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Autore: MaxT    02/05/2009    3 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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41- corpo astrale  
Eccoci alla quarantunesima puntata, ricca di colpi di scena. 
Un grazie di cuore a Silen Arpia, che ha betato amorevolmente questo capitolo,  e grazie anche a tutti quelli che continuano a seguire questa looooong fiction a tre anni dall'inizio della sua pubblicazione.

PROFEZIE


Riassunto delle puntate precedenti 
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a impadronirsi del Cuore di Kandrakar e a sostituirsi ad Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. Carol si è opposta, ed è stata costretta con l'ipnosi.
Vera e Wanda hanno sottratto il Cuore di Kandrakar a Will. 
Il giorno dopo, ritrovatesi davanti allo specchio magico della libreria, le W.I.T.C.H. assistono alla trasformazione delle loro gocce in copie delle guardiane e della regina, ed alla loro partenza per Meridian, in contemporanea all'arrivo di Elyon a Heatherfield.
A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura;  pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto.
A Heatherfield, rifugiatasi con i genitori nella sua vecchia casa, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, contenuta in disegni e frasi casuali, la cui interpretazione fino a quel punto era ambigua; a priori,  si poteva pensare che sarebbero state le stesse Elyon e le Witch a instaurare una tirannia nel metamondo. Inoltre, la profezia prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza, ma Will non si rassegna.
Facendo un sopralluogo nella casa delle Gocce a Midgale, Hay Lin percepisce frammenti di ricordi contraddittori: le sembra che Vera sia cambiata subito dopo l'ultimo incontro con Elyon. Questa non sa dare spiegazioni convincenti del cambiamento, ma non sembra risentita per il tradimento. 
L'Oracolo convoca Elyon, e le impone di recuperare al più presto il Cuore di Kandrakar, pena il carcere. Le WITCH si offrono di accompagnarla nell'impresa, ma lei intende tentare da sola. 
Rimaste sole, Cornelia insiste con Taranee perchè la aiuti a contattare Caleb con il portale al Ye Olde bookshop. Il suo tentativo ha successo, e Caleb può teletrasferirsi da Elyon, che gli dà istruzione di tornare a Meridian per sconsigliare qualunque rivolta prima del suo stesso ritorno.

Cap. 41

Corpo astrale



Heatherfield, casa Portrait

Venerdì notte.
Il chiarore dei lampioni attraverso le tende illumina un biglietto lasciato sul comò della cameretta di Elyon.  Sulla carta da lettere dal delicato motivo a coniglietti bianchi è vergato:
Cara mamma, caro papà, se non mi troverete nel letto, sappiate che sono andata a Meridian.
Se sono partita di nascosto, senza aspettare domenica, sappiate che l’ho fatto per non farmi seguire né da voi, né dalle amiche guardiane: non voglio che nessuno corra rischi cercando di seguirmi. Ho un piano preciso, e la furtività sarà la mia migliore alleata.
Vi bacio con amore, Elyon.

Nello stesso momento, ad un mondo di distanza, lei sta affrontando la tenue luminescenza verdina degli immensi sotterranei di Meridian.
 


C’è anche un secondo motivo perché ha preferito partire da sola: non è molto dignitoso che una regina si faccia vedere nella forma di un topo.

Ricorda perfettamente quei cunicoli: ha imparato a memoria le loro mappe custodite nel palazzo, li ha attraversati decine di volte con il suo corpo astrale, li ha percorsi con la sua identità segreta di roditore, si è infilata nei sottili meandri lasciati tra i pietroni da costruzione, ha seguito cunicoli e falde che drenano l’acqua dal palazzo. 

