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Autore: ErZa_chan    16/09/2016    2 recensioni
Lancio un altro grido, mentre percepisco il dolore che attraversa il mio corpo, sempre più forte.
Tengo gli occhi chiusi, il buio mi sommerge completamente: tutto quello che sento è l'orribile squarciarsi della mia pelle e lo scricchiolio disumano delle mie ossa. [...] Il cuore mi batte all'impazzata e perdo totalmente la concezione della realtà: il mondo intorno a me diventa solo un ammasso indistinto di suoni e odori e sento di poter cedere da un momento all'altro.
No.
Devo resistere al dolore.
Non voglio morire.
Non posso morire.
Io voglio vivere.
________
Due ragazze francesi, prive di memoria, vengono ritrovate in un bunker sotterraneo durante una missione dello S.H.I.E.L.D. Non ci vuole molto perché scoprano di essere state vittime di orribili sperimenti e, affiancate dai migliori agenti del paese, cominceranno a scoprire che, nascosto nel loro passato, c'è qualcosa di molto più temibile di quanto pensino.
[Post-Avengers, Pre Capitan America TWS]
[OC(s)xAvenger(s)]
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre

 

Just like fire, burning out the way
If I can light the world up for just one day
Watch this madness, colorful charade
No one can be just like me any way
Just like magic, I'll be flying free

Just like fire-P!nk

 


Mi sveglio bruscamente quando il veicolo frena.

Stropiccio un attimo gli occhi e vedo Natasha che apre le porte posteriori per farci uscire.
Mi avvicino a Anaëlle e le scuoto il braccio per farla alzare, dopodiché balziamo giù dal furgoncino. Stavolta non si prendono nemmeno la briga di bendarci, pertanto noto che siamo in un grande garage, illuminato fiocamente.

"Barton, hai avvertito Fury del nostro arrivo?" domanda la Romanoff, stranamente in francese.

L'uomo a fianco a lei annuisce.
Sono stupida nel constatare che adesso ha un arco e una faretra a tracolla. Certo che tra lo scudo del biondo e l'equipaggiamento di questo Barton...
Sono davvero una gabbia di matti.

"Saliamo di sopra, allora." ordina pratica la donna.

Il ragazzo biondo fa per aiutare Anaëlle, ma lei si scansa.

"Ce la faccio benissimo da sola." dichiara, mentre si appresta a seguire Barton.

Ottima risposta! Anaëlle mi piace sempre di più!
Natasha sbuffa irritata e io nascondo un mezzo sorriso compiaciuto

"Steve, ti ho detto che ci vede benissimo. Lasciala stare." ordina, seccata.

Steve la guarda un po' titubante, poi si limita a stringersi nelle spalle e obbedire.

Ci dirigiamo verso una grande ascensore centrale e saliamo piuttosto in alto.
Appena le porte si aprono nuovamente, schizzo fuori: ho appena scoperto stare chiusa in un posto così piccolo mi dà parecchia noia. Ho bisogno di aria, di stare da sola, di capire.

"Dove corri?" scherza la voce di Barton, mentre mi riacchiappa per un braccio.

Sibilo protestando ma non oppongo resistenza, so che sarebbe inutile.
Veniamo condotte lungo un anonimo corridoio grigio, fin davanti ad una grande porta a due ante.
La Romanoff le apre e ci ritroviamo in una grande stanza, con al centro un tavolo in vetro circolare.
In piedi lì accanto si trova un uomo di colore: è pelato e la prima cosa che noto, non appena distoglie gli occhi da degli ologrammi di fronte a lui, è che porta una benda sull'occhio destro.
Ci lancia uno sguardo torvo, prima di parlare.

"Romanoff, Barton, Rogers: voglio un rapporto dettagliato della situazione. Spiegatemi perché cazzo ci avete messo così tanto."

Non ho capito nulla di ciò che ha detto ma vedi Natasha a farsi avanti:

"Signore abbiamo avuto un contrattempo" - dice, indicandoci con un cenno del capo.- "Ci hanno rallentato notevolmente, sopratutto durante i trasporti. Inoltre non parlano una parola d'inglese neanche a pagarla oro, solo francese. " conclude.

