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Autore: Melabanana_    16/09/2016    2 recensioni
Kariya Masaki e Kirino Ranmaru si trovano catapultati per caso in uno strano videogioco che mescola confusamente le fiabe con la realtà, strani (ma familiari) personaggi e difficili situazioni... Riusciranno a raggiungere l'ultimo livello e ad uscire dal gioco?
[Scritta da Roby]
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Dal Prologo:
Prima ancora di rendersene conto, Kariya appoggiò braccia e viso sulla scrivania e si addormentò; anche Kirino, seduto accanto a lui, aveva chiuso gli occhi e dormiva placidamente con la testa sulla sua spalla.
Lo schermo s’illuminò.
Il caricamento è stato completato.
Bene, dunque…
Benvenuto nel mondo delle favole~
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Inazuma Eleven Go! Characters Adventures °u°'
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Grazie a tutti i lettori che hanno seguito la storia fin qui. Questo è l'ultimo capitolo, a cui seguirà solo un breve epilogo.
Piccola novità: ho creato una playlist su 8tracks in cui ho messo tutte le canzoni che ho usato mentre scrivevo questa fic, potete ascoltarla qui. Ora vi lascio alla lettura, altre note le trovate in fondo~



Even Fifteen –Ending Credits.


Prima che tutto finisse di colpo, i suoi occhi avevano incrociato quelli di Kariya per una manciata di secondi: lo sguardo di una persona devastata, distrutta, agonizzante.
Kirino non era riuscito a muoversi subito. Era rimasto paralizzato da quello sguardo, dalla scena che si stava svolgendo nella stanza.
Solo quando la mela colpì la punta del suo stivale, il ragazzo si riscosse dallo shock.
-Kariya!
Lo chiamò con tutta la voce che aveva in petto mentre attraversava la stanza di corsa, s’inginocchiò davanti a lui e lo prese tra le braccia.
-Kariya… No… No, no, non può essere vero- mormorò sotto voce.
Cominciò a scuoterlo leggermente, cullandolo nell’abbraccio.
–Kariya, apri gli occhi, parlami!- lo supplicò, ma gli occhi del kouhai rimasero chiusi.
Kirino gli tastò febbrilmente il polso e si chinò su di lui per ascoltare il battito del suo cuore; dalle labbra semichiuse di Kariya usciva ancora del respiro caldo, seppur debole, e il suo viso era ancora colorito. Qualunque cosa gli fosse stata fatta, stava soltanto dormendo… Kirino avrebbe tirato un sospiro di sollievo se non fosse stato consapevole che non c’era niente per cui essere felici. Non aveva idea di quale incantesimo fosse in atto, ma avrebbe potuto essere eterno, proprio come quello di Rosaspina.
D’un tratto, l’altro individuo nella stanza iniziò ad applaudire, ricordando così a Kirino della sua presenza.
-Bravo, bravo! Meraviglioso dramma!- esclamò, visibilmente entusiasta. Kirino immaginò che, sotto il cappuccio, dovesse avere esattamente l’espressione di chi si stava godendo uno spettacolo.
Il primo istinto di Kirino fu quello di sfogarsi contro di lui: la disperazione provata nel vedere Kariya in quelle condizioni alimentava la sua rabbia ed il suo odio nei confronti di quell’individuo. Per un attimo, fantasticò di alzarsi ed andare verso di lui, di lasciarsi sopraffare dalla natura di lupo e dilaniarlo con artigli e zanne… Mentre lo pensava, avvertì distintamente il cambiamento nel proprio corpo, al punto che, passando la lingua sui denti, scoprì che erano affilati come lame. Le sue unghie erano già diventate lunghe, ricurve e dure come ossa. Non aveva mai avvertito una sete di sangue tanto forte prima ed il pensiero lo spaventò. Se avesse perso il controllo, nemmeno Kariya sarebbe stato al sicuro…
Kirino s’impose di mantenere la calma.
Sono un ragazzo, non un animale. Un essere umano, non una belva feroce.
Chiuse gli occhi e ripeté nella propria testa queste parole finché l’istinto animale e la sete di sangue non si placarono. Una volta certo di aver ripreso il controllo, inspirò a fondo e valutò le proprie opzioni. Per la sicurezza di Kariya, era necessario ottenere più informazioni possibili sulla situazione in cui si trovavano, quindi dare addosso a quell’uomo, nell’immediato, sarebbe stato controproducente. Invece, doveva cercare di farlo parlare, di strappargli qualche dato utile.
