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Autore: nattini1    12/09/2016    5 recensioni
Come in una vecchia favola, qui il cattivo è un drago e Dean, Sam e Castiel devono salvare delle povere fanciulle indifese. Che riescano o meno nell'impresa, le fanciulle dovranno mettersi l'animo in pace perché stavolta non troveranno il loro principe azzurro: Destiel! Originale avventura idealmente collocata nella prima metà dell'undicesima stagione (diciamo dopo l'episodio 4), quindi potrebbero esserci piccoli spoiler.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Col senno di poi, Sam avrebbe preferito che quei due ci mettessero più tempo a capire i reciproci sentimenti perché la loro «dichiarazione» era stata un po' troppo rumorosa per i suoi gusti e, nonostante fosse a due porte di distanza dalla camera di Dean, un cuscino sulle orecchie non gli aveva impedito di coglierne il senso generale. La prossima volta che Dean l'avrebbe preso in giro dicendo che Sam Winchester urla quando fa sesso, avrebbe avuto molto materiale per controbattere.

Il mattino dopo a colazione Sam, seduto davanti al fratello, riesce a mantenere i buoni propositi che aveva formulato nella mente la sera prima e non dice nulla a Castiel e Dean, ma non riesce a tenere la bocca completamente chiusa: le sue labbra proprio non ne vogliono sapere di star sigillate e si schiudono in un ampio sorriso compiaciuto. In risposta Dean presta molta più attenzione del dovuto alla propria tazza di latte e cereali e Castiel si permette uno sguardo complice e un timido sfiorare con la mano quella del suo… amico? Compagno? Amante? Amore? Dean è tutto questo, qualsiasi etichetta sarebbe riduttiva.

Padre Michael li raggiunge accompagnato da un altro monaco apparentemente sulla quarantina, con un fisico robusto e l'aria sicura di sé; non sembra affatto contento di incontrarli.

«Vi presento fratello Diego, il monaco di cui vi avevo parlato, vi scorterà nei sotterranei. Gli ho raccontato che cosa ha visto la povera Elisabeth e di che genere di attività vi occupate». Sembra soppesare un momento una decisione e aggiunge: «Vi pregherei di mantenere un comportamento consono al luogo e di soppesare le parole, se mai vi doveste trovare ancora a parlare con le nostre studentesse».

Dean spera ardentemente che si riferisca solo alla frase sui preservativi che si è lasciato sfuggire e che il casino che hanno fatto non sia uscito dalle mura della foresteria.

Castiel non può fare a meno di pensare che fratello Diego non gli ispiri per nulla fiducia, lo trova un po' inquietante mentre con fare altero li conduce lungo corridoi dell'abbazia, attraverso stanze, fino a una porta pesante. Dietro quella si snoda verso il basso un'ampia scala di pietra che porta giù nel profondo, nel buio. Una volta che l'hanno percorsa interamente, si fermano alla base e Castiel impugna la sua lama angelica, Dean una pistola e Sam tira fuori dalla sacca delle armi, che teneva a tracolla, quello che resta della spada forgiata con sangue di drago. Alla vista dell'arma, fratello Diego fa un salto indietro visibilmente spaventato.

«Non si preoccupi, fratello – gli dice Sam – non so quanto padre Michael le abbia detto a proposito del nostro lavoro, ma le assicuro che questa è solo per i mostri. Sarebbe meglio che anche lei avesse qualcosa» e porge una spranga al monaco.

Fratello Diego la accetta e la soppesa, poi lancia uno sguardo cattivo alla spada e parla per la prima volta e, anche se la sua voce tradisce ancora parecchia inquietudine, il tono rispecchia l'alterigia del comportamento: «Sono consapevole del fatto che stiate cercando qualcosa di soprannaturale e sono certo che sia meglio tenermi a distanza da quella cosa pericolosa».

È una fortuna che siano in compagnia di fratello Diego che li guida, perché là sotto è tutto un labirinto di stanze umide e corridoi e l'oscurità regna sovrana; l'unica luce è quella che proviene dalle torce che tutti e quattro tengono in mano. Persino l'aria sembra più densa. Il silenzio viene appena intaccato dal suono ovattato dei loro passi sul pavimento coperto da uno spesso strato di polvere accumulato in chissà quante decine di anni.

