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Autore: Slytherin2806    13/09/2016    21 recensioni
STORIA INTERATTIVA/ ISCRIZIONI CHIUSE.
[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Praga, 24 Novembre 2050, Four Seasons Hotel.
Cameron Angel Blackwell aveva sottovalutato la forza della musica, iniziando a suonare quasi per gioco, spinto dalla rivalità nei confronti di un coetaneo. Eppure, notte insonni l’hanno portato alla consapevolezza di essere disposto a dare tutto: anima, corpo, sonno, sudore, sangue.
A soli diciotto anni, l’ex studente di Ilvermorny è uno dei più promettenti musicisti a livello mondiale, e per questo motivo è stato caldamente invitato a partecipare ad un'esclusiva competizione musicale che si terrà nel Vecchio Continente. Dopo aver attraversato un oceano intero, Cam dovrà fronteggiare altri agguerriti e abili musicisti per ottenere la gloria.
Nella misteriosa Praga, accompagnato dall’amico, cugino, nonché rivale Felix Howard, tra vecchie e nuove conoscenze, una rivelazione sconvolgerà la vita di Cam e cambierà tutte le carte in tavola: preparatevi, House of Memories sta per iniziare.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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House of Memories.

Prologue.




Praga, 24 Novembre 2050, Four Seasons Hotel ore 4:37



Nella città della lussuria il cielo era ricoperto da un ammasso di nuvole grigiastre, le quali rovinavano l’armonia delle stelle con la luna, facendole del tutto svanire.
Al quasi sorgere del sole, Cameron si passò una mano sugli occhi, cambiando nuovamente posizione sul comodo letto matrimoniale: avendo compreso che non si sarebbe addormentato, si distese prono, con una gamba distesa e l’altra piegata, ad osservare il soffitto.
La fantasia era di un rosso sgargiante, che mai si sarebbe sognato di guardare attentamente per ore, eppure l’armonia delle decorazioni nella sua suite, una delle più lussuose e costose, dava alla stanza un tocco quasi magico. Sentiva di poter allungare la mano per passarla sul disegno geometrico raffigurato proprio sopra la sua testa, e continuare all’infinito finché il sonno non l’avesse colpito.
Sbuffò leggermente irritato per la situazione, e si girò sul fianco per ammirare il panorama dal settimo piano dell’Hotel. Il rumore della pioggia picchiettava nella sua testa come faceva sul vetro dell'ampia finestra, e Cam si incantò nel vedere come le fitte gocce si unissero alle calme acque del fiume. Sul ponticello, che si trovava alla sua sinistra, una manciata di macchine scorrazzava, forse fin troppo velocemente per i gusti del ragazzo.
Quell’effimera distrazione, che aveva distolto la sua attenzione dal temporale incombente, lo fece indietreggiare mentre un’idea gli balenava per la mente.
Aprì la porta del bagno e si diede una sciacquata al viso: il suo riflesso allo specchio aveva un’aria affranta, sottolineata dal pallore della pelle e il viso solcato dalle occhiaie. Afferrò un asciugamano, di cui l’Hotel era visibilmente assortito considerata la quantità accanto alla vasca, e lo appoggiò immediatamente nel medesimo posto.
La sua zazzera di capelli scomposta era piuttosto evidente, così come il sorriso spento e gli occhi poco luminosi, ma egli non sembrò farci tanto caso.
Socchiudendo la porta, si accorse che una folata di vento aveva spalancato la finestra e Cam rabbrividì, decidendo di infilarsi la prima felpa che gli fosse capitata sotto mano e scendere al piano terra.
Una volta vestito, chiuse le ante dell’armadio, facendo attenzione a non sbatterle ed interrompere il sonno di bellezza del cugino, che alloggiava insieme a lui. Le loro stanze facevano parte della stessa suite, collegate tra loro tramite una sala relax, con delle poltrone che circondavano un tavolino di vetro.
Immerso nel buio più totale, Cam diede una botta con il mignolo del piede allo spigolo di una credenza, imprecando con fervore e sforzandosi di non urlare dal dolore. Morsicò con forza un laccetto avorio della felpa, tentando di sopprimere le grida.
