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Autore: Lou Asakura    02/05/2009    18 recensioni
La prima cosa a venirmi in mente è che dovrei ridere, ma non ci riesco.
La seconda cosa a venirmi in mente è che dovrei piangere, ma non ci riesco.
La terza è che spero ardentemente che Ichigo scelga un modo civile e poco doloroso, quando deciderà di ucciderci entrambi.
La quarta cosa è... beh, credo non ci sia. Almeno per ora.
~ ~ ~
Part One: Solo un bacio della buonanotte.
Ichigo tuttavia non manifesta reazioni apparenti al mio saluto. Si limita a storcere il naso ed a rivolgermi un’alzata di sopracciglia, dopodichè s’infila nel banco e si rifugia dietro le pagine di un libro.
L’immaginario comune suggerisce che mi stia ignorando.
Non lo sta’ facendo, vero?
Decido di controllare.
«Ehm, Kurosaki-kun», faccio, avvicinandomi al suo banco con aria di pura casualità. «ho dei dubbi sull’argomento di ieri di matematica. Ecco, si tratta di...». Lancio uno sguardo furtivo al libro aperto sul banco accanto. «...di logaritmi, ecco. Non è che potresti aiutarmi tu?».
Non solleva neppure gli occhi dalle pagine.
«Ishida non ha difficoltà in matematica, e neppure Inoue. Chiedi a loro».
Mi sta ignorando.
Kurosaki Ichigo mi sta’ ignorando!
Dev’essere celebroleso, oppure ospitare una colonia di alieni mutanti nella sua chioma arancione. Scelgo la prima opzione. [...]
~{ Ichiruki, love comedy senza nessuna pretesa. [Probabili OOC]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Capitoli:
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Lovely rhapsody

 

 

Lovely rhapsody

 

Part one:

Solo un bacio della buonanotte.

 

***

 

 

 

 

Un fresco venticello estivo fa capolino dalla finestra semiaperta e mi sfiora la guancia non affondata nel cuscino.

Stringo gli occhi e mi rigiro più volte del letto, ormai sveglio ma incapace di accettare la triste verità, finché non avverto la voce squillante di mia sorella chiamarmi dal piano di sotto, annunciando la colazione.

Grande, Kurosaki. Coraggio, solo un altro mese di scuola. Mi dico, sbadigliando.

Tra parentesi, Kurosaki è il mio cognome.

Mi chiamo Kurosaki Ichigo.

Kuro come “nero”, saki come “promontorio”. E no, prima che me lo chiediate, non Ichigo come “fragola”. C’è un significato assai profondo e complicato dietro questa parolina, ma non è che io vada a sbandierarlo ai quattro venti.

Sono uno studente liceale normale, famiglia normale (anche se in quel caso la normalità raggiunge il suo culmine), media scolastica normale, vita normale. Tranne, beh... un minuscolo dettaglio che non mi va di spiegare, perché probabilmente cambiereste opinione di me in un nanosecondo.

Sono alto uno e settantaquattro, peso nella media, bello nella media (anche se Keigo mi ha riferito che metà della fauna femminile della Karakura High School mi sbava dietro da anni... alcune hanno addirittura attentato –senza risultati soddisfacenti- alla mia verginità).

L’unico mio problema è forse questa massa cespugliosa color arancio che vedete sulla mia testa.

Ecco, quelli sono i miei capelli.

L’ho detto.

«Oniichan! Mi hai sentita? La colazione!».

«Icchi-ni! Ti prego, scendi, altrimenti le viene una crisi di nervi!».

... Ecco, queste due sono Yuzu e Karin, le mie sorelline. E, se mai ve lo stiate chiedendo, “Oniichan” ed “Icchi-ni” sono sempre io.

Con un sospiro, mi sollevo dal materasso e mi appresto a vestirmi, senza smettere di sbadigliare.

Non che io sia mai stato un tipo pigro, per carità... è solo che, come dire, ho passato l’intera notte a rincorrere un pazzo coi sandali da bagno perché ritrasformasse il mio guardaroba in ciò che è giusto che sia: un armadio, e non una tasca-di-Doraaemon gigante.

Ripesco l’uniforme scolastica da un mucchio di vestiti ammassati in un angolo, in attesa di poter essere finalmente riposti al proprio posto. Sollevo le braccia in alto e sfilo la canottiera con un movimento fluido, facendola ricadere sul pavimento accanto ai miei piedi.