Questa notte, assieme alla forma umana, ha anche abbandonato le gallerie pedonali; sa che sono chiuse da portoni che giacciono esattamente in corrispondenza della barriera contro il teletrasporto che avvolge tutto il palazzo fino ai sotterranei più profondi, e sono sorvegliati dai più sofisticati allarmi che la magia di Meridian possa escogitare.
Ormai questa barriera è alle sue spalle, o forse dovrebbe dire dietro la sua coda.  Però, per trasferirsi nel palazzo, deve prima riassumere forma umana. Gli incantesimi tentati dai topi riescono raramente a fare più che i buchi nel formaggio.
Risale il meandro mentre i suoi sensi sondano il buio, finché le sue vibrisse le rivelano che si allarga. Quando intuisce di essere arrivata alla base della torre est, cerca a tentoni un buon appoggio per i piedi; ora che c’è abbastanza spazio, può riprendere forma umana.
Con il luccichio della trasformazione, la cavità vede per un attimo la sua prima luce dalla costruzione del palazzo. E’ stretta, alta, aderente alle fondazioni della torre; alcuni scoli scaricano rivoletti d’acqua, e si può giurare che non è sempre pulita.
Ora Elyon indossa una tuta impermeabile da speleologo di un vivace colore arancione che nessuno vedrà mai nell’oscurità completa; una cuffia nera e lucida raccoglie e appiattisce la massa voluminosa dei suoi capelli.
E’ sudata, ma è meglio che quest’acqua lurida non venga a contatto con lei.
E’ difficile restare in piedi nel buio su un masso irregolare; eppure non c’è scelta. O meglio, l’unica alternativa sarebbe restare un ratto e risalire gli scarichi., ma il suo stomaco e la sua immaginazione non glielo permettono.

Il distacco del corpo astrale è sempre un momento emozionante. Il buio sembra rischiarato da un chiarore azzurrino che non è vera luce, ma una percezione dei potenziali che tengono unita la materia.
Il corpo astrale è libero dal vincolo della gravità. Guarda il suo corpo fisico in piedi su una roccia scivolosa, bardato in modo ridicolo. Sì, è contenta che non ci sia nessun altro a vederla.
Quando decide di muoversi, attraversa metri e metri di granito monolitico senza trovare ostacolo, finché emerge in un locale interno. Lo ha già visto: è un tempietto-ambulatorio dove i maggiori guaritori della città mettono le loro arti a disposizione di chi ne ha bisogno. Per tradizione, anche le regine del passato hanno prestato lì la loro opera, ed anche lei avrebbe presto cominciato a farlo.
Lo spirito levita a due metri dal pavimento, attraversa la porta chiusa, poi risale velocemente attraverso il soffitto.
Spavento!!! Strani lampi e lobi la avvolgono. Forme rosse, bianche, marroni.
Ma è solo un attimo. Appena portatasi più in alto, si guarda indietro: ha attraversato il corpo di una guardia, senza che l’uomo se ne rendesse conto. Oggi sembra la giornata delle emozioni forti.
Molte delle statue, dei gargoyles, dei ritratti sembrano avere gli occhi luminosi. Questa parvenza di vita fa parte del sistema di allarme interno, ma nessuno di questi sensori può percepire l’intrusione di un corpo astrale. Si chiede se è già successo che altre entità vaghino inosservate nel palazzo, spiando gli abitanti inconsapevoli ed i loro momenti intimi.

Spinta dalla nostalgia, decide di fluttuare su per le scale con un’elegante e lenta traiettoria ad elica, e arriva fin davanti all’alta porta a sesto acuto della sala del trono.
Appena messo il naso al di là del battente, si accorge che il locale è illuminato. E quella là davanti, sola in piena notte, è lei… cioè deve essere Vera, che imita perfettamente il suo aspetto.
Perfettamente? Forse no. Elyon non crede che quell’espressione così ansiosa e indecisa sia sua. Ma, in fondo, non credeva nemmeno tante altre cose su di sé.
La regina fasulla ha aperto un elegante cofanetto su un lato del trono, e sta contemplando il contenuto, combattuta.
Elyon non ha bisogno della telepatia per immaginare cosa stia pensando la sua controfigura: che in quel cofano è custodito il fulcro del potere di Meridian, la Corona di Luce, ma lei ha un sacro terrore di usurparla.
Ad un certo punto, Vera guarda sorpresa verso la porta. Ha percepito qualcosa?
Elyon esce immediatamente dalla stanza, e aspetta un po’, con il cuore in gola.

