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Autore: jarmione    19/09/2016    2 recensioni
Bonnie Barstow è sparita, sparita nel nulla e nessuno sembra stupirsene.
Michael non si dà pace e si è ormai rassegnato alla vita monotona e solitaria.
È scontroso e diffidente ma qualcosa...o meglio...qualcuno, riaccende in lui la speranza.
Ma le cose non saranno facili, perchè c'è gente che vuole vendicarsi e Michael avrà il suo bel da fare per restare vivo e proteggere chi ama.
INTRO VARIATA IL 20/06/2016
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Knight family '
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ULTIMI CAPITOLO!! Grazie a Yujo e Evelin80 che fino ad ora mi hanno seguito in questa pazzia. Prometto un seguito ma devo ancora lavorarlo bene. Chiunque voglia seguirmi mi fa piacere.
Ciauuuuuuu


Bianco.
Tutto bianco.
Michael si portò una mano sul fianco.
Non sentiva male, non c'era niente e la camicia ancora intera.
-Sono morto? Ti prego fa che sia morto, non voglio più vivere-
"Non sei morto Michael e devi vivere" una voce femminile...quella voce...
Si voltò di scatto cercando da dove provenisse.
La vide, lei era lì.
"Bonnie..." La bocca semi aperta, incredulo e senza parole.
Il suo cuore batteva così forte che per un attimo sembrava scoppiargli dal petto.
Che significava? Che ci faceva lei li?
"Stai meglio di quanto credi" si avvicinò lentamente"ma stai combattendo per riemergere"
Era bellissima, non aveva nessun segno della malattia e i suoi occhi erano raggianti e più azzurri.
I capelli castani lisci come la seta, che ricadevano sulle sue spalle, si muovevano ad ogni passo.
Un sorriso smagliante percorreva le sue labbra sottili e dolci.
Quando fu vicino a lui, gli accarezzò il viso.
Michael chiuse gli occhi e ancora una volta si lasciò andare, alcune lacrime uscirono.
"Bonnie" la strinse.
La strinse forte, senza paura di farle male.
La strinse quasi a soffocarla.
Quanto gli era mancato un contatto così, poterla stringere e sentire il suo profumo di chanel invadergli le narici.
Se quello era un sogno non voleva svegliarsi e se era una specie di stallo prima dell'inverno voleva restare lì, voleva goderlo, voleva la sua Bonnie.
"Perdonami" disse Michael "perdonami, non sono riuscito a fare il mio dovere e ho solo peggiorato le cose e adesso ho perduto Amy e ho perduto KITT e..."
"Shh" lei gli passò un dito sulle labbra "Amy sta bene e anche KITT, ti aspettano e hanno bisogno di te"
Bene? Stavano sul serio bene?
"D...davvero?"
"Davvero". Sorrise dolcemente lei
"Oh Bonnie..." Abbassò lo sguardo qualche istante.
Tutta quella situazione era così assurda.
Era lieto di sentire che KITT e Amy stavano bene ma ancora non credeva che Bonnie si fidasse così tanto di lui.
Aveva fatto tanti errori con la bambina che si sentiva inadeguato e incapace di fare il padre come si deve.
Quando rialzò lo sguardo, incroció i suoi occhi con quelli di Bonnie "Perché me Bonnie? Non ho fatto altro che del male alle persone e gli ultimi undici anni sono stati anche peggio, non ho più amici ho solo te che adesso assillerai i miei pensieri"
Bonnie scosse la testa "Hai Devon, hai Amy e hai KITT" gli mise le braccia attorno al collo "e devi tornare da loro, combatti Michael e torna da loro"
"Come posso tornare e guardarli in faccia? Come tornare da nostra figlia e spiegarle che suo padre è un idiota che l'ha lasciata nelle mani della persona sbagliata perché si sentiva incompetente?"
"Michael..."
"Perché non posso solo lasciarmi andare e stare con te?"
Bonnie sospirò
"Perché tu non sei un debole" rispose "e perché Amy senza di te si sentirebbe perduta, KITT si sentirebbe solo...ed io resterei infelice per l'eternità"
Infelice?
