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Autore: elleonora    11/09/2016    1 recensioni
Virginia, da poco laureata in psicologia, decide di trascorrere l'estate in compagnia dei suoi amici di sempre. Una sera in discoteca vede un ragazzo dagli occhi ipnotici che la stregano, ma purtroppo viene trascinato via da un amico. Riuscirà la dolce Virginia a rivedere quegli smeraldi che tanto l'hanno colpita? Ma soprattutto, lui si sarà accorto di lei?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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INASPETTATAMENTE_ cap.10



You’ve Got The Love – Capitolo 10

 

 

21 Gennaio.
 
Ore 23:03
 
 
M’s POV.
 
 
Entro in casa cercando di fare il minor rumore possibile, non voglio svegliare i miei o mia sorella in caso dormano. Trovo Stella sveglia sul divano, nella medesima posizione in cui l’avevo lasciata prima della partitella, mi guarda e sorride.
«Stellina, sei rimasta sul divano tutto questo tempo?» chiedo.
«No Matte, pensa, ho anche mangiato, ma ho voluto finire il libro.» quello stesso libro di Virginia.
«Bello?» mi informo, chissà se Virginia lo sta già leggendo.
«Molto!» risponde Stella stiracchiandosi.
«Me lo presti?» chiedo al volo.
«Dipende da come ti comporti…» dice lei ridendo sonoramente. Da quando mia sorella mi ricatta?
«Sistemo le cose e arrivo!» dico dirigendomi in bagno a svuotare il borsone.
«Hai fame?» chiede Stella seguendomi in bagno.
«Un po’ tanto.» ammetto mentre il mio stomaco brontola sonoramente.
«Latte, biscotti e chiacchiere tra fratelli?» propone andando già in cucina.
«Andata!» rispondo con un sorriso.
 
«Allora? Hai deciso?» chiede Stella quasi sbuffando e passandomi un biscotto una ventina di minuti dopo.
Siamo entrambi a gambe incrociate sul divano bianco della sala, con una tazza di latte in mano e i biscotti al centro. Come facevamo da piccoli. Come facciamo spesso.
«Sì, gli scrivo su WhastApp!» dico afferrando il biscotto.
«Non ti conviene chiamarlo?» chiede lei dubbiosa.
«No, preferirei di no. Come minimo mi farebbe il terzo grado e poi dovrebbe essere impegnato con Alessandro!»
«Hai anche intenzione di scoprire se lei ha o meno un fidanzato?» dice Stella mangiando sonoramente un biscotto.
«Sì, ma indipendentemente da questo lei sarà mia.» dico serio, sembro un antico generale che ha in mente di conquistare il mondo.
«Benissimo, partiamo ottimisti e soprattutto presuntuosi!» dice prendendomi in giro.
Recupero il telefono che avevo appoggiato all’ingresso e scrivo “Necessito un numero di telefono, Marco.” sicuro e deciso, premo invio.
«Inviato?» chiede Stella.
«Sì, ora aspettiamo la risposta. Intanto, mi passi un biscotto?»
 
