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Autore: Maty66    10/09/2016    3 recensioni
Tutti sull'Enterprise sanno che il comandante Spock ed il dottor McCoy si detestano. Ma tutti sanno anche che entrambi farebbero qualsiasi cosa per il loro capitano. Storia di come Spock e Bones imparano, non senza difficoltà, ad essere amici per amore di Jim. Solo che non è il Jim che tutti conosciamo.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18
Sempre una famiglia


 Sapeva che era fisicamente impossibile, eppure McCoy poteva giurare che il suo cuore aveva smesso di battere alla vista di Jimmy, lanciato come un fantoccio da un bimbo capriccioso, contro la paratia.
La vista del piccolo corpicino immobile lo mandò nel panico assoluto: per un attimo restò completamente imbambolato, incapace di fare qualsiasi cosa.
L’unica cosa che riusciva a vedere con la coda dell’occhio, come in una nebbia, era Spock: con un ringhio animalesco si lanciava contro Karagg e, con una torsione del polso, gli strappava il phaser. A McCoy sembrò di sentire netto il rumore delle ossa che si spezzavano, subito prima che il vulcaniano sollevasse il klingon di peso, tenendolo per la gola.
“Ti prego… fa' che sia vivo” McCoy si ritrovò a pregare qualsiasi divinità disposta ad ascoltarlo, mentre finalmente entrava di nuovo in ‘modalità medico’ e si precipitava da Jimmy.
“Ti prego, ti prego… tutto, ma non questo….” continuò a pregare il medico mentre azionava il tricoder.
“Forza piccolo, apri gli occhi” balbettò, mentre non riusciva a trattenere le lacrime.


“Se lui muore, se gli hai fatto del male, ti strappo la lingua e gli occhi, e poi ti rinchiudo in un inferno mentale di tua stessa creazione… ogni singolo istante della tua vita pregherai che qualcuno finalmente ti uccida” ruggì Spock, mentre teneva Karagg sollevato da terra, stringendolo sempre più forte alla gola.
“Lascia a me questo traditore…. la punizione per quello che ha fatto è la morte” scandì Moklor.
Ma Spock non stava a sentire, continuava a stringere sempre più forte, completamente concentrato sulla sua vendetta.
Solo il primo piccolo lamento di Jimmy lo distrasse dal suo intento.


“Sì piccolino, così… bravo… guardami… siamo qui….” 
McCoy sentì come se un enorme masso gli fosse sceso dal cuore alla vista dei piccoli occhi azzurri che lo guardavano confusi.
“Bones…” balbettò Jimmy.
“Sì sono qui….” rise fra le lacrime il medico, mentre continuava a studiare il tricorder.
“Mi fa male il braccio….” si lamentò il bambino, cercando di muovere il braccio destro.
“E’ rotto Jimmy, ma guarirà presto. Ora non lo muovere, ti dò qualcosa per farti passare il dolore”
Con le mani che tremavano, McCoy estrasse un hypospray dal suo kit di emergenza e lo iniettò nel collo del bambino, che immediatamente si rilassò.
“Ho avuto paura, Bones… ho cercato di essere coraggioso, ma non arrivavate mai. Voglio tornare a casa…” singhiozzò il piccolo, mentre McCoy lo prendeva in braccio e lo cullava facendo attenzione al braccio.
Caduta la tensione, Jimmy si era spogliato della sua spavalderia, ed era tornato un piccino spaventato di cinque anni.
“Sì, ma ora siamo qui. Guarda, c’è anche Spock…” lo consolò McCoy, mentre cercava di non scoppiare di nuovo a piangere.
Jimmy si girò verso il vulcaniano, con un mezzo sorriso tra le lacrime.
“Come stai piccolo umano?” chiese Moklor avvicinandosi.
“Quel bastardo gli ha rotto il braccio…” sibilò McCoy, ottenendo una maggiore stretta di Spock su Karagg, che iniziava ormai ad ansimare pesantemente in cerca di ossigeno.
“Sei stato un piccolo guerriero molto coraggioso. La mia gratitudine per avermi salvato la vita” scandì il comandante klingon.
Jimmy annuì, strofinando il viso nell’uniforme di McCoy.
“Ti ripeto Vulcan, lascia questo traditore a me. L’unica punizione possibile è la morte” fece poi girandosi verso Spock.
Ma Spock ancora una volta non lo stava a sentire, gli occhi neri di rabbia profonda.
“Spock…” chiamò McCoy, senza risultato.
“Spock.. lascialo… il bambino sta guardando…” disse ancora McCoy, stringendo Jimmy.
Finalmente il vulcaniano riprese lucidità.
“Stai bene?” chiese mentre mollava la presa, facendo cadere a terra Karagg con un tonfo.
“Male al braccio…”
“Sta bene Spock, solo una piccola commozione cerebrale ed il braccio rotto. Siamo stati fortunati…” rispose il medico, mentre baciava il piccolo sulla testa.
Proprio in quel momento il ponte fu invaso dai klingon.


