Anime & Manga > Food Wars!
Segui la storia  |       
Autore: Erina91    19/09/2016    6 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Festa movimentata


Stava aspettando che anche Megumi fosse pronta per andare alla festa di Alice.
Quando le aveva chiesto se voleva venire, lei aveva accettato subito e quel fine settimana era arrivato prima di quanto si aspettasse. La festa cominciava alle 20.00 e probabilmente il servizio sarebbe stato a buffet.
Mentiva se diceva di non essere preoccupato per quella sera, perché l'idea di ritrovarsi lui, Megumi, Nakiri e Suzuki nello stesso posto non lo entusiasmava affatto. La situazione sarebbe risultata tesa, soprattutto dopo che aveva saputo del litigio tra Nakiri e Suzuki e in seguito a quello che era successo anche tra lui e Megumi.
Di sicuro c'erano state delle incomprensioni spiacevoli da entrambe le parti e non era convinto che quella serata sarebbe finita bene, però la situazione così era ed erano costretti a conviverci pacificamente.
Chissà se Nakiri e Suzuki avevano chiarito?
Quella domanda gli sorse spontanea, poiché lei non gli aveva più detto com'era finita.
Le sue preoccupazioni interiori furono interrotte dall'arrivo di Megumi che comparve sulla porta finalmente pronta e acconciata. Era carina: indossava un vestito sbracciato, nero, che arrivava poco sopra le ginocchia.
Esso scendeva dolce lungo la sua figura minuta e ai piedi portava un paio di tacchi anch'essi neri.
Le ciocche erano lisciate e ben pettinate, un pinza raccoglieva i due ciuffi ai lati scoprendole il viso. Il trucco leggero.
-come sto, Soma-kun?- chiese, portando le mani sul vestito e girando un paio di volte su stessa per fargli vedere anche la sistemazione dietro. Lui le sorrise con dolcezza.
-stai bene, Megumi.-
Lei arrossì compiaciuta. -grazie.-
-hai preso tutto? Andiamo?-
-come andiamo?- domandò lei.
-pensavo in moto, quindi afferra il casco.- e glielo lanciò, strizzandole l'occhiolino.
Lei lo prese al volo e poi lo indossò.

Arrivati davanti a villa Nakiri, lui e Megumi vennero accolti dal maggiordomo che aprì loro il portone.
Egli li fece strada verso l'immenso salone d'accoglienza che poi li avrebbe portati nella sala ricevimenti.
Megumi era sempre più estasiata dalla maestosità e dalla grandezza della residenza, dai suoi contenuti sfarzosi e dall'arredamento al massimo dell'eleganza. Mentre si incamminavano, accompagnati dal maggiordomo, verso il salone dove si sarebbe svolto il party sentivano provenire da esso voci, chiacchiere, rumori di cocci che si toccavano, di bicchieri che tintinnavano. Musica pop e non solo ad alto volume, regolarizzata da casse che rimbombavano in tutte le mura della villa. E, da quanta confusione c'era, Soma poteva dire che gli invitati erano tanti e Megumi era senza parole.
Arrivati davanti al salone l'affollamento fu ancora più evidente e l'ampio spazio veniva ravvivato non solo della bellezza e della qualità di cibi e bevande alcoliche e non esposti sul buffet, di ogni tipo, ma anche dagli infiniti colori degli eccentrici abiti, molti di essi di marca, indossati dagli invitati. Dopo un formale inchino anche il maggiordomo li lasciò.
Gran parte dei suoi colleghi erano arrivati, ma il suo sguardo andava alla ricerca di una sola persona: Nakiri. La vide seduta sul panchetto del pianoforte che amorevolmente parlava e sorrideva a Suzuki e questo, per quanto doveva aspettarselo, lo infastidì non poco. Era contento che avessero chiarito, ma nello stesso tempo non riusciva a controllare la gelosia.
Come se non bastasse, era bellissima: indossava una golf color beige, bucherellato e da portare con le spalline calate, sopra ad una canottiera marrone i cui laccetti venivano scoperti dalle spalline del golf. Sotto vestiva una gonna nera, velata, che scendeva fluidamente fino alle caviglie, risaltando la snellezza dei suoi fianchi e delle gambe.
Infine.. portava un paio di tacchi con la zeppa abbastanza alta e grossa, che si adeguavano finemente alla forma dei piedi.
I capelli erano raccolti in una crocchia originalmente arrangiata eppure curata, rifinita da forcine, da dove calavano un paio di ciuffi arricciati dietro l'orecchio. Il volto lievemente truccato ma significativo a renderla ancora più affascinante.
Rimase incantato a guardarla per altri secondi indefiniti e distrattamente osservò il resto dei suoi colleghi: anche Alice e Hisako erano molte belle e parlavano un po' con tutti. Hayama, invece, se ne stava da solo a bere un cocktail pre cena, con una gamba sull'altra. Ryou veniva trascinato dal piccolo Naoki verso il buffet che sgambettando goffamente provava a correre. Per ora c'era una bella atmosfera, peccato che l'irritazione per Nakiri e Suzuki non era svanita.
Sospirò stancamente. Il suo sguardo, in seguito, cadde sulla piccola Marika che correva da una parte all'altra della sala con un'altra bambina della sua età e un allegro sorriso solcava le sue labbra. Sembrava divertirsi.
Fu a quel punto che la bambina si accorse di lui e arrestò la corsa:
-che ti succede, Marika-chan? Non vuoi più giocare?- chiese l'altra bimba.
Marika non parve sentire la sua amichetta che la richiamava e andò verso di lui.
-Soma oniichan!- esultò emozionata. -sei arrivato!-
Megumi si fece chiaramente confusa vedendo Marika correre felice da Soma.
-ciao piccola!- la salutò sorridendo e accogliendo le manifestazioni d'affetto della bimba quando si porse per abbracciarlo e subito avvertì una calorosa felicità e un senso di nostalgia quando rispose con dolcezza all'abbraccio.
Era dal giorno dell'acquario che non si vedevano e il tenero sorriso di Marika gli era mancato.
Non si soffermò a pensare al motivo per cui si sentiva così, ormai era diventata una reazione spontanea quando stava con Marika, quindi lo ritenne normale. -vedo che ti stai divertendo!- poi le disse.
Nel frattempo, anche la sua mora amichetta si era avvicinata a loro e lo stava scrutando curiosa perché non l'aveva giustamente mai visto attorno a Marika. -già!- confermò lei radiosa.
Guardò la sua amica e li presentò:
-Karin-chan.. lui è Soma oniichan!-
-ciao oniichan..- lo salutò lei timidamente, nascondendosi dietro Marika.
-piacere Karin-chan!- le sorrise lui, facendola vergognare ancora di più.
-chi sei?- domandò sottovoce, insicura, ancora nascosta dietro Marika.