Si maledisse per non averla vista prima e scosse la testa amareggiato, notando come Felix stesse farfugliando delle parole, un accenno a dei ringraziamenti per tutti coloro che l’avevano sostenuto. Cam trattenne un ghigno, aspettandosi un tale sogno da parte del cugino: se si era imposto di sconfiggerlo alla competizione, qualcuno avrebbe dovuto informarlo al risveglio che avrebbe avuto pane per i suoi denti.
Lo scricchiolio incessante della porta principale fece voltare Felix sull’altro fianco, ma, essendo coinvolto nelle sue chissà-quali-vittorie, Cam dubitava che avesse sentito.
Uscito fuori dalla camera, il ragazzo si diresse alla fine del corridoio, evitando di far troppo rumore. Di certo, dopo una notte insonne, non voleva sorbirsi le lamentele di altre persone.
Giunto davanti all’ascensore, si soffermò sul colore dei tasti, però optò per una camminata sulle scale, che avrebbe certamente svegliato il suo cervello – non che ne avesse bisogno, ovvio: lui era sempre vigile e attento.
All’incirca dieci minuti dopo, Cam si ritrovò di fronte alla Hall, con la Reception alla sua destra. Si avvicinò al mazzo di fiori posto al centro e capì di essere quasi arrivato a destinazione. Con passo felpato, si strinse nella sua felpa per un lungo brivido che gli pervase la schiena, e svoltò l’angolo.
“Seconda porta a sinistra” sussurrò soddisfatto il ragazzo, per essersi ricordato dove fosse situata la sala per le prove.
Entrò, e un sorriso a trentadue denti increspò le sue labbra rosee, consapevole che fosse solo, insieme al suo amato pianoforte.
Cam chiuse gli occhi e ispirò a pieni polmoni l'aria di quella magica stanza: poteva sentirle, poteva distinguere le note da tutto il resto delle particelle che componevano l'atmosfera. Erano perfettamente riconoscibili per lui, il grande Cameron Angel Blackwell.
Ancora ad occhi chiusi, Cam sorrise portando in alto solo un angolo della bocca, e ripensò a cosa l'aveva condotto lì: era famoso, famosissimo, ricco, eccellente nel suonare il pianoforte. Eppure era lì, perché non ne aveva mai abbastanza: la musica era la sua vita, certo, ma i riconoscimenti e le lodi erano il suo sostentamento.
Cam scoppiò in una risata a bassa voce, chinando la testa e sciogliendo i muscoli delle spalle, tesi per via della brutta nottata che aveva passato. Mosse qualche passo nell'ambiente fiocamente illuminato, i piedi scalzi che non facevano rumore sul parquet chiaro, e si pose al centro esatto della stanza; lì, spalancò le braccia ai lati del corpo, gettò la testa all'indietro e preso un grosso respiro. Poteva vedere tutte le persone che, prima di lui, avevano frequentato quel luogo, che avevano suonato proprio quegli strumenti, che si erano esercitati, che avevano speso ore su ore, che avevano perso tempo, passione, anni per il suo stesso motivo.
Improvvisamente, Cameron si stese per terra, con le braccia ancora spalancate e le gambe che le seguivano. Con gli occhi chiusi e l'espressione beata, il giovane sembrava quasi un angelo: entrare in quella stanza l'aveva rinvigorito, le sue guance avevano preso un po' di colore e le occhiaie sembravano sparite, come le borse sotto gli occhi. Come sua tradizione, immaginò la sua esibizione: la sala buia, ricolma di poltroncine morbide dal colore nascosto dal buio, una marea di persone che, come formiche, si sedeva, chiacchierava, si muoveva senza una meta precisa e poi lui, da solo come sempre, sul palco di legno. Le assi che scricchiolavano sotto il suo peso, il completo elegante che indossava e che frusciava ad ogni movimento, e il pianoforte, regale e maestoso come sempre: un'esemplare a coda della Steinway&Sons, il suo preferito a dire il vero, un Arabesque, dal lucido legno nero che svettava verso l'alto, a sfidare la gravità in una posa senza tempo dalla potenza inestimabile. Il Cameron dell'immaginazione si sedette sullo sgabello e cominciò a suonare, le mani esperte che correvano veloci sui tasti e gli occhi chiusi, come chiusi erano gli occhi del Cameron della realtà, che, sdraiato sul lucido pavimento della sala prove, muoveva ritmicamente le dita delle mani, tastando il nulla. Quando ebbe finito l'aria, Cam si alzò di scatto, i capelli tutti spettinati, la felpa stropicciata e un'espressione da genio pazzo ad illuminargli il viso. Era pronto, poteva finalmente sfogarsi.
 
