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Autore: EmilyW14A    11/09/2016    3 recensioni
Succede spesso di convincerci che le persone ci guardano e critichino ogni singola cosa che facciamo, ma non è così. La verità è che gli esseri umani sono tutti perfettamente egoisti e non hanno tempo da dedicare agli altri, anche se si tratta di uno sconosciuto seduto nel sedile davanti sul treno. Noi ci convinciamo che gli altri passino il loro tempo a commentare i nostri abiti, i nostri capelli, i piercings, i tatuaggi, i nostri lineamenti, il nostro fisico; in realtà nessuno si sofferma veramente a giudicare cosa fanno gli altri. Nonostante ciò, in questo momento non riesco a togliermi di dosso la sensazione che tutti i passeggeri della metropolitana si siano accorti di quello che ho appena fatto e mi stiano fissando con sguardo indagatore. Cerco di darmi velocemente un contegno, sistemo la camicia e la giacca, e proseguo nel mio cammino. Controllo l'orologio e mi accorgo che tra meno di due ore devo iniziare il turno a lavoro. Decido di fermarmi qualche fermata prima per pranzare in un posto tranquillo. Ho bisogno di riflettere da solo su tutto quello che è appena successo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita, Ruki, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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III.












Sento che anche questa volta la cosa non andrà a buon fine, ma ci provo lo stesso. Controllo il materiale cartaceo che ho nella borsa, rovisto velocemente e vedo se ho tutto il necessario. Poi richiudo la borsa di pelle con un rumore sordo e secco e mi preparo ad entrare nell'edificio. Sono nell'ennesima clinica ospedaliera di Tokyo e sono qui alla ricerca di un nome. Sono due mesi che ho iniziato questa impresa pazza e che sicuramente non andrà a buon fine, ma non voglio darmi per vinto. Mi avvicino al bancone informazioni. Mentre cammino azzerando la distanza tra me e la ragazza seduta al di là del grosso mobile mi sistemo i capelli alla meglio per cercare di essere il più possibile presentabile. Tossisco schiarendomi la voce.
“Buongiorno”
“Buongiorno a lei” risponde la ragazza di rimando. Mi immaginavo una tonalità di voce più matura, invece mi accorgo che la ragazza che ho di fronte ha sì e no venti anni. Mi sorride in attesa di un feedback da parte mia.
“Sto cercando gli uffici che si occupano dello smistamento delle cartelle cliniche dei pazienti donatori”
“Lei deve donare il sangue?” mi chiede leggermente sorpresa.
“S-sì, certo. Però ho bisogno di parlare con un impiegato. Può dirmi dove si trova la zona prelievi?”
“La zona prelievi si trova nel padiglione alla sua sinistra. Vada in fondo al corridoio, esca nel piccolo cortile. Lo attraversi per pochi metri e rientri nel primo padiglione che si ritrova davanti. Ci sono anche dei cartelli informativi che le diranno dove dirigersi e a che piano. Spero di esserle stata di aiuto” il tono di voce della receptionist è calmo e tranquillo, come se stesse recitando una poesia d'amore.
La guardo sorridendo. “Grazie mille signorina, le sono grato” dico mentre mi incammino nella direzione da lei indicatomi. Percorro il corridoio, esco nel cortile e rientro nel padiglione che trovo davanti a me. Noto appeso al muro un numeroso elenco di cartelli su cui sono scritti i vari settori medici e i piani corrispondenti. Scorgo quello che mi interessa.

 
'PRELIEVI, ANALISI E DONAZIONI  -  PIANO 3° '