 
****


-sono un collega della mamma di Marika.- rispose Soma, tranquillo.
-..e il mio eroe delle favole!- aggiunse Marika, sorridendogli candidamente.
Lui si grattò la nuca divertito. -più o meno.- concordò.
-Marika-chan!- esclamò Karin, uscendo allo scoperto. -allora è lui?-
-sì.- annuì Marika radiosa. -te l'ho detto l'altra volta quando sono venuta a casa tua e ti ho mostrato il mio libro preferito.-
-Marika.. avevi già parlato di me a Karin?- chiese sorpreso.
Lei sorrise armoniosa. -certo!-
Rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Megumi era senza parole, perplessa e interessata a sapere chi erano quelle due bambine e perché la bambina che si chiamava Marika appariva tanto attaccata a Soma e non sembrava avere problemi di timidezza con lui.
La osservò meglio: aveva all'incirca sei anni, era bellissima quasi da sembrare un vivace angioletto con quei riccioli biondi e lo sguardo innocente e solare, ma ciò che la colpì di più era il colore dei suoi occhi che, oltre ad essere luminosi e grandi, erano identici a quelli di Soma. Chi era questa bambina? Perché sembrava tanto affezionata a Soma?
Mentre rifletteva si ricordò della discussione avuta con lui qualche giorno fa e di quello che lui gli aveva detto di Nakiri: aveva accennato che aveva una figlia. Che fosse proprio Marika la bambina di Nakiri?
La risposta era ovvia. Quella bambina si chiamava Marika Nakiri e non poteva essere altrimenti perché erano molto simili. Era strano, però, il legame che sembravano aver intessuto la bambina e Soma: c'era simpatia, affetto, dolcezza, protezione negli occhi del secondo e affinità, affetto, ammirazione, confidenza negli occhi della prima.
Sembravano davvero padre e figlia, lei aveva anche il suo stesso colore degli occhi.
Spalancò le iridi e scosse la testa scioccata di fronte a quell'assurdo pensiero. Non poteva essere.
Era impossibile che Marika fosse figlia di Soma. Da quello che sapeva tra lui e Nakiri non c'era stato niente oltre al rapporto professionale e forse un'inconfessata attrazione che non era mai stata soddisfatta.
Doveva essere impazzita per fare una supposizione simile.
No, il problema era che dopo quello che era successo tra loro aveva perso la fiducia in Soma e questo non poteva cambiare anche se avevano chiarito le incomprensioni. Per cui metteva in dubbio, inconsciamente, qualsiasi cosa riguardasse la vita del suo compagno. Era diventato un problema non indifferente nella sua relazione con lui. Faceva male.
Era per caso paranoica?
Comunque, doveva riprendersi in fretta e per farlo afferrò la mano di Soma che strinse la sua di conseguenza.
Stava per chiedergli conferma su chi era Marika, quando fu quest'ultima a farle la stessa domanda:
-oneechan.. chi sei?-
Soma fissò la bambina e rispose:
-lei è una persona molto vicina a me.- la presentò. -si chiama Megumi.-
-piacere oneechan.. io sono Marika.- le sorrise.
Allora Megumi avvicinò lentamente la mano e gliela strinse:
-piacere mio, piccola.-
Sentì Soma raccogliere un sospiro sollevato.
Anche lei, dopo aver visto la tenerezza con cui Marika le si era rivolta, si rilassò un po' e istintivamente le sorrise.
Si presentò anche a Karin.

 

****


Era più tranquillo ora che sembrava che Marika non avesse problemi con Megumi, benché era sicuro che quest'ultima avesse capito che la bambina era la figlia di Nakiri. Però, ad un tratto, Marika se ne uscì con una domanda:
-Soma oniichan.. sei vicino a Megumi oneechan come anche mamma e Rokuro oniichan sono vicini?- avvertì subito un moto di fastidio di fronte alla curiosità di Marika perché già era geloso di Nakiri e Suzuki.
-sì, è così, Marika.- dovette rispondere adottando un sorriso di circostanza.
La bambina si fece improvvisamente silenziosa, ma quella tesa conversazione fu interrotta dall'arrivo di Alice:
-buona sera a voi!- carezzò con affetto le zazzere delle due bambine e quel gesto riuscì a distogliere loro l'attenzione da lui e Megumi. Poi aggiunse sorridendo pacata:
-bambine.. perché non andate a vedere i nuovi stuzzichini arrivati?-
Lui le fu grato per averlo tolto da una situazione complessa.
-certo zia!- ubbidì subito, Marika, stringendo la mano di Karin:
-andiamo Karin-chan?-
L'altra bambina annuì docile.
Marika rivolse l'ultimo simpatizzante sorriso verso di lui, scuotendo la mano energica:
-ci vediamo dopo, Soma oniichan!-
Guardò anche Megumi e la salutò educatamente.
-certo! A dopo, Marika.- rispose lui, accarezzandogli la testa premuroso.
Megumi, intanto, portò gli occhi su Alice:
-buon compleanno, Nakiri-san.- le augurò cordiale.
-grazie Todokoro.- sorrise lei, falsamente servizievole. -Erina mi ha detto di recente che la “fantomatica” ragazza di Yukihira-kun eri tu. È un piacere rivedersi dopo anni. Non sei cambiata molto.-
-già, anche per me lo è. Soma-kun mi ha detto che te e Kurokiba siete sposati.
A dir la verità anch'io ho saputo da poco che siete colleghi.-
Alice lanciò un'occhiata sospetta verso Yukihira:
-davvero?? ma pensa un po'!- esclamò sarcastica e adocchiò subito l'espressione agitata di Megumi davanti a quell'allusione. Lui si fece nervoso e cercò di rimediare l'atmosfera cambiando discorso:
-buon compleanno, Alice.-
-non avete nessun regalo per me?- ironizzò fintamente avida.
-il regalo è unico: ogni collega ha messo una parte di soldi.-
-lo immaginavo.. era solo per prendervi un po' in giro.-
-neanche tu sei cambiata Nakiri-san.- constatò Megumi, sorridendo.
Lei ridacchiò maliziosa. -lo prenderò come un complimento!-
Passò un attimo di silenzio e fu lui ad interromperlo:
-Megumi.. che ne dici se andiamo a salutare anche gli altri? È un po' che non li vedi, giusto?- propose lui.
Alice annuì e li fece strada verso gli altri.

 

