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Autore: jess803    14/09/2016    0 recensioni
In un mondo post-apocalittico, segnato profondamente dagli esiti di una distruttiva guerra nucleare, in cui le risorse idriche e i generi alimentari scarseggiano, si muove una donna, Hadiya De Wit, spia al servizio della Confederazione, ossessionata dai demoni del passato e legata da una catena invisibile ad un amore misteriosamente scomparso.
Ambientata nel torrido deserto nord africano, è una storia di spie, amicizie tradite, intrighi politici, ma soprattutto di un amore destinato, forse, a non finire mai.
"Erano come due anime in bilico sull’orlo dello stesso precipizio, che lottavano contro la stessa forza invisibile che cercava in tutti i modi di farle andare giù, che avrebbero potuto restare in equilibrio solo se fossero rimaste immobili a sostenersi a vicenda… due anime a cui sarebbe bastato solo il soffio di un alito di vento per precipitare sul fondo del baratro e restarci per sempre."
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Quando l’agente De Wit si risvegliò, vide intorno a sé le fredde e asettiche pareti bianche dell’ infermeria della base. Aveva una grossa fasciatura bianca intorno al capo, una discutibile vestaglia a pois beige indosso e delle ventose attaccate al torace; la macchina futuristica posta accanto al letto, che monitorava i suoi parametri vitali e l’attività cerebrale, emetteva una fastidiosa serie di bip squillanti, che non facevano altro che peggiorare il suo atroce mal di testa. A giudicare dall’odore dello shampoo alla pesca che emanavano ancora i suoi capelli e dalla manicure quasi intatta di Sherry, non si trovava lì da più di quarantotto ore. Dopo aver battuto violentemente la testa nella notte dello scambio, la donna era stata ritrovata e recuperata dalla sua squadra, che l’aveva portata con urgenza in uno degli ospedali locali affiliati all’Agenzia. I medici del posto le avevano diagnosticato un moderato trauma cranico causato dall’impatto di quella notte, la cui gravità era stata sicuramente attenuata dal casco di protezione; dopo essere riusciti a stabilizzarla, era stata trasportata immediatamente alla medicheria della base, immersa a poche decine di chilometri dalla costa marocchina. Hadiya si alzò lentamente dal letto, cercando di staccare con cautela tutti gli elettrodi che le avevano applicato; la testa continuava a farle maledettamente male, ma doveva parlare subito con il Capitano Huber: doveva sapere cosa era successo al rosso e ad Aguilar quella notte. Appena aprì la porta scorrevole della stanza, vide una giovane infermiera correrle incontro agitata; la donna le ordinò di ritornare immediatamente a letto, ma Hadiya, troppo stanca e frastornata per mettersi a discutere, la spinse via violentemente.
Reggendosi al freddo muro di metallo con la mano destra, la donna percorse a piccoli passi il lungo corridoio che portava al ponte di comando, tentando in tutti i modi di non destare l’attenzione degli altri membri dell’equipaggio.
Quando finalmente arrivò alla porta della sala riunioni, sentì distintamente la voce di Ben McIntyre che discuteva di qualcosa con il capitano, insieme ad un chiacchiericcio indistinto.

La sala riunioni era un’enorme e spoglia stanza rettangolare localizzata immediatamente sotto al ponte principale di sinistra. Le pareti, così come tutte quelle della base, erano costituite da delle spesse lastre d’acciaio verdastro consumato dalla salsedine, appena illuminate da una lampadina al tungsteno posta al centro della stanza. Al di sotto di essa, v’era un lungo tavolo rettangolare di legno, i cui piedi erano fissati al pavimento con dei bulloni allentati. Di fronte al tavolo si trovava uno schermo ultrapiatto a coprire quasi tutta la parete, permettendo agli ufficiali e al resto della sezione di seguire in diretta le operazioni degli agenti operativi.