Prendo la casacca della divisa, e...

«Pervertito!»

... come non detto.

Mi volto d’istinto verso il mio letto, e per un lunghissimo istante tutti neuroni del mio cervello smettono di funzionare. Poi, d'improvviso riprendono a lavorare frenetici, alla ricerca di una spiegazione logica e sensata a ciò che mi trovo davanti agli occhi.

Rukia.

Nel mio letto!

Stringo gli occhi e li riapro, solo per incontrate lo sguardo freddo e serissimo di lei, che pare non voler staccare gli occhi blu mare da me.

«Che... che accidenti ci fai qui?!», biascico, con ben poca convinzione. La sorpresa è ancora troppo grande.

Lei si scuote immediatamente. «I... io?», balbetta, poi pare riprendersi. «T-tu piuttosto, Kurosaki Ichigo! Insomma... spogliarti davanti a me!».

«E’ la mia stanza!», ribatto, colmando lo spazio tra noi in due passi. Ora è ad un palmo dal mio naso.

La vedo rabbrividire e colgo un attimo di smarrimento nei suoi occhi blu, ma ancora non distoglie lo sguardo. Sembra che stia sostenendo una scommessa con se stessa, o qualcosa del genere.

Mi sforzo di ripercorrere con la mente gli avvenimenti di ieri, ma i miei ricordi si fermano a Renji che mi parla, sulla soglia della mia camera, chiedendomi qualcosa... dopodichè, è il buio.

Lancio uno sguardo furtivo alle mie spalle, ed alla mia povera scrivania ancora semi-distrutta...

E mi torna in mente dell’armadio. E dell’aspirapolvere impazzito. Ed allora, un terribile sospetto si fa strada nella mia testa.

Un solo attimo per ricordare la frase detta da Rukia, ed il sospetto si tramuta in terribile certezza.

«Hai dormito nel mio letto!».

Mi avvicino di più a lei. Ora riesco a scorgere me stesso riflesso nei suoi occhi, ormai limite dell’impassibilità.

«Me... me l’hai permesso tu», mormora, con tutta la fermezza che la mia vicinanza le concede. Devo farle davvero schifo.

Sbuffo e mi allontano, e lei pare trarre un sospiro di sollievo.

Incrocio le braccia al petto. «Avresti potuto dormire con Yuzu e Karin! E poi, quand’è che io ti avrei...».

Un altro terribile sospetto.

«Senti, Rukia, non è che...».

Lei si volta verso di me, stupita da quel repentino cambio di tono.

«... insomma», biascico, a disagio. «per caso ieri Renji mi ha... portato a bere insieme a lui?».

«Certo, stolto. Non vorrai farmi credere che non te ne ricordi?».

Vorrei risponderle che se me ne fossi ricordato non glie l’avrei di certo chiesto, ma mi mordo la lingua e resto in silenzio. Non voglio che s’arrabbi prima di avermi raccontato tutta la storia.

«No, non ricordo», ribatto, stranamente remissivo. «Poi? Cos’è successo?».

Rukia mi guarda e si raddrizza sulle ginocchia, le mani poggiate in avanti. Mi fa uno strano effetto vederla li, in pigiama e tra le lenzuola, nel mio letto, e sono costretto ad inghiottire il groppo che improvvisamente mi blocca la gola.

«Renji ti ha invitato a bere con lui per farsi perdonare l’affare dell’armadio», dice, senza staccare un attimo gli occhi da me. «Tu hai approvato, non senza qualche protesta, e quando sei ritornato eri... stranamente allegro, insomma. Penso fossi ubriaco. Sei improvvisamente crollato sul letto e, quando io ti ho chiesto di, ecco, dormire accanto a te, hai accettato...».

Sento il sangue scorrere d’improvviso più rapido nelle vene, ed improvvisamente ho molto caldo.

Spero di non essere arrossito. Non posso essere arrossito!

«Quindi», biascico, più per distrarmi che per altro. «non è vero che ho passato la notte a rincorrere Urahara».

Rukia scuote il capo, seria. «Ho modificato i tuoi ricordi, per salvare la vita a Renji. Probabilmente, adesso vorresti ucciderlo».