“Arrestate immediatamente il primo ufficiale ed il terzo in comando. Il Consiglio li giudicherà per il loro tradimento” ordinò Moklor ai suoi ufficiali, che erano rimasti increduli a guardare la scena che gli si parava loro davanti.
Kalitta cercò di raggiungere il marito mentre la portavano via.
“Moklor… sono stata una brava moglie per te… mi devi qualcosa…” balbettò, mentre veniva strattonata in avanti.
“Tu mi dovevi fedeltà, quale moglie e mio primo ufficiale. Mi spiace solo di non essermi accorto di quello che stava succedendo” rispose sprezzante il comandante.
“Posso conoscere la ragione per cui avete deciso di rapire il bambino?” chiese Spock. La sua voce era di nuovo calma, così come il suo aspetto, ma gli occhi conservavano ancora furia repressa.
“La circostanza mi riempie di disonore” rispose Moklor abbassando lo sguardo.
“Perché è malato…” intervenne Jimmy con voce sottile.
“E’ molto malato e per guarire gli serve il mio sangue. Se vuoi puoi prenderne un po’” fece Jimmy mostrando il braccio sano.
McCoy strinse la mascella nel tentativo di trattenere le lacrime, mentre stringeva il bambino in grembo. A qualunque età la generosità di Jim Kirk era enorme.
“Questo ti fa onore piccolo guerriero. Ma non è necessario. Mi sono già ricoperto di vergogna e accetterò il mio destino. Torna in sicurezza alla tua nave”
“Vulcaniano…spero che tu voglia perdonare quanto è successo. Hai bisogno di assistenza per la tua navetta?”
Spock aveva ripreso il suo aspetto stoico.
“No, non abbiamo bisogno di nulla”
“I miei uomini vi scorteranno” fece alla fine Moklor.
McCoy si alzò stringendo Jimmy fra le braccia.
“Ti manifesto ancora la mia gratitudine piccolo guerriero. Se posso fare qualcosa per te…”
Jimmy guardò il klingon stringendosi a McCoy.
“Non ucciderli… non uccidere nessuno ti prego. Karagg è solo stupido, non mi ha perquisito e non si è accorto che nella borsa avevo un tribolo. E ti prego salva i triboli… sono stato io a farli moltiplicare, non è colpa loro”
Moklor rimase un attimo in silenzio.
“La sorte di Karagg e Kalitta sarà stabilita dal Gran Consiglio. Quanto ai triboli… beh, troveremo una soluzione, hai la mia parola”
“Addio piccolo guerriero” salutò Moklor mentre gli uomini dell’Enterprise uscivano per dirigersi verso la navetta.


McCoy aveva lasciato Jimmy con Hendorff, per procurarsi il necessario ad immobilizzare il braccio del bambino.
Tutti stavano in silenzio mentre Spock, alla guida della navetta, la portava fuori dall’hangar e poi impostava la rotta per raggiungere l’Enterprise.
McCoy sorrise quando sentì le vere e propria grida di giubilo di Uhura, mentre Spock comunicava che stavano tornando con Jimmy.


