Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe
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Autore: NeroNoctis    09/09/2016    2 recensioni
Jane, conosciuta anche come Principessa Cinerea, è una strega americana vissuta nel 1500. Quando qualcuno la tradisce, consegnandola alle autorità, viene messa a morte, promettendo comunque di ritornare e vendicarsi di coloro che l'hanno tradita e uccisa.
Passano i secoli, ma il piano di rinascita di Jane non ha mai luogo, almeno fin quando il suo diario non viene mai ritrovato.
Ambientato tra presente e passato, The Diary of Jane narrerà le vicende di diversi protagonisti che si troveranno a far fronte ad una minaccia comune, aiutati da un misterioso ragazzo che sembra conoscere bene quella minaccia oscura che sta per abbattersi sul mondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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David aveva raggiunto una casa insieme a Jane, mentre il trio delle neo streghe seguiva in rigoroso silenzio. L'uomo non sapeva bene cosa aspettarsi, non sapeva nemmeno perché stava lì a seguire quelle sconosciute, ma qualcosa dentro di lui lo spingeva a farlo. Durante il viaggio, la ragazza si era presentata come Jane, cosa che permise a David di riconoscerla come la Strega del passato di Will. Era assurdo come in poche ore la vita di quel detective era cambiata: l'incontro con il misterioso ragazzo, l'attacco di mostri, il tradimento di quello che credeva un amico... troppe cose, troppo strane. 
Dopo la perdita della figlia non si faceva stupire più da niente, cosa che si stava dimostrando esatta anche in quella situazione. Maghi, streghe, demoni e mostri: nulla di tutto ciò aveva intaccato David, che continuava imperterrito a essere quello di sempre, quello che cercava vendetta, giustizia... ma adesso che l'aveva trovata, cosa avrebbe fatto? Forse l'incontro con Jane avrebbe dato tutte le risposte.
Il gruppo si fermò di fronte la porta d'ingresso, le tre giovani streghe stavano confabulando qualcosa mentre Jane spalancò la porta con il solo ausilio della mano, che portò davanti a sé e da cui seguì un leggero sibilo, come di vento. David non si fece sorprendere e proseguì, mentre il gruppo di ragazze camminava dietro di lui.
La casa era completamente al buio, appena entrati si poteva subito distinguere l'odore acre della cenere misto a quello che sembrava sangue. Il suo istinto da detective avrebbe voluto esaminare ogni cosa, ma tentò comunque di resistere, non era il caso. Non che sapesse bene cosa stava facendo.
«Non ti fai impressionare facilmente» esclamò Jane, portandosi una mano vicino le labbra. Era molto aggraziata nei movimenti, quasi come se fosse davvero una principessa. La sua pelle bianca era in perfetto contrasto con i capelli corvini e gli occhi azzurri, cosa che le dava quasi una aura sacra, di qualcosa di fragile ma forte allo stesso tempo, qualcosa di profondamente equilibrato e in contrasto al tempo stesso.
«Non più» rispose David, analizzando qualche foto e riconoscendo i membri: li aveva visti qualche volta in giro per le via delle città. Non volle chiedere che fine avessero fatto, sapeva già la risposta: morti.
Jane si avvicinò a David, che aveva ancora la foto della famiglia in mano. La ragazza carezzò la mano dell'uomo con fare molto delicato, mentre sul suo viso un sadico sorriso prendeva lentamente vita. 
«Sono morti» disse, sardonica.
«Perché io sono ancora vivo?» chiese David, posando la fotografia e osservando lo Strega con uno sguardo pieno di domande, rabbia e qualcosa che Jane non seppe cogliere.
«Perché...» Jane si bloccò, non sapendo bene cosa rispondere. La sua sete di potere era smisurata, così come la sua voglia di vendetta e sangue. L'unico modo per raggiungere il suo fine era acquisire abbastanza potere per potere eseguire uno dei più potenti incantesimi mai creati, un incantesimo che richiedeva innumerevoli vite e un enorme potere magico. Ecco perchè le servivano più streghe, per poter lanciare quell'incantesimo. Certo, erano utili anche come esercito di protezione, ma il fine ultimo era lanciare l'incantesimo del tempo.
Ma allora perché non uccideva anche David? Cosa aveva lui di diverso? Perché provava affetto per quell'uomo che non aveva mai visto ma che sentiva di aver già incontrato?
«Semplicemente perché, non voglio che tu muoia. Sento di averti già incontrato, sento che... sento di doverti proteggere. Resta al mio fianco, ti prego»
«Mi hai chiesto di aiutarti, a cosa ti riferivi?»
«Non lo so. Sento che mi manca qualcosa, sento che tu puoi aiutarmi...»
David non rispose, si limitò a vagare per la casa e controllare ogni angolo. Perché quella strega, quell'assassina diceva quelle cose? Cosa poteva darle? Non sapeva, si accorse di non sapere nulla... ma al tempo stesso, una vocina nella sua testa gli stava suggerendo qualcosa. Forse era una valida alternativa, dopotutto cosa aveva da perdere? Sfiorò qualche mobile, fino a trovarsi di fronte ad un tomo rilegato. Lo aprì, trovando diverse pagine di diario, così decise di leggerne alcune righe.

