Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Edward LoneBark    09/09/2016    1 recensioni
Una guerra che si trascina da tempi immemori sta per giungere al termine. Il destino ha schierato le sue pedine e attende la prossima mossa del nemico, mentre un ragazzo senza memoria cerca la propria identità, svelando misteri antichi di millenni.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il viaggio durò ancora più di una settimana, e fu ben più duro della strada già percorsa. Lo scontro con il Gaurinder aveva abbassato il morale e il freddo intenso toglieva loro le forze, costringendoli a soste ben più lunghe della norma.

-Almeno siamo certi che nessuno ci seguirà- disse piano Verlan l'ottavo giorno -nessuno sano di mente prenderebbe questa via maledetta-.

La stretta valle si era aperta in una gola ampia e attraversata ai lati da sottili fenditure e ampie caverne naturali. Fu in queste ultime che si ripararono la notte dai venti gelidi che spiravano nella Fossa, ululando nelle fessure come un demone imprigionato nella roccia dalla notte dei tempi.

Hedras non trovava pace. Sentiva i ricordi premere nella sua mente per liberarsi, ma più si sforzava più questi gli sfuggivano, per poi tornare a tormentarlo quando si arrendeva. Credeva di impazzire.

Aveva già abbattuto il Gaurinder una volta, ne era quasi sicuro. O lo aveva solo visto accadere? O lo aveva solo sentito raccontare? E quando?

La via affondò di nuovo nella montagna, e dopo altri due giorni rividero la vera luce del giorno, come se avessero camminato in un inferno celato dalle pareti dei monti. La temperatura divenne mite, quasi tiepida, quando emersero dalle viscere della montagna e percorsero i primi passi sul verde prato di un colle. Giunsero in cima, e ammirarono il panorama delle colline verdeggianti illuminate dal sole del mattino inoltrato.

-Ai nostri compagni caduti in quell'inferno, che possiate trovare la pace in un mondo più bello, abbandonati dalla durezza di questa vita e dalle sue paure, dopo che avete trovato così valorosamente la morte-. La voce di Reften si levò potente, riecheggiando sui prati che si estendevano a perdita d'occhio. -Che possiate perdonarmi- aggiunse sottovoce.

 

La grande distesa verdeggiante delle colline era inframmezzata spesso da grandi campi coltivati, punteggiati di fattorie, collegate da sottili strade sterrate percorse da pochi carretti solitari che lasciavano la campagna carichi degli ultimi raccolti prima dell'inverno. La compagnia si rifornì di provviste al primo casolare, ma dovette procedere per altri due giorni prima di trovare la prima città.

Era un antico borgo fortificato, chiamato in origine Heisenderk, quando era stato fondato dall'antico clan Jeidun, estintosi con la Grande Invasione, che poi si era espanso in una grande città mercantile a cui affluivano molte vie carovaniere provenienti da ogni parte, compresa quella che attraversava Harkad. Hedras non potè fare a meno di chiedersi se avrebbero fatto meglio a percorrere quella via, invece della Fossa.

Ogni volta che si fa una scelta si da vita ad un futuro, cancellando per sempre gli altri innumerevoli futuri possibili. Non sapremo mai cosa sarebbe accaduto se avessimo scelto diversamente”. Erano parole che aveva sentito durante la sua vita dimenticata, che erano affiorate senza portare alcun segno di chi le aveva pronunciate. Uno dei tanti segni rimasti nella sua memoria.

La città, il cui nome era divenuto Airend, era un disordinato aggregato di case di pietra bianca raccolto attorno alla cinta di mura che circondavano il borgo, inframmezzate da ampie vie nelle quali da primavera ad autunno inoltrato era allestito uno dei mercati più ricchi delle colline. Le bancarelle erano centinaia e i mercanti provenivano da ogni parte. Attraversando la via centrale, i soldati udirono i venditori declamare a gran voce le qualità di spezie, statuette di legno provenienti dalle isole del sud, amuleti incantati dagli stregoni delle foreste, perfino spade forgiate secondo l'antica tradizione degli imperi orientali.

