Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: SkyDream    09/09/2016    3 recensioni
A Osaka, per varie notti, si susseguono omicidi sospetti che hanno in comune una cosa sola: un trattino blu sotto la nuca.
E' opera della Blue Spread, una pericolosa banda che sta mettendo a punto una macchina delle torture che usa delle microonde.
Heiji, che ha partecipato alle indagini, viene mandato a Kyoto con la scusa di recuperare delle materie scolastiche e suo padre gli vieta di sentire Kazuha.
Il detective capisce che sono solo misure di sicurezza e non si arrende.
Peccato che il destino abbia piani sadici per lui e la sua amica.
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Raccolta storie su Heiji e Kazuha'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Blood in my Eyes-
-Scoperta-

 
L’alba ti svegliò insieme al lieve venticello che cominciava a sollevarsi.
Ti alzasti, dalla finestra potevi vedere i colori chiari del sole che abbracciavano i tetti bassi delle case, le ombre lunghe per le strade che andavano via via accorciandosi, i fiori di ciliegio che volteggiavano lentamente. Il silenzio stagnante di Kyoto, come se i suoi abitanti fossero eternamente in preghiera.
La signorina con la coda di cavallo, quella che la settimana prima avevi scambiato per Kazuha, aprì l’Internet Cafè.
Decidesti di vestirti e di andare a fare colazione decentemente.
Era passata una settimana da quando casa Nakama era diventata la tua nuova dimora.
Lascasti un biglietto a Kamai, anche se sapevi che era inutile. Aveva ormai capito che era inutile cercare di tenerti lontano dalle indagini, sarebbe stato controproducente.
Piuttosto, era ormai una settimana che non andavi a scuola. Che non incontravi Ichiro, Sugu e gli altri ragazzi del club di kendo.
Una settimana che non impugnavi la tua katana.
 
«Buongiorno Heiji, anche questa mattina di buon ora» Ti sorrise la ragazza, aprì le finestre e fece arieggiare il locale.
«La luce del sole continua a svegliarmi ogni mattina» ti giustificasti strofinando gli occhi, lei si avvicinò pericolosamente e si sedette accanto a te.
«Il tuo accento del Kansai è veramente forte, ma io lo trovo estremamente sensuale» soffiò al tuo orecchio senza risparmiarsi il sorriso pieno di malizia.
Rimanesti in silenzio, non sapendo cosa dire.
«E quindi, Heiji, ormai ci conosciamo da un po’».
«Un po’ una settimana…»correggesti fissando lo schermo.
«Mi piacerebbe sapere qualcosa in più di te, soprattutto se hai intenzione di restare qui».
«Non proprio…»aggiungesti vago, aumentando la tua concentrazione verso ciò che scorreva davanti i tuoi occhi.
“Database Polizia Osaka”. Si, ma quale era la password di tuo padre?
«Hai fretta di tornare lì? Pensavo cominciasse a piacerti questo posto, magari potrei portarti a vedere i tempi e i torii rossi.*
«Sì» rispondesti alla prima domanda, senza ascoltare altro.
«Quindi non tornerai a Osaka, no?» chiese ancora con insistenza mentre stringeva un vassoio.
La vocina urtante con cui parlava non ti permetteva di pensare.
«Sì, torno a Osaka il prima possibile. Perché sto cominciando a perdere la pazienza dietro questo rottame di computer, perché rivoglio i miei biscotti alla cannella e preferibilmente anche chi li cucina» dicesti tutto d’un fiato, senza collegare neuroni e cuore. Parlò solo il cuore in quel momento, forse perché erano appena le sette del mattino o forse perché il cervello era già abbastanza impegnato.
Fatto sta che in quell’istante cadde un silenzio assordante.
La cameriera, in piedi davanti a te, rimase muta e poi tornò dietro il bancone, cominciando a ripulire il tutto.
Presto i primi anziani cominciarono ad entrare chiedendo tazze calde di tè verde, furono seguiti da uomini in camicia e cravatta che ordinarono un caffè e parecchi bambini che venivano a prendere la colazione.
Onigiri, nattō, tamagoyaki* e ciotole di riso fumante.
 

