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Autore: Edward LoneBark    19/09/2016    1 recensioni
Una guerra che si trascina da tempi immemori sta per giungere al termine. Il destino ha schierato le sue pedine e attende la prossima mossa del nemico, mentre un ragazzo senza memoria cerca la propria identità, svelando misteri antichi di millenni.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il volto immerso nella penombra era calmo, sereno, e le perenni rughe che lo solcavano quando era cosciente si erano distese. Erano le stesse rughe che il principe vedeva sul suo volto, scavate dalla tensione di avere così tante vite nelle proprie mani. “Il potere ci consuma” gli aveva detto tempo prima, e le parole gli erano rimaste incise nella memoria. “Distrugge le menti deboli, privandole con il tempo di ogni umanità, e se il tuo animo è più nobile ti corrode lentamente, rende i tuoi sonni inquieti e le tue veglie perennemente tormentate dalla paura di non aver agito bene. E' questo il prezzo che dobbiamo pagare per essere superiori alla gente comune, per gestire le loro vite. Nulla in questo mondo si può avere per nulla”.

Quel peso enorme alla fine aveva schiacciato anche lui, l'uomo che aveva tratto il regno in salvo da due invasioni e lo aveva avviato in una lunga età di pace e prosperità, grazie alla sua innata lungimiranza e abilità nel governare. Anwill ne era convinto, non c'era nient'altro dietro al misterioso coma di suo padre. Perchè ora capiva fino in fondo il peso che aveva portato per tutti quegli anni. Forse aveva presagito la catastrofe imminente, e la stanchezza lo aveva sopraffatto.

Il principe pregava ogni giorno che si svegliasse, per riavere suo padre ma anche, malgrado si vergognasse ad ammetterlo perfino con se stesso, perchè lo liberasse di quel peso opprimente, che cresceva con l'approssimarsi di una nuova crisi. Non era fatto per regnare, se ne rendeva conto ogni giorno che passava. Non si sarebbe mai abituato, e alla fine sarebbe crollato, e con lui tutto il regno. Aveva contemplato più volte la possibilità, nel caso suo padre non si fosse più svegliato, di abdicare per sua sorella, o anche per Kalium. Quell'ultima possibilità non gli balenò nemmeno per un istante nella mente. Pensava con odio allo stregone, come sentendosi tradito, sebbene sapesse inconsciamente che non era affatto colpa sua.

Era lacerato. Fissava suo padre cercando di capire cosa avrebbe fatto, ma non ci riusciva. Avrebbe posto il bene del regno prima di ogni cosa o si sarebbe rifiutato di permettere alla sua amata figlia adottiva di correre un tale rischio? Avrebbe dato ascolto alla profezia considerandola valida o l'avrebbe scartata come una folle superstizione? Non lo sapeva, fosse perchè non conosceva il padre abbastanza bene, o forse perchè la scelta era così complessa che anche il re non sarebbe riuscito a prendere una decisione certa.

Battè un pugno contro il muro, soffocando un singhiozzo, odiando il destino per aver deciso con tale crudeltà. Avrebbe dato ogni cosa per essere al posto di Neyra, per correre quei rischi al posto suo, sapendola al sicuro tra le mura di quel castello. Ma doveva andare diversamente, e avrebbe lasciato che gli eventi seguissero il loro corso. Se avesse impedito alla sorella di partire, se lo sentiva nelle ossa, sarebbe stato tutto perduto. E in ogni caso la scelta non spettava a lui, ed era già stata presa.

Si rialzò dalla posizione rannicchiata in cui si trovava, senza quasi percepire l'indolenzimento delle gambe. I tempi bui erano alle porte, e non ci sarebbe stato nessuno vicino a lui sostenerlo, né suo padre, né sua madre, né Neyra. Era solo.

La ragazza entrò in quel momento. -Ti ho cercato dappertutto, poi ho capito che eri qui. Anwill...-.

Si interruppe, quando il principe la strinse forte tra le braccia, e ricambiò l'abbraccio con dolcezza. Anwill affondò il viso tra i suoi capelli, inspirando quel profumo che gli riportava alla mente una miriade di ricordi, di quando il mondo era ancora semplice e la sua esistenza spensierata. Si rese conto in quel momento, prima di vederla partire con il presentimento che non sarebbe più tornata, di quanto amasse sua sorella.

Cercò a lungo e invano conforto da quel calore, poi sciolse l'abbraccio. La rabbia era ormai del tutto scivolata dal suo volto, che mostrava solo una profondissima stanchezza. -Promettimi solo che avrai cura di te. Ti prego, promettimelo- mormorò, accarezzandole una guancia.

-Te lo prometto- rispose Neyra.

Anwill fece una promessa a se stesso. “Se sopravvivremo a questo disastro, nemmeno il destino mi impedirà di proteggerti con tutte le mie forze. Che io muoia in questo momento se non terrò fede alla promessa”.

 

Hedras si accarezzò il mento liscio, perso nei suoi pensieri. Si era rasato e aveva tagliato i capelli, riacquistando un po' di ordine, sebbene il volto rimanesse ancora scavato dalla fame.