«E’ naturale», sbuffo, e mi lascio cadere a gambe aperte sulla sedia che tengo accanto alla scrivania.

E cosi, stanotte Rukia ha dormito insieme a me. Sento uno strano brivido percorrermi la schiena a questo pensiero, ma mi sforzo d’ignorarlo.

Insieme a me. Accanto a me.

Immagino che, voltandomi verso di lei, avrei potuto sentire il suo respiro caldo che mi accarezzava la pelle, ed il suo profumo che m’invadeva le narici.

Non so se ringraziare di non essermi svegliato durante la notte, oppure no.

Insomma, Ichigo, si tratta solo di Rukia! Rukia! La tua migliore amica. E’ come tua sorella. Non t’importerebbe se Yuzu o Karin dormisse accanto a te, no?

No, mi rispondo da solo, prendendomi la testa tra le mani. Non m’importerebbe.

Ma stavolta t’importa. Stavolta è di Rukia che si parla, non di Yuzu o Karin.

Sbuffo, seccato. Che mi prende?!

Infondo non è successo niente. Neppure me ne sono accorto.

Beh, certo. Dico a me stesso. Ero ubriaco...

Una molla scatta nella mia testa, rapida e dolorosa. Ero ubriaco.

Io ero ubriaco, e lei...

Un attimo dopo sono di nuovo in piedi e fisso minaccioso Kuchiki Rukia, che d’istinto arretra di qualche centimetro verso il muro.

«Che.. che fai, stolt...».

«Io ero ubriaco!», sbraito, un braccio teso contro il muro ad intrappolarla in una sorta di gabbia. «Ero ubriaco, e tu hai dormito accanto a me! Insomma, Rukia! E’ andato tutto bene, ma se io avessi... se io...».

Non riesco a terminare la frase.

Sono furioso con me stesso.

Per aver accettato lo stupido invito di Renji, per aver bevuto troppo e per aver permesso a Rukia di dormire accanto a me in quelle condizioni.

E sono furioso con lei. Che le passa per quella testa!?

Proprio non ci pensa a certe cose? Che io sono un ragazzo, che lei è una ragazza e che...

Mi blocco, e tutto nel mio cervello si fa bianco. Lei è una ragazza.

Una ragazza che ora è davanti a me, e mi fissa con quegli occhi blu cosi dannatamente profondi, nei quali potrei perdermi e vagare per anni, occhi tanto gravi e tanto belli da mozzarmi il respiro.

Forse è a causa della troppa vicinanza, ma non sono mai stato consapevole come in questo istante di quanto Rukia sia bella.

Fin ora è sempre stata insieme la mia guida, la mia nakama e la mia amica, una compagna di scuola e di battaglia, la persona che mi ha cambiato la vita...

...Ma, oltre a tutto ciò che per me rappresenta, Rukia è una ragazza.

E questa nuova consapevolezza è tanto forte da annientarmi, tanto intensa da annebbiarmi completamente il cervello.

Mi accorgo solo adesso che il suo dito indice è premuto dolcemente sulle mie labbra, e ricordo solo lontanamente d’essere furioso con lei. Adesso, ho solo un gran caldo e sento il cuore martellarmi in petto all’impazzata.

«No che non ci ho pensato, stolto», mi dice, e devo fare uno sforzo per capire che si riferisca alla domanda che le ho posto precedentemente. Nonostante il dito a chiudermi le labbra in un gesto tutt’altro che spiacevole, capisco che è arrabbiata. La sua voce è secca e dura come quando mi fa una delle sue ramanzine.

Si allontana da me, e mi fissa con occhi accesi di qualcosa che non riesco ad identificare. «Perché mi fido di te», sussurra, duramente, ed un attimo dopo si sottrae alla gabbia delle mie braccia e si dirige fuori dalla stanza, sbattendo con forza la porta.

Ancora non riesco a ragionare lucidamente. Il cuore pare volermi scoppiare in petto. Poi, in un improvviso attimo di lucidità, mi prendo la testa tra le mani.

Sei un completo imbecille, Kurosaki Ichigo.

 

 

~

 

 

 

Mi chiudo alle spalle la porta della stanza di Ichigo e resto per un attimo immobile, a contemplare quel silenzio quasi innaturale per gli standard di casa Kurosaki.

Il buio è già calato da un pezzo oltre il vetro della finestra semiaperta, e Yuzu e Karin dormono tranquille nei propri letti, cosi come lo zio Isshin.

