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Autore: Berry Depp    17/09/2016    4 recensioni
Dal quinto capitolo:
-Non potrebbe...- tentò Judy, imbarazzata –Essere tuo figlio?
-Eh?- Nick sobbalzò –Sei impazzita?
-Beh, sai... magari tu hai...
-Io non "ho" un bel niente!
-Ne sei certo?
-Se ti dico che non è mio figlio, puoi stare certa che non è mio figlio- terminò Nick, al limite tra l’imbarazzo e l’incredulità.
-Okay, okay, rilassati- fece lei, sollevando le zampe in segno di resa.
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Un vecchio caso non risolto ed una novità piuttosto scomoda. Il passato di Nick, quello del capitano Bogo ed un'agghiacciante verità. Il mio tono serioso perché fa figo. Questo e molto altro in "Like father like son".
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Easter Eggs n°: 1     
Cold Case         

                -Giuro che prima o poi ti strappo la pelliccia pelo per pelo- ringhiò la coniglietta, fra i denti.
                -Come sei dura, Carotina- borbottò l’altro, fintamente intimorito. Le lanciò un’occhiata divertita: era davvero furiosa e la cosa lo faceva solo ridere di più. In piedi su una scaletta, Judy cercava di raggiungere uno scatolone che era stato riposto sulla mensola sbagliata. Nick le si avvicinò, si mise in punta di zampe, lo prese e glielo porse. Lei non lo guardò nemmeno, gli strappò lo scatolone dalle zampe rischiando di cadere, perché troppo pesante, e gli diede le spalle, alla ricerca del giusto ripiano. Da brava coniglietta educata che era, si lasciò sfuggire un irritato “grazie” dopo il quale si morse la lingua. Il suo partner ridacchiò.
                -Andiamo, non dirmi che non ti stai divertendo!- esclamò, allargando le braccia –Una giornata lontano dalle strade trafficate e dai pericoli della città. Goditela, non capiterà altre volte.
                -Se continui a far arrabbiare il capitano Bogo, capiterà eccome- replicò Judy, invisibile tra gli scaffali polverosi della stanza dove erano stati mandati a mettere ordine. La volpe la raggiunse seguendo la sua voce ed il suo odore, quasi passeggiando spensierato con le zampe dietro la schiena ed un sorriso beato stampato sul muso.
                -È qui che ti sbagli- disse –Proprio perché continuerò a dargli fastidio, lui si inventerà sempre nuove punizioni, una più creativa dell’altra. È convinto che così mi metterà in riga- rise di gusto, a quel pensiero.
                -Può punirti come vuole, nessun castigo ti toglierebbe quel sorriso strafottente dal muso nemmeno sotto tortura- Judy trovò lo scaffale a cui era destinato lo scatolone e glielo poggiò. Fortunatamente era uno dei più bassi.
                -Puoi dirlo forte!
                Passarono là dentro a riordinare gli scatoloni fuori posto ancora per mezzora, durante la quale Nick si fece sempre più silenzioso. Erano in due sezioni differenti, Judy nella F, il suo partner lì da qualche parte. Lo sentiva muoversi appena, tirare via uno scatolone e posarne un altro, tutto strascicando le zampe; poi, d’un tratto, la spaventò un botto.
                -Nick!- esclamò la coniglietta. Iniziò a zigzagare di corsa tra gli alti ripiani alla ricerca del compagno. Erano le tre del pomeriggio, ma in quella grande stanza non c’erano finestre che facessero entrare luce la luce del sole; l’unica fonte luminosa che avevano erano i freddi led bianchi da ospedale, di cui uno ogni tanto iniziava ad illuminare ad intermittenza, per poi restare acceso, malato.
                -Nick!- ripeté Judy, quando lo vide. Era dritto in piedi, il muso puntato verso lo scaffale davanti a sé, ad ignorare completamente lo scatolone caduto alle sue zampe, tutte le scartoffie che prima conteneva sparse sul pavimento.
                -Nick?- la volpe non rispondeva, sembrava incantato da ciò che aveva davanti. Occhi sgranati, spalle ricurve, ginocchia che sembravano non reggerlo più in piedi.
                -Carotina?- la chiamò in un soffio, senza muovere un muscolo se non quelli necessari a pronunciare quelle poche sillabe. Lei rizzò le orecchie. Era rimasta ferma all’inizio del corridoio, timorosa che avvicinandosi l’avrebbe spaventato: non era un comportamento normale e no, non sembrava nemmeno uno dei suoi stupidi scherzi.
                -Sì, Nick?