Lui ha fatto l’incantesimo, lui deve essere in grado di scioglierlo, pensò. Non ne aveva la piena certezza, ma in quel momento quella era la migliore scommessa che potesse fare.
Kirino strinse a sé il corpo di Kariya, per proteggerlo e al tempo stesso accertarsi di restare in forma umana.
-Cosa gli ha fatto?- domandò, serio.
-Oooh, sono colpito dal tuo sangue freddo. Per un attimo stavi per perdere il controllo ed attaccarmi, non è vero, Messer Lupo?- ribatté l’altro.
Kirino non gli rispose, né lo degnò di uno sguardo.
Il contastorie sorrise e riprese:- Ah, sarebbe stato così banale cercare di risolvere tutto con la violenza. Perché cedere agli istinti quando si può avere uno scontro tra menti? Perché usare i pugni, se le parole sono più forti e più incisive di qualsiasi arma? Ad uno scrittore basta mettere una parola per unire due innamorati, una parola per separarli, una parola per porre fine ad ogni cosa… Tanto grande e spaventoso è il potere delle parole…!
Kirino pensava che stesse farneticando e si morse il labbro, impaziente: non era questo che voleva sentire.
-Cosa gli ha fatto?- ripeté lentamente, senza muoversi.
Di fronte alla sua ostinazione, l’uomo inclinò il capo di lato con aria divertita.
-Cappuccetto Rosso è uscita dal sentiero di propria volontà... O forse era scritto nel suo destino che fosse così. E tu, mio caro Lupo…- Alzò una mano e puntò il dito contro Kirino. –Tu non sei riuscito a salvarla. Anzi, sei stato tu a decretare la sua fine, abbandonandola…
-Io non l’ho abbandonato!- disse Kirino, alzando la voce.
-Oh, ma Cappuccetto si sentiva tanto sola, non lo sapevi? Come hai potuto non accorgertene? Conoscere la sofferenza di una persona e ignorarla, o non esserne consapevoli affatto… non credi che entrambe le situazioni siano piuttosto crudeli?
Di nuovo, Kirino non rispose. Si soffermò ad osservare il viso di Kariya che, da quando si era addormentato, era rimasto bloccato in un’espressione sofferente, la stessa che aveva poco prima di svenire. Le immagini di quel momento passarono vivide davanti agli occhi di Kirino: Kariya aveva provato a chiamarlo, sembrava che avesse qualcosa da dirgli, forse qualcosa di molto importante, ma non ci era riuscito. Qualsiasi cosa fosse, lo tormentava anche nel sonno. Kirino non poteva fare a meno di chiedersi se una minima parte di lui stesse ascoltando, intrappolato in un incubo scuro e terribile.
Strinse i denti, frustrato. Era colpa sua. Magari non lo aveva abbandonato fisicamente, ma aveva ignorato i sentimenti di Kariya, li aveva messi da parte per concentrarsi sui propri problemi. Kariya si comportava in modo strano ultimamente… Gli aveva lanciato forse dei segnali che lui non era stato capace a cogliere? E cosa aveva cercato di dire in quel momento?
-Pensi di rimanere là a piangerti addosso ancora a lungo? Apprezzo il patetismo, ma non quando si protrae troppo a lungo. Speravo in un finale più movimentato… Ah, ho un’idea fantastica! Vuoi ascoltare una storia?- esclamò il contastorie all’improvviso. Kirino non pensava che fosse il momento di una storia e la voce di quell’individuo iniziava a irritarlo, tuttavia allo stesso tempo sapeva di non avere modo di fermarlo.
Il contastorie si schiarì la voce con un colpo di tosse, quindi cominciò a raccontare.