La tranquillità della navetta fu interrotta dal pianto sommesso di Jimmy.
Immediatamente McCoy si alzò e raggiunse Hendorff ed il bambino sul retro della navetta.
Jimmy stava rannicchiato contro il gigantesco capo della sicurezza, mentre i singhiozzi lo scuotevano.
L’ufficiale, visibilmente rosso in viso, tratteneva a stento le lacrime, mentre carezzava il bambino sulla schiena.
“Che cosa è successo?” chiese McCoy preoccupato.
“Ha capito che Lisa Wells è morta” rispose piano Hendorff.
A McCoy si strinse il cuore. 
Da adulto Jim Kirk sentiva un bisogno quasi viscerale di proteggere il suo equipaggio e reagiva malissimo ogni volta che perdeva qualche membro.
“Vieni qui, piccolo” fece McCoy, mentre prendeva il bambino in braccio.
Jimmy si avvinghiò con forza al medico.
“E’ colpa mia… non dovevo venire con voi su Gemini” singhiozzò fra le lacrime.
“No no no… Jimmy non è colpa tua. La colpa è di chi ti ha rapito e di Kalitta che ha sparato. Lo so che è difficile da capire, ma Lisa amava il suo lavoro e sapeva che poteva succedere questo. Lei ti voleva bene, come tutti noi…”
Jimmy non rispose, continuando a piangere.
“E’ in cielo con il mio papà?” chiese piano.
“Sì proprio così… e con il suo papà e la sua mamma” rispose McCoy cullando il bambino.
“Ora tu devi bere il succo di mela e poi dobbiamo immobilizzare il braccio. Appena arrivati un paio di cicli sotto l’osteorigeneratore e sarà come nuovo” fece ancora McCoy mentre le lacrime scendevano.
“Non puoi aiutare Moklor?” chiese Jimmy mentre i singhiozzi andavano calmandosi.
“Jimmy… non lo so…”
“Tu sai guarire tutti, ti prego… non è cattivo…”