«Cosa faremo quando arriveremo lì?» chiese Duth mentre era tranquillamente sdraiato sul retro della macchina.
«Tu prenderai la ragazza, io e Jophiel il ragazzo. Li chiudiamo in macchina e li portiamo fino alla centrale di Kyoto. Da lì decideremo se portarli a Osaka e come. Intanto possiamo interrogarli» rispose Aihel mentre si rigirava la sigaretta tra le mani.
«Portarli a Osaka è troppo rischioso. Abbiamo i prototipi anche qui a Kyoto. Piuttosto grava il piede sull’acceleratore, se non ci muoviamo la signorina la perdiamo di vista» Jophiel guardò in alto dalla decappottabile, le nuvole si avvicinavano tra loro sempre più grigie.
Il sole sarebbe stato presto oscurato.
Abbassò lo sguardo, la lunga treccia rossa che poggiava sulla spalla destra continuava a rimbalzare a ritmo con gli scossoni della macchina.
Non tagliava i capelli da quanti anni? Otto?
Da quando aveva scoperto che era stata lei a commettere quell’orrore.
Non poteva ricordarlo, a quei tempi fumava erba e si ubriacava facilmente.
Eppure si chiedeva come aveva potuto dimenticare una cosa simile.
 

 «Buongiorno!» trillò allegra all’autista del taxi.
«Osaka?» rispose quello annoiato ma riconoscendo l’accento, si grattò la pancia e allungò una mano verso il pacchetto di patatine che era posteggiato sul cruscotto dell’auto gialla.
«Sì, vengo da Osaka e ho una certa fretta. Potrebbe portarmi a maru-cho? Dovrebbe starci un certo Nakama» chiese Kazuha uscendo un bigliettino scribacchiato di fretta.
Avere i suoi fidati amici all’interno della centrale si era rivelato utile per scoprire il nome e cognome del signore che ospitava Heiji. Poi affidarsi all’elenco telefonico online non era stato difficile, non esistevano troppi Nakama Kamai e quello in questione era l’unico ad essere stato nella polizia.
Bingo!
«Sì, sì ci abita Nakama. Fossi in te non lo disturberei per cavolate, se vuoi il consiglio di una persona saggia» sbadigliò quello chiudendo il sacchetto di patatine e mettendo in moto l’auto.
«Devo rivedere un amico speciale» sospirò quella guardando il cielo di Kyoto. Le nuvole andavano via via a infittirsi, eppure il sole era ancora ben visibile.
 