Ichigo non è ancora tornato.

E’ uscito di casa qualche ora fa in compagnia di un Renji deciso a farsi perdonare l’inconveniente dell’armadio, probabilmente per andare a bere qualcosa.

Spero che torni presto.

E... ehm, cioè, no, non fraintendetemi! E’ solo che il mio letto è stato distrutto, ed ho bisogno che Ichigo mi faccia dormire nel proprio. Non dovrebbe essere un problema, per lui... non è il tipo d’uomo da pensare a certe possibilità.

Quanto a me... ciò che mi preme è unicamente trovare un posto in cui dormire: il mio letto è defunto, l’armadio impossibilitato... pare che tutti si siano messi contro di me.

Mi accoccolo sul letto di Ichigo ed affondo il capo nel cuscino ancora odoroso del profumo di lui; chiudo gli occhi, ed una sensazione di piacevole benessere mi avvolge. Assomiglia ad... un abbraccio.

L’abbraccio di un caro amico, l’abbraccio di un genitore, l’abbraccio dell’uomo che ami. Eppure è solo un profumo.

Sospiro e mi rannicchio di più nel mio giaciglio, stringendo forte le ginocchia al petto.

E’ tutto un sogno, e nessun uomo mi abbraccerà mai come fossimo in un film o in un manga.

Sono una shinigami.

E non dovrei essere qui, a crogiolarmi nelle mie fantasie da studentessa del liceo. Dovrei impugnare la mia katana e combattere, servire il mio Capitano ed obbedire agli ordini imposti dall’alto.

E rassegnarmi all’idea che non ci sarà mai nessun uomo ad abbracciarmi, donandomi quel senso di protezione tanto a lungo desiderato, mentre il suo profumo familiare mi riempie le narici.

Kaien-dono.

Stringo più forte le palpebre, fino a scacciare il pizzicore improvviso agli angoli degli occhi. Di solito non ci penso, ma di notte, quando sono sola con le lenzuola ed il cielo trapunto di stelle, è più facile che i ricordi mi assalgano come un fiume in piena, trascinandomi giù ed impedendomi di risalire.

Mi vergogno ad ammetterlo, ma... in momenti come questi, sgattaiolo fuori dalla mia stanza e m’infilo in quella di Ichigo; resto ferma per qualche minuto a guardarlo dormire, il torace che s’alza e si abbassa al ritmo del suo respiro, la bocca socchiusa e l’espressione stranamente distesa, come mai, durante il giorno, mi sia mai capitato di vederla.

Ma questa notte Ichigo non c’è, e devo accontentarmi del cuscino odoroso di lui. Chiudo gli occhi, e lascio che il suo profumo familiare mi culli in un abbraccio che potrei non ricevere mai...

E’ un rumore improvviso a scuotermi.

Riapro gli occhi di scatto e mi drizzo sul letto, all’erta. La luna è più alta nel cielo e la notte si è fatta più scura. L’orologio sul comodino segna le due di notte.

Kami, devo essermi addormentata...

Ichigo non c’è ancora. Di nuovo il rumore di prima... allora capisco, e vengo invasa dal sollievo. Dev’essere lui. Esco piano dalla camera, sforzandomi di non far rumore, e mi affaccio dalla rampa di scale.

E’ lui. E piuttosto ubriaco, direi.

Ichigo sale le scale reggendosi al corrimano con entrambe le mani. Incespica più volte, ma riesce a rimanere in piedi. Quando mi raggiunge e lo guardo negli occhi, riesco a stento a soffocare un risolino: è più spettinato del solito, gli occhi sono stranamente lucidi, come se piangesse, e le guance arrossate.

Renji deve averlo imbottito d’alcool per tenerlo buono...

Mi fissa per un attimo come se non mi riconoscesse, poi le labbra si aprono in un sorriso.

«“Notte, Rukia. Dhormi biene...».

Fa di nuovo per inciampare, e sono costretta ad affiancarmi a lui per sorreggerlo. Intimandogli di far piano, lo guido nella sua stanza e mi chiudo la porta alle spalle, con un sospiro di sollievo.

Mi volto, rossa in viso, quando prende a spogliarsi degli abiti che indossa per sostituirli col pigiama. Azzardo un occhiata alle mie spalle solo quando sento distintamente le molle del letto cigolare, ricordando d’improvviso che non ho dove dormire.