-C’era una volta, in una terra lontana, un uomo appassionato di fiabe e favole… Gli piacevano moltissimo, sin da quando era piccolo, e più ne leggeva, più aveva fame di storie nuove. Gli scenari incantati, le avventure di personaggi magici, i legami d’amore e d’amicizia… tutto lo affascinava, tanto che avrebbe voluto che viaggiare in quei mondi fantastici… Per questo l’uomo decise di creare una storia tutta sua. Per mesi raccolse con cura personaggi e trame dalle storie che gli piacevano di più e li unì insieme, ma non era abbastanza… L’uomo infatti sentiva che le storie continuavano ad essere troppo distanti da lui. I personaggi non avevano umanità, erano soltanto pezzi di un gioco. Quindi, ebbe un’idea... Cosa sarebbe successo se persone reali, con i loro sentimenti, dubbi, emozioni, fossero entrate a far parte delle storie?
Kirino avvertì un improvviso senso di vertigine. Sgranò gli occhi e trattenne il respiro per la sorpresa. Non si trattava di una storia qualsiasi.
-Mi hai appena raccontato come è nato il gioco, non è così?- domandò con voce tremante.
–Ma… ma è una cosa davvero rivoltante…!  Quel tipo non aveva tutte le rotelle apposto!  E poi una cosa del genere non è mica possibile! Come... come ha...
-Non stiamo parlando di un banale gioco da tavolo, o per computer. Qui si tratta del gioco più complesso mai realizzato- ribatté il contastorie, offeso di essere stato interrotto.
–Naturalmente è una cosa possibile… perché io l’ho realizzata- aggiunse con la voce carica di orgoglio, e finalmente Kirino si voltò verso di lui.  
Per la prima volta da quando era entrato, il ragazzo guardò davvero la persona che aveva davanti a sé. Soltanto ora capiva perché gli aveva sempre messo i brividi: non era solo un personaggio, ma allo stesso tempo non era niente di più di questo.
-Lei è il creatore del gioco- disse Kirino a mezza voce.
L’uomo sorrise allegramente e si batté una mano sul petto con fierezza.
-Oh, sì! Sono io, io in persona!- esclamò, contento di essere stato riconosciuto.
–Il mio nome è…- Si bloccò, corrugò la fronte in un’espressione accigliata, ma poi riprese subito a sorridere. -Ah, il mio nome non è importante. Sono qui da talmente tanto tempo che l’ho dimenticato. Ma il nome del mio gioco… il nome di Fairytale  vivrà per sempre!
In realtà, Kirino non aveva mai sentito parlare del gioco prima che Kariya glielo mostrasse. Era probabile che non avesse avuto molto successo, ma il suo creatore pareva sinceramente convinto del contrario.
-Il gioco è in grado di intrappolare la coscienza dei giocatori, così che si immedesimino totalmente nei personaggi che interpretano. Il giocatore diventa il personaggio, capisci? Non è immensamente geniale? E naturalmente gli altri personaggi saranno filtrati attraverso le conoscenze del giocatore, in modo da essere il più familiari possibili. Ciò che avviene nel gioco non è reale, ma allo stesso tempo è tutto reale!- proseguì l’uomo, con gli occhi che brillavano, come se stesse svelando il più grande segreto del mondo.
Kirino ascoltava, incredulo, quella spiegazione incredibile e, tuttavia, stranamente sensata. Se i personaggi venivano modellati di volta in volta in base ai giocatori, era logico che somigliassero ai loro amici del mondo reale. Aveva davvero senso e Kirino ebbe la sensazione che tutti i tasselli stessero tornando al proprio posto; ma, nonostante stesse finalmente ottenendo le risposte a tutti i suoi dubbi, non si sentiva per nulla sollevato, anzi una crescente sensazione di disagio gli attanagliava lo stomaco.
-Purtroppo, però, non tutte le storie hanno un lieto fine- disse all’improvviso il creatore del gioco. Non sorrideva più e Kirino deglutì, consapevole che il peggio stava per arrivare.
-Fairytale è un gioco perfetto, sotto tutti i punti di vista, ma… ha un difetto- continuò l’uomo. D’un tratto il suo orgoglio sembrava intaccato da una punta di amarezza. –Un solo, piccolo difetto… Non è mai stato completato. Una malattia ha troncato la mia vita inaspettatamente… Non m’importava di perderla, ma ero amareggiato, perché non potevo completare il mio progetto! Non volevo lasciarlo… Non volevo lasciare le mie creature da sole… Non potevo, capisci?