 
 
Un continuo bussare cominciò a far innervosire Cam, intento a migliorare la sua prestazione per la gara imminente. Da un lato aveva compreso chi potesse essere, ovvero l’unico idiota il cui lavoro professionale era quello di recare disturbo, dall’altro sperava dal profondo del suo cuore che non fosse lui.
Una figura familiare varcò la soglia senza permesso, e con fare canzonatorio si mise ad applaudire e far finta di asciugarsi le lacrime per il brano eseguito.
Cam tenne gli occhi fissi sui tasti del pianoforte, sfiorandoli con una maggiore potenza tanto da rendere il suono più coinvolgente della dolce e precedente melodia.
Il ragazzo stava entrando nel vivo della composizione e non aveva alcuna voglia di fermarsi, perciò si isolava dal resto del mondo e ignorava placidamente la teatralità del cugino.
“Cam, non ti hanno mai insegnato ad essere tranquillo nella vita?” Il ragazzo che aveva parlato appoggiò le braccia sul pianoforte, mantenendo lo sguardo sul diciottenne seduto e concentrato interamente nella musica.
Di fatto, il biondino non rispose che con uno svolazzamento della mano sinistra, ad indicare a Felix di ritornare a dormire.
Purtroppo, ottenne l’esatto contrario, quindi il moro davanti a lui spostò con indelicatezza il cugino dallo sgabello per guadagnarsi un minuscolo spazio.
“Si può sapere perché mi hai interrotto?” Cam sollevò il mento e lo fissò in modo altezzoso, occhiataccia che venne surclassata da uno sbadiglio.
“Abbiamo fatto le ore piccole, eh?” Felix sorrise, aspettando che da un momento all’altro il cugino perdesse la calma e lo cacciasse dalla stanza. “La musica è delicata Cam, è armonia…non pensare alle note, alla perfezione della performance, ma immergiti nella meraviglia della melodia e sii te stesso.” La differenza tra i due in fatto di pianoforte era sempre stato il modo in cui si esibivano, specialmente perché il biondino pareva spesso voglioso di vincere. Così, pensò Lix, non avrebbe goduto a pieno la bellissima sensazione di essere cullato dalla sinfonia. A Cam interessava essere ammirato, acclamato e conosciuto dai più grandi giudici delle competizioni, lasciare il segno fino all’ultimo. In fin dei conti, il moro non si era mai preso la briga di dare consigli al prodigio di casa, avendo ricevuto inviti a serate galanti sin dall’età di quattordici anni, vista la sua bravura. Ciò che non poteva accettare Lix, però, era che il cugino fosse talmente tanto rigido durante l’esibizione da non sembrare nemmeno più il suo eterno amico e rivale. Dal volto non traspariva alcuna emozione, se non una maschera di serietà.
“Ah, davvero?” Cam era divertito, in quanto evidenziava dell’ironia nelle parole di Felix. “Dunque, tu che hai vinto meno premi ti stai permettendo di correggermi.” Sul viso del biondino si creò una smorfia di puro stupore, accompagnato dal solito arricciamento del naso.
“Fossi in te, non mi monterei tanto la testa. Non fingere che l’essenza della musica non ti aggradi. Non suonare con la mente, ma con questo qui.” Disse Lix toccandogli il lato sinistro del petto, all’altezza del cuore.
“Fedele consigliere e poeta…quali altre qualità mi stai nascondendo Lix?” Cam rise sotto i baffi, e come risposta ricevette dal cugino uno schiaffetto sul collo.
“A giudicare dalla tua sentenza, dovrei essere io quello sorpreso. Non ero il cugino espansivo e sarcastico?” Allo scrollare della spalle del biondino, Lix volle aggiungere altro. “Insomma, a scuola tu eri il tenebroso Cameron Blackwell, colui che non dà confidenza a qualsiasi essere respiri, mentre io l’affascinante della famiglia.” Il moro sfoggiò la sua espressione migliore per far trasparire la sua convinzione e Cam non poté fare a meno di proseguire con la conversazione e alzare gli occhi al cielo.
“Tornando al discorso di prima, guarda e impara pivello.” Cam lo guardò scettico, fulminando per il termine da lui utilizzato per descriverlo. Non era un granché importante a dire il vero, dava per scontato che il cugino non potesse fare di meglio rispetto a lui.
Il silenzio regnò sovrano, fino a quando Lix non si mosse per stare comodo sullo sgabello.
“Se sua grazia Blackwell si toglie dalle scatole, il suddetto pianista di gran lunga superiore può dare inizio alla sua sublime esecuzione.” Si schiarì la gola e ci mancava che si soffocasse con la saliva. Tossicchiò per una manciata di secondi mentre Cam gli dava delle pacche sulle spalle, riflettendo sul fatto che fosse la sua presunzione ad avergli giocato quel breve malore.
Felix cominciò ed era oltremodo compiaciuto, perché sapeva di star dando un buon spettacolo, unicamente riservato al cugino per impartirgli una lezione di vita. Cam si sentì un pochino a disagio, rendendosi conto che le capacità del cugino fossero aumentate a dismisura nel corso dell’estate. Allora il moro si impegnava ogni tanto, forse spinto dalla voglia di ammaliare gli altri con la sua passione. Magari, voleva semplicemente ritenersi soddisfatto per una futura vittoria contro di lui, cosa che per Cam non sarebbe mai potuta succedere.
Lix era rilassato, muoveva aggraziatamente le dita lunghe e fini, chiudendo gli occhi di tanto in tanto per rinchiudersi nella piccola bolla di note musicali.
Terminato il brano, il moro si sgranchì le gambe e fece un inchino, mossa alquanto inadatta dato che nessuno a parte loro due avesse assistito.
“Non mi dire, addirittura il rito di ringraziamenti? Ah no, aspetta…quello era nel sonno. Dovresti fare attenzione a quel che dici, o potrebbe non trasformarsi in realtà.”
“Sai che sei insopportabile?” Borbottò Lix andandosi ad appoggiare al muro, assumendo una posa degna di un modello.
“Sai che sei prevedibile?” Cam inarcò un sopracciglio e si sedette sullo sgabello. “Ora se non ti dispiace, prendi esempio da un esperto…novellino.” Il biondo calcò molto l’ultimo termine per suscitare una reazione infastidita da parte di Felix, ma stranamente il cugino non controbatté come suo solito. 
 
