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Autore: Melabanana_    10/09/2016    2 recensioni
Kariya Masaki e Kirino Ranmaru si trovano catapultati per caso in uno strano videogioco che mescola confusamente le fiabe con la realtà, strani (ma familiari) personaggi e difficili situazioni... Riusciranno a raggiungere l'ultimo livello e ad uscire dal gioco?
[Scritta da Roby]
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Dal Prologo:
Prima ancora di rendersene conto, Kariya appoggiò braccia e viso sulla scrivania e si addormentò; anche Kirino, seduto accanto a lui, aveva chiuso gli occhi e dormiva placidamente con la testa sulla sua spalla.
Lo schermo s’illuminò.
Il caricamento è stato completato.
Bene, dunque…
Benvenuto nel mondo delle favole~
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Inazuma Eleven Go! Characters Adventures °u°'
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In questi giorni sono stata e sarò molto impegnata nelle faccende universitarie, tuttavia in qualche modo sono riuscita a finire questo capitolo. Come colonna sonora, soprattutto nell'ultimo pezzo, ho usato questa canzone: Il Dio della Morte e La Fanciulladi love solfege.
Buona lettura! 


Event Fourteen –Mirrow Mirrow On The Wall.

L’arco di rovi aveva un’aria veramente inquietante; le piante sembravano avere un’indole crudele e un particolare astio verso gli altri esseri viventi. Kirino non riusciva a staccare gli occhi dai lacci erbosi che s’intrecciavano sopra la propria testa, timoroso che potessero chiudersi all’improvviso. Non era una paura così infondata: si era reso conto, infatti, che il varco stava scomparendo rapidamente, che una nuova fila di rovi nasceva là dove Kirino aveva poggiato i piedi appena un attimo prima. Le spine gli apparivano ancora più aguzze, ora che ostruivano la via del ritorno.
Era a metà strada e già vedeva il cortile del castello davanti a sé quando avvertì un fruscio vicino al piede, poi un improvviso dolore alla gamba, come se un ago l’avesse trafitto.
Abbassando lo sguardo di scatto, Kirino vide che un laccio di rovi si era avvolto sotto il suo ginocchio, lacerando i pantaloni e tagliando la pelle. Mentre sollevava la gamba per scrollarselo di dosso, le sue orecchie da lupo sentirono un ronzio così sottile che un semplice umano non avrebbe potuto percepirlo. Allertato, Kirino si chinò in avanti d’istinto e così riuscì ad evitare per un soffio il colpo che l’enorme pianta gli aveva sferrato: il ramo, che aveva tagliato l’aria precisamente nel punto dove fino ad un secondo prima c’era la testa del ragazzo, diventò subito molle e cominciò a contorcersi sibilando, come se stesse cercando il suo bersaglio intorno a sé.
Kirino intuì che doveva affrettarsi. Si concentrò sulla propria mano destra e osservò il modo in cui le sue unghie si allungavano, trasformandosi in artigli: era spaventoso pensare che ormai facessero parte del proprio corpo, ma non c’era il tempo di dilungarsi su questo. Doveva restare calmo, razionale, ed agire in fretta.
Con un netto colpo di artigli recise il laccio che gli bloccava la gamba, poi scattò in avanti, correndo più veloce che poteva; il suo gesto allarmò la pianta, i cui rami sfrecciarono da tutte le direzioni con lo scopo di trafiggerlo, o almeno di ferirlo. Kirino si sentì improvvisamente molto grato nei confronti del coach Kidou, i cui allenamenti, senza dubbio duri e faticosi, producevano però ottimi risultati. Kirino sapeva di avere gambe forti e polmoni resistenti. Grazie ai propri sensi animali, inoltre, riusciva a percepire i sibili prodotti dalla pianta, così che poteva evitare eventuali attacchi con la propria agilità. Sentiva di potercela fare e mantenne gli occhi fissi sullo scorcio di cortile che riusciva a vedere, senza mai cedere alla tentazione di guardarsi alle spalle.
Era ormai quasi arrivato, quando la gamba ferita iniziò a bruciare e a sanguinare per lo sforzo. Kirino si costrinse ad andare avanti facendo leva sull’altra gamba; nel fare il movimento, tuttavia, perse una frazione di secondo di troppo. Un laccio di rovi lo raggiunse e gli toccò le spalle, forse nel tentativo di avvolgersi attorno alla sua gola e reciderla. Kirino l’afferrò con una mano per toglierselo di dosso, ma i suoi capelli erano rimasti impigliati nelle lunghe spine e lo tiravano all’indietro. Il ragazzo si lasciò sfuggire un verso di dolore.
Ma non poteva arrendersi ora, il castello era così vicino…
Non ebbe un attimo di esitazione ed i suoi artigli tagliarono di netto i suoi codini insieme ai rovi. Una volta sferrato il contrattacco, raccolse tutte le sue energie per un ultimo scatto e balzò nel cortile, rotolando su un fianco sul pavimento di pietra. I capelli gli ricaddero ai lati del volto, le punte irregolari gli pungevano le guance, ma Kirino ignorò la fastidiosa sensazione e si alzò sulle braccia per potersi guardare intorno. La barriera di rovi si richiuse in un attimo. Kirino non osava immaginare cosa sarebbe accaduto se ci fosse rimasto intrappolato dentro, il solo pensiero gli dava i brividi.
Si mise in ginocchio e controllò i danni. La gamba perdeva ancora sangue, per cui decise di strappare una manica della propria maglia e fasciare la ferita. Le sue braccia erano coperte di piccoli graffietti rossi che bruciavano, ma almeno non sanguinavano. Kirino sospettava che anche il viso non ne fosse uscito indenne, ma apparentemente non c’erano ferite gravi. L’atterraggio non era stato dei migliori, ma tutto sommato era riuscito a minimizzare le proprie sfortune. A meno di un metro da lui c’era un enorme pozzo, e constatò che per poco non ci era andato a sbattere dentro.
Kirino si mise in piedi, zoppicando, e si diresse verso l’entrata del castello. La porta era aperta ed il ragazzo notò che la vite che pendeva su di essa si era sbriciolata, ma non era stata portata via dal vento, segno che qualcuno era già stato lì poco prima di lui.
Sperava con tutto il cuore che Kariya stesse bene.
 
