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Autore: Berry Depp    21/09/2016    5 recensioni
Dal quinto capitolo:
-Non potrebbe...- tentò Judy, imbarazzata –Essere tuo figlio?
-Eh?- Nick sobbalzò –Sei impazzita?
-Beh, sai... magari tu hai...
-Io non "ho" un bel niente!
-Ne sei certo?
-Se ti dico che non è mio figlio, puoi stare certa che non è mio figlio- terminò Nick, al limite tra l’imbarazzo e l’incredulità.
-Okay, okay, rilassati- fece lei, sollevando le zampe in segno di resa.
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Un vecchio caso non risolto ed una novità piuttosto scomoda. Il passato di Nick, quello del capitano Bogo ed un'agghiacciante verità. Il mio tono serioso perché fa figo. Questo e molto altro in "Like father like son".
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Easter Eggs n°: 1
Feelings
 

                -Ho sentito bene?
                -Ne sono certa, capitano.
                -È un caso chiuso da trent’anni, Hopps.
                Il capitano Bogo aveva inarcato le sopracciglia da dietro le lenti dei suoi occhiali e aveva abbassato dei fogli che avevano tutta l’aria di essere roba tanto importante quanto noiosa e che stava leggendo corrucciato fino a pochi secondi prima.
                -È qui che si sbaglia, capitano- ribatté la coniglietta, dritta davanti la grande scrivania –Non è affatto chiuso, anzi. È un caso mai risolto.
                -Un caso freddo, sì. E sai perché?- esclamò lui, minaccioso.
                -Beh, penso... mancanza di prove o testimoni, cose così...
                -No, Hopps. Le prove ci sono e i testimoni anche. Se non sono morti. Quel caso è stato messo da parte su richiesta della stessa signora Wilde.
                Judy spalancò la sua piccola bocca. La madre di Nick aveva chiesto di non portare a termine le indagini?
                -Ma... perché?- balbettò, incapace di pensare.
                -Bella domanda. Ce lo siamo chiesto tutti, ma lei non ha mai voluto dare spiegazioni. Vuoi chiederlo direttamente alla sua lapide?
                Non aveva alcun senso, doveva esserci un motivo per quel comportamento. Judy recuperò il suo portamento e ripeté: -Capitano, chiedo che le indagini vengano affidate a me.
                Bogo la squadrò qualche secondo, poi rispose, secco: -No- e tornò a leggere quei fogli.
                -Ma capitano!
                -Niente “ma”, Hopps. Il tuo collega sarebbe troppo coinvolto.
                -Oh, ma lui non parteciperebbe.
                -Come?
                Judy annuì.
                -Wilde non si occuperà delle indagini con me. Vorrei lavorare con chi si occupò del caso nell’89.
                Bogo sogghignò.
                -No, non lo vuoi.
                -Come fa a saperlo?
                -Perché conosco troppo bene chi lavorò a quel caso e posso vantarmi di conoscere anche te, Hopps, dopo tre anni. Credimi, non vorresti mai lavorare con quel mammifero.
                La coniglietta sospirò e si protese sulla scrivania, rischiando di cadere giù dalla sedia.
                -Capitano, per favore. Non glielo chiedo in quanto ufficiale ai suoi ordini, ma in quanto... amica- Bogo rimase interdetto –Mi lasci lavorare a quel caso. Come tre anni fa, ce l’ho fatta, ha visto? Non è la prima volta che non vuole affidarmi un incarico, ma ora glielo chiedo in ginocchio. Me lo permetta. Per Nick.
                Quella franchezza, Bogo non se la sarebbe mai aspettata nemmeno da una coniglietta emotiva come Judy, né lei avrebbe mai osato pensare di utilizzarla con il suo superiore. Ma quello non era un momento come un altro, quello non era un caso come un altro.
                Il bufalo sospirò e si tolse gli occhiali.
                -Ho fatto un grosso errore, mandandovi a riordinare quella stanza- commentò, rivolto più a se stesso che alla sua interlocutrice –E sia, Hopps. Vai a recuperare quella scatola. Questo- scrisse qualcosa su un biglietto e glielo passò –è il nuovo indirizzo di Sino, il detective dell’89.
                -Grazie, capitano, davvero!- Judy era su di giri, le seguenti parole di Bogo in un primo momento la stupirono, poi le diedero coraggio: -Judy. Fai attenzione.
 