Era quasi il tramonto, così decisero di cercare una locanda dove passare una notte. Dopo tanto tempo passato a dormire all'addiaccio, l'idea di riposare su un vero giaciglio sembrava a Hedras quasi sconcertante.

Reften li guidò per il dedalo di vie che si allontanavano dalla strada principale che divideva in due parti la città, entrando nel borgo, e scelse una taverna dall'aria accogliente che recava un'insegna scrostata dagli anni che non si riusciva a leggere. Quando entrarono furono investiti da un forte sentore di fumo e carne arrostita, e da un forte chiacchiericcio misto al rumore delle posate. Era ora di cena e il locale era gremito di mercanti e viaggiatori che si erano fermati a cercare ristoro. L'oste, un uomo tarchiato con il volto arrossato che stava chiacchierando con due uomini al bancone, si voltò subito verso la compagnia di militari che erano entrati al seguito dello stregone. -C'è qualche problema, miei signori?- chiese, guardandoli con aria preoccupata.

-Nessun problema- replicò Reften -siamo solo venuti a cercare un alloggio per stanotte. Siamo reduci di un lungo viaggio, come potete vedere da voi- disse, alludendo all'aria lacera dei soldati alle sue spalle.

-Se fosse stato in tempi normali sarebbe stato impossibile anche trovarvi posto nella stalla- rispose l'oste, trafficando sotto il bancone -ma con la guerra così vicina molti si sono spostati verso est, lasciando le colline- concluse, porgendo a Reften una chiave arrugginita. -La seconda camera a destra, al secondo piano. A proposito, potete dirmi qualcosa su come sta andando al fronte?-.

-Abbiamo sconfitto l'offensiva, ma siamo ben lontani da una vittoria definitiva, come lo siamo da quarant'anni- rispose Reften. -ma per il momento non c'è da preoccuparsi-.

-Ne sono lieto- disse l'oste -accomodatevi pure a quel tavolo, provvederò subito a servirvi. Ios, prepara la camera ai nostri ospiti- ordinò ad un giovane garzone, che si dileguò per obbedire.

Mangiarono in silenzio, troppo stanchi e affamati per proferire parola. Hedras si abbuffò di arrosto e pane nero finché non fu completamente sazio, poi si abbandonò sulla sedia. Era esausto, e a sua mente era ormai dominata dall'idea del giaciglio che presto lo avrebbe accolto per la notte.

Si ritirarono presto nell'ampia camera che l'oste aveva riservato loro, uno stanzone spoglio occupato solo dai sei giacigli, affiancati da rozzi tavolini di legno.

L'ultima cosa che Hedras ricordò fu la meravigliosa sensazione di comodità del pagliericcio prima che il sonno lo trascinasse negli abissi dell'incoscienza.

 

I giorni passarono in fretta, mentre le verdi colline mutavano in un'immensa piana, disseminata di piccoli boschi a campi coltivati che si affastellavano attorno ai grandi fiumi che provenivano dalle Montagne del Nord, sui quali sorgevano anche le città principali dell'Ardicun. Quei luoghi erano familiari agli occhi di Hedras, dal momento che i suoi primi ricordi erano legati ad un pianoro che doveva trovarsi non molto più a sud della loro posizione. Ne fu certo quando videro Nartens, la prima città che aveva scorto da lontano quando si era svegliato, prima di dirigersi a sud e trovare la coppia di anziani contadini che lo aveva ospitato per quasi un anno.

Dal pianoro gli era sembrata imponente, ma da vicino lo era ancora di più. Era una città antica quasi quanto Eternithia, e le sue mura erano state edificate dagli stregoni dell'antica stirpe,i Dominatori del Pharenas, che secondo le leggende erano molto più potenti dei Luminosi. Erano così alte che doveva alzare completamente il collo per vedere le merlature in cima e così spesse che neanche un ariete maledetto le avrebbe potute scalfire.

