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Autore: Lupoide    10/09/2016    9 recensioni
E' un mondo frenetico quello in cui viviamo. E se un solo viaggio in metro potesse cambiarne il punto di vista? 9 minuti di viaggio possono cambiare una vita?
9 minuti di viaggio possono cambiare una morte?
Genere: Horror, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autore :

dopo tanta inattività torno a scrivere qualcosa. Questa volta un flash, un unico capitolo.

Spero di riuscire a intrattenervi per questa manciata di minuti,

saluti

il vostro amabile Lupoide di quartiere

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Seduto sulla banchina della metro, Rico attendeva il suo treno senza ansia nè trepidazione ma solo con la noia che cerchia gli occhi di chi ricomincia a lavorare dopo la pausa pranzo. La voce metallica e gracchiante di uno speaker troppo lontano annunciò l'arrivo della vettura in 30 secondi mentre i Metallica lasciavano il posto a un pezzo molto lento e acustico dei Creed sparato ad alto volume direttamente nelle orecchie del ragazzo. Sbuffò mentre, distrattamente accompagnato da un accordo, in un secondo di lucidità cominciò a riorganizzare il suo pomeriggio di lavoro e la conseguente serata.

"Alle 18:30 il contratto in ufficio...ho ritirato la perizia? Sì, sì...è da stamattina che continuo a ripetermelo...l'hoi ritirata sabato dal notaio ed è tutto pronto. Anche se andasse per le lunghe per le 20:30 sono fuori sicuramente, potrei addirittura riuscire a passare a prendere al Super sotto casa a prendere una bottiglia di Merlot...così stasera con Tina ci vediamo un bel film con in mano due bicchieri..."

Lo sferragliare dei freni della metro interruppe il flusso dei suoi pensieri ma soltanto per una manciata di secondi, il tempo di portarsi di fronte alle porte della vettura. Completamente preso dal dubbio se fosse realmente il Merlot il vino che la sua lei preferiva neanche si accorse della folata di aria condizionata che lo travolse quando le porte si aprirono.

"Forse era il Negramaro? No, no...un rosso sicuramente! Anche perchè i bianchi non le piacciono e poi su queste cose è particolarmente permalosa...già me la immagino mentre mi dice : - Ti stai confondendo con qualcun'altra! A me il Merlot non piace! "

Completamente assorto da questo pensiero neanche si accorse di aver riprodotto l'espressione schifata di Tina ogni volta che gli diceva una cosa del genere.

"Gni gni gni!" - concluse pensando che avrebbe preso del Cannonau e se proprio non le fosse piaciuto lui si sarebbe potuto buttare sull'alcolismo. Un sorriso sancì l'accordo che aveva trovato con sè stesso.



Un'altra cosa di cui non si era accorto era l'odore di marcio che pervadeva il vagone, come se un uovo rancido fosse stato lasciato sotto uno dei sedili per settimane, ma il retrogusto era dolciastro. Mentre prendeva posto non si accorse neanche che quell'odore aveva addirittura una consistenza e se non fosse stato per il fatto che era talmente concentrato nel progetto di una bella serata avrebbe notato che quella puzza si appiccicava sulla pelle, vischiosamente creava una membrana invisibile e appiccicaticcia.

Ai Creed subentrarono i Led Zeppelin e capì che quella canzone l'avrebbe accompagnato alla sua fermata. 9 minuti esatti di viaggio, 9:33 di canzone che così gli avrebbe fatto da colonna sonora anche per le scale mobili.

"Chardonnay!"

Sorrise beandosi del ricordo di una vecchia conversazione che aveva avuto con Tina quando stavano iniziando a frequentarsi.

"Dai cazzo!"

Nell'esultare al ricordo si voltò e notò la persona seduta due posti più in là rispetto a lui. Un uomo di mezz'età con una camicia rosa e un paio di pantaloncini color sabbia indossati sopra un paio di mocassini.

