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Autore: _ Arya _    18/09/2016    4 recensioni
Questa storia é il seguito di "On adventure with the Pirate" e riprende qualche mese dopo l'epilogo.
Rumplestiltskin ha dichiarato guerra ad Emma Swan, e di conseguenza a tutta la sua famiglia e il suo regno. La sua intenzione é quella di scagliare una maledizione simile a quella di Regina, ma peggiore: lasciare a tutti i propri ricordi, e far perdere ad Emma le persone che pié ama: suo marito e suo figlio.
La maledizione verrà lanciata... ma tutto andrà secondo i piani dell'Oscuro?
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[Dal Prologo]
-No! Killian no... non voglio perderti...- sussurrai quasi senza voce tra i singhiozzi, e lo guardai con disperazione in quello stato dal quale non poteva far nulla per liberarsi.
-Ti amo...- vidi le sue labbra pronunciare, prima di iniziare a contorcersi sotto il controllo del suo acerrimo nemico, che sembrava gli stesse causando dolore in ogni fibra del corpo. Era come se lo stesse causando anche a me, perché io e lui eravamo una cosa sola
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The power of a choice











KILLIAN POV

-Scusate.- dissi infine, non riuscendo più a sopportare quella situazione.
Emma era in qualche modo riuscita a convincermi ad andare a vedere come fosse quel “gruppo d'ascolto”: probabilmente avevo deciso di farlo per potermi sfogare con qualcuno che non fosse lei.
Ma non ne potevo più, io non avevo nulla in comune con quelle persone, e tantomeno me la sentivo di condividere i miei problemi con loro. Li rispettavo, rispettavo il loro dolore, ma ciò che mi era successo non aveva nulla a che vedere con un incidente di vita quotidiana. Era stato quel maledetto coccodrillo a strapparmi un anno della mia vita, così come anni prima mi aveva strappato la mano e Milah: non potevo trarre conforto inventando qualche assurda scusa.
-Io devo andare. Mi dispiace davvero.- feci senza guardare nessuno, e con un'ormai minima fatica mi tirai su.
-Aspetta. Ti senti male? Vuoi che chiami un'infermiera?- propose la ragazza seduta accanto a me su una sedia con le ruote, poggiando una mano sul mio braccio con fare preoccupato.
-No, tranquilla. Il punto è questo. Io non sto male. Ad ascoltare tutte le vostre storie... mi rendo conto che il mio posto non è qui. La vita non mi ha fatto nessun torto, non posso prendermela con il destino, o farci pace. Perché non c'è proprio nulla con cui dover fare pace.
-E allora perché non ci racconti la tua storia anche tu? Potrebbe farti stare meglio...
Scossi la testa, ma mi voltai verso la ragazza per guardarla negli occhi. Era giovane, aveva 18 anni e solo un anno prima era stata una promettente atleta, prima di perdere la gamba. Un giorno aveva perso tutto ciò per cui aveva lavorato duramente, eppure sembrava più felice di me, che in fin dei conti avevo ancora tutto. Emma era lì, mi aveva aspettato e mi amava come sempre, ed erano lì anche i miei bambini, nessuno me li avrebbe portati via. Eppure non riuscivo semplicemente ad accettare ciò che mi era successo: se in quel momento mi fossi trovato davanti Rumplestiltskin, non avrei esitato neanche un istante prima di soffocarlo con le mie stesse mani. Ma come potevo raccontare una cosa del genere? Mi avrebbero preso per folle.
Nessuno di quel mondo poteva davvero capire come mi sentissi, e soprattutto mi facevano pensare al fatto di essere ancora lì, quando invece avrei dovuto essere con la mia famiglia. Avevo cercato di convincermi che le visite giornaliere mi bastassero, ma non era così, quella non era la mia vita. Volevo solo tornare a casa. Quella era l'unica cosa che mi avrebbe fatto star meglio.
-Grazie per l'interesse. Ma è una storia lunga e complicata, e non voglio sprecare il vostro tempo.
-Ragazzo, siamo qui per questo. Starti a sentire non sarebbe tempo sprecato, sai.- intervenne un anziano signore che aveva recentemente deciso di staccare la spina – qualunque cosa volesse dire – a sua moglie, in coma da tre anni.
-Lo apprezzo signore, ma non sono mai stato più serio in vita mia. È una storia carica di risentimento verso una persona e non verso il destino. Non voglio turbare nessuno. Vi ringrazio ancora, ma ora vado.- sentenziai deciso. Non potevo aprire bocca e non volevo farlo. Anche il solo fatto di essere lì non era una cosa da me: da quando un pirata aveva bisogno di un gruppo di persone a compatirlo?! Dovevo iniziare a darmi una svegliata prima di diventare qualcuno che non ero.
-Ok. Ma alla vigilia di Natale facciamo una festicciola qui... sai, per chi non può uscire. Puoi portare la tua famiglia, ovviamente...- propose ancora l'ex atleta, con un largo sorriso.
-Ti ringrazio, tesoro, verrei volentieri ma non mi trattengo fino alla vigilia... torno a casa domani.
-Oh, davvero?
-Sì... ma grazie ancora. Buona fortuna a tutti, e buon Natale...
Lei e tutti gli altri mi fecero i loro migliori auguri, poi uscii da quella stanza molto più leggero. In fin dei conti, quello strano incontro mi era servito a qualcosa, anche se non nel modo in cui Emma avrebbe voluto. Mi era servito a capire che esistevano persone che stavano molto peggio di me, eppure erano molto più positive: se potevano andare avanti loro, potevo farlo anch'io. Per riuscirci, però, dovevo andarmene da lì e riunirmi alla mia famiglia. Mia moglie aveva bisogno di me, così come i nostri bambini. Ovviamente lei non voleva farmelo pesare, ma riuscivo a rendermi conto da solo di quanto la situazione attuale fosse complicata. Si era gettata a capofitto in un nuovo mondo, si era adattata e lavorava sodo per farci stare tutti bene. E io non potevo più accettarlo.
Se la sarebbe presa, forse, mi avrebbe dato dell'incosciente, ma non m'importava. Sapevo che alla fine avrebbe capito, e avremmo combattuto fianco a fianco come avevamo sempre fatto.
 

