Eccoci alla quarantunesima puntata, ricca di colpi di scena.
Un grazie di cuore a Silen Arpia, che ha betato amorevolmente questo capitolo, e grazie anche a tutti quelli che continuano a seguire questa looooong fiction a tre anni dall'inizio della sua pubblicazione. |
PROFEZIE
Riassunto delle puntate precedenti
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a impadronirsi del Cuore di Kandrakar e a sostituirsi ad Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. Carol si è opposta, ed è stata costretta con l'ipnosi. Vera e Wanda hanno sottratto il Cuore di Kandrakar a Will. Il giorno dopo, ritrovatesi davanti allo specchio magico della libreria, le W.I.T.C.H. assistono alla trasformazione delle loro gocce in copie delle guardiane e della regina, ed alla loro partenza per Meridian, in contemporanea all'arrivo di Elyon a Heatherfield. A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura; pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto. A Heatherfield, rifugiatasi con i genitori nella sua vecchia casa, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, contenuta in disegni e frasi casuali, la cui interpretazione fino a quel punto era ambigua; a priori, si poteva pensare che sarebbero state le stesse Elyon e le Witch a instaurare una tirannia nel metamondo. Inoltre, la profezia prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza, ma Will non si rassegna. Facendo un sopralluogo nella casa delle Gocce a Midgale, Hay Lin percepisce frammenti di ricordi contraddittori: le sembra che Vera sia cambiata subito dopo l'ultimo incontro con Elyon. Questa non sa dare spiegazioni convincenti del cambiamento, ma non sembra risentita per il tradimento. L'Oracolo convoca Elyon, e le impone di recuperare al più presto il Cuore di Kandrakar, pena il carcere. Le WITCH si offrono di accompagnarla nell'impresa, ma lei intende tentare da sola. Rimaste sole, Cornelia insiste con Taranee perchè la aiuti a contattare Caleb con il portale al Ye Olde bookshop. Il suo tentativo ha successo, e Caleb può teletrasferirsi da Elyon, che gli dà istruzione di tornare a Meridian per sconsigliare qualunque rivolta prima del suo stesso ritorno. |
Cap. 41
Corpo astrale
Heatherfield, casa Portrait
Venerdì notte.
Il chiarore dei lampioni attraverso le tende illumina un biglietto
lasciato sul comò della cameretta di Elyon. Sulla carta da
lettere dal delicato motivo a coniglietti bianchi è vergato:
Cara mamma, caro papà, se non mi troverete nel letto, sappiate
che sono andata a Meridian.
Se sono partita di nascosto, senza aspettare domenica, sappiate
che l’ho fatto per non farmi seguire né da voi, né dalle
amiche guardiane: non voglio che nessuno corra rischi cercando di seguirmi.
Ho un piano preciso, e la furtività sarà la mia migliore
alleata.
Vi bacio con amore, Elyon.
Nello stesso momento, ad un mondo di distanza, lei sta affrontando la
tenue luminescenza verdina degli immensi sotterranei di Meridian.
C’è anche un secondo motivo perché ha preferito partire da sola: non è molto dignitoso che una regina si faccia vedere nella forma di un topo. Ricorda perfettamente quei cunicoli: ha imparato a memoria le loro mappe custodite nel palazzo, li ha attraversati decine di volte con il suo corpo astrale, li ha percorsi con la sua identità segreta di roditore, si è infilata nei sottili meandri lasciati tra i pietroni da costruzione, ha seguito cunicoli e falde che drenano l’acqua dal palazzo. |
Questa notte, assieme alla forma umana, ha anche abbandonato le gallerie
pedonali; sa che sono chiuse da portoni che giacciono esattamente in corrispondenza
della barriera contro il teletrasporto che avvolge tutto il palazzo fino
ai sotterranei più profondi, e sono sorvegliati dai più sofisticati
allarmi che la magia di Meridian possa escogitare.
Ormai questa barriera è alle sue spalle, o forse dovrebbe dire
dietro la sua coda. Però, per trasferirsi nel palazzo, deve
prima riassumere forma umana. Gli incantesimi tentati dai topi riescono
raramente a fare più che i buchi nel formaggio.