Dopo qualche secondo in cui non succede niente, si tranquillizza, e fa il punto della situazione.
Ora sa dov’è Vera, e le starà ben lontana; non è lei che vuole. E’ certa che il Cuore di Kandrakar sia nelle mani di Wanda.
Il corpo astrale accelera, percorrendo i corridoi con velocità assurda. Pochi istanti bastano per superare guardie impegnate in doverosi giri di ronda, e poi salire in verticale nella tromba dello scalone fino al pianerottolo familiare con le tre camere che erano usate da Miriadel, Alborn e Nagadir.
Decide di cominciare dalla sua sinistra.
Attraversando la porta chiusa, sorvola il letto di quella che sembra la guardiana Irma, ma senza alette, che sta sensualmente abbracciando un cuscino.
Il letto accanto, probabilmente quello di Wanda, è vuoto. Perfetto!
Nella seconda camera, in un grande letto a due piazze, vede due figure dormire. Taranee… no, è Therese con l’aspetto di Taranee trasformata, anche lei senza alette. Quella accanto a lei è certamente Pao Chai.
Nella terza camera trova Carol con le sembianze di Cornelia. Il suo sonno è agitato: si rivolta nel letto, spostandosi i lunghissimi capelli dal viso.
Meglio non perdere tempo: forse i minuti che ha per localizzare Wanda sono contati.

Lo spirito accelera. Percorre scale e corridoi con velocità folle senza percepire neppure una brezza sul viso, nel più assurdo silenzio, passando sotto lo sguardo di occhi luminosi, attraverso fili di energia e reti luccicanti di ectoplasmi.
In alcuni corridoi vede guardie camminare, alzando la mano in punti prestabiliti per farsi riconoscere dai sistemi di allarme; in altri, le guardie stanno sdraiate a sonnecchiare su lussuosi divani.
Fannulloni! E’ per questo che vi pago?
Il tempo prezioso sta passando, e non ha ancora trovato Wanda. Si è forse resa invisibile, o era solo andata in bagno? Forse è meglio ripassare in camera...
Mentre sta virando per tornare indietro, un fioco rumore di passi attira la sua attenzione. Proviene dal corridoio che collega la torre nord con la torre nordest.
Elyon li segue, e i passi si fanno più definiti: lenti, in qualche modo familiari; ora sembrano salire sullo scalone a chiocciola.
Appena voltato l’angolo della torre, ogni suono scompare. La persona dev’essere molto vicina: a breve distanza, lo stesso trucco ipnotico dell’invisibilità copre anche il rumore dei passi.
Volteggia lentamente su per le scale, allargando le braccia. Riuscirà a percepire una persona invisibile, se la tocca col corpo astrale? Forse no…
Un piano, due, tre… niente. Si ferma incerta, fluttuando.
D’improvviso, nota un filo di luce sotto una porta accanto a sé. La biblioteca proibita! Deve sapere chi è entrato!