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Hiroto stava sorridendo sornione. Kariya rimase a fissarlo per alcuni secondi, mentre la sua mente si sforzava di comprendere la situazione.
-Io sono… la fanciulla da salvare? Cosa stai dicendo?!- disse quando finalmente riuscì a spiccicare parola, confuso e spaventato.
-Te l’ho detto, Rosaspina non è qui. Non è mai esistita- replicò Hiroto, pazientemente, come un adulto che spiega una cosa complicata ad un bambino.
–Siamo soltanto io e te qui, Cappuccetto…
-Piantala di chiamarmi in quel modo! Io non sono Cappuccetto Rosso e non sono un personaggio della tua stupida storia!- protestò Kariya. La sua voce rimbombò nella stanza, ma il contastorie non parve affatto turbato, anzi continuava a sorridere beatamente.
-Oh, ma lo sei diventato…- rispose. -Sei un personaggio di questa storia dal momento in cui vi sei entrato, Kariya Masaki.
Sentendo pronunciare chiaramente il proprio nome completo, Kariya alzò gli occhi di scatto e fissò la persona che aveva di fronte.
Il contastorie aveva abbandonato definitivamente la propria maschera: sotto il cappuccio non c’erano più né i capelli rossi, né altra traccia dell’immagine di Hiroto. L’esca che aveva usato per attirare Kariya si era dissolta, perché non serviva più. Al posto del viso familiare e rassicurante di Hiroto, ora c’erano soltanto un mucchio di pixel che si formattavano e riformattavano ogni secondo. Sembrava che stessero cercando di definire un volto a cui non sapevano che forma dare, per cui alla fine si trovavano raccolti in una figura sfocata. La voce di quella persona, al contrario, era ben definita, limpida e profonda.
Solo allora Kariya capì di essere caduto in una trappola.
Si voltò in fretta, deciso a correre via, ma la strada era sbarrata; davanti a lui, ovunque guardasse, c'erano soltanto specchi che rimandavano la sua immagine e lui non riusciva più a trovare la via d'uscita. Era completamente bloccato. L’unica altra possibilità era combattere per difendersi. Kariya cominciò a riflettere rapidamente: il suo cestino era finito lontano da lui, ma se avesse richiamato a sé il libro, se avesse usato una delle carte per evocare un personaggio…
-Libro!- Kariya gridò prima di poterci pensare su due volte e vide distintamente il lampo di luce azzurra scoppiare in un angolo della stanza.
Il volume uscì dal cestino e volò nelle sue mani con la solita rapidità, aprendosi alla pagina delle carte, come se avesse già capito qual era il piano e fosse pronto a collaborare.
Kariya afferrò la carta di Kirino senza esitare. Il senpai avrebbe avuto tutto il diritto di arrabbiarsi con lui dopo, ma intanto gli serviva il suo aiuto… E, anche se non l’avrebbe mai ammesso, Kariya voleva avere Kirino al suo fianco in quel momento. Voleva il suo aiuto, certo, ma soprattutto voleva vederlo, perché l’avrebbe fatto sentire più sicuro.
-Evoco…!- Si bloccò, la voce gli rimase impigliata in gola, rifiutando di dire quelle parole… C’era un filo legato attorno alla sua gola. Il libro scivolò dalle sue mani, cadendo con un tonfo mentre Kariya annaspava e si portava le mani alla gola.
Lottò, ma era come se ci fossero tanti fili legati ad ogni parte del suo corpo. Era tutto inutile, non c’era modo di spezzare quell’incantesimo.