No mai, Bonnie aveva sofferto tanto e non si meritava un eternità infelice.
Michael voleva lasciarsi andare, ma allo stesso tempo amava così tanto la sua donna da non essere in grado di dirle di no.
Lo faceva per lei, per KITT ma soprattuto per Amy, che non avrebbe avuto nessuno se lui se ne andava.
"...Ti amo Bonnie..."
"Ti amo anche io" e a quel punto le loro labbra si unirono.
Un bacio dolce e pieno di amore, un ultimo bacio che Michael non si sarebbe mai scordato.
Quando si staccarono, Bonnie si allontanò "Combatti, torna a casa, torna da Amy"
"Bonnie...Bonnie aspetta ti prego!" Ma Bonnie scomparve e al suo posto si udirono voci maschili e femminili.
"Dottore, si muove!"
"Staccate il respiratore, aiutiamolo a svegliarsi" silenzio "signor Knight?...signor Knight mi sente?"
E il bianco svanì.
Un odore acre, di medicina, prese il posto del profumo di chanel di Bonnie.
Michael cercò di tenerlo ben impresso e usarlo per combattere quella puzza.
Un bip fastidioso e un dolore lancinante al fianco, che gli fece fare una smorfia contorta.
"Dategli l'anti dolorifico" qualcuno armeggiava sopra di lui.
Michael aprì lentamene gli occhi e mise a fuoco.
La stanza era bianca e l'unica luce era quella della finestra, sarà stato si e no pomeriggio inoltrato.
"Ben svegliato signor Knight" il volto di un medico anziano, con enormi baffi, sorrideva con fare amichevole.
Tutto il resto gli parve confuso.
Aveva ancora il ricordo e il sapore di Bonnie addosso e voleva mantenerlo fino a che non se ne andavano.
Penso a lei e ad Amy.
"Amy..." Mormorò.
Fu tutto ciò che riuscì a dire e a pensare.
"Come dice signore?" Domandò il dottore ridestandolo dai suoi pensieri.
"Amy...dov'è? Mia figlia..."
Il dottore realizzó "Sta benissimo, è in pediatria e la stanno medicando, tra poco potrà vederla"
Smise un altra volta di ascoltarlo e pregó che gli avessero detto la verità.
Li lasció armeggiare con i macchinari e con il suo corpo, notando che il dolore al fianco diminuiva lentamente grazie ai medicinali che gli avevano iniettato tramite flebo.
Si sentiva inerme ma constató che aveva seriamente bisogno di riposo.
Quando uscirono, un quarto d'ora dopo, tirò un sospiro di sollievo.
Finalmente solo.
Pian piano aprì bene gli occhi e cercò di riprendersi mentalmente.
La stanza aveva le pareti bianche, una scrivania marrone con sedia e una poltrona, con su i suoi vestiti, le scarpe e la giacca, che aveva dato ad Amy la mattina dopo il suo prelievo.
Sorrise.
All'improvviso udì due colpi alla porta e la vide aprirsi.
-Questa è una condanna- pensò tra se e se, convinti fossero ancora i medici.
"Ciao Michael" la voce che gli arrivò alle orecchie, invece, di Devon.
Finalmente una voce diversa e amichevole.
"Devon..."
"Come ti senti?"
"Come se mi fosse passato sopra un tir" mosse le braccia, faceva fatica ma con gli anti dolorifici non sentiva nulla quindi ne approfittava.
Devon rise "Il senso dell'umorismo non l'hai perso"
"Per aver riso significa che finalmente lo apprezzi"
"Solo questa battuta" precisó Devon "le prossime che farai so che saranno di pessimo gusto"
"Mi conosci bene" sorrise anche lui e cercò di mettersi seduto "scusami Devon"
"Non devi scusarti" rispose l'altro "dopotutto siamo stati noi a non dirti nulla, non volevamo farti soffrire"
"Non so cosa sia peggio" disse Michael con una nota di sarcasmo.
Il suo sguardo ricadde sulla giacca.
"Lei sta bene davvero?"