Risale il meandro mentre i suoi sensi sondano il buio, finché
le sue vibrisse le rivelano che si allarga. Quando intuisce di essere arrivata
alla base della torre est, cerca a tentoni un buon appoggio per i piedi;
ora che c’è abbastanza spazio, può riprendere forma umana.
Con il luccichio della trasformazione, la cavità vede per un
attimo la sua prima luce dalla costruzione del palazzo. E’ stretta, alta,
aderente alle fondazioni della torre; alcuni scoli scaricano rivoletti
d’acqua, e si può giurare che non è sempre pulita.
Ora Elyon indossa una tuta impermeabile da speleologo di un vivace
colore arancione che nessuno vedrà mai nell’oscurità completa;
una cuffia nera e lucida raccoglie e appiattisce la massa voluminosa dei
suoi capelli.
E’ sudata, ma è meglio che quest’acqua lurida non venga a contatto
con lei.
E’ difficile restare in piedi nel buio su un masso irregolare; eppure
non c’è scelta. O meglio, l’unica alternativa sarebbe restare un
ratto e risalire gli scarichi., ma il suo stomaco e la sua immaginazione
non glielo permettono.
Il distacco del corpo astrale è sempre un momento emozionante.
Il buio sembra rischiarato da un chiarore azzurrino che non è vera
luce, ma una percezione dei potenziali che tengono unita la materia.
Il corpo astrale è libero dal vincolo della gravità.
Guarda il suo corpo fisico in piedi su una roccia scivolosa, bardato in
modo ridicolo. Sì, è contenta che non ci sia nessun altro
a vederla.
Quando decide di muoversi, attraversa metri e metri di granito monolitico
senza trovare ostacolo, finché emerge in un locale interno. Lo ha
già visto: è un tempietto-ambulatorio dove i maggiori guaritori
della città mettono le loro arti a disposizione di chi ne ha bisogno.
Per tradizione, anche le regine del passato hanno prestato lì la
loro opera, ed anche lei avrebbe presto cominciato a farlo.
Lo spirito levita a due metri dal pavimento, attraversa la porta chiusa,
poi risale velocemente attraverso il soffitto.
Spavento!!! Strani lampi e lobi la avvolgono. Forme rosse, bianche,
marroni.
Ma è solo un attimo. Appena portatasi più in alto, si
guarda indietro: ha attraversato il corpo di una guardia, senza che l’uomo
se ne rendesse conto. Oggi sembra la giornata delle emozioni forti.
Molte delle statue, dei gargoyles, dei ritratti sembrano avere gli
occhi luminosi. Questa parvenza di vita fa parte del sistema di allarme
interno, ma nessuno di questi sensori può percepire l’intrusione
di un corpo astrale. Si chiede se è già successo che altre
entità vaghino inosservate nel palazzo, spiando gli abitanti inconsapevoli
ed i loro momenti intimi.
Spinta dalla nostalgia, decide di fluttuare su per le scale con un’elegante
e lenta traiettoria ad elica, e arriva fin davanti all’alta porta a sesto
acuto della sala del trono.
Appena messo il naso al di là del battente, si accorge che il
locale è illuminato. E quella là davanti, sola in piena notte,
è lei… cioè deve essere Vera, che imita perfettamente il
suo aspetto.
Perfettamente? Forse no. Elyon non crede che quell’espressione così
ansiosa e indecisa sia sua. Ma, in fondo, non credeva nemmeno tante altre
cose su di sé.
La regina fasulla ha aperto un elegante cofanetto su un lato del trono,
e sta contemplando il contenuto, combattuta.
Elyon non ha bisogno della telepatia per immaginare cosa stia pensando
la sua controfigura: che in quel cofano è custodito il fulcro del
potere di Meridian, la Corona di Luce, ma lei ha un sacro terrore di usurparla.
Ad un certo punto, Vera guarda sorpresa verso la porta. Ha percepito
qualcosa?
Elyon esce immediatamente dalla stanza, e aspetta un po’, con il cuore
in gola.
Dopo qualche secondo in cui non succede niente, si tranquillizza, e
fa il punto della situazione.
Ora sa dov’è Vera, e le starà ben lontana; non è
lei che vuole. E’ certa che il Cuore di Kandrakar sia nelle mani di Wanda.