L’uomo incappucciato si avvicinò lentamente e si fermò accanto al libro, poi allungò una mano e chiamò a voce alta e chiara:- Libro!
Il libro ebbe un tremito e scattò verso l’alto, sottomettendosi alla presa del nuovo padrone.
-Ah, credevo che ormai l’avessi intuito, Kariya Masaki, ma forse ti ho sopravvalutato… Questo libro ti aveva scelto. Fin dall’inizio, ha obbedito a te soltanto. Tu l’hai trovato e, ogni volta che l’hai usato, gli hai dato un po’ di te stesso… Ora non ti obbedirà più, perché non hai più nulla da dargli.
L’uomo si fermò a studiare la reazione di Kariya. Il ragazzino non poté far altro che fissarlo, incredulo e boccheggiante, senza riuscire ad emettere alcun suono.
-Ti sorprende? Non l’hai imparato dalla fiaba di Cenerentola? Non bisogna mai fidarsi completamente degli oggetti magici… Come ti ho detto, non bisogna prendersi gioco delle fiabe, non sai mai cosa possono insegnarti… I dettagli più insignificanti possono essere fondamentali.
-Se avessi fatto più attenzione ai dettagli, l’avresti capito, Kariya Masaki… Avresti capito che questa storia si stava avviando, lentamente ma inesorabilmente, alla propria conclusione- disse l’uomo. La sua voce si era abbassata, eppure il suo sussurro parve rimbombare nella stanza.  
Il libro scomparve in un fascio di luce ed al suo posto comparve un altro oggetto. Era un frutto, una mela dalla buccia liscia e perfetta, di un rosso intenso e senza macchie.
-Avvicinati- ordinò l’uomo.
Kariya non poté far altro che obbedire e, a fatica, si trascinò verso di lui. La sua coscienza, che ancora lottava per restare al comando, gli urlava che era una pessima idea, tuttavia il corpo era ormai sfuggito al suo controllo. Anche il suo nome ormai non sembrava essere più che una parola colata dalla punta di una penna. Era la fine?
-Un solo morso sarà sufficiente. Prenderai l’ultima stella e te ne andrai- affermò l’uomo offrendogli il frutto, così che Kariya potesse prenderlo.
-Non posso… K-Kirino-senpai…- provò a dire il ragazzino con voce fiacca. L’uomo intuì i suoi pensieri e lo interruppe, scuotendo il capo.
-Non puoi abbandonarlo? Oh, ma è stato lui ad abbandonare te- disse.
Non è vero, pensò subito Kariya. Sapeva di non dover credere a quelle parole: era stato lui a decidere di andare via senza coinvolgere Kirino. Kirino aveva provato a metterlo in guardia, aveva avuto ragione fin dall’inizio… Kirino non aveva nessuna colpa.
Però in quel momento non era lì e Kariya non poteva fare affidamento su di lui.
-Solo un morso e tutto sarà finito- incalzò l’uomo, riprendendo per un momento la voce dolce e rassicurante di Hiroto, una voce quasi paterna.
-Solo un morso e non dovrai più soffrire…
Le dita di Kariya si strinsero istintivamente attorno al frutto. Anche le immagini riflesse negli specchi sembravano in attesa; tutti gli occhi erano puntati sul personaggio protagonista, e nonostante non stessero muovendo le labbra, Kariya sentiva ugualmente i sussurri che lo incoraggiavano a mordere il frutto.
-Solo un morso, Kariya Masaki- disse il contastorie con la voce di Hiroto e di nuovo, pronunciando il suo nome, fu come se gli avesse fatto una strana magia.
Kariya annuì meccanicamente e iniziò a muoversi senza pensare. Portò la mela alle labbra, vi affondò i denti e…
 
