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Autore: SherlokidAddicted    15/09/2016    2 recensioni
[ Wholock | Johnlock ]
- Voglio sapere chi è lei e che ci fa qui. –
- Sono il Dottore! – Dice porgendomi la mano ed aspettandosi che io la stringa, cosa che però non succede. Assottiglio lo sguardo e lo scruto con attenzione mentre, deluso dalla mia mancata stretta, abbassa il braccio e lo riporta lungo il fianco.
– Il suo vero nome. –
- Beh, è questo il mio nom… -
- Non il nome con cui si fa chiamare, ma il suo vero nome, quello che nasconde a tutti da sempre, forse perché ha fatto qualcosa. Oh, allora è così! Ha fatto qualcosa di brutto, qualcosa di inaccettabile di cui si pente, talmente tanto che si vergogna ad utilizzare il suo vero nome e si nasconde dietro un titolo che la fa sentire meno in colpa di quanto vorrebbe, non è così… Dottore? – Gli occhi del mio nuovo conoscente si strabuzzano non appena mi sente pronunciare quelle parole con quel tono indagatore che mette la maggior parte delle persone che mi stanno attorno in soggezione, lui compreso.
- Oh, è proprio bravo come dicono… –
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The side of the Angels'
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Una sintonia sorprendente



Il mio sguardo è puntato verso il soffitto. John è accanto a me, sdraiato allo stesso modo, ma non so se anche lui stia fissando l’intonaco chiaro che ci sovrasta. Sto facendo tutto ciò che mi è possibile per evitare di guardarlo. Mai nella mia vita mi è capitato di essere così in imbarazzo, spero succeda qualcosa che mi tiri fuori da questa situazione ingestibile.

- Un tipo davvero strano, eh? – La domanda di John mi fa sussultare, ero troppo concentrato a sperare che l’imbarazzo andasse via.

- Mh? –

- Il Dottore, non trovi? –

- Non direi, comprensibile. – Sento la stoffa del cuscino sfregare e capisco che si è girato verso di me, mi guarda mentre io ancora non ne ho stranamente il coraggio.

- Scommetto che sai già ogni cosa di lui. –

- Mi sono limitato ad osservare. –

- Beh? – Finalmente mi decido a puntare gli occhi nei suoi. Si è girato sul fianco e ha poggiato il gomito sul cuscino ed il mento sul palmo della mano, in attesa di una mia qualche delucidazione. Il suo sorriso mi fa capire che adora sentirmi mentre gli racconto questo tipo di cose.

Mi schiarisco la voce e, quindi, inizio col mio racconto.

- Dottore, nome fittizio, il suo vero nome è un altro. Nessuno lo conosce e nessuno credo lo conoscerà mai. Nasconde il suo vero nome, non per averne uno d’arte, non per farsi ricordare da quelli che incontra, ma perché ha fatto qualcosa in passato, qualcosa di cui si vergogna talmente tanto da spingerlo a scegliere un titolo come questo, in grado da farlo sentire meno in colpa.

Hai notato i suoi occhi, John? Ho sospettato della sua longevità solo guardandoli. È giovane, come hai notato, ma i suoi occhi sono decisamente più anziani rispetto a tutto il resto. Questo mi ha fatto capire che aveva qualcosa di sovrannaturale, nonostante io sia molto scettico riguardo a cose del genere.

È un uomo solo, ma non da sempre. Ha avuto amici molto cari per lui ma i suoi viaggi e le avventure che affrontava erano troppo pericolose per loro e sono finiti nei guai per colpa sua. Ti ricordi quando ci ha parlato degli universi paralleli? Ad un certo punto ha esitato. Ha lasciato uno dei suoi amici lì per salvarlo, e il modo in cui ha esitato mi ha fatto capire che per lui questa persona era più di un’amica. Viaggia da solo adesso, per evitare di mettere nei guai chi è con lui.