 

***


EMMA POV

-Allora com'è andata?
-Emma! Non sapevo fossi sveglia!- squittì Ashley spaventata, facendo un salto sul posto prima di voltarsi. Mi ero svegliata da un'ora, ormai, ma avendo sentito movimenti in cucina non avevo voluto disturbare e avevo lasciato i piccioncini a fare colazione in pace. Avevo controllato soltanto i bambini, ma dato che dormivano ero tornata a letto ad ascoltare un po' di musica. Tra tutte quelle strane tecnologie, gli mp3 e le cuffiette erano senz'altro le mie invenzioni preferite: anche dopo quasi un anno, trovavo affascinante che la musica potesse essere “intrappolata” per poi venire riprodotta in qualsiasi momento.
-Vuoi un caffè? Un tè? Pancake?
-No, grazie... mangerò poi con Killian dato che stamattina non lavoro. Voglio sapere com'è andata con Jefferson piuttosto! Dato che ha dormito qui...- incrociai le braccia al petto e sorrisi, curiosa di scoprire tutto.
La ragazza arrossì immediatamente, facendomi una gran tenerezza. Decidemmo così di accomodarci sul divanoper poter parlare tranquillamente, anche se sospettavo di doverle tirar fuori le parole con la corda, col trapano, o qualunque fosse l'espressione che usavano in quel mondo.
-Ho seguito il tuo consiglio e sono tornata a finire il film con lui. Poi... insomma, l'ho baciato io e... ci siamo baciati, è andata avanti per un bel po'- ammise, sempre più rossa in viso. Io invece avevo voglia di applaudire come una bambina, quei due insieme erano troppo adorabili! Mi aspettavo da un momento all'altro un messaggio di Grace: anche se aveva dormito nella camera dei bambini, era andata via con suo padre e non poteva non aver saputo la novità.
-Abbiamo dormito insieme. Lui non... cioè, sarebbe andato sul divano. Gli ho chiesto di restare...
La guardai e nonostante sapessi che dormire con un uomo non fosse affatto qualcosa di innocente e da niente, mi sembrava quasi ci fosse qualcosa di più. C'era qualcosa nel suo sguardo, qualcosa che non riuscivo a decifrare... vergogna? Ma anche... gioia. Ben celata, forse, ma era pur sempre gioia o qualcosa di simile. Sembrava indecisa se aprir bocca o meno, sempre più rossa... e allora capii.
-Ci sei stata!
-Non urlare!- protestò, coprendosi il viso.
-Tranquilla, i bambini non le capiscono queste cose!- esclamai ridendo e abbracciandola forte -Non ci posso credere!
-Secondo te sono una zoccola? Cioé... sì ok ci conosciamo da tanto ma ci eravamo appena lasciati andare... insomma...
-Una cosa?
-Oh giusto. Mmh, una sgualdrina, tipo.
-Aaah! Ma no! Cosa dici, certo che non lo sei!
-Io non volevo, non l'avevo... previsto. Ma stamattina... quando ci siamo svegliati... tipo alle 7. Era presto. Non so cosa è successo ma abbiamo finito per... beh, quello.
-Non c'è niente di male- le assicurai -soprattutto se ti è piaciuto.