Finalmente dopo un sacco di tempo che mi è sembrato seriamente tantissimo, quasi una vita, vibra il mio telefono. Chissà perché il tempo quando vuoi che passi velocemente, non passa mai? La relatività del tempo, credo sia quello.
Stella mi guarda e curiosa chiede «Allora?»
Apro la conversazione aperta su WhatsApp e leggo ad alta voce “Com’è andata con la mia meravigliosa psicologa? E’ rimasta o l’hai fatta scappare?” Lo uccido, giuro che lo uccido tra atroci sofferenze. Come può anche solo dubitare di una cosa come questa?
Non essere stupido. Penso che tu lo possa immaginare...” bella risposta da stronzo permaloso, ne sono consapevole. Conoscendo Marco, credo che lui abbia già chiamato Virginia da tempo e si sia fatto raccontare nel dettaglio minuto per minuto tutte le mie meravigliose figure di merda tra pranzo e pomeriggio.
Hai intenzione di trattarmela bene? Ti interessa davvero?” quando la risposta di Marco arriva, un sorriso piuttosto ebete fa capolino sul mio viso. Che domande scontate, che banalità, ma nelle risposte sincere alle domande semplici si può costruire tanto.
La mia risposta arriva decisa precisa e sicura. Anche un po’ da spavaldo. Ma chissenefrega. Voglio quel numero. “ Marco, lei mi interessa anche se ha un ragazzo. Ora dammi quel numero, per favore.
Non gliel’hai chiesto? Matteo mi deludi!” Tu, caro Marco, non puoi minimamente immaginare quanto io possa essere deluso da me stesso. Chiedo il numero di Virginia a te, cavolo! E’ la primissima volta in vita mia che chiedo il numero di una persona a terzi e la cosa mi dà parecchio fastidio.
Una piccola speranza si apre nella mia testa rileggendo il messaggio “Dimmi anche che è sprovvista di fidanzato.” scrivo al volo e premo invio.
E’ molto single…” il suo numero di telefono e “…fanne buon uso, Matte.
Oh, merda. Devo assolutamente pensare a un regalo per Marco. Mi sento un completo rincoglionito.
Ho fatto praticamente bingo. Ho il numero di Virginia e soprattutto lei è single. Ripeto altre mille volte nella mia testa senza sosta. Potrei mettermi a saltellare sul divano ma non mi sembra il caso. Stella potrebbe pensare che ha un fratello totalmente pazzo.
A proposito di Stella, mi sta guardando piuttosto male da qualche minuto. «Allora? Pensi di condividere le informazioni o hai intenzione di avere quel sorriso ebete a lungo?» chiede la mia adorata sorellina.
«Ho il numero di cellulare e soprattutto lei è single!» dico trionfante.
«Paranoie per niente. Però dovevi tirar fuori le palle tu! Ti dirò, sono contenta. Me la devi assolutamente presentare a questo punto! Fai così, portala qua!» dice con un sorriso Stella.
Tu, cara sorellina, non puoi sapere quanto vorrei poterla portare qui e soprattutto oggi sono andato vicino al rapirla, prenderla, portarla a casa e rinchiuderla nella mia camera. Per il resto della sua vita.
«Vedremo!» dico sogghignando.
«Vedremo? Sei forse pazzo? Che cosa aspetti? Chiamala ora!» praticamente impone lei.
«No Stellina è troppo tardi, poi passo davvero per stalker…» le rispondo tranquillo.
«Allora domani mattina non appena ti svegli?» propone con un super sorriso. Ma tutta questa iniziativa lei dove la trova? Vorrei vedere lei se dovesse telefonare all’equivalente maschile di Virginia!
«E domani sia.» dico deciso, anche se non credo che la chiamerò di mattina, anche se avere il numero e non usarlo è davvero frustrante.
«Bene!» dice con un gridolino «Ora vado a dormire che domani ho la simulazione della terza prova.»
«In bocca al lupo Stellina. Spacca tutto!» dico abbracciandola.
«In bocca al lupo anche a te fratellone. Buona notte!» dice avvicinandosi e dandomi un bacio sulla guancia.
«Notte Stellina!» le dico io.
 
Ora posso davvero sorridere come un ebete. Eppure non ho tredici anni e non sono in completa balia degli ormoni come un bimbo, ma sorrido comunque. Finalmente ho il suo numero! Faccio un programma mentale su quello che devo fare domani: in mattinata studierò un po’ per l’esame di settimana prossima ma nel pomeriggio… Oh sì, nel pomeriggio chiamerò Virginia.
E con questo pensiero mi alzo dal divano, raggiungo camera mia e penso stranamente a lei. Spero che mi venga a trovare nei sogni. Sì, Matteo. Sei uno stupido tredicenne. Però so già che sognerò diversamente da un tredicenne.
Questi sogni saranno sicuramente poco casti, ma sono solo dei piccoli dettagli.
 
 
 
22 Gennaio.
 
Ore 00:23
 
 
Alessandro’s POV.
 
