Enna, 24
agosto 1743
Egregio
Comandandante con-una-vena-sarcastica-che-nessuno-direbbe-mai,
morituri
te salutant.
Non mi dare del filosofo, ché poi
comincio a sentirmi un novello Marco Aurelio, e inizio a recitare e a
fare
della filosofia una posa, e tutti sappiamo che non c’è nulla di più
barboso di
un uomo del genere. Soprattutto se quell’uomo si mettesse a
scimmiottare quel
malinconico imperatore.
Nessuno
vorrebbe che questa corrispondenza diventasse più pedante di quel che
già non
è.
Il
resoconto che mi hai mandato non l’ho letto, ma solo guardato da
lontano. Ho
cercato qualche pentacolo ben celato, sapendo che fosse di El Cid.
Non ho trovato nulla di
particolare in tal
senso, ma guardandone la struttura deduco che, perché ti piaccia
qualcosa di
tal fatta, tu debba essere un appassionato di avanguardie* poetiche,
oppure
semplicemente affascinato dalla paratassi.
El
Cid.
Scrive.
Tutto.
Così.
Oltre
ad usare i toni di un profeta dell’Apocalisse. (Confesso, una letta
gliel’ho
data).
Ti
suggerisco la simile ma più rilassante lettura di haiku
giapponesi.
Oggi
la cosa più simile ad un assalto è stato uno scoiattolo che, saltando
da un
ramo all’altro, mi ha fatto cadere una pigna sulla testa. Essa era
resinosa e
mi ha impiastricciato i capelli. Ho dovuto tagliare alcune ciocche
sulla
fronte, e adesso i ciuffi superstiti sembrano la coda di quello
scoiattolo.
Se
volessimo essere filosofi, troverei affascinante questa strana forma di
metempsicosi, questo omologarsi di tutta la natura che sembra tendere
verso un’unica
forma.
.
Quel che ho imparato in questa vita è che, se ti sforzi di credere in
un
pensiero abbastanza a lungo, esso diventa una consapevolezza
interiorizzata.
Mi
sforzerò dunque di credere a questa uniformità delle forme che va
creandosi
nell’universo ogni volta che guarderò il mio ciuffo scompaginato nello
specchio.
Buona
guerra,
Cancer
Sempre
il 24 agosto 1742
giornata intensa
Breve
cronaca di guerra sulla cosa più simile ad un evento bellico accaduta
nei
dintorni di Enna:
ho
incontrato finalmente uno Specter: se ne andava in giro con l’aria di
qualcuno
che non sta facendo nulla di particolare. Passeggiava con il suo lungo
naso all’insù,
e per un attimo quasi mi è dispiaciuto doverlo abbattere.
Tuttavia,
egli era colpevole di andare in giro con una Surplice addosso; ed io,
in virtù
del Cloth che portavo addosso, ho fatto ciò che tutti quelli che hanno
una
Cloth addosso, che l’abbiano per caso oppure no, devono fare a coloro
che
portano una Surplice addosso, anche per costoro vale la clausola che sia per caso o no. L’ho eliminato.
Ecco
la regina di tutte le regole di una
guerra.
Dunque,
l’ho abbattuto. Nel farlo, tuttavia, a causa del ciuffo tagliato che mi
finisce
sempre sugli occhi, mi sono sfasciato la testa finendo contro un ramo.
Eravamo
proprio su un pendio, io e quel che rimaneva dello Specter (una
carcassa
ciondolante tra le mie braccia); anche l’albero era su un pendio.
Non
saprei ben dire cosa sia successo: non ho visto il ramo e me lo sono
preso
proprio in mezzo agli occhi. L’urto è stato notevole e l’albero si è
staccato
dal pendio, portando con sé il terreno sotto le sue radici – che era
anche la
terra sotto ai miei piedi, e ci ha trascinati giù. Lo Specter è finito
semi-sepolto dalla frana. Per quel che mi riguarda, pareva mi avessero
fatto lo
scalpo.
I
ragazzini che mi avete affibbiato (perché, poi?) mi hanno guardato
basiti.
Per
sembrare democratico, gli ho chiesto che cosa ne pensassero.
C’è
una pallida e petulante fanciulla che ha balbettato che, in somma
sintesi, (e
per dirla nel modo in cui avrebbe voluto dirla ma non aveva potuto),
non si
aspettava che un Gold Saint potesse essere un tale imbecille.
Questa
è la mia storia triste di oggi. Ed è anche la tua storia triste e di
chiunque
abbia portato questi lucidi scafandri quali sono le Gold Cloth.
La
gloria di un’armatura dorata ci toglie il privilegio della fallibilità
umana.
Raggiunte certe altezze, non sembra nemmeno più possibile cadere.
Per
ripicca, visto che sono democratico, gli ho detto di sistemare la
frana,
impacchettare il cadavere e fare quello che si fa con tutti i cadaveri
dei
nemici: lasciarli marcire da qualche parte, purché lontano da noi.
I
Gold Saint che non possono fallire, non possono di certo fare questi
lavori da
schiavi.
“Operate
per il mondo, coraggio.”
Chissà
se il loro odio mi permetterà di emanciparmi da questo status in cui
l’errore è
per me inconcepibile. Il disprezzo riporta tutto alle sue giuste
dimensioni.
Capiranno
che sono fallibile tanto quanto sono permaloso, ingiusto e crudele per
carattere. E che il giorno in cui, per umore, sarò più ingiusto e
rancoroso,
sarò anche più fallibile.
Nell’avversione
anche le virtù più alte vengono offuscate: cadono nell’abisso, lì è la
mia
dimora. Lì mi sento a mio agio.
Queste
divagazioni sono dovute all’insonnia.
Effettivamente
anche io sono come quei ragazzini: guardo la luna e credo ciecamente
che essa non
potrà mai cadere dal cielo. Poi un giorno mi picchierà sulla teste e la
guarderò con la stessa aria di sufficienza con cui mi hanno guardato
loro.
È
solo una questione di proporzioni, probabilmente.
Vorrei
trovare il modo di dirgli, tuttavia, che i grandi scudi difendono
sempre
piccoli uomini.
Ma
questa è una frase troppo imponente per me, e non lo farò.
*Il termine avaguardie è anacronistico
Chiedo
scusa per il ritardo dell’aggiornamento. L’università mi sta logorando,
non è
proprio il periodo più roseo della mia vita e non ho tempo né forza per
mettere
a copiare quanto scrivo su un pulcioso blocchetto. Tuttavia il calore
che avete
rivolto alle mie storie ultimamente, mi ha fatto sentire in dovere di
aggiornare. Se non altro per dirvi grazie, davvero.