****


Gli ospiti erano tutti arrivati e la festa era entrata nel vivo già da un paio d'ore.
Da lontano, Erina, nonostante Rokuro non l'avesse lasciata un attimo da sola perché da quando avevano discusso si era fatto addirittura più morboso, aveva osservato tutto l'arrivo di Todokoro e Yukihira seguendo di sfuggita l'interazione tra i due, sempre attaccati perché lei non sembrava sentirsi a suo agio in ambienti altolocati e tanto eleganti. Aveva analizzato la conversazione tra Marika e Yukihira che, come al solito, si era rivelata assai significativa e profonda, amorosa e ricca d'affettività, condita da sorrisi sinceri e adoranti da ambedue le parti, che l'avevano portata a preoccuparsi ulteriormente del suo segreto. Infine, come se non bastasse, aveva visto il momento in cui Alice era andata a “salvare” la situazione e allo stesso tempo a peggiorarla con la sua eccentrica personalità, creando zizzania tra Yukihira e Todokoro.
In effetti.. era da sua cugina esagerare nel giocare con gli equivoci, solo per un sano divertimento personale, sadicamente, e in qualche modo_forse_ cercandole di farle un favore con Yukihira, a lei non gradito.
Mentre guardava si era soffermata, soprattutto, a studiare i comportamenti che Megumi e Yukihira avevano l'uno con l'altra ritrovandosi gelosa del loro potersi toccare, sfiorare, parlarsi senza doversi preoccupare delle ripercussioni; cosa che lei, per tanti motivi, non poteva fare. In particolare perché si ostinava a far funzionare il suo rapporto con Rokuro, che già di suo stava vacillando per colpa degli ambigui sentimenti provati per Yukihira, ma in special modo perché era invidiosa di come si presentasse graziosa e delicata Todokoro e costretta a dover ammettere che si era fatta più carina nel corso degli anni. Il fisico minuto e il volto delizioso, uniti alle sue timide movenze, erano indubbiamente il pezzo forte del suo fascino e di fatto era infastidita di vederla così vicina a Yukihira desiderando, con disappunto, di voler essere al suo posto.
In egual modo doveva fare attenzione che Rokuro non si accorgesse della sua confusione mentale e non era facile perché, dopo la discussione, sembrava controllarla di più rispetto a prima. Fortunatamente, per ora, gli aveva nascosto piuttosto bene le sue preoccupazioni e, se guardava Yukihira, cercava di farlo con la migliore discrezione possibile.
Ascoltava quello che Rokuro diceva con attenzione essenziale, cercando di fornirgli risposte scontate e che gli dessero una soddisfazione immediata. Effettivamente, quell'atteggiamento, era irrispettoso nei suoi confronti.
Non lo riteneva, comunque, del tutto errato se pensava che per gran parte della festa Rokuro si era fatto soffocante ed era sicura che la spiegazione al suo atteggiamento maniacale era la presenza di Yukihira nello stesso luogo e, se avesse continuato a stargli così appiccicato, presto glielo avrebbe fatto notare finendo per litigarci ancora.
Dunque, avvertì un'istantanea sensazione liberatoria quando lui annunciò:
-vado a prenderti da bere, che ne dici?-
-grazie!- gli sorrise. Pensò che era il momento di allontanarsi fingendo di intrattenere altre conversazioni con i colleghi, ma non fece in tempo a farlo che Rokuro era già tornato con un bicchiere di spremuta d'arancia.
-ecco a te!- lei afferrò il bicchiere e iniziò a bere un sorso.
-tu cosa hai preso?- gli domandò.
-oh! Un bicchiere di vino bianco. Vuoi assaggiare?-
-no, grazie, sto bene con la spremuta.-
Rokuro appoggiò il gomito sul tavolo dove erano seduti e portò gli occhi su Yukihira e Todokoro, agitandola, preparatosi a ricevere l'ennesima accusa di adulterio. Per suo sommo sollievo non successe:
-davvero deliziosa la compagna di Yukihira-kun, non credi?-
L'irritazione la accolse lo stesso di fronte all'ennesima frecciatina.
-già.- decretò lei piatta. -dove vuoi arrivare, Rokuro? Non l'hai detta a caso.-
-ti assicuro che nella mia considerazione non c'era alcun doppio fine, Erina.- puntualizzò secco. -non ho intenzione di ripetere quello che è successo tra noi l'altra volta, perché sappiamo benissimo entrambi come finirebbe.-
-spero che pensi davvero ciò che hai dichiarato.- replicò lei.
-lo penso davvero.-
Lei lo fissò con decisione:
-allora perché mi sei stato attaccato tutta la sera? Non hai parlato con nessuno dei colleghi con cui ti trovi meglio, preferendo la mia compagnia tutto il tempo. Mi sento controllata, Rokuro, e ti assicuro che è fastidioso.-
Lui si sentì offeso da tali parole e gelido ribatté:
-ho solo pensato che ti facesse piacere la mia compagnia, Erina.-
Lei sospirò esasperata:
-non fraintendere.- esordì rapida. -non ho detto che non mi piace la tua compagnia, ti ho solo fatto notare che oggi sembri irrequieto e come se sentissi il bisogno di starmi più vicino, quando di solito parli con tutti e entrambi abbiamo sempre avuto i nostri spazi. È diverso stasera.-
-forse hai ragione, Erina, sono irrequieto.- ammise schietto. -so che abbiamo chiarito la discussione che abbiamo avuto, ma come hai ben capito la presenza di Yukihira-kun mi rende nervoso e mi infastidisce.-
-dovrai imparare a conviverci con questo fastidio perché lui è un nostro collega e non possiamo farci niente.- rispose duramente, lei. -ti ripeto che le tue paure sono infondate.- aggiunse mentendo ancora e sentendosi in colpa.
Lui si aprì in una smorfia irritata. -quindi, cosa vuoi che faccia?-
-parti con il lasciarmi lo spazio che mi lasci di solito in tali occasioni.- cominciò asserendo perentoria. -per colpa tua non ho parlato neanche un po' con Hisako o Alice e lei è anche la festeggiata. Ti pare corretto?-
Rokuro finalmente si fece comprensivo e probabilmente rassicurato dal fatto che le sue intenzioni di staccarsi da lui non sembravano contemplare l'idea di una sua futura conversazione con Yukihira_ed era ciò che il suo compagno temeva di più_dato che aveva parlato unicamente di Hisako e Alice. Così, per convincerlo ulteriormente, sostenne ancora:
-sappi che, se non c'è fiducia nel rapporto, non si va da nessuna parte.-
Si sentiva un'ipocrita a dire moralità simili visto che, se Rokuro avesse saputo quello che c'era nella sua testa, la verità identità di Marika in primis e ancora.. i pensieri poco casti che si faceva su Yukihira, l'adulterio mentale continuo, i ricordi passati e costanti di quella notte, le menzogne che gli aveva detto per far andare avanti la loro relazione.. e soprattutto ciò che era successo qualche giorno fa tra lei e Yukihira, la poca fiducia in lei che già gli era rimasta sarebbe crollata nel giro di un secondo e i valori che tanto ostentava per avere un miglior rapporto con lui sarebbero apparsi solamente come buone parole, nonché lei come la persona più bugiarda e falsa tra i due.
-sbaglio o i tuoi amici/colleghi, hanno cercato un approccio con te per tutta la sera?
Dovresti parlarci anche solo per accontentarli vista la loro disponibilità.-
-ora che mi ci fai pensare, dovevo chiedere un favore anche ad uno di loro.- rifletté attentamente.
-vado a farlo. Sei contenta adesso?-
-grazie di aver capito. Ci vediamo più tardi.-
Quando si fu allontanato, si lasciò andare ad un sospiro sollevato.
Come aveva detto a Rokuro, decise di andare a parlare con Alice e mentre si dirigeva verso sua cugina notò con sorpresa Hisako e Todokoro parlare animatamente. Era la prima volta che vedeva quest'ultima lontano da Yukihira, di conseguenza aveva perso di vista anche lui e nel salone non sembrava esserci più. Cercò di pensarci il meno possibile e si impose di andare a fare conversazione con Alice, almeno Rokuro sarebbe stato tranquillo. Non voleva discuterci ancora.
Il loro rapporto ultimamente non era più complementare, si era fatto fortemente contrastante e non era piacevole.