-Per questo ho creato un mio alter-ego virtuale. Gli ho trasmesso tutte le mie conoscenze ed i miei sentimenti… Ho trasferito nel gioco la mia intera coscienza, così da restare in vita anche dopo la distruzione del mio corpo mortale! Così eccomi qui, in tutto il mio splendore- rivelò l’uomo. -E quale personaggio poteva adattarsi di più a me, se non un contastorie? Cosa avrei potuto fare, se non guidare i giocatori all’interno del mio gioco, indirizzandoli verso la conclusione?
-Ma questa non c’è, giusto?! Ha appena detto che il gioco non è finito!- scattò Kirino, interrompendolo bruscamente. Era stufo di ascoltare tutte quelle sciocchezze.
L’uomo rise, divertito dalla sua rabbia.
-Oh, ho detto che non è stato completato, è vero, ma il fatto che non ci sia un finale scritto non vuol dire che non possa essercene uno! All’inizio ero rammaricato, ma una volta all’interno del gioco ho capito che così è ancora più divertente… Perché limitarsi ad un finale solo, quando ne puoi creare molti, sempre diversi? Perché seguire un copione scritto, quando puoi improvvisare? Nel tempo in cui sono rimasto qui dentro, ho pensato a molte conclusioni da dare alla storia, Messer Lupo… E temo che voi non avrete un “per sempre felici e contenti”.
Per un attimo, Kirino rimase a fissarlo, come se il proprio cervello rifiutasse di comprendere il significato di quelle parole, poi istintivamente abbassò lo sguardo su Kariya. Osservò il suo volto addormentato e sofferente, che in pochi minuti aveva già perso molto colore.
Quando gli prese una mano tra le proprie, rabbrividì accorgendosi che la sua pelle era diventata fredda come ghiaccio. Quell’improvvisa consapevolezza lo colpì come un pugno allo stomaco, Kirino sentì l’ossigeno lasciarlo di colpo.
-Lui… lui sta…- riuscì a farfugliare, mentre faticava a respirare.
-Sta morendo- completò l’uomo al posto suo, tranquillo, quasi allegro.
Kirino gli lanciò uno sguardo disperato.
-Cosa… cosa succede se si muore nel gioco…?
-La morte è la fine di ogni cosa, ovunque ci si trovi- rispose l’altro, scrollando le spalle. –Ma sei sicuro di poterti preoccupare per lui? Le vostre coscienze sono ormai intrappolate nel gioco… Pian piano diventerete parte del flusso di dati… Anche tu sei già morto, Messer Lupo… o dovrei chiamarti Kirino Ranmaru, il secondo giocatore?
Kirino rabbrividì sentendo pronunciare il proprio nome. Quell’uomo doveva averli osservati per tutto il tempo, si era preso gioco di loro fin dall’inizio.
-Ah, gli esseri umani sono così stupidi- esclamò il creatore. -Sono così concentrati su se stessi da non vedere che il loro fato è già scritto… Alla fine, sono tutti personaggi di una storia, le marionette di qualcun altro. Vogliono essere disperatamente amati, ma in realtà hanno paura dell’amore e non lo capiscono affatto. L’amore, quel sentimento così potente… così irrazionale, così futile! L’amore non è nient’altro che un elemento per aggiungere il pathos alla narrazione! Non è forse emozionante vedere due amanti separati dal destino? Non è forse tragico? Non ti spinge forse a leggere, a volerne sapere di più? Ecco, cos’è l’amore! Il motore che conduce gli uomini alla rovina! Tutto viene deciso dall’alto, da un dio onnipotente e crudele! Io sono diventato il dio di questa realtà!
Il creatore di Fairytale scoppiò in una risata bassa e prolungata.
Kirino sentì un’ondata di disgusto e, forse, di pena nei confronti di quell’uomo, che era stato completamente accecato dalla propria follia. Si rifiutava di stare ad ascoltare le sue farneticazioni per un minuto di più, doveva trovare un modo di salvare Kariya al più presto…
Ma Kirino si rese conto di non avere idee. Lo shock, la fatica accumulata nelle ultime ore, la disperazione, tutto ciò annebbiava la sua mente ed intaccava la sua lucidità. Kariya stava morendo rapidamente tra le sue braccia e lui non sapeva come fermare il processo.
Le lacrime cominciarono a scivolargli copiose lungo il volto prima che se ne accorgesse; non provò nemmeno a fermarle, sebbene quel pianto silenzioso gli stesse togliendo il respiro.