 
Ore 5.01

Lydia guardò l'immagine riflessa sull'enorme specchio posto sopra il lavandino e quel che vide la rese soddisfatta del suo operato: lunghi capelli rossi che scendevano fluenti sulle spalle, morbide onde ad avvolgerle il viso, incarnato perfetto come al solito, occhi brillanti e sorriso lucente. Svegliarsi alle cinque di mattina era faticoso, certo, ma i risultati erano decisamente quelli sperati, anche se lavorare illuminata dalle luci artificiali non era di certo l'ideale.
Lydia sorrise, inclinando leggermente la testa a sinistra, poi lanciò un bacio volante a se stessa e uscì dal lussuoso bagno. Entrò nella camera da letto e ancora una volta si complimentò con il suo magnifico gusto: aveva decisamente scelto bene, quella suite era la migliore. La ragazza accarezzò compiaciuta il legno chiaro del comò e ripercorse, come sua abitudine, il programma della giornata: sveglia presto, solita routine per mantenersi bellissima e poi violino, violino e solo violino. Ancora in pigiama, Lydia prese la lussuosa custodia del suo migliore amico dal piccolo scrittoio su cui l'aveva posata il giorno precedente, appena arrivata, e l'adagiò delicatamente sul letto spazioso. Seguì con le dita gli intrecci floreali del copriletto color crema, gli occhi, quel giorno più nocciola che verdi, che vagavano sullo splendido panorama che le si presentava oltre l'ampia vetrata, parzialmente oscurata da una delle due tende chiare lunghe fino al pavimento. L'Hotel in cui alloggiava si trovava nella Città Vecchia, con i palazzi dalla facciata finemente decorata e i tetti color rosso mattone, ed era uno dei più costosi della città: solo il meglio per Lydia Morgana Foster, d'altronde. Una smorfia le deformò il bel volto: non era la sola, purtroppo o per fortuna.
Quella competizione musicale aveva radunato i migliori musicisti – magici, ovviamente – da tutto il mondo, e lei non poteva di certo rifiutare: non era la prima gara a cui partecipava, ma era certamente una delle più importanti. Aveva attraversato quasi settemila chilometri da sola, con l'unica compagnia dei propri pensieri, non perché voleva fare esperienza, di cui lei abbondava, ma perché voleva vincere. La fama, la gloria, e ovviamente anche il premio in denaro, senza contare la visibilità che il primo posto le avrebbe portato. Non si era neanche accorta di aver socchiuso gli occhi e portato una mano al petto, coperto dalla parte superiore della fine camicia da notte bianca che indossava, che un improvviso rumore la fece destare da quel sogno ad occhi aperti: nella via su cui si affacciava la sua finestra la città si stava svegliando.
Lydia si affrettò a leggere l'orario sulla sveglia color menta che ticchettava leggermente sul comodino e sbiancò: aveva passato ben quindici minuti a perdersi nelle proprie fantasie con il solo risultato di essere in ritardo sulla sua tabella di marcia! Si alzò di scatto e, lisciata la camicia da notte in uno scatto nervoso, si diresse a passo di carica verso l'armadio, anch'esso in legno chiaro, come il mobilio di tutta la stanza, da dove estrasse un delizioso vestito verde smeraldo dalla gonna a ruota, come piaceva a lei. Lo indossò velocemente, abbinandolo a un paio di sandali aperti color crema. Afferrò non molto delicatamente una giacchettina che le arrivava appena alla vita e con estrema cura la custodia nera del violino, per poi dirigersi velocemente verso l'uscita. Attraversò il salottino senza neanche guardarsi attorno – avrebbe avuto tempo dopo, il suo allenamento veniva prima.
