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Autore: Eloreden    08/09/2016    1 recensioni
Tal, un menestrello giramondo, arriva per la prima volta nella città maggiore del continente: Moreim. Una storia come tante che inizia come molti si aspettano, tuttavia già del primo momento qualcosa non torna e Lorens impegnato a giocare a carte se ne accorge facendo ricadere la su attenzione su Tal.
"Tal, De Rocerc…” sillabò Lorens mentre squadrava la figura del menestrello. “Non è un nome di queste parti, e nemmeno l’accento, da dove viene se posso chiedere?”.
“Lontano… molto lontano, vi basti sapere questo”

Un mondo avvolto dal mistero dove la magia è nascosta agli occhi degli uomini e solamente alcuni sono in grado di usarla. Una guerra nell'ombra senza vincitori ne vinti. Una partita a scacchi tra dei che mettono in gioco le loro più potenti pedine. Cosa succederà quando tutto esploderà nel tumulto? Chi parteciperà al conflitto?
Sarà una storia lunga, dove non ci sono eroi protagonisti, dove non esistono scelte giuste o sbagliate. Sarà quando si potranno vedere tutti i fili del burattinaio che si comprenderà a pieno il piano divino.
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Inizio scusandomi con tutti, lunedì mi sono completamente dimenticato di postare il capitolo corrente. Non me ne vogliate. Per il resto chiedo nuovamente venia, ma mi rimane parecchio difficile riuscire a dare un titolo ai capitolo che possa essere sensato così ho deciso di passare alla nomenclatura capitolare classica. La storia è lunga e già non ho un nome per i capitolo, oltretutto spesso considero le parti che metto come tutte facente parti di un capitolo quindi da oggi cambierò modus operandi.

Mi piacerebbe sapere se a qualcuno interessa che io vada avanti con la storia, vedo diverse visualizzazioni ma nessuno che commenta. Sarai grato che qualcuno in maniera costruttiva mi dicesse dove secondo loi dovrei concentrare di più l'attenzione. Siamo ancora all'inizio  e praticamente non è successo quasi nulla ma la storia è iniziata e vi domando: Vi mette interesse/Curiosità?

