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Autore: DianaSpensierata    09/09/2016    2 recensioni
La magia può tutto. Ma a volte ci sono porte che sarebbe meglio non aprire.
Hermione Granger non è esattamente quella che si definirebbe una ragazza come tante. Oltre ad essere la prima in un lungo albero genealogico Babbano a portare i segni delle arti magiche, ha un cervello fuori dal comune, e ha affrontato pericoli straordinari, così lontani dalla tranquilla vita delle sue coetanee. È anche la migliore amica di Harry Potter, probabilmente il mago più famoso nel mondo magico dopo Silente. E dopo Lord Voldemort. Hermione ha imparato a pronunciare quel nome appena prima di scoprire di esservi legata da qualcosa più potente della paura, qualcosa più forte della sua amicizia con Harry. Perché, quello che nessuno sa, e che lei ha così accuratamente nascosto, è che in quella stanza dell’Ufficio Misteri c’era un’altra profezia. Una profezia che portava il suo nome.
Attenzione: alcune frasi dei dialoghi sono prese dall'opera originale di J. K. Rowling(più precisamente, dalla traduzione di Beatrice Masini), a cui riconosco pieni diritti delle stesse e che riporto senza la minima intenzione di mancare di rispetto all'autrice, ma semplicemente per rendere la mia fanfiction più aderente all'originale.
Genere: Dark, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti, Voldemort
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Profezie



Al numero quattro di Privet Drive, quel primo mese d’estate era trascorso piuttosto lentamente. Nessuna visita di elfi domestici o altre creature bizzarre, posta regolare dai suoi amici e dai membri dell’Ordine, articoli del Profeta che ora lo osannavano come un eroe, macchiando la carta riciclata di avvertimenti per tutte le famiglie di maghi e di notizie su come Lord Voldemort avesse già cominciato a stuzzicare con i suoi orrori il confine tra il mondo Babbano e quello magico. Nulla di tutto ciò sembrava turbare Harry; era ancora avvolto dalla coltre di dolore cieco che la morte di Sirius gli aveva lasciato; la quale, lo sentiva, veniva spesso ingigantita dal continuo sorvolare dei Dissennatori sui cieli di tutta Londra. Ora che un nuovo vuoto si era fatto strada nella sua vita e nel suo cuore, dopo quell’anno orribile, Harry avvertiva ancora di più l’effetto dei Dissennatori, e rimpinzarsi di cioccolato ad ogni ora del giorno non lo aiutava granchè. Lupin diceva che era normale, e che perlomeno, in casa dei suoi zii, era al sicuro. Un’altra ben magra consolazione.

A poco meno di un'ora di viaggio a bordo di un auto volante, l’estate fino a quel momento era stata un po’ più movimentata. Come in qualunque altra famiglia di maghi, il ritorno di Lord Voldemort si era fatto strada con prepotenza nelle vita alla Tana; la tensione era palpabile, dal sospiro di sollievo di Arthur Weasley quando apriva il Profeta la mattina e non vi trovata notizie gravi, dal così simile sospiro di Molly Weasley quando il marito rientrava a casa la sera, e dalle lancette di un orologio un po’ fuori dall’ordinario che puntavano insistentemente sulla scritta “pericolo mortale”. Sempre più rare erano le occhiate che ogni membro della famiglia vi lanciava, sempre più piccola la speranza che si spostassero.