Il corpo astrale accelera, percorrendo i corridoi con velocità
assurda. Pochi istanti bastano per superare guardie impegnate in doverosi
giri di ronda, e poi salire in verticale nella tromba dello scalone fino
al pianerottolo familiare con le tre camere che erano usate da Miriadel,
Alborn e Nagadir.
Decide di cominciare dalla sua sinistra.
Attraversando la porta chiusa, sorvola il letto di quella che sembra
la guardiana Irma, ma senza alette, che sta sensualmente abbracciando un
cuscino.
Il letto accanto, probabilmente quello di Wanda, è vuoto. Perfetto!
Nella seconda camera, in un grande letto a due piazze, vede due figure
dormire. Taranee… no, è Therese con l’aspetto di Taranee trasformata,
anche lei senza alette. Quella accanto a lei è certamente Pao Chai.
Nella terza camera trova Carol con le sembianze di Cornelia. Il suo
sonno è agitato: si rivolta nel letto, spostandosi i lunghissimi
capelli dal viso.
Meglio non perdere tempo: forse i minuti che ha per localizzare Wanda
sono contati.
Lo spirito accelera. Percorre scale e corridoi con velocità folle
senza percepire neppure una brezza sul viso, nel più assurdo silenzio,
passando sotto lo sguardo di occhi luminosi, attraverso fili di energia
e reti luccicanti di ectoplasmi.
In alcuni corridoi vede guardie camminare, alzando la mano in punti
prestabiliti per farsi riconoscere dai sistemi di allarme; in altri, le
guardie stanno sdraiate a sonnecchiare su lussuosi divani.
Fannulloni! E’ per questo che vi pago?
Il tempo prezioso sta passando, e non ha ancora trovato Wanda. Si è
forse resa invisibile, o era solo andata in bagno? Forse è meglio
ripassare in camera...
Mentre sta virando per tornare indietro, un fioco rumore di passi attira
la sua attenzione. Proviene dal corridoio che collega la torre nord con
la torre nordest.
Elyon li segue, e i passi si fanno più definiti: lenti, in qualche
modo familiari; ora sembrano salire sullo scalone a chiocciola.
Appena voltato l’angolo della torre, ogni suono scompare. La persona
dev’essere molto vicina: a breve distanza, lo stesso trucco ipnotico dell’invisibilità
copre anche il rumore dei passi.
Volteggia lentamente su per le scale, allargando le braccia. Riuscirà
a percepire una persona invisibile, se la tocca col corpo astrale? Forse
no…
Un piano, due, tre… niente. Si ferma incerta, fluttuando.
D’improvviso, nota un filo di luce sotto una porta accanto a sé.
La biblioteca proibita! Deve sapere chi è entrato!
Il corpo astrale attraversa la porta. Davanti a sé, vede il tavolone
di legno scuro sul quale ha passato tante delle sue serate.
La stanza a forma di anello le è ben familiare: occupa lo spazio
tra il vano scale circolare ed il perimetro esterno della torre.
Gli scaffali sono come i raggi di una ruota, e lasciano correre un
corridoio attorno al muro del vano scale, anche questo rivestito da strati
di mensole curvate su misura.
Una luce fluorescente proviene da dietro la curva.
Eccola: è Cornelia, no Carol, con la sua calzamaglia a righe
che si intravede attraverso la lunga gonna viola, e le sue belle alette
da guardiana che, nei passaggi stretti, devono darle non poco fastidio.
Sta scrutando i dorsi dei libri. Poi fa la sua scelta: allunga le mani
verso quello più antico ed ornato, lo apre, scorre rapidamente le
prime due pagine, poi passa alla terza.
Non posso permetterlo! Il corpo astrale di Elyon appoggia i
piedi a terra e si rende visibile. Sembra indossare una pesante vestaglia
che ricorda di avere lasciato nel suo alloggio.
“Ciao, Cornelia”.
L’altra trasale. “EH!?! Ma… Oh, mi hai spaventata!”. Si rigira in mano
il pesante volume, come se non sapesse dove farlo sparire. Sembra una altissima
bambina colta a rubare i soldi dalla borsetta della mamma.
“Perché sei qui?”.
“Io… io non riuscivo a dormire… e quindi ho cercato qualcosa da leggere.
Io…”. Gira il volume verso di lei. “… mi chiedevo se fosse interessante”.
Tenta un’espressione ingenua. “Racconta leggende del metamondo?”.