È una persona intelligente, forse la più intelligente che esista. Salva delle vite, evita disastri colossali, aiuta chi ne ha bisogno, in più ha una cabina magica che viaggia nel tempo e nello spazio. È ovvio e palese che delle creature gli danno la caccia per questi motivi. Tutti hanno dei nemici, ma visto la sua intelligenza e le cose che possiede, lui deve averne più di quanti se ne possano immaginare. –

- Straordinario! – Per tutto il tempo avevo continuato a guardare il soffitto, a parlare ininterrottamente, senza fare caso al modo in cui avrebbe reagito. Adesso posso notare il modo in cui ha trovato strabilianti le mie osservazioni, proprio come faceva nel periodo in cui ci siamo conosciuti. Per un attimo ho creduto si fosse abituato a quello che dicevo, non sentivo un “fantastico!” da un bel pezzo. Oggi invece mi ha stupito e sorpreso, come io ho fatto con lui raccontandogli del Dottore.

- Ti fa bene. – Dico incrociando le braccia sopra alla coperta. Lui inarca un sopracciglio, confuso dalla mia affermazione.

- Cosa? –

- La sua presenza… questo caso ti sta aiutando a non pensare. – Potevo sentirmi più inutile di così? Avevo cercato in tutti i modi di distrarlo. Invece è bastato l’arrivo del Dottore per fare in modo che non pensasse al suo oscuro passato.

- Tu dici? –

- Sì. Non ti ho mai visto così felice prima. –

- Lo sarei di più in un altro modo. – Questa affermazione riesce a smuovermi, sento la curiosità salire e opprimermi, ma non voglio esternare nulla e dai suoi occhi sembra che io non abbia affatto cambiato espressione. Sono piuttosto bravo in queste cose, sto imparando a controllare i sentimenti, a quanto pare.

- Come? – Chiedo, fingendo disinteresse, mentre porto le dita congiunte davanti alle labbra e chiudo gli occhi.

- Mh… nulla, lascia stare. – Dal suo tono capisco che l’affermazione di poco fa non voleva dirla davvero, che era solo un pensiero espresso ad alta voce. Ma era una cosa che voleva tenere per sé. – Dovremmo dormire, almeno per qualche ora. –

- Bene, dormi. – Dico mantenendo le dita congiunte e gli occhi chiusi. Lo sento sospirare. Non capisco perché gli dia così tanto fastidio che io non dorma molto come lui.

Il letto si muove e sobbalza ai suoi movimenti, ciò vuol dire che si è girato sul fianco dalla parte opposta. Mi sussurra un “buonanotte” prima di assopirsi lentamente, mentre io resto immobile in quella posizione per un altro po’. Solo quando mi rendo conto, grazie al suo respiro profondo, che si è addormentato, mi volto con la testa verso la sua schiena e sospiro.

John, se solo tu sapessi.

Com’è difficile, com’è complicato finire in situazioni del genere.

Mi viene per un attimo in mente il giorno del suo matrimonio, e la chiacchierata al telefono con mio fratello. Lui la penserebbe come quel giorno, sul fatto che non devo rimanere coinvolto. Se sapesse che il mio interesse verso John è cambiato in questo aspetto, so che riderebbe e mi direbbe di godermi il mio coinvolgimento, e poi farebbe qualche stupido riferimento a Barbarossa.

John non è un cane, per l’amor del cielo!

… ma potrei comunque perderlo.

Non so come né quando, ma riesco ad addormentarmi, e quando apro gli occhi John non è più accanto a me. Le coperte sono scostate e il cuscino è ancora tiepido. Si è alzato da poco.

Metto i piedi sul pavimento e mi massaggio le tempie per un po’, prima di mettermi completamente in piedi e raggiungere la porta. Prima che possa aprirla, sento dei mormorii, due voci familiari che riconosco come quella di John e del Dottore. Stanno parlando a voce bassa e, a quanto pare, il rumore della porta della camera da letto li fa smettere di confabulare, perché all’improvviso odo il silenzio.

Li raggiungo quasi subito, camminando lentamente. Li trovo entrambi in cucina: John è seduto al tavolo, la sua tazza vuota poggiata accanto al suo braccio. Il Dottore è in piedi davanti a lui, che sorseggia del tè caldo.

- Oh, sei in piedi! – Dice accennando un sorriso fintamente sorpreso.