 
Caro Diario
Oggi ho accompagnato Juliet al pozzo... è una donna così anziana che mi chiedo ancora il motivo per cui si sforzi così tanto di lavorare.
Le fa onore, è una donna forte.
Tutti qui al villaggio la rispettano, così come anche io.
Sto preparando un incantesimo per aiutarla, per darle una serena vecchiaia, ma non so se ne sono ancora in grado. 
Tuttavia sono felice, sono felice di avere questo potere e di poter aiutare così tante persone.
Le Streghe fanno sempre del male, io sarò diversa.
Renderò il mio Marchio qualcosa di positivo. 
Chissà, forse un giorno saremo anche accettate.
Adesso vado, spero di scrivere al più presto.

David continuò a sfogliare quelle pagine, fino a quando le annotazioni giornaliere divennero settimanali e via via più rade, con le pagine che si riempivano di incantesimi e schizzi inquietanti. L'uomo non riusciva a capire quel cambiamento, cosa poteva accadere ad una ragazza così amorevole verso il prossimo divenire il mostro sanguinario di oggi?
«Un tempo era il mio diario, adesso è il mio grimorio... ormai la gente lo conosce come il Diario di Jane... le ultime cinque pagine contengono gli incantesimi più potenti che siano mai stati concepiti, ma... per qualche ragione sono completamente bianche. Forse qualcuno ha lanciato un sigillo, o semplicemente sono troppo debole per poterne usufruire. Non ne sono ancora sicura»
«Di che incantesimi si tratta?» chiese David, continuando a sfogliare fino ad arrivare alle cinque pagine bianche finali, che effettivamente erano consumate ma completamente pulite.
«Non li ricordo, è come se qualcuno li avesse rimossi dalla mia mente e dal Diario.»
«Esiste qualcosa per riportare in vita i morti? Per riportare in vita... mia figlia?»
«Conosco l'arte della necromanzia, ma riportare una persona in vita dal mondo dei morti non è semplice»
«Allora ti aiuterò. Io cercherò quello che ti serve e tu...aiuterai me»
Jane annuì, mentre David, leggermente tremante, sfogliava piano quelle pagine, fin quando, arrivando alla prima delle cinque, dei leggeri schizzi iniziarono ad apparire lentamente. L'uomo tentò di dargli un senso, ma non arrivò fin quando il disegno non fu completo: una foto di William, con delle note che riportavano un incantesimo per creare la vita dal nulla.
David non era sicuro, ma se quello che stava guardando rappresentava la verità, Will non era altro che un incantesimo, una creazione di Jane.