-Emma!- strabuzzò gli occhi sconvolta, ed io scoppiai a ridere. La capivo, però, fino ad un paio d'anni prima ero stata esattamente uguale a lei riguardo a queste cose. Avere un pirata come marito aveva tanti vantaggi, compreso quello di abituarsi a certi discorsi ed essere molto più sciolta. Forse avevo preso anche un po' della sua sfacciataggine, a pensarci bene... speravo solo non troppa.
-Ok, ok... era solo per dire- feci infine alzando le mani a mo' di resa, e mi alzai per mettermi ai fornelli a preparare il latte, dato che i bambini si sarebbero svegliati a momenti. A Liam avevo iniziato a dare latte e cacao per colazione, e lui ne andava ghiotto. Il tasto dolente era Leia: mangiava, ma non andava matta per il latte in polvere. Avevo provato a cambiarlo con uno che mi avevano consigliato in farmacia, ma le cose erano migliorate di poco. Se solo Killian si fosse svegliato un mese prima, sarei stata molto meno stressata e sarei stata sicuramente in grado di allattarla... ma ormai era andata così e dovevo arrangiarmi. Confidavo che si sarebbe abituata, alla fine... forse Killian sarebbe stato più fortunato, chissà.
-L'importante è che tu sia felice... e che stia bene.
-Lo sono. E sto bene sì. Solo... sai, credo dovremo parlare in un momento più... tranquillo. Tra ieri e oggi non è che ci abbiamo pensato molto, poi è arrivata Grace...
-E ancora non le avete detto nulla.
-No, ma credo abbia intuito qualcosa e... le parlerà lui. Anche se dobbiamo ancora parlarne noi. Ci sono tante cose da dire, veniamo da due mondi completamente diversi... e se volesse tornare? Dovrei mollare tutto per seguirlo? Non sono sicura di volermene andare, io ho una vita qui...
-Ash!- la bloccai, prima che andasse completamente nel panico -Sono certa che risolverete queste cose, non fasciarti la testa. Io vado a controllare i bambini e dopo colazione andiamo da Killian... vuoi venire per non rimanere sola?- proposi. Non volevo sembrare indelicata, ma mio marito era completamente solo in una stanza d'ospedale e non ne era affatto contento. Capivo quanto fosse frustrante, soprattutto per un uomo d'azione amante dell'avventura, quindi non volevo lasciarlo solo. Volevo stargli accanto in ogni momento possibile fino a che non fosse tornato a casa. Stavo anche pensando di cucinare qualcosa di buono per Natale e chiedere il permesso di avere un letto e due culle per la notte della vigilia, in modo da poterla passare insieme.
-No, grazie... salutalo da parte mia. Ho un po' di faccende da sbrigare... mancano 5 giorni a Natale e vorrei sistemare casa per bene.
-Oh, ok... posso aiutarti a sistemare quando torno, va bene?
-Non ti preoccupare, ci penso io. Grazie per il suppoero Emma, non so davvero cosa farei senza di te...
-Ma figurati! La cosa è reciproca...- sorrisi e la abbracciai ancora una volta, prima di dirigermi verso la cameretta dei bambini. Jefferson e Grace mi sarebbero mancati moltissimo quando saremmo tornati a casa – perché confidavo che in qualche modo avremmo fatto – ma lei più di tutti. Era decisamente una delle più belle persone che avessi mai conosciuto, un'amica fantastica.