Casa Nakama era modesta, tranne che per un macchinone posteggiato lì accanto. Bussò più volte alla porta finchè un uomo non aprì con fare scocciato.
«Vi ho già detto che di aspirapolveri telecomandate non ne ho bisogno» sbuffò esasperato. Alzò lo sguardo verso Kazuha, poi lo spostò sulla valigia rosa che trasportava.
«E tu chi cavolo sei?» domandò senza aprire la porta del tutto.
«Kazuha Toyama, amica di Heiji!»
«Ah, quella della foto»
«Quale foto?»
«Pensavo fossi la sua ragazza» disse Nakama aprendo di più l’uscio e facendo accomodare Kazuha dentro casa.
«No, no…siamo solo amici d’infanzia» sospirò lei mentre sentiva le guance arrossire. Trascinò dentro la valigia ed entrò in camera di Heiji preceduta dal padrone di casa.
Nakama si voltò verso di lei con un sorriso malizioso.
«Ho una certa idea…»
 Eri da poco riuscito a scoprire la password di tuo padre e a liberarti della ragazza dalla coda di cavallo che continuava ad importunarti.
Dei biscotti alla cannella non era rimasto più nulla, solo briciole e profumo.
Le scritte scorrevano bianco su nero davanti i tuoi occhi, tornato a Osaka ti avrebbe aspettato una bella visita dall’oculista.
Il vociare e l’andirivieni della gente ti sfiorava appena, come faceva uno spiffero di vento che filtrava dalla finestra.
Non avevi scoperto molto, se non che alcuni cadaveri avevano presentato dei segni di violenza prima della morte, e che diciassette anni fa era stata uccisa una donna e il suo bambino. Da lì si era ipotizzata l’idea di una banda, ma era ancora tutto incerto e il caso fu archiviato insieme agli altri.
«Torna a casa...» disse una voce alle tue spalle, dal riflesso dello schermo vedesti una ragazza dalla coda di cavallo.
«Non sono ancora le tredici, avete ancora un ora di tempo prima di chiudere» rispondesti scocciato.
«Ti prego, Hei-chan»
Ti voltasti di scatto, la guardasti come congelato.
Ti avrebbe trovato anche in capo al mondo, ne eri certo ma…avresti mai pensato che sarebbe venuta fin lì?
«Cosa ci fai qui tu?»
«Sono venuta a prenderti»
Parliamoci chiaro, Heiji, se non fosse stato per il tuo maledetto orgoglio ti saresti già buttato su di lei e avresti affondato il viso sull’incavo del suo collo. Poi avresti permesso a una lacrima di commozione di uscire.
Ma no, eh no, tu sei Heiji Hattori.
«Bhe, non posso tornare a casa. Quindi tornaci da sola»
«Forse non mi hai capita. Non sono venuta a chiederti di tornare, sono venuta a prenderti. Io non tornerò a casa senza di te» rispose decisa, i pugni chiusi lungo i fianchi come faceva sempre quando litigavate.
«Ho da fare qui a Kyoto»
«Cavolate!»
«Che cosa hai detto?» urlasti. Non che volessi urlare veramente in viso, ma le circostanze ti avevano mandato in pappa il cervello.
Tra mente e cuore stava infuriando una battaglia bella e buona.
«Ho detto che non voglio tornare a Osaka senza di te, stupido»
E lì, mentre le lacrime e i singhiozzi cominciavano a scuoterla, ti alzasti e le stringesti un polso.
Pochi secondi dopo eravate già fuori dal locale, correvi trascinandotela dietro tra le vie desolate di Kyoto, ti fermasti dentro un vicolo secondario e lasciasti che le tue braccia la avvolgessero.
Al diavolo il conto, l’orgoglio e la sicurezza.
Ti mandasti al diavolo da solo, Heiji.
Lei non smise di singhiozzare, anzi si strinse alla tua maglietta stropicciandola con le mani.
«Kazuha…»Non avevi ancora pronunciato il suo nome, uscì con dolcezza e disperazione dalle tue labbra. Le braccia, d’istinto, la strinsero ancora fino a costringerla ad affondare il viso nel tuo petto.
Sentivi il suo calore al centro dello sterno, prendesti il capello che era sulla sua testa e te lo infilasti al contrario sulla tua.
«Va tutto bene, scema» le sussurrasti scompigliandole i capelli e la coda. «Smettila ora di piangere, non sono mica morto»
Eppure quella sembrava la previsione del tuo destino
Sembravano le tristi parole di chi sa già cosa lo aspetterà
Senza essere conscio di come la sorte possa accomunare due persone
 
 
Il pomeriggio passò in fretta, seduti sul divano a chiacchierare con Kamai delle avventure tue e di Kazuha.
Eri certo di averlo visto sorridere ogni volta che lei raccontava qualcosa di particolarmente interessante, come la volta in cui eravate a un passo dalla morte, o appesi a un ramo.
Sorrideva, come chi sa già come finirà tra quelle persone.
Ma sei abbastanza tonno da non aver capito che Kamai sapeva già che sentimento legava te e Kazuha.
«Si è fatto tardi, Heiji, cosa ne pensi di far vedere i torii**a Kazuha? Di sera si illuminano e riflettono sul lago. Sono stupendi» propose Nakama alzandosi e pensando di farsi una doccia rilassante.
«Non è un’idea malvagia» constatò Kazuha guardandoti con occhi vispi.
Sarebbe stato un po’ imbarazzante portarla a vedere uno spettacolo così romantico, da soli per giunta, ma per lei lo avresti fatto.
Solo per lei, che sia chiaro!
Le buttasti addosso la giacca e ti infilasti la felpa con fare scocciato.
«Quanto sei rompiscatole!»esclamasti fintamente scocciato, ma lei era già sulla soglia della porta che salutava con la mano Nakama e gli prometteva di tornare prima di cena, così da potergli cucinare lei qualche specialità.
Magari degli udon***, o dei biscotti alla cannella. Ci avresti cenato con quei biscotti, seriamente.
 