Il rumore della pioggia distoglieva Julian da qualsiasi pensiero, soprattutto dopo una lunga ed estenuante giornata di lavoro. Aveva trovato impiego in una importante ditta, ricevendo anche un paio di meritate promozioni che avevano aumentato sia il salario che il monte ore settimanali, ma a Julian non importava, avrebbe fatto di tutto per assicurare una vita agiata alla moglie e alla figlia. I problemi della vita in fondo si riducevano al lavoro, impegni familiari e niente più. 
Da quando l'uomo aveva trovato quell'importante lavoro, la famiglia aveva deciso di prendersi una pausa dal caos di città, scegliendo una casa situata nel bel mezzo della natura e degli alberi. Era letteralmente un paradiso: il profumo dell'erba, sentire il cinguettio degli uccelli ed essere svegliati semplicemente dai raggi del sole (questo quando la sveglia decideca di prendersi una vacanza)
Svegliarsi accanto a Melissa e Jill era la sensazione più bella del mondo, anche se quella mattina piovosa le donne della sua vita non erano al suo fianco. L'uomo pensò che erano già al piano di sotto a fare colazione, così si limitò ad osservare fuori dalla finestra ed osservare le gocce infrangersi sul vetro ed iniziare quella gara verso il punto più basso della finestra.
Julian osservava il riflesso dei suoi occhi verdi, ripensando al colore degli occhi di suo padre ed essendo fiero di portare lo stesso paio di occhi. In quel momento sentì la mancanza del suo vecchio, non sentiva di essere arrabbiato con lui per essere uscito a caccia, sentiva semplicemente la mancanza di quel padre che era stato l'unico genitore che aveva avuto, dato che la madre era stata uccisa da una Strega. Il padre di Julian era un noto Cacciatore, membro dell'Enclave così come il padre prima di lui e così per diverse generazioni, una sorta di eredità maledetta. L'infanzia del piccolo Julian non era stata per niente facile: allenamenti con armi bianche e da fuoco, sforzi fisici mirati per aumentare forza e resistenza, prove estenuanti sotto la pioggia, sopravvivenza nei boschi senza cibo né acqua, prove per sapersi orientare, combattimenti corpo a corpo o prove d'apnea... qualcosa degna della marina militare probabilmente. Tuttavia, sotto la facciata rude e severa di suo padre, si nascondeva un cuore ed un animo nobile, che avrebbe fatto tutto per proteggere quel figlio che amava così tanto... purtroppo Julian l'avrebbe capito troppo tardi, quando una spedizione guidata dal Gran Maestro Aloysius Knight sarebbe finita in tragedia, colpa del senso di altruismo del padre di Julian, che scelse di rimanere indietro per proteggere Knight, di cui era amico ormai da anni e lo reputava come un fratello. Julian non aveva mai incontrato nessuno dell'Enclave, ma sapeva che quel Gran Maestro era importante.
Ed adesso era lì, un Cacciatore che non uccideva, semplicemente una normale persona che osservava fuori dalla finestra di casa sua, pronto per scendere al piano di sotto per gustarsi la colazione e l'amore della moglie e della figlia... ma le cose non andarono come previsto. Una volta scese le scale, la scena che si palesò agli occhi di Julian fu terribile: Melissa e Jill ricoperte di sangue e prive di vita, giacevano entrambe sul freddo pavimento mentre una ragazza in lacrime di sangue e coperta da vesti logore bianche singhiozzava al centro della stanza. Il sangue si gelò nelle vene dell'uomo, che non voleva credere a quello che stava guardando. Sapeva benissimo che creatura era quella di fronte a lui: una Banshee, uno spirito di una Strega che era in una sorta di limbo tra la vita e la morte, uno spirito che si distingueva per i suoi pianti insanguinati e lamenti agghiaccianti, per poi attaccare con urla così strazianti da riuscire ad uccidere in pochi secondi. 
Ma perchè una Banshee era lì? Perchè aveva sterminato la sua famiglia? Non fece in tempo a chiederselo che la Strega alzò il velo trasparente che aveva di fronte al viso e, con le guance completamente vermiglie per via del sangue, sibilò qualcosa a Julian, parole che l'uomo non avrebbe mai dimenticato:
«Questo sarà il mio Marchio, figlio di Jonathan. Io ti maledico, in nome delle mie sorelle morte per mano di tuo padre! La tua esistenza sarà lunga e vivrai ogni singolo giorno questo momento, fin quando non cederai e sporcherai le tue stesse mani del colore scarlatto del sangue!»
Non appena la Banshee pronunciò queste parole, il petto di Julian iniziò a bruciare, fin quando un Marchio non si impresse nella sua pelle, Marchio che avrebbe portato a vita, a meno che non avrebbe posto fine all'esistenza di quella Banshee. Ne valeva la sua sanità mentale e soprattutto la vendetta della sua famiglia. L'essere davanti a lui iniziò a ridere, risata mista a quel pianto così inquietante ed assordante, per poi svanire in un esplosione di urla, lasciando il povero Julian a terra, vicino ai cadaveri insanguinati della sua famiglia mentre la visione della Strega che lacerava la pelle delle due ragazze si faceva strada nella mente dell'uomo, che alzò lo sguardo verso il soffitto e cacciò un urlo disumano.