«Ehm, Ichigo», faccio, un po’ impacciata, tormentandomi le mani in grembo. «non ti dispiace, vero se stanotte dormo.. ehm, accanto a te... vero?».

Temo che non mi abbia udita, e sto per ripetere la domanda, quando mi sorprende con un “fai pure” biascicato da sotto le coperte.

M’infilo nel letto con cautela e mi sforzo di sfiorarlo il meno possibile, nel caso in cui domani mattina ricordi tutto, dopodichè mi rannicchio un angolo, il più lontano possibile da lui.

Chiudo gli occhi, imponendomi di non riaprirli fino a domani mattina. Il suo profumo è troppo intenso e troppo vicino, e si riversa su di me senza concedermi tregua. Vorrei abbracciarlo ed essere abbracciata, ma so che non posso.

Ehi, non che io lo ami o qualcosa del genere!

E’ solo il suo profumo a farmi quest’effetto. E’ solo il mio desiderio di avere qualcuno accanto. E’ solo la sua somiglianza con Kaien-dono...

Sento qualcosa sulle labbra, ed un nuovo profumo ad avvolgermi, più intenso di prima. Apro gli occhi, ed Ichigo è a pochi centimetri dal mio viso; le sue labbra sono poggiate sulle mie, in una sorta di bacio che tanto lieve da assomigliare ad una carezza.

Sa di alcool, ma non è spiacevole. E’ il contatto che desideravo.

Si stacca da me dopo qualche secondo, confuso ed assonnato, e mi guarda con un mezzo sorriso.

«Bacio della buoohna nocche», mormora, e ripiomba a peso morto tra le lenzuola, profondamente addormentato.

Io resto immobile per lunghi attimi, ancora disorientata e non del tutto certa di cosa sia successo, quando il calore bruciante che continuo a sentire sulle labbra mi riscuote.

Ed è solo una frase.

Mi ha baciata.

Non so se esserne gioiosa, ferita, confusa, imbarazzata o irritata, ma non riesco a pensare ad altro.

Sono più certa che mai di non essere innamorata di lui, ma vorrei che lo rifacesse. Vorrei sentirlo ancora cosi vicino, ed illudermi per un attimo di essere normale.

Non una morta.

Ma è tutta una bugia, e lui mi ha baciata solo per effetto dell’alcool. Solo per errore.

So che è cosi, eppure... quando m’immergo tra le coperte, il cuore impazzito e le labbra in fiamme, non riesco a far a meno di pensare che, per qualche ignoto motivo, vorrei che commettesse quell’errore ogni giorno.

 

 

~

 

 

Esco di casa rosso in viso e di umore nero.

Non ho più visto Rukia dopo la sua uscita di scena completa di porta-sbattuta -come nei migliori sceneggiati televisivi di seconda classe-, ne ho voglia d’incontrarla a scuola.

Il pensiero d’aver dormito accanto a lei m’imbarazza a tal punto da potermi rendere ridicolo davanti a tutti, e sono certo che Keigo non mancherebbe di far notare all’intera scolaresca l’improvviso rossore sulle guance di Kurosaki Ichigo.

Grande. Coraggio, deficiente. Pensa che, se tu fossi nato in occidente, a quest’ora saresti già al mare...

Non mento, davvero. Ho scoperto leggendo un libro che in occidente quasi tutte le scuole sono chiuse a luglio, il che sarebbe proprio ciò che mi ci vuole adesso. Il caldo è soffocante e la voglia di studiare fa ciao ciao, e poi ci si mette anche quella maledetta...

Ah, ma lasciamo stare.

Non sono cavoli miei se Kuchiki Rukia ha deciso di farsi –pardon, di farmi- male con le sue azioni insensate e totalmente fuori di testa, perciò da questo istante in poi la taglierò fuori dal mio cervello.

...

Adesso non ci sto pensando.

Sono grande!

Alla faccia di Ruk... eh no, cavolo!

Basta. Rukia Kuchiki non esiste. Rukia Kuchiki non esiste. Rukia Kuchiki non esist...

«Kurosaki-kuuuuuuuuuuun!».

Perché, mi chiedo, perché la gente ha qualcosa contro il completamento delle mie frasi mentali?! Mi volto lentamente verso Inoue, che mi raggiunge correndo.