Una persona all'apparenza normalissima se non fosse stato per il suo stato fisico. La pelle grigiastra copriva solo in parte il suo volto che per ampi tratti rivelava i tessuti muscolari facciali dal quale fuoriuscivano piccoli bigattini bianchi, a dimostrazione che la carne sotto i pochi brandelli di pelle era completamente marcia. Aveva un paio di cuffiette anche lui e, seppur non si riuscisse a distinguere il bianco dell'orbita da quella che un tempo doveva essere stata un'iride colorata, dava l'impressione di essere totalmente attento nell'ascolto del brano che stava ascoltando.

Rico non potè fare a meno di scrollare la testa velocemente come a volersi svegliare da un brutto sogno ma tutto ciò che lo circondava rimase al suo posto e, anzi, sembrò ridere del suo futile tentativo.

- Sh-shignore shta bene?

Sopra al brano dei Led Zeppelin nelle sue orecchie sentì una voce proveniente dalla sua destra. Una ragazza lo guardava stando in piedi affianco a lui.

Non sembrava avere un'espressione preoccupata, anzi, a onor del vero, non sembrava avere nessun tipo di espressione poichè anch'ella era nello stesso stato del signore con la camicia rosa.

- S-sì...grazie... - si limitò a bisbigliare fissando il pavimento.

In risposta, la ragazza, la cui maglia era strappata sulla zona addominale e lasciava scorgere l'intestino crasso e gran parte di quello tenue, si sedette al suo fianco occupando di fatto uno dei tanti posti liberi della cabina.

Sentì un conato di vomito risalirgli l'esofago mentre il tanfo della putrefazione gli ottenebrava il raziocinio. Il fugace pranzo che aveva trangugiato velocemente prima di tornare al lavoro, si riaffacciò nella sua bocca facendogli sentire il sapore del vomito mentre la salivazione aumentava copiosamente.

- E' a pima votta che pendo la meto C - gli rivolse nuovamente parola la ragazza. Solo allora Rico capì che i suoi difetti di pronuncia erano dati dalla mandibola mezza scardinata che da un lato le ballonzolava orribilmente.

- Oh mio Dio ma che schifo! - non riuscì a trattenere il commento che fuoriuscì violento dalla sua bocca e si schiantò violentemente in faccia alla ragazza.

- Meaduato - si limitò a rispondergli tirando fuori un libro dalla borsa appesa a quello che in passato doveva essere il suo avambraccio ma che, tutto maciullato com'era, non rassomigliava a nulla che avesse mai visto.

I Led Zeppelin incalzarono il ritmo mentre le fermate della metro si susseguivano avvicinandolo all'ufficio.

"E' chiaro che non vogliono farmi del male...tranquillo. Ci siamo quasi! Pochi minuti e sarò al sicuro!"

Subito dopo lo speaker elettronico annunciò la sua fermata e Rico si chiese se avesse mai sentito un suono tanto soave in tutta la sua vita. Si alzò di scatto dal suo posto e, cercando di apparire il più normale possibile, si posizionò davanti alle porte del treno.

l'immagine riflessa nel vestro lo lasciò semplicemente inorridito.

Le sue iridi avevano perso colore diventando tutt'uno con la cornea.

La sua pelle, olivastra per natura, era di un colorito violaceo e sotto alcuni punti si potevano distinguere delle pustole purulente di un giallo acceso proprio alla base del collo, dove il colletto della camicia creava pressione sui tessuti improvvisamente gonfi.

Un brandello di carne si stava staccando proprio sotto la sua mandibola e da questo un nugolo di blattini si accalcavano per poter entrare all'interno del suo organismo.

- Non capisci ragazzo?

Rico scosse così violentemente la testa guardando la fonte della domanda. L'uomo con la camicia rosa lo fissava dal vuoto delle sue orbite con un ghigno putrefatto sul suo volto.

Il brandello di carne si staccò e percorse tutta la lunghezza della cravatta, come se questa fosse un'autostrada, prima di schiantarsi sul pavimento del treno.

- Siamo tutti morti che camminano...solo che ogni tanto ce lo dimentichiamo.

  
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