“Carol, guardami negli occhi. Quello è un libro di magia nera.
E’ proibitissimo!”.
“Ah… non avevo capito…”.
“E lo è per ottime ragioni: i rituali lì descritti comportano
contatti con demoni che influenzano la volontà. E poi, è
scritto in una lingua antichissima, non più in uso. Come avresti
fatto a leggerlo?”.
Un vago sguardo di sospetto traspare dall’espressione colpevole di
Carol. “Ho sondato la memoria di molti dignitari, come mi hai detto tu.
E, tra ciò che vi ho trovato, c’era anche la memoria delle lingue
antiche. Sapevo che questa conoscenza non serviva alle altre, e così
la ho tenuta per me”.
“Allora, Carol, io non voglio che tu legga molte delle cose custodite
qui dentro. La conoscenza è un cammino nel quale non sempre si può
tornare indietro. Qui, e in tutto il metamondo, i libri di magia sono sottoposti
ad una censura severissima, solo pochi sono approvati, e si trovano in
vendita nelle librerie della città. Perché non compri uno
di quelli?”.
La guarda stranita. “E’ un’autorizzazione a girare liberamente per
Meridian?”.
Elyon intuisce il suo errore. “Aspetta, su quegli scaffali ci sono
libri terrestri”. Scruta i titoli. “Non ti interessa la storia di Evita
Peron?”.
“Già letta a Midgale”.
Elyon cerca su un altro scaffale. “Una storia di Meridian?”.
“Forse…”.
“Ecco, leggi questa, è interessantissima”, le fa l’occhiolino,
“Ti risolverà ogni problema di insonnia”.
Elyon allunga una mano per afferrare il pesante volume. NO! La
mano è penetrata nel libro.
Carol se ne è accorta? Sì, ha sbarrato gli occhi come
davanti ad un fantasma.
“Tu...”.
Oddio, cosa mi invento adesso? “Scusa, scusa… non volevo spaventarti.
Vedi, io sono ancora in camera mia, sotto le coperte… ma neanche io dormivo
bene, perciò ho lasciato vagare il mio corpo astrale per i corridoi”.
Sorrisone di circostanza. “Ma tranquilla, se non mordo quando ho il mio
corpo fisico, men che meno morderò con questo”, dice terminando
con una risatina tirata.
Carol la ricambia con uno sguardo di malcelato sospetto. “Va bene…
Vera. Vada per la Storia di Meridian”.
“Brava, cara. Torna in camera”. Istintivamente le sfiora un braccio.
Errore! L’altra fa un balzo di lato, mentre vede la mano attraversarla.
“Oh… scusa di nuovo!”. Stupida Elyon, stupida! Lo stesso errore
per ben due volte!
L’altra la guarda sempre più incerta.
Elyon percepisce il suo pensiero: ‘Perché è così
amichevole?’.
Già: Vera e Carol non sono mai andate d’accordo. Per non essere
riconosciuta, deve cambiare modo di fare. “Allora, torna a dormire, e ricorda:
questa biblioteca è vietata!”.
“Buonanotte”, risponde la guardiana con lo sguardo di nuovo altero;
afferra il volume e lo fa sparire nella mano come per uno straordinario
gioco di prestigio.
Le lancia un’ultima occhiata da chi sei tu?, poi si volta e
attraversa la porta chiusa.
Oh lune dei cieli, mi sa che mi sono tradita!
Il corpo astrale, di nuovo invisibile, segue Carol che cammina lentamente
fino al suo alloggio, lanciando frequenti occhiate a vuoto dietro di sé.
La vede entrare nella sua camera. Bene, sembra che non darà
l’allarme, quindi…
Voci! Non è un battibecco sommesso quello che si sente da dentro
la stanza? Chi può essere… Merita un’occhiata!
Il corpo astrale attraversa il muro.
Nella camera fiocamente illuminata, quelle che sembrano le guardiane
Will e Cornelia si stanno fronteggiando erte in tutta la loro altezza.
“Sono stata in biblioteca! Mi sorvegli anche di notte?”.
“A buona ragione! Sai che la biblioteca è vietata! Dovrò
riferirlo a Vera”.
“Ah, sì, riferiscile anche che la ho incontrata lì, e
che mi ha dato un libro lei stessa”. Nelle sue mani si materializza il
tomo.