 
Esco da casa di Marco dopo il bellissimo fine serata in sua compagnia. Sta finalmente capendo quanto io tenga a lui e soprattutto è molto meno geloso di tutti i miei compagni di squadra. Tutto questo è chiaramente merito della bella Virginia. Aiuta sempre gli altri, soprattutto in questioni di cuore. E’ dolce e generosa. Marco l’ha fatta andare apposta a pranzo con Matteo, e a mio avviso ha fatto benissimo a vestire i panni di Cupido.
Devo ammettere che gli si addice molto quel ruolo… Cupido generalmente è sempre nudo e Marco, bhe, Marco anche. E’ spesso senza vestiti ed è davvero un bello spettacolo, un vero Dio. Va bene, basta pensarci, altrimenti non torno a casa.
Provo a chiamare Virginia con il cellulare ma «L’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile.» Il telefono è spento. Che strano. Che sia davvero arrabbiata con il mio Marco? Quasi quasi mi conviene chiamarlo, così gli comunico questa ultima scoperta e sento che ne pensa.
 
«Sì?» risponde lui serio.
«Parla il Dio dell’amore?» chiedo io scherzando.
«Dipende da che amore…» risponde a voce bassa quasi provocando lui. Oh, bene.
«Mmm. Credo sia il mio Dio personale!» comunico io con un sorriso idiota in viso. E lo lusingo, adoro farlo, e lui adora quando lo faccio.
«Allora sì, parli con la persona giusta! Tesoro, dimmi tutto.» Mi dice lui con voce serena e tranquilla.
«Ho provato a chiamare Vi.» gli dico serio.
«Hai chiamato lei prima di me?»
«Geloso?» chiedo quasi intimorito.
«Ma no, tesoro. Mi domandavo solo per quale motivo…» dice Marco curioso.
«Bhe, tu eri preoccupato.» gli rispondo sincero.
«Ma che tenerezza. Sei decisamente il migliore.» mi dice con un sussurro.
«Oh, lo so.» dico scherzando.
«Allora? Che ha detto la psicologa?» chiede lui.
«In verità nulla!» gli dico triste.
«Come nulla?» chiede curioso.
«Eh, aveva il telefono spento…» gli comunico un po’ sconsolato.
«Che peccato…» è dispiaciuto, si sente.
«Cavolo, sì. Volevo solo dirtelo e volevo un po’ di compagnia nel ritornare a casa…» gli spiego con un sussurro.
«Ti mancavo già?» chiede molto compiaciuto. So dove vuole arrivare. Mi istiga, ma io non mollo.
«Non c’è bisogno che te lo dica.» rispondo abbassando la voce.
«Invece sì.» risponde lui.
«Io preferisco dimostrartele certe cose…» abbasso ancora di più la voce.
«Mmmh...?» provoca chiaramente.
«Non fare così…» dico quasi insofferente.
«Così come? Mmmh…?» e no, non può provocarmi così e passarla liscia.
«Cupido, senti, sono appena arrivato a casa mia ma potrei benissimo fare inversione e tornare lì.» Gli comunico chiaro e deciso.
«Che cosa aspetti?» chiede lui con la voce ancora più bassa provocandomi ancora di più.
«Nulla, sto già facendo inversione.» e metto giù il telefono.
 
Sarà una nottata davvero lunga…
 
 
Ore 5:36
 
V’s POV.
 
 
Mi sveglio di soprassalto con il cuore a mille.
 