 

****


Si era portato sul principesco balcone della villa, improvvisamente bisognoso di prendere una boccata d'aria e di fumare una sigaretta in santa pace, lontano dal chiacchiericcio da sala e dalla tensione che avvertiva nel far fronte a quella pesante e stressante situazione tra lui e Megumi, Suzuki ed Erina. Megumi non si era separata un attimo da lui perché non sembrava sentirsi a suo agio in ambienti tanto prestigiosi, non che lui si sentisse meglio ma sicuramente appariva più abituato di lei. Anche Suzuki, come aveva notato, con sua disapprovazione non si era allontanato un attimo da Nakiri privandolo di avere qualsiasi contatto con lei e da una parte era stato meglio vista la presenza di Megumi e la sua intenzione di non farla più soffrire, dall'altra era frustrante vederli sempre accollati e intenti in qualche sdolcinata effusione. Sembrava che solo lui sentisse la tensione e questo era mortificante se si chiedeva come in realtà Nakiri la pensasse in proposito e, se ci riflettiva, ai suoi occhi risultava spensierata. Di certo era brava a nascondere le sue emozioni, gliene doveva dare merito. Soffiò fuori l'ennesima nuvoletta di fumo osservandola passivo espandersi in una condensa grigiastra e lentamente dissolversi nell'aria, in una visione quasi ipnotica da quanto era immerso nei suoi pensieri e sentì il nervosismo acuirsi pian piano. Aveva colto l'occasione per stare un po' da solo quando aveva visto Megumi adeguarsi all'atmosfera e agli invitati iniziando a parlare di ricordi passati con Hisako, sicuramente la più amichevole e socievole tra le ragazze, visto che sia Nakiri che Alice erano complesse e avevano un caratterino piuttosto peperino e indomabile, non adatto alla semplicità di Megumi. O meglio.. se non fosse successo quello che era successo tra lui e Nakiri, forse Megumi sarebbe andata d'accordo anche con lei, solo che ormai la frittata era fatta e la rivalità tra le due per colpa sua era scoppiata e di certo da adesso in poi Megumi avrebbe guardato Nakiri con una vena sospettosa.
Caratterialmente Megumi era una persona tranquilla e modesta, ma questo non voleva dire che fosse ingenua o codarda, dato che aveva mostrato varie volte un coraggio nascosto_anche se lo metteva in mostra in rare situazioni_.
Comunque, era felice che si fosse di nuovo aperta con i suoi vecchi compagni di scuola e lui aveva deciso di lasciarla da sola pensando che fosse la cosa migliore, visto che era teso e sarebbe stato inutile.
Alzò gli occhi verso il cielo, ammirando il luccichio delle stelle di quella notte e fu a quel punto che la loro luminosità lo portò a ricordare ancora quella notte con Nakiri, come un tormento..

Lei lo fissò dritto negli occhi e lui si specchiò in quelli suoi.
Lo sguardo di Nakiri era languido mentre gli trasmetteva attraverso esso ciò che fare l'amore con lui le aveva scatenato. Le loro gambe erano vicinissime e si strusciavano a vicenda in una piacevole e preziosa carezza.
Entrambi erano confusi ed incerti sui loro sentimenti perché le emozioni potevano benissimo essere state amplificate dalla sbronza, e anche in quel momento in cui il loro guardarsi aveva più valore di qualsiasi altra parola poteva essere frutto dell'alcol assunto, ma a lui non importava, voleva solo godersi l'attimo e cicatrizzarlo come l'immagine dei suoi stessi occhi perché quella notte brillavano solo per lui e come due stelle incantevoli. Lo esploravano con curiosa attenzione, lucidamente si chiedevano cos'era stata quella notte e allo stesso tempo sembravano avere paura della risposta. Irrazionalmente, invece, neanche Nakiri sembrava volersi soffermare sui dubbi, su ciò che aveva provato e ne ebbe la prova quando avvicinò le labbra alle sue alla ricerca di un altro contatto ravvicinato e desiderato:
-Yukihira..- sussurrò -..perché siamo finiti a letto insieme?-
Lui d'istinto, voglioso di sfiorarla, avvicinò la mano verso la guancia e gliela accarezzò con dolcezza.
-non lo so, Nakiri. Volevamo farlo, forse?-

Aveva detto esattamente quello che pensava ed era la verità, perché se era successo era perché lo volevano.
Si parlavano a vanvera, ma più che parlare biascicavano parole che avevano_nonostante fossero brilli_una sincerità di fondo. Rappresentavano un desiderio sopito per anni ed esploso nel momento più impensabile e assurdo, eppure tangibile e rivelatore, o almeno era quella la sensazione che ebbe in quell'istante e non voleva dimenticarla.
Sperava di ricordarla anche la mattina seguente.

Non smise per un attimo di guardare gli occhi di Nakiri e neanche spostò la mano dalla sua guancia, finché le palpebre di lei non si chiusero lentamente e, nel “limbo” del dormiveglia, farfugliò:
-non doveva succedere..-
Ci mise più tempo di lei ad addormentarsi e la guardò dormire accucciata accanto lui, ascoltando il suo respiro regolare capace di rilassarlo a sua volta, spontaneamente le carezzò con il dito medio la pelle delicata della sua guancia e salì in un movimento cauto e cullante verso la sua fronte per spostare con cura i ciuffi che gliela coprivano: un leggero tatto accompagnato da un abbozzato sorriso.
-non voglio che tu dimentichi ciò che è successo, Nakiri..- commentò fra sé e sé, guardandola e stupendosi della razionalità di quelle parole_visto quanto si sentiva ancora sotto alcolici_e specialmente dell'intensità del desiderio pronunciato. -e soprattutto..- riprese ancora -..nemmeno io voglio dimenticare quello che è successo.-

Anche se la possibilità di ritrovarsi con ricordi vaghi, data la sbronza, era sicuramente la più probabile sperava comunque di ricordare le sensazioni provate quella notte con lei.
Sebbene alternasse momenti di passività ad altri di estrema chiarezza, sentiva che le parole che gli erano uscite di bocca erano sincere e fortemente dettate dalla sua volontà..