                Lo scatolone giaceva sulla scrivania, chiuso, pieno di incertezze e paure. Nick e Judy, seduti uno accanto all’altra, lo guardavano in silenzio da qualche minuto, il primo che si tratteneva dall’aprirlo e ficcarci dentro il muso, la seconda molto meno decisa. Dopo essere scesa a recuperare lo scatolo aveva raggiunto Nick nel loro ufficio, per dare un’occhiata al contenuto prima che il loro turno finisse.
                -Allora?- fece Nick, di colpo –Lo apri?
                -Vuoi aprirlo tu?- chiese Judy, sperando che rispondesse di sì.
                -No, il caso è tuo. Io sono qui clandestinamente.
                La coniglietta realizzò che sebbene il compagno morisse dalla voglia di sapere cosa conteneva la scatola, rispettava anche il suo lavoro e le sue decisioni. Pensò che gli voleva davvero tanto bene.
                -Okay- sospirò. Si sfregò le zampe, prese il coperchio e si bloccò, ricordandosi che doveva prima dire una cosa importante: -Nick, c’è una cosa che devi sapere.
                Lui si girò per guardarla, gli occhi pieni di aspettative. Come poteva dirgli che sua madre aveva fermato le indagini? Nick nutriva un amore incondizionato, per la madre, saperlo lo avrebbe distrutto.
                -Sì, Carotina?
                Judy deglutì.
                -Che...- balbettò –Che qualunque cosa accada, tu puoi sempre chiedere di fermare le indagini.
                Nick corrugò le sopracciglia.
                -Perché dovrei volerlo?- domandò, a metà tra lo stupito e il divertito –Sai, cosa? Andiamo a casa mia. Mangiamo qualcosa e ci godiamo lo spettacolo- prese lo scatolo e con un balzo scese dalla poltrona, poi si girò per vedere che Judy non si era mossa –Vieni?
                -Eh? Oh, sì, sì.
                Judy sapeva che Nick era bravo a nascondere le emozioni, ma quel suo comportamento, così genuino e rilassato, le metteva ansia, specialmente dopo la reazione che aveva avuto nella stanza dei casi freddi. Pensò che probabilmente stava solo recitando, come sempre.
                Una volta a casa della volpe, questi si mise ai fornelli per preparare della cioccolata calda, mentre Judy, seduta al tavolo da dove sbirciava i movimenti rilassati ed esperti dell’amico, si decise ad aprire la scatola. Lanciò un’occhiata a Nick che le dava le spalle e si godette per qualche secondo la vista della sua schiena sotto una maglietta bianca a maniche corte che aveva indossato una volta tornato a casa, della coda che si muoveva sinuosa, rilassata. Poi guardò dentro lo scatolo: si era aspettata molto meno materiale.
                -Cioccolata aromatizzata alla cannella per la mia Carotina- esclamò Nick poggiando la tazza sul tavolo –Oh! Cosa c’è dentro?
                -Più di quanto pensassi- rispose lei, scaldandosi le zampe con la tazza.
                Nick sorseggiò la sua cioccolata amara e si sporse per prendere il fascicolo che stava in cima alla pila. Lo aprì. La prima pagina descriveva la scena del crimine, con foto degli indizi trovati in giro: un sigaro a pochi passi dal corpo, una sgommata sull’asfalto, del sangue su un muro. La volpe deglutì.
                -Non Cubano- disse.
                -Come?
                -Montecristo non Cubano, era il suo tipo di sigaro preferito. Hanno sbagliato, qua c’è scritto che era Cubano- spiegò.
                Passarono il pomeriggio leggendo e studiando tutte le prove raccolte all’epoca, in silenzio. Ogni tanto Nick diceva piccole cose, accortezze, correzioni come nel caso del sigaro e a Judy sembrava che in certi momenti gli si spezzasse la voce, ma poi si riprendeva, deciso a non lasciarsi andare.
                -Ehi, dimentichiamo la cosa più importante- disse Nick, cercando di apparire sereno –Chi è il fortunato che lavorerà al caso con te?
                La poliziotta lesse la scheda del detective.
                -A. Simo, ora dovrebbe avere cinquantacinque anni.
                -Simo, eh?- la volpe sogghignò –Ci sarà da divertirsi.
                -Lo conosci? Qual è il suo nome?
                -Perché non glielo chiedi di persona?- Nick indicò il biglietto che Judy aveva poggiato sul tavolo, quello su cui Bogo aveva annotato il nuovo indirizzo dell’agente. Lei annuì e decise che l’indomani sarebbero andati a cercarlo, dopo di che girò un foglio del fascicolo che aveva fra le zampe e desiderò non averlo mai fatto: davanti ai suoi occhi c’erano le foto del corpo di Robin Wilde. In una foto era rannicchiato, come se l’assassino avesse voluto nasconderlo il più possibile fra i rovi –di certo non si era sdraiato lui in posizione fetale proprio dentro un cespuglio di spine. In un’altra c’era un suo primo piano, un buco di proiettile proprio in mezzo agli occhi, in un’altra ancora si potevano ben vedere le coltellate –quindici, a detta del rapporto- che costellavano il torso, non più coperto dalla camicia un tempo bianca e ora rossa e lacera.
                -Hai freddo, vado a prenderti una felpa?- chiese Nick, senza staccare gli occhi da quell’orrore. Judy si accorse di aver continuato a fissare le foto e richiuse il fascicolo con uno scatto.
                -Uhm, sì, grazie. Prendine una anche per te- gli suggerì. Lui annuì ubbidiente e lasciò la cucina, diretto alla sua camera. La poliziotta capì che forse aveva bisogno di un momento per riprendersi, quindi non si stupì quando notò che erano già passati otto minuti, da quando il suo amico era sparito nella sua camera e non volle raggiungerlo. Se avesse avuto bisogno di lei, l’avrebbe chiamata. Giusto?
                Saltò in piedi quando sentì un rumore di vetri rotti e corse nella camera di Nick. In un angolo c’era quella che fino a poco prima doveva essere stata una lampada di ceramica, ora in frantumi e, al lato del letto sfatto e pieno di cuscini, in ginocchio, una volpe con la testa incassata fra le spalle ricurve che dava alla porta. La prima cosa che pensò Judy fu che se Nick aveva rotto quella lampada, doveva essere davvero arrabbiato: lui non perdeva la calma facilmente; poi ricordò di aver letto da qualche parte che chi dorme tra tanti cuscini si sente molto solo; infine realizzò che c’era un Nick, proprio davanti a lei che, a giudicare dai singhiozzi sommessi, era in lacrime. Lo raggiunse e si inginocchiò accanto a lui, tenendo una zampa sulla sua spalla. Lui aveva il muso tra le zampe. Stettero in silenzio qualche minuto, poi Nick parlò, tra i singhiozzi: -Aveva la mia età.
                Judy lo guardò, colpita da come riuscisse a trovare la forza per mettere le parole una dietro l’altra.
                -Trentacinque anni. E aveva un lavoro, una moglie ed un figlio. Ed è morto- tirò su col naso e continuò –Io non... non capisco. Non capisco perché la vita debba essere così ingiusta. Perché se c’è chi merita di vivere, non può. Mi ha lasciato, Judy.
                Il fatto che l’avesse chiamata per nome non era irrilevante, questo lei lo sapeva.
                -Sai cosa...- Nick ridacchiò –Sai cosa gli hanno trovato in tasca? Un minuscolo coniglietto di peluche. Era per me, era uscito da lavoro e si era fermato a comprarlo ad una bancarella. Se solo non si fosse fermato... se solo fosse tornato subito a casa, non sarebbe finita così. È stato ucciso per colpa mia.
                -Questo non è vero!- esclamò Judy, forse con troppo entusiasmo –Nick, non prenderti colpe che hai, qui l’unico colpevole è l’assassino. Tu non c’entri, lui voleva solo farti un regalo.
                -La mia età- ripeté lui, sovrappensiero –E io a trentacinque anni sono fottutamente solo. Non sono riuscito a concludere nulla, non ho una famiglia, non...
                -Hai un lavoro decente- lo interruppe Judy -Con una buona paga. Sei cambiato radicalmente, hai iniziato a credere in te stesso e a fidarti degli altri, non svolgi più lavori pericolosi. E poi hai me.
                Finalmente, Nick la guardò. Era adorabile, così piccola nella sua insicurezza eppure così grande nel suo coraggio. Allungò una zampa e la accolse fra le sue braccia. Lei si fece trascinare in quell’abbraccio disperato e schiacciò il muso contro il suo petto, mentre lui faceva lo stesso sulla sua testolina. Sentiva il suo respiro, ancora scosso dal pianto e i battiti del suo cuore, alterati dalle emozioni.
                -E allora perché sento che mi manca qualcosa, Judy? Perché sento che non potrò mai essere come mio padre?
                Questo Judy non lo sapeva. Forse a Nick serviva davvero qualcosa in più. A dirla tutta, in quei tre anni lei qualche pensierino lo aveva fatto, su loro, insieme. Ma non pensava che Nick fosse un tipo a cui interessasse quel tipo di cose. Rimase in silenzio e attese che il compagno si calmasse, lasciando che la domanda si dissolvesse nella penombra della stanza, fra i singhiozzi che man mano diventavano sempre meno frequenti, lasciando spazio ad un silenzio ovattato.