E’ sempre stramaledettamente allegra.

«“Giorno», la saluto, sforzandomi di apparire meno depresso di quanto in realtà non sia.

Inoue mi guarda e corruga per un attimo la fronte. «Kurosaki-kun, sei deprimente», sentenzia, annuendo col capo.

Sbuffo. «E tu prestami un poco della tua allegria. Giusto poco cosi...».

Ride, e si guarda intorno come se cercasse qualcuno. Dopo aver perlustrato con lo sguardo l’intera strada, torna a guardare me.

«Ho capito», commenta, con aria pericolosamente saggia, «hai litigato con Kuchiki-san».

Quasi inciampo in un tombino scoperto.

«Eeehm... tutt’apposto, Kurosaki-kun?».

«Si», bofonchio, seccato, ed accelero fortemente il passo. «non potrebbe andare meglio».

 

 

~

 

 

Sono già in classe da qualche minuto quando Ichigo fa il suo ingresso, seguito a breve distanza da Inoue e subito dopo da Asano e Kojima.

Mi preparo a dire addio alla tranquilla solitudine mattutina ed a rimetter su la solita maschera da ragazza casta e riservata; come d’abitudine, abbandono l’espressione pesantemente annoiata per sostituirla con un luminoso sorriso.

«Buona giornata a voi, Asano-kun, Kojima-kun», pigolo, salutandoli con un piccolo inchino. «e anche a te, Kurosaki-kun».

Marco appena la voce sul cognome, in modo che solo lui se ne accorga. So benissimo quanto odi essere chiamato da me con quel tono, nonostante lo ritenga strettamente necessario a causa delle chiacchiere degli amici.

Ichigo tuttavia non manifesta reazioni apparenti al mio saluto. Si limita a storcere il naso ed a rivolgermi un’alzata di sopracciglia, dopodichè s’infila nel banco e si rifugia dietro le pagine di un libro.

L’immaginario comune suggerisce che mi stia ignorando.

Non lo sta’ facendo, vero?

Decido di controllare.

«Ehm, Kurosaki-kun», faccio, avvicinandomi al suo banco con aria di pura casualità. «ho dei dubbi sull’argomento di ieri di matematica. Ecco, si tratta di...». Lancio uno sguardo furtivo al libro aperto sul banco accanto. «...di logaritmi, ecco. Non è che potresti aiutarmi tu?».

Non solleva neppure gli occhi dalle pagine.

«Ishida non ha difficoltà in matematica, e neppure Inoue. Chiedi a loro».

Mi sta ignorando.

Kurosaki Ichigo mi sta’ ignorando!

Dev’essere celebroleso, oppure ospitare una colonia di alieni mutanti nella sua chioma arancione. Scelgo la prima opzione.

Mi rifiuto di credere che se la sia presa per il mio comportamento di stamattina. Insomma, me ne sono andata sbattendogli la porta in faccia, ma lui mi ha accusata di essere incosciente (detto da lui, poi...), e di avergli volontariamente dormito accanto, seppur ubriaco... come se io fossi quel tipo di persona...

Beh, ma è così che è andata, giusto?

NO! Io mi fido di lui. Sapevo di essere al sicuro.

Ma ti ha baciata.

L’ha fatto per via dell’alcool.

E ti è piaciuto. Da matti.

«Si», ammetto tra i denti, «mi è piaciuto».

Ma solo perché mi sento sola. Solo a causa delle mie stramaledette fantasie adolescenziali. Solo perché, nel momento in cui ho sentito le sue labbra sulle mie, io...

Stringo i pugni e chiudo la mente. Devo smettere di pensarci.

E’ a causa dell’età. In questo mondo io sono una ragazza, e Kurosaki Ichigo è un ragazzo della mia età che vive ogni giorno accanto a me, mangia con a me, scherza con me, litiga con me, ride con me, combatte con me.

E’ solo per questo.

Nessun sentimento romantico.

Ci rimugino per qualche minuto, e dopo un po’ finisco per convincermene io stessa. Quel bacio ha avuto il potere di rimescolarmi tutto dentro, ma la causa è unicamente il mio bisogno di sentirmi protetta. Ichigo non c’entra.

 

 

~

 

 

Kuchiki Rukia mi sta’ ignorando.