Fury, come l'hanno chiamato prima, gira intorno al tavolo e si avvicina a noi.
Mi scruta, con aria severa. Dopodiché passa a Anaëlle e la osserva con maggiore attenzione.

"È cieca?" domanda poi, in francese.

"No. Hanno tentato di farcelo credere per capire il percorso fino alla base ma le abbiamo bendate entrambe." gli risponde Barton.

"Provano fin da subito a fare le furbe, queste qui?" ringhia Fury, ma non sembra realmente arrabbiato.

Io e Anaëlle ci stringiamo nelle spalle con aria innocente.

"In realtà è inesatto."- spiega la ragazza dopo un attimo di silenzio-"Sono oggettivamente cieca ma non sono totalmente priva della vista: sento ciò che mi circonda con precisione e capisco cosa succede intorno a me come se vedessi. Ma non vedo né forme nette né colori."

"Non farla bendare era l'unico modo per capire dove stessimo andando. Anaëlle ha capito cosa volessi fare e ha retto il gioco." dichiaro, venendole in aiuto.

"Che però non è durato molto." pensa bene di specificare la Romanoff.

Fury annuisce, serio: "Ne hanno di strada da fare queste due, prima di ingannare alcuni tra i migliori agenti dello S.H.I.E.L.D."

Vorrei specificare che è inesatto: Steve l'abbiamo preso in giro per dieci minuti buoni, prima che intervenisse la Romanoff, ma Fury mi interrompe ancora prima che riesca ad aprire bocca.

 

"Molto bene. Rogers portale da Banner, dovrà fare loro analisi approfondite: ci servono per capire quanto pericolose possano essere e, cosa ancora più importante, come sperimentavano sulle cavie umane. Dopodiché portale agli alloggi al piano di sotto." -ordina-"E, per l'amor del cielo, qualcuno dia loro qualcosa da mangiare prima che caschino per terra!"

Sorrido mentre il ragazzo ci accompagna fuori, lo sento rivolgersi alla Romanoff e Barton ma non capisco cosa dicano.
Pian piano le loro voci si affievoliscono e la stanza scompare dalla nostra vista.

**

Veniamo sballottate qua e là per corridoi, ascensori e stanze, fino a quando non arriviamo ad un grande laboratorio: le pareti sono bianche, così come molti dei mobili presenti. Da un lato vediamo un piccolo lettino, per le analisi.

Ho come la sensazione di aver già vissuto tutto questo ma non riesco a capire né dove né quando.

Rabbrividisco.

Forse, stando a quanto ha detto la Romanoff, i miei ricordi risalgono a quando sperimentavano su di noi.
Al centro c'è una scrivania e seduto dietro di essa un uomo dai capelli scarruffati, che, come entriamo, ci fissa, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

"Queste devono essere le ragazze di cui mi ha parlato Fury. Molto bene." dice in francese, annuendo piano.

Steve gli dice qualcosa che non capisco, ma il dottore scuote la testa, come per voler sorvolare la questione. Probabilmente lo stanno ringraziando, ma non riesco a comprendere quello che dicono.

"Dottore posso lasciarla solo con le pazienti? Gradirei riposarmi.."dice poi Steve, nel suo francese esitante.

L'uomo annuisce: "Non c'è problema" -gli risponde, sorridente, poi si rivolge a noi-"Io sono il dottor Banner." si presenta, tendendo una mano.

Non la stringiamo.
Lui sospira piano e ci fa cenno di sederci.

"Devo farvi diverse analisi. Non abbiate paura, non saranno nulla di che. Successivamente a seconda degli esiti vedremo come procedere." spiega, estraendo diversi strumenti da un armadietto e raggiungendoci al tavolo.