Il monaco si muove con una certa sicurezza e li conduce sempre più nel profondo dei sotterranei. Dean si guarda intono con attenzione illuminando ogni angolo del pavimento: si ricorda bene che i draghi custodiscono dei tesori e non gli dispiacerebbe affatto trovare dell'oro. All'improvviso, con il suo piede sente una lastra del pavimento che sembra in equilibrio precario; ha appena il tempo di mettersi in allerta che con un click la lastra sotto di lui si apre, rivelando una botola. Riesce per un pelo ad afferrarsi al bordo. Castiel accorre e lo aiuta a issarsi sul pavimento.

Fratello Diego sembra molto colpito.

«Sto bene fratello, non si preoccupi. – dice Dean – Meno male che lei non ha messo il piede su quella botola».

Dopo una buona mezz'ora che continuano ad avanzare, Sam ha la sensazione che stiano girando intorno… Possibile che i sotterranei siano così grandi?

Ora si trovano in un corridoio dal soffitto particolarmente alto. Fratello Diego sembra stanco dal tanto camminare e si appoggia alla parete.

Se non ci fosse così tanto silenzio non se ne sarebbero resi conto: uno schiocco, come di una corda che si spezza, seguito da un sibilo. Castiel fa appena in tempo a scansarsi che un blocco di pietra cade dove prima si trovava lui.

Riprendono ad avanzare e finalmente arrivano sulla soglia di una stanza più ampia che riporta segni di una recente presenza ed è pervasa da una fioca luce naturale: ci sono parecchie impronte sulla polvere del pavimento e c'è una specie di camino che si apre verso l'alto nel mezzo del soffitto della stanza, in corrispondenza del quale nel pavimento è scavato un buco circolare. Probabilmente si tratta di un vecchio pozzo, anche perché una corrente d'aria accarezza i loro volti.

Dal buco nel pavimento si sentono provenire dei lamenti. Dean e Castiel si affrettano a sporgersi oltre il bordo. Hanno appena il tempo di cogliere tre o quattro metri sotto di loro i volti terrorizzati di tre ragazze, che fratello Diego li segue rapido e li spinge vigorosamente giù.

Tra le grida delle ragazze, che si vedono cadere addosso i pesanti corpi di due uomini, e le imprecazioni di Dean, il monaco si volta verso Sam, che era rimasto in retroguardia a controllare che non fossero attaccati alle spalle, e, con un sorriso maligno, allunga una mano improvvisamente rovente per afferrare il viso del cacciatore.

Un drago! Certo che si è scelto una bella copertura per poter rapire tutte le vergini che vuole: si è finto un monaco in un collegio religioso! E tutti gli incidenti che sono capitati… era lui che cercava di farli cadere in trappola!

Sam si allontana in fretta dalla portata del mostro, muovendosi di lato, stando attento a non finire con le spalle al muro.

Anche se l'ha già brandita, l'impugnatura a forma di croce della spada occidentale non è familiare nella sua mano, più avvezza a maneggiare pugnali o pistole. Ma alza la lama in modo meno maldestro di quello che credeva possibile, cerca di bilanciarsi, leva in alto il braccio per deviare il colpo della spranga che cala su di lui e completa il movimento con una mezza giravolta per non farsi toccare dalla amano infuocata.

La miglior difesa è l'attacco, quindi raccoglie tutte le proprie forze e si lancia contro il drago, prendendo davvero troppo slancio; il mostro si scansa con disinvoltura e gli sferra un colpo al fianco.

Il colpo l'avrebbe centrato, ma la goffaggine del momento lo salva, facendolo finire disteso prima che la spranga lo raggiunga.

Avendo spazio per alzarsi, riesce a rimettersi in piedi in un istante, appena in tempo per deviare con il braccio sinistro la barra di ferro e piantare la spada nel ventre del mostro. La lama apre uno squarcio infuocato nella carne e il corpo del drago viene percorso da una specie di corrente elettrica che accende per un momento i suoi occhi e poi li spegne per sempre, consumando la vita dall'interno.

Solo allora Sam si rende conto del dolore lancinante al braccio e vede che è piegato in una strana angolazione: è sicuramente rotto.

Si affaccia al bordo del pozzo e guarda in basso. Due ragazze singhiozzano abbracciate e la terza sta disperatamente cercando di scuotere le spalle di Dean, che non la degna della minima attenzione perché è troppo preso dallo stringere tra le braccia il corpo esanime di Castiel mentre chiama più volte il suo nome. Apparentemente, l'angelo è riuscito a non ferirsi e a non ferire nessuno con la lama angelica, ma cadendo sembra aver battuto la testa perché un rivolo di sangue scende dalla sua fronte.