Il capitano Huber in genere sedeva al capo destro del tavolo, nella posizione che dava la migliore visuale sullo schermo, mentre tutti gli altri si disponevano ai suoi lati, seguendo un ordine gerarchico ben preciso. Quella sera, invece, a capo tavola era seduto un uomo di mezza età dai capelli bianchi, che sorseggiava quello che sembrava dello scotch da un bicchiere di vetro decorato; alle sue spalle, in piedi, si trovava il giovane agente Kieren Cox, che indossava l’uniforme della squadra: un pantalone nero militare con delle ampie tasche anteriori, degli anfibi dello stesso colore che arrivavano alla caviglia e una canottiera bianca su cui cadeva una sottile medaglietta d’alluminio. Hadiya si aprì con un po’ di difficoltà la massiccia porta scorrevole e si ritrovò gli occhi di mezza squadra puntati addosso.
Il capitano Huber, seduto accanto all’uomo con lo scotch, guardò con disappunto la sua subordinata in vestaglia e le chiese: << Che ci fa qui, agente De Wit? >>.
<< Buonasera a tutti, chiedo scusa per il ritardo, ma quelli della medicheria non mi lasciavano andare. Il rosso… siamo riusciti a catturarlo? >> chiese la donna, accennando un saluto ai presenti.
Dal lato sinistro del tavolo si levò una minuta ragazza dai capelli biondo scuro e gli occhi azzurri, che lanciò uno sguardo preoccupato al Capitano; dopodiché si avvicino ad Hadiya e sussurrò, stringendole il braccio: << Credo che dovresti riposarti ora. C’è tutto il tempo per avere dettagli sull’esito della missione >>.
Hadiya si liberò dalla stretta della ragazza e replicò cortesemente: << Sto benissimo Eeki, non c’è bisogno che ti preoccupi per me. Ditemi cosa è successo, piuttosto >>.
<< Il signor McIntyre ci stava giusto dicendo che è riuscito ad identificare l’uomo rosso >> disse intromettendosi nella conversazione il vecchio dai capelli bianchi, che indossava una divisa verde militare con parecchie stellette appuntate sulle spalle.
Hadiya lo guardò con aria perplessa, dopodiché l’uomo si presentò porgendole la mano: << sono il generale Marchand. Ho sentito molto parlare di lei, De Wit >>.
L’uomo le stava mostrando un sorriso compiaciuto e apparentemente benevolo, ma i suoi occhi, glaciali e impenetrabili, tradivano tutt’altra inclinazione. Hadiya rimase interdetta per qualche secondo, dopodiché gli tese a sua volta la mano e si presentò educatamente, scusandosi per l’abbigliamento inadeguato. L’altro le disse di non preoccuparsi troppo delle formalità e di prendere una sedia e accomodarsi: Ben aveva delle importanti notizie da fornire alla squadra.
L’informatico si alzò in piedi e, schiaritosi la voce, disse: << Dunque, dopo aver sudato sette camicie e aver perso almeno dieci anni di vita, sono riuscito a migliorare la qualità della foto che ha scattato Cox la sera dello scambio; un vero lavoraccio. Ho poi incrociato la foto con i database della polizia, dell’Interpol e delle telecamere di mezzo mondo per vedere se c’era un riscontro. Un vero lavoraccio anche quello, sono stato tutta la notte in piedi per controllare che nessuno interrompesse il flusso di informazioni e… >>, Ben si interruppe quando vide lo sguardo di disappunto del Capitano Huber, il quale mal tollerava i flussi di coscienza del logorroico informatico, << …e a voi non interessa sapere tutte queste cose, quindi arrivo al punto. L’uomo con la barba rossa è una nostra vecchia conoscenza. Certo, nel corso degli ultimi anni ha perso qualche kg, diciamo anche molti kg, si è fatto crescere barba e capelli e probabilmente ha fatto una rinoplastica, ma il mio programma di riconoscimento facciale ultra avanzato non mente: è Karl Huseynov >>.
La maggior parte dei presenti alla riunione rimase totalmente impassibile davanti a quel nome dal sapore nordico, mentre gli sguardi preoccupati del Capitano Huber e dell’agente Eeki Soren si rivolsero spontaneamente verso l’agente De Wit, che fissava il vuoto con gli occhi sbarrati. Il viso del generale fu di nuovo segnato dal sorriso compiaciuto che tanto aveva infastidito Hadiya poco prima, mentre Kieren Cox, resosi conto che quel nome aveva portato un certo scompiglio tra i suoi nuovi colleghi, chiese lumi al capitano.
