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Autore: Sam__    12/09/2016    5 recensioni
[Swan Queen/ Long AU / OOC]
Innamorarsi e ritrovarsi con il cuore spezzato, imparare ad amare ancora, voler restare sul fondo ma contemporaneamente voler essere disperatamente salvati, scoprire la propria sessualità, stringere amicizie con persone che non ti aspettavi, sognare in grande, fare progetti, litigare, urlare, piangere …
Storia su come l’adolescenza può essere un gran casino!
I dolci sedici anni, vissuti da Emma e Regina.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Neal Cassidy, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6.
La falsa alba.


 
 
 
“Ti odio.” Disse Regina.
“Naah.”
“E’ colpa tua se sono seduta su degli scalini senza una ragione logica.”
“Non c’è di ché.”
“Sai, penso che il tuo ragazzo mi odierà.”
“Impossibile. Pensa alla persona più buona del mondo che conosci … Ecco, non puoi perché è lui.”
“Ma non mi dire.” Rispose Regina sarcastica.
“Dico sul serio.”
In quel momento si sentirono dei passi dal piano superiore.
“Oddio dobbiamo nasconderci!” si allarmò Emma.
“Da chi? Questa è casa mia.”
“Guarda come siamo ridotte …”
“Vorrai dire come tu, sei ridotta” la schernì la mora “lascia fare a me.”
Cora fece il suo ingresso all’apice delle scale “Regina.” Tuonò.
La ragazza si girò a guardarla con un sorriso in volto “madre!”
“Che cosa fai … fate qui?”
“Siamo tornate tardi, ci siamo messe a chiacchierare e abbiamo perso la cognizione del tempo.”
“Qui sulle scale?” inarcò un sopraciglio la donna.
“Non hai idea di che vista magnifica offra la vetrata della luna.”
Cora conosceva fin troppo bene sua figlia, sapeva che stava prendendo tempo per inventarsi qualcosa.
Le si avvicinò, per constatare che puzza facesse, notando che per una rara volta non ci fosse traccia di alcool o fumo.
Le bastò guardare il sorriso che Emma le stava rivolgendo mentre agitava la mano in segno di saluto per capire che era in lei il problema.
“Oddio Regina, che cosa le hai fatto?”
“Niente, è tutto okay!”
“I suoi genitori lo sanno?”
“Sanno che è qui, non il perché.”
La donna alzò gli occhi al cielo “dovrebbe essere lei a portarti nella buona strada, non tu in quella cattiva.”
“Non la sto portando da nessuna parte, era uno stupido patto …” si giustificò Regina.
Emma annuì “confermo tutto!”
“Non sei nemmeno nelle facoltà mentali di farlo.” La zittì Cora “che cosa hai intenzione di fare?” chiese poi a sua figlia.
“Non la posso portare a scuola così. Resterà qui finché non si riprende.”
La donna annuì “è il tuo casino e tu gli poni rimedio come meglio credi. Solo, non rovinarla. Fatti aiutare oppure lasciala stare.” Disse per poi dirigersi in cucina.
Regina fu ferita da quelle parole ma non lo diede a vedere, si limitò a dare un cenno d’assenso.
Si sentiva come se qualsiasi cosa toccasse inspiegabilmente si distruggesse.
"Sono una persona orribile" piagnucolò Emma "ora sei nei guai."
"Quali guai, non è successo niente."
"Oddio i miei genitori mi uccideranno."
"I tuoi genitori non sanno nulla."
"E la scuola? Non posso saltare la scuola."
"Ma la vuoi smettere? Non puoi andare da nessuna parte in queste condizioni. Oggi salti la scuola."
"Davvero?" Batté le mani contenta "siii! Niente scuola!"
Regina restò perplessa davanti a quello sbalzo d'umore, poi capì 
"Oh cazzo no! La falsa alba..."
"Cosa?"
"Sono 24 ore che non dormi ormai e sei sbronza, si chiama falsa alba."
Emma continuò a guardarla confusa, poi tornò a sorridere "possiamo andare a mangiare? Ho una fame!"
"No!"
"Ma io ho fatto i pancakes per te quando eri a casa mia." Piagnucolò.
Regina alzò gli occhi al cielo "d'accordo. A patto che poi vai diretta a dormire!"
Emma annuì e poi si diresse in cucina saltellando.
 