Cerco un ascensore ma non trovandolo sono costretto a prendere le scale. Arrivo al terzo piano e mi guardo intorno. Tantissimi infermieri e dottori camminano svelti per il corridoio ignorando i poveri estranei che, come me, non sanno minimamente come orientarsi. Un dottore cammina tenendo la testa bassa su un foglio bianco e spesso. Mi sorpassa con sufficienza, senza degnarsi di alzare lo sguardo o chiedermi almeno scusa per avermi sfiorato la spalla. Colgo occasione per fermarlo.
“Mi scusi, ho bisogno di un informazione. Vorrei sapere dove si trovano gli uffici in cui sono smistate le cartelle cliniche dei donatori.”
“Da quella parte” mi risponde alzando la mano e indicando l'angolo del corridoio. “Vada lì e chieda a loro”
Faccio come mi è stato detto. Dopo poco mi ritrovo a dover ripetere la solita domanda ad altri due membri del personale ospedaliero. Mi rispondono in maniera gentile ed educata indicandomi un altro famigerato angolo di corridoio verso cui devo dirigermi per l'ennesima volta. Inizio a perdere la pazienza, ma prima che questo accada mi ritrovo davanti ad una porta grigio chiara la cui targhetta mi suggerisce di trovarmi finalmente nel posto giusto.
Busso e apro.
“Permesso?” chiedo un po' spazientito. Entro nella stanza in cui trovo due sportelli. Solo uno di questi è aperto.
“Venga si accomodi. Come posso aiutarla?” la signora seduta al di là del vetro mi scruta con aria indagatrice e severa. È molto magra, ha i capelli neri tagliati simmetricamente e raccolti in un ordinatissimo caschetto che le sfiora leggermente le spalle. È poco truccata ad eccezione dello sgargiante rossetto rosso che decora le sue labbra fini e piatte. Potrebbe avere una cinquantina di anni, o forse molti meno. Non passa inosservato il fatto che in passato sia stata sicuramente una bellissima donna. Tuttavia la ruga in mezzo alle sopracciglia la rende più anziana e rigida.
“Salve. Ho bisogno di aiuto. So che la mia richiesta potrebbe sembrarle strana e bizzarra, ma la prego di lasciarmi spiegare.”
Il suo silenzio mi mette leggermente a mio agio e così proseguo con la mia richiesta.
“Sono qui perchè sto cercando una persona. Ho bisogno di sapere solo un nome, un punto di riferimento o almeno un segno di riconoscimento. Sto cercando il nome e l'identità di un donatore. Ne ho estremamente bisogno e ho con me tutte le carte e tutti i documenti che possono dimostrarle che quello che le sto raccontando è vero.” dico io aprendo delicatamente la mia borsa.
“Lei ha subito un trapianto o una trasfusione?” mi chiede l'impiegata senza cambiare espressione in volto.
“Sì. Sono stato malato di leucemia e ho subito un trapianto di midollo osseo. Quello che sto cercando di dire è che–”
“Mi faccia indovinare.” dice lei interrompendomi. Il suo tono di voce si fa sempre più presuntuoso. “Lei vorrebbe sapere il nome del donatore il cui midollo osseo è stato impiantato nel suo organismo, vero?”
“Esattamente” dico io cercando di mantenere un contatto visivo con lei.
“Mh. Non la rimprovero né le rispondo male. Ammiro il suo coraggio per averci provato e per essersi rivolto a noi. Però mi dispiace ma devo respingere la sua richiesta. Quello che lei mi sta chiedendo è contro la legge e inoltre richiederebbe un lavoro così lungo e faticoso che nessuno oserebbe dirle di 'sì'. Solo un pazzo si cimenterebbe in un'impresa simile. È come cercare un ago in un pagliaio.” conclude lei sistemandosi elegantemente gli occhiali sul naso.
“Probabilmente sono pazzo, ma io ho davvero bisogno di sapere qualcosa. So che è illegale e infatti non chiedo di vedere la cartella clinica né di avere un identikit completo. Mi basterebbe un nome. Un mio amico mi ha spiegato che sui vostri server è possibile rintracciare molto più facilmente ogni singolo donatore e paziente.”
“Mi dispiace signore, ma io non sono autorizzata a fare una cosa del genere. I nostri server non sono così potenti da poter restringere la ricerca. In questo ospedale ogni giorno decine di persone vengono a donare il sangue o il midollo osseo. Non potremo mai sapere quando e dove ha compiuto questa operazione la persona che lei sta cercando. Potrebbe averlo fatto in qualsiasi ospedale del Giappone. Per non parlare poi della data in cui è avvenuto il prelievo.” dice lei muovendosi leggermente sulla sedia girevole.
La guardo negli occhi capendo di aver fallito miseramente. Abbasso lo sguardo e mi soffermo ad osservare le punte delle mie scarpe trovandole noiose e brutte. Tiro un sospiro profondo prima di riniziare a parlare.
“Ho capito. Sembra proprio che non ci sia speranza per un pazzo come me” dico accennando un sorriso. “Mi dispiace averla disturbata, anzi le chiedo scusa”
La signora mi sorride di rimando. Finalmente cambia posizione e si toglie gli occhiali da vista appoggiandoli alla scrivania “Signore. Io capisco quello che lei sta facendo. E la ammiro molto. Però purtroppo ci sono delle regole da rispettare e una privacy che non può essere violata. Vorrei poterla aiutare ma non mi è possibile. Forse dovrebbe solamente mettersi l'anima in pace e continuare la sua vita, non crede? In fondo è un grande dono quello che le è stato fatto. Perchè vorrebbe andare così a fondo? A volte nella vita capita che succeda un cambiamento, qualcosa che non ci aspettavamo. Un incontro, una parola, un' affermazione, una negazione, un'assenza. Eppure non ci perdiamo troppo la testa a interrogarci su come, quando e perchè. Piuttosto gli uomini accettano la loro fortuna senza farsi troppe domande. Anzi, spesso sono spaventati dalle risposte e così non ci prestano attenzione. Anche lei dovrebbe fare così. Ha sconfitto una malattia molto grave e ha la possibilità di continuare a vivere. Lo faccia, senza perdere tempo in questa ricerca inutile.”
Le parole della signora disegnano una nuvola di tensione nell'aria. Ogni singola sillaba da lei pronunciata picchia forte nel mio cervello come una bacchetta su di un tamburo. Stringo forte la borsa nella mia mano sinistra e faccio per allontanarmi dallo sportello.
“La ringrazio per il consiglio, ma lei non può capire.” dico io con voce amara.
La signora mi guarda leggermente spaesata senza dire una parola.
“Arrivederci. Grazie per il suo tempo e buon lavoro” Mi volto di fretta e afferro la maniglia della porta. In quel momento delle parole giungono al mio orecchio e mi fermo di scatto.
“Potrebbe provare a rivolgersi nell'ospedale in cui è stato operato. Lì sarebbe tutto più facile. Ovviamente spero però che lei ci pensi su e cambi idea. Arrivederci anche a lei.”
Non rispondo ed esco veloce dalla stanza. Percorro il lungo corridoio al contrario. Scendo le scale, mi dirigo nell'atrio, esco nel cortile, ripercorro il secondo corridoio, passo davanti al banco informazioni senza degnare nessuno di uno sguardo ed esco dalla clinica. L'aria di fuori è afosa e mi cade addosso come una coperta umida. Mi sento sudato e sporco. Vorrei buttarmi in una vasca di acqua ghiacciata e rimanere lì a galla come un peso morto.
Mi incammino a caso, senza una meta né una direzione. Ho bisogno di schiarire i pensieri. In fondo cosa mi aspettavo di fare? Sto cercando un ago in un pagliaio. Ha ragione la signora. Dovrei abbandonare tutto e dedicarmi ad altro. Ma come posso aver sprecato due mesi della mia vita in questa ricerca estenuante ed abbandonare proprio adesso? Deve esserci un modo. Uno stramaledetto modo di arrivare a quella persona. Non so nemmeno cos'è che mi spinga verso questo mio obbiettivo. Probabilmente una profonda riconoscenza e un profondo ringraziamento per quello che ha fatto. Magari quando incontrerò quella persona, ci scambieremo solo un grazie e una scatola di biscotti come regalo, simbolo della mia gratitudine. Magari sarà l'incontro più noioso della mia vita e molto probabilmente ne uscirò deluso e incazzato. Ma non posso mollare ora.
Devo solo concentrarmi e trovare un metodo efficace per trovare quello che cerco.
Ripenso alle parole della donna con i capelli neri e intanto frugo nella tasca alla ricerca di una sigaretta.