<< Karl Huseynov era un membro di spicco di un’organizzazione terroristica di nome Renaskigo, rinascita in esperanto, che abbiamo smantellato cinque anni fa dopo una lunga e complessa operazione internazionale di spionaggio. Dato il silenzio degli ultimi anni avevamo supposto, o per meglio dire, sperato, che tutti i suoi membri fossero morti o caduti in rovina, ma a quanto pare c’è ancora qualcuno di essi in giro >> rispose mordendosi le labbra il Capitano Huber, << ma non posso fornire ulteriori dettagli sull’operazione, le informazioni sono altamente confidenziali >>.
<< Come ha intenzione di procedere ora, Capitano? Tutte quelle armi nelle mani delle persone sbagliate potrebbero rappresentare un serissimo problema >> chiese con tono pacato il Generale Marchand.
<< Nulla, purtroppo. Quel SUV sembra si sia volatilizzato nel deserto e a nulla è valsa la diffusione capillare delle foto dei fuggitivi: ancora non abbiamo idea di dove possano essere. L’unica nota positiva è che siamo riusciti ad impedire loro di prendere possesso delle armi; ovunque siano, non hanno gli strumenti per fare grossi danni. Per ora, possiamo solo tenere gli occhi aperti e tenerci pronti ad un nuovo attacco >> rispose grattandosi il mento Huber, che continuava a guardare di sottecchi la sua sottoposta, seduta in silenzio religioso al lato opposto del tavolo.
<< Tornando al secondo motivo per cui siamo qui stasera, uno dei nostri contatti dell’intelligence nord-africana ci ha dato una soffiata su un colpo di stato imminente. Pare che la vita del presidente Nadym sia a rischio >> continuò il capitano.
<< Crede ci sia una connessione tra il colpo di stato in Nord-Africa e la faccenda di Huseynov? >> chiese Eeki Soren, mentre sfogliava il fascicolo con le informazioni sul presidente Nadym, fornito precedentemente da Ben.
<< Fare ipotesi di questo tipo è prematuro e controproducente, anche se non mi sento di escludere categoricamente questa possibilità. Ad ogni modo, secondo la nostra fonte i ribelli reazionari della zona sud-est del paese, ormai completamente in balia di Amal Akarfi e dei suoi uomini, stanno pianificando da tempo un colpo di stato militare. Dopo le agitazioni popolari degli ultimi mesi dovute al nuovo crollo dei prezzi del petrolio e all’aumento dell’inflazione, la situazione nel nord Africa è quanto mai instabile. Un vuoto di potere in questo periodo potrebbe avere delle conseguenze economiche e politiche catastrofiche, non solo per il nord-Africa, ma anche per la nostra confederazione. Dal ministero abbiamo ricevuto l’ordine di proteggere il neo eletto presidente e tutta la sua famiglia, almeno fino a che l’intelligence e l’esercito africani non saranno riusciti a catturare il capo dei ribelli e a riprendere il controllo del sud-est >> disse con voce ferma e determinata il capitano.
<< La squadra capitanata da Cox è la più indicata per portare a termine questa missione >> aggiunse il generale Marchand, dando una pacca sulla spalla al suo pupillo in segno di incoraggiamento.
Hadiya fece una risatina sarcastica, non facendo nulla per nascondere il suo dissenso per le parole del generale: ciò che era stata costretta a fare a causa dell’inettitudine del novellino biondo nella tenuta del vecchio le pesava ancora sul cuore come un macigno. << Voglio partecipare anche io >> aggiunse poi, evitando di fare ulteriore polemiche.
<< E’ fuori discussione, agente De Wit >> rispose immediatamente il generale Marchand, il cui sguardo severo incrociò quello determinato della donna << il ministro della guerra si è personalmente raccomandato affinché il risultato delle prime elezioni democratiche del Nord-Africa venga preservato dalle azioni dei terroristi e, alla luce delle nuove rivelazioni su Huseynov, credo che lei sia la persona meno adatta al compimento di questo scopo >>.
<< Oh, andiamo Marchand, non sappiamo neanche se Huseynov sia effettivamente coinvolto in questa storia! Le sue sono tutte speculazioni >> replicò immediatamente il Capitano.