- Un’affermazione alquanto stupida, Dottore. – Mormoro ancora assonnato mentre prendo posto a capotavola. Cavolo, è ovvio che sono in piedi! Non c’è mica bisogno di farmelo notare. So che stavano parlando di me, altrimenti John non eviterebbe il mio sguardo in quel modo. – Farò finta che il vostro argomento di discussione che riguarda me non m’interessi, è rimasto un po’ di tè? – John e il Dottore si guardano leggermente sorpresi, ma cambiano subito espressione. Vogliono evitare a tutti i costi che io ricada sull’argomento, anche se non ne ho proprio l’intenzione per il momento… e comunque saprei cosa fare se volessi scoprirlo.

- Beh, sì. – John accenna un sorriso e mi porge la mia solita tazza, colma del liquido caldo e ambrato. Gli sorrido di rimando e percepisco l’angolo delle labbra del Dottore sollevato mentre assiste alla scena.

Per la miseria, mi ha solo passato una tazza! Possibile che trovi ogni cosa un possibile flirt? Forse è stato il modo in cui gli ho sorriso ad ingannarmi.

- Stanotte, mentre cercavo di addormentarmi, ho fatto qualche piccola ricerca e ho trovato il tuo blog, John. – Il mio amico sembra quasi lusingato del fatto che perfino un alieno si sia interessato del suo operato. Lo capisco dalla sua espressione felicemente sorpresa.

- Cosa ne pensi? –

- Mi è piaciuto molto, e ho apprezzato il modo in cui hai cambiato le vicende di questo caso per escludermi dalla storia. – Il Dottore è sincero mentre poggia la tazza vuota sul tavolino. Nello stesso momento il mio cellulare vibra sul legno freddo del ripiano, e John, leggermente arrossito dalle lusinghe del Signore del Tempo, inizia a giocherellare con il manico della propria tazza.

È un sms. Lo apro:

Sherlock, abbiamo un nuovo indizio da parte di Amber. Se vuoi farti vivo a Scotland Yard ne sarei felice.
GL

- Che succede? – Chiede John allungando il collo per sbirciare.

- Graham ha notizie da Amber Jefferson. –

- Si chiama Greg… -

- Fa lo stesso. – Lo vedo scuotere la testa con quel sorrisino rassegnato, ormai ha capito che con me riguardo a quel nome non c’è più nulla da fare.

Che tipo di indizio?
SH

- Che altre notizie dovrebbe avere? Insomma… sappiamo chi è stato, sappiamo che c’entrano gli Angeli! È… sparito qualcun altro? – Chiede John mentre si accinge a portare tutte le tazze vuote nel lavandino. Il nostro nuovo conoscente, invece, strofina le lenti degli occhiali con un panno.

- Troppo scontato! – Io e il Dottore ci stupiamo nell’aver esclamato quella stessa frase nel medesimo istante. Ci scambiamo un sorriso complice e sorpreso, mentre il nostro amico ci guarda come se fossimo pazzi.

Una foto.
GL

- Una foto. – Dico mostrando l’sms ad entrambi.

- Che foto? –

- Non lo so, John. Andiamo a scoprirlo. – Quella frase da me pronunciata è bastata per far correre tutti a prepararsi.

Il Dottore ci ha suggerito di viaggiare con il Tardis, così da essere più veloci. Infatti, dopo essermi messo uno dei miei soliti completi abbinati con sciarpa e cappotto, ci ritroviamo sulla nave e subito dopo davanti all’edificio di Scotland Yard.

- Chi è lui? – Lestrade sembra quasi infastidito dalla nuova compagnia, ma fa di tutto per non darlo a vedere. Purtroppo non sa che il Dottore è dotato di un quoziente intellettivo elevatissimo, so che si è già accorto del fatto che l’ispettore ha iniziato a storcere contrariato il naso quando lo ha visto.

- Un esperto. – Mi limito a dire a bassa voce mentre raggiungiamo la sala dell’interrogatorio in cui è stata portata Amber. Ed eccola lì, con la testa abbassata, seduta su quella sedia con lo sguardo abbattuto di un cagnolino ferito. Quando mi vede solleva immediatamente il capo verso di me e stringe ancora più forte al petto la foto che tiene fra le mani. La vista del Dottore la fa esitare, probabilmente si ricorda di averlo visto in giardino o semplicemente trova familiare quel viso.

