Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Edward LoneBark    13/09/2016    1 recensioni
Una guerra che si trascina da tempi immemori sta per giungere al termine. Il destino ha schierato le sue pedine e attende la prossima mossa del nemico, mentre un ragazzo senza memoria cerca la propria identità, svelando misteri antichi di millenni.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rabbrividì, quando lo spiffero gelido si insinuò sotto la vestaglia leggera e il freddo del pavimento risalì lungo i suoi piedi. La finestra era spalancata e il bagliore lunare inargentava il letto e la figura che vi giaceva, seppellita dalle coperte, che lasciavano fuori solo la testa.

Neyra si appoggiò allo stipite, guardandolo con tenerezza. Sembrava ancora più giovane quando dormiva, e le preoccupazioni della veglia abbandonavano il suo volto. Era intelligente e saggio, ma il suo spirito era ancora quello del ragazzino che non aveva mai potuto essere fino in fondo.

Il principe ereditario aprì gli occhi, e rughe anomale tornarono ad increspare il suo volto. Il suo sguardo si posò sulla figura appoggiata alla porta. -Che ci fai qui? Non hai sonno?-.

La ragazza scosse la testa, facendo sorridere Anwill. -Hai fatto un brutto sogno?-.

Neyra si sedette sul letto, poi un altro spiffero gelido la convinse ad infilarsi sotto le coperte. Il letto era grande, e Anwill tendeva a rannicchiarsi a destra vicino al bordo, lasciando a chiunque lo spazio per dormire più che comodo. La ragazza raccolse la nuvola di capelli sparsi sul cuscino e intrecciò le mani dietro la testa. -Ho una strana sensazione- disse al fratello, che si era sollevato sui gomiti. -C'è qualcosa che non va-.

Anwill fece un sorriso amaro. -Nostro padre è in coma e non sappiamo come risvegliarlo, il Nemico è tornato a minacciare il regno e per poco non ha messo le mani su quella dannata Pietra, che ora dobbiamo custodire perché se riuscisse ad impossessarsene sarebbe la fine. Credo che sia sufficiente-.

Neyra sospirò. -No è diverso. E' la stessa sensazione che ho provato quando mia madre è morta...la mia vera madre, intendo-.

Anwill seppellì la testa nel cuscino. -Magari sto per morire. Non siamo fratelli di sangue, quindi in teoria non hai diritto al trono, ma se vuoi posso fare qualcosa prima che sia troppo tardi...una specie di decreto, magari-. Si alzò di nuovo sui gomiti. -Aspetta...e se fosse tutto parte di un tuo piano diabolico?-.

-E piantala, stupido!- lo rimbrottò Neyra, voltandosi dall'altra parte. Anwill ridacchiò, e alla fine si mise a ridere anche lei. -Non dovresti scherzare su questa cose- lo rimproverò, anche se sorrideva.

-Sei l'unica con cui posso scherzare, ormai- replicò il principe -lasciamelo fare, almeno tu-.

Per lunghi minuti cadde il silenzio, rotto solo dal sibilo del vento che entrava dalla finestra. Anwill detestava dormire con la finestra chiusa, anche quando fuori gelava. Neyra, dal canto suo, amava il freddo, anche quando le paralizzava le dita e le intorpidiva il viso. Era sempre stato così.

Era nata nella zona del regno annessa più di recente, a sud, in una terra non lontana dal mare, figlia del governatore della provincia e di sua moglie. Entrambi erano nati e cresciuti in quella terra calda e soleggiata, secca, dove non pioveva quasi mai. Ma Neyra non era come loro. Era sempre stata una bambina molto speciale. Pallida, quasi diafana, con i capelli blu punteggiati di sfumature viola, e occhi che catturavano tutte le tonalità del mare. Non aveva mai tollerato il caldo, benché vi fosse nata, e prima che compisse due anni fu colpita da una grave malattia che nessun medico conosceva. Fragile, e afflitta da violenti attacchi di febbre alta, rischiò quasi di morire, mentre i suoi genitori tentavano in tutti i modi di trovare un rimedio.

Alla fine sua madre decise di portarla a nord, a vivere nella capitale, dove il re le aveva offerto ospitalità, mentre suo padre restava a governare la provincia. Era ormai inverno, e ad Eternithia iniziava a fare molto freddo. La bambina guarì in fretta, e una volta che si fu rimessa la sua salute migliorò come non mai.