<< Mi spiace dover fare l’uccello del malaugurio capitano, ma non credo davvero che sia una coincidenza il fatto che quest’uomo sia ricomparso dal nulla, dopo anni di oblio, in una compravendita di tonnellate di armi da fuoco, proprio mentre i ribelli del sud-est pianificano un colpo di stato. Se vuole la mia opinione, De Wit deve restarne fuori >>.
Hadiya si alzò in piedi e sbatté vigorosamente il pugno sul tavolo, facendo tremare il bicchiere di scotch del generale, che le rivolse uno sguardo infuocato. Prima che la donna potesse proferir parola e peggiorare ancora di più la propria situazione, fu messa a sedere da Eeki, che le intimò di non immischiarsi ulteriormente.
<< Non si metta così apertamente contro di me signorina, potrebbe finire davvero male stavolta >> disse Marchand con tono provocatorio, ponendo un accento ironico sulla parola signorina.
<< Adesso basta! >> tuonò infine Huber, che mal sopportava chi metteva il naso tra gli affari suoi e dei suoi agenti, << la Renaskigo è stata smantellata ufficialmente molti anni fa, non c’è nulla che ci induca a credere il contrario. Huseynov potrebbe lavorare da solo o per qualunque altra organizzazione o governo di questo complicato mondo. Se il medico lo riterrà opportuno, l’agente De Wit partirà immediatamente per Tripoli insieme a Cox e agli altri. Non c’è altro da aggiungere >>.
Il Generale Marchand si alzò compostamente dal tavolo della sala riunioni, prese il suo bastone di legno appoggiato alla sedia e si avviò verso l’uscita, facendo cenno al pupillo di seguirlo.
<< Stavolta faremo a modo suo Huber, ma sta commettendo un grosso errore. Se ne accorgerà presto >>, poi, rivolgendosi ad Hadiya, disse severamente: << forse questo governo è stato abbastanza clemente da averle evitato il carcere a vita e la forca, forse il suo capo ha la memoria abbastanza corta da averle permesso nuovamente di lavorare nella sua squadra, ma si ricordi De Wit, che al mondo ci sono persone che non sono né clementi, né di memoria corta e io sono una di quelle. La terrò d’occhio >>.

Uscito di scena il generale, il Capitano Huber cominciò a distribuire gli ordini al resto della squadra, ancora scossa dalle terribili parole dell’uomo. L’agente De Wit sarebbe stata a capo delle operazioni insieme a Cox, come raccomandato da Marchand, mentre l’agente Eeki Soren e l’esperto di armi Misha Nikolaidis, uomo di origini greche sulla quarantina dai capelli ricci e il naso aquilino, avrebbero fatto da supporto. A loro si sarebbero uniti anche Ben McIntyre e un altro paio di agenti speciali dell’Agenzia.
Prima che Hadiya potesse ritornare in infermeria a riposare, il Capitano Huber le si avvicinò con cautela e le mise una mano sulla spalla: quello era da sempre il massimo contatto che le concedeva quando smetteva le vesti di superiore e entrava in quelle di padre. La ragazza spostò cortesemente la mano dell’uomo e si girò verso di lui con uno sguardo impassibile: non aveva bisogno di certe accortezze, non più almeno. << Va tutto bene capo, ormai ho imparato a convivere con quella storia. Non mi crea più problemi >> disse con decisione la ragazza, forse con troppa decisione per risultare credibile agli occhi di un uomo che la conosceva sin da quando era bambina.
Il capitano annuì, le diede due pacche sulla spalla sorridendo amaramente e infine si avviò verso la porta. Un attimo prima di uscire si girò di nuovo verso di lei e le disse con tono sincero: << Ti conosco meglio di chiunque altro al mondo e posso solo lontanamente immaginare cosa ti stia passando per la testa in questo momento. So che ormai sei forte abbastanza da superare tutti gli ostacoli che ti si presenteranno, Huseynov o non Huseynov, ma non sopravvalutarti troppo, non fingere che vada tutto bene. Qui ti abbiamo perdonato tutti da un pezzo Hadiya, forse è arrivato il momento che lo faccia anche tu >>.
   
 
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