo tempo con me visto che faceva già parte del gruppo più ‘in’ della scuola,” finii.

Sharpay mi fece cenno di si con la testa, per dirmi di andare avanti. “E poi?” mi chiese.

“Lui ha detto che gli piaceva stare con me. Così, gli ho detto che non mi conosceva neanche. Lui mi ha risposto che voleva conoscermi, e io gli ho mentito dicendogli che io invece non volevo,” dissi sottovoce. Sapevo che entrambe avevano visto il dolore nel mio sguardo per aver detto queste cose a Troy.

“Perché gli hai detto così? È ovvio che anche tu vuoi conoscerlo,” disse Taylor. Ma va’, Sherlock Holmes! Me ne sto accorgendo adesso, grazie.

Guardai da Sharpay a Taylor e viceversa. “Per quello che ha fatto a casa mia,” confidai loro. Normalmente, farei qualche uscita sarcastica, ma questo era un momento serio. In più mi avrebbe fruttato due schiaffi da tutte e due, qualcosa che preferivo evitare perché non era colpa mia se avevo una gran personalità e le parole mi uscivano di bocca. Non dovevo essere punita per questo. Però ho un buon autocontrollo.

“Cos’è successo?” Sharpay mi diede una gomitata. Per qualche ragione non volevo che sapessero. Quello era un momento mio e di Troy. Faceva un effetto strano dirlo a loro. Ma dovevo farlo. L’avevo tenuto per me troppo a lungo. Loro erano le mie migliori amiche, se c’era qualcuno che poteva aiutarmi, erano loro. Bè, forse anche Vince, ma non volevo che nemmeno lui lo sapesse.

“Noi, noi abbiamo flirtato,” dissi. “È stato tenero, carino e dolce, e poi appena siamo arrivati davanti ai miei fratelli ha semplicemente-“ iniziai ma fui interrotta.

“Allora, facciamo qualcosa?” chiese Chad, venendo verso di noi. Sharpay e Taylor gli lanciarono qualche occhiataccia, ma lui non ci fece caso. “Non siamo venuti qui per parlare, avremmo potuto farlo anche a casa mia.”

Tenevo lo sguardo fisso sulle mie scarpe. Ora che sapevo che Troy mi fissava, lo sentivo. Sentivo i pizzicottini su tutto il corpo. Perciò sapevo che era lui. Poteva essere solo lui.

“Io voglio andare alla sala giochi,” ci disse Troy.

“A me serve un cappello nuovo,” informò Ryan.

“Io faccio un giro con Tay,” disse Chad.

Alzai lo sguardo e per un attimo i miei occhi incrociarono quelli di Troy. Sussultai piano e voltai lo sguardo verso Ryan.

“Anche Gabi vuole andare alla sala giochi. Io e Tay andiamo con Ryan a comprare il cappello nuovo, e Chad viene con noi,” disse Sharpay. Rimasi a bocca aperta per lo shock e fissai Sharpay.

Gli altri scrollarono le spalle. “Andiamo allora,” disse Troy guardandomi.

Le mie gambe iniziarono a camminare con lui. Guardai verso Sharpay dietro di me e mi disse col labiale: ‘parlagli’. Facile a dirsi per lei. Lei dice quello che vuole quando vuole. Io riesco piuttosto a controllare cosa esce dalla mia bocca. Piuttosto. Che parolone.

Entrammo nella sala giochi e non c’era nessuno. Era il momento perfetto. In più, se non gli avessi parlato, Sharpay si sarebbe arrabbiata. Sharpay non era divertente da arrabbiata. “Io-io devo parlarti,” dissi, guardando di nuovo a terra.

Vidi le sue scarpe fermarsi davanti a me, così seppi che era lì davanti a me. “Se stai di nuovo per rimproverarmi, puoi almeno farlo guardandomi negli occhi?” mi chiese.

Ok, me lo meritavo. Con esitazione alzai lo sguardo fino ai suoi occhi. “Io.. io volevo chiederti scusa,”  balbettai. Sgranò gli occhi, ma vidi la sua bocca contrarsi. Stava cercando di non sorridere. Sto cercando di scusarmi! Non sorridere. È un momento serio. Non è un momento felice. “Non avrei dovuto essere cosi… acida allo Spot,” continuai. “Solo che tu non capisci.”

Mi strinsi nelle braccia, oggi era l’ultimo giorno di Serena e mi ha fatto indossare una minigonna di jeans e una canottiera. Ma appena è partita me la sono cambiata con una maglietta a righe verdi e gialle, con la scritta Go Green. Ricordate quelle magliette di cui avevo già parlato? Questa è una di quelle. Al centro commerciale c’erano tipo 5 gradi. Si gelava!