Anni luce da un mondo in cui gli orologi davano simili indicazioni, ma non molti chilometri più a ovest, Hermione Granger controllava per la sesta volta di non aver lasciato nulla fuori dal baule. Avrebbe trascorso il resto dell’estate alla Tana con Ron, e presto li avrebbe raggiunti anche Harry, che sperava di trovare un po’ meno abbattuto.
Quell’anno a Hogwarts aveva lasciato il segno su tutti. La tensione sempre crescente a scuola, dall’assunzionie della Umbridge alle sue tirannie fino alla fuga di Silente; Hagrid, che di anno in anno sviluppava quel gigantesco talento a mettersi nei guai; gli esami, gli importantissimi G. U. F. O., i cui risultati continuavano a farsi attender; e ovviamente, quella terribile notte al Ministero.
Hermione non aveva visto Lord Voldemort: al momento del suo arrivo, era a terra, priva di sensi, colpita dalla maledizione silenziosa di Dolohov. Ma ricordava vividissimamente ogni cosa accaduta prima: il viaggio in groppa agli invisibili Thesral, la discesa nell’Ufficio Misteri, finchè non avevano trovato la porta giusta. La stanza delle profezie.
Hermione ricordava anche un’altra cosa, ma era l’unica dei presenti a conservarne l’immagine; l’unica, perché non ne aveva parlato con nessuno. In quel momento, così in bilico tra la vita e la morte, vedere una profezia targata con il suo nome l’aveva appena incuriosita, concentrata sul piano di Harry di distruggere gli scaffali. Non aveva esitato un attimo, pur sapendo che probabilmente la sua sfera si sarebbe rotta insieme a centinaia di altre. Eppure quando aveva capito di essere sopravvissuta anche a quello, il pensiero della profezia l’aveva tormentata. Tenuta sveglia. Dipinto i sogni del soggiorno nell’infemeria ogni notte dello stesso colore: quello del desiderio di conoscere.
E ricordava anche, ogni volta con la tensione che le mordeva il ventre da dentro, il momento in cui aveva deciso di parlarne con Silente.
Una parte di lei, piccola, ancora bambina, aveva sicuramente sperato che Silente non avesse le risposte che cercava. Non era stupida, aveva notato che qualcos’altro oltre alla morte di Sirius tormentava Harry da quel giorno, ed era sicura che c’entrasse con la profezia. Voleva bene a Harry ma non avrebbe retto un minuto a quasi nulla della sua segnata vita; lui era forte, più forte di quanto immaginasse. Lei era semplicemente determinata, e le due cose erano enormemente diverse.
Solo la dignità, continuava a credere, le aveva impedito di urlare alle parole udite nell’ufficio di Silente. Perché mai macchia più grande si era insinuata nella sua vita, nella sua mente e nella sua anima, mai un tale peso l’aveva ossessionata e terrorizzata. E ogni notte, e ogni minuto libero del giorno, continuava a risentire le parole di Silente.
« Hermione,  purtroppo i tuoi occhi non ti hanno tradita, quella notte, in quella stanza. Esiste veramente una profezia anche su di te, ma solo se sarai veramente convinta di volerla ascoltare, te ne parlerò. »
« Come fa a conoscerla, professore?»
« So che due anni fa hai abbandonato il corso di Divinazione » aveva sospirato con un sorriso stanco « per… come dire… sfiducia nelle doti di Veggenza della nostra Sibilla Cooman.» Hermione era arrossita leggermente. « Oh, non preoccuparti mia cara, io stesso ho dubitato di lei molto tempo prima che tu mettessi piede a Hogwarts.»
« E’ la verità?»
« Lo è, e non ho ancora deciso se vergognarmene o no. Per il momento, riferirò semplicemente i fatti. Sibilla porta nelle vene il sangue di una famosa Veggente…»
« Cassandra Cooman » aveva annuito Hermione.
« Esattamente. Vedi, non sempre le persone della tua famiglia ti trasmettono certe… caratteristiche, e capirne il percorso negli alberi genealogici diventa ancora più complicato quando si tratta di doti simli, già rare nel mondo magico. Così non fui sorpreso, quando la incontrai, di non vedere… beh, la Vista in lei » aveva sorriso. « Ma quella notte, Sibilla fece due profezie. »
« Due? ».
« Due » aveva confermato Silente. « E una, come ho capito, forse troppo tardi, forse troppo presto, riguardava te, Hermione.»
La ragazza era ammutolita. Qualcosa nel tono e nello sguardo triste di Silente diceva che non si trattava di nulla di buono, e aveva cercato di rimandare il momento in cui avrebbe saputo, chiedendo: « L’altra era su Harry, vero?»
Silente le aveva rivolto un rapido sorriso. « Perché negare ciò che è già stato compreso? Sì, riguardava Harry, e ho potuto riferirgliela tramite i miei ricordi. Ora, però, starà ad Harry se decidere di parlarvene o no. »
« Naturalmente » aveva annuito Hermione, piuttosto certa che al suo posto, quello in cui più o meno in effetti si sarebbe trovata a breve, non l’avrebbe fatto. « Dunque l’altra profezia…»
Silente si era alzato e aveva raggiunto un bacile di pietra, coperto di simboli nei quali Hermione aveva riconosciuto le Antiche Rune. Aveva già cominciato a decifrare le prime quando qualcosa all’interno del bacile aveva attirato la sua attenzione. « Quello è… »
« Il Pensatoio, sì » aveva confermato Silente.
E pochi secondi dopo, con la voce alterata dalle sue stesse parole, Sibilla aveva pronunciato la profezia che avrebbe cambiato per sempre la vita di Hermione.




Nota dell'autrice
Ciao a tutti! Sono completamente nuova alle ff su Harry Potter. E' una passione nata negli ultimi mesi (sebbene mi dicano che sono troppo vecchia per queste cose, ma non credo sia mai vero), e per quelli di voi che sono in quel mondo da molto più tempo, chiedo... pietà! Ma anche una mano. Se trovate qualche incongruenza o qualcosa che secondo voi si distacca troppo dal personaggio, vi invito a farmelo sapere, ogni critica mi aiuterà enormemente! D'altronde, inserirsi tra le righe di J. K. Rowling in persona non è così semplice... spero recensiate in tanti!
Alla prossima
DS
   
 
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