Il corpo astrale attraversa la porta. Davanti a sé, vede il tavolone di legno scuro sul quale ha passato tante delle sue serate.
La stanza a forma di anello le è ben familiare: occupa lo spazio tra il vano scale circolare ed il perimetro esterno della torre.
Gli scaffali sono come i raggi di una ruota, e lasciano correre un corridoio attorno al muro del vano scale, anche questo rivestito da strati di mensole curvate su misura.
Una luce fluorescente proviene da dietro la curva.
Eccola: è Cornelia, no Carol, con la sua calzamaglia a righe che si intravede attraverso la lunga gonna viola, e le sue belle alette da guardiana che, nei passaggi stretti, devono darle non poco fastidio.
Sta scrutando i dorsi dei libri. Poi fa la sua scelta: allunga le mani verso quello più antico ed ornato, lo apre, scorre rapidamente le prime due pagine, poi passa alla terza.
Non posso permetterlo! Il corpo astrale di Elyon appoggia i piedi a terra e si rende visibile. Sembra indossare una pesante vestaglia che ricorda di avere lasciato nel suo alloggio.
“Ciao, Cornelia”.
L’altra trasale. “EH!?! Ma… Oh, mi hai spaventata!”. Si rigira in mano il pesante volume, come se non sapesse dove farlo sparire. Sembra una altissima bambina colta a rubare i soldi dalla borsetta della mamma.
“Perché sei qui?”.
“Io… io non riuscivo a dormire… e quindi ho cercato qualcosa da leggere. Io…”. Gira il volume verso di lei. “… mi chiedevo se fosse interessante”. Tenta un’espressione ingenua. “Racconta leggende del metamondo?”.
“Carol, guardami negli occhi. Quello è un libro di magia nera. E’ proibitissimo!”.
“Ah… non avevo capito…”.
“E lo è per ottime ragioni: i rituali lì descritti comportano contatti con demoni che influenzano la volontà. E poi, è scritto in una lingua antichissima, non più in uso. Come avresti fatto a leggerlo?”.
Un vago sguardo di sospetto traspare dall’espressione colpevole di Carol. “Ho sondato la memoria di molti dignitari, come mi hai detto tu. E, tra ciò che vi ho trovato, c’era anche la memoria delle lingue antiche.  Sapevo che questa conoscenza non serviva alle altre, e così la ho tenuta per me”.
“Allora, Carol, io non voglio che tu legga molte delle cose custodite qui dentro. La conoscenza è un cammino nel quale non sempre si può tornare indietro. Qui, e in tutto il metamondo, i libri di magia sono sottoposti ad una censura severissima, solo pochi sono approvati, e si trovano in vendita nelle librerie della città. Perché non compri uno di quelli?”.
La guarda stranita. “E’ un’autorizzazione a girare liberamente per Meridian?”.
Elyon intuisce il suo errore. “Aspetta, su quegli scaffali ci sono libri terrestri”. Scruta i titoli. “Non ti interessa la storia di Evita Peron?”.
“Già letta a Midgale”.
Elyon cerca su un altro scaffale. “Una storia di Meridian?”.
“Forse…”.
“Ecco, leggi questa, è interessantissima”, le fa l’occhiolino, “Ti risolverà ogni problema di insonnia”.
Elyon allunga una mano per afferrare il pesante volume.  NO! La mano è penetrata nel libro.
Carol se ne è accorta? Sì, ha sbarrato gli occhi come davanti ad un fantasma.
“Tu...”.
Oddio, cosa mi invento adesso? “Scusa, scusa… non volevo spaventarti. Vedi, io sono ancora in camera mia, sotto le coperte… ma neanche io dormivo bene, perciò ho lasciato vagare il mio corpo astrale per i corridoi”. Sorrisone di circostanza. “Ma tranquilla, se non mordo quando ho il mio corpo fisico, men che meno morderò con questo”, dice terminando con una risatina tirata.
Carol la ricambia con uno sguardo di malcelato sospetto. “Va bene… Vera. Vada per la Storia di Meridian”.
“Brava, cara. Torna in camera”. Istintivamente le sfiora un braccio.
Errore! L’altra fa un balzo di lato, mentre vede la mano attraversarla.
“Oh… scusa di nuovo!”.  Stupida Elyon, stupida! Lo stesso errore per ben due volte!
L’altra la guarda sempre più incerta.
Elyon percepisce il suo pensiero: ‘Perché è così amichevole?’.
Già: Vera e Carol non sono mai andate d’accordo. Per non essere riconosciuta, deve cambiare modo di fare. “Allora, torna a dormire, e ricorda: questa biblioteca è vietata!”.
“Buonanotte”, risponde la guardiana con lo sguardo di nuovo altero; afferra il volume e lo fa sparire nella mano come per uno straordinario gioco di prestigio.
Le lancia un’ultima occhiata da chi sei tu?, poi si volta e attraversa la porta chiusa.

Oh lune dei cieli, mi sa che mi sono tradita!
Il corpo astrale, di nuovo invisibile, segue Carol che cammina lentamente fino al suo alloggio, lanciando frequenti occhiate a vuoto dietro di sé.
La vede entrare nella sua camera. Bene, sembra che non darà l’allarme, quindi…
Voci! Non è un battibecco sommesso quello che si sente da dentro la stanza? Chi può essere… Merita un’occhiata!
Il corpo astrale attraversa il muro.