Perché ho il cuore a mille?
Che cosa ho sognato?
Perché sono sveglia?
Perché non ricordo il sogno?
Che ore sono?
Cerco di rallentare il battito cardiaco respirando profondamente e cercando di calmarmi.
Virginia calmati, inspira ed espira, inspira ed espira, un’altra volta, forza.
Mi giro nel letto, cerco con la mano destra l’interruttore della luce sul comodino e l’accendo.
La sveglia segna le 5.38.
Merda.
Com’è possibile che io sia già sveglia?
Perché non riesco a ricordarmi il sogno?
Data la tachicardia era sicuramente un sogno “forte” ma… Non riesco bene a capire.
Odio non ricordare i sogni.
Ok, proviamo a pensare e fare qualcos’altro, magari mi ritorna in mente.
Recupero il telefono che era spento e in carica e lo accendo.
Credevi di trovare qualcosa, Virginia?
No.
Ma ci speri, vero?
Oh sì, ovvio.
Mi rendo perfettamente conto che avere notizie da Matteo sarebbe un qualcosa di impossibile dato che non ha il mio numero.
Ripetilo bene Virginia: non ti ha chiesto il numero.
Ma anche una qualsiasi notizia da Marco mi andrebbe bene.
Solo per rendere il mio pomeriggio con Matteo davvero reale.
Oh cavolo, non gli ho neanche telefonato ieri sera... Sono stata sgarbata, lo so, ma ero un attimo triste.
Posso essere triste? Sono triste e demoralizzata.
In più non volevo disturbare Marco, mi aveva detto che avrebbe passato la serata con Alessandro e non potevo né volevo disturbare la loro serata.
 
La mia è stata lievemente diversa.
Ho parlato con Rose, le ho raccontato tutto, ogni cosa e si è quasi commossa. Mia madre vede le cose in maniera molto romantica e soprattutto ha una visione positiva su «Quel bel ragazzo che mi devi presentare quando non avrà più la biondina al suo fianco.» Mi ha fatto sorridere e ho riacquistato un po’ di buon’umore. Quella donna è una carica di ottimismo puro.
Sono finalmente riuscita anche a chiacchierare un po’ con Carlotta; è tornata qualche giorno fa dal suo viaggio a Siviglia che Mirko le aveva regalato per il suo compleanno. Mi ha fatto un resoconto completo dell’ultimo periodo: Mirko, università, famiglia, amici del mare, viaggio in Spagna e tutto il resto. Insomma, una bella chiacchierata tra amiche. Si è accorta del mio tono forse un po’ triste e mi ha estorto con le pinze il motivo.
 
Le ho raccontato tutto: ero come un fiume in piena e non riuscivo a fermarmi. Le ho dovuto raccontare di Matteo, della ragazza bionda, del suo invito, del pranzo e del pomeriggio.
Dio mio, ma è successo davvero? Ho fatto davvero tutto questo?
Eh sì, è tutto reale.
L’unica cosa che ho detto a Carlotta come conclusione del racconto dopo un minuto di silenzio è stato un «Sticazzi.»
E lei ha risposto «Sticazzi sì, Vi.»
Mi ha detto che esige essere informata in caso succedesse qualcosa «Vi, tesoro, qualunque cosa, sai che mi puoi chiamare sempre. Per te questo ed altro!» L’ho ringraziata e l’ho lasciata finalmente andare dal suo Mirko che era già parecchio in ritardo.
 
Torno alla realtà quando lo schermo del telefono si illumina, compongo il pin e aspetto.
Vibra.
Oh, cavolo.
Cuore non accelerare per favore, non ora.
Guardo lo schermo con la bustina di un messaggio da leggere.
Lo apro?
Non lo apro?
Aspetto?
Tentando di non aspettarmi nulla, magari solo un messaggio dell’operatore, apro la bustina chiusa ed è l’avviso della telefonata di Alessandro di questa notte.
Alessandro?
Ti aspettavi forse qualcuno che inizia con la M?
Bhe, forse sì.
Quasi sicuramente Marco lo avrà obbligato a telefonare per scoprire qualcosa dell’uscita con Matteo.
Sono curiosi ed entrambi pretendono dei racconti dettagliati sulle mie uscite o sui miei sporadici ed inutili appuntamenti. Sono comunque due tesori. Questa volta però, nonostante io abbia passato una giornata meravigliosa non so quanto Marco abbia fatto bene a farmi passare del tempo con Matteo, lui ha una dannatissima ragazza!
Però Virginia, potrebbe essere l’inizio di una buona amicizia.
Amicizia?
Magari potresti stargli affianco finché non si lasciano.
Potrei trovare il modo per farli lasciare…
Potrebbe essere un’idea!
Amicizia?
Uhm.
Potresti sopportarlo Vi?
Ci potrei sempre provare.
Non costa nulla provare.
Forse ne risentirebbe solo il mio cuore.
Chissà, forse.
 