Prima che la lieta notizia potesse giungere alle sue orecchie, il governatore venne fatto assassinare in segreto da un potente uomo politico, che venne scoperto e giustiziato l'anno stesso. Sua moglie decise di lasciare il potere sulla provincia ad un cugino, e di rimanere con la figlia alla corte del Re, che era ben felice di ospitarle. La bambina fece amicizia con il principe, che con il tempo divenne un fratello per lei.

Poco tempo dopo la madre di Neyra morì per una malattia, così il re decise di adottare la bambina, essendosi molto affezionato a lei.

Quindici anni più tardi, Neyra era ormai parte integrante della famiglia reale, come se vi fosse nata. Aveva pianto la morte della regina come quella di sua madre, e provava la stessa preoccupazione del principe per le condizioni del re. Tuttavia, qualcosa nel suo cuore le diceva che il suo padre adottivo sarebbe stato ancora a lungo protagonista della storia di Eternis. Nulla era finito.

-Cosa intendi fare con quella pietra?- chiese alla fine.

Anwill tossì. -Non sta a me decidere, sarà Kalium ad occuparsene. Non so cosa farei se non fosse al mio fianco, sa sempre consigliarmi la cosa giusta-. Trasse un lungo sospiro. -Arkenai sa quanto io odi la corona che devo portare. Sono reggente da poche settimane e già mi sento invecchiato di dieci anni-.

-C'è chi dice che i re migliori sono quelli che non amano il potere- disse Neyra. Gli accarezzò i capelli. -Con il tempo imparerai, e ti abituerai a portare la corona. Comunque, qualunque cosa accada, potrai contare su di me-.

Qualcuno bussò alla porta, poi la aprì subito, senza attendere invito. Una figura alta e sottile si stagliò nelle tenebre. -Anwill...Neyra, mi rincresce dovervi disturbare a quest'ora, ma devo assolutamente parlarvi-.

-Cos'è successo?-.

-Damarwes è morto- rispose Kalium -e mi ha appena comunicato la sua ultima profezia-.

 

Il sole stava sorgendo all'orizzonte, tingendo il mondo di una dolce luce rosata che accarezzava i prati e i campi in lontananza. Attorno alla collina su cui sorgeva l'immenso castello, oltre un cerchio di mura che limitava il parco, la città iniziava ad animarsi. Ricordava vagamente Nartens, con le belle case di pietra bianca e le strade lastricate ampie e regolari. Vi regnava un aria di calma e armonia, come se in quelle vie non potesse mai accadere nulla di male. Più lontano, al limitare delle costruzioni, sorgeva la cerchia esterna di mura. Non erano neanche lontanamente possenti come quelle di Nartens, ma anche a quella distanza poteva percepire l'intensità degli incantesimi di protezione, formulati con la costruzione della città e rinforzati nel corso dei secoli.

Si sporse dal parapetto, osservando le sculture e i doccioni scolpiti sulle pareti della struttura. Non l'aveva ancora vista dall'esterno, ma poteva facilmente desumere che fosse una costruzione magnifica. Quando i Precursori l'avevano costruita vi dovevano avere infuso tutta la propria dedizione, per creare un'opera la cui bellezza sarebbe stata ineguagliata per l'eternità. E aveva l'impressione che ci fossero riusciti.

Si stiracchiò, godendosi la frescura del primo mattino e la sensazione di pulito che non provava da settimane. Lentamente sentiva sciogliersi o nodi di tensione dovuti al viaggio, e al fatto che la Pietra era sempre stata nelle sue mani. Con il tempo si era abituato, ma inconsciamente era sempre consapevole della sua importanza e pericolosità.

Tornò nella sua stanza, ripercorrendo il dedalo di corridoi che aveva attraversato quasi alla cieca e rischiando due volte di perdersi. Sul comodino non c'era più il vassoio su cui gli avevano portato la colazione durante la notte.

Si guardò allo specchio con più attenzione, dato che il giorno prima era troppo stanco e assonnato per farci caso.