Le scale sembravano interminabili, eppure Kirino sentì la propria stanchezza svanire di colpo quando intravide la mantella rossa di Kariya in cima all’ultimo gradino.
-Kariya!- urlò, affrettando subito il passo nonostante il dolore alla gamba ferita. Per tutto il tempo, mentre attraversava il salone al piano terra e mentre saliva la lunga scalinata, una brutta sensazione gli aveva attanagliato lo stomaco. Era come se il proprio istinto lo stesse avvertendo di un pericolo imminente; Kirino era sicuro che si trattasse di Kariya, perché il suo kouhai sembrava essere diventato una calamita per i guai da quando erano entrati nel gioco.
Voleva vedere Kariya al più presto, accertarsi che fosse sano e salvo.
E ora il ragazzino era proprio lì davanti, separato da lui solo da un vetro. Anzi, da uno specchio. D’impulso Kirino si guardò alle spalle, ma dietro di sé c’erano soltanto le scale. Si voltò di nuovo, incredulo, e si rese conto che lo specchio era particolare: non rifletteva una semplice immagine, bensì mostrava ciò che stava accadendo dall’altra parte della porta.
Kirino vide Kariya evocare il libro, poi lasciarlo cadere di colpo e portarsi le mani alla gola, come se stesse soffocando. Pochi secondi dopo il libro si alzò da terra e fluttuò verso un altro capo della stanza; solo in quel momento, Kirino si accorse che nella stanza c’era qualcun altro. Il volto dell’uomo non era visibile, ma il suo mantello logoro, che strisciava sul pavimento, gli ricordò il contastorie.
-Dannazione!- imprecò Kirino, frustrato. Sapeva che non avrebbero dovuto fidarsi di quel tipo, era troppo sospettoso… Ma si erano distratti, sia lui che Kariya. Troppo impegnati a litigare tra loro, a pensare soltanto a se stessi e ai propri problemi, si erano fatti mettere in trappola.
Kirino diede un calcio allo specchio con il piede sano, ma non riuscì nemmeno a scalfire il vetro. Si lanciò contro di esso, sbattendo i pugni e tirando calci, chiamando a gran voce Kariya.
Sembrava che il contastorie stesse parlando e, d’un tratto, Kariya iniziò a camminare verso di lui. Kirino notò che stava trascinando le gambe, forse ferito.
-Kariya! Kariya, torna indietro!- urlò. Kariya non diede alcun segno di averlo sentito, probabilmente non poteva. Continuava ad avanzare verso il contastorie, come se una forza misteriosa lo costringesse a muoversi. Kirino intuì che era proprio così: Kariya si trovava sotto un potente sortilegio, così come i rovi, lo specchio e probabilmente l’intero castello.
-Dannazione… Dannazione, dannazione- sbottò, sempre più impaziente.
La sua disperazione raggiunse l’apice quando notò che il contastorie aveva in mano una mela di un colore rosso acceso e che la stava offrendo a Kariya. La mente di Kirino lavorava velocissima, ripescando nella memoria tutte le nozioni studiate a scuola: le mele non erano certo un portafortuna nelle fiabe tradizionali.  
Doveva trovare il modo di spezzare l’incantesimo ed entrare… Non gli importava nulla del gioco, o delle stelle, o del contastorie. Voleva soltanto raggiungere Kariya e metterlo in salvo… Doveva fermare Kariya prima che accadesse il peggio.
Kirino si gettò contro lo specchio con tutte le sue forze e, per la prima volta, il vetro mostrò segni di cedimento. Il ragazzo strinse i denti e continuò a colpirlo, a spingere come se volesse passarci attraverso.
-Fammi passare- sibilò. –Fammi passare ora, stupido specchio!
In risposta, l’oggetto tremò e s’incrinò.
Con il cuore che gli martellava nel petto, Kirino urlò ancora una volta.