Era ormai mezzogiorno quando Regina sentì suonare alla porta e di malavoglia si alzò dal letto e andò ad aprire.
Un Neal alquanto preoccupato le stava davanti.
“Dov’è?” chiese subito il ragazzo.
“Sta bene.”
“Non si fa sentire da ieri pomeriggio.” Mise in chiaro il ragazzo.
“Lo so.”
“Che è successo?”
“Te l’ho detto: sta bene.”
“Non è da lei non scrivermi per così tanto tempo.” Insisté Neal.
“Eravamo occupate a divertirci, d’accordo?”
“Voglio vederla.”
“Sta dormendo.”
“Okay aspetto qui fino a quando non si sveglia.”
Non c’era rabbia o presunzione nel suo tono.
E Regina pensò che forse Emma avesse ragione, Neal non l’avrebbe odiata. Non ne era capace.
Fece per tornarsene in macchina ma Regina lo stroncò sul nascere.
“Puoi aspettare dentro.”
“Grazie.”
Così entrarono in casa e fece accomodare Neal in salotto, chiedendogli poi se volesse portato qualcosa da bere o da mangiare.
Le buone maniere prima di tutto. Sua madre non le avrebbe mai perdonato il contrario.
Il ragazzo rifiutò, e da quel momento calò un silenzio imbarazzante nella stanza.
Regina avrebbe tanto voluto tornarsene a dormire, o magari svegliare Emma e mandarli via da casa sua.
Ma non poteva rischiare che la ragazza non fosse ancora del tutto lucida.
Malgrado non sapesse se Emma avrebbe raccontato tutto al suo ragazzo, sempre se ricordava ancora tutto quello che era successo.
“Dove siete state?” chiese Neal, destando Regina dai suoi pensieri.
“Al Rabbit Hole.” Rispose secca.
Il ragazzo deglutì “non ci piace quel posto.”
“Già. Siamo tornate presto infatti, previsti gli standard che sono solita fare.”
“Perché non l’hai riportata a casa?”
“Troppo stanca per guidare.”
Se c’era una cosa che Regina sicuramente apprezzava e non poco di se stessa, era l’avere sempre una risposta sensata pronta, anche quando stava mentendo.
Ed era una cosa che gli altri invece non apprezzavano molto.
Non si riusciva mai a metterla in difficoltà con le parole. Trovava sempre una via d’uscita.
“Non è da lei.” Ripeté Neal.
“Si, l’hai già detto.”
“No intendo, fare così … non è da lei.”
“Infatti fare così è da me. Era il mio giorno ed è dovuta sottostare alle mie abitudini. Così come io ho fatto con voi. Dove sta il problema?”
Neal scosse le spalle “nessun problema … è solo strano.”
Dopo altri pochi minuti imbarazzanti, si sentì qualcuno scendere le scale.
Entrambi si voltarono a guardare la porta del salone aprirsi ed Emma entrare nella stanza.
Neal si alzò di scatto e raggiunse la sua ragazza, la strinse in un forte abbraccio nel quale Emma si cullò per qualche istante prima di ricambiare.
Era così bello avere finalmente quel tipo di contatto.
Quando sei abituato ad avere ogni dì qualcuno da stringere, è difficile farne a meno anche per un solo giorno.
“Mi sei mancata.” Le disse Neal interrompendo l’abbraccio e dandole un veloce bacio sulle labbra.
“Anche tu.” Rispose la ragazza sorridendo.
“Non sono abituato a non sentirti tipo ogni ora.” Scherzò il ragazzo “mi hai fatto preoccupare.”
E Regina che stava ancora guardando la scena in silenzio, non poté fare a meno di pensare a quanto fosse fortunata Emma ad avere qualcuno che si preoccupasse per lei.
“Lo so, è stato strano anche per me.”
La bionda lanciò uno sguardo veloce a Regina, rimasta seduta nel divano “ma ero in ottime mani.”
“Oh ci scommetto!” sorrise Neal “sei sana e salva, e più bella del solito.”
“Sono uno straccio.”
“Più bella del solito.” 
La ragazza sorrise per poi avvicinarsi a Regina “grazie per avermi dato i tuoi vestiti.”
“Non ti avrei mai fatto dormire con … quei vestiti addosso.” Disse lasciandole immaginare le condizioni in cui erano i suoi vestiti.
Emma sorrise imbarazzata “già … allora mi cambio e poi togliamo il disturbo.”
“Tieniti questi. Farò lavare i tuoi e te li riporto.”
“Non c’è bisogno.”
“Oh, credimi, c’è bisogno eccome! Meglio se ti tieni i miei vestiti.”
La bionda recepì il messaggio ed evitò di ribattere.
“Allora direi che possiamo andare.”
Neal si avvicinò a loro “grazie, Regina, per esserti presa cura di lei.”
La mora sorrise “non c’è di ché.”
Lasciandosi alle spalle casa Mills, Emma scrisse un messaggio veloce a Regina:
ricordo metà delle cose successe stanotte. Mi racconterai? Grazie ancora per tutto.
Al quale la ragazza rispose: credimi, meglio che non ti ricordi! Mai più una cosa del genere, non sai reggere!
Il telefono di Regina squillò ancora, ma stavolta non era Emma a scriverle, bensì era una chiamata da Malefica.
“Aspettavamo un tuo ritorno.” Disse subito quest’ultima non appena sentì che la chiamata era stata presa.
“Non sono riuscita a liberarmi di Swan.”
“Ci voleva tanto a lasciarla a casa e tornare qui?”
“Non potevo lasciarla in mezzo a una casa che a malapena conosce in quelle condizioni.”
“Oh, sei noiosa quando cerchi di fare la persona responsabile.”
Regina fu irritata da quel commento.
“Io sono una persona responsabile quando c’è bisogno d’esserlo.”
“Pensi che per un tuffo in piscina stasera, ci sarà bisogno?”
“Non credo.”
“Ottimo. E non portare sconosciuti.” Si raccomandò prima di mettere giù.
 