'Potrebbe provare a rivolgersi nell'ospedale in cui è stato operato'. E sarà proprio lì che andrò nei prossimi giorni.












Eccomi qua! Ho aggiornato a quest'ora perchè questo pomeriggio sono fuori tutto il giorno e non volevo aspettare fino a sera per farvi leggere questo capitolo. Finalmente abbiamo capito cosa, o meglio, chi sta cercando Akira. Ebbene la sua ricerca è ormai iniziata da un bel po' di mesi e sembra davvero molto fissato...si è completamente interstardito e vuole a tutti costi raggiungere il suo obbiettivo. Ce la farà? Si arrenderà subito? Oppure ci saranno alcuni incidenti di percorso? In alcune recensioni ho letto che avete già pensato a qualche ipotesi su cosa possa accadere nei prossimi capitoli....beh fatemele sapere <: sono curiosissima di sapere cosa pensate u.u Devo sottolineare una cosa importante: alcuni capitoli, soprattutto i prossimi, saranno abbastanza brevi mentre quando entrerete nel vivo della storia, i capitoli diventeranno lunghissimi. Ecco, non è una coincidenza...è una scelta stilistica. Poi capirete tutto per bene :3
Siccome siamo ancora ai primi capitoli ne approfitto per lasciarvi qualche piccola descrizione di Akira che potrebbe tornare utile:
Akira è un uomo di 37 anni che vive nel centro di Tokyo e lavora in una pasticceria. Ha sofferto di una malattia gravissima ma per fortuna ne è uscito senza troppe conseguenze negative. Ci tengo a sottolineare che Akira è un uomo adulto lavoratore giapponese, quindi niente noseband, niente capelli sparati e niente abiti eccentrici, anche se abbiamo visto che apprezza molto la musica punk u.u Sul modo di vestire direi che Akira si veste in maniera piuttosto anonima, tranne quando deve fare qualche viaggio in moto. Nei prossimi capitoli si scopriranno sempre più cose su di lui, sulla sua routine quotidiana e anche sulle persone intorno a lui.
Detto questo devo fangirliggiare per cinque secondi perchè: REITA è SU INSTAGRAM AAAAA sono felicissima ;3; ma vi rendente conto che cosa significa? Foto delle sue mani illegali, Reituki, e se ci scappa pure qualche selfie. Io sono...sconvolta, ma in senso positivo u.u E poi avete notato che scrive solo in inglese? è un amore di essere umano <3
Bene mi fermo qui ma sappiate che ci rivedremo presto c:
   
 
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