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Autore: MarieAntoinetteR    19/09/2016    5 recensioni
Ikigai é la ragione di essere, la cosa che ci dà forza di svegliarci ogni mattina. E se un nuovo personaggio entrasse nella vita di Ran? Come reagirà il nostro Shinichi ancora costretto nel corpo di un bambino?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ikigai 

 

 
Pov Ran

 
E’ davvero pioggia quella che bagna il mio viso?
Che fa tremare di tormento il mio corpo e il mio cuore?
E’ salato lo scroscio che giunge lungo il mio palato, che fa bruciare i miei occhi e l’anima.
Le mie lacrime si mischiano con quelle del cielo.
Mi manca il respiro, corro disperata e sola senza una meta precisa.
Shinichi… Il tuo nome ancora una volta sulle mie labbra. Divora il mio petto, senza pietà alcuna.
Sei tornato senza dirmi una parola, senza un accenno, una semplice chiamata, con gelido silenzio.
Perché Shinichi, perché?
Il tuo comportamento, le tue parole, il tuo distacco da me.
Tracce di rossetto sulla tua camicia.
Che cosa avete fatto?
C’è davvero un’altra ragazza nella tua vita, amore mio?
Cosa ne è stato di me, di noi?
Delle nostre promesse?
Perché mi fai questo, Shinichi?

Piango e grido disperata, incapace di fare altro.
Chino il capo, schivando in questa veloce corsa, la gente che incrocio lungo la strada.
Mi fermo, ansante, nei pressi di un semaforo; mi tremano le gambe e avverto il cuore soffocare. Mi manca il respiro.
Che cos’è l’amore? Credevo di saperlo. Ero convinta di saperlo, davvero.
Che stupida…
Ho peccato di presunzione e d’ingenuità. Ho sperato fino alla fine di vedere mia madre e mio padre di nuovo uniti, come un tempo. A litigare, a stuzzicarsi senza mai smettere infondo di amarsi. Ma in questi due anni, troppe cose sono mutate. L’amore tra loro è finito? Sfumato per sempre?
Tutte le storie, anche le più belle, sono destinate ad una fine. La nostra però, non era neanche cominciata, Shinichi!
Riprendo a correre.
Non riesco, proprio non riesco ad immaginarti tra le braccia di un’altra, mi si spezza il cuore!
“Perché mi hai fatto questo, Shinichi?!”
Grido con rabbia. La pioggia diventa sempre più fitta e rigida.
I miei occhi sono inondati dalle lacrime, impossibili da trattenere.
Non vedo più niente...
Con il fiato spezzato, intravedo una luce accecante davanti a me.
Mi avvolge, completamente. Poi, il clacson assordante di un’auto, che frena con violenza.
Ho un sussulto.
D’improvviso, il mio corpo viene sbalzato di molti metri.
E’ tremendamente forte l’impatto.
Mi accascio al suolo, sbattendo contro un albero.
Un dolore lanciante alla schiena e alla testa, mi toglie il respiro. Non riesco a muovermi. Il sapore aspro del sangue invade il mio palato, scorre lungo il collo e il petto, ricopre i miei vestiti.
Non riesco a muovermi, ad alzarmi, a parlare.
Avverto solo le grida delle persone che mi circondano.
Si accalcano tra di loro, guardandomi con terrore.
Fatico a respirare.
Non sento più le gambe, solo la pioggia picchiare con arroganza contro il mio corpo.
Inerme, chiudo gli occhi vinta dal dolore o forse dalla morte.
 



 
Pov Shinichi


 
“Sai cosa ti dico, Kudo? Sei solo un bastardo!”
Incasso il pugno di Kento.
Violento e inaspettato, mi colpisce in pieno viso.
Sbatto con la schiena contro il muro alle mie spalle, sotto gli sguardi increduli di Ai e del Dottore.
Il sapore del sangue giunge rapido alle mie labbra, riportandomi alla ragione.
Mi ripulisco con la manica della giacca, guardandolo con freddezza.
Vedo rabbia e disprezzo sul suo volto.
Volta le spalle, uscendo di casa, gridando a gran voce il nome di Ran.
La mia Ran!
Che cosa ho fatto?