                -Qua dentro- riprese lui, con la voce rotta –ci sono tutti i casi freddi, vero?
                Casi freddi. Quelle parole risuonarono crudeli, nelle orecchi di Judy. Chissà perché li chiamavano così, chissà perché non casi non risolti, semplicemente. Era come se, chiamandoli freddi, si guardasse alle vittime di quei casi che mai avevano avuto giustizia e le si lasciava lì, senza dar loro nemmeno un barlume di speranza. Congelati nel loro passato. Judy si era tenuta ben lungi dal leggere nomi e date sugli scatoloni, proprio per non lasciarsi prendere dall’angoscia come era certa sarebbe successo se l’avesse fatto-
                -Sì, questa è la stanza dei casi non risolti- rispose lei, confusa dal comportamento del collega. Gli si avvicinò lentamente, poggiò una zampa sul suo braccio e diresse lo sguardo dove era fisso quello di Nick. Le orecchie le si afflosciarono sulle spalle e istintivamente strinse la presa sul braccio della volpe.
                Robin P. Wilde. Zootropolis, 1989.
                -Nick, io non...
                -Voglio aprirla- di colpo, la voce di Nick era ferma, dura.
                -Cosa?
                -Voglio sapere perché quegli incompetenti non sono riusciti a capire chi ha...- quello che era iniziato come un ringhio gli morì in gola: non era mai stato capace di pronunciare quelle parole. Papà e ucciso, nella stessa frase, erano tremendamente insopportabili, anche dopo trent’anni.
                -Forse è meglio di no- suggerì Judy. Sotto il suo tocco sentiva Nick rigido, come se si stesse trattenendo dall’aprire quella orribile scatola bianca.
                La volpe tirò indietro le orecchie e finalmente la guardò, gli occhi pieni di terrore mischiato a speranza, un’espressione che Judy non gli aveva mai visto sul muso.
                -Magari noi lo scopriamo- mormorò, come un cucciolo che suggerisce agli amici di organizzare uno scherzo ai danni di un vecchio venditore –Siamo bravi, io e te, possiamo farla pagare a chiunque abbia fatto del male a mio papà.
                Quelle parole spaventarono la poliziotta, la spaventarono e la intenerirono: Nick sembrava davvero un cucciolo e sapeva che in tutti quegli anni non si era mai dato pace, riguardo la faccenda di suo padre. Non gliene aveva mai parlato e lei non aveva mai chiesto per non sembrare inopportuna ma a volte, quasi impercettibilmente lui accennava qualcosa, un aneddoto di quel poco che ricordava di quell’epoca, un ricordo vago, un questo mi ricorda di quando. E Judy sorrideva, felice di sapere che Nick, con lei, sentisse di poter dire qualcosa, di non doversi per forza tenere tutto dentro. Ma in quel momento era diverso: erano a lavoro e lui non ne aveva mai parlato, a lavoro; non aveva un sorriso, che fosse mesto, sul muso, ma solo... cos’era? Voglia di giustizia? Se quella fosse stata voglia, di certo non era di giustizia. E fu questo a spaventarla.
                -No, Nick, non possiamo- rispose, sentendosi in colpa: avrebbe tanto voluto aiutare il suo amico.
                -Ma...
                -Non ti affiderebbero mai il caso- lo interruppe, seria –sei direttamente coinvolto, queste cose non si fanno.
                -Allora te lo farai affidare tu!- riprese lui, con un entusiasmo inquietante –Io seguirò le indagini dall’esterno, Bogo non ne saprà niente!
                Judy lo guardò dritto negli occhi. Non una lacrima, non erano nemmeno umidi. Forse era passato troppo tempo, forse Nick non era emotivo come lei, piccola coniglietta. Sospirò.
                -In questo momento non stai bene- disse, prendendo la zampa di lui nella sua –Ne riparleremo. E se questa è la tua volontà, io... chiederò che mi venga affidato il caso. Se può farti felice.
                Nick trattenne il respiro e la abbracciò.
                -Grazie, Carotina.
                Magari la verità lo avrebbe aiutato ad accettare l’accaduto. Magari, dopo trent’anni, avrebbe trovato la pace.
                Magari.
 
                Judy era stata irremovibile: sì, forse avrebbe richiesto l’incarico, ma aveva categoricamente proibito a Nick di guardare il contenuto della scatola, almeno non prima che le indagini iniziassero davvero.
                Restarono lì a riordinare fino alle cinque e quando uscirono presero entrambi una boccata d’aria che avrebbe fatto scoppiare i loro piccoli polmoni. Decisero di andare a prendere qualcosa di fresco per riprendersi e, sulla strada, Judy raccolse il coraggio che le serviva per chiedere a Nick come si sentisse.