Emma non raccontò a Neal quello che era successo.
Almeno, non interamente.
Non gli raccontò della canna e della birra.
E poi beh, il resto non lo ricordava neanche per il momento quindi non c’erano problemi.
“Sembra strano dal momento che si parla delle Bad Girls.” Scrollò le spalle il ragazzo.
“In che senso?”
“Da quello che si dice pensavo facessero molto peggio e invece, un falò attorno al fuoco? Non sembra nel loro stile. Avevano bruciato una macchina della polizia, cavolo.”
“Oh, credo si siano date una calmata dopo l’istituto. E credo che anche la mia presenza abbia fatto la sua parte.” Si convinceva del fatto che non stava mentendo, solo omettendo.
In fondo era vero che si erano mitigate, almeno Regina.
Erba e alcool erano il quotidiano per loro.
“Beh potremmo uscirci insieme, una volta.”
La bionda sgranò gli occhi “penso che non mi vogliano tra i piedi. Sono troppo noiosa per loro.”
“Usciamo solo con Regina, allora. E quel tipo che frequenta … Locksley?”
“Uhm ma loro non sono una coppia come noi.”
“Suppongo Regina si sentirebbe a disagio a uscire con una coppia da sola.”
“Okay, perché dobbiamo uscire con Regina?” s’irritò la ragazza “prima non volevi saperne e adesso vuoi invitarla a cena?”
Neal restò perplesso davanti a quella reazione “mi ero fatto un’idea sbagliata. Sembra una persona interessante e credo vada ringraziata per quello che ha fatto per te. Un po’ come ha fatto sua madre per la tua famiglia.”
Emma alzò gli occhi al cielo “va bene d’accordo, le chiederò se le va di farlo.”
 