Sorridendo mando un messaggio su WhatsApp ad Alessandro per rassicurarlo “Ciao Ale, posso immaginare perché hai chiamato. Sto bene, non ti/vi preoccuparti/tevi. Però potrei sempre uccidere il tuo fidanzato!” premo invio, appoggio il telefono sul letto, mi giro dall’altra parte e chiudo gli occhi.
 
 
Ore 8:21
 
Mi sveglio, mi stiracchio, mi giro nel letto, abbraccio il cuscino.
Sono riuscita a dormire ancora qualche ora dopo il risveglio traumatico di qualche ora fa.
Ho un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia.
 
Ho sognato Matteo.
Ho sognato Matteo che mi baciava.
Ho sognato Matteo che mi baciava e ora sorrido.
Perché il mio subconscio vuole Matteo?
Perché lo vuoi tu, Virginia.
Cerco di accantonare il sogno con quel ragazzo meraviglioso.
Ho bisogno di latte e caffè.
Subito, colazione.
Sì, latte e caffè e poi studio.
Basta Matteo.
Studio cercando di concentrarmi sulla psicologia e non pensare a lui.
Facile dirlo, un po’ meno farlo.
Mi devo dedicare a qualcosa di utile.
Basta Matteo.
E’ inutile Virginia.
Smetti di pensarci.
Marco ha per caso telefonato o scritto qualcosa?
No.
Alessandro?
Neanche.
Credi davvero che Matteo abbia parlato di te a Marco?
Magari gli ha raccontato delle meravigliose figure di merda che ho fatto nel pomeriggio e si sarà fatto due belle risate.
Marco non si è fatto sentire con te, figuriamoci se ha sentito lui.
Quindi basta Matteo.
Te lo devi dimenticare Virginia.
Il massimo che puoi permetterti è un’amicizia.
Che brutta parola.
Amicizia e basta.
I miracoli generalmente non accadono.
O forse sì?
Maledetta me che ci credo ancora.
 
 
Ore 14:23
 
M’s POV.
 
 
Ho passato tutta la mattinata tentando di studiare.
Ogni cosa che studiavo mi ricordava lei.
Assurdo.
Irreale.
Eppure è stato così.
Sarà stato il pensiero costante di Virginia oppure il fatto che ero in possesso del suo numero, ma ho trovato davvero molto interessante storia della cultura inglese.
Super impaziente, recupero il cellulare e scrivo a Stella su WhatsApp “Stellina com’è andata la terza prova? Che dici, chiamo Virginia?”, la sua risposta non si fa attendere “Stordito, non l’hai ancora chiamata?” Bhe, gentile da parte sua chiamarmi “stordito”. “Adesso lo faccio.” digito e invio.
Adesso. Ora.
 
Mi sento un tredicenne alle prese con la sua prima cotta.
Matteo, tu sei un tredicenne.
Fatti forza, ce la puoi fare.
Soprattutto ce la devi fare.
Sei grande e grosso e hai paura di fare una telefonata?
No.
Ma non è una semplice telefonata.
E’ la telefonata.
Ho solo paura di un suo rifiuto.
Il grande Matteo che ha paura di un rifiuto?
No. Forza.
Se il numero è sbagliato?
Ucciderò Marco.
E se non rispondesse?
Non puoi saperlo Matteo, non puoi saperlo finché non telefoni.
Scorro la rubrica fino alla V.
Ecco.
Virginia.
Premo il tasto verde.
Ci siamo.
Uno squillo.
Cazzo è acceso ed è libero.
Due squilli.
Respira Matteo, respira.
Tre squilli.
Non risponde?
 