"Si sta bene" Devon si avvicinò "aveva dei tagli ai polsi dovuti al rampino di KITT ma nulla di grave fortunatamente" poi assunse un aria cupa "le è stato detto della madre, l'ha presa meglio di quanto credevamo, pare si aspettasse questo momento da parecchio anche se il colpo è stato comunque pesante, ha pianto per venti minuti"
"Ha passato troppo per una bambina della sua età"
"Si è vero..."
"E KITT?" Domandò Michael "sta bene anche lui?"
"Sta benissimo, Amy ci ha suggerito come sistemare in modo migliore i circuiti e nel giro di un ora ce ne siamo occupati" sorrise "è tornato come nuovo, è testarda come te ma ha il carattere di Bonnie"
"Lo so..."
Devon poté immaginare tutti i pensieri e le domande che premevano nella mente di Michael.
"Garth è stato preso" disse, sperando che quella potesse risultare una bella notizia "era ricercato per altri reati maggiori e con questo ha fatto il botto, la pena capitale è prevista per il prossimo mese"
Michael non rispose, i suoi pensieri erano ben altri.
Aveva fatto errori a non finire in due giorni da padre, chi gli assicurava che sarebbe andata meglio?
Ancora credeva che Garth sarebbe stato meglio di lui, alla fine le aveva dato da mangiare e l'aveva cresciuta.
Sorvolando sulla cattiveria era forse un padre migliore e...
Scosse la testa -Ma cosa sto facendo?- si chiese -sto davvero dicendo che Garth è migliore di me, dopo che ha quasi ucciso Amy?-
Ecco un esempio del peggior padre dell'anno.
Doveva farsi perdonare.
"Voglio vedere Amy"
Devon annuì "Vado a prenderla e...approposito, entro domani avremo le carte per l'affidamento esclusivo e dopo questa formalità abbiamo finito" Lo guardò negli occhi "sarai un buon padre Michael, devi solo avere fiducia" non ottenendo risposta uscì lasciandolo solo.
-Un buon padre? un buono a nulla forse-
Che vita avrebbe dato ad Amy? Che istruzione, che educazione ma soprattutto che cosa poteva offrirle?
Lavoro, guai e isolamento.
Sarebbe diventato protettivo, era tutto ciò che aveva è il solo pensiero di perderla lo uccideva, più la teneva segregata più sarebbe stato peggio.
Forse si faceva troppe fisse, magari era piu semplice di quanto pensasse e...
-No...fare il padre non è semplice, non devo montarmi la testa-
Specie se si faceva il conto che aveva a che fare con una bambina già pensante e autosufficiente.
Sarebbe stata dura ma ce l'avrebbe fatta.
Cinque minuti dopo senti qualcuno bussare alla porta.
Si ridestò dai suoi pensieri e cerco di mettersi composto "Avanti"
La porta si aprì e fece capolino la testa di Amy, che era in pigiama e pantofole con i capelli raccolti in una treccia, fatta da qualche infermiera di pediatria.
"Amy..." 
"Michael!" Gli corse incontro e istintivamente lo strinse, facendolo gemere dal dolore.
Ma a Michael non importó, Amy era più importante di qualsiasi ferita di arma da taglio.
Quella reazione, poi, era l'ultima cosa che si aspettava.
La strinse a sua volta e l'aiutó a salire e sedersi vicino a lui.
"Meno male che stai bene" disse la piccola "avevo paura che non ti svegliassi"
"Ehi, sono duro io" sorrise e poi la guardò.
Il suo sguardo cadde sui polsi di Amy.
Erano fasciati stretti e le garze erano macchiate di sangue.
"L'infermiera ha detto che i primi giorni sanguineranno poi basta e devo cambiarla tutti i giorni fino a che non mi tolgono i punti"
Michael volle morire. La colpa era solo ed esclusivamente sua.
"Ma tu piangi" Amy allungó una mano e gli accarezzò la guancia per asciugare l'unica lacrima che scendeva. Ultimamente si mostrava debole, non doveva essere debole.
"Non è nulla"
Amy non era convinta e si sdraiò vicino a lui, rannicchiandosi.