Quella sera, nella macchina di Killian si discuteva sul da farsi.
“Non mi avevi detto che un tuffo in piscina significava invadere la proprietà privata altrui.” incolpò Malefica, Regina.
“Oh andiamo, dove troviamo una piscina aperta a quest’ora? Quella dell’Hotel è l’unica!”
“Quella dell’Hotel è l’unica perché è per le persone che stanno in Hotel. Noi andremo in un’altra domani mattina.”
“Non che ci siano così tante piscine a Storybrooke …” giustificò Robin.
“E per questo dobbiamo commettere qualcosa di illegale? Grazie ma no! Dovessi andare fino a Boston per farmi una cazzo di nuotata!”
“Io concordo con Regina” disse Ursula “siamo già fortunati ad essere qui dopo l’ultima che abbiamo fatto. Non sfidiamo la sorte.”
Crudelia fu combattuta a quelle parole, voleva rassicurare la sua amica ma sapeva bene che in fondo avesse ragione.
“Ma che vi prende?” si lamentò Malefica “non sono queste le Bad Girls che ricordo.”
“Perché le cose cambiano, Mal. Fattene una ragione! Per quanto ancora volevi andare avanti facendo queste stronzate?”
“Oh, per favore, le stronzate ti piacevano prima dell’arrivo di quella tipa!”
“Non incolpare sempre Emma Swan! Lei è l’unica che abbia fatto qualcosa per tirarci fuori dai guai. Dovresti esserle grata, non voltarle le spalle.”
Tu non voltarmi le spalle!” l’accusò Malefica.
“Non lo sto facendo” cercò di cambiare tono Regina, volendo apparire meno arrabbiata adesso “sto cercando di portarti con me dalla parte giusta, non ti sto abbandonando in quella sbagliata.”
“Non vorrei dire” s’intromise Killian “ma siamo arrivati.”
“Sei un idiota, Jones!” lo rimproverò Regina “come cazzo hai potuto portarci qui dal momento che stavamo ancora discutendo sull’essere o meno d’accordo?”
“Hey, io voglio farlo, Robin pure e forse anche Malefica se la smetti di farle la morale.”
La ragazza scosse il capo “ma provate a fare le persone mature, per la miseria! Incominciate a pensare alle conseguenze delle vostre azioni.”
“Ho diciassette anni cazzo, non dirmi come vivere!”
“Diciassette. E perfino una sedicenne come me riesce a capire quanto sia stupido tutto questo.” Aprì lo sportello della macchina “buon divertimento.”
Scese e chiuse con forza la portiera dell’auto dietro si sé.
Oh, fantastico, si trovava nel bel mezzo di chissà dove, all’aria gelida dell’inverno, senza avere nessuno da chiamare per farsi venire a prendere dal momento che tutti i suoi amici erano lì.
Proprio quando pensava che forse avrebbe potuto chiamare Zelena, due braccia l’avvolsero da dietro.
“Ti prego resta.” Disse la voce di Malefica.
“No, venite voi con me.”
Si districò dalla presa, voltandosi a guardarla.
“Quest’ultimo brivido. E’ l’ultima delle stronzate, promesso. Ma ti prego falla con noi, in onore della fine di un’Era!”
Regina sapeva che avrebbe fatto bene a voltarsi e andare via, a non acconsentire a quella richiesta, che era rischioso farne un’altra delle loro dopo quello che era successo.
Forse per il sorriso di Malefica, per il pensiero di fare l’ultima delle bravate con i suoi amici, per risentire quell’adrenalina del fare una cosa sbagliata.
Regina accettò.
 