«Pronto?»
Oh, merda.
Muoio.
E’ lei.
E’ proprio lei.
Marco si è salvato.
Dio, come mi era mancata la sua voce.
Matteo, svegliati, ti rendi conto che devi parlare?
«Ciao Virginia!» dico io tutto d’un fiato facendomi forza.
«...» dall’altra parte del telefono non sento alcuna risposta.
Non risponde, magari ha riattaccato.
Non parlo.
Magari ho la fortuna di sentirla anche respirare.
«… Ma? Matteo?» chiede lei chiaramente sorpresa.
«Esatto! Ciao Virginia!»
Matteo hai ripetuto due volte i saluti, ti rendi conto?
Gran bel modo di iniziare una telefonata.
Per lo meno mi ha riconosciuto.
«Ciao…» dice lei.
Come un semplice ciao può diventare super sexy.
Ho deciso, ora localizzo il segnale GPS del suo cellulare e vado a casa sua.
Smettila di parlare con te stesso.
Devi parlare con lei, Matteo.
«Come stai?» chiedo io.
Andiamo sempre meglio Matteo.
Avrai un premio come il “Migliore Oratore del 2016”.
«Ora bene…» risponde lei. Ha detto ora? Ha davvero detto “ora bene”? «E tu?» prosegue Virginia.
«Bene, grazie.» sto solo morendo al telefono ma non ti preoccupare. «Non ti ho neanche chiesto se disturbavo, scusami.» Ora finalmente hai iniziato a ragionare e essere un pochino uomo, Matteo, bravo.
«Ma va, figurati. Tu non disturbi. Stavo facendo una pausa dallo studio!» siamo pure sincronizzati.
«Anche io.» ammetto con un sorriso.
«Ah, sì?» chiede lei.
«Settimana prossima ho un esame di storia della cultura inglese.» e secondo te a lei interessa? No.
«Allora fai bene a studiare! Guarda che poi ti interrogo!» dice lei scherzando.
Ho già in mente l’immagine di lei che mi interroga.
Oh merda.
Mi farei interrogare per davvero molto, moltissimo tempo.
«Quando vuoi!» Merda. L’ho detto davvero.
E lei ride. Dio mio quanto mi piacerebbe vederla ridere.
Sei già a questi livelli, Matteo?
Ricomponiti.
«Mi sono permesso di chiedere il tuo numero a Marco…» ammetto.
«Uh, Marco. Non l’ho ancora sentito.» sembra assorta nei suoi pensieri.
«Bhe, hai fatto bene!» Davvero? Se lo dice lei, allora posso essere contenta.
Sembra allegra e disponibile al dialogo, ora che cosa faccio? Dovrò pur dare un senso alla telefonata. Non posso fare le telefonate senza uno scopo reale. Bhe, soltanto sentire la sua voce è un motivo più che valido.
Smettila Matteo.
Devi chiederle una cosa, devi scusarti, devi fare qualcosa, forza, Matteo parla.
Per favore, parla.
Altrimenti che cosa racconti a Stella? Che sei stato muto tutta la telefonata?
Che faccio?
Ci provo?
Matteo, hai fatto trenta, fai anche trentuno.
«Spero non sia un problema.» dico deciso abbassando involontariamente la voce.
«Se non lo è per te… Per me di certo non lo è.» usa una dolce, dolcissima voce per questo gioco strano di parole.
Me la sposo, prima o poi io la sposo.
Ok, ora parla e scusati.
«Mi devo assolutamente scusare per la mia maleducazione di ieri. Me ne sono andato via all’improvviso.» Matteo sei partito in quarta. Che cosa stai dicendo? Stai farfugliando?
«Ma va, figurati.» inizia lei titubante «Avrai avuto sicuramente qualcosa di importante da fare!»
«Sai, giocare a calcetto non è un qualcosa di così importante!» la butto lì così, senza pensarci troppo. Alla fine sono andato via per quello ieri e di certo non è più importante di poter passare del tempo con lei.