Capite? Mi.sta.ignorando! Lei sta ignorando me!

Insomma, me ne stavo beato e tranquillo seduto al mio banco, immerso nella lettura del mio libro preferito, quando lei si avvicina con ostentata noncuranza e mi fa “Kurosaki-kun, non capisco la matematica, potresti spiegarmela tu?”.

Mi ha preso per un deficiente, mi son detto io.

In circostanze normali avrei acconsentito, ma non ora! Non ora che il protagonista del libro sta per svelare il segreto sulle sue origini, e rivelare il suo amore all’eroina!

Mi era impossibile staccare gli occhi dalle pagine.

Chimicamente impossibile, anche se non so cosa c’entri la chimica.

Perciò, mi sono limitato a bofonchiarle un “chiedi a Inoue o Ishida”, e ripiombare rapito e beato nel mondo del mio libro, senza pensar minimamente alle conseguenze del mio rifiuto.

Che, chiariamo, non pensavo ci sarebbero state!

Merda, ho imprecato dopo un po’, voltando febbrilmente le pagine. Ancora temporeggiamenti! Volete rivelare al protagonista chi è, o no?

Allora ho alzato gli occhi dal libro, esasperato, pensando che a quel punto tanto valeva andare ad aiutare Rukia con la stramaledetta matematica.

Ed è cosi che l’ho raggiunta, notando con una punta di stizza Ishida accanto a lei, intento ad illustrarle le proprietà dei logaritmi.

A quel punto non ci ho visto più.

«Noto che la signorina non ha più bisogno del mio aiuto», ho commentato, facendo sfoggio della mia famosa gentilezza, nonostante mi fossi imposto di rivolgerle semplicemente un “scusa per prima, ora sono libero, se dovessi aver ancora bisogno di una mano”.

E’ cosi che ho avuto la totale certezza di essere un deficiente, ma questa è un'altra storia.

Il punto degno di nota è che –ta daa!- Rukia non mi ha degnato di uno sguardo!

Si è rivolta ad Ishida con noncuranza, come se nessuna testa arancione avesse appena parlato.

Ed io mi sono sentito ancora più deficiente di quanto in realtà non sia.

E non era ancora finita. No, perché la signorina non poteva limitarsi ad ignorarmi, doveva anche umiliarmi!

«Kurosaki-kun!», ha cinguettato falsamente, fingendo di notarmi solo in quell’istante. «come vedi, Ishida-kun è stato tanto gentile da accettare di aiutarmi! Sai, probabilmente hai rifiutato perché avevi tu stesso difficoltà e non ti andava di ammetterlo, poveretto…».

A quel punto, mi ha rivolto un sorriso apparentemente innocente, ma allo stesso tempo palesemente divertito. «Se vuoi, Ishida-kun può dare una mano anche a te».

Ed io non ci ho visto più, per la seconda volta.

Ho urlato, davanti all’intera scolaresca, che Ishida-kun poteva mettersi le sue lezioni su per dove-lei-sa, ed ho aggiunto che poteva smetterla con quella mascherata, perché mi dava solo i nervi, e non era colpa mia se ero tornato ubriaco la sera prima e lei aveva insistito per… a quel punto, sono uscito dall’aula sbattendo la porta, e Rukia non mi ha seguito.

Così, miei cari ascoltatori, eccovi spiegato il perché mi vediate qui, solo e sconsolato nella terrazza della scuola, con l’aria di uno che è appena uscito da un autolavaggio in funzione.

Beh, bagnato non lo sono ancora, ma…

Plic.

Eh no, dico io!

Giuro che se mi riesce di nuovo m’iscrivo ad Hogwarts.

Alla faccia del temporale estivo!

Impreco, sperando che nessun insegnante sia nelle vicinanze, e m’infilo correndo nell’imboccatura delle scale.

…Stop, collisione mortale!

Ho urtato qualcuno. Beh, io sono ancora in piedi, ma quel qualcuno… credo che stia ruzzolando giù per i gradini.

Accade tutto in un attimo. Mi lancio in avanti e l’afferro per il polso prima che raggiunga il suolo, dopodichè mi faccio forza e spingo entrambi all’indietro.

Finiamo oltre la porta, sotto la pioggia, ma in quel momento quasi non me ne rendo conto.