Emma chiamò Regina quella stessa sera.
Si era ricordata tutto e voleva sfogarsi per quanto era sconvolta con l’unica persona che conosceva ad essere a conoscenza della vicenda.
Voleva anche ricordarle di riportarle i vestiti … e chiederle della cena.
Mentre il telefono squillava, pensava a come aveva davvero potuto farsi baciare da Killian ma sorrideva pensando a Regina che l’aveva salvata.
“Dimmi.” Rispose la voce di Regina con troppa stizza.
“Ciao?”
“Swan muoviti ho da fare.”
“Perché parli a bassa voce?”
“Swan!”
“Regina, dove sei?” si allarmò subito Emma, del resto conosceva i suoi polli.
“Non sono affari tuoi. Dimmi perché hai chiamato o rimetto giù all’istante.”
“… sei troppo nervosa. Perché?”
“Và al diavolo!”
“Non riattaccare! Giuro che se riattacchi corro da tua madre a dirle che non ho la più pallida idea di dove tu sia e di cosa stai facendo.”
Regina deglutì a quella minaccia.
Che diamine avrebbe dovuto fare?
Se avesse risposto con più calma a quest’ora non ci sarebbero stati problemi.
Doveva stare attenta a cosa e come rispondere.
“Sono con i miei amici … Robin mi ha fatto incazzare.” Sperò di essere convincente.
“D’accordo. Posso fare qualcosa?”
“No grazie. Perché hai chiamato?”
“Per ricordarti dei miei vestiti e per dirti che … ho ricordato tutto. Bleah, ho davvero baciato Killian? Neal pensa assolutamente che tu debba essere ringraziata come si deve per-“
“Scusa possiamo parlarne domani?” la interruppe la mora “devo andare.”
“Okay. Divertiti.”
C’era qualcosa che non convinceva Emma.
Ma non voleva pensare al peggio, non voleva preoccuparsi e soprattutto voleva fidarsi di Regina.
 
Quella chiamata bastò per far riemergere il buonsenso di cui Regina si era appena liberata.
“Muoviti!” la chiamò Malefica dal momento che era rimasta lì impalata.
Ma  non voleva affatto muoversi. Almeno, non in quella direzione.
Volevo voltarsi e correre via.
“Regina, cazzo! Non abbiamo tutta la notte!” provò Killian stavolta.
“Io torno indietro.” Annunciò con distacco, facendo gelare il sangue a tutti.
“E ci pensi adesso! Davvero?” fece riferimento Crudelia al fatto che fossero già entrati e quasi arrivati al piano sotterraneo dove si trovava la piscina interna.
Malefica si avvicinò pericolosamente alla sua migliore amica, le afferrò un polso e strattonò “non ti azzardare!”
“Regina ha ragione” parlò Ursula “è stata una pessima idea fin dall’inizio.”
Malefica lasciò la sua presa solo per portarsi la mano in volto in segno di sconcerto “Robin dille qualcosa.”
Il ragazzo le si avvicinò  titubante, non sapendo cosa poteva effettivamente dire per convincerla.
Era certo che convincere Regina con la forza non avrebbe funzionato.
Con lei usare la forza non funzionava mai.
“Baby, ci siamo dentro insieme, non ci abbandonare.”
Le tese la mano invitandola a stringerla.
La ragazza scosse il capo “no vi prego, voi non abbandonate me.”
Killian sbuffò, stanco di quella situazione.
“Smettila! Non possiamo restare qui e rischiare che ci vedano. Dentro o fuori, scegli.”
Regina guardò negli occhi i suoi amici e quasi le venne da piangere.
Quello segnava un cambiamento.
Una linea in mezzo che li avrebbe divisi.
Dividersi da loro? Non era neanche sicura di esistere da sola.
Voleva soltanto fare la cosa giusta e portarli a farla con lei.
E loro non capivano. Oh. Se non capivano!
Non avevano la più pallida idea di quanto fosse importante per lei fare la cosa giusta, per una volta.
Capire da sola quale tra le due scelte fosse quella saggia, senza farsi influenzare, trascinare o spiegare da qualcuno.
Aveva ritrovato un principio che pensava di aver perso per sempre, e non voleva ribellarsi ad esso.
Voleva accoglierlo e farne buon uso.
“Vi aspetto in macchina.” Disse, per poi voltarsi e cominciare a correre come se ne dipendesse la sua vita.
Quando arrivò alla macchina, la sola vista fece scattare qualcosa in lei che invece di farla arrestare dalla sua corsa, premette per farla continuare ancora e ancora fino a quando i suoi polmoni non chiesero pietà.
Prese il telefono e chiamò Emma.
Se era l’istinto o il buon senso ad averglielo fatto fare, non le importava granché in quel momento.
“Regina?”
Si prese alcuni secondi prima di rispondere.
Le dava una certa calma sentire la voce di Emma.
“Ciao.” Rispose a corto di fiato.
“Perché hai il fiatone?”
“Mi vieni a prendere?”
“Cosa? Che sta succedendo?”
Brava Regina, pessima idea.
Che cosa le era venuto in mente? Adesso doveva dirle per forza cosa stesse succedendo ed Emma l’avrebbe mandata al diavolo nell’esatto momento in cui le avesse spiegato il motivo per il quale era lì.
“Sei ancora lì?” chiese la bionda.
“Si.”
“Dimmi dove sei, vengo a prenderti.”
“Devo controllare nel gps del telefono, ti mando la posizione.”
“Okay. Arrivo.”
 