Detto ciò buona lettura a tuti!
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Tal aveva dormito tutto il pomeriggio e la sera era stato svegliato da Eleonor per l’ora di cena. Aveva fatto due chiacchiere ed era andato a dormire. Un altro paziente, apparentemente in coma, era stato portato nel ricovero. Tal si rese conto che non erano solamente addormentati, ma completamente immobili, come se la loro mente fosse in un altro luogo. Non chiese molte spiegazioni si limitò ad osservarli per un po’ prima di tornare a dormire. Quando la mattina si svegliò era presto e Layla era già arrivata.
“Ben svegliato Tal”.
Tal si stropicciò gli occhi sollevando la schiena dal letto e issandosi. Con i piedi fuori dal letto si mise seduto con calma sbadigliando ancora una volta.
“Buon giorno”. Disse con voce ancora assonnata. La donna si avvicinò con una piccola scodella piena d’acqua e un asciugamano.
“Datevi una sistemata su”. Tal la osservò mentre gli occhi azzurri della ragazza lo guardavano intensamente. Aveva uno sguardo che in qualche modo lo catturava: intenso. Rispose con un sorrisetto quindi con la mano destra iniziò a sciacquarsi il viso, con calma.
“Grazie” disse mentre strofinava l’asciugamano sul volto.
Quando ebbe finito di lavarsi, Layla sistemò tutto quanto quindi tornò da Tal.
“Come vi sentite oggi?”
Lui la guardò di sottecchi “Perché devi farmelo ripetere tutte le volte?” chiese con tono annoiato.
“Come stai Tal?” si corresse divertita dai quei modi tutt’altro che usuali di Tal.
“Ecco, direi che oggi me sento più in forma, la spalla ancora dolorante ma non mi preoccupa” Osservò fuori dalla finestra per qualche attimo “Sembra una bella giornata, che ne dici che usciamo a fare due passi?”.
Layla annuì “Si ma non più di una mezz’ora, poi devo aprire il bancone”.
Tal scese con un piccolo salto dal letto, era evidente che quel ragazzo non riusciva a stare fermo, scrocchio il collo e sgranchì ogni muscolo del corpo che poteva essere mosso. Layla lo aiutò a infilarsi le scarpe e quindi uscirono all’aria fresca. Lei indossava la divisa verde e lui il cappotto messo sopra le spalle dato che non poteva ancora infilarlo. La giornata era fredda ma c’era un gran sole a splendere, il suo tepore si poteva sentire sulla pelle se solo qualcuno si fosse fermato a farci caso. Una leggera brezza invernale spazzava il verde tutto intorno. Immerso in un grande giardino, il casone che accoglieva il ricovero, avvolto dall’edera, si mimetizzava perfettamente con l’ambiente. Solo il camino fumante e degli angoli di muro che qua e la comparivano da dietro il verde del rampicante lo palesavano.
“Bene Tal raccontami ancora di te!”. Lei era frizzante quella mattina e la voce la smascherava nonostante un atteggiamento molto composto.
“Come sei rigida” Affermò l’uomo comprendendo quel contrasto in lei “Vediamo, dove ero rimasto?” domandò retorico.
“Mi stavate… Mi raccontavi di quando prendesti accordi con il capitano di una nave”.
Lui annuì sollevando le sopracciglia “Si, bhè... come ti dicevo mio padre non mi avrebbe mai lasciato partire quindi di mia spontanea volontà, quando compii quindici anni, presi accordi con il capitano di una nave mercantile in cerca di un mozzo e fuggii portando con me solo lo sgabello”. Il volto di Tal era sognante, era evidente che quella scelta per quanto dura da buttar giù gli aveva permesso di vivere la sua vita proprio come lui voleva. “Lascia solo un biglietto a casa, dove dicevo che un giorno sarei tornato a salutarli, da allora sono passati dieci anni”.
“E com’è stato salire su quella nave e partire senza sapere cosa il domani ti avrebbe riservato?”.
Tal a questa domanda abbassò il capo ridendo tra se e se. “Vedi” iniziò con calma “Quando parti, lasci tutto, te ne vai. È come scappare, è come mollare, non lo rimpiangi mai perché quello che trovi davanti a te è quello che cercavi ma non è comunque corretto…” Tal mentre parlava la condusse verso il tronco di un albero tagliato e si sedette si questo, lei di rimando si mise davanti a lui ad osservarlo con occhi attenti e sguardo sognante.
“Ho desiderato molte volte di scappare di fuggire via…”.
Tal scosse la testa “È proprio questo il punto, quando si fa così si fugge… Si abbandona qualcosa, qualcosa di più o meno importante, ma comunque si sta scappando, non vado fiero di quello che ho fatto…”. Un po’ di malinconia gli corrucciò quel volto gioviale che Tal sfoggiava sempre, in quel frangente sembrava molto più grande, più saggio, più vecchio. Maturo al punto che nessuno avrebbe quasi potuto riconoscerlo.
“Cosa vuoi dire?” gli chiese lei.
Lui non rispose, lasciò che lo sguardo si addentrasse verso qualcosa d’indefinito, osservò attorno a lui poi abbasso un attimo gli occhi e torno ad osservare Layla. I capelli ricci ondeggiavano al vento, aveva sciolto la coda quando era uscita dal ricovero. I riflessi del sole la facevano quasi splendere e gli occhi azzurri si tinsero di un colore più acceso, piegò un attimo la testa ad osservarla in silenzio.
“Tutti quelli che fanno come me scappato da un destino che non piaceva, invece di affrontarlo e plasmarlo, farlo diventare loro con le proprie forze. Layla, ripeto: non vado fiero dei quello che ho fatto, sono felice di come fino ad ora ho vissuto, ma non di quello che ho fatto per renderlo reale”. Tal sospirò “Quando scappi è perché hai mollato, è perché non hai avuto la forza di contrastare la marea, te ne rendi conto solo dopo molto tempo  un po’ ti brucia”. Il tono di voce si fece più acceso, Tal si alzò e si sedette a terra accanto a lei orientando il suo sguardo verso l’azzurro e limpido cielo. “Layla, scappare è sempre sbagliato, c’è sempre una possibilità, è facile fuggire in quel modo, lasciare tutto, ogni responsabilità ogni angoscia ogni cosa alle proprie spalle e ricominciare… Solo che devi convivere una vita con quello che hai fatto…”. Tal a questo punto fece un profondo sospiro, lento, l’aria fresca gli entrò nei polmoni lavando via il fuoco di quel discorso. Di nuovo la malinconia si affacciò su quel volto che ora era girato verso la ragazza. “Layla, non fuggire mai…” sorrise come a compatire sé stesso “Non ne saresti per nulla fiera, fidati di me”.
Layla gli poggiò la mano sulla spalla con fare rincuorante “Non è stata l’unica volta vero?”.
Lui rimase stupito di com’era riuscita a leggergli dentro, “No…”. Un ricordo bruciante venne scacciato dalla memoria mentre il menestrello scuoteva la testa. Layla gli sorrise confortandolo, si alzò e gli porse la mano.
“Torniamo, tra poco dovrò aprire il bancone”. Tal allungo la mano destra afferrando quella di lei, era ancora stupefatto di come i movimenti di quella ragazza gli risultassero così precisi in tutto quello che faceva. Tal osservò il sorriso di Layla per qualche istante “Si, torniamo”.



 
   
 
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