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Autore: _armida    16/09/2016    0 recensioni
La sua lunga gonna di tulle frusciava sul pavimento d'oro del palazzo di Asgard, mentre il ticchettio dei suo sandali produceva un suono cadenzato e regolare.
In lontananza, si udivano ancora i rumori della festa che stava volgendo al termine: i musici stavano rilasciando nell'aria le ultime dolci note e le dame e i cavalieri ballavano le loro ultime danze.
Sorrise nel vedere alla fine del corridoio che stava percorrendo una massiccia porta, anch'essa d'oro, con la superficie interamente coperta da complicati intagli e bassorilievi.
Bussò.
Dopo pochi secondi i pesanti cardini si mossero ed essa si aprì di alcune spanne; due profondi occhi di un verde brillante si scontrarono con i suoi, colore del mare.
Si sorrisero a vicenda.
"Ce ne hai messo di tempo", disse il dio.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VI: Rivelazioni

“Helicarrier in vista, prepararsi all’atterraggio” 
Cassandra alzò pigramente la testa dalle ginocchia di Tony. Fece una smorfia per nulla soddisfatta e si stropicciò gli occhi, ancora assonnati. 
“Allacciare le cinture di sicurezza”, ripetè l’agente Romanoff all’altoparlante.
Con uno sbuffo la donna si mise in posizione seduta, cercando poi la propria cintura.
Pochi minuti più tardi il Quinjet si adagiò delicatamente sulla pista d’atterraggio dell'Helicarrier, posizionando i propri rotori in posizione orizzontale e diminuendo gradualmente la rotazione delle due grandi pale.
Il portellone posteriore si aprì poco dopo, mentre due piccole figure sulla pista, tenute per mano da un uomo in giacca e cravatta, attendevano con crescente impazienza, stentando a rimanere ferme al proprio posto.
Tony scese per primo, lentamente, con passo trionfale, tipico del suo carattere esageratamente narcisista ed egocentrico. Avrebbe posato per primo piede sull'Helicarrier, se Cassandra non fosse corsa fuori, con il lungo abito rosso scarlatto leggermente alzato e i tacchi a spillo tenuti in mano.
Immediatamente Celeste e Adele corsero ad abbracciarla. La donna si chinò sulle ginocchia, stringendo forte a sè le figlie.
Stark osservò la scena cercando di apparire contrariato, nonostante gli occhi, decisamente addolciti, lo tradissero. “Immediatamente a nascondersi sotto alle gonnelle di mamma”, disse, ironico. “E al premuroso zio Tony nemmeno uno sguardo”
Le bimbe risero, staccandosi da Cassandra e dirigendosi ad abbracciare Iron Man. L’uomo di metallo prese una bambina per braccio, alzandole da terra in modo non molto dissimile da quello che avrebbe usato per alzare un sacco di patate, e fece fare loro alcuni giri in tondo.
“Posso portarle a fare un giro panoramico sopra New York?”, chiese in modo sarcastico a Cassandra.
“Tu provaci e questa volta ci resterai secco per davvero”, ribattè lei, con un’espressione innocua stampata in viso ma con un tono di voce tutt’altro che pacifico.
Tony assunse un’ari indispettita, mentre posava con estrema delicatezza le bambine a terra, tutt’altro che felice che il gioco fosse durato così poco.
Nel mentre, un piccolo contingente di agenti, armato fino ai denti, entrò nel Quinjet. Ne uscì poco dopo, con Loki ammanettato, tenuto sotto strettissima sorveglianza.
Quando passarono affianco a Cassandra e alle gemelle, lo sguardo di tutte e tre fu immediatamente catturato dalla figura del dio, sospettosamente troppo tranquilla. Lo seguirono con lo sguardo fino a quando non scomparve dietro ad una pesante porta di metallo.  
Celeste e Adele si voltarono verso la loro mamma, osservandola perplesse. Probabilmente avrebbero fatto delle domande, se la discesa dal Quinjet degli ultimi tre passeggeri a bordo non le avesse distratte. Strabuzzarono gli occhi alla vista di Capitan America e di Thor.