Appena vedono la luce della torcia puntare verso di loro tutte le ragazze si mettono a urlare verso Sam, agitando le braccia e chiedendo aiuto. Anche Dean si riscuote e grida verso di lui: «Sam, devi tirarci fuori! Questo stupido ha cercato di farmi da scudo mentre cadevamo e si è ferito!».

Sam cerca di imporre la calma: «Ragazze, state tranquille, vi tireremo fuori. Dean, ho un braccio rotto. Se ce la fai a far salire una delle ragazze sulle tue spalle, forse riesco ad allungare il braccio buono e a tirarla fuori».

Dean adagia con dolcezza Castiel a terra e appoggia le braccia al muro incitando una delle ragazze a salire sulle sue spalle. Una di loro riesce a issarci sulle spalle di Dean e ad afferrare la mano che Sam le tende. Per quanto lei si puntelli coi piedi sul muro, tirarla su con un braccio solo è un'impresa; ancora più difficile è convincerla a staccarsi da lui, visto che appena fuori gli si è buttata addosso e l'ha stretto come un boa constrictor, ma poi, con l'aiuto di lei, far uscire le altre due non è così complicato.

Ancora con il respiro affannato per lo sforzo, Sam chiede alle ragazze se il mostro fosse solo o se ce ne fossero altri. Rassicurato sul fatto che fosse solo, dice al fratello: «Dean, ora andiamo a cercare una corda. Torno il prima possibile».

«Prendi anche la mia torcia e vai – risponde Dean –, io sto qui con Cas».

I passi di Sam e delle ragazze si allontanano, Dean immagina che impiegheranno molto tempo a trovare la strada e a fare ritorno. Con pazienza si siede ad aspettare e con dolcezza accarezza la fronte di Castiel e continua a chiamarlo.

Dopo un tempo che sembra infinito, l'angelo dà segno di riprendersi: comincia ad agitarsi leggermente, a cercare di portare le mani alla testa, sussurra «Dean…» e poi, finalmente, riapre gli occhi.

Il cacciatore tira un gran sospiro di sollievo, non è mai stato così felice di vedere gli occhi del suo angelo, ma poi si adombra subito e lo assale con rabbia: «Che cavolo avevi in testa? Come ti è saltato in mente di buttarti sotto di me?».

«Dean, ti prego non urlare, ho mal di testa» risponde Castiel con un sorriso un po' tirato.

Dean lo stringe e gli lascia un bacio sui capelli, mentre sente gli occhi pizzicare: «Non farmi mai più preoccupare così!».

«Mi piace che ti preoccupi per me, Dean…» sussurra al suo orecchio Castiel, poi sposta leggermente la testa per incontrare i sui occhi e schiude le labbra in un invito.

Dean lo accontenta, lasciandogli soffici baci a fior di labbra: un bacio che ha in sé ancora un po' di preoccupazione, un altro che esprime dolcezza, un altro pieno di tenerezza, uno gentile e uno pervaso da aspettativa e desiderio e poi si ferma perché sa che il suo angelo è ferito; ma ha sottovalutato i suoi tempi di recupero e il suo entusiasmo. Castiel gli butta le braccia al collo e si appropria della sua bocca, schiudendogliela a forza con la propria lingua.

Da quando Metatron gli ha donato la propria conoscenza, cioè tutto ciò che ha letto e visto, ogni tanto una goccia di quest'immenso oceano di sapere emerge nella mente di Castiel e ora gli torna in mente una poesia amorosa di un poeta latino:

«Tu dammi mille baci, e quindi cento,

poi dammene altri mille, e quindi cento,

quindi mille continui, e quindi cento

E quando poi saranno mille e mille

nasconderemo il loro vero numero

che non getti il malocchio l'invidioso

per un numero di baci così alto».

Castiel sorride a Dean e perde il conto di quante volte le loro labbra si sono incontrate.

 

***

 

Castiel impiega meno tempo a riprendersi e a trasportare se stesso e Dean fuori grazie ai suoi poteri, di quanto ne serva a Sam per trovare la via d'uscita. A onor del vero, Sam avrebbe fatto prima se le tre ragazze avessero smesso ogni tanto di ripetere: «No, dobbiamo andare da quella parte!» o «Di qua ci siamo già passate» o «Sei sicuro che sia la direzione giusta?» o «Oddio, moriremo qui dentro!». Nel loro girovagare, a un certo punto la luce di una torcia punta su un cumulo d'oro per terra. Una delle ragazze riconosce sulla cima della pila il ciondolo a forma di cuore della loro compagna e lo prende per restituirlo. Sam, invece, raccoglie il resto e lo mette nella sacca.