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Cabina del Capitano:
Ragazzi, stappate lo spumante! Non pubblicavo così presto da lustri. Bene, per cominciare domandina veloce: mi è stato detto che i personaggi non sono OOC, mi chiedevo se con questo capitolo sono riuscita a mantenere tale la situazione o se ho rovinato tutto, ditemi la vostra e fatemelo sempre sapere, capitolo per capitolo, non vorrei lasciarmi prendere la mano e combinare dei macelli con queste splendide personalità. Punto numero due: anche questa volta un solo EE che, devo ammetterlo, è molto più difficile e nascosto del primo. Chi dovesse indovinare si merita come minimo una sincera stretta di mano perchè, andiamo, se indovini sei un figo e hai tutta la mia stima. Speriamo bene, ci conto. Scapoplottina numero tre: (-cit.) grazie mille a chi ha recensito e provato ad indovinare lo scorso EE, sono felice che l'idea vi sia piaciuta *Si asciuga una lacrimuccia consapevole del suo genio smisurato*
Chiedo perdono se ancora non siamo entrati nel cuore della storia e i personaggi non sono già in azione, ma come avete potuto intendere verrà introdotto un altro personaggio e altre cose e mi sto divertendo un mondo perchè con la stesura sono già parecchi capitoli più avanti e sono la prima che non vede l'ora di sapere cosa penserete del resto.
Allora ci si legge, sforzatevi con l'indovinello di oggi ;)
BD

P.S: Uh hey come va la scuola? :D (Mar che prova ad essere normale e ad instaurare conversazioni che si possono chiamare tali)
 
  
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