Prese l'ascensore per scendere i nove piani che la separavano dalla Hall dell'albergo e la attraversò con passo deciso, decisa ad usufruire per prima della sala da musica che l'albergo aveva messo loro a disposizione. Aggirò le poltrone di un verde slavato e lanciò uno sguardo desideroso verso di esse: non amava particolarmente svegliarsi la mattina presto, soprattutto perché aveva bisogno di sonno se voleva riuscire a sfruttare al meglio le proprie abilità, ma era necessario farlo, dato che doveva assolutamente esercitarsi e non poteva sottrarre nemmeno un minuto al proprio rigido programma, che seguiva in ogni caso. Era nervosa e questo si capiva da come stringeva ritmicamente la giacchetta nella mano sinistra, ma, quando sentì un delicato e assolutamente perfetto accordo di pianoforte provenire dalla direzione verso cui si era avviata, i suoi bei lineamenti vennero completamente trasformati: strabuzzò gli occhi, allargò le narici, spalancò la rosea bocca in un ovale perfetto e raddrizzò schiena e spalle, pronta a partire all'attacco. Questa volta stritolando la giacca champagne, partì infuriata come una Banshee verso la fantomatica sala, i capelli che rimbalzavano sulla schiena, onde rosse perfette, e i talloni che scandivano ritmicamente il suo passo.
Spalancò la porta finemente intagliata e scandagliò la sala, non soffermandosi sulla sua opulenza, per trovare il disturbatore, ma appena l'ebbe individuato si fermò: l'usurpatore non era altri che Cameron Angel Blackwell, il miglior pianista della loro età. Lydia sorrise con appena una punta di stizza verso se stessa: doveva immaginarlo, quel ragazzo aveva delle dita d'oro e tutti gli organizzatori di competizioni musicali se lo contendevano, e sicuramente lo avrebbe trovato lì, per via della sua insonnia quasi perenne. Lo osservò per un attimo concentrato sulla sinfonia con cui stava facendo riscaldamento, gli occhi azzurri, appesantiti dalle borse e dalle occhiaie che gravavano sempre sulla sua pelle delicata, concentrati inumanamente sui tasti, un ciuffo di capelli castani che gli copriva leggermente la fronte. Non erano né amici né nemici, solo semplici conoscenti: ex compagni di Casa, stesso anno, stessa passione e adesso stessa competizione. Stava per salutarlo educatamente, come quando erano ad Ilvermorny, per poi dedicarsi completamente al proprio allenamento con il violino, quando una voce la interruppe sul nascere.
“Ehi, fragolina! Che ci fai lì impalata?” Felix Zachary Howard, un anno in più di loro due, ex Wampus, terribilmente estroverso e capace di intrattenere conversazione anche con un palo della luce. Non fece in tempo a rispondere acidamente – avrebbe dovuto saperlo che quel soprannome la irritava enormemente, diamine! - che un accordo stonato ruppe la quiete ed entrambi i ragazzi concentrarono la propria attenzione su Cam, che si era girato di scatto verso Lydia e il cugino con un'espressione allarmata in viso, ma che si rilassò vedendo chi fosse.
 “Oh, sei tu. Ciao Lydia.” pronunciò flebilmente, quasi che l'esercizio al pianoforte l'avesse stremato.
“Ciao Cameron, ti avrei salutato prima ma tuo cugino non mi ha dato il tempo.” Lydia sorrise dolcemente, evitando di proposito Felix. Per evitare che lui potesse notare la sua scontrosità, salutò anche Howard, un po' laconicamente.
Dopo i convenevoli, la ragazza si diresse davanti a un leggio, posò i fogli, accuratamente piegati all'interno della custodia su di esso e cominciò a provare, ma, nonostante rimanesse comunque una delle più prodigiose violiniste della sua età, un orecchio attento poteva notare quella lieve incrinatura, quella nota fredda che denotava una mancanza di concentrazione. Lydia stava pensando a chi avrebbe vinto il primo premio: visti i presupposti, si prospettava una lotta all'ultimo sangue. L'ambizione regnava sovrana e i partecipanti, per ora, erano solo tre, ma sia lei che Cameron erano estremamente ambiziosi, e sapeva che Felix veniva sempre spinto a primeggiare dalla presenza del cugino. Inclinò ancora di più la testa sulla spalla destra, che reggeva il violino, e sorrise misteriosamente: quella competizione sarebbe stata alquanto stimolante.