«Una partita di calcetto?» chiede lei.
«Sì.» rispondo prima di ascoltare la sua magnifica risata. Ride lei e mi si scalda il cuore.
«Credevo… Credevo avessi un appuntamento!» di che cosa sta parlando? Io ho detto “impegno”, non appuntamento.
«Appuntamento?» chiedo.
«Sì, con la tua ragazza.» dice lei con un’incrinatura nella voce.
Ragazza? Quale ragazza?
«Io non ho una ragazza!» dico convinto.
«Come no?» chiede e prosegue «Quella ragazza bionda ieri, sai prima del pranzo?»  
Merda.
Ha visto Monica prima del nostro incontro al cartello della facoltà.
Merda, non ci avevo pensato.
Non mi sono neanche posto il problema se lei ci avesse visto oppure no.
Credevo aspettasse Marco e basta…
Sì ma gli occhi per vedere ce li ha.
Le devi rispondere Matteo «Si chiama Monica e non è più la mia ragazza!»
«Ah.» dice lei con un voce che sembra decisamente più rilassata.
Me la sto immaginando oppure è così?
«Per fortuna non lo è più! Mi stava solo salutando.» Sembri un latin lover che cambia le ragazze manco fossero delle magliette. Bella figura Matteo, complimenti.
«Quindi...» inizia lei titubante.
Quindi, cara Virginia, mi butto.
Tieniti pronta e sappilo.
«Quindi potrei invitarti fuori per un caffè o per altro?»
«...» non risponde, devo aggiungere qualcos’altro alla proposta di uscita.
«Per scusarmi di quanto io sia stato sgarbato a lasciarti alla fermata da sola.»
Uhm, si certo Matteo, è proprio quello il motivo.
«E’…» ah, ma è ancora viva e non ha riattaccato, posso già considerarlo un gran successo. «E’ un appuntamento?»
Sì che lo è. Ovvio. Chiaro e limpido come l’acqua.
«Se non hai un ragazzo…» accenno io, anche se la risposta la so già, a meno che Marco non mi abbia raccontato una stronzata...
«No, nessun ragazzo.» mi interrompe.
«Quindi credo che tu lo possa considerare un appuntamento, se a te fa piacere.» le ho appena chiesto di uscire? Ho appena proposto un appuntamento a Virginia?
Cazzo sì.
L’ho fatto.
Manca ancora una cosa fondamentale.
La sua risposta.
Faccio i conti senza l’oste.
Merda, ora mi dice di no.
«Bhe…» inizia lei. Bhe che cosa? Dio mio, come sono impaziente! «A me fa piacere.»
Cazzo è un sì?
Mi ha detto che le farebbe piacere?
Un sorriso mi si stampa in faccia. Mi sento come un bambino che ha ricevuto il regalo di compleanno che desiderava da una vita.
Mi sento talmente stupido che le chiedo «Davvero?»
E lei ride. «Sì, davvero!» dice convinta.
«Hai qualche preferenza?» chiedo io.
«Scegli tu Matteo, mi affido a te.»
Oh merda. Santa merda. Lei non può dire queste cose.
«Mi hai detto di sì a scatola chiusa senza sapere cosa ti aspetta?» dico tutto d’un fiato. Sembro quasi un maniaco con quel “cosa ti aspetta”.
«Certo!»” dice lei ridendo.
Dio mio, che voglia che ho di vedere quelle labbra sorridere.
«Allora ci penso e poi ti faccio sapere.» le dico convinto e tranquillo.
«Ok, a dopo Matteo.» dice lei con una voce dolcissima.
«A dopo Virginia.» e chiudo la telefonata.
Mi sento leggero e felice. Potrei benissimo iniziare a saltellare per la camera e cantilenare “Mi ha detto di sì. Mi ha detto di sì. Mi ha detto di sì.”
Sono proprio messo male.
 