Circa 20 minuti dopo Regina vide due luci avvicinarsi a lei che man mano presero la forma di due fari in un maggiolino giallo.
Emma le si fermò accanto e scese immediatamente dalla macchina “sana e salva?”
Regina annuì.
“Mi dici che è successo?”
La mora si morse le labbra, insicura su cosa dire.
Ma poi pensò che la verità avrebbe fatto arrabbiare Emma meno di quando avrebbe scoperto la bugia.
Perché sì, prima o poi l’avrebbe scoperta.
“Stavamo entrando di nascosto nella piscina, questo è l’orario dove non è agibile. Mi era sembrata una pessima idea fin dall’inizio, ho provato a convincerli ma loro hanno convinto me. Ma poi tu hai chiamato e… pensare che avresti rinunciato ad aiutarmi mi ha fatto fermare. Sono tornata indietro ma loro sono ancora lì dentro. E non voglio che la polizia li prenda. E ti prego non ti arrendere con me.” Era così strano parlare così sinceramente per la prima volta. Ma era uno strano piacevole.
 “C’è del buono in te, Regina. E mi hanno detto che quando vedi del buono in qualcuno, non ti arrendi. Specialmente se loro non lo vedono.” Le sorrise Emma.
 
Non era proprio la reazione che Regina si aspettava.
Ma forse avrebbe dovuto sospettarla, infondo, Emma era diversa da qualsiasi persona avesse mai conosciuto.
 
“Non posso lasciarli qui.” Disse Regina, quasi imbarazzata a chiedere aiuto in quel modo sottile.
Si udì un lieve suono di sirene che andava piano ad aumentare.
“La polizia!” esclamò Emma, già in preda al panico.
“Vattene, non voglio metterti nei guai.”
“Tu vieni con me.”
Regina scosse il capo “devo aiutarli.”
Emma voleva urlarle di lasciar perdere, che ormai erano spacciati, ma in quella situazione avrebbe fatto lo stesso.
“Okay! Tu falli uscire, io guadagno tempo.”
Così dicendo si divisero:
Emma salì nel maggiolino mentre Regina si mise a correre verso l’hotel.
 