Cosa vuol dire a seconda degli esiti? Che valuteranno se siamo esseri mostruosi o meno? Se abbatterci o tenerci in vita come animali?
Quando vedo il dottore avvicinarsi con una siringa, all'improvviso una parte di me vorrebbe scappare. È una reazione istintiva, dettata dalla parte di me che ancora possiede dei ricordi e inconsciamente ha paura.
Rigrazio la mia parte razionale e non batto ciglio, mentre vedo che Anaëlle inizia a tremare terrorizzata

Deve aver capito cosa sta per succedere e lei, che decisamente ha più ricordi di me, è spaventata in maniera inverosimile.
Indietreggia, allontanando la sedia dal tavolo e trema spaventata. Farfuglia qualcosa, scongiura di smetterla.

Sono turbata nel vederla perdere il controllo così e Banner non sembra meno sconcertato. 
Anaëlle comincia a sfregarsi i polsi, quasi fosse un tic e geme, sempre più terrorizzata dall'iniezione.

Ancora una volta è come se mi osservassi agire dall'esterno: è il mio istinto, il mio subconscio, che sa cosa fare.
Mi avvicino a lei piano e le poggio una mano sulla spalla. La guardo negli occhi vitrei, un gesto che sento di aver ripetuto già moltissime volte e le parlo:

"An, non devi avere paura." -le dico piano. Il diminutivo del nome non so davvero da dove sia uscito, ma non posso farci nulla. -"Per quanto tutti, qua dentro, sembrino leggermente deviati, non credo ci faranno del male. Il dottor Banner vuole analizzarci, è vero, ma la Romanoff ci aveva avvisate, no? Non ci uccideranno, tranquilla, né ci faranno del male. Almeno non troppo." aggiungo, scoccando un'occhiata al dottore.

Lui annuisce: "Sarà solo una puntura, tranquilla. E dopo non farò altri prelievi, promesso." la rassicura.

Passa un po' di tempo prima che Anaëlle smetta di tremare come un coniglietto impaurito, a quel punto la riconduco a sedere al mio fianco e arrotolo la manica del mio camice, dopodiché tendo il polso verso Banner:

"Prima io." dico con sicurezza.

Il dottore mi prende il braccio e, gentilmente, lo buca, prelevando il sangue.
La vista del liquido rosso e denso non mi dà alcuna noia, anzi lo fisso affascinata scorrere fin dentro la fialetta.

Quando tocca a Anaëlle ho paura che possa farsi prendere nuovamente dal panico, ma non è così. Resta ferma, immobile, mentre le viene prelevato il sangue, pare quasi una statua.

Le sorrido appena, incoraggiante e lei sembra percepire chiaramente il mio sorriso, visto che non esita a ricambiarlo. Banner sembra rilassarsi ora che la situazione si è tranquillizzata e anche io non posso fare a meno di tirare un impercettibile sospiro di sollievo e mormorare un ringraziamento in direzione del dottore che è riuscito a conquistare la nostra fiducia.
Lui ne sembra contento e, mentre ripone le siringhe e le fiale, increspa le labbra in un sorriso imbarazzato. Non posso fare a meno di notare quanto sia impacciato nonostante la bravura nel suo lavoro e mi fa quasi tenerezza, fino a quando non ricordo che è uno di loro e questo non porta a nulla di buono.

"Avremo i risultati delle analisi il prima possibile, nel frattempo dovrò sottoporvi ad una serie di test fisici."-Banner esita scrutando Anaëlle-"Sempre che vi sentiate pronte."

 

Annuiamo entrambe meccanicamente e il dottore sembra sorpreso dalla nostra risposta affermativa, ma non approfondisce ulteriormente, limitandosi a fare un breve cenno del capo in direzione della porta.
Anaëlle mi si avvicina e mi stringe la mano, in un gesto di muto ringraziamento: il calore della sua pelle è familiare e la forma affusolata delle sue dita è ben diversa dagli artigli mostruosi che sfoderava poco tempo prima, sul pavimento di quella cella gelida.