“Un’ora all’arrivo, dottore” disse Spock, sedendosi accanto al medico che teneva il bambino in grembo.
Il braccio di Jimmy era stato steccato ed il piccolo dormiva profondamente, cercando ogni tanto la posizione più comoda.
“Sta bene?” chiese il vulcaniano guardandolo con aria preoccupata.
“Sta bene, ma il solo pensiero di quello che poteva succedere…” rispose McCoy accarezzando i capelli di Jimmy.
Spock rimase per un po’ in silenzio, seduto accanto al medico.
“Dottore, volevo scusarmi per la perdita di controllo che ho manifestato sulla Pagg. Me ne dolgo profondamente…”
“Beh Spock… se ne avessi avuto la possibilità avrei fatto anche di peggio, credimi” rispose McCoy pensieroso.
“No, non ci sono scusanti, ho esposto Jimmy ad una manifestazione di violenza non idonea al suo benessere psicologico” 
“Spock… Jimmy, come sai, non è estraneo alla violenza”
“Sì, ma è nostro compito preservarlo, quando è con noi” fece con aria seria il vulcaniano.
“Ha una mente davvero brillante… servirsi dei triboli e gettare discordia nell’equipaggio. E’ un ottimo stratega” continuò poi, con quello che sembrava un leggero sorriso.
“Sì è un ragazzino dalle mille capacità, ma sai bene quanto me che non possiamo andare avanti così. E’ pericoloso tenerlo su di una nave stellare. Stavolta è andata bene… ma non possiamo bloccare un bambino al chiuso, senza mai vedere il sole”
Spock annuì pensoso.
“E’ ora di prendere una decisione Spock, anche perché i sei mesi stanno per scadere”
Spock guardò avanti a sé, in apparenza senza emozioni, ma McCoy vedeva la tensione nei suoi occhi.
“Dottore, sappiamo bene qual è a questo punto l’unica soluzione giusta e praticabile: Jimmy starà con lei sulla Terra”
“Spock, io non…”
“Mi lasci parlare, dottore” interruppe il vulcaniano.
“In questi mesi ho avuto modo di ripensare alla mia infanzia. Quanto era piccolo spesso manifestavo fastidio alle dimostrazioni di affetto di mia madre. Ora mi dolgo per non averne apprezzato l’importanza”
“Doveva essere una donna meravigliosa”
“Lo era dottore. Era una madre attenta e premurosa. E molto dolce. Ma io non le ho mai manifestato il mio affetto apertamente”
“Oh… queste cose le madri le sanno, senza bisogno di parole”
“Quello che voglio dire è che Jimmy ha diritto alle stesse manifestazioni di affetto e cura che sono state riservate a me. E queste cose lei può garantirgliele, dottore, io no ”
“No, Spock, questo non è vero, tu saresti un ottimo genitore”
“I bambini umani hanno bisogno di cure psicologiche che l’educazione vulcaniana non può garantire. Lei si è dimostrato un genitore meraviglioso. E poi ha una famiglia in grado di assicurare a Jimmy l’affetto e la cura che gli spettano”
McCoy sorrise al pensiero di vedere Johanna e Jimmy crescere insieme.
“Pensi mai a Jim… voglio dire alla sua versione adulta?” chiese McCoy, mentre accarezzava i capelli del piccolo.
“Continuamente. Avverto molto la sua mancanza”
“Ho paura che non lo rivedremo più. Come mi ha fatto notare Uhura, crescendo Jimmy non sarà il Jim che abbiamo conosciuto” fece McCoy con aria triste
“Questo è sicuramente vero. Ma l’unica cosa che possiamo fare è onorare il dono fatto dalla regina betariana, dando a Jimmy la migliore infanzia possibile”
“Sì lo so… così non vivrà la maggior parte delle angherie che gli ha fatto passare Frank. E non andrà su Tarsus. Ma non posso fare a meno di chiedermi se il fatto che non viva queste situazioni orribili ne farà una persona diversa, completamente” mormorò McCoy.
“Dottore, lei parte a mio giudizio da un presupposto sbagliato: ovvero che l’infanzia spaventosa che ha vissuto Jim Kirk l’abbia forgiato nella persona eccezionale che abbiamo conosciuto. Io invece penso che Jim Kirk era la persona eccezionale che abbiamo conosciuto ‘nonostante’ la sua infanzia spaventosa. Probabilmente sarà una persona ancora migliore, se possibile, senza le esperienze traumatiche che è stato costretto a sopportare”
McCoy rimase in silenzio.
“Stiamo per arrivare. Sarà meglio che rilevi i comandi dal tenente Hendorff” concluse Spock alzandosi.
“Spock… io posso crescerlo solo fino ad un certo punto. Lui è nato per stare fra le stelle. Quando avrà diciotto anni nulla lo terrà lontano dalla Flotta e dallo spazio. E allora toccherà a te. Io sarò troppo vecchio per inseguirlo in giro per le galassie”
Spock annuì pensieroso.
“Dottor McCoy, voglio che lei sia cosciente di una cosa: anche se lascerete l’Enterprise, noi tutti siamo e resteremo sempre una famiglia per Jimmy”


Piccola nota dell'autrice.
L'8 settembre 1966 andava in onda per la prima volta negli Stati Uniti Star Trek.
Son passati 50 anni da allora, e il messaggio  dell'"universo  trek", la sua visione utopica e ottimista del futuro, hanno spinto intere generazioni a sognare.
Ero piccola quando molti anni dopo ho visto per la prima volta il telefilm (all'epoca trasmesso su telemontecarlo... una delle prime tv private, i più giovani neppure sanno cos'è), ma da allora non ho mai smesso di sognare che  quegli ideali, quei principi di uguaglianza, fraternità, accettazione di tutte le diversità per un accrescimento comune, potessero realizzarsi.
Purtroppo, mentre  molte delle scoperte ed invenzioni tecologiche che all'epoca sembravano fantascienza ora son diventate realtà, non così può dirsi degli ideali.
Ma io anche ora, nei tempi difficili che viviamo, continuo a sperare e sognare.
Grazie Star Trek.

 
  
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