Esattamente. Le stelle quella sera brillavano come gli occhi di Erina quella notte.
Aveva desiderato non dimenticare ciò che era successo tra loro e la sua speranza in qualche modo era stata accontentata, peccato non si immaginasse avrebbe patito a tal punto nel ricordarne i dettagli. Non era pentito di aver sperato di non dimenticarne le sensazioni, ma di certo non si aspettava che il ricordo diventasse tanto doloroso.
-Yukihira..- la lieve voce di Nakiri raggiunse le sue orecchie in una carezzevole e nostalgica melodia proveniente alle sue spalle. A sua volta si girò per rendersi conto che lei era proprio davanti a lui:
-Nakiri..- disse solo, retorico. Lei sbuffò ed esausta rispose:
-credimi, non pensavo di trovarti proprio sul balcone. Speravo di poter stare da sola, ma sembra che il destino trovi gusto nel farci incontrare nei momenti meno opportuni. Non credi che sia meschino?-
Portò gli occhi avanti, lontano dal suo sguardo, affiancandosi a lui e appoggiando le mani sulla ringhiera.
Lui seguì papalmente ogni sua mossa, osservandola piegare la schiena in un gesto involontariamente sensuale, per mettersi in una posizione più comoda sulla ringhiera. -il tuo turno sul balcone è finito, Yukihira, vattene dentro.-
Lui ridacchiò divertito da tali parole e stette al suo gioco:
-mi dispiace, Nakiri, ma c'ero prima io.-
Lei lo fissò contrariata:
-sai di tabacco da far paura.- sbottò aspra. -quante sigarette hai fumato?-
Lui si grattò la nuca, a disagio. -almeno un paio nel giro di mezz'ora.-
-ti fa male.- lo rimproverò severa. Poi, ad un tratto, d'impulso aggiunse:
-anche quelle notte sapevi di quell'odore..-
Aveva ricordato un dettaglio di quella notte proprio parlando con lui e non sembrava averlo fatto con esplicita intenzione, era stato spontaneo e assolutamente non necessario ai fini della conversazione. Si stupì di sentire quanto fosse insignificante come dettaglio, rispetto ad altri, eppure era incredibile che si ricordasse un particolare del genere.
Dal suo punto di vista era significativo perché Nakiri sembrava ricordare precisamente ogni evento di quella notte come faceva anche lui. -Yukihira!- in seguito esplose, arrossendo. -non fare caso a ciò che ho detto!-
Era tornata a pensare con razionalità e lui trovò ironica la sua reazione.
-sai che non puoi farmi una richiesta simile, vero?- la stuzzicò infatti.
-non farci caso e basta!- ribadì ancora, innervosita.
-oltre a sapere di fumo, di cosa sapevo?-
Lei lo fulminò minatoria. -finiamola!-
Lui la osservò ancora, considerando ogni minima piccolezza di quella sera: dai lineamenti del suo volto, alla posizione in cui si trovava, allo stile vestiario, a come si sentiva ad averla finalmente accanto dopo tre ore senza interagirci e le sensazioni furono numerose ed ugualmente potenti: era irresistibile. Perché erano finiti sullo stesso balcone?
Era la sua rovina quella situazione e lui lo sapeva benissimo, soprattutto ora che l'ennesimo ricordo della notte d'amore con lei era sopraggiunto. -sai Nakiri..- cominciò appunto, consapevole di starsi inoltrando in un “territorio proibito” e dettato unicamente dall'impulsività che lo assaliva quando era con lei:
-..stasera anche tu sei affascinante quanto lo eri quella notte.-
La vide imbarazzarsi, colta dall'imprevedibile complimento, che la portò a distogliere lo sguardo da lui e a cercare goffamente di correre ai ripari. -perché hai detto una frase simile?- protestò tesa e agitata, frustrata. -lo sapevo che dovevo andarmene dal balcone, perché a quanto pare nessuno dei due riesce a rispettare ciò che ci siamo prefissati.-
Si voltò dandogli le spalle e un'altra volta lui la fermò per il polso:
-perché ti sei inclusa anche tu nella considerazione?-
-dovresti proprio finirla di fermarmi in maniera tanto brusca, Yukihira.-
Scrollò il polso dalla sua salda presa e se lo massaggiò:
-lo sai perché, Yukihira.- affermò seccamente.
-finiscila di cercare delle risposte da me perché non voglio dartele. Non voglio alcun tipo di rapporto.-
-se non vuoi darmele, allora trattieniti anche tu.- replicò lui. -sostieni di avere più controllo di me quando siamo insieme, ma effettivamente ogni volta ti contraddici da sola. E non dirmi che non è così.-
-questo perché tu, purtroppo, con il tuo fastidioso modo di fare sei persuasivo.- ribatté accusatoria.
-non è questo il motivo, Nakiri.- insisté lui:
-reagisci in una determinato modo alle mie attenzioni perché tra noi non è affatto finita.-
-il problema, Yukihira, è che non è nemmeno cominciata e non ho intenzione di farla iniziare adesso!-
Lo fissò gelida. -spero ti sia chiaro.-
-ah sì? Io invece credo che era cominciata già prima di quella notte, solamente che noi non l'avevamo capito pienamente.-
-questa è solo una tua opinione. Un tuo convincimento.- borbottò titubante. -da parte mia non è così.- precisò in seguito, diretta. Ci fu un attimo di silenzio nel quale tra i due non ci furono più parole.
Fu lui ad interromperlo portandosi una mano tra i ciuffi, esasperato:
-cosa stiamo facendo, Nakiri? Che tipo di conversazione è questa?-
-una conversazione che non doveva iniziare, Yukihira.- decretò lei:
-sei tu ad averla cominciata con il tuo solito modo di fare; con la sua sincerità e la tua schiettezza, esattamente le caratteristiche che mi mettono più in difficoltà.- seguì ancora. -dobbiamo smetterla.-
-non lo faremo. Lo sai questo, Nakiri?- continuò lui incisivo. -non lo faremo perché, che lo vogliamo o no, c'è qualcosa tra noi. E sai perché c'è? Perché ogni volta che stiamo insieme ogni nostro scambio di parole è capace di mettere in discussione tutto ciò che di più caro abbiamo adesso.-
-e allora, Yukihira, visto che sei tanto saggio e realista, cosa proponi di fare?-
Ovviamente la frase le era uscita provocatoria.

 