-Mi dispiace- disse. –Mi dispiace, Kariya… Masaki, avrei dovuto prendermi più cura di te… Cercavo di guardare alle cose in modo razionale, ma alla fine mi stavo solo dando delle arie. Sono stato cieco, egoista… Tu ti impegnavi così tanto per finire il gioco ed io non sono riuscito a fare nulla per aiutarti…- Un singhiozzo più forte degli altri esplose dal suo petto e lo interruppe. Aveva il respiro affannato, ma cosa importava quando Kariya sembrava sul punto di smettere di respirare per sempre? In quel momento, tutto ciò che Kirino desiderava era vederlo sano e salvo.
-Masaki, non puoi morire… Dobbiamo tornare nel nostro mondo, ricordi? Torneremo a casa e litigheremo ancora e sarà tutto come prima… Ci aspettano ancora tanti giorni da passare insieme, lì alla Raimon… È quello il tuo posto, Masaki, non qui…- gli sussurrò, mentre con le dita gli accarezzava il volto, spostando gentilmente le ciocche di capelli che gli ricadevano sul volto cereo.
-Tu mi piaci, Masaki… Lo capisco solo ora, ma avrei dovuto dirtelo prima… Perdonami- aggiunse. Impulsivamente gli baciò la fronte, poi si fermò.
-Un bacio- mormorò, sorpreso della sua stessa idea. Il suo sguardo guizzò rapidamente da Masaki alla mela che era rotolata accanto alla porta. Tornò a guardare Masaki: non sapeva se avrebbe funzionato, ma se c’era anche solo una speranza…
-Masaki… non ti lascerò morire- disse, determinato.
Gli prese il volto tra le mani, si chinò su di lui e, con il cuore che martellava nel petto, lo baciò delicatamente sulla bocca. Le labbra di Masaki non avevano ancora perso tutto il loro calore ed erano morbide; Kirino si allontanò un pochino e poi premette ancora una volta la bocca contro la sua. Per un momento parve non accadere nulla e Kirino avvertì un senso di vuoto.
Poi, all’improvviso, il corpo di Masaki sussultò ed il ragazzino espirò di colpo. Kirino ebbe un tuffo al cuore quando vide le sue palpebre sobbalzare lievemente; qualche secondo dopo, Masaki lo stava fissando con occhi socchiusi, riscosso dal suo sonno, ma non ancora del tutto sveglio.
-Sen…pai…?- mormorò con voce flebile, ma prima che potesse dire altro Kirino lo baciò di nuovo, strappandogli un mugolio sorpreso. Il ragazzo sorrise sentendo le mani di Masaki, esitanti, aggrapparsi alle sue braccia come se cercassero un solido appiglio. Il corpo di Masaki stava lentamente tornando caldo e vivo. Masaki è vivo, è vivo, pensò Kirino, sollevato. Si staccò dal bacio e poggiò la fronte contro la sua, ridendo e piangendo allo stesso tempo.
-Bentornato- sussurrò. Masaki sbatté le palpebre, imbarazzato e perplesso.
-Eh? Perché, dov’ero andato…?- domandò, poi il suo viso si colorò di rosso acceso.
-Ah, ehi, aspetta… T-tu mi hai b-b…
-Sì- lo interruppe Kirino con un largo sorriso. Si alzò in piedi e gli tese le mani. –Sì, ma a dopo le spiegazioni… Ora dobbiamo uscire da qui, giusto?
Masaki esitò, ma poi annuì. Si lasciò afferrare per le braccia e tirare su.
Un rumore improvviso interruppe la loro conversazione e li fece sobbalzare.
Kirino e Kariya si voltarono e fissarono il creatore del gioco, della cui presenza si erano dimenticati per un po’. L’uomo sembrava furibondo, al punto che tremava da capo a piede per la collera.
-Come osate…! Come avete potuto cambiare il finale che io avevo scritto…!- sibilò. –Il bacio del vero amore… che trama insulsa, banale! La mia storia… La mia bellissima storia è stata completamente rovinata!
Kirino gli rivolse uno sguardo di sfida.
-No, questa non è più la tua storia. Per rendere il tuo gioco perfetto, hai affidato la trama del tuo gioco ai giocatori… Noi non siamo tuoi personaggi e la nostra storia appartiene solo a noi- disse, poi si rivolse a Masaki.