Wanda la guarda con ira. “E così, io devo perdere il sonno per
fare la ronda, mentre tu lo perdi per quello che non hai fatto quando eri
a scuola”.
“Potresti anche tu”.
“No. Non si può contare su di te!”.
Le due si scambiano sguardi risentiti, poi Wanda gira i tacchi ed esce
dalla porta, una volta tanto nel modo tradizionale, poi svolta verso la
sua camera.
E’ il momento di tentare! Nel tempo di un pensiero, il corpo astrale
attraversa strati di muri e pavimenti, si riunisce al corpo fisico, poi
si disloca alle spalle di Wanda.
Maledizione, ho ancora addosso la tuta da speleologo! In un
attimo, l’aspetto di Elyon muta come se indossasse una vestaglia.
Forse ha fatto qualche rumore, o forse il baluginio si è riflesso
sulle finiture di marmo lucido ed oro.
Wanda la percepisce, e si volta stupita. “Luce?”.
Cosa dire? Un piano, uno straccio di frase… “Sì, sono
io. Non riuscivo a dormire, cercavo proprio te”.
Wanda la scruta stupita. “Purtroppo non sono brava con le ninnananne”.
Elyon fa un sorrisino nervoso. “Era per il Cuore di Kandrakar. Hai
notato qualcosa di strano?”.
La guardiana volge il palmo in alto; con un luccichio opaco, il monile
appare e vi fluttua tre dita sopra. “E’ ancora come ieri sera. La
luminosità continua ad attenuarsi”.
“Vedo”. Il paragone con il bagliore rosato dei suoi ricordi è
stridente. “Fammi dare un’occhiata”. Allunga la mano verso il ciondolo.
“Perché?”. Wanda lo trae a sé, gelosa dell’oggetto.
“Come perché? Per esaminarlo”.
“Esaminalo pure”, risponde l’altra diffidente, “Ma lo tengo in mano
io”.
“Non va bene!”. Le volta le spalle, come offesa. “Non ti fidi più
di me, dunque?”.
“Come no!”, risponde l’altra, “Ma la tua richiesta è… parecchio
strana”.
“Devo toccare quell’oggetto per percepirne le energie interne, e il
contatto con le tue mani altera la percezione”. Dando la schiena all’altra,
Elyon ha infilato la mano nella camicia da notte. Le sue parole hanno coperto
il rumore di risucchio d’aria, le sue vesti hanno smorzato il bagliore
della magia. Tra le sue mani ha materializzato una copia del Cuore di Kandrakar.
Peccato che non ingannerebbe l’Oracolo, se no sarebbe stato tutto più
semplice… ma forse qualcun altro lo prenderà per buono.
Bene, ora è il momento per rischiare il tutto per tutto. Si
volta verso la guardiana, fissandola negli occhi. “Wanda, dammelo!”.
Vede lo sguardo dell’altra farsi vacuo. Dopo un attimo interminabile,
il suo braccio si allunga per porgerle il talismano.
Troppo facile, pensa Elyon afferrandolo. Si volta, ora non ha che da…
D’improvviso, una forte presa da dietro blocca le sue braccia.
“Aaaah! Che fai?!?”, grida. Cerca di voltarsi, ma è impossibile.
“Credevi che non ti riconoscessi…Elyon?”, le sibila nell’orecchio la
guardiana.
“Aiuto! Will è impazzita!”, invoca a piena voce.
La porta di Carol si apre immediatamente: la biondona stava origliando.
“Aiutatemi! Fatela calmare!”, invoca la regina.
In pochi secondi, anche le altre guardiane sono lì, stupite
ed assonnate. “Cosa succede?”. “Wa… Will, cosa fai?”.
“Questa è…”. Wanda non completa la frase per non tradirsi: alcune
guardie stanno accorrendo, risvegliatesi di soprassalto dal quasi sonnambulismo
della ronda notturna ed hanno già le spade sguainate.
“Questa non è la vera regina”, spiega Wanda, allentando la presa,
ma stando attenta a non farsi guardare negli occhi.
“SEI IMPAZZITA?”, strilla Elyon. Si rivolge agli altri: “Se l’è
presa perché le ho tolto di mano un momento questo gingillo”. Allunga
la mano di lato, sprezzante. “Tienitelo pure, il tuo tesssoro, se non puoi
farne a meno!”. Ma non è l’originale quello che porge a Wanda.