Nella camera fiocamente illuminata, quelle che sembrano le guardiane Will e Cornelia si stanno fronteggiando erte in tutta la loro altezza.
“Sono stata in biblioteca! Mi sorvegli anche di notte?”.
“A buona ragione! Sai che la biblioteca è vietata! Dovrò riferirlo a Vera”.
“Ah, sì, riferiscile anche che la ho incontrata lì, e che mi ha dato un libro lei stessa”. Nelle sue mani si materializza il tomo.
Wanda la guarda con ira. “E così, io devo perdere il sonno per fare la ronda, mentre tu lo perdi per quello che non hai fatto quando eri a scuola”.
“Potresti anche tu”.
“No. Non si può contare su di te!”.
Le due si scambiano sguardi risentiti, poi Wanda gira i tacchi ed esce dalla porta, una volta tanto nel modo tradizionale, poi svolta verso la sua camera.

E’ il momento di tentare! Nel tempo di un pensiero, il corpo astrale attraversa strati di muri e pavimenti, si riunisce al corpo fisico, poi si disloca alle spalle di Wanda.
Maledizione, ho ancora addosso la tuta da speleologo! In un attimo, l’aspetto di Elyon muta come se indossasse una vestaglia.
Forse ha fatto qualche rumore, o forse il baluginio si è riflesso sulle finiture di marmo lucido ed oro.
Wanda la percepisce, e si volta stupita. “Luce?”.
Cosa dire? Un piano, uno straccio di frase… “Sì, sono io. Non riuscivo a dormire, cercavo proprio te”.
Wanda la scruta stupita. “Purtroppo non sono brava con le ninnananne”.
Elyon fa un sorrisino nervoso. “Era per il Cuore di Kandrakar. Hai notato qualcosa di strano?”.
La guardiana volge il palmo in alto; con un luccichio opaco, il monile appare e vi fluttua tre dita sopra.  “E’ ancora come ieri sera. La luminosità continua ad attenuarsi”.
“Vedo”. Il paragone con il bagliore rosato dei suoi ricordi è stridente. “Fammi dare un’occhiata”. Allunga la mano verso il ciondolo.
“Perché?”. Wanda lo trae a sé, gelosa dell’oggetto.
“Come perché? Per esaminarlo”.
“Esaminalo pure”, risponde l’altra diffidente, “Ma lo tengo in mano io”.
“Non va bene!”. Le volta le spalle, come offesa. “Non ti fidi più di me, dunque?”.
“Come no!”, risponde l’altra, “Ma la tua richiesta è… parecchio strana”.
“Devo toccare quell’oggetto per percepirne le energie interne, e il contatto con le tue mani altera la percezione”. Dando la schiena all’altra, Elyon ha infilato la mano nella camicia da notte. Le sue parole hanno coperto il rumore di risucchio d’aria, le sue vesti hanno smorzato il bagliore della magia. Tra le sue mani ha materializzato una copia del Cuore di Kandrakar. Peccato che non ingannerebbe l’Oracolo, se no sarebbe stato tutto più semplice… ma forse qualcun altro lo prenderà per buono.
Bene, ora è il momento per rischiare il tutto per tutto. Si volta verso la guardiana, fissandola negli occhi. “Wanda, dammelo!”.
Vede lo sguardo dell’altra farsi vacuo. Dopo un attimo interminabile, il suo braccio si allunga per porgerle il talismano.
Troppo facile, pensa Elyon afferrandolo. Si volta, ora non ha che da…

D’improvviso, una forte presa da dietro blocca le sue braccia.
“Aaaah! Che fai?!?”, grida. Cerca di voltarsi, ma è impossibile.
“Credevi che non ti riconoscessi…Elyon?”, le sibila nell’orecchio la guardiana.
“Aiuto! Will è impazzita!”, invoca a piena voce.
La porta di Carol si apre immediatamente: la biondona stava origliando.
“Aiutatemi! Fatela calmare!”, invoca la regina.
In pochi secondi, anche le altre guardiane sono lì, stupite ed assonnate. “Cosa succede?”. “Wa… Will, cosa fai?”.
“Questa è…”. Wanda non completa la frase per non tradirsi: alcune guardie stanno accorrendo, risvegliatesi di soprassalto dal quasi sonnambulismo della ronda notturna ed hanno già le spade sguainate.
“Questa non è la vera regina”, spiega Wanda, allentando la presa, ma stando attenta a non farsi guardare negli occhi.
“SEI IMPAZZITA?”, strilla Elyon. Si rivolge agli altri: “Se l’è presa perché le ho tolto di mano un momento questo gingillo”. Allunga la mano di lato, sprezzante. “Tienitelo pure, il tuo tesssoro, se non puoi farne a meno!”. Ma non è l’originale quello che porge a Wanda.
La guardiana lo afferra, e lo fa sparire nel palmo. Si guarda attorno e capisce che, secondo le compagne, è lei la pazza. Le spade sguainate delle guardie brillano sinistre.
La scioglie dalla morsa. “Resta il fatto che tu non sei chi vuoi far credere”.
“Il fatto, eh?”. Elyon non può mostrare incertezze proprio adesso. “Ed allora, vieni in camera mia. Vedrai con i tuoi occhi se c’è un’altra regina nel letto!”. Si avvia decisa sullo scalone che porta al piano di sopra.