"Non preoccuparti adesso ti farò sorridere io" disse convinta 
-Tu mi farai rivivere-
"Il signor Devon mi ha detto della mamma" aggiunse tristemente "però, lei un giorno mi ha detto che avrei dovuto fare la brava bambina, essere forte e stare vicino a te ed io manterrò la promessa"
Ogni parola un colpo al cuore, piacevole ma pur sempre un colpo.
Fece per parlare ma Amy continuó il discorso.
"E mi ha anche detto di prendermi cura di KITT, il signor Devon mi ha detto che è parcheggiato qui fuori e che sta bene"
"KITT è forte più di quanto immagini e un giorno ti farò vedere tutte le sue potenzialità"
"Oh sì non vedo l'ora!" Rispose raggiante "approposito ti ho ridato la giacca" la Indicó sulla poltrona.
"Ho visto, grazie"
Era tutto così strano, troppo bello per essere vero.
Amy stava vicina a lui e teneva un braccio intorno alla vita di Michael, che era talmente euforico da non sentire più male e da fregarsene dei punti che tiravano e che, sicuramente, sanguinavano.
"Michael..."
"Si Amy?"
La bambina sospiró "Grazie"
"Di cosa?" -Di averti quasi fatta uccidere?-
"Di avermi salvata" disse "mamma me lo diceva sempre che potevo fidarmi di te"
-Trattieniti Michael, non sei più un bambino!-
"Non fidarti troppo di me Amy, tua madre esagerava"
Scosse la testa "Io dico di no" e lo strinse piano, come a fargli capire che sbagliava "Ti voglio bene"
Michael non si sentì più lo stesso

***
Il giorno seguente, Michael inizió lentamente a muoversi.
Non gli importava del dolore o del parere dei medici, voleva solo alzarsi e tornare in forze per Amy.
Purtroppo, all'inizio, erano più i gemiti di dolore che i movimenti normali.
"I tuoi lamenti non sono molto orecchiabili Michael" disse KITT attraverso l'orologio, che Michael si era rimesso al polso.
"Voglio essere forma al più presto KITT" una volta in piedi iniziò a camminare, ma sembrava che le gambe non volessero saperne.
"Secondo il tuo battito cardiaco e stando a ciò che dicono i medici, non potresti tornare quello di prima se non fra un mese"
"Ed io ti dico che ce la farò entro domani"
Fece solo un passo, prima di essere interrotto dalla porta che si apriva.
"Sei impazzito!?" Era Devon "dovresti stare a letto e riposarti!"
"Buongiorno anche a te Devon"
"Buongiorno un cavolo" appoggió una valigetta sulla poltrona e si avvicinò di corsa a Michael per aiutarlo.
"Non sono un bambino" disse Michael respingendolo
"Lo sei, se ti comporti in questo modo, vuoi far saltare i punti?"
"Dimmi piuttosto perché sei qui"
Devon rimase zitto alcuni istanti, per evitare di dire tutto quello che pensava, poi sospirò
"Ti ho portato le carte per l'affidamento" armeggiò con la valigetta e prese dei fogli, che porse a Michael con una penna.
Lui li osservò e lesse qualche riga qua e là.
Sapeva che Devon li aveva già letti e sapeva a memoria tutte le clausole.
Ancora aveva dubbi sulla sua idoneità di padre e per questo una domanda gli sorse spontanea
"Cosa succede se non firmo?"
Devon capì a cosa andava a parare "Verrà affidata ad un istituito e...verrà dichiarata adottabile, finirà in un altra famiglia"
Michael rabbrividì.
No, in un altra famiglia no. L'avrebbero umiliata e trattata diversamente e lei avrebbe di certo dovuto fare l'impossibile per farsi valere e dimostrare chi fosse.
Senza più esitazioni firmò

****
Il silenzio che aleggiava dentro KITT era quasi spettrale.
L'unico suono proveniva in lontananza dal prete che dava l'ultimo saluto, assieme ai membri della fondazione, a Devon e Amy, a Bonnie.
Michael non aveva il coraggio di scendere e mostrare la sua debolezza, aveva bisogno di KITT in quel momento.
Dentro di lui si sentiva al sicuro.