Angolo autrice!
Ma ciao a tutte!
Ebbene si, dopo aver cancellato un’interattiva, sono tornata sul fandom di Harry Potter con una nuova di zecca.
Questa storia è frutto di una mente malata e tremendamente sadica (it’s me!) ed è of course una futuristic, quando i membri della NG sono già adulti.
Vi assicuro che la trama ha a che vedere con la magia e la musica in contemporanea, anzi sono i due temi principali.
Inoltre, è in collaborazione con una certa Moontastic, mi domando come lei faccia a sopportare i miei scleri.
Dunque, lei non è solo la mia beta -visto che gli errori di battitura non li vedo neanche con gli occhiali- ma una ragazza tanto paziente, disposta a condividere le sue idee con moi. Mi ritengo fortunata, siamo due menti malvagie eheh
Alour, siamo a Praga (il mio sogno proibito) per una competizione musicale e abbiamo conosciuto tre ragazzuoli, di cui una femminuccia molto determinata.
Sono tutti e tre protagonisti, but come avrete notato dal plot (‘sti termini inglesi sparsi ovunque) Cam è quello indiscusso. Spero davvero che a primo impatto come personaggio non vi dispiaccia, e lo stesso vale per Lix e Lydia.
Per le iscrizioni avete tempo fino al 30 Settembre di pomeriggio, magari inserirò un avviso con un orario ben preciso.
-Schede con troppi errori di battitura, difficili dunque da decifrare, con parti incomplete, troppo sintetiche e inviate dopo la scadenza non verranno considerate.
-Accetto massimo 2/3 OC  a testa, purché ci sia un numero equilibrato di maschi e femmine, e anche di studenti in diverse scuole di magia. Ne sceglierò massimo sette, sebbene l’idea sia cinque/sei.
Proprio così: Ilvermorny a parte, visto che ci sono troppi personaggi, vi lascio l’elenco delle scuole e tutte le informazioni necessarie (viva la Rowling!). Siate originali por favor, altrimenti bye bye. Con ciò intendo che non voglio ricevere solo musicisti nonché maghi (devono essere per forza entrambe le cose) di Hogwarts Serpeverde, chiaro? Io amo la mia casata, ma ci sono tante nazionalità differenti…buttatevi pure su quelle.