 

***

 

Ero certa che Killian avrebbe apprezzato le costolette di carne suina al barbecue insieme agli anelli di cipolla che avevo comprato da Angus Steakhouse. Negli ultimi giorni gli avevo portato dei buoni pasti, ma ero stata abbastanza cauta. Ormai però stava meglio, ero certa non avrebbe avuto problemi con qualcosa di più sostanzioso. Ciò di cui non ero sicura , invece, era che il personale dell'ospedale avrebbe approvato, così avevo nascosto la confezione in fondo alla borsa, in modo che non si sentissero odori.
-Mamma, papà caa?
-No tesoro, ancora non possiamo portarlo a casa... ma tornerà molto presto e giocherete insieme, sei contento?
In risposta rise e batté le manine felice, facendo un paio di passetti goffi per prendere le manine alla sua sorellina che lo guardava dalla carrozzina.
Quasi involontariamente sorrisi anch'io. Liam e Leia erano davvero la mia gioia più grande: erano i miei piccoli eroi, che mi avevano dato la forza di andare avanti anche nei giorni peggiori, quelli in cui avrei voluto soltanto chiudermi in camera a piangere.
-Liam, vuoi bussare tu a papà? Qui...- gli indicai la porta col numero 301, che conoscevo ormai a memoria – e che speravo di smettere di vedere il prima possibile.
-Papà!- esclamò subito emozionato e bussò forte col pugnetto, facendo emettere uno strano versetto a Leia.
-Sì, chi è?
-Papà!- gridò più forte prima di darmi modo di rispondere ed entrare, tanto che dovetti guardarmi intorno preoccupata che eventuali vicini di stanza non si lamentassero per il baccano.
Poi successe qualcosa che non avrei potuto prevedere. La porta si aprì dall'interno, e mi ritrovai davanti il mio bellissimo pirata in piedi, a guardarci col più bello dei suoi sorrisi.
-Killian...- sussurrai in un filo di voce, mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.
-Swa... ehi ometto!- esclamò, nel momento in cui nostro figlio catturò tutta la sua attenzione saltandogli letteralmente in braccio. Lui lo afferrò e lo sollevò in alto facendolo scoppiare in una sonora risata. Per non disturbare ci spostammo dentro, e quando chiusi la porta non riuscii a fare a meno di scoppiare in lacrime.
In un attimo mi ritrovai nel suo abbraccio, forte e caldo come lo ricordavo, e mentre i singhiozzi prendevano il sopravvento lo strinsi forte anch'io. Ero incredula, ma soprattutto felice. Avevo odiato vederlo così frustrato per l'incapacità di muoversi, e mi ero odiata perché non c'era nulla che potessi fare per aiutarlo. Invece era il solito pirata testardo, che quando si metteva in testa una cosa lottava con tutte le sue forze fino a realizzarla.
-Le lacrime non si addicono a una principessa del tuo rango, tesoro. Ti dona molto di più un bel sorriso...- sussurrò tra i miei capelli, mentre li accarezzava piano.
-Scusa...
-Ma scusa di cosa, splendore... a sapere che avresti reagito così avrei usato più tatto...- scherzò.
Risi tra le lacrime, poi lo strinsi ancora una volta stampandogli decine di piccoli baci sulle guance, prima di spostarmi sulle labbra. Se fossimo stati soli avrei continuato ancora a lungo, anche sul letto, ma non era davvero il caso con due bambini piccoli lì a guardare.
Prima di lasciarmi andare mi stampò un ultimo intenso bacio sulle labbra, poi si chinò e recuperò Leia dalla carrozzina, che gli si accoccolò subito al petto come un gattino.