Banner ci fa strada tra i vari livelli della base e mi rendo conto che è molto più vasta di quanto pensassi: riesco a contare sette rampe di scale, corrispondenti ad al altrettanti piani, ma sono sicura che siano molte di più.
Il corridoio dove ci affacciamo e sufficientemente ampio e illuminato da grandi luci bianche che mi costringono a strizzare gli occhi.
Anaëlle rabbrividisce al mio fianco e le stringo con forza la mano, come per incoraggiarla e lei stringe i denti, con fare determinato.
Sto cominciando a pensare che forse avesse ragione sul mio conto: non avere ricordi mi porta senza dubbio ad essere la meno timorosa tra le due.
Mentre camminiamo esitanti in direzione in quella che immagino essere una palestra, scorgo Barton venirci incontro e salutare Banner con gesto della testa e poi posare il suo sguardo su di noi, scrutandoci.

"Già i test fisici?" domanda poi, con fare sorpreso. Il dottore annuisce, togliendosi gli occhiali con fare nervoso, quasi la domanda lo avesse messo a disagio.

"Penso che, per un po', non sia il caso di proseguire con quelli medici." risponde poi e Anaëlle increspa le labbra in un piccolo sorriso soddisfatto. L'agente Barton sembra comprendere la situazione poiché non ribatte ulteriormente e si fa da parte per lasciarci passare.

"Ah, Clint, per caso Natasha si sta allenando?" chiese poi Banner, titubante. Per un attimo ho come la sensazione che sia quasi imbarazzato ma poi scuoto la testa, scacciando quell'idea ridicola e mi concentro su Barton pare parve quasi intristito dalla domanda del medico.

"No, oggi pare essere di pessimo umore."

"E quando mai non lo è?" penso ed è solo quando noto l'occhiataccia che mi ha scoccato Barton che mi rendo conto di aver pronunciato quelle parole ad alta voce.
L'uomo mi scruta, torvo e poi si allontana in silenzio, dandoci le spalle.
Banner sospira e spalanca finalmente le porte della tanto attesa palestra, che si rivela essere un'enorme stanza pressoché vuota, sul cui soffitto sono presenti numerosi ganci, probabilmente per appendere sacchi da boxe. Sui muri corrono diverse spalliere e da un lato sono adagiate delle sacche contenenti, ad occhio e croce, armi. Mi domando perché quell'ambiente mi sembri così familiare e perché conosca il nome di gran parte degli oggetti adagiati per terra, ma non do troppo peso alla cosa mentre rivolgo la mia attenzione nuovamente al dottor Banner.

"Innanzitutto, desidererei cronometrare in quanto tempo percorrete il perimetro della palestra." comincia, estraendo il telefono dal taschino della giacca.

Sospiro, fingendomi annoiata ma in realtà sono quasi felice che non ci sottoponga a sforzi sovrumani come alzare pesi o arrampicarci sulle pareti. Corro per prima ad una discreta velocità, di sicuro superiore a quella di qualsiasi essere umano fuori allenamento, ma è Anaëlle a sorprendere me e il dottore: senza esitare, scatta e si muove con una rapidità assurda, in maniera elegante, come se fosse abituata a farlo ogni giorno.
Nel salto ad ostacoli, invece, siamo pressoché paritetiche, ma entrambe notiamo che io sono lievemente più agile e, sopratutto, coordinata nei movimenti, con una fluidità che An non possiede. Banner non commenta nessuno dei nostri risultati e apre bocca solamente per chiederci se siamo stanche e se vogliamo una pausa ma nessuna delle due sembra minimamente provata dagli sforzi fatti.
E' come se il mio fisico fosse abituato a certi movimenti, come se fossi nata per fare esattamente quello e la cosa non può che lasciarmi interdetta.
Scruto Anaëlle che salta l'ultimo ostacolo e penso che, probabilmente, tutto questo sia effetto degli esperimenti compiuti su di noi, che sono andati a modificarci in maniera permanente.
Sento un brivido percorrermi la schiena e stringo un pugno, nella speranza di riuscire ad allontanare quel nodo che mi attanaglia lo stomaco.