 
-No! Kariya, non farlo!
 
 
Una voce, seguita da un rumore di vetri infranti.
Kariya inghiottì il pezzo di mela e, un istante dopo, sentì l’incantesimo spezzarsi, lasciandolo libero di muoversi. Si girò lentamente verso Kirino e lo guardò sbalordito, non solo per la sua presenza ma anche per il suo aspetto.
Il senpai non aveva più i lunghi codini; i suoi capelli rosa erano stati tagliati e le ciocche gli cadevano irregolari sul volto pallido e madido di sudore, circondando un’espressione di puro orrore. Aveva le mani insanguinate e ai suoi piedi erano disseminate tante schegge di vetro. Gli specchi erano stati distrutti… Era stato Kirino a farlo? Era venuto ad aiutarlo? Per un istante, Kariya si sentì travolgere dal sollievo di non essere stato abbandonato e dall’affetto che provava per Kirino.
Sono innamorato di lui, pensò. Era sorpreso di essere finalmente riuscito ad ammetterlo, anche se soltanto tra sé e sé. Gli occhi gli si riempirono subito di lacrime; era incredibile quanto quel sentimento potesse scaldarlo, ora che l’aveva riconosciuto.
Ma poi una fitta di dolore acutissima gli attraversò il petto come una freccia. Si sentiva male, nauseato come se avesse dovuto vomitare. Quando capì che il pezzo di mela inghiottito si era bloccato nella sua gola, impedendogli di respirare, il panico lo sommerse. La stanza cominciava a vorticare intorno a lui. Senza più fili a sostenerlo, il suo corpo perse la forza di restare in piedi e le gambe gli cedettero, deboli e molli.
Cercò subito Kirino con lo sguardo e realizzò, allarmato, che non sarebbe riuscito a comunicargli i suoi veri sentimenti. Kirino non avrebbe mai saputo ciò che provava per lui e Kariya si sentì inondare dal rimorso. Cercò di mantenere gli occhi aperti, ma le sue palpebre erano così pesanti… Il suo corpo non sembrava voler obbedire alla sua volontà.
-Sen…pai…- mormorò, disperato, poi fu scosso da un tremito violento e gli mancò il respiro.
Kariya cadde a terra in un mucchietto di arti scomposti, con le braccia e le gambe aperte, inerti. Non le sentiva nemmeno più come parte di sé. Nel momento in cui la sua testa batté contro il pavimento, non riuscì nemmeno ad emettere un suono di dolore o di sorpresa. Arrivò subito il buio.
Soltanto le sue dita ebbero un ultimo sussulto e si aprirono, lasciando rotolare la mela morsa ai piedi di Kirino.




 

**C'era una volta una mela...**
Ehilà ;) Le mele non hanno una buona nomea nelle fiabe... Questa fic, purtroppo, non fa eccezione. Si è parlato tanto di Rosaspina, ma alla fine quest'ultima parte del gioco è molto più simile a Biancaneve (lol). 
Come avevo detto, finalmente Kirino e Kariya stanno prendendo coscienza di quanto siano importanti l'uno per l'altro, e tuttavia la loro rivelazione non arriva in un momento favorevole. Siccome Kariya mi ha sempre dato l'impressione di una persona "poco onesta" sui propri sentimenti, penso che per lui sarebbe difficile ammettere di amare qualcuno come Kirino, con cui ha sempre avuto un rapporto pieno di alti e bassi. Prima di tutto dovrebbe ammetterlo a se stesso e poi, magari, lo comunicherebbe all'interessato. Ma il tempo non si ferma ad assecondare i capricci di nessuno; per questo immagino che Kariya sia una persona che facilmente si trova piena di rimorsi (in questo caso, non aver detto a Kirino di essere innamorato di lui quando ne aveva ancora la possibilità).  
Anche Kirino, da parte sua, è una persona testarda e orgogliosa, ma al contrario di Kariya è più onesto con se stesso e con gli altri.
Il titolo del capitolo riprende la famosa formula usata dalla matrigna di Biancaneve per interrogare lo specchio magico (in italiano tradotta come "Specchio specchio delle mie brame"); ho scelto di usarla perché gli specchi hanno una forte simbologia. Gli specchi che circondano Kariya rimandano immagini che sono "frammenti" di lui: rappresentano le paure e le insicurezze che abitano in lui e che non riesce a sconfiggere. Invece, lo specchio di Kirino rappresenta la barriera mentale che lo separa dalla presa di coscienza dei propri sentimenti; per questo si rompe nel momento in cui lui realizza di voler andare oltre non per il bene del gioco, ma per il bene di Kariya stesso. 
Finora ho scritto la fic principalmente dal P.O.V. di Kariya, ma nell'ultimo capitolo sarà proprio Kirino il protagonista, quindi questa sua presa di coscienza era fondamentale. 
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, poi scriverò un breve epilogo. Spero di non dover rimandare troppo a lungo il prossimo aggiornamento...
Buona serata e grazie a chi ha letto fin qui~
                                                                            
                                                                                    Roby
   
 
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