Io invece mi sedetti sul letto con il fratellino maggiore sulle gambe, e restammo entrambi a guardare quella dolce scenetta. Era bello che Liam non fosse geloso, anzi: era molto protettivo nei confronti della sorellina, un vero gentiluomo, come suo padre, già dalla tenera età.
Tenendo cautamente la piccola, Killian venne infine a sedersi accanto a noi, per stampare a entrambi dei teneri baci sulla fronte.
-Torno a casa domani, Swan... prima che tu ti metta a controbattere- mi bloccò vedendomi aprir bocca -ho parlato poco fa con Sarah. L'infermiera. Lei è d'accordo, serve la conferma del dottore ma a questo punto non sarà un problema...
-Sarah. Passi molto tempo con lei...- gli feci notare, incrociando le braccia al petto. Era una ragazza fantastica ed era stata di grande aiuto anche a me, ma non sapevo bene come sentirmi per il fatto che trascorresse più tempo di me con mio marito.
-Siamo gelose, ora?- alzò un sopracciglio divertito, al che lo fulminai subito con lo sguardo. Non ero gelosa. Non lo ero. Solo... non ero molto contenta. Non potevo dirglielo però, avrebbe preso per gelosia anche quello. In quel momento, la cosa più sensata da fare mi sembrava dargli un bel sonoro ceffone, ma non era il caso.
Invece, decisi di prendere un profondo respiro e passare avanti, concentrandomi sulla bellezza di quel momento. Mio marito stava bene. Forse non ancora del tutto, certo, ma molto, molto meglio rispetto a quando si era risvegliato, incapace perfino di tenersi in piedi.
-Ti lasciano davvero tornare? Non è che hai spazientito Sarah fino a farle dire di sì?
-Un po' ho insistito- ammise con un ghigno -Ma ha ammesso che sto recuperando molto in fretta e che non c'è ragione perché non possa continuare a casa.
-Ti ha aiutato lei, quindi.
-Sì tesoro. Volevo farti una sorpresa... senza rischiare di darti false speranze. Hai fatto fin troppo per me, Emma. Per me e per la nostra famiglia... tutta sola, in un mondo completamente diverso dal nostro. Non potevo proprio lasciarti continuare così... non posso.- sussurrò dolcemente, lasciandomi un delicato bacio sulla guancia. Per quanto avrei voluto essere concreta, proprio non ci riuscii. Il pensiero di Killian finalmente con me, mi elettrizzava da morire. Avrei ricevuto le sue tenerezze a tutte le ore del giorno, avrei finalmente riavuto la mia vita. Gradualmente, certo, dato che c'era una maledizione da spezzare... ma avere accanto mio marito, il mio miglior compagno d'avventure, sarebbe stato il primo grande passo.
-Sappi che ciò che ho fatto per la nostra famiglia... non mi è mai pesato. So che tu al posto mio avresti fatto lo stesso. E so anche che non hai recuperato del tutto le forze... però... se ora non avessimo i bambini in braccio ti stritolerei per farti capire quanto sono felice di non aver perso neanche un Natale con te. Il tuo ritorno è il più bel regalo che possa ricevere.
Ci guardammo negli occhi, lasciandoli parlare per noi. Avevamo tante cose da dirci, ancora tanti baci da darci e tante strette da scambiarci. E ci sarebbe stato tempo per tutto, ne ero certa. Adesso che eravamo di nuovo insieme, niente avrebbe potuto separarci un'altra volta. Avrei protetto il mio pirata a tutti i costi, e giurai a me stessa che stavolta avrei ucciso chiunque avesse tentato di fare del male a lui o ai nostri figli. Già una volta avevo ucciso... ed ero pronta a rifarlo per amore.
-Beh... ti ho portato un pranzo speciale e data l'occasione penso sia adattissimo, così possiamo festeggiare il tuo ritorno!
-E rum?