I miei occhi trovarono i suoi di nuovo, e lui mi stava guardando con uno sguardo interrogativo. “Ancora, cosa non capisco?” mi chiese. Dobbiamo di nuovo tornarci su, amico? Si appoggiò al muro in attesa della mia risposta.

“Non abbiamo ancora iniziato la scuola e tu sei già popolare, Troy!” esclamai. “Ti ho già detto che io sono una dei secchioni. Perché qualcuno come te dovrebbe voler passare del tempo qualcuno come me?” chiesi.

Lui si allontanò dal muro e si avvicinò a me. Hey! Stai a un metro e mezzo da me, bello. Non sono in vena di controllare il mio corpo visto che stiamo facendo una conversazione seria. “Cosa vuol dire? Qualcuno come me?” chiese lui.

Dobbiamo veramente parlarne? “Qualcuno che è popolare in qualunque scuola vada, qualcuno che può avere tutte le ragazze che vuole. Voglio dire, guardati! Hai la scuola ai tuoi piedi, Troy. Sei popolare, io sono considerata una secchiona, perché dovresti voler uscire con me?” L’ha capito adesso? Merda, gli ho detto che è un gran fico durante questo piccolo discorso? Si. Maledizione. Ah, come se non lo sapesse già. Si sarà visto allo specchio qualche volta negli ultimi, non so, dieci anni.

“Forse perche mi piaci,” mi disse Troy. Cosa? Come amica o come qualcosa in più? Devo saperlo! Parla, bello! “Com’è possibile che puoi essere amica di Chad, ma non mia?” mi chiese. Ah, così era come amica. Mi sentii stringere lo stomaco. Non era una bella sensazione.

“Perché Chad è Chad, e tu sei Troy,” risposi. Aveva senso, no? Più o meno. Secondo me ce l’aveva. Farò meglio a spiegarmi. “Chad è mio amico da quando avevo otto anni. Così è naturale che lui esca con me. Tu puoi scegliere. E non so perché dovresti scegliere di uscire con me se non sei costretto. Nella nostra scuola, i secchioni come me e le star come Chad non escono insieme. Avresti dovuto vedere come ci guardavano a me e a Chad il primo anno. E anche a Taylor, Sharpay e Ryan. A scuola, che noi usciamo insieme è una cosa strana. Bè, non adesso. La gente ci si è abituata.”

Troy si avvicinò, ignorando il mio confine di un metro e mezzo. “Allora la nostra scuola fa schifo di brutto,” disse Troy senza mezzi termini.

Annuii, d’accordo con lui. “Almeno su questo siamo d’accordo,” scherzai, e lui rise.

“Allora, possiamo provarci? Uscire ed essere amici?” chiese Troy; vidi la speranza nei suoi occhi. Mise su anche un faccino triste.

Risi. “Come si fa a dire di no a quella faccia?” domandai ridendo.

Lui annuì. “Buono a sapersi per le future discussioni,” mi disse. “Ora, giochiamo a qualcosa,” disse. “Prima di tutto” aggiunse togliendosi la sua felpa nera col cappuccio. “Tieni. Hai freddo.” La indossai con riluttanza, faceva freddo. Il suo profumo avvolse le mie narici. Era un buon profumo. Male, Gabriella.

C’era bisogno di cambiare argomento. Mi guardai intorno. “Non venivo qui da quando avevo, tipo, dieci anni,” commentai guardandomi intorno. Era cambiato. Era Chad a pregarmi di andare lì. Io, Shar e Tay venivamo sempre a fare shopping. Contro la mia volontà ovviamente.

“Allora perché sei voluta venire qui?” mi chiese con un sorriso stampato sul viso. Il mio cuore batté forte. Basta! Sono io che comando. Questo non aiuta granché. Ancora una volta non riuscivo a controllare il mio cuore. Poi mi accorsi della sua polo bianca, e di come stava aderente al suo corpo, e di come stava bene con quei jeans leggermente larghi. Basta! Rispondi alla domanda! Mi ordinò la mia testa.

“Sharpay ha detto così perché pensava che dovessimo parlare,” gli dissi. Non sarebbe servito a niente mentire. Appena ci avesse visti qui, Sharpay me l’avrebbe chiesto davanti a lui.

Troy annuì. “Iniziamo con qualcosa di facile allora. Cosa ne dici del flipper?” propose lui. Flipper. Ebbi qualche piccolo flashback. Sembrava abbastanza facile.