Julian si risvegliò in un sedile passeggero di una jeep nera, madido di sudore e col respiro pesante. Guardò alla sua sinistra, riconoscendo i capelli ricci di Paul che continuava a guidare nonostante l'uomo si fosse appena svegliato urlando. 
«E' successo di nuovo, vero?» chiese il ragazzo, che era praticamente la spalla di Julian, conosciuto durante la liberazione di una casa infestata di una Banshee. Julian oggi era questo: un Cacciatore di Banshee, anche se a volte accettava diversi incarichi dall'Enclave in cambio di favori, informazioni o nuove avanzate armi nella lotta contro il soprannaturale.
«Come sempre» rispose lui, sospirando e voltandosi verso il finestrino.
«Sei sicuro? Di voler dare la caccia a tutte queste persone, intendo» chiese Paul, con una vena di preoccupazione nella voce. Anche lui aveva perso tutta la famiglia, trovando in Julian quello che si poteva definire uno zio, forse. 
«Ho ucciso molte Streghe, Banshee, Lamia e Streghe del Sonno, non saranno di certo queste due più qualche Cacciatore a preoccuparmi»
«Mi preoccupo più del Witcher a dire il vero... se solo viene a sapere dell'esistenza di Erik-»
«No» lo interruppe Julian, fissando ancora fuori dal finestrino «non serve che sappia che Erik sia vivo per innescare le maledizioni del Witcher... basta soltanto un piccolo, leggero contatto fisico»