Salì in retromarcia con il maggiolino il più possibile, fino a quando non sentì le sirene abbastanza vicine.
Quindi si fermò e scese dalla macchina, aprì il cofano anteriore e manomesse i primi pezzi che vide.
Alla vista della macchina della polizia, fece segnale con le mani e fu grata quando dalla macchina che si era posteggiata dietro, scese suo padre.
“Emma!” esclamò l’uomo correndole incontro.
“Papà, grazie al cielo sei tu!” l’abbracciò la ragazza “mi sono persa e la macchina si è rotta! Il telefono era scarico…credevo fosse la fine!” singhiozzò appoggiata al petto di suo padre.
L’uomo la strinse a sé “perché sei andata fuori da Storybrooke?”
“Siamo fuori da Storybrooke? Avevamo appuntamento al bosco per fare campeggio, non mi sono neanche accorta del confine!” piagnucolò “io l’avevo detto di andarci con la luce, non conosco Storybrooke di notte!”
“Tesoro calmati, ci sono io adesso, ti ho trovata.” Disse accarezzandole i capelli.
La ragazza annuì, districandosi poi dall’abbraccio.
“La mamma sa che sei qui?”
“Sa che sono al campeggio con gli altri.” Tirò su col naso.
“D’accordo, adesso ti riporto a casa. Sali in macchina, dobbiamo solo vedere che succede all’hotel MidWeet, a pochi metri da qui. E’ scattato un allarme dalla sezione piscine.”
“Non avete chiamato i proprietari?”
“Dicono che le piscine sono chiuse a quell’ora quindi è insolito. Meglio dare un’occhiata.”
Emma annuì “fammi prendere le mie cose.” Disse, avvicinandosi al maggiolino e cercando di prendere più tempo possibile, appuntandosi mentalmente di congratularsi con se stessa per l’ottima performance.
 
Nel mentre, Regina era entrata dal passaggio di prima.
Arrivata alle piscine trovò i suoi amici nella beata ignoranza a divertirsi.
“Idioti!” li chiamò “sta arrivando la polizia, ho sentito le sirene, muovetevi!”
“Aaaah ti sei solo seccata a stare lì fuori da sola!” disse Killian.
“Io sto andando via. Vi ho avvertiti, fate quello che volete.”
Regina sapeva che meno avesse insistito, più le avrebbero creduto.
“Forse dovremmo ascoltarla.” Affermò Robin, avvicinandosi al bordo della piscina per uscirne.
“Regina, dici il vero?” volle assicurarsi Malefica.
“Non sono mai stata così seria in vita via.” rispose con un tono che non faceva trasparire alcuna insicurezza.
“Io mi fido!” dichiarò Ursula, che vero o falso non le importava, voleva ugualmente andarsene.
Crudelia si limitò a scrollare le spalle e seguirla.
“Oh, Cru, non fare la solita passiva!” si lamentò Killian.
“Che cosa?” s’irritò la ragazza che era appena stata chiamata in causa.
“Ha ragione!” parlò Malefica “non hai mai voce in capitolo, dove va Ursula vai tu! Abbi un po’ di personalità!”
“Okay Mal, ora devo andare via ma ti prometto che se la polizia non becca il tuo bel culetto, ci penserò io a fartelo nero!”
Malefica fu sconvolta da quell’affermazione.
Si, Crudelia aveva un carattere forte, per questo faceva parte del suo gruppo.
Ma rivolgersi a lei con quel tono? Oltremodo inammissibile.
“Non siamo più le pedine del tuo gioco, non te ne sei accorta?” continuò Crudelia “Regina ha ragione: le cose cambiano. Ed è un pezzo che giochi da sola.”
Malefica non replicò. Nessuno spiccicò parola a quell’affermazione.
“Fratello, dove sono le chiavi?” chiese Robin a Killian, spostando l’attenzione di tutti ad un altro discorso.
“Credi davvero che vi farò andare via con la mia macchina?” li schernì.
“Vieni con noi, cazzo!” sbraitò Regina.
Robin le fece segno di calmarsi.
“Okay amico, sei mio fratello per me, lo sai. Ma ti giuro che se non esci di lì adesso o non mi dici dove sono quelle dannate chiavi, ti prendo a cazzotti così forte che rimarrai traumatizzato a vita.”
Killian deglutì, valutando la situazione:
Il suo amico era visibilmente più robusto di lui, e Killian sapeva che era più che capace di fare a botte, visto la quantità di persone che avevano pestato insieme.
E sapeva quanto diceva sul serio. Perché Robin era un coglione h24, 7 giorni su 7.
Ma quelle rare volte in cui parlava seriamente e in più minacciava, c’era davvero da preoccuparsi.
“Non ha senso se rimaniamo io e Malefica.” Disse, uscendo dalla piscina, come a far intendere che il vero motivo per cui li stava seguendo fosse quello.
Quest’ultima li seguì senza replicare, sarebbe stato del tutto inutile.
Usciti di lì, Regina fu grata di vedere che la polizia non c’era ancora e decise che più tardi avrebbe contattato Emma per ringraziarla.
Pochi minuti dopo, quando l’auto della polizia posteggiò davanti l’hotel e David ed il suo collega scesero dall’auto ordinando ad Emma di chiudere le sicure, la ragazza pregò che Regina ed i suoi amici fossero già andati via.
E ringraziò la loro buona stella quando vide suo padre uscire a mani vuote dall’edificio.
 