-Non lasciarlo avvicinare. Lui è il creatore di Fairytale, si è auto-inserito nel gioco- lo avvertì.
Kariya lo guardò sorpreso, avrebbe voluto chiedere come fosse possibile, ma il creatore si mise a parlare prima che potesse anche solo aprire bocca.
-Taci! Cosa ne vuoi sapere tu, che sei solo un ragazzo? Io scrivo storie da secoli! Non permetterò che… che dei principianti… mi rubino il lavoro di una vita!- La sua voce era alterata ed insopportabilmente acuta; Kariya aveva i brividi solo ad ascoltarla.
Il ragazzino era spaventato e confuso, ma si costrinse a farsi forza. Non poteva lasciare che Kirino affrontasse da solo il nemico, l’unico modo per farcela era combattere insieme. Ma Kirino aveva zanne ed artigli; lui, invece, cosa poteva fare? Si guardò intorno in cerca di un’arma e così notò due cose: prima di tutto, gli specchi intorno a lui non rimandavano più la sua immagine, bensì si erano inscuriti, come schermi spenti. In secondo luogo, il frutto avvelenato era scomparso e, al suo posto, c’era di nuovo il libro.
Kariya osservò il volume antico e notò che emetteva una flebile luce dorata. Un’idea gli lampeggiò nella mente, ma non c’erano garanzie. Poteva affidarsi nuovamente al libro, nonostante avesse già tradito la sua fiducia una volta? Si trattava di una scommessa. Kariya non poteva negare di sentirsi terrorizzato, e tremendamente insicuro.
Istintivamente, si voltò verso Kirino. Erano così vicini, non solo fisicamente; per una volta i loro sentimenti erano uniti, le loro menti erano allineate sulla stessa lunghezza d’onda. Il solo pensiero di poter allungare una mano e stringere quella di Kirino infondeva a Kariya sicurezza.
-Ehi- esclamò, richiamando su di sé l’attenzione dell’uomo.
–Contastorie, scrittore… Non ci sto capendo più niente, ma una cosa la so… I giochi sono finiti. Abbiamo sconfitto il tuo incantesimo… e abbiamo vinto. Ne sono sicuro- affermò.
Il creatore gli gettò un’occhiata sprezzante.
-Il gioco finirà quando io vi metterò la parola Fine...
-Ti sbagli!- lo contraddisse Masaki. -La parola Fine è già stata messa dalle regole che tu stesso hai creato… E te lo dimostrerò!- Girò rapidamente su se stesso e, per l’ultima volta, chiamò a sé il libro, che subito si alzò in volo e si tuffò nelle sue mani aperte.
-L’hai detto tu stesso, gli oggetti magici possono ritorcersi contro di noi. Questa volta, sei stato tu ad essere stato tradito… Quest’oggetto sa che Kirino-senpai ha sciolto il tuo incantesimo… E ha fatto la sua scelta- disse Kariya, poi aprì il libro e mostrò al creatore la prima pagina, dove la quinta stella era apparsa, lucente e dorata, accanto alle sue sorelle.
Non appena la vide, il creatore ruggì di rabbia.
-Dammelo! Dammi subito quel libro!- strillò e si scagliò contro Kariya. Kirino si mosse per frapporsi tra loro, ma in quel momento una luce abbagliante scaturì dalle pagine del libro. Tutti e tre rimasero immobili per un istante, poi il creatore cominciò a urlare di nuovo.
Kariya alzò lo sguardo e vide che la mano dell’uomo, ancora tesa verso il libro nel tentativo di impadronirsene, si stava disintegrando; dopo poco, in tutto il suo corpo iniziarono ad aprirsi dei fori, dai quali uscivano lampi di luce. Allo stesso tempo, il libro sembrava diventare più pesante e difficile da mantenere ogni secondo che passava, al punto che era ormai un macigno quando un ultimo spiraglio si aprì all’altezza del cuore del creatore (ammesso che ne avesse ancora uno).
Kariya stava per cedere. Le braccia gli tremavano per lo sforzo e le sue gambe erano ancora deboli per via dell’incantesimo che aveva subito. Per fortuna, Kirino intervenne in suo aiuto afferrando il libro da entrambi i lati, così da poter sostenere il peso insieme a lui. Ora che si trovavano fianco a fianco, decisi a non arrendersi, Kariya si sentì invincibile.