Stringo i pugni, in collera con me stesso.
Devo parlarle, ho bisogno di sapere…
Faccio per uscire anch’io, quando avverto la mano del Dottor Agasa, posarsi sulla mia spalla.
“Shinichi, fa attenzione, l’effetto dell’antidoto potrebbe terminare prima del previsto…”
“Pensa se ti ritrasformassi di nuovo in un bambino davanti ai suoi occhi o a quelli di Kento o anche di un semplice passante…”
La voce di Ai.
Avanza di qualche passo, mi supera. Mi guarda con distacco, con le braccia incrociate, eppure non mi sfuggono le note d’apprensione che vibrano ancora nella sua voce.
“Ho bisogno di vederla, anche solo per un po’…”
Sì, me lo farò bastare, come sempre. Per poi fuggire da lei, con la solita scusa. Vivo d’ombre ormai.
Lascio la villa del Dottor Agasa.
La pioggia non accenna a diminuire, così come i fulmini che squarciano insistenti la volta del cielo, illuminando tutto a giorno, per pochi attimi. Pochi attimi, per illuderci. Per spronarci a credere che prima o poi tornerà il Sole.
“Ran!” grido il tuo nome, percorrendo velocemente il quartiere est di Beika.
Un’ambulanza sfreccia alle mie spalle.
Un brivido corre lungo la mia schiena, il respiro si ferma.
La vedo fermarsi nei pressi di un vialone alberato, qualche km distante dalla strada trafficata.
Un cumulo di gente attorno.
Poi, un urlo che riconosco.
E’ la voce di Kento!
Ma allora…? Ran!!

“Ran!!” Grido allarmato, con disperazione.
Riprendo la folle corsa, raggiungendo il gruppo di persone.
Mi faccio spazio tra loro.
Via, lasciatemi passare! Devo, devo… vedere, devo sapere…
Ran!!
Sangue.
Sangue sul terriccio bagnato.
Sangue sul tuo viso, su i tuoi vestiti.
I tuoi occhi chiusi, il tuo corpo inerme, abbandonato tra le braccia di Kento.
“Ran!!” Mi accascio accanto a te.
Ti stringo a me, allontanando bruscamente Kento da noi. Ti richiamo disperato, scuotendoti senza ragione, sporcando miei vestiti e le mie mani del suo sangue.
Il panico fa tremare le mie gambe, il cuore. Il terrore blocca di nuovo il respiro, contorce il mio stomaco. Non capisco più niente…
“Stalle lontano Kudo, è tutta colpa tua!”
E’… colpa mia?
Ti strappa dalle mie braccia, con rabbia. Due infermieri, ti caricano su una barella.
Mi alzo di scatto, voglio andare con te.
Kento mi allontana con una spinta.
Non ho il tempo di reagire, quasi di respirare, che l’ambulanza riparte a gran velocità.
E’… colpa mia?
Cado in ginocchio, senza forze.
Chino il capo, stringendo con rabbia, tra le mani, il terreno ancora sporco di sangue.
La gente si allontana poco a poco.
Rimango solo con me stesso e con la pioggia, accecato dalla rabbia, dalla gelosia, della disperazione. Grido con forza, grido tutto il rancore e la frustrazione che covo dentro di me da questi due lunghi anni. Che mi avvelenano lentamente, alla quale però, nessuno sembra badare.
Chi può capire la mia angoscia?
Vorrei che la pioggia ripulisse la mia coscienza.
Che cosa ho fatto? Che cosa ti ho fatto, Ran?
Qualcuno giunge alle mie spalle. Avverto dei scalpicci leggeri, da bambino. Mi volto appena.
Ai!?
Mi ricopre con un impermeabile.
Il suo volto è pallido. Mi guarda con tristezza o forse pietà, non saprei interpretarlo. Poi la figura del Dottor Agasa. Mi alzo sorretto da lui. D’improvviso avverto il petto tremare, un dolore lancinante squarciarmi il cuore. Le mie mani e il mio corpo cominciando a sudare.
Riconosco questi sintomi… avverto la testa girare.
“Devo andare da lei, Dottore, voglio andare dalla mia Ran…” Sussurro febbrilmente, in preda ad un violento spasmo, prima di perdere del tutto la conoscenza.
“Ha la fronte che scotta, Ai! Dobbiamo immediatamente riportarlo a casa, presto!”
“Dottore, bisogna evitare che assumi altri antidoti, bisogna cercare nelle sue tasche e farle sparire!”
 