La guardiana lo afferra, e lo fa sparire nel palmo. Si guarda attorno
e capisce che, secondo le compagne, è lei la pazza. Le spade sguainate
delle guardie brillano sinistre.
La scioglie dalla morsa. “Resta il fatto che tu non sei chi vuoi far
credere”.
“Il fatto, eh?”. Elyon non può mostrare incertezze proprio adesso.
“Ed allora, vieni in camera mia. Vedrai con i tuoi occhi se c’è
un’altra regina nel letto!”. Si avvia decisa sullo scalone che porta al
piano di sopra.
Wanda le va dietro alla distanza di un braccio e, a pochi passi, la
seguono anche le altre guardiane; chiudono la fila i soldati, ancora tutti
con la mano sull’elsa.
La regina apre la porta dell’appartamento reale, fiocamente illuminato.
“E adesso vedrai!”. Speriamo bene…
Wanda va a grandi passi verso il letto, accende la luce, scosta le
coperte. Vuoto!
“Sarai contenta, ora!”, la schernisce Elyon.
D’un tratto, capta un messaggio telepatico. ‘Vera, dove sei?’.
Può solo rispondere per lei. ‘Sono davanti a te, scema. Vai
a dormire, che ne hai bisogno!’.
Wanda, scossa ma non convinta, va alla finestra, la apre e guarda fuori
verso la Torre Est.
Anche Elyon segue lo sguardo dalla finestra. La luce della sala del
trono è spenta. Vera non è più lì! Calma,
Elyon, calma. Ancora qualche istante…
Wanda cede prima di lei. “E va bene, Luce di Meridian. Scusami, mi
sono sbagliata”.
Sguardo offeso. “E va bene, per questa volta ti perdono, ma non voglio
più sentir parlare di quello che è successo questa notte”.
Guarda anche le altre e le guardie, sulla porta. “E questo vale anche per
tutti voi! Non azzardatevi a disturbarmi se vado in giro per il palazzo
quando mi pare! E ora andate, la notte non durerà ancora a lungo”.
E
forse neanche la mia fortuna.
Se ne vanno tutti, Wanda a capo chino; l’ultima ad uscire è
Carol, che le rivolge una lunga occhiata interrogativa.
Bene. C’è una sola cosa da fare: sparire!
Il corpo si dissolve in un tremolio, per ritrovarsi nuovamente nell’oscurità
del pertugio alla base della torre.
Macchè oscurità, è il buio più buio! Un
piede perde la presa, e Elyon scivola. “Ah!”. Le scappa un grido che risuona
come uno scoppio nel silenzio, mentre si puntella su una parete viscida.
Questo luogo ha un odore disgustoso, e lei è ancora in vestaglia
e pantofole.
Coraggio, Elyon, ora ti trasformi ed esci… buio e putridume
non hanno mai fatto paura ad un sorcio.
Nei corridoi verso la torre est, due soldati hanno ripreso la loro ronda,
quasi grati del diversivo. Peccato che non potranno raccontarlo al corpo
di guardia la mattina dopo: la Luce di Meridian è stata perentoria.
Sentono dei passi davanti a loro, poi vedono la regina voltare l’angolo
e percorrere il corridoio nel senso opposto, assorta nei suoi pensieri.
Si guardano perplessi.
Quando passa loro accanto, i due si fermano e accennano ad un inchino.
Appena si è allontanata, uno non riesce più a tacere.
“Ma, Genorr! Era in camera sua fino a tre minuti fa!”.
L’altro si stringe nelle spalle. “Ti meraviglia, Akhtrab? Sai che può
teletrasportarsi”.
“Ti sembra che la vestaglia fosse la stessa di prima?”.
“Non so. Sai che non faccio caso ai vestiti delle donne, solo al contenuto”.
“Che risposta sciocca. E se davvero ci fosse una sosia in giro?”.
“Cosa vorresti fare, correrle dietro e chiederle se è la vera
regina?”. Genorr fa lo sguardo di chi la sa lunga. “Se la guardiana l’ha
passata liscia, non è detto che anche a noi andrebbe così
bene”.
Heatherfield, casa Portrait
E’ ancora notte fonda, e una tazza di camomilla fuma sul comò.
