2° C A P I T O L O
Kagome
varcò una porta vetrata, affiancata dal fratello, che aveva
insistito per accompagnarla.
Trattenne il capo con una mano e sospirò rassegnata, resasi
conto solo dopo della stanza in cui l'aveva condotta.
Lanciò una breve occhiata all'interno della sala,
avvicinandosi solo di due-tre passi per permettere che la porta le si
chiudesse delicatamente alle spalle.
La stanza era piuttosto piccola, ma non era affatto difficile capire a
cosa servisse: era un'infermeria.
Il sordo avanzare di alcuni passi la riscosse dai suoi pensieri. A
giudicare dal rumore si trattava di una donna.
Si sporse nella stanza adiacente, ricercando con lo sguardo la sua
figura.
Miroku le posò delicatamente le mani sulla schiena, per
invitarla ad avanzare tranquillamente.
- Entrate pure. -
Una voce femminile la fece sussultare.
Trattenne a stento un gemito di dolore, mentre una voce le si insinuava
nuovamente tra i i ricordi.
Kagome.
Il buio la ingoiò dentro di sè.
I sensi l'abbandonarono.
Lanciò
un' occhiata attorno a sè e sospirò.
Molto probabilmente si ritrovava catapultata all'interno di un
altro ricordo.
Sperando di riuscire a portare un po' d'ordine all'interno di quei
ricordi disordinati e frammentati, portò una mano
all'altezza del cuore per tentare di placare la propria ansia. Chiuse
gli occhi per un'istante, traendo un profondo respiro.
Aveva paura, aveva terribilmente paura di ricordare.
Ma d'altro canto una parte di sé, forse più forte
e tenace di quella arrendevole, che in un primo momento aveva ceduto
alla paura, bramava e desiderava abbandonarsi a quei ricordi.
Riaprì lentamente gli occhi e li puntò, decisa,
di fronte a sè.
Inorridì all'istante, ancorando le gambe al suolo, nonappena
si rese conto di quel che aveva di fronte.
Vide una bambina dai capelli lunghi, inginocchiata in terra.
Era ferita gravemente.
Il sangue le scorreva copioso dal fianco destro e una ferita piuttosto
profonda le attraversava metà gamba.
Piangeva ininterrottamente e le mani insaguinate le coprivano il
viso.
La bambina iniziò a strillare e, voltandosi di spalle,
strisciò fino al muro, ponendo un braccio di fronte a
sè per proteggersi.
Chi o cosa l'aveva ridotta in quelle condizioni?
Kagome le corse incontro.
La sua voce era rotta dal pianto.
Incrinata e talmente debole che sembrava spegnersi in un susurro appena
percepibile.
-..Yasha. - sussurrò la piccola. - ...yasha.-
ripetè a bassa voce.
Una folata di vento la costrinse a chiudere gli occhi.
Con le braccia tentò di proteggere la bambina che piangeva,
ma si accorse di non riuscire neppure a sfiorarla.
Quando avvicinò una mano per ripararla, le sembrò
di accarezzare il vento.
Il buio di quel luogo però non le permise di vedere molto.
La vista era sfuocata e l'unico angolo di luce era quello che le
circondava in un mezzo semicerchio, contornato da
sangue.
Un rumore sordo e un ringhio pericoloso spezzò il silenzio e
interruppe il corso dei suoi pensieri.
Urlò, spingendosi con le spalle contro il muro ruvido e
danneggiato che le graffiò l'avambraccio.
- Devi solo azzardarti a sfiorarla, demone.-
Quella voce così calda e profonda, dal suono vagamente
gutturale, la riconobbe all'istante. - Ti proteggerò io. Ti
fidi di me?-
Kagome se lo ritrovò di fronte a sè.
Le dava le spalle e la chioma argentea gli ricadeva delicatamente sulla
schiena.
Stava proteggendo quella bambina da.. un demone?
Le gambe le tremarono per l'emozione, e non solo, quando
strisciò contro la parete per rimettersi in piedi.
Forse quel giorno sarebbe riuscita a vedere il suo
volto.
La bambina trattenne il viso nascosto tra le mani.
Allargò le dita per guardarlo.
- Chiudi gli occhi.- ringhiò lui, estraendo dalla sua elsa
una spada.
La bambina tremò e, trattenendo a stento un singhiozzo,
disse in un soffio.- Si. Io mi fido di te.-
Kagome, disorientata, scosse lentamente la testa e distolse lo sguardo
dalla bambina rannicchiata vicino alle sue gambe.
Scacciò via la paura e raggiunse lentamente lo sconosciuto
che si frapponeva tra loro e un demone.
Lo raggiunse cautamente, con il cuore che sembrava volerle scoppiare in
petto.
Trasse un profondo sospiro e provò a toccarlo. Al contrario
di quanto era accaduto poco prima con la bambina, riuscì a
sfiorarlo e a sentire il suo calore.
Un tepore così piacevole che le provocò una
scarica elettrica lungo tutto il corpo.
Quel tocco, non ne capiva il motivo, ma era qualcosa di
familiare.
Gli tenne la mano poggiata sulla spalla muscolosa e provò ad
avvicinarsi, ma per qualche strano motivo, l'uomo stirò il
braccio per evitarle di avanzare oltre e assunse una posizione di
difesa.
Di fronte a sè solo una nube di vuoto e tenebre. Un ringhio
più acuto e feroce di quello che aveve udito fino a pochi
istanti prima le fece raggelare il sangue nelle vene.
Cosa diavolo sta succedendo?
Si trattenne a stento dal gridare a pieni polmoni quella frase che le
rimbombava in testa.
Le urla alle sue spalle la fecero sobbalzare. - Kagome, non muoverti,
accidenti a te.-
Improvvisamente avvertì alla testa un dolore talmente forte
da farla gridare e barcollare sul pavimento. La vista iniziò
ad annerbiarsi. Alzò il capo dal pavimentò e
spalancò la bocca per lo shock, quando riuscì a
scorgere finalmente il viso di quella bambina.
Era lei, quella bambina.
Non era un sogno, nè uno scherzo della sua mente, come aveva
più volte ipotizzato.
Ciò che aveva appena vissuto non era altro che uno strascico
dei suoi ricordi perduti.