Le strade buie erano illuminate da pochi lampioni e da qualche faro delle rare macchine che passavano, alcune bancarelle di pesce e tempura facevano sfrigolare l’olio invadendo di profumi vari l’aria fresca di Kyoto.
«Kazuha, non passare avanti senza di me»
«Sei lentissimo, Heiji!»
«Sei tu che corri troppo»
Alzasti lo sguardo, aveva il viso illuminato dal lampione, le lunghe ciglia che proiettavano ombra sugli occhi verdi, il sorriso disteso e le guance lievemente arrossate.
Poi accadde tutto in un momento, come nelle canzoni tranquille che improvvisamente si interrompono e ricominciano con un tono duro.
Ecco che un uomo di parecchie spanne più alte la abbracciò da dietro, la bloccò con il suo corpo e le cacciò una pillola in bocca.
Lei chiuse gli occhi e si accasciò in avanti senza dire una parola.
Cercasti di muoverti, ma avevi le braccia bloccate da qualcuno. Una donna si parò davanti a te, aveva un lungo mantello blu, i suoi capelli corti e biondi sembravano filamenti di stelle nel buio.
Sorrise, mostrò una fila di denti bianchissimi e poi brandì un bastone con decisione, divaricando leggermente le gambe, con un saltello fu accanto a te e ti colpì con forza.
Sentisti il tuo corpo distendersi per terra, cercasti di protendere una mano verso Kazuha, ma di lei era rimasto solo il fiocco che le chiudeva i capelli nella solita coda ordinata.
Chiudesti gli occhi.
 
“Non toccarmi, non toccarmi…” chiese flebile lei.
 “Ancora un po’, poi ti lascerò andare” rispose lui ansimando.
“Basta, non  reggo più, basta” la voce ridotta a un sussurro.
“Basta…” Questa volta era la voce di una donna.
«Ancora un po’»
« La ucciderai così, smettila»
Aprì il palmo della mano, cercò un appiglio ma le scivolò. Era grondante di sangue, sentì qualcosa salirle dallo stomaco e poi sputò un grumo rosso sul pavimento sporco.
Le sue braccia nude tremarono, aprì la bocca ma uscirono piccoli rivoli di sangue caldo. Davanti a se un uomo rise, le mani umide che la colpivano, picchiavano senza paura.
La visuale era confusa, le pareti che le vorticavano attorno come in una lavatrice, si poggiò esausta al muro cercando di fare mente locale.
«Heiji…» pronunciò lentamente, sentì il cuore battere forte, le gambe bruciare come marchiate a fuoco, le corde che le legavano le caviglie le avevano stracciato la pelle scoprendole la carne viva che pulsava e bruciava.
«Ti avevo detto di non parlare.» Ecco che la prese dalle spalle e la sollevò con facilità, non lo riuscì a vedere in faccia, non con gli occhi che piangevano.
Lacrime di sangue

Il Dizionario di SkyDream
*Onigiri: Polpette di riso
Nattō: Piatto viscido a base di fagioli rossi
Tamagoyaki: Omelette di cui Heiji è ghiotto.
**
Torii:Templi rossi giapponesi 
***
Udon: Spaghetti in brodo

Angolo autrice
Eh sì, finalmente dopo tre capitoli un po' di movimento!
Per colpa del maltempo -non a caso odio la pioggia- ho perso due capitoli...
Quindi spero di riuscire a scriverli entro quattro giorni, almeno uno ahahah
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Bacini e biscottini 
-SkyDream-

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: SkyDream