                -Come se avessi passato dieci ore in una stanza soffocante a fare un lavoro orribile- sorrise lui. Sembrava stare bene.
                Una volta preso posto ad un tavolino nel loro bar preferito ed ordinato due frullati, Judy pensò che quello fosse il momento giusto per rompere il ghiaccio, ma prima che aprisse bocca Nick sospirò.
                -Credo di... aver esagerato, oggi- disse, abbassando lo sguardo –Scusa.
                Judy inarcò le sopracciglia, incredula: Nick Wilde che chiedeva scusa?
                -No, eri solo sconvolto. È normale. Ma dobbiamo parlarne, Nick- cercò lo sguardo di lui con il suo e quando lo trovò continuò: -Tu vuoi davvero sapere la verità su tuo padre? O è stato un attacco di panico, che ti è preso per aver visto la scatola?
                -Sono trent’anni, che desidero sapere cosa sia successo, Carotina. Fino ai dodici anni, magari, mia madre è riuscita a tenermi con le zampe per terra, ma da quando anche lei se n’è andata, io non mi do pace.
                Judy deglutì. Una vita di attesa, di speranza mai esaudita. Era impensabile che Nick fosse riuscito a sopravvivere tanto a lungo. Un coniglio sarebbe morto di crepacuore.
                -Dove sono cresciuto io, storie del tipo “vado a comprare le sigarette” se ne sentivano all’ordine del giorno- continuò lui, imperterrito –Non ero l’unico cucciolo senza uno o entrambi i genitori. Ma dopo qualche tempo si veniva a sapere cosa ne era stato, del padre uscito e non più tornato o della madre rapita mentre stendeva la biancheria dietro casa. I cuccioli se ne vantavano, come se dire “mio padre si è buttato da un ponte perché non riusciva a pagare i debiti” ti facesse gloria. Come se raccontare della madre ritrovata in un vicolo in fin di vita a causa di una gang di arrapati ti mettesse sotto i riflettori. A me tutta quella roba faceva schifo e quasi speravo che mio padre non venisse trovato, purché nessuno sapesse niente. Ma io ho sempre voluto sapere- tacque e attese che Judy prendesse parola. Lei pendeva dalle sue labbra, incapace anche solo di immaginare un mondo del genere, tanto diverso dall’immagine apollinea della grande metropoli. Si schiarì la gola.
                -Sapere cosa è successo a tuo padre, scoprire chi è il suo... assassino- si sforzò, perché le parole le uscissero di bocca –basterebbe a farti stare bene?
                -Certo- rispose prontamente lui.
                -Se venisse arrestato e chiuso in prigione, ti riterresti soddisfatto?
                Qui Nick esitò.
                -Beh...
                -Tu non vuoi giustizia, Nick. La tua è sete di vendetta.
                A quelle parole Nick sobbalzò. Non ci aveva mai pensato, tutto quello che voleva era sapere. Cosa sarebbe venuto dopo, l’aveva sempre attribuito alla polizia. Ma ora lui era la polizia. Cosa avrebbe fatto Nick Wilde?
                Cosa avrebbe fatto Robin Wilde?

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Cabina del Capitano:
Ebbene sì. Ho la faccia tosta di presentare questa nuova... cosa nonostante ne abbia già iniziata una in questo fandom. Diciamo che questa mi convince più dell'altra e mi ci sto dedicando di più. Per chi è riuscito ad arrivare alla fine del capitolo ecco un piccolo appunto: avete notato quella scritta in grassetto all'inizio del capitolo? Io amo gli easter eggs e ho deciso di infilarne in alcuni capitoli perciò vi propongo un giochino. Io scriverò sempre quanti sono, se ce ne sono, all'inizio del capitolo e se pensate di averli trovati tutti fatemelo sapere con una recensione. Il primo a lasciare la recensione con tutti gli EE giusti riceverà un premio. In realtà non so di che premio possa trattarsi, scrivetemi anche cosa pensate di poter "vincere" e vedrò se la cosa sarà fattibile. Se non lo sarà mi impegnerò affinchè possa esserlo. Beh, dai, per iniziare questo easter egg è davvero facile.
Beh, uhm... grazie per aver letto fin qui, pubblicherò appena il wifi sarà di nuovo dalla mia parte, scuola permettendo; in ogni caso il prossimo capitolo è pronto, non temete.
Ci si legge!
BD
P.S: un piccolo grazie ad Elis_06, giuro che questo EE l'avevo già inserito prima di leggere la tua fic ^^
  
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