Wanda le va dietro alla distanza di un braccio e, a pochi passi, la seguono anche le altre guardiane; chiudono la fila i soldati, ancora tutti con la mano sull’elsa.
La regina apre la porta dell’appartamento reale, fiocamente illuminato. “E adesso vedrai!”. Speriamo bene…
Wanda va a grandi passi verso il letto, accende la luce, scosta le coperte. Vuoto!
“Sarai contenta, ora!”, la schernisce Elyon.
D’un tratto, capta un messaggio telepatico. ‘Vera, dove sei?’.
Può solo rispondere per lei. ‘Sono davanti a te, scema. Vai a dormire, che ne hai bisogno!’.
Wanda, scossa ma non convinta, va alla finestra, la apre e guarda fuori verso la Torre Est.
Anche Elyon segue lo sguardo dalla finestra. La luce della sala del trono è spenta. Vera non è più lì! Calma, Elyon, calma. Ancora qualche istante…
Wanda cede prima di lei. “E va bene, Luce di Meridian. Scusami, mi sono sbagliata”.
Sguardo offeso. “E va bene, per questa volta ti perdono, ma non voglio più sentir parlare di quello che è successo questa notte”. Guarda anche le altre e le guardie, sulla porta. “E questo vale anche per tutti voi! Non azzardatevi a disturbarmi se vado in giro per il palazzo quando mi pare! E ora andate, la notte non durerà ancora a lungo”. E forse neanche la mia fortuna.
Se ne vanno tutti, Wanda a capo chino; l’ultima ad uscire è Carol, che le rivolge una lunga occhiata interrogativa.

Bene. C’è una sola cosa da fare: sparire!
Il corpo si dissolve in un tremolio, per ritrovarsi nuovamente nell’oscurità del pertugio alla base della torre.
Macchè oscurità, è il buio più buio! Un piede perde la presa, e Elyon scivola. “Ah!”. Le scappa un grido che risuona come uno scoppio nel silenzio, mentre si puntella su una parete viscida. Questo luogo ha un odore disgustoso, e lei è ancora in vestaglia e pantofole.
Coraggio, Elyon,  ora ti trasformi ed esci… buio e putridume non hanno mai fatto paura ad un sorcio.
 

Nei corridoi verso la torre est, due soldati hanno ripreso la loro ronda,  quasi grati del diversivo. Peccato che non potranno raccontarlo al corpo di guardia la mattina dopo: la Luce di Meridian è stata perentoria.
Sentono dei passi davanti a loro, poi vedono la regina voltare l’angolo e percorrere il corridoio nel senso opposto, assorta nei suoi pensieri. Si guardano perplessi.
Quando passa loro accanto, i due si fermano e accennano ad un inchino.
Appena si è allontanata, uno non riesce più a tacere. “Ma, Genorr! Era in camera sua fino a tre minuti fa!”.
L’altro si stringe nelle spalle. “Ti meraviglia, Akhtrab? Sai che può teletrasportarsi”.
“Ti sembra che la vestaglia fosse la stessa di prima?”.
“Non so. Sai che non faccio caso ai vestiti delle donne, solo al contenuto”.
“Che risposta sciocca. E se davvero ci fosse una sosia in giro?”.
“Cosa vorresti fare, correrle dietro e chiederle se è la vera regina?”. Genorr fa lo sguardo di chi la sa lunga. “Se la guardiana l’ha passata liscia, non è detto che anche a noi andrebbe così bene”.
 