-Secondo le leggende, fu questa la città che le truppe di Henthar il Crudele assediarono mentre il loro padrone combatteva contro Nexuras- raccontò Reften -e quando Henthar cadde quell'esercito di quasi centomila unità non era riuscito ad entrare nella città, dopo averla circondata come uno sciame di formiche. Gli incantesimi di protezione nelle mura erano così potenti che ce ne sono residui ancora oggi, dopo più di dodici secoli-.

Hedras vide quasi la grande roccaforte nel mezzo di un mare nero di picche e corazze, che baluginava dove cadevano gli incantesimi degli antichi stregoni appostati sulle merlature. Poi un lampo lontano, e la gigantesca armata che si disfaceva come un banco di nebbia sotto il sole.

-Perché Henthar non era con il suo esercito quando attaccò Nartens?- chiese Verlan, che si era accostato incuriosito al mago.

-Secondo molti aveva ordinato l'attacco come copertura per i suoi reali scopi- replicò Reften.

-E quali erano?- incalzò Verlan.

-Nessuno lo sa, temo-. Reften chiuse gli occhi, meditabondo. -L'unico che potrebbe rispondere a questa domanda è lo stesso Nexuras, ma per sconfiggere Henthar ha dovuto sacrificarsi, portando nella tomba questa informazione. In ogni caso, la minaccia era ormai estinta e i piani del Crudele erano ormai ininfluenti-.

La compagine proseguì in silenzio fino alle porte della città, dove due guardie armate di picche facevano la guardia, ispezionando tutti coloro che varcavano le porte. Tuttavia quando i sei soldati arrivarono li lasciarono passare senza dire nulla.

Era una città splendida, fatta per la maggior parte di case di pietra color grigio perla, solcata da ampi viali lastricati e regolari. La via maestra, sulla quale si affacciavano decine di botteghe, locande e bancarelle, brulicava di vita.

Un uomo alto e ben piazzato si staccò dal muro di una bella taverna a pochi passi dall'entrata della città e si accostò a loro. Hedras notò che era ben vestito e l'aspetto era decisamente curato. -Lieto di vedervi- disse -vi stavo aspettando. Ho il compito di scortarvi ad Eternithia, al cospetto di Sua Maestà il Principe Anwill-.

-Anwill?- fece Reften, senza perdere tempo in convenevoli. -Dov'è il re?-.

-Il re è malato- replicò il messo in tono molto più basso, tanto che Hedras faticò a udirlo. -E' in coma da due settimane, e nessuno riesce a capire quale malattia abbia contratto. Non sembra in pericolo di vita, ma finché è privo di coscienza sarà Anwill a prenderne le veci-.

-Questo è un grosso guaio- disse Reften. -C'è una grossa tempesta all'orizzonte-.

-Il principe ereditario si sta rivelando un uomo politico piuttosto abile, senza contare che può fare affidamento su Lord Kalium- replicò l'uomo.

-Nemmeno Kalium sa dire che malattia abbia il re?- chiese ancora Reften.

Il messo scosse la testa. -Ha provato di tutto, ma il morbo sembra refrattario ad ogni tipo di magia, persino all'Ombra-.

-E Damarwes?-

Una smorfia increspò il volto fino a quel momento impassibile. -Non vuole pronunciarsi. Dice di attendere il giusto momento-.

Reften imprecò a bassa voce. -Hai notizie dal fronte? E' un bel po' che sono tagliato fuori-.

-Tharmunor ha ripulito le montagne dalle ultime sacche di resistenza, e non ci sono state più invasioni né a nord né a sud. Secondo il Comando il nemico ha esaurito le forze-.

-Certo, le ha concentrate tutte per raggiungere la Pietra, ma non ci metterà molto a ricomporsi. Ora che i suoi piani sono crollati temo che sarà molto meno paziente rispetto agli ultimi decenni. Ma non è il momento di parlarne.

Il messo annuì. -Seguitemi. Vi condurrò alla Scorciatoia-.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Edward LoneBark