Elyon, distesa sul suo letto dopo due bagni all’amuchina, sta condividendo
il momento di rilassamento con il suo orsetto di peluche.
Evoca nel palmo il Cuore di Kandrakar, e guarda la sua luce ormai opaca.
Ha corso un grande rischio per quest’oggetto, fa rabbia pensare che assomiglia
a quelli venduti assieme alle bambole da diciotto dollari e novantanove
centesimi.
La porta si apre pian piano. E’ Eleanor. “Tesoro, come va il piede?”.
Scocca un’occhiata alla caviglia fasciata.
“Va bene, finché non lo muovo”.
“Dormi finché puoi, Ellie. Domani avrai tempo per guardarti
il Cuore di Kandahar”.
“Di Kandrakar, mamma, Kandahar è in Afghanistan”.
La madre scrolla le spalle noncurante. “Fa lo stesso, tesoro, dormi”.
“Siamo orgogliosi di te, Elyon”, la saluta papà Thomas da sopra
la testa della moglie.
“Grazie pa’, grazie ma’, tranquilli, ora spengo la luce”.
Infatti la spegne finché tornano a letto, tranquillizzati.
Dopo due minuti, la curiosità è troppo forte: riaccende
la luce, ed il ciondolo si materializza di nuovo nel palmo. Non sa se avrà
altre occasioni di esaminare il cuore di Kandahar… Kandrakar.
Gli occhi di Elyon scrutano nel cristallo. Quel globo di pochi centimetri
sembra la finestra su un altro universo.
Forse può rintracciare il sigillo di Phobos ed estrarlo. Quell’oggetto
appartiene di diritto a Meridian, e potrebbe essere utile, casomai l’Oracolo
volesse dare seguito alla sua minaccia di riattivare la muraglia.
Cerca di mettere a fuoco l’interno, ma invano: ogni immagine è
così deformata da fondersi con le altre in aloni di luce ed ombra
alternati.
Si concentra sulle impressioni tattili. Una presenza calda… sarà
lo spirito della ninfa Xin Jing?
Caldo… e gelo. Le impressioni di quel globo sono contrastanti ed inquietanti.
Girato in una certa angolazione, dà l’impressione di poter succhiare
l’anima.
Forse questo cristallo è stato corrotto. Forse è nato
puro, ma poi ha inglobato le essenze delle entità affrontate, ed
un giorno esso stesso sarà sconfitto dalle proprie vittorie.
Will deve essere avvisata: farebbe bene a separarsi dal ciondolo il
più a lungo possibile. Le ha raccontato la storia drammatica di
una certa Nerissa… ma cosa ne è stato delle custodi che la hanno
preceduta?
E’ un attimo, una sensazione già vissuta e non amata: la camera
svanisce in strie colorate, e da queste emerge la sala del consiglio di
Kandrakar.
Davanti a lei vede l’Oracolo e Yan Lin, finalmente sorridenti. Non
c’è Endarno: forse per lui doverle sorridere era troppo.
Li guarda. Si guarda. Che imbarazzo! Una regina seduta a terra con
indosso un pigiama di Winnie the Pooh, con un orsetto sotto un braccio
ed il ciondolo in mano come un cioccolatino rubato!
Il pigiama diventa velocemente un abito regale.
L’Oracolo parla con enfasi. “Luce di Meridian, vogliamo felicitarci
per il tuo brillante recupero del Cuore di Kandrakar”.
Il gioiello lascia la mano di Elyon e torna, come un boomerang, in
quelle dell’uomo. Addio sigillo di Phobos...
“Abbiamo seguito tutta la tua bella impresa”. Yan Lin ha un sorriso
che lei non riesce a definire. “Sei stata bravissima”.
Tutto in diretta? Mi hanno vista trasformata in topo? Ecco perché
sorridono tanto!
“Ora il Cuore di Kandrakar è tornato a servire la causa dell’equilibrio
tra i mondi”, sentenzia l’Oracolo, facendo svanire l’oggetto dal palmo
della mano.
Elyon si alza a fatica, mentre il piede le provoca una fitta. “Oracolo
, devo avvisarvi. Ho scrutato nel…”.
Lui si affretta ad interromperla. “Sei stata coraggiosa oltre ogni
dire! Il tuo nome sarà ricordato negli annali!”.