Prima di essere totalmente obliterato dal libro, il creatore lanciò un ultimo grido di rabbia: il suo angosciante ululato risuonò ancora ed ancora sotto forma di eco mentre il libro procedeva a risucchiare dentro di sé tutti gli specchi, la torre, i rovi e tutto ciò che componeva il gioco di Fairytale. L’oggetto magico era diventato come un enorme vortice di luce e nell’occhio del ciclone c’erano Kirino e Kariya, che si ancoravano a vicenda per non essere spazzati via. Ad un certo punto, la luce divenne talmente forte che i due ragazzi non riuscirono più a tenere gli occhi aperti.
Poi, di colpo, tutto cessò: il libro si chiuse di scatto, sfuggì alle loro mani e cadde a terra con un sonoro tonfo. Calò il silenzio. Kariya non osava muoversi, non sapeva più cosa aspettarsi.
Poi Kirino gli toccò gentilmente una spalla per richiamare la sua attenzione.
-Masaki… apri gli occhi. Devi vedere.
La sua voce era calda e rassicurante. Kariya riaprì lentamente gli occhi.
Intorno a loro era svanito tutto: si trovavano sospesi in uno spazio bianco in cui galleggiavano pezzetti iridescenti di dati e stringhe di codici scomposti che ormai non avevano più significato. Il gioco sembrava essersi letteralmente frantumato.
A pochi metri da loro era comparso un cerchio, disegnato da una linea verde ed avvolto da un bagliore luminoso. Somigliava ad un punto di salvataggio. I due ragazzi si avvicinarono e si affacciarono oltre la linea: l’interno del cerchio era cavo, scuro e non si vedeva il fondo.
Kariya si morse il labbro e si girò verso Kirino, che già gli stava tendendo la mano.
-Andiamo- disse. Kariya si accigliò.
-Non sappiamo cos’è e dove ci porterà- obiettò.
-Allora dovremo scoprirlo- replicò Kirino. -Va tutto bene. Insieme possiamo affrontare qualunque cosa. Tu ed io formiamo una bella squadra nonostante tutto, eh?- Fece un passo avanti e gli prese la mano, intrecciando le dita con le sue. Kariya le fissò, sorpreso.
-Assurdo- commentò, ma non lasciò la presa. Non riusciva a trattenere un sorriso. 
Si scambiarono uno sguardo, poi trattennero il fiato e saltarono dentro.


 

**C'era una volta una mela...**
Salve, spero che la lettura fin qui sia stata piacevole. Vi aspettavate un finale del genere? Sono riuscita a sorprendervi almeno un po'? Mi auguro di sì~ Ho cambiato, aggiunto e tolto vari elementi della trama man mano che scrivevo la storia, ma avevo in mente questo finale fin da quando ho pubblicato il prologo. Nella mia testa, il creatore del gioco è sempre stato il cattivo della storia; l'ho sempre tenuto a mente. Se non fosse per lui, non sarebbe male partecipare ad un gioco come Fairytale :'D
Ma parliamo di simbologie! Anche in questo capitolo, gli specchi tornano ad essere simboli delle insicurezze e delle paure di Masaki; il motivo per cui si sono "spenti" è che Masaki è riuscito a superare i suoi dubbi grazie a Kirino: la sua presenza gli dà la sicurezza ed il coraggio di affrontare la situazione. 
Il libro, fin dall'inizio, è sempre stato simbolo della dualità della magia che, per come la vedo io, è sempre un'arma a doppio taglio. Può esserti alleata, ma anche nemica, a seconda delle situazioni. Si deve usare la magia con molta cautela, farci affidamento senza esserne dipendenti. E così, lo stesso oggetto magico che aveva tradito Kariya nei capitoli precedenti sceglie di premiare Kirino e, alla fine, si rivela essere l'arma più potente. O forse, in fondo, la più potente resta il bacio del vero amore XD
Scrivere questa fic è stata un'avventura in sé, quindi sono sollevata e allo stesso tempo un po' triste che sia finita. Nell'epilogo, Kirino e Kariya fanno finalmente ritorno a casa, così come molte fiabe si concludono. 
A presto ♥
         Roby
   
 
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