Forse è perché ho gli occhi socchiusi e sono sovrappensiero che non vedo minimamente arrivare il pugnale di legno alle mie spalle, ma lo sento chiaramente sibilare nell'aria e, senza neanche girarmi, lo schivo.
Quello che succede dopo è qualcosa di inspiegabile: il mio corpo freme e io non posso fare assolutamente nulla per fermarlo. Mi vedo scattare in avanti, verso la figura che ha scagliato l'arma e sobbalzo interiormente notando che la mia pelle è come squamata, ricoperta di scaglie. Serro le labbra e noto che qualcosa mi punge lievemente, mentre il sapore ferroso del sangue mi invade la bocca: denti.
Ho dei fottuti denti appuntiti, come un vampiro.

Oddio, sono diventata Belle Swan di Twilight.

Non so neanche da dove salti fuori quel pensiero in una situazione del genere, ma è come se la parte razionale di me stesse ridendo di tutto questo, mentre il mio corpo muta e si scaglia contro la mia avversaria. Si, è una donna e dai capelli rosso fuoco posso chiaramente dedurre che si tratti della Romanoff. Ho appena compreso di chi si tratti che il suo profumo -da quando noto i profumi delle persone?- mi travolge e la distanza che ci separa diviene pressoché nulla, mentre sibilo nella sua direzione e alzo un braccio come per colpirla.
E' un urlo ovattato, distante, che mi riporta alla realtà.
Anaëlle urla, mi prega di fermarmi, di non colpirla e qualcosa dentro di me scatta nuovamente: il mio colpo si ferma a mezz'aria, poi abbasso lentamente il braccio, mettendo a fuoco pian piano il volto della Romanoff, assolutamente impassibile.
Lo stesso non si può dire di Banner, che assume un inquietante colorito verdognolo, mentre guarda Natasha con aria stupida, forse quasi seccata.

"Hai visto ciò che volevi, Banner?" la voce di Natasha spezza il silenzio teso venutosi a creare e il dottore annuisce quasi meccanicamente, mentre si sfila gli occhiali.

"Non conosciamo i loro limiti, Natasha. Potevi farti molto male." sputa finalmente, dopo una lunga riflessione. La russa si stringe tra le spalle e mi osserva, più incuriosita che spaventata.
Un piccolo sorriso si forma sul suo volto e, per un attimo, penso di essermelo sognata.

"L'avrei evitata."-afferma poi, con una sicurezza che mi dà sui nervi-"E poi, Bruce, ho affrontato di peggio."

Non capisco l'allusione nelle sue parole, ma Banner abbassa lo sguardo, quasi in un gesto di scuse e Natasha scuote i folti capelli rossi, sospirando divertita.

"Rimane un gesto avventato." conclude il dottore, riponendo gli occhiali nel taschino e massaggiandosi le tempie.

Non posso fare a meno di concordare con lui e scruto Natasha, cercando di capire quale siano realmente le sue intenzioni: è una donna indecifrabile ma sono sicura che ognuna delle sue mosse sia freddamente calcolata. Mi ha lanciato un pugnale addosso col preciso intento di vedere la mia reazione che, probabilmente, è stata molto simile a ciò che si aspettava, poiché non ha mosso un muscolo davanti a ciò che è successo.
Anaëlle non sembra condividere il mio pensiero, in quanto mi si avvicina e mi sussurra in un orecchio:

"E' pazza."

Le mie labbra si increspano in un lieve sorriso, ma scuoto la testa.

"E' stronza"-le concedo-"Ma tutto men che pazza."

In un certo senso, si può dire che abbia appena difeso Natasha e ho come la sensazione che sia la prima di molte volte future.



chiacchiere inutili dell'autrice:
Salve a tutti! Ecco qua un altro capitolo e, non so se si nota, ma tra la prima e la seconda parte è totalmente cambiato il mio stile ahahah. D'ora in avanti i capitoli saranno più densi (non necessariamente lunghi) e, pian piano, succederanno sempre più cose.
Finalmente nel prossimo capitolo vi rivelo il nome della protagonista (evviva, posso smettere di chiamarla Lei ahhaha) e, se vorrete, i prestavolto scelti!
Questo è quanto, grazie mille a tutti quelli che continuano a seguire, recensire e semplicemente leggere.
A presto, spero
Erza

  
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