L’Oracolo si volta verso uno spazio libero, facendo un gesto grazioso
con la mano.
Con un lampo, le WITCH appaiono, in alette e calzamaglia, con lo sguardo
perso di chi è stato rapito nel cuore della notte.
“Guardiane, ho una grande notizia. La vostra amica Elyon ha recuperato
il Cuore di Kandrakar!”. Apre il palmo ed il talismano, sfavillante come
non mai, si solleva fin al disopra dei suoi occhi.
Le amiche si guardano incredule. Hay Lin si dà un pizzicotto.
Irma sgrana gli occhi come se non capisse. “Ho dormito fino a domenica?”.
Will allunga la mano verso il Cuore di Kandrakar, che continua a sfavillare
immobile.
L’Oracolo la ignora. “La Luce di Meridian è stata astuta e coraggiosa,
e merita tutta la nostra ammirazione. La sua impresa sarà affrescata
nella Sala del Silenzio”.
Non il topo. Ti prego, non il topo!
“Oracolo”, si fa avanti Will, “Posso riavere il Cuore?”.
L’uomo le risponde con un sorriso celestiale. “Certo, Will, ma non
ora”.
E’ come uno schiaffo. “E’ perché non ho saputo custodirlo bene?”.
Una fitta di colpa trafigge Elyon. Ricorda di avere detto qualcosa
di simile lei stessa qualche giorno prima per tentare di discolparsi. “Oracolo,
credo che nessuna al posto di Will…”.
“Non angustiatevi. Sarà questione di giorni”. L’uomo guarda
controluce attraverso il gioiello. “Dobbiamo svolgere qualche rito di purificazione,
poi, Will, ti sarà riconsegnato. Il tuo ruolo non è in discussione”.
Elyon storce il naso. Non sono certo stati pochi giorni nelle mani
di Wanda che hanno corrotto il cuore; le ombre al suo interno sono antiche.
“Oracolo…”.
L’uomo ignora l’interruzione. “Guardiane, fate i vostri complimenti
a Elyon. Merita la vostra gratitudine e la vostra amicizia”.
Le amiche vengono vicino, fanno la fila per stringerla. “Ce l’hai fatta,
Ellie”.
E’ bello. A parte Cornelia, era molto che le altre non lo facevano
più.
“Ce l’hai fatta anche a noi”, la rimprovera bonariamente Will. “Aspettavamo
di partire domenica”,
Taranee la guarda intensamente. “Volevi dire qualcosa, Ellie?”.
L’Oracolo sorride con uno sguardo penetrante. “Volevi dire qualcosa,
Luce di Meridian?”.
Già, lei voleva dire qualcosa… ma cosa? Scuote la testa, incerta,
mentre le vengono in mente solo banalità. “Sono contenta di avere
risolto il problema”. Non basta; cerca qualcosa di più sentito...
“Ho sempre tenuto tanto a voi tutte”.
“Ora però ci devi raccontare un sacco di cose”, sorride Hay
Lin.
Cornelia cerca il suo orologietto da polso. Inutile, ha la deplorevole
abitudine di sparire ogni volta che lei si trasforma in guardiana.
Will nota il gesto. “Ragazze, ci troviamo al Ye…”, inizia a dire, mentre
l’Oracolo fa un gesto quasi di saluto con la mano.
Una vertigine, un lampo. “… Olde Bookshop”, finisce la frase.
Si guarda attorno. Sono già lì, tutte e sei, nuovamente
in pigiama. Solo Elyon è ancora vestita da regina, ma è difficile
mettere soggezione con l’orsacchiotto in mano.
Cornelia cerca il suo orologietto. Niente, è rimasto sul comò.
“Ragazze, mi dispiace dirlo, ma credo che tra non molto i nostri genitori
verranno a svegliarci, e se non ci troveranno nel letto…”.
“Ragazze, che ne dite, ci ritroviamo questo pomeriggio alle tre?”,
propone Hay Lin. “Io sono impaziente di sentire i racconti dell’impresa!”.
Elyon guarda con diffidenza lo specchio magico, ormai quasi spento.
“Sì, ma non davanti a quel coso. Piuttosto, venite a casa mia”.
“Aggiudicato”. Irma le tira una treccia. “Davanti ad un tè con
i frollini, naturalmente”.