Il ragazzo vestito con semplici abiti blu scuro era quasi irriconoscibile. Il volto era scavato dalla fatica e dal lungo tempo passato razionando le provviste, e coperto da una barba scura e incolta. Anche i capelli erano cresciuti in una zazzera arruffata che non sarebbe riuscito a domare facilmente.

Stava pensando di radersi prima di presentarsi di nuovo al cospetto del principe, quando qualcuno bussò alla porta.

-Signore, Lord Kalium richiede la vostra presenza- disse il valletto a cui aprì -se volete cortesemente seguirmi...-.

 

Neyra fremeva quasi quanto il fratello, seduto accanto a lei con le mani giunte e gli occhi che di tanto in tanto rivolgevano un'occhiata di fuoco a Kalium, appoggiato alla libreria con gli occhi chiusi. Seduti attorno al tavolo, i consiglieri e Tavor parevano ansiosi quanto loro.

Lo stregone infatti si era rifiutato di dire alcunché a proposito della profezia, accennando ad un'ampia premessa che avrebbe preceduto le informazioni vitali. A nulla erano valse le richieste, e poi le minacce, del principe. Sarebbero dovuti essere tutti presenti prima di cominciare.

Alla fine la porta si aprì, lasciando entrare due persone. Il primo era un vecchio magro come un chiodo, che sembrava aver attraversato il regno senza mangiare, tanto era scavato nel volto. Il secondo doveva avere vent'anni, anche se la lunga barba scura lo faceva sembrare più grande. Era alto e robusto, quasi possente, e dallo sguardo scuro e fosco sembrava non dormire da giorni.

Deve essere il soldato che ha portato qui la Pietra pensò la ragazza, osservandolo cercando di non farsi notare, il che era difficile dato che lui stesso la stava guardando. Aveva sentito molte voci sul suo conto all'interno della corte, e sapeva che anche tra il popolo se ne parlava. Si chiese se fosse tutto vero.

-Benvenuti- disse Kalium, aprendo gli occhi e staccandosi dalla libreria -possiamo cominciare-.

Nella stanza c'erano i tre consiglieri del giorno prima, più un quarto uomo che non aveva visto. Stempiato, con il volto rasato, sulla cinquantina, aveva uno sguardo acuto e un'espressione gioviale che gli ispirarono subito simpatia. Dritto davanti a lui era seduto il principe, che aveva ombre scure sotto gli occhi e un'espressione inquieta che non faceva presagire nulla di buono. Ma gran parte della sua attenzione fu calamitata dalla ragazza seduta accanto a lui.

Non aveva mai visto una fanciulla dall'aspetto così insolito. Sottile come un giunco, diafana come la luna piena, aveva lunghi capelli blu scuro inframmezzati da ciocche viola. I tratti del volto erano decisi, ma al contempo modellati con incredibile armonia, gli occhi freddi e luminosi, come stelle remote, perdute nello spazio. Era bellissima.

Distolse subito lo sguardo e sedette vicino a Reften, che sembrava decisamente cupo. Di tanto in tanto gli scoccava delle occhiate misteriose, il che non faceva altro che rafforzare il suo sospetto che qualunque cosa stesse accadendo riguardasse anche lui.

Di certo non mi hanno voluto qui solo per darmi un encomio pensò cupamente. Non che una medaglia gli interessasse minimamente, ma era decisamente stanco di guai. E ne stanno per arrivare a frotte, ne sono certo.

-Per chi non lo sapesse ancora, il nostro Divinatore, il saggio Lord Damarwes, è spirato questa notte- esordì Kalium, muovendo qualche passo dietro i consiglieri -ma non prima di avermi trasmesso la sua ultima profezia, la più vitale di tutte. Essa riguarda nientemeno che il destino di Eternis, e ci fornirà la sola via per salvarci dalla distruzione-.

Più di una persona sbiancò, ma nessuno disse nulla. Pendevano tutti dalle labbra dello stregone.