Merda.
Qualche minuto dopo mi rendo conto di un super epic fail che ho fatto: mi sono dimenticato di chiederle il giorno per l’appuntamento!
Puoi essere così coglione Matteo?
Prima il numero, poi il giorno… Ti dimentichi le cose fondamentali. Le basi Matteo, le basi.
Cosa faccio? La chiamo? Le mando un messaggio? Le scrivo su WhatsApp?
Vada per il messaggio su WhatsApp, magari sta studiando e non voglio disturbarla.
Sono un coglione ma la tua voce mi destabilizza...” Matteo, così non va bene. Per niente proprio.
Scrivi qualcosa di intelligente: “Mi sono dimenticato di chiederti una cosa. Domani per te va bene?” premo invio e un messaggio di risposta arriva subito “Domani va benissimo. Attendo altre informazioni!
Ho i muscoli del volto praticamente paralizzati in un sorriso ebete.
 
Dopo qualche ora, è arrivato finalmente di momento di fare una pausa dallo studio.
Mi manca solo un capitolo da sistemare e poi sono a posto.
Ho bisogno di un caffè.
Entro in cucina e accendo la radio:
 
“Sometimes it seems that the going is just too rough
And things go wrong no matter what I do
Now and then it seems that life is just too much
But you've got the love I need to see me through”
 
Ma tu hai l’amore di cui io ho bisogno per guardarmi dentro
E penso a te, Virginia.
Tu, Virginia.
Sei decisamente tu.
Tu hai l’amore di cui io ho bisogno.
Ho bisogno di te.
Non sono mai stato così rincoglionito per una ragazza.
Ma ormai, chissenefrega.
Ho capito cosa voglio e voglio lei.
 
Sorrido e mi preparo il caffè.
 
Spero solo che Stella arrivi a casa presto.
Ho un piano da illustrarle per domani e ho bisogno della sua approvazione!
 
 
 
**
 
 
Buona sera e buonissima domenica a tutti! Come sempre grazie mille a tutti coloro che mi seguono, che leggono, che decidono di perdere un po’ del loro tempo leggendo me, per me è tantissimo. Ma veniamo a noi e a questo capitolo dieci.
Allora, la canzone che ho scelto per questo decimo capitolo si intitola “You’ve Got The Love” di Florence + The Machine, che come sempre io adoro. L’ho trovata adatta a Matteo, adatta a lui che sta “scoprendo” un mondo che non è fatto solo di ragazze oche e di niente. Sta scoprendo un mondo e sta scoprendo un qualcosa. Molto spesso si domanda perché dice o fa certe cose, non lo sa neanche lui e gli vengono spontanee. Quindi qualcosa vorrà pur dire. Una cosa negativa è che, lo so che vi avevo detto che il 21 gennaio era finalmente finito (tra gioia collettiva e fuochi artificiali) ma non è stato così. Ho trovato giusto mettere quella parte di Matteo che torna a casa dal calcetto e trova Stella.
Poi c’è il POV di Alessandro. Trovo lui e Marco di una dolcezza infinita e dato che si è preoccupato per Marco, ha provato a chiamare Virginia.
 
Poi c’è Virginia. Povera cucciola. Ho quasi sofferto con lei. Sa che Matteo potrebbe avere qualcosa di speciale, qualcosa di diverso dagli altri maschi. E’ per questo che accetterebbe persino una sorta di amicizia con lui. Ma poi le carte in tavola cambiano, grazie a una telefonata.
E passiamo infine a Matteo. Finalmente ha usato quel numero! Ha chiamato Virginia, si è fatto forza e le ha chiesto un appuntamento. Si sono finalmente capiti e chiariti e hanno scoperto di essere entrambi single. Forse sono stata un po’ sadica nel non far chiedere a loro se fossero o meno impegnati… Però credo che la vita sia fatta anche di fraintendimenti e filmoni mentali, di osservazioni di gesti e di colpi di fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista.) Diciamo che entrambi hanno deciso di rischiare un po’: Virginia ha chiesto della “ragazza bionda” e Matteo ha chiesto conferma a lei direttamente se avesse o meno il ragazzo. Si sono buttati e il risultato è stato più che ottimo, no? Alla fine cosa avevano da perdere entrambi? Nulla! E hanno lasciato in un angolino preoccupazioni e dubbi e si sono buttati. (Una cosa che bisognerebbe sempre fare nella vita reale, anche se a volte non è così semplice!)
 
Con questo capitolo vi auguro di passare una meravigliosa serata, un dolcissimo inizio di settimana con la scuola che riprende e buon inizio di qualsiasi cosa!
Vi ringrazio come sempre per aver dedicato un po’ del vostro tempo a me e alla mia storiella.
Grazie, davvero grazie a tutti voi.
 
Vi abbraccio tutti.
E grazie ancora.
A presto.
 
E.
   
 
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