Cassandra fece l’occhiolino a Steve e al Dio del Tuono poi si coprì la bocca con una mano, nascondendo così una risata. Poggiò le mani sulle schiene delle bimbe e diede loro una leggerissima spinta, invitandole ad avvicinarsi di più ai due.
A lei, invece, le si affiancò la Vedova Nera. 
“Il Direttore Fury desidera parlare con lei al più presto”, disse.
La giovane donna annuì distrattamente, lo sguardo concentrato sulla gracile figura di Celeste, che cercava con tutte le proprie forze di sollevare da terra il martello di Thor. Le sue labbra non poterono fare a meno di piegarsi in un dolce sorriso, mentre alcuni pensieri le passavano per la testa.
“Prima è il caso di indossare qualcosa di un po’ meno scomodo di questo abito”, continuò Natasha, anche se a valutare il livello di attenzione della propria interlocutrice considerava le proprie parole fiato sprecato. “Mi segua prego”
Cassandra tornò ad osservarla, sbattendo più volte le palpebre nel tentativo di recuperare la parte che si era persa ma, nonostante la concentrazione, non le sovvenne alla mente nulla. Capì su cosa verteva l’argomento solo quando, dopo un sonoro sbuffo, la Romanoff le fece cenno con una mano di seguirla attraverso la massiccia porta attraverso cui era stato scortato Loki.
Guardò le proprie figliolette giocare allegramente, poi tornò a concentrare la propria attenzione sulla Vedova Nera. Lo sguardo fin troppo combattuto.
Tony lo notò e con il suo solito fare sfrontato si appoggiò con un braccio sulla spalla dell’agente Coulson. “Ci pensiamo io e Phil a quelle sue piccole pesti. E al vecchietto attempato. E al palestrato con il martello”, disse, facendole l’occhiolino.
Cassandra annuì appena, seguendo a passi incerti Natasha.

***
Poco dopo...

Cassandra guardò il proprio riflesso allo specchio. Si trovava in uno dei bagni di servizio dell’Helicarrier. Al suo fianco, su di un anonimo mobiletto bianco, vi era appallottolato il proprio abito, mentre i vertiginosi tacchi a spillo si trovavano riversi a terra.
Sollevò la zip della tuta che la Romanoff le aveva dato: si trattava di una delle divise d’ordinanza che indossavano gli agenti dello S.H.I.E.L.D.
All’esterno del bagno, la Vedova Nera picchiettava leggermente con un piede a terra, impaziente.
“Un attimo”, disse Cassandra, con la voce ridotta a poco più che un sussurro.
Tornò ad osservare la propria immagine sulla liscia superficie dello specchio: aveva un aspetto orribile con il trucco colato e i capelli arruffati che puntavano ovunque fuori da quello che qualche ora prima era stato un ricercato chignon, ma di qui ora rimaneva ben poco.
Sospirò e aprì il rubinetto dell’acqua fredda, raccolse un po’ d’acqua nelle mani messe a coppa e la buttò contro il viso; dopodichè lo insaponò, facendo scomparire ogni traccia di trucco. Infine si sciacquò e asciugò.
Alzò nuovamente il volto, incontrando immediatamente il proprio riflesso: appariva stanco, con due vistose occhiaie sotto agli occhi, ma era decisamente meglio di qualche minuto prima.
Si sciolse i capelli, lasciando così che i propri lunghi boccoli biondi le ricadessero sulla schiena.
Chiuse gli occhi, contando mentalmente fino a dieci, e si diresse verso la porta.
Le parve di vedere del sollievo negli occhi della Romanoff non appena la vide.
“IL Direttore Fury l’aspetta nella sala interrogatori”, disse, voltandole in fretta le spalle senza troppi complimenti.
Cassandra prese un lungo respiro, seguendola poi attraverso quel dedalo di corridoi che era l’Helicarrier.

***

Fury si trovava già nella sala interrogatori quando Cassandra arrivò. 
Su di un freddo tavolo di alluminio, unico complemento d’arredo, insieme con due sedie, vi erano poggiate due tazze calde fumanti e alcune cartelle ricolme di documenti.