-Ma prima debbo tediarvi con una necessaria premessa- disse, passando dietro Hedras e Reften e sedendosi finalmente di fronte ai consiglieri. -Come ben sapete, più di mille anni fa il grande Nexuras, comandante dei Precursori, mentre presso Nartens infuriava la battaglia, affrontò a viso aperto Henthar il Crudele. Malgrado fosse il più potente tra i Precursori, e il suo potere rimase ineguagliato nel corso della storia, non aveva la forza per sconfiggere Henthar, da cui fu ben presto sopraffatto. Decise così di sacrificare la propria vita per distruggere il nemico, che portò con sè l'esercito invasore. Tuttavia, come aveva sospettato, e ora ne ho la conferma, Henthar non è stato distrutto completamente, e pochi decenni or sono è rinato dal luogo dello scontro ed è tornato nei suoi antichi domini nel deserto, tornando ad essere noto come Arkader-.

-Non è possibile- intervenne l'uomo seduto con i consiglieri -Henthar fu distrutto, è una delle nostre certezze più assolute-.

-Ci sono tante certezze, Tavor, che non attendono altro che essere smantellate. Il sacrificio di Nexuras deteriorò il suo corpo, ma parte della sua essenza deve essere sopravvissuta in qualche modo, rigenerandosi lentamente nel corso dei secoli. E una volta riottenuto il proprio corpo, ha utilizzato la forza di cui disponeva per ricostruire il suo esercito, con cui pensava di realizzare il piano di conquista interrotto in passato. Ma per ben tre volte i suoi piani sono stati m,andati all'aria- concluse, scoccando ad Hedras uno sguardo fugace. -Due invasioni fallirono, a distanza di pochi anni l'una dall'altra, e dopo di queste pare che il nemico abbia esaurito le proprie forze quasi completamente. Non è morto, ma il danno subito da Nexuras lo ha segnato profondamente, su questo non c'è dubbio. Tuttavia, non importa in che modo, tra breve tempo il nostro nemico otterrà di nuovo la forza per distruggerci, e stavolta non saremo in grado di fermarlo. Se tenteremo di opporci con la forza degli eserciti, saremo spazzati via, su questo non ho alcun dubbio. La profezia me lo ha mostrato chiaramente. Abbiamo pochi mesi, poi una nuova invasione travolgerà i nostri confini e spazzerà via le nostre armate-.

Cadde un lungo silenzio. -Come...ma hai appena detto che non ha più potere per ricostruire un esercito- disse Tavor debolmente -come potrebbe schierare una forza militare tale da sconfiggerci?-.

-Questo purtroppo lo ignoro- replicò Kalium -ma è certo. Damarwes non ha mai sbagliato, e mi fido ciecamente delle sue visioni. Tuttavia non dobbiamo disperare, perchè esiste una via d'uscita-.

Allungò una mano alle sue spalle e prese un libro dallo scaffale, un volume chiaramente restaurato da poco, con la copertina di pelle rossa su cui era vergata la scritta ''Poteri arcani'', e lo aprì davanti a sé. -Secondo testimonianze più antiche di Eternis sugli studi compiuti da stregoni in epoche remote, la Luce, nel suo scorrere casuale attraverso il tessuto della realtà, tende ad affluire ad alcuni precisi punti, noti come Nodi. Esistono poche fonti a riguardo, ma pare che si conosca solo uno di questi siti, noto come la Sorgente. Secondo l'autore, non si sa chi trovò un modo per consentire a chiunque di attivare la Sorgente ed attingervi Luce. Tuttavia l'incantesimo fallì in parte, in quanto essa poteva essere attivata solo da alcuni, noti come Matrici, senza contare che solo un Luminoso potrebbe sopportare l'assorbimento di Luce in quantità notevoli, e secondo molti Nexuras fu il primo Luminoso della storia-. Chiuse il libro.

Il cervello di Hedras era in panne. Dove avrebbe condotto quel discorso? E soprattutto che cosa c'entrava lui?

-Nexuras non fu tuttavia un semplice Luminoso, bensì un Portatore di Luce. Non era semplicemente in grado di catturare la Luce, ma di produrla dentro di sé, così come gli stregoni producono il Pharenas. Ciò gli permetteva di avere un contatto ben più stretto con questo potere arcano, e di assorbire e liberare quantità di Luce pressoché illimitate senza logorarsi-. Fece una lunga pausa, poi il suo sguardo si soffermò su Hedras. -Nexuras fu l'unico Portatore di Luce per lunghi secoli, fino ad oggi, in cui ne è comparso un altro. Che è qui davanti a me-.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Edward LoneBark