Heatherfield, casa Portrait

E’ ancora notte fonda, e una tazza di camomilla fuma sul comò.
Elyon, distesa sul suo letto dopo due bagni all’amuchina, sta condividendo il momento di rilassamento con il suo orsetto di peluche.
Evoca nel palmo il Cuore di Kandrakar, e guarda la sua luce ormai opaca. Ha corso un grande rischio per quest’oggetto, fa rabbia pensare che assomiglia a quelli venduti assieme alle bambole da diciotto dollari e novantanove centesimi.
La porta si apre pian piano. E’ Eleanor. “Tesoro, come va il piede?”. Scocca un’occhiata alla caviglia fasciata.
“Va bene, finché non lo muovo”.
“Dormi finché puoi, Ellie. Domani avrai tempo per guardarti il Cuore di Kandahar”.
“Di Kandrakar, mamma, Kandahar è in Afghanistan”.
La madre scrolla le spalle noncurante. “Fa lo stesso, tesoro, dormi”.
“Siamo orgogliosi di te, Elyon”, la saluta papà Thomas da sopra la testa della moglie.
“Grazie pa’, grazie ma’, tranquilli, ora spengo la luce”.
Infatti la spegne finché tornano a letto, tranquillizzati.

Dopo due minuti, la curiosità è troppo forte: riaccende la luce, ed il ciondolo si materializza di nuovo nel palmo. Non sa se avrà altre occasioni di esaminare il cuore di Kandahar… Kandrakar.
Gli occhi di Elyon scrutano nel cristallo. Quel globo di pochi centimetri sembra la finestra su un altro universo.
Forse può rintracciare il sigillo di Phobos ed estrarlo. Quell’oggetto appartiene di diritto a Meridian, e potrebbe essere utile, casomai l’Oracolo volesse dare seguito alla sua minaccia di riattivare la muraglia.
Cerca di mettere a fuoco l’interno, ma invano: ogni immagine è così deformata da fondersi con le altre in aloni di luce ed ombra alternati.
Si concentra sulle impressioni tattili. Una presenza calda… sarà lo spirito della ninfa Xin Jing?
Caldo… e gelo. Le impressioni di quel globo sono contrastanti ed inquietanti. Girato in una certa angolazione, dà l’impressione di poter succhiare l’anima.
Forse questo cristallo è stato corrotto. Forse è nato puro, ma poi ha inglobato le essenze delle entità affrontate, ed un giorno esso stesso sarà sconfitto dalle proprie vittorie.
Will deve essere avvisata: farebbe bene a separarsi dal ciondolo il più a lungo possibile. Le ha raccontato la storia drammatica di una certa Nerissa… ma cosa ne è stato delle custodi che la hanno preceduta?

E’ un attimo, una sensazione già vissuta e non amata: la camera svanisce in strie colorate, e da queste emerge la sala del consiglio di Kandrakar.
Davanti a lei vede l’Oracolo e Yan Lin, finalmente sorridenti. Non c’è Endarno: forse per lui doverle sorridere era troppo.
Li guarda. Si guarda. Che imbarazzo! Una regina seduta a terra con indosso un pigiama di Winnie the Pooh, con un orsetto sotto un braccio ed il ciondolo in mano come un cioccolatino rubato!
Il pigiama diventa velocemente un abito regale.
L’Oracolo parla con enfasi. “Luce di Meridian, vogliamo felicitarci per il tuo brillante recupero del Cuore di Kandrakar”.
Il gioiello lascia la mano di Elyon e torna, come un boomerang, in quelle dell’uomo. Addio sigillo di Phobos...
“Abbiamo seguito tutta la tua bella impresa”. Yan Lin ha un sorriso che lei non riesce a definire. “Sei stata bravissima”.
Tutto in diretta? Mi hanno vista trasformata in topo? Ecco perché sorridono tanto!
“Ora il Cuore di Kandrakar è tornato a servire la causa dell’equilibrio tra i mondi”, sentenzia l’Oracolo, facendo svanire l’oggetto dal palmo della mano.
Elyon si alza a fatica, mentre il piede le provoca una fitta. “Oracolo , devo avvisarvi. Ho scrutato nel…”.
Lui si affretta ad interromperla. “Sei stata coraggiosa oltre ogni dire! Il tuo nome sarà ricordato negli annali!”.
L’Oracolo si volta verso uno spazio libero, facendo un gesto grazioso con la mano.