****


-non lo so, Nakiri.- rispose lui:
-non finché continuiamo ad essere indecisi su cosa vogliamo veramente l'uno dall'altra. Non finché siamo impegnati.-
Sapeva che Yukihira aveva ragione, ma non voleva dargli una soddisfazione simile perché era consapevole che, se avesse risposto con sincerità, avrebbe compromesso nuovamente la sua relazione con Rokuro. In fondo era inutile che accusasse Yukihira di avere un scarso autocontrollo quando si trattava di parlarci perché lei stessa ce l'aveva e la frase che gli era uscita sul fumo ricollegandolo a quella notte ne era la prova inconfutabile. In realtà, inoltre, sebbene il fumo facesse male davvero, ogni volta che vedeva Yukihira fumare pensava al profumo che aveva la notte in cui avevano fatto l'amore e finiva per far andare per la sua strada la mente. Era sexy quando fumava, tra l'altro, ma in effetti a lei faceva sempre quell'impressione e, per quanto si ostinasse a nascondere le sue emozioni_con poco successo_finiva comunque per apprezzarlo in tutti i sensi possibili ed era deprimente e poco ortodosso. Era più che ovvio che, quando si trovava da sola con lui, le emozioni erano amplificate e finiva per gradire, purtroppo, follemente la sua presenza.
Che lo negasse o meno, stava bene con Yukihira: era agitata sì, vista la quantità di sensazioni sconosciute, però nello stesso tempo si sentiva anche a suo agio. Non analizzata. Non giudicata. Guardata solamente per la persona che era e non per il suo grado di appartenenza sociale o per il palato sopraffino di cui era dotata, o ancora.. per le infinite capacità che aveva. Solamente lei come persona a se stante. Nella sua individualità.
Quella sensazione di accettazione e completezza totale l'aveva sentita anche quella notte, nonostante la sbronza, e la sentiva ogni attimo che condivideva con Yukihira. L'attrazione per lui non svaniva, in quei casi, anzi.. raddoppiava facendosi sempre più intensa e incontrollabile. Quella sera non era da meno. Inutile dire come era rimasta incantata dal suo corpo, dal suo volto, da come gli abiti che indossava calzassero febbrilmente sui suoi fisici contorni.
Nelle sue virili forme, nella suo fascino selvaggio quanto attraente e sfizioso, per non parlare della magnetica immagine di Yukihira che si portava il filtro della sigaretta verso le labbra ispirando la nicotina con pacatezza, in un gesto impersonale che apparteneva solo a lui, ma che lei trovava affascinante come il ricordo di quelle stesse labbra che sapevo di un misto di frutta, alcol e tabacco che l'avevano vezzeggiata con ricercata passione quella notte e pochi giorni fa. Frena Erina. Si impose ancora, stava vagando un'altra volta su “sentieri pericolosi” e non poteva permetterselo dato che doveva mostrarsi autonoma e decisa davanti alle fragilità che le scatenava Yukihira con un semplice tocco capace di destabilizzarla.
E allora mentì ancora, ermetica:
-io non sono indecisa, non mettermi in bocca parole che non ho detto.-
Lui sospirò ancora, senza speranza:
-lo sai che sei davvero testarda, Nakiri?-
-lo sai che questo vuol dire accusare, Yukihira? Non sto mentendo.-
-è vero che sei brava a nascondere le tue emozioni e ciò che pensi e francamente è una parte di te che ho sempre trovato intrigante fin dai tempi delle superiori, ma non abbastanza per me. 
Te l'ho detto che ti osservo sempre.- sorrise ilare. -..e ho imparato a capire un po' come ragioni.-
-non ti sembra di essere un tantino presuntuoso?-
Il sorriso che le aveva rivolto l'aveva letteralmente sciolta, ma doveva fare in modo di dimenticarlo se non voleva cascare nuovamente nella “trappola” dell'irrazionalità mentre lo affrontava fieramente.
Lui scoppiò a ridere allegro. -lo sai che un po' lo sono, Nakiri.-
-e dovresti anche smetterla di farmi complimenti nella speranza che ti assecondi nel tuo continuo flirtare con me.-
-anche tu lo fai Nakiri.- la punzecchiò lui, allusivo. Si scambiarono un'occhiata che lei poté definire solamente “passionale” e “desiderosa”, incapaci entrambi di trattenerla, immersi in una seduzione tacita e reciproca che durò qualche secondo indefinito. -certe frasi dovresti dirle a Todokoro Megumi.-
Silenzio che fu interrotto da lei con l'asserzione meno adeguata al momento, visto che era stata pronunciata con una punta di fastidio che nemmeno a Yukihira sfuggì, portandola a maledirsi per la lingua tagliente che si ritrovava.
La risposta di Yukihira la spiazzò:
-non puoi dire qualcosa che non pensi fino in fondo, giusto?-
-mi stai dicendo che non credi che Todokoro sia intrigante?-
-non ho detto proprio questo.- obiettò lui tranquillo. -penso solo che tu lo sia di più perché sei molto più complessa di Megumi. Questo non vuol dire che attribuisca a Megumi una mancanza di fascino, altrimenti non ci sarei stato insieme per quattro anni, solamente che possedete caratteristiche diverse e le tue saltano più all'occhio. Come ben sai, eri popolare e molto ammirata alle superiori.- ridacchiò divertito, ricordando i momenti in cui Nakiri attraversava i corridoi della Tootsuki attirando gli occhi addosso, i suoi compresi, con il suo regale spiccare. Soprattutto i suoi di occhi. Si corresse sorridendo vivace. -penso che sia una cosa orrida da pensare della tua ragazza.-
-può darsi, in effetti.- concordò lui, enigmatico. -anzi.. sicuramente è così.-
Adocchiò un'espressione dispiaciuta nel volto di Yukihira.


 
****

 
Lui era più che consapevole che la sua attrazione per Megumi era carente, o almeno.. non forte quanto doveva essere e questo lo faceva sentire in colpa. Era raro cogliere espressioni tanto addolorate nei suoi occhi e lei decise di rispettare il suo silenzio. Trascorse qualche minuto prima che lui riprendesse a parlare e a “sparare” commenti privi di tatto:
-ho notato che hai chiarito con Suzuki-san.- difatti disse. -sono contento.-
Lei si irritò di fronte a quell'esplicita menzogna:
-non dire cose che non pensi, Yukihira.-
-a quanto pare faccio davvero schifo a mentire, eh?- ironizzò con amarezza.
-infatti fai schifo.- rincasò lei. Yukihira ridacchiò:
-comunque..- riprese -..da una parte ho mentito, dall'altra no: sono sollevato di non vederti più ridotta come qualche giorno fa. Sai Nakiri.. non mi interessa come stia Suzuki-san e nemmeno cosa abbia in mente, ma se si tratta di te preferirei non doverti più veder stare così male.-
Lei avvampò davanti a quella frase tanto dolce quanto protettiva:
-come al solito, Yukihira, sei talmente diretto da scioccarmi.- farfugliò impacciata. Lui la fissò negli occhi, portò lentamente una mano sulla sua guancia strappandole un'espressione sbigottita e le fiatò vicino alle labbra:
-lo prenderò come un complimento, Nakiri.- detto questo, salì dal viso verso i ciuffi biondi, giocando distrattamente con il suo ricciolo a lato dell'orecchio, per poi lasciarle un'ultima carezza sui capelli, tenera, lieve, ipnotizzante, facendole sentire le gambe molli, il corpo leggero come una piuma e vulnerabile come un uccellino appena uscito dal nido. Vergognosa.
-grazie per la conversazione.- in seguito aggiunse, facendo calare la mano che aveva giocato con il suo ciuffo.
-sono contento di esserti riuscito a parlare.-
Il colpo finale glielo inflisse con il sorriso più meraviglioso della serata, unicamente rivolto a lei.
Rimase bloccata, in piedi sul balcone, finché Yukihira non scomparve dalla sua vista lasciandola con il fiato sospeso.
Riuscì a buttare fuori l'aria dalla bocca solo dopo qualche minuto, accompagnata da un sollievo: aveva veramente pensato che di lì a poco l'avrebbe baciata. Da una parte era contenta non fosse successo, non doveva succedere, dall'altra le aveva lasciato l'amaro in bocca e dovette fare fatica ad ammettere, purtroppo sentendosi orribile, che lo aveva un po' sperato e questo non andava bene. Anzi.. era sempre peggio. Nonostante si imponesse controllo e maturità, una gestione delle emozioni che a 27 anni dovevi già avere, con Yukihira faceva un costante sforzo per “mettersi un freno”, soprattutto quando se ne usciva con quegli inaspettati gesti che, seppur innocenti, celavano un desiderio carnale profondo, una sublime passione dal potere di riaccenderle ogni emozione sotterrata dopo quella notte con lui.