DURMSTRANG.
La scuola sembrerebbe esistere almeno dal 1294, quando parteciparono per la prima volta al Torneo Tremaghi.
La scuola è costituita da un castello di soli 4 piani, molto più piccolo quindi del castello di Hogwarts e probabilmente più spoglio,dotata di un parco grande e di un lago.
 
La scuola è famosa per l'enfasi e la propensione all'insegnamento delle Arti Oscure. Mentre gran parte delle altre scuole si limitano a studiarne gli incantesimi, gli studenti di questa scuola li imparano anche, e questo concetto è avversato dagli altri istituti e dalla comunità magica. Non sono ammessi i Nati Babbani e le donne.
 
 
 
BEAUXBATONS
L'Accademia di Magia di Beauxbâtons è una scuola di magia che si trova molto probabilmente in Francia. Lo stemma è costituito da due bacchette d'oro messe una sull'altra, dove ognuna delle quali spara tre stelline.
 Beauxbatons accoglierebbe studenti da Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Italia.
.
L'Accademia si trova in un scintillante castello, probabilmente più nuovo, brillante e luminoso rispetto a Hogwarts, simile ad un palazzo, con cibo leggero e delizioso.
Le loro divise sono fatte di seta azzurra.
Gli esami si affrontano alla fine del sesto anno.

CASTELOBRUXO
Castelobruxo (in portoghese "castello del mago", reso in italiano come Magicastello) è la Scuola di Magia del Brasile, nascosta agli occhi dei Babbani come Hogwarts. Raccoglie tutti gli studenti del Sudamerica ed insieme a Ilvermorny, negli Stati Uniti, è l'unica altra scuola magica del continente americano.
 
 
Si trova nella Foresta Amazzonica, a nord del Brasile. La scuola è costituita da un castello favoloso, a pianta quadrata in roccia dorata, spesso scambiato per un tempio. Sia l'edificio che i terreni circostanti sono protetti dai Caipora. Il complesso è protetto dagli occhi dei Babbani con gli stessi incantesimi difensivi adottati da Hogwarts, che fanno credere ai Babbani di essere di fronte ad un tempio in rovina e li tengono alla larga
 
Gli studenti di Castelobruxo sono specialmente avanzati in Erbologia e Magizoologia. La scuola offre spesso scambi culturali con gli istituti in Europa.
 
 
 
Uniforme
 
Gli studenti di Castelobruxo vestono tutti con uniformi di colore verde acceso, similmente alla bandiera del Brasile ed in riferimento anche agli alti livelli raggiunti in materie quali Erbologia.
 
MAHOUTOKORO
La Scuola di Magia di Mahoutokoro si trova in Giappone.
 
Gli studenti di questa scuola possono avere pregiate bacchette fatte con legno di ciliegio.
Etimologia
 
Il nome Mahoutokoro è composto delle parole giapponesi 魔法 (mahou), che significa 'magia' e (tokoro), che significa 'posto'. Questo nome può essere quindi interpretato come "posto magico" o "posto in cui avvengono delle magie".
 