Con un lampo, le WITCH appaiono, in alette e calzamaglia, con lo sguardo perso di chi è stato rapito nel cuore della notte.
“Guardiane, ho una grande notizia. La vostra amica Elyon ha recuperato il Cuore di Kandrakar!”. Apre il palmo ed il talismano, sfavillante come non mai, si solleva fin al disopra dei suoi occhi.
Le amiche si guardano incredule. Hay Lin si dà un pizzicotto.
Irma sgrana gli occhi come se non capisse. “Ho dormito fino a domenica?”.
Will allunga la mano verso il Cuore di Kandrakar, che continua a sfavillare immobile.
L’Oracolo la ignora. “La Luce di Meridian è stata astuta e coraggiosa, e merita tutta la nostra ammirazione. La sua impresa sarà affrescata nella Sala del Silenzio”.
Non il topo. Ti prego, non il topo!

“Oracolo”, si fa avanti Will, “Posso riavere il Cuore?”.
L’uomo le risponde con un sorriso celestiale. “Certo, Will, ma non ora”.
E’ come uno schiaffo. “E’ perché non ho saputo custodirlo bene?”.
Una fitta di colpa trafigge Elyon. Ricorda di avere detto qualcosa di simile lei stessa qualche giorno prima per tentare di discolparsi. “Oracolo, credo che nessuna al posto di Will…”.
“Non angustiatevi. Sarà questione di giorni”. L’uomo guarda controluce attraverso il gioiello. “Dobbiamo svolgere qualche rito di purificazione, poi, Will, ti sarà riconsegnato. Il tuo ruolo non è in discussione”.
Elyon storce il naso. Non sono certo stati pochi giorni nelle mani di Wanda che hanno corrotto il cuore; le ombre al suo interno sono antiche. “Oracolo…”.
L’uomo ignora l’interruzione. “Guardiane, fate i vostri complimenti a Elyon. Merita la vostra gratitudine e la vostra amicizia”.
Le amiche vengono vicino, fanno la fila per stringerla. “Ce l’hai fatta, Ellie”.
E’ bello. A parte Cornelia, era molto che le altre non lo facevano più.
“Ce l’hai fatta anche a noi”, la rimprovera bonariamente Will. “Aspettavamo di partire domenica”,
Taranee la guarda intensamente. “Volevi dire qualcosa, Ellie?”.
L’Oracolo sorride  con uno sguardo penetrante. “Volevi dire qualcosa, Luce di Meridian?”.
Già, lei voleva dire qualcosa… ma cosa? Scuote la testa, incerta, mentre le vengono in mente solo banalità. “Sono contenta di avere risolto il problema”. Non basta; cerca qualcosa di più sentito... “Ho sempre tenuto tanto a voi tutte”.
“Ora però ci devi raccontare un sacco di cose”, sorride Hay Lin.
Cornelia cerca il suo orologietto da polso. Inutile, ha la deplorevole abitudine di sparire ogni volta che lei si trasforma in guardiana.
Will nota il gesto. “Ragazze, ci troviamo al Ye…”, inizia a dire, mentre l’Oracolo fa un gesto quasi di saluto con la mano.
Una vertigine,  un lampo. “… Olde Bookshop”, finisce la frase.

Si guarda attorno. Sono già lì, tutte e sei, nuovamente in pigiama. Solo Elyon è ancora vestita da regina, ma è difficile mettere soggezione con l’orsacchiotto in mano.
Cornelia cerca il suo orologietto. Niente, è rimasto sul comò. “Ragazze, mi dispiace dirlo, ma credo che tra non molto i nostri genitori verranno a svegliarci, e se non ci troveranno nel letto…”.
“Ragazze, che ne dite, ci ritroviamo questo pomeriggio alle tre?”, propone Hay Lin. “Io sono impaziente di sentire i racconti dell’impresa!”.
Elyon guarda con diffidenza lo specchio magico, ormai quasi spento. “Sì, ma non davanti a quel coso. Piuttosto, venite a casa mia”.
“Aggiudicato”. Irma le tira una treccia. “Davanti ad un tè con i frollini, naturalmente”.
 

  
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