****
 

Stava raggiungendo Megumi, che era intenta a prendere da bere al buffet, con ancora l'immagine del volto di Nakiri impresso nella testa. Confuso dalla quantità di sensazioni che aveva provato e come si era sentito ad avere avuto la possibilità di parlare con lei anche quella sera. Avvertiva ancora la mano bruciare, le dita fremere, dopo averla sfiorata un'altra volta ed era fuggito via perché altrimenti la voglia di baciarla sarebbe esplosa vista anche l'atmosfera ideale e i comuni ricordi di quella notte di entrambi. Per la prima volta avevano, sebbene negando a vicenda o non ammettendo pienamente ciò che provavano, guardato solo a quello che li legava. Niente Suzuki. Niente Megumi. Solo loro. Esclusivamente loro. Almeno per gran parte della discussione avuta. Più la guardava, più voleva baciarla e capire cosa li legava. Perché qualcosa ancora c'era e sarebbe stato inutile continuare a negarlo poiché, più lo negava, più questi misterioso legame e la potenza delle emozioni ristagnavano dentro di lui, chiedendo di essere esternati e soddisfatti.
Voleva davvero capire cosa provava per Nakiri, indipendentemente da Megumi.
Se lo avesse capito, sarebbe stato anche capace di prendere una scelta definitiva e in qualsiasi caso avrebbe messo fine ai dubbi che Megumi aveva. In positivo o in negativo, per ambedue.
Voleva fare chiarezza e per farlo aveva bisogno di tempo, di più risposte.
Tra l'altro non riusciva a credere che di nuovo era riuscito a mantenere un controllo decente con Nakiri, benché l'enorme fatica visto quanto la bramosia di baciarla fosse pressante, e invece ce l'aveva fatta.
Tuttavia, sapeva che prima o poi_se non faceva qualcosa_avrebbe finito per commettere la stessa pazzia che aveva rischiato qualche giorno fa e tale possibilità non era da sottovalutare, poiché i sentimenti per Nakiri si facevano sempre più chiari e crescenti ogni giorno di più. Ogni più piccolo momento trascorso con lei.
Era arrivato da Megumi e lui lo salutò con dolcezza.
Tentò di bloccare la mente e rispose all'affettuoso sorriso della sua ragazza, cercando di non farle capire quanto era teso e preoccupato per quello che stava ribollendo dentro di lui.



****


Il party era quasi arrivato al termine e Hisako aveva parlato con tutti e si era stupita anche della lunga conversazione avuta con Megumi, che era dai tempi dell'università che non vedeva. Non era sembrata molto a suo agio in mezzo a tutte quelle persone d'alta classe, ma alla fine avevano parlato in modo tranquillo e aveva notato che si era rilassata un po'.
Nel corso della serata, tuttavia, non aveva mai spostato lo sguardo da Hayama, con cui non aveva nemmeno parlato.
Ora che era da sola e molti degli invitati se n'erano andati, la voglia di parlaci si era fatta più esplicita.
Lo adocchiò accerchiato da cameriere professioniste: Alice aveva invitato anche loro.
Sembravano tempestarlo di domande e lui appariva molto infastidito.
Pensò che fosse l'occasione giusta per avvicinarsi e così fece inventandosi una scusa per separarlo da loro:
-Hayama.. sembra che Erina ti voglia parlare e mi ha chiesto di chiamarti.-
Era l'unica giustificazione che le era venuta in mente.
Lui la scrutò come se volesse capire quanta verità ci fosse dietro il suo avviso, ma alla fine la assecondò superandola per andare verso Erina sotto gli occhi seccati delle loro colleghe cameriere.
-era una cavolata, vero?- si arrestò di colpo lui, fissandola con arroganza e una volta allontanati da loro.
-dovresti ringraziarmi di averti tolto da una situazione spiacevole.
Sei insopportabile, ma so anche quanto odi stare al centro dell'attenzione.-
-non ho bisogno del tuo aiuto.- dichiarò lui freddo. -cosa vuoi?-
-non è che tutte le volte che vengo a cercarti voglio qualcosa eh?-
-l'impressione che mi dai è quella.- decretò lui.
-ne ho abbastanza di questa festa e l'aria è diventata soffocante. Vado a fare un giro nel parco della villa.-
Hisako non sapeva come rispondere, avrebbe solo voluto chiedergli se poteva andare con lui, ma le sembrava una richiesta troppo audace. Dunque formulò una frase ambigua, che non dicesse niente di particolare:
-anch'io ho bisogno di una boccata d'aria.-
Lui la fissò perplesso:
-mi stai seguendo per caso?-
-certo che no!- esplose arrossendo. -non ho intenzione di andare dove vai tu.-
-fai come ti pare, tanto resti fastidiosa comunque.- con questo accelerò il passo lasciandola su tutte le furie, così finì per ricorrerlo e fermarlo tirandolo per la camicia bianca quando si ritrovarono nel parco:
-ogni volta mi chiedo dove tu abbia messo la gentilezza!- esclamò rabbiosa.
-perché dovrei essere gentile con qualcuno che non mi interessa?-
La frase era allusiva e cattiva, dolorosa, ed Hisako sapeva benissimo essere riferita a lei.
Tali parole la ferirono, come sempre.
-allora, se non ti importa niente, perché sono l'unica con cui parli a lavoro?-
-perché sei l'unica che mi ronza attorno come una mosca.-
-sei proprio uno stronzo!- sputò lei, in tono sprezzante. -se devo sentirmi paragonare ad una mosca, allora vorrà dire che ti ignorerò come fanno gli altri. Non ha senso sprecare fiato con uno come te.-
-allora non sprecarlo. A me non cambierebbe niente.- rispose atono.
-perché sei così? Davvero non ti importa niente degli altri?-
-no, non ne ho bisogno. Ora puoi anche lasciarmi in pace.-
Lei abbassò gli occhi a terra.
-allora, se le cose stanno così, vorrà dire che farò finta che tu non esista al pari degli altri!- gridò irritata.
Fece per rientrare, ma la voce profonda di Hayama la raggiunse:
-non sei costretta ad andartene se vuoi stare fuori.-
Hisako, di spalle, avvertì un dolce calore invaderla.
Era vero che continuava ad essere considerata da lui come una persona insignificante e priva di interesse, ma almeno rispetto ad altri aveva il piccolo privilegio di potergli parlare senza che lui la respingesse del tutto e questo, seppur piccolo, poteva essere un inizio. -però non rompermi troppo le scatole.- aggiunse brusco, lui, in seguito, incamminandosi verso la fontana. Camminarono per un un po', in silenzio, sotto il cielo stellato.
Lui davanti, lei dietro, ma erano insieme e di questo era contenta.
Si fermarono davanti alla fontana della villa e ad Hisako tornarono in mente i discorsi che di sfuggita aveva udito tra lui e le cameriere, ricordando una domanda che riguardava le caste in India e soprattutto la conversazione avuta con Erina qualche mese fa. Sapeva che, se glielo avesse chiesto, si sarebbe scocciato per l'invadenza, ma era curiosa e finì per interessarsene quasi d'istinto rompendo il silenzio che si era creato tra loro:
-è vero che in India avete ancora i matrimoni combinati?-
Si maledì subito per avergli davvero posto la domanda, in particolare quando vide l'espressione di Hayama farsi cupa:
-non riesci proprio a tenere a freno la lingua, eh!- protestò ostile.
-era solo una domanda!- replicò lei, offesa.
-dove lo hai sentito?-
-qualche volta ho letto articoli simili.- mentì, ancora stizzita dal suo scontroso comportamento.
-non mi sembra di aver chiesto chissà cosa!-
-qualsiasi cosa tu abbia sentito, non mi importa.- esordì lui, scaldandosi:
-non mi interessa cosa vogliono le tradizioni indiane, perché di fatto io sono un cittadino giapponese. Niente mi lega al mio paese d'origine se non le spezie. Non mi importa di nient'altro.- continuò. -non osare più farmi domande simili.-
Dicendole quest'ultima frase, si portò troppo vicino al suo viso. Le loro labbra, i loro occhi, tutto dei loro volti era pericolosamente vicino, tanto che lei non riuscì a trattenere l'imbarazzo scattando lontano da Hayama e inciampando all'indietro prima di rispondergli a dovere. Successe tutto molto in fretta: inciampò all'indietro rischiando di cadere nella fontana e pronta ad infradiciarsi tutta a causa della sua goffaggine, ma lui l'afferrò immediatamente per la schiena evitando di farla cadere e lei finì contro al suo petto, godendosi a pieno quel rapido momento in cui casualmente fu stretta tra le sue braccia. Tutto si aspettava tranne che essere salvata da lui ed Hayama la strinse per qualche secondo che lei trovò in più.
-è per questo che sei fastidiosa.- brontolò poi, allontanandola pian piano dal suo corpo e facendole rimpiangere il contatto.
-allora perché non mi hai lasciato cadere?- lo fissò con aria di sfida.
-la prossima volta lo farò.- ghignò lui. -ho solo ricambiato il favore che mi hai fatto prima con le cameriere.-
-allora sai anche ringraziare qualche volta. Sono quasi sollevata.-
-non era un ringraziamento. Non farti strane idee.- ribatté glaciale. -ci vediamo.-
Detto questo, dandole le spalle, si incamminò verso la porta da dove erano usciti, lasciandola confusa e piena di emozioni.
Lo osservò da dietro: la camicia bianca che aderiva perfettamente al suo corpo e creava un ottimo contrasto con il colore scuro della sua pelle. I capelli legati dietro, argentati, ondeggiavano mentre si adeguavano al suo passo tanto virile quanto presuntuoso. E anche come quei pantaloni beige risaltassero le gambe atletiche. Tutto di lui, seppur insopportabile, era affascinante e lei non poteva farci niente se si sentiva attratta da ambe le parti: la sua complessa e distaccata personalità, e il suo splendido fisico. A lei piaceva purtroppo.