- Amber, il caso adesso è una questione che dobbiamo risolvere noi, e le abbiamo detto che per la sua sicurezza è meglio che se ne torni a Cardiff. – Dico con tono freddo mentre dietro di me, Lestrade, il Dottore e John osservano muti la scena.

- Lo so bene, signor Holmes. Stavo appunto per lasciare la città, ma passando per Hyde Park ieri sera ho scattato questa foto… ho pensato potesse essere utile per le indagini. – Me la porge con un gesto meccanico tenendo, intimidita, la testa abbassata, fissandosi bambinescamente la punta dei piedi. La afferro e faccio cadere lo sguardo sull’immagine leggermente mossa di quello che sembra un Angelo piangente.

- Dottore? – Dico senza voltarmi.

- Lo vedo, oh sì. – Mi prende letteralmente la foto dalle mani. La guarda con attenzione: l’Angelo si copre il viso, è come se fosse nascosto tra i cespugli ad aspettare la sua preda… e quell’immagine è talmente inquietante da mettermi i brividi.

- E se non stesse cercando una vittima? – Dico dopo averci pensato su un attimo. Attiro subito l’attenzione di tutti, perfino quella del Dottore che fino ad un secondo fa era intento a guardare la foto con fare pensieroso.

- Che vuoi dire? – Mi chiede John.

- Se stesse cercando il suo pezzo mancante? Hai detto che la roccia corrispondeva ad un pezzo mancante, no? – Vedo il Dottore illuminarsi, John pensieroso e Lestrade ed Amber confusi.

- Aspetta, ma di cosa state parlando? – Quasi dimenticavo di quanto l’ispettore fosse all’oscuro di quasi ogni cosa. Come posso spiegargli con che cosa abbiamo a che fare? Decido di non dargli retta per il momento, voglio che si fidi di me, gli avrei spiegato tutto quando la cosa si sarebbe risolta. Sicuramente avrebbe trovato qualcosa di ingegnoso da raccontare sulla risoluzione del caso, qualcosa che non includesse il coinvolgimento di alieni… magari poteva prendere spunto dal blog di John.

- Esatto! Oh, Sherlock Holmes, tu sì che sei un genio! – Il livello di entusiasmo di quell’uomo mi fa alzare per un attimo il sopracciglio. – Ci serve assolutamente quel pezzo mancante, oh sì. Amber lei ci è stata utilissima, davvero. – La ragazza non sembra mutare dalla sua espressione confusa nemmeno quando il Dottore la abbraccia con fervore per ringraziarla.

- Io non posso fornire prove ad una persona qualunque! – Dice contrariato l’ispettore. Il Dottore, quindi, sfodera il suo asso nella manica. Dopo avergli mostrato la sua famosa “carta psichica”, Greg sbianca e mormora delle scuse imbarazzatissime, seguite da un “vado subito a prenderle”.

- Che diavolo c’era scritto lì? – Chiede John sorpreso. Il Dottore muove una mano come per dire che non è la cosa più importante da sapere adesso, proprio mentre sistema il portadocumenti all’interno della giacca.

- Adesso dobbiamo solo pensare a prenderli, voi due… spero che vi liberiate da qualunque impegno e che mi seguiate. – Continua il Dottore mentre l’ispettore Lestrade gli fornisce la busta con il pezzo mancante.

- Perché, dove andiamo? – John ci segue all’esterno della stanza, dopo aver lasciato una Amber sbigottita in
compagnia di Lestrade.

- Ad Hyde Park, ovvio. – Stavolta non mi sorprendo della nostra affermazione detta nel medesimo istante.



Note autrice:
E sono tornataaaaaaa! Ho scritto il capitolo mentre ero in vacanza. Fra tre giorni avrete il prossimo, come sempre. Riprendiamo il ritmo di prima che partissi (salvo impegni o imprevisti della sottoscritta).

Spero vi piaccia, a presto!
  
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