Alzo gli occhi e Rukia è davanti a me, la stretta della mia mano ancora salda sul suo polso, gli occhi spalancati ed un po’ lucidi, il viso rigato di pioggia.

Restiamo immobili a fissarci come due emeriti deficienti per qualche minuto, ma siamo due emeriti deficienti felici. Bagnati e felici.

Perché finalmente tutta la distanza instaurata tra noi è scomparsa, ed è come aprire gli occhi al sole dopo una giornata di pioggia.

«G…grazie», fa Rukia, vagamente imbarazzata, ed io ritraggo frettolosamente la mano da lei.

«Ehm… cioè». Non sono in grado di dire altro. «non mi devi ringraziare, io, ecco… sono stato un deficiente, prima… cioè, lo sono sempre, ma stavolta di p…-».

La sento ridere ed alzo gli occhi verso di lei, piccato.

Diamine se non è carina quando ride.

Scuoto il capo, ed i capelli fradici spargono al vento innumerevoli goccioline di pioggia.

«Ehi!», si lamenta Rukia, proteggendosi il viso con le mani. «Ichigo, mi stai bagn…». Sbuffa. «beh, tanto è inutile, piove».

Stavolta sono io a ridere.

E’ una breve risata nervosa, e forse assomiglia più ad un belato che ad una risata, ma è pur sempre un inizio.

Anche Rukia sorride, ed improvvisamente l’imbarazzo ritorna.

Non sono bravo a parlare con le ragazze, e soprattutto a scusarmi con loro, ma credo che stavolta sia necessario. Raccolgo il coraggio, e…

«Scusa».

Spalanco gli occhi. La voce che ho sentito non è stata la mia, ma quella di Rukia. La guardo senza capire, e lei si volta di lato, probabilmente per evitare di guardarmi negli occhi.

«Per quello che ti ho fatto prima», spiega. «per averti quasi distrutto la stanza, l’altro giorno. Per aver… insomma», avvampa. «per aver dormito nel tuo letto. Per te non sarà di certo stato piacevole, mi dispiace».

Sembra mortificata.

Non è questo, vorrei dirle. Non è che non sia stato piacevole. E’ che mi preoccupavo per te.

Ma so che non glie lo dirò, e che probabilmente Rukia non lo capirà mai. So che le dirò invece qualcosa di immensamente banale e stupido, qualcosa del tipo…

«Beh, infondo non è successo nulla».

Ecco, come non detto.

Alzo gli occhi su Rukia in attesa della sua reazione, e la vedo avvampare nuovamente. Un rossore sospetto.

«Perché… perchè non è successo niente, vero?».

Domando, con un’indifferenza che mi sorprende.

In realtà potrei svenire.

Rukia tiene ancora gli occhi bassi. Li solleva brevemente, dopodichè si alza in piedi e mi da le spalle, avviandosi lentamente verso le scale.

A qualche passo dai gradini, si volta verso di me.

«Diciamo che», sorride, un sorriso vagamente malizioso che mi provoca un brivido lungo la schiena. «è stato solo un bacio della buonanotte».

E, senza smettere di sorridere, scompare giù per le scale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice: Yeeeh! Dopo Comicon, computer rotto e formattazione, impegni vari… eccomi di nuovo qui! *applauso generale*. *lancio di ortaggi vari*.

Come avrete notato, questo primo capitolo è stilisticamente un po’ diverso dal prologo. Meno “demenziale”, più introspettivo (soprattutto da parte di Rukia, che non è IC senza le sue seghe mentali, direi).

Per quanto riguarda questi due ed il loro rapporto… probabilmente a questo punto sono già innamorati, ma naturalmente non lo sanno, nonostante i loro corpi cerchino di farglielo capire in ogni modo. Ho cercato di non farli avvicinare troppo già nel primo capitolo, altrimenti dopo non avrei avuto da scrivere, ma ovviamente non ci sono riuscita.

Anche se Rukia continua a negare a se stessa ed Ichigo a non vedere ad un palmo dalla sua testa arancione.

 

Cambiando discorso, grazie per le recensioni *___* Non vi rispondo perché sono davvero tante, ma spero di riceverne lo stesso numero in questo capitolo XD.

Okay? No dodici recensioni, no seguito.

Ci vediamo al prossimo capitolo, che spero arriverà con meno ritardo di questo <333.

 

 

   
 
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