Gli occhi della ragazza gli balenavano di continuo nella mente. Avvertiva un brivido lungo la schiena ogni volta che ci pensava. Più cercava di toglierselo dalla testa e pensare a quanto stava per affrontare, meno ci riusciva.

La prospettiva di affrontare un viaggio con lei gli dava alla testa. Era sinceramente impaziente di scoprire chi si celava sotto quel viso perfetto.

“Maledetto idiota” pensò stizzito “devi affrontare una prova dalla quale dipendono le sorti di Eternis e continui a pensare a quella ragazza”.

Senza contare che probabilmente non le avrebbe mai potuto nemmeno rivolgerle la parola. Lui era un semplice soldato, lei la principessa di Eternis. Il suo sguardo magnetico era caduto solo un paio di volte su di lui, forse per interesse riguardo alle voci che aveva udito riguardo alle vicende della Pietra. “Chissà chi si aspettava, probabilmente un guerriero dall'aspetto eroico, e si è trovata davanti un ragazzo qualunque, dall'aspetto incolto, per giunta-.

Stava passeggiando per i giardini del castello, da solo in mezzo al boschetto di querce che cresceva dietro alla costruzione. Da ormai un paio d'ore aveva avuto occasione di ammirare la struttura, e le sue aspettative non erano rimaste minimamente deluse. Cercò di imprimersene la bellezza nella mente, poiché temeva che non avrebbe mai potuto rivederla.

“Come se fosse questa l'immagine che ti verrebbe in mente se stessi per morire” disse una voce maliziosa nella sua testa. Afferrò un bastone da terra e lo spezzò di netto, stizzito. Non dovette nemmeno appoggiarlo sul ginocchio, a malapena aveva sentito lo sforzo. La sua forza cresceva costantemente, non c'era dubbio, il che gli rendeva ancor più difficile non credere alla versione di Darkanus. Quella possibilità spiegava molte cose, soprattutto il fatto che non fosse ancora in grado di controllare il suo potere.

Sospirò e si sedette con la schiena contro un tronco. Nel giro di pochi istanti si era appisolato, avvolto dal silenzio delle querce imponenti che lo circondavano, pensando ancora una volta al viso di Neyra.

 

L'essere si trascinò senza forze sul pavimento. Era così debole che il suo sguardo non riusciva nemmeno a trafiggere le tenebre. Durante l'interminabile viaggio la sua essenza si era dissipata, non rimaneva che un fuggevole spettro. Senza un corpo, aveva pochissimo tempo prima di dissolversi completamente.

Avvertì all'istante l'imponente entità del suo padrone, e si sentì subito rinvigorito. Ricostituì una vaga parvenza di se stesso e si risollevò, mantenendo il capo chino in segno di deferenza. -Invoco, mio signore, perdono, per il mio gravissimo fallimento. Ho fatto quanto era nelle mie possibilità, preso ogni precauzione, ma non ho potuto vincere l'avversità del destino. Quell'essere non mi ha lasciato scampo-.

Per la prima volta l'enorme presenza parve mostrare un guizzo d'interesse. -Essere?- chiese la voce.

-Mio signore- esalò l'oscuro -sembrava solo un semplice soldato, ma è riuscito ad affrontarmi in un duello senza cedere un istante. E poi ha distrutto il mio corpo, mi ha trafitto con il Potere Arcano-.

-Non c'erano Luminosi in quella fortezza-.

-Non era un Luminoso, ci ho messo del tempo a capirlo, ma ne sono certo. Non era nemmeno un mago comune, né un comune uomo. Non ho mai visto nulla di simile, non ho percepito alcun movimento di luce attorno. Sembrava provenire da dentro il suo stesso corpo-.

La gigantesca entità si sollevò, e l'oscuro avvertì un fremito di paura, cercando invano di rassegnarsi alla meritata punizione. Chinò il capo ancor più profondamente. -Chiedo perdono- disse un'ultima volta, con un filo di voce.

Repentinamente, percepì la forza tornare e la sua essenza rigenerarsi, richiamando all'istante il corpo perduto. I suoi occhi tornarono a vedere, ma abbassò lo sguardo con timore, prima che potesse posarsi sul padrone.

-Tu mi hai servito bene, Althervei- disse l'essere, tornando a sedersi. -Colui che hai affrontato era ben oltre le tue possibilità. Il fato tenta di nuovo di opporsi, me lo aspettavo. In effetti ero quasi certo che ogni mia precauzione sarebbe stata vana. Tuttavia la vittoria era vicina, il che potrebbe significare che il nostro nemico è ancora impreparato. Questa è una debolezza che dobbiamo sfruttare, senza contare che dobbiamo recuperare la Pietra. Ho atteso anche troppo a lungo, e non ho intenzione di sprecare questa opportunità. Per questo avrò ancora bisogno di te-.

-Vi ringrazio, mio signore, per la vostra misericordia- rispose grato Althervei. -Che cosa devo fare?-.

   
 
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