-I nomi dei personaggi devono assolutamente essere inerenti alla scuola di magia frequentata, non voglio troppi trasferimenti in giro per il mondo.
 
Attenzione: l’età del vostro OC dev’essere di diciotto o diciannove anni.
Niente Mary Sue o Gary Stu, non accetto Legilimens, Metamorphmagus, Animagus et similia.
Ecco a voi la scheda!
 
Nome e cognome:
Secondo nome:
Soprannome:
Descrizione fisica:
Prestavolto:
Descrizione caratteriale:
Ex casa:
Storia personale(inclusi età e data di nascita):
Famiglia e rapporti:
Materie odiate/amate (questione di trama):
Ama/odia:
Orientamento sessuale:
Amicizie/Inimicizie:
Amore (vi potete inventare di tutto, siate fantasiosi!):
Patronus:
Molliccio:
Fobie/incubi/debolezze:
Ulteriori capacità: (non esagerate)
In quale strumento è specializzato? Quando ha cominciato a suonare e perché? Ha partecipato a delle competizioni? (Precisate anche se ha avuto un blocco che perdura nel tempo, e se ha intenzione di sbloccarsi partecipando alla competizione)
Citazione:
Altro (curiosità, vizi, avvenimenti rilevanti, qualsiasi cosa originale vi passi per la testa):

-Per l’orientamento sessuale accetto Eterosessuali, Omosessuali e Bisessuali.
-Per gli strumenti si può scegliere tra clarinetto, sassofono, pianoforte, violino, viola, flauto traverso, clavicembalo. Se ne avete un altro in mente, lo potete inserire come opzione, però ognuno di voi dovrà scrivermi anche il nome della composizione scelta per la competizione musicale.
Per i pianisti, dovete scegliere un brano di Chopin. Quelli occupati sono:
-Etude Opus 25 no.1 (verrà usato più avanti)
-Op. 10 no.2;
-Op. 10 n.12;
-Op. 25 no.11
Per quanto riguarda il violino, dovrete puntare su Paganini perché lo adoro e in più ha dato vita a delle composizioni piuttosto difficili. Lydia suonerà “Capriccio n.5”del sopra citato, quindi date sfogo alla fantasia e buona fortuna!
 
Ecco gli OC presentati:

Cameron Angel Blackwell, diciotto anni, Ex Tuonoalato, pianista, bisessuale.

 "Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare."




Felix Zachary Howard, diciannove anni, ex Wampus, pianista, eterosessuale.

"I got a light and it's still burning."




Lydia Morgana Foster, diciotto anni, Ex Tuonoalato, violinista, eterosessuale.

"Oh we're still so young, desperate for attention."



Un ringraziamento speciale a Moontastic (hello Sofia!) per avermi appoggiata in tutto e per tutto in questo progetto, tra mille idee per la testa e giornate passate a scervellarsi sugli avvenimenti della storia.

A seguire, il merito dell'immagine del prologo va a Zoey Charlotte Baston, che mi ha aiutata volentieri e senza la quale io avrei fatto un casino.

Poi abbiamo Signorina Granger (ciao Irene), Nene_92, La_Dama_del_Lago e vas_happening_girl per avermi dato preziosi consigli e per l'incoraggiamento!

Infine, ringrazio coloro che seguiranno la storia-anche senza partecipare- e per i coraggiosi che mi manderanno i loro personaggi!

Madonna, tutto questo papiro e mi sembra che abbia scritto l'epilogo al posto del prologo ahah

Comunque, l'aggiornamento-per via della scuola e gli allenamenti di danza-potrebbe essere irregolare.
Cercherò lo stesso di non farvi aspettare troppo, e se ci dovesse essere un problema lascerò un avviso prima.
Tanto per precisare, il parallelismo tra Cam e Lydia nel capitolo era voluto.

Detto questo, mi dileguo e spero che la storia vi interessi...a presto!




 
  
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