Il direttore dello S.H.I.E.L.D. le fece cenno di accomodarsi e poco dopo lo fece anche lui, dalla parte opposta del tavolo. La Vedova Nera invece uscì, chiudendo alle proprie spalle la pesante porta blindata.
Cassandra osservò Fury, faticando a reggere il suo sguardo; distolse il proprio, fingendosi improvvisamente interessata alla stanza. La realtà era che quel solo occhio le incuteva non poco timore. Pensò che dovesse essere una caratteristica tipica di chi avesse subito quel genere di mutilazione.
Nella stanza aleggiava un pensante silenzio.
Dopo alcuno lunghi istanti Fury le passò una delle due tazze, tendendone invece una per sè.
La giovane la prese tra le mani, trovando non poco sollievo al contatto con la calda superficie di quell’oggetto. La strinse di più tra le mani, non potendo fare a meno di rabbrividire. Osservò il caffè all’interno, concedendosi poi un piccolo sorso.
“Andiamo dritti al punto: che cosa sei?”
Cassandra sbattè più volte le palpebre: ormai si era assuefatta a quel surreale silenzio e la voce le arrivò alle orecchie in modo inaspettato.
“Un essere umano”, mormorò.
Osservò Fury trattenere a stento una risata sarcastica poi, un sottile schermo, proprio sopra alle loro teste si accese, mostrando l’esatto momento in cui aveva messo al tappeto Loki.
“Non sapevo che un essere umano fosse in grado di fare queste cose”, ribattè lui con pungente sarcasmo. 
La porta della sala interrogatori si aprì nuovamente e un paio di uomini con un camice bianco entrarono nella sala.
“Abbiamo bisogno di sangue da analizzare”, le spiegò la spia, mentre uno degli scienziati prendeva un’avveniristica siringa tra e mani.
Cassandra annuì e alzò più che riuscì la manica destra della tuta, distendendo poi il braccio sul tavolo. Le scappò una smorfia dolorante quando l’ago entrò in vena, ma non distolse lo sguardo dall’ampolla dello strumento, che piano piano si riempiva di liquido rosso scarlatto.
Una vola piena, fu rimossa e al suo posto applicato uno batuffolo di cotone. Piegò il braccio verso l’interno, in modo da tenere premuto su quel punto.
In rigoroso silenzio, proprio come quando erano entrati, i due scienziati uscirono.
“Dovranno fare delle analisi anche alle bambine”, disse Fury.
Il volto di Cassandra si fece teso. “Preferirei di no. Gli aghi le terrorizzano, specialmente Adele”
Il direttore dello S.H.I.E.L.D. la osservò: un tacito invito a proseguire con il proprio discorso.
“So cosa vi state chiedendo tutti”, continuò la donna. Prese un lungo respiro. “Sì, posso confermarvelo: Loki è il padre delle mie figlie”
Fury annuì, soddisfatto.
“C’è altro che vuole sapere?”, chiese Cassandra.
L’uomo le fece cenno con la mano di stare in silenzio, mentre premeva l’altra sopra all’orecchio, per ascoltare una conversazione all’auricolare.
“Sì, in effetti sarà una lunga conversazione”, disse, dopo alcuni secondi. “Le analisi confermano le tue parole, tuttavia è stato riscontrato un alto disaggio di una sostanza a noi sconosciuta. Di cosa si tratta?”
L’espressione sul volto di Cassandra si fece più cupa e scosse la testa. “Nessuno lo sa”, rispose. “So solo che è questa macchia a diffonderla per il mio corpo”, disse, indicando la zona scura sul palmo della mano destra.
“È quella macchia che ti permette di lanciare raggi viola?”, chiese nuovamente Fury.
“No, sono le pietre del mio medaglione. Senza di esso la macchia crescerebbe, uccidendomi”. Si vedeva che quelle parole erano costate molto alla giovane; lo si poteva intuire dal suo viso, contratto in quella che poteva dirsi preoccupazione.