-Per chi mi hai presa?- esclamai fingendomi offesa -Introdurre illegalmente una fiaschetta? Ti sembra qualcosa che non farei? Certo che ti ho portato il rum!
-Adoro il tuo lato da pirata, Swan!
-Lo so!- sorrisi compiaciuta, poggiando la borsa per tirar fuori la busta col pranzo e la fiaschetta di rum. Forse il mio inconscio aveva previsto che ci sarebbe stato qualcosa da festeggiare! Tornata a casa avrei subito chiamato la boss per prendermi la giornata libera per l'indomani, e sarei andata a comprare qualche vestito in più per Hook. Sarebbe stato divertente cercare qualcosa di adatto per sostituire la sua amata tenuta da pirata che – dovevo ammetterlo – lo rendeva ancora più attraente di quanto non fosse già.
-Piata! Io papà! Mamma Lia pimpesse!
-Ehi! Che sono questi discorsi maschilisti, ragazzino?- lo rimproverai, divertita -Anche i maschi possono essere principi e le femmine pirati!
-Liam pimpessa?
-No!- esclamai ridendo -Principe. Ma anche pirata. Tuo papà è entrambe le cose, e anche la mamma. E tua sorella... deciderà da sola quando sarà grande.
-Ce la vedo, in effetti. La bellissima e temibile Leia Jones a saccheggiare i regni...- sghignazzò Killian, e una gomitata, seppur leggera, non gliela tolse nessuno. Sapevo stesse scherzando ma non doveva neanche pensarci! Già era stata dura convincere lui a smettere di rubare cose ogni volta durante i nostri viaggi. E l'aveva fatto, più o meno... non aveva sottratto cose con la forza a nessuno. Ora rubava “solo” casse al porto, a volte con viveri, altre con gioielli, stoffe o altro. Alla fine avevo perso le speranze, dopotutto era un pirata. Non rubava perché gli mancava qualcosa, io e lui avevamo tutto... ma lo faceva semplicemente perché si divertiva. Ovviamente i miei genitori non l'avrebbero mai saputo, ma una volta avevo flirtato con un marinaio per dare modo a Hook di rubargli la cassa col rum. A cose fatte, mi aveva raggiunta sferrando un bel pugno al tipo – che aveva tentato di allungare le mani – e mi aveva riportata sulla nave. Sì, era decisamente stato divertente. Ma ciò non voleva dire che avessi intenzione di insegnare tecniche di saccheggio ai miei figli!
-Sei sempre il solito idiota. E... non mi dispiace.- ammisi -Che dici, mangiamo?
-I piccoletti hanno già mangiato?
-Certo, non ti preoccupare. È il nostro turno!
-Ok... anche se non sono sicuro di riuscire a lasciar andare questa bellissima principessa... vero tesoro? Anche tu vuoi rimanere da papà?
Leia era ancora troppo piccola per ridere, ma i versetti con cui rispose ai baci di suo padre furono qualcosa di meraviglioso. Era felice, e si capiva. Il loro feeling era stato istantaneo, tra le sue braccia si era trovata a suo agio fin dal primo momento.
-Dai, poi ti lascio i bambini una mezz'oretta tutti per te...
-Guarda che puoi rimanere, dolcezza, credi che mi dispiaccia?
-Lo so...- gli assicurai con un sorriso mentre sistemavo il pranzo sul vassoio vuoto che gli avevano lasciato -Però ho una visita di controllo.
-Chi devi controllare?
-Ma che hai capito!- risi immediatamente, nonostante anch'io avessi avuto problemi a comprendere certi meccanismi all'inizio -Leia è nata da 40 giorni e devo farmi visitare... giusto per assicurarmi che sia tutto a posto, ma non ti preoccupare, lo sarà. È una cosa di routine in questo mondo.
-Oh, d'accordo... tipo per sapere se posso spogliarti e farti dio solo sa cosa non appena torneremo a casa?- ammiccò, col suo solito ghigno malizioso.
-Hook!