"Dovresti andare anche tu Michael"
"Non serve KITT" rispose "attendo qui e poi ho intenzione di portare Amy giù alla spiaggia"
"Con questo nuvolo?" Domandò la macchina "e poi non mi sembra corretto"
"Ho bisogno di stare solo con lei" e KITT non Ribattè.
Vedeva Devon, con il capo chino e le mani congiunte.
Amy, vicino a Devon, cercava di trattenersi e reggeva in mano due rose rosse, una era di Michael.
Finita la predica si avvicinò alla tomba della madre e ci mise le rose sopra e stessa cosa fecero gli altri membri.
Quando tutti se ne andarono, Amy e Devon rimasero ancora fino a che i signori che avevano provveduto alla buca non finivano il lavoro.
Sulla lapide la scritta -Ti ricorderemo sempre-
Amy guardò Devon, la voce strozzata e qualche lacrima sul volto "Dov'è Michael?"
Che poteva dirle? Che suo padre non amava quel tipo di cerimonie? Che se doveva mostrarsi umano lo faceva in solitario?
"È stato trattenuto" rispose "ma sta arrivando...ecco guarda è già qui"
Ovviamente May non se l'era bevuta ma le importava solo che lui ci fosse e non fece altre domande.
Una volta conclusi i lavori corse verso KITT, che prontamente aprì la portiera per farla salire.
Anche Devon li raggiunse.
Guardò Michael con sguardo di intesa, sorrise appena e sospiró.
"Vieni con noi?" Chiese Michael
"Torno con il camion, voi fate con calma" gli fece capire che li avrebbe lasciati soli e gli avrebbe dato tutto il tempo che volevano.
"Ci vediamo alla fondazione" KITT chiuse la portiera e partirono.
Rimase in silenzio, mentre Amy cercava di calmarsi, per tutto il tempo.
Michael si fermò alla spiaggia, la stessa spiaggia dove due giorni prima aveva dato di matto.
Per un attimo ne ebbe il ricordo, poi lo ricacciò indietro.
Scesero e andarono sulla sabbia, togliendosi le scarpe.
Era si nuvoloso ma non c'era minaccia di pioggia.
Camminarono lungo la riva, con i piedi a mollo nell'acqua.
Voleva cominciare un discorso ma non sapeva come.
L'aiuto arrivi presto, fu Amy a cominciare
"Tu resterai con me vero?"
Michael la guardò "Si Amy, non intendo andarmene"
"Per sempre?" Michael annuì ed Amy gli si avvicinò prendendogli la mano.
Michael tremó "Amy...devo dirti una cosa" la fece fermare e si inginocchiò alla sua altezza.
Era tutta la notte che ci pensava. Le parole vennero fuori da sole.
"So che non riuscirai mai a vedermi come un padre, so di non esserci mai stato e di non essere ciò che ti aspettavi" disse "capiró se non vuoi saperne nulla di me o se un giorno vorrai andartene, so di non essere stato nulla nella tua vita"
Amy fece per ribattere ma lui la fermò
"Fammi finire...non sono e non sarò mai un buon padre ma qualunque cos tu decida, Amy, io ti giuro...ti giuro su KITT e sua tua madre che mai...ripeto, mai ti abbandonerò, non ti accadrà mai nulla e ti proteggerò con tutto me stesso"
Amy era rimasta senza parole e non sapeva cosa dire.
"Vuoi...continuare a camminare?" Chiese Michael, sapendo di aver esagerato.
Forse non era pronta per certi discorsi, forse...
"Si" rispose Amy, mentre sulle sue labbra si formava un sorriso "si...papà"
Adesso era Michael a sgranare gli occhi
"Come hai detto?"
"Papà!" Ripetè Amy gettandogli le braccia al collo.
Sua madre glielo aveva sempre detto -Capirai che è tuo padre quando, in sua presenza, ti sentirai protetta- e aveva ragione.
"Oh Amy" Michael la strinse a sua volta e la tirò su, facendola volteggiare per aria.
KITT, in disparte, li osservava.
"L'amore umano resterà sempre un mistero per me" commentó per poi accendere il motore e andare verso il camion della fondazione, che attendeva in disparte.

FINE
  
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