Non c’era bisogno di aggiungere che ogni volta che utilizzava le due gemme incastonate nel medaglione la forza necessaria a contrastare la crescita della macchia diminuiva, portandola a diffondersi nel suo corpo, causandole tutta quella serie di effetti collaterali che si erano visti durante la notte passata. Fury quello lo aveva intuito da solo.
“E quel bracciale?”, domandò, indicandole il bracciale d’argento che teneva al polso, con impresse strane rune celtiche.
“Sulla superficie vi sono incisi degli antichi incantesimi che non mi permettono di utilizzare la magia se non per contrastare l’effetto della macchia. Se non lo indossassi non sarei in grado di controllare le pietre nell’amuleto”. A Cassandra appariva così strano parlare di magia, di incantesimi e di strani gioielli fatati; aveva perso quell’abitudine e ora le pareva di essere uscita da qualche fiaba, come quelle che spesso raccontava a Celeste e Adele prima di andare a dormire.
L’uomo davanti a lei restò in silenzio per alcuni secondi, probabilmente per immagazzinare le informazioni ricevute. Doveva accadere davvero di rado che qualcuno riuscisse ad ammutolire Nick Fury. Lo vide massaggiarsi lentamente le tempie.
“Cosa sei in grado di fare?”
“Non lo so, non con certezza almeno”
Il direttore dello S.H.I.E.L.D. non parve soddisfatto della risposta, ma si tenne questa considerazione per sè. 
“Sei un pericolo per la sicurezza altrui?”
“Non quando indosso il bracciale”
“Sarà meglio per tutti quanti che tu non te lo tolga, allora”
Cassandra annuì, aspettando con pazienza l’ennesima domanda. Osservò Fury prendere una delle cartelletta sul tavolo e aprirla; vide il suo occhio spostarsi da una parte all’altra del documento mentre leggeva. Alla fine lo riappoggiò, lasciandolo scivolare verso di lei: oltre a varie annotazioni, su di esso spiccava una foto di un uomo, una donna e una neonata; pareva una foto di famiglia.
La giovane riconobbe quei due come i suoi genitori; la bambina invece doveva essere lei.
“Abbiamo ancora alcuni punti da chiarire”, le disse.
“Si prepari: sarà una lunga storia”
Fury si mise più comodo sulla propria seduta. “Abbiamo entrambi molto tempo”
Cassandra annuì. “I miei genitori...so che scomparvero durante una spedizione archeologica in Norvegia”
L’uomo davanti a lei non commentò, limitandosi a prendere dalla pigna di documenti un’altra cartelletta; l’aprì su di una pagina e la mise sotto il naso della giovane che, non appena mise a fuoco l’immagine su di essa, voltò velocemente la faccia, serrando di scatto gli occhi. 
“Per favore, la tolga”, mormorò.
Aveva visto i corpi riversi a terra e il troppo sangue intorno a loro; sapeva come erano morti i suoi genitori ma aveva preferito evitare di consultare i documenti sul caso. O ancora di vederne le foto. Stava male solo al pensiero di farlo.
Fury riprese in mano la cartella, chiudendola e mettendola da parte. “Ufficialmente si parlò di un qualche strano rito e di sette ignote e anche tu venni data per morta”, disse guardandola mentre cautamente rialzava lo sguardo su di lui. “Che cosa è accaduto realmente?”
Cassandra fece per aprire la bocca per parlare ma lui la interruppe di nuovo. 
“E non raccontare di qualche orfanotrofio sperduto e di documenti andati persi, quella copertura ormai è saltata”
La osservò mentre prendeva un lungo respiro per calmarsi. 
“Io...io non lo so”, mormorò nuovamente. “Venni...venni ritrovata ad Asgard da una coppia senza figli che mi allevò come loro”
Fury le indicò la mano. Una tacita domanda.
“L’avevo già: mi ritrovarono con indosso una tutina con ricamato il mio nome, quella e l’amuleto”
“E poi che accadde?”