Annuii d’accordo. Lui mi portò verso il gioco nell’angolo. Sembrava isolato. Ci mise dentro qualche monetina e tirò una levetta. Venne sparata fuori una palla che poco dopo cadde in un buco. Come diavolo di gioca a questo gioco? Guardai verso Troy che stava cercando di trattenere una risata.

“Devi schiacciare questi pulsanti qui,” mi disse, mostrandomi i tasti sui lati della macchinetta. Me lo dice ora? Grazie. Sarebbe stato bello saperlo prima che tirasse quella leva.

“Ah ah. Divertente. Sono ignorante nel campo delle sale giochi. Non è carino ridere, sai,” gli dissi bruscamente tornando a guardare il gioco e tirai da sola la levetta. Ci provai, fallii miseramente. Non sono così scoordinata vero? A quanto pare.

Sentii finalmente Troy smettere di ridere. “Ecco,” iniziò e si mise dietro di me, premendo il suo corpo contro il mio. Soffocai un sussulto sentendo il calore che iniziava a diffondersi dalla mia schiena. Non avevo decisamente più freddo. Anche con la felpa. Veramente ero anche troppo accaldata. Il mio cuore sembrava voler uscire dal petto da quanto batteva forte, il mio respirò aumentò e cercai di controllarlo. Lui mise le sue braccia sulle mie, cosicché le sue mani fossero appoggiate sulle mie. Una delle mani si abbassò per tirare la levetta e tornò sulla mia. “Ti aiuto io,” mi sussurrò nell’orecchio con voce rauca. Ricordate quella cosa della lettura nella mente? Quella teoria stava diventando sempre più vera.

Quando la pallina scese fino alle levette dentro il flipper schiacciò le mie dita sui tasti, facendo sobbalzare il suo corpo sul mio, spingendomi ancora più vicino al gioco. Mi schiacciò contro il flipper, il suo corpo dietro il mio. I pizzicottini viaggiavano per il mio corpo come il sangue.

Dopo alcuni movimenti improvvisi la palla cadde di nuovo nella buca. Finalmente! Gridò la mia mente, ma il mio corpo avrebbe voluto che lui rimanesse così vicino.

“Ti è piaciuto?” mi chiese nell’orecchio, senza spostarsi. Piaciuto cosa? Il gioco o lui? Non ero sicura a cosa si riferisse.

Girai la testa verso di lui, ma non allontanai da lui nessun’altra parte del corpo. Mi sentivo al sicuro, era perfetto, era… giusto. Non saprei spiegarlo. “Non ne sono sicura,” mormorai, rispondendo così a qualunque delle domande che avrebbe potuto chiedermi.

Con un movimento rapido le labbra di Troy erano sulle mie. Sentii i fuochi d’artificio esplodermi in tutto il corpo. Era diverso da tutto quello che avevo mai provato prima. La mia bocca si muoveva con la sua in perfetta sincronia. Doveva essere una bella sensazione anche per lui perché mi fece girare in modo che i nostri corpi fossero uno davanti all’altro e mi bloccò di nuovo contro il flipper.

Era la miglior cosa che avessi mai provato. Come nessun’altra cosa, ma poi la mia mente si collegò con le mie emozioni e mi tirai indietro, La mia mente era annebbiata e i miei occhi erano assenti, ma mi ripresi.

“Oh mio dio,” sussurrai a me stessa. L’ho baciato, bè lui mi ha baciata. E mi è piaciuto, no mi è piaciuto da morire. Lo guardai e con le dita si stava toccando le labbra. Sarebbe stato tenero se non fossi impazzita. Vidi che i suoi occhi erano assenti come i miei quando mi staccai. Era la mia occasione per scappare via, e la colsi.

Corsi fino al bagno più vicino, entrai in quello riservato agli handicappati e mi appoggiai contro la porta con il fiatone. Appoggia una mano sul cuore, e cercai di farlo smettere di battere a quel modo. I pizzicottini erano rimasti, ma solo sulle labbra. Tirai fuori il mio telefonino e mandai un messaggio a Sharpay e Tay.

Odio quando avete ragione, mi piace.

Chad aveva ragione, per una volta. I miracoli accadono al centro commerciale, Non i saldi, veri miracoli. Che tu li voglia o meno.

E avevo ancora la sua felpa. Senza lui che mi toccava, all’improvviso avevo di nuovo freddo.

 

 

Originale: http://www.fanfiction.net/s/4477513/4/Meant_To_Live

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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