 
****


Hayama sentiva ancora i fianchi di Arato tra i suoi polpastrelli, una sensazione che lo stava in qualche modo confondendo.
Erano tanto magri e morbidi i suoi fianchi? Davvero?
Sembrano così piccoli tra le sue mani, che gli era rimasto la sensazione della loro delicatezza tra di esse, come se fossero qualcosa di prezioso da proteggere. Non l'aveva mai guardata nella sua longilinea figura, o meglio.. la maggior parte delle volte si era soffermato a guardarla in volto perché era la parte di lei che gli saltava più all'occhio quando si affrontavano, parlavano o discutevano. Il volto di Arato aveva dei lineamenti delicati, dolci, ma in qualche modo appariva anche tradizionale e scontato, ma non l'aveva mai trovato inguardabile, anzi.. era l'unica che guardava veramente in faccia, pienamente, quando avevano una conversazione e si era abituato a guardarla dritto negli occhi color cioccolato, grandi ed eloquenti. Fisicamente non si era mai fatto un preciso parere su di lei e per questo la snellezza e la forma della sua vita erano stati una sorpresa, così come il profumo di sciampo alla mandorla che aveva solleticato le sue narici appena il caschetto liscio di Arato aveva sfiorato le sue spalle. Infatti, senza farlo apposta, il contatto con lei era durato più del previsto ed aveva finito per accorgersi di piccolezze alle quali prima non faceva nemmeno caso, essendo costretto ad ammettere a se stesso che toccarla non gli era dispiaciuto: era pur sempre una donna, benché lui non l'avesse mai vista come tale fino ad esso. Però da lì era cambiato qualcosa. L'aveva guardata sotto un altro aspetto: al momento che aveva deciso di interrompere il contatto, i suoi occhi d'impulso erano scesi dal viso lungo tutta la traiettoria del suo corpo e di conseguenza verso l'abbigliamento della serata, trovando addirittura interessante come i trampoli che avevano quasi distrutto la porta del suo ufficio slanciassero il suo sottile fisico e le donassero un tocco speciale, oltre a fornirle uno stile vestiario in qualche modo singolare e positivo, unito a quei pantaloni neri e larghi che calavano eretti, calzando perfetti sulle gambe. Erano accompagnati nelle parte sopra da una camicia incastrata dentro ai pantaloni e infiocchettata di strati uno sopra l'altro sul petto e adornati da una lunga collana in oro bianco larga e lunga. In pochi secondi aveva osservato tutto questo, dando una considerazione diversa ad Hisako e iniziando a vederla come ciò che era: una donna e non solo un soggetto che si divertiva a stuzzicare_anche se questo non sarebbe mai cambiato_.
Tuttavia, sebbene tale considerazione, non voleva dire affatto che la trovasse affascinante, solamente più curiosa di prima. Era stupito dai suoi pensieri e soprattutto perplesso. Dunque, volontariamente, visto che Arato per lui continuava ad essere una persona anonima e banale ai suoi occhi, diede la colpa alla pesantezza della serata per averla vista in modo diverso, rifiutandosi di credere che gli piacesse una ragazza tanto mediocre.
In realtà per lui gran parte delle persone erano mediocri e prive di interesse e lei non non faceva certo la differenza e questo neanche se era l'unica con cui parlava sul posto di lavoro. Non voleva riflettere su ciò che aveva notato quella sera, poiché gli sembrava uno spreco di tempo cominciare ad interessarsi a lei da quel punto di vista. Per come era fatto, al massimo, ci sarebbe andato a letto e basta. Era quello che di solito faceva con le donne, senza coinvolgersi troppo emotivamente.
Non voleva. Lo trovava inutile andare oltre il rapporto carnale.



*************************************************************************
Angolo autrice: ecco qua il nuovo cap. Alla fine non vi ho fatto aspettare tanto. Ho visto che il problema di EFP, nonostante ancora l'avviso presente, sembra risolto. Questo cap è parecchio lungo, molto più di quello scorso e spero di non avervi deluso con le scene o non di non avervi annoiato troppo.
Come vi è sembrata la festa? le interazioni tra tutti i PG e le scene Sorina?
Avrete delle scene più frequenti tra Marika e Soma nel prossimo cap. Abbiate pazienza ç___ç.
E dal prossimo cap avrete anche la partenza per Parigi. Ovviamente Megumi ha subito pensato che Marika e Soma sembrassero padre e figlia, ma ha preferito ritenere che fosse impossibile nonostante il forte sospetto.
Risponderò alle vostre recensioni il prima possibile! scusate! >.< intanto, ringrazio tantissimo chi mi recensisce sempre! *-* <3 davvero! siete fantastici! vi dico subito però che, sebbene il problema di EFP sembra risolto, aggiornerò comunque meno frequentemente di come facevo prima perché adesso mi è ricominciato tutto, corsi compresi e ho meno tempo.
Poi dovrò presto iniziare il tirocinio che mi impegnerà quasi tutto il giorno, per cui avrò meno tempo :(
Spero che avrete pazienza e che continuerete a seguirmi e recensirmi comunque! grazie ancora! <3
Fatemi sapere cosa ne pensate! ;D

Un bacione grande a tutti! <3<3 Erina91



 
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Food Wars! / Vai alla pagina dell'autore: Erina91