Usciti dai sotterranei e ricongiuntisi con Dean e Castiel, Sam si fa subito curare il braccio dall'angelo, le ragazze riabbracciano le loro amiche e il padre abate, anche se sembra parecchio sconvolto dalla rivelazione di chi fosse in realtà fratello Diego, non la finisce più di ringraziare i cacciatori.

Purtroppo per i cacciatori, le ragazze scelgono proprio quel momento per restituire il ciondolo alla legittima proprietaria e raccontano di come Sam abbia preso il resto del tesoro. Lo sguardo del padre abate è quanto di più candido possa esserci quando si rivolge a Sam tendendo le mani: «Oh, che pensiero gentile e caritatevole. La nostra chiesa e i suoi poveri hanno sempre delle necessità. Ne faremo buon uso». Sam si sente moralmente in trappola e si costringe a ignorare lo sguardo disperato di Dean e a consegnare l'oro del drago al monaco.

I due fratelli e Castiel declinano la rinnovata offerta di ospitalità, sia perché sono piuttosto offesi di essere stati privati dell'oro che sentono di meritare, sia perché sarebbe difficile spiegare alle forze dell'ordine cosa ci fanno lì e come si sono svolti i fatti, sia perché due di loro non hanno nessuna intenzione di mantenere un comportamento «consono al luogo».

Arrivati al motel più vicino, Sam si presenta alla receptionist e chiede a voce molto alta perché sentano anche gli altri due: «Vorremmo due camere per stanotte, una singola e una doppia, possibilmente non vicine» e prende le chiavi della sua.

«Almeno non sono necessarie delle spiegazioni» borbotta Dean, osservando le spalle di suo fratello innegabilmente scosse da delle risatine non proprio trattenute. Poi aggiunge a voce più alta: «Che ne dite, potremmo mangiare qualcosa in quel locale qui di fianco che abbiamo visto passando?».

Gli altri due approvano e dopo poco sono seduti a un tavolo con davanti un paio di hamburger e un'insalata della casa.

«Però quel monaco poteva risparmiarsi le “necessità della chiesa”! Dopo quello che abbiamo fatto!» si lamenta Dean ancora con la bocca piena.

«Beh, diciamo che ho pensato anche alle nostre necessità e ho trattenuto qualcosa…» gli rivela Sam e tira fuori dal taschino della camicia un grosso anello sormontato da un rubino. «Potremmo venderlo o, se preferisci, potresti regalarlo a Castiel». No decisamente Sam non ce la fa, deve prenderli in giro almeno un po'!

«Lo venderemo, non si intona con i suoi occhi» risponde suo fratello tra l'arrabbiato e l'imbarazzato.

In quel momento, la cameriera porta loro il conto e lo dà direttamente in mano a Dean ammiccando sensualmente. Il cacciatore non può fare a meno di notare che dietro lo scontrino ci sono un nome e un numero di telefono. Alza gli occhi a incontrare quelli già belligeranti di Castiel, che non si è lasciato sfuggire né l'atteggiamento della cameriera, né la scritta. Beh, sorride Dean tra sé mentre prontamente accartoccia lo scontrino, se la gelosia fa al suo angioletto (e stavolta può pensare a ragione e con gioia che è «suo») l'effetto della sera precedente, anche questa notte si prospetta molto interessante per entrambi!

 

 

NdA


Siamo alla fine, grazie a chi mi ha accompagnata in questa piccola avventura, a chi ha letto e a chi ha commentato!

Per la storia mi sono ispirata a una maglietta con su scritto: «Riprendetevi il Principe azzurro, io voglio Sam Winchester»; ho una SEGRETA cotta per lui, quindi doveva essere lui il cavaliere senza macchia che sconfiggeva il drago! Dopo essermi documentata su come si descrive un combattimento (la mia massima esperienza risale alle botte che ci davamo da piccoli io e mio fratello), questo è il risultato; spero abbia ritmo e sia verosimile. Piaciuta la rivelazione di chi era il drago?

Mio marito mi ha detto che, se reputo adatta alla parte romantica una frase come «Castiel gli butta le braccia al collo e si appropria della sua bocca, schiudendogliela a forza con la propria lingua», allora rivaluterà il romanticismo!

Cas geloso mi fa morire, non ho resistito e l'ho inserito di nuovo!

 

 

   
 
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