 


Talebrooke

-Charles, cosa ci fai con quello zaino?
-Vado a cercare Emma, mi sembra ovvio.
-Che cosa?!- esclamarono all'unisono Snow e Charming, sconvolti. Cosa voleva dire con quel “vado a cercare Emma”? Aveva intenzione di lasciare la città... da solo?
-Sentite, è passato quasi un anno e non sappiamo ancora niente. Io voglio ritrovare mia sorella.
-Potresti morire!- esclamò Snow -Stai crescendo in modo così... e... non sappiamo cosa potrebbe succederti fuori da questo confine... non possiamo perdere anche te.
La donna, non poteva permettere al suo piccolo di fare una cosa del genere. Ogni giorno viveva nel terrore che potesse morire, ma almeno sapeva di avere ancora qualche anno... le cose avrebbero potuto risolversi. Sperava ancora che Emma sarebbe tornata a salvarli, proprio come nella profezia che 28 anni prima aveva ignorato.
Ricordava ancora le parole dello spirito dell'Albero della Saggezza aveva riservato solo a lei, in sogno, la notte dopo che si era recata con James a consultarlo. “Se verrà il giorno in cui il mondo si spezzerà, e la forza dell'Oscurità eclisserà la Luce, la Salvatrice splenderà. Il Frutto del Vero Amore sarà la Chiave della Pace, la sua potenza ristabilirà l'equilibrio e la giustizia”. Per qualche ragione aveva capito che non si trattasse di un semplice sogno, ma aveva scelto di dimenticare: dopotutto, era stato un grande “Se”, fino a pochi mesi prima.
-Potrei morire anche se resto qui a non fare niente, mamma. Ho... ho già perso 20 anni della mia vita. Voi siete degli eroi, mia sorella è un'eroina... voglio fare qualcosa di buono anch'io. Se prima di morire dovessi contribuire a salvarci tutti... ben venga. Meglio così che limitarmi a invecchiare giorno dopo giorno, con le mani in mano... vi prego.
-Avrai anche 20 anni, ma ne hai... ne hai 2, praticamente.
-Lo so. Io non so come funziona questa cosa ma... non credo di avere la testa di un bambino di due anni. Lo sapete anche voi. Non avrò esperienza, ma ho letto molto... ho ascoltato le vostre storie... credo davvero di potercela fare. Dovete darmi questa possibilità.
-Bene...- annuì James, beccandosi un'occhiata dalla regina -Ma verremo con te.
-No. Il nostro regno ha bisogno di voi, non potete lasciare il popolo solo nelle grinfie di Rumple... e poi se ne accorgerebbe se sparissimo tutti e tre. Mamma, papà. Sono vostro figlio! Se mi lascerete andare vi renderò fieri di me, ve lo prometto.
Lo sapevano, certo che lo sapevano, e di questo non avevano dubbi. Charles era cresciuto davvero troppo in fretta, ma era un ragazzo intelligente e sveglio, proprio come sua sorella maggiore. Forse, dopotutto, lasciarlo andare non era davvero una brutta idea. Sarebbe stato lontano da Rumplestiltskin e, probabilmente, nel mondo “normale” avrebbe smesso di crescere in maniera sbagliata. Lontano dalla magia, magari, avrebbe vissuto giorno per giorno e non avrebbero dovuto preoccuparsi. In più, si fidavano di lui. Forse, se mai fossero tornati nella foresta incantata, ci sarebbe stato un modo per farlo tornare bambino, ma adesso dovevano accettare la realtà, accettare che fosse un vero e proprio giovane uomo.
-Va bene- decise infine Snow -Stanotte ti aiuteremo ad attraversare la barriera.
-A patto che porti qualcuno con te- aggiunse James
-Andrò con Eric. È preoccupato per Aurora e aveva comunque intenzione di partire.
-Bene.
Anche se bene, non andava. Oltre al fatto che suo figlio sarebbe andato chissà dove senza poter dare sue notizie, James aveva anche un'altra preoccupazione. Non era sicuro di volere che Emma tornasse. Le parole che l'Albero della Saggezza gli aveva riservato quella notte, in quello che un tempo aveva creduto fosse stato solo un sogno dovuto alle sue paure, iniziavano ad avere senso.
“Il frutto del Vero Amore, come portatrice di Giustizia dovrà compiere una scelta: ricevere per avere. Il prezzo che la Salvatrice pagherà, sarà il più alto: il valore della salvezza è la sua stessa felicità, a cui rinuncerà di sua spontanea volontà.”











 

Angolo dell'autrice;
Ebbene sì, ce l'ho fatta... finalmente riesco a postare senza problemi, così questa settimana ho deciso di aggiornare questa storia invece dell'altra!
E' un capitolo di passaggio ma ci sono anche alcuni sviluppi... Ashley e Jefferson sono ufficilmente una coppia, ance se come ha detto lei hanno ancora alcune cose da chiarire... ma soprattutto, Killian torna a casa. Si sta ripredendo in fretta e ha deciso di non poter più aspettare, perché la sua famiglia ha bisogno di lui. Ed Emma non ha potuto che esserne felice, lasciando da parte la razionalità. Le ha fatto una bella sorpresa alimentando la sua speranza! Ci sono ancora cose da risolvere prima di poter partire... ma pian piano stanno facendo dei passi avanti.
Così come a Talebrooke... il fratello di Emma ha deciso di partire e se il motto della loro famiglia vale per tutti, riuscirà sicuramente a trovarla!
Poi c'è il problema della profezia, di cui Snow e James hanno sentito due parti diverse, oltre a quella in comune. Sembra che la Salvatrice, al momento della resa dei conti, si troverà di fronte ad una scelta molto importante... che potrebbe dover compiere senza riuscire ad aggirarla. Oppure sì. Chissà. Non odiatemi xD
Alla prossima! Forse posterò il capitolo dell'altra ff in settimana e questo sabato prossimo, ma vedremo... spero la storia vi piaccia e che non ci siate scordati la trama LOL scusate la lunga attesa!
Un abbraccio e a presto :*
   
 
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