“Rimasi all’oscuro di tutto, per anni”. Prese l’ennesimo lungo respiro. “Mio padre, quello adottivo, era un guerriero, uno dei migliori che Odino avesse; mia madre invece era stata dama di compagnia della regina. Nonostante la mia insofferenza per l’etichetta e le regole a diciotto anni fui mandata a Palazzo, come dama di compagnia anche io”, raccontò. Strinse inconsciamente le mani a pugno. “Odiavo quel ruolo e non appena ne avevo l’occasione mi rifugiavo in biblioteca a disegnare o a leggere, oppure spiavo i vari guerrieri mentre si allenavano. Fu così che in modi differenti entrai in contatto con Loki e Thor, anche se per il momento erano contatti occasionali”. Chiuse un attimo gli occhi, contando mentalmente fino a tre, per calmarsi, poi riprese il proprio racconto. “Allora non sapevo ancora cosa quest’amuleto fosse in grado di fare. Lo scoprii un giorno, quando alcuni malintenzionati tentarono di attentare alla vita della regina. Io quasi non mi resi nemmeno conto di quello che feci, ma Frigga e Loki, che avevano assistito a tutta la scena sì e non persero tempo: fecero forgiare dai Nani questo bracciale, da tenere fino a quando non avessi imparato a controllare la magia da sola e la regina diede ordine a Loki di istruirmi circa l’arte del...loro la chiamano Seiðr”. Fece una pausa, mentre un diffuso rossore prendeva pied sulle sue guance. “Diciamo...diciamo che non andò esattamente come aveva pensato Frigga”, disse imbarazzata. “Nel frattempo Thor mi insegnò ad usare spada ed arco”, aggiunse velocemente, cercando di cambiare discorso.
“Quando scopristi le tue vere origini?”
Cassandra sospiro: dentro di lei, ancora prima di averne prove certe lo aveva sempre saputo di essere diversa dal resto degli asgardiani. “Fu anche questo per puro caso...prima le avevo detto con cosa venni trovata, in realtà ho dimenticato di dirle che tra quegli oggetti vi era anche un vecchio quaderno degli appunti con scritte in codice, disegni e fotografie. Da lì è stato relativamente facile risalire ai miei veri genitori”
Quello era il succo della storia, in realtà il tutto aveva avuto molte fasi alterne, ma Cassandra non se la sentiva di rievocarle. Faceva già male così.
“Come sei tornata sulla Terra?”
Anche questa non era una risposta facile. “Io...l’amuleto mi permette anche di viaggiare tra i vari mondi, senza dover per forza utilizzare mezzi come il Bifrost”. Fece l’ennesima pausa per calmarsi. “Il Palazzo, Asgard...stava diventando tutto troppo stretto per me. Ogni volta che mi alzavo la mattina avevo la sensazione di soffocare...decisi che me ne dovevo andare al più presto”. Prese nuovamente un lungo respiro. “Fuggii, accertandomi di non lasciare tracce in giro”
“E le bambine?”
“Lo scoprii quando era già qui da un paio di mesi, ma decisi di non tornare indietro”
Il racconto era finito, ma Nick Fury non pareva completamente soddisfatto.
“È tutto qui, non c’è altro”, disse Cassandra.
Il direttore dello S.H.I.E.L.D. la osservò per alcuni istanti, poi prese un’altra cartelletta, l'ultima in fondo alla pigna. “C’è un’ultima cosa: i tuoi genitori collaborarono con lo S.H.I.E.L.D. nell’ambito degli studi sul Tesseract”, le rivelò. “Qui c’è tutta la documentazione”, aggiunse, passandole il documento.
Cassandra osservò prima lui poi la cartelletta, completamente spiazzata.
“Ora puoi andare”, la congedò Fury.
 

Nda
Ciao a tutti! Innanzitutto voglio scusarmi per la lunga assenza. Sono successe tante cose negli ultimi mesi...
Parlanodo del capitolo: come dice il titolo ci sono state parecchie rivelazioni e penso ci voglia un po' per assimilarle tutte. Lo so, questa parte era parecchio pensate, mi dispiace molto, ma estremamente necessaria visto che la maggior parte degli enigmi andava risolta. Piano piano tutti troveranno soluzione.
A presto, un bacio  

   
 
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