Quella stessa notte, dopo che Regina tornò finalmente a casa, decise che era il caso di scrivere ad Emma per ringraziarla.
Ma pensò che sarebbe stato meglio chiamarla, meritava più di due semplici parole scritte.
Emma prese immediatamente la chiamata “di questo passo non tornerò mai più a scuola.”
Regina sorrise “non vorrai farmi credere che dormivi! Avevi il telefono in mano per quanto velocemente hai risposto alla chiamata.”
“Stavo giusto per scriverti, pensa un po’.”
“Alla fine è sempre colpa mia se fai le ore piccole.”
“E’ vero! Allora, tutti liberi?”
“Grazie al cielo, si.”
“Grazie a me, semmai!”
Regina rise “scherzavo, Swan, tranquilla! Ovviamente grazie a te.”
“Vi ho praticamente salvato la vita, mi sento un Eroe!”
“Oh, adesso non te la tirare!” la canzonò, pensando che effettivamente Emma somigliava tanto agli Eroi.
“Ma se senza di me non saresti stata qui a chiamarmi!” ribatté la ragazza.
“Sembra che mi aiuti solo per sentirti un Eroe!”
“Maldicenze!” esclamò Emma, usando sempre un tono scherzoso.
“Ho sempre sentito questa parola solo nei film più vecchi al mondo.”
Ci fu una pausa, “lo sai il motivo per cui ti aiuto.” Disse la bionda seriamente.
Regina deglutì al ricordo delle parole di Emma, l’ultima persona che aveva visto del buono in lei era stata … no, non importava!
Non voleva scoppiare in lacrime proprio in quel momento.
“Lo so.” Rispose “sembra che io ti debba sempre un favore.”
“In realtà me ne devi solo due adesso. E il primo puoi farmelo proprio in questo momento.”
“Sono davvero curiosa.”
“… chiamami Emma.”
Regina sorrise “chiamo per nome solo le persone con cui ho confidenza.”
“Pensi che io e te non ne abbiamo già abbastanza?”
“D’accordo, Emma. E’ meglio che te ne vai a dormire, non vorrei saltassi un altro giorno di scuola a causa mia!” la prese in giro.
“Ci vediamo domani.”
“Non so, magari io resto a casa a dormire.”
“Regina, non era una domanda. Ci vediamo domani, buonanotte.”
“Se è un ordine, stai sicura che non ubbidirò mai.”
“E’ un’affermazione, contenta?”
“Mmh si, molto.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo “buonanotte.”
“Buonanotte … e, Emma? Ti ringrazio.” Affermò, per poi riagganciare.
 


 
 
Si ringrazia Will Scarlet () per la citazione sul “vedere del buono in qualcuno.”
Gente, se Malefica e Regina vi sembrano shippabili sappiate che lo sono volutamente.
Regina è shippabile praticamente con chiunque, ma l’OTP la forma sempre e solo con Emma ◡‿◡ (che non è che sembra un Eroe, lo è! Il mio Eroe preferito, senza dubbio.)
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, dove finalmente le cose prendono una svolta definitiva!
Grazie sempre a chi mi segue e a chi lascia una recensione.
E ricordate di farmi sapere cosa ne pensate.
A presto.
Sam.
  
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