Tutti erano ormai andati a dormire: Noah si era appisolato sul divano, mentre Sarah e Kristine avevano optato per il letto matrimoniale. Angel, invece, si era addormentato in una poltrona, nella posizione più scomoda del mondo. Tutti avevano ascoltato il racconto di Will, che narrava le vicende del suo passato: il vivere nel piccolo villaggio, lo scoprire dei suoi poteri, la conoscenza di Jane e il suo sentirsi accettato da parte sua, descrivendo un rapporto di intesa per poi ripudiare i suoi metodi sanguinari. Quando qualcuno chiedeva qualcosa della vita da bambino di Will, quest'ultimo non riusciva a dare una risposta precisa, restando sempre sul vago o non riuscendo a ricordare per niente, le uniche cose che sapeva riguardavano il suo essere ormai un ragazzo e i poteri esercitati solo con Jane, per poi passare le giornate come un normale paesano tra bar e passatempi vari.
Adesso era in quella cosa, l'unico ancora sveglio e uno dei pochi a chiedersi perché, durante il rogo di Jane, lui stesso si trasformò in una statua di cenere per poi risvegliarsi in quel tempo. Non riusciva a darsi una spiegazione, aveva analizzato ogni singola possibilità ma non era ancora arrivato ad una soluzione. Si alzò dalla sedia, dirigendosi verso il bianco ma venendo attirato dalla figura di Mikael in piedi, che osservava Sarah dormire mentre impugnava la sua spada in mano.
«Angel?» chiamò piano, per non svegliare le ragazze. Il ragazzo sussultò, voltandosi di scatto mentre la sua spada di cristallo scompariva dalle sue mani. Battè diverse volte le palpebre, per capire cosa ci facesse lì e cosa stava succedendo. «Stai bene?» chiese ancora Will, poggiandosi alla porta. Nonostante i primi problemi tra i due, dopo tentarono di capire le loro posizioni, con un Will molto più comprensivo rispetto ad Angel, che continuava ad essere sospettoso.
«Si... mi fa solo male la testa. Credo che andrò a fare un giro» rispose lui, con un tono che poteva essere scambiato facilmente per un post sbornia.
«Vuoi che ti accompagno?» Will si staccò dalla porta, avvicinandosi ad Angel nello stesso modo in cui si approccia un animale ferito, perché, dopotutto, l'espressione di Angel era quella: qualcuno di ferito, come se avesse rivissuto qualcosa di terribile o avesse assistito ad una scena straziante, forte.
«No... no, va bene così.»
«Come vuoi» rispose il ragazzo, mentre Angel indossava un giubbotto di pelle trovato nell'armadio di Matt e si dirigeva fuori.


Angel si guardò intorno, sentiva il rumore della pioggia e l'odore pungente del sangue. Il sole del mattino entrava dalle vetrate colorate, mentre una croce intarsiata si ergeva maestosa sopra un altare. Aveva le mani che facevano male, mentre un dolore dietro gli occhi gli dava la nausea. Non ricordava molto, l'unica cosa che riusciva a distinguere in quei dolori era un incubo così nitido da sembrare reale: la sua terra natia, i suoi genitori, Erik e la caccia... con la sola differenza che Erik stavolta era adulto. Da dietro, il tizio incappucciato che aveva affrontato affondava la spada nel petto di Erik, mentre dal cappuccio si intravedeva una figura scheletrica che ghignava. Successivamente lo scheletro che animava la tunica si sgretolava, finendo sul cadavere di Erik. Tutto questo mandato in un fastidioso loop.
Ma era solo un incubo. Il ragazzo si guardò intorno, riconoscendo le panche di una chiesa, semi distrutte e sparpagliate in tutta la struttura, mentre intorno al ragazzo, un mucchio di cadaveri di persone innocenti presentavano ferite mortali di arma da taglio. Angel continuò a guardarsi intorno, riconoscendo la sua spada sul pavimento... improvvisamente un lampo, ricordando alcune frammenti di quanto accaduto. Era quasi l'alba, la chiesa era aperta con dentro diversi fedeli mentre Angel entrava con la spada in pugno. Tutti lo osservarono, urlando, mentre il prete chiedeva il nome del ragazzo.
«Lucifer... Lucifer's Angel» rispose, per poi scagliarsi su ogni persona in quel luogo, ponendo fine alle loro vite.
 
 
Note dell'Autore
 
 
Avevo accennato qualche capitolo fa che c'era la remota possibilità di pubblicare in ritardo... beh, è successo! E mi scuso davvero, davvero tanto. Agosto e Settembre sono stati e sono ancora mesi molto pieni, in cui non ho avuto tempo per praticamente nulla. 
Adesso diciamo che la situazione è leggermente migliore, ma non assicuro un capitolo a settimana, ma uno ogni 10/15 giorni. Tenterò di ritornare alla pubblicazione settimanale quanto prima, vi ringrazio per la pazienza, davvero. E mi scuso per l'ennesima volta per il ritardo.
Ringrazio anche le persone che hanno messo la storia tra le seguite, ricordate e preferite durante la mia assenza e rinnovo i miei ringraziamenti alle persone che c'erano già!

Sorry (and thanks) guys! 

Marco / NeroNoctis
   
 
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