 
Pov Ran


 
Riapro lentamente gli occhi. Una fitta di dolore lanciante, attraversa la mia testa e la mia schiena.
Trattengo il fiato, cercando di abituarmi alle strazianti fitte.
Un raggio di sole, giunge caldo sul mio viso, come una carezza.
Ha finalmente smesso di piovere…
“La mia bambina si è risvegliata! Come ti senti, mia piccola Ran?” 
Qualcuno stringe la mia mano.
Mi volto ancora dolorante, incontrando lo sguardo commosso di mio padre.
E’ seduto su una sedia, accanto al mio letto. L’aspetto trasandato, la barba incolta. Deve essere rimasto a vegliarmi per tutto il tempo.
“Ran, tesoro mio!” La voce di mia madre, dall’altro lato del letto. Mi volto verso di lei. Lo sguardo emozionato, mi bacia appena la fronte, quasi temendo di procurarmi l’ennesimo dolore con quel dolce contatto.
“Vado a chiamare subito il Dottore!” Lascia la stanza, asciugando le lacrime agli angoli dei suoi occhi.
Dopo un’accurata visita, apprendo di aver subito un’operazione al mio arrivo in ospedale, di esservi giunta in gravi condizioni e di essere rimasta incosciente per quasi cinque lunghi giorni. Fatico ancora muovere il braccio sinistro e solo gli antidolorifici sedano i miei incessanti dolori. Ho riportato diverse lesioni, alcune anche interne.
Sonoko e Kento entrano non appena il medico finisce di visitarmi.
“Ran!” La mia migliore amica mi abbraccia, guardandomi commossa, mentre Kento si avvicina me, accarezzandomi una guancia.
“Ehi tu, tieni la mani a posto da mia figlia!”
Sorride divertito davanti l’ammonizione di mio padre. Mi guardo attorno, cercando di scorgere Conan. Ma di lui nessuna traccia. Con tristezza ripenso alla sua fuga, alle sue parole e al mio incontro con Shinichi…  
“Dov’è Conan?” Chiedo, cercando con apprensione, lo sguardo di mio padre.
“Quella peste non è qui! L’ho mandato a giocare con quei suoi amichetti!” Risponde, socchiudendo gli occhi.
E’ ritornato a casa, dunque? Sospiro di sollievo nel saperlo.
“Riguardo a quel detective da strapazzo, invece, sembra essere scomparso dopo quello che ti ha fatto, neanche una visita! Giuro che se lo prendo lo ammazzo!”
Parla di Shinichi, ovviamente.
I miei dolori sembrano risvegliarsi d’improvviso, più aspri e vivi di prima.
“Non avrei mai immaginato un comportamento simile da parte sua…” La voce di Sonoko mi riscuote dai miei pensieri, mi guarda tristemente, stringendomi la mano.
“Non pensarci Ran!”
Il sorriso di Kento. In parte così simile a quello di Shinichi…

Davvero non gli interessa più niente di me?

Perché non ha più dato sue notizie?

Mi ha davvero dimenticata?

 
 
 

Pov Conan


 
“Moccioso, devo darti una bellissima notizia. La nostra Ran si è svegliata. Eri è dovuta andare in tribunale e io sto andando a casa per  prendere un cambio a Ran, mi raccomando non disturbarla, andremo a trovarla stasera, MI HAI CAPITO?!”
Non sono mai stato tanto felice di ascoltare la voce di Goro.
Riattacco immediatamente il cellulare, desideroso di raggiungerla, di parlarle da solo.
Ran, aspettami!
Saluto i miei amici e con fretta, lascio il campetto, dove mi avevano “costretto” a seguirli per giocare, nuovamente intrappolato nel corpo di un bambino.
Dopo l’incidente di Ran, sono svenuto in balia della febbre.
Ai e il Dottor Agasa hanno provvidenzialmente fatto sparire ogni traccia dell’antidoto. Per giorni, ho vegliato impotente su di lei, assieme a Goro e ad Eri, cercando di tenere Kento il più lontano possibile.
In silenzio, ho ascoltato per giorni le sue accuse piene rabbia nei confronti di Shinichi che non ha più dato sue notizie, che non si è minimamente interessato a lei. Come avrei potuto? Ai mi ha ostinatamente negato le sue preziose pillole. Cosa penserà ora, Ran? Devo trovare una giustificazione valida, devo fare qualcosa!
Raggiungo di corsa l’ospedale. Entro nella sua stanza. Sembra dormire, mi avvicino a lei cautamente. Il suo viso è ora rilassato, il suo respiro regolare, quiete, i suoi capelli buffamene scomposti sul cuscino bianco.
Poso un mazzo di rose rosse su mobiletto affianco a lei.
“Che bei fiori. Sei stato molto gentile, Conan…”
La sua voce giunge alle mie spalle. Mi volto, con il cuore in agitazione.
Incontro i suoi occhi limpidi, lucidi che mi guardando con profondità. Allunga una mano verso di me, la stringo con un sorriso. 
“Ascolta Ran… mi dispiace tanto per quello che è successo…” Comincio a parlare, sentendomi in imbarazzo, senza mai lasciare tuttavia, la sua calda stretta. “Riguardo a Shinichi… lui”
Sussulta. Vedo chiaramente il suo sguardo spegnersi e il suo viso intristirsi.
Perdonami, perdonami Ran.
“Ti prego, Conan… non parlarmi di Shinichi. Non parlarmi di lui…”
La sua voce debole, s’incrina. Lacrime cadono fragili, dai suoi occhi.
Il mio cuore si ferma. Allunga l’altro mano verso di me, e io mi sporgo, venendo teneramente stretto da lei. Ricambio il suo abbraccio, senza poter fare nient’altro.
“Lui non… fa più parte della mia vita, ma ti prego, non lasciarmi mai più Conan! Ho bisogno di te!”
Ran!!
Avverto le sue lacrime bagnare disperatamente, il mio viso.
Si abbandona nella mia stretta.
Per un attimo, vorrei essere capace come lei di liberare in pioggia il mio folle dolore.
 
 
 
 
   
 
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