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Autore: DaisyChan    22/09/2016    1 recensioni
Quattro ragazze, quattro punti di vista, quattro vite intrecciate in un'unica storia... Lucy, Levy, Juvia e Cana si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto e a frequentare l'ultimo anno di liceo della Fairy Tail High School (FTHS). Tra nuove amicizie, amori infranti, promesse, bugie e verità, affronteranno insieme questo anno movimentato che porterà loro molte sorprese.
Paring presenti: NaLu, GaLe, Gruvia, Baccana. Accenni Gerza, Lories e Miraxus.
Tratto dal prologo:
"Lucy chiusa dentro il bagno a frignare come una bambina. Cana davanti alla porta, pronta a sfoggiare il suo fantastico dizionario di parolacce e bestemmie contro quel pezzo di legno bianco che fa da porta del bagno. Cosa ci vuole di più dalla vita?
- Lucy apri la porta! - gridò sconsolata Levy.
- No! -
Un rumore metallico fece presagire l'arrivo di un'altra inquilina di quella casa. Ed ecco che fece capolino una ragazza dai lunghi capelli blu con in mano una macchina fotografica.
- Juvia è a casa! - esclamò la blu.
- Ciao, Juvia - sorrise falsa Levy.
Perfetto: è arrivata Juvia! Ora sì che siamo nei guai. "
[N.d.A. Salve a tutti! Sono nuova e questa è la prima volta che pubblico qualcosa...passate a dare un'occhiata. Ciao!]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kana Alberona, Levy McGarden, Lluvia, Natsu, Natsu/Lucy, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo

3

P.o.v. Juvia

- Ragazze...ma l’abbiamo chiusa a chiave la porta di casa? – domanda Cana, dopo aver sbattuto energicamente il portone di ferro.

Ancora ansimanti per la gran velocità con cui abbiamo sceso i gradini di marmo, tutte e quattro ci guardiamo dubbiose negli occhi ed è un’imprecazione mal trattenuta da Lucy e un: - Oh no! – pronunciato da Levy, a farci capire la situazione.

Ci eravamo dimenticate di chiudere a chiave la porta di legno chiaro del nostro appartamento. Levy sbuffa rumorosamente, appoggiando la mano destra sulla pomello di ottone, pronta a riaprire la porta di ingresso.

- È colpa tua Juvia! Sei tu che sei uscita per ultima! – mi attacca la mia coinquilina castana.

- Non è colpa di Juvia! Voi potevate ricordare a Juvia di chiudere a chiave – ribatto furente.

Non è giusto che Cana-san se la prende con Juvia... Juvia era troppo impegnata a pensare a Gray-sama.

Sono così emozionata! Fra poco vedrò Gray-sama. Stringo forte i manici della grande borsa bianca che ho abbinato col mio abito. Certo, è un po' ingombrante, ma mi serve. Dentro ho messo tutto ciò che mi sarà necessario per questa sera. Mi fremono le mani dall’entusiasmo! Comincio a saltellare da un piede all’altro, mentre Levy inserisce la chiave d’ingresso nella toppa di metallo. Lucy mi guarda stranita, ma facendo questa strana danza posso finalmente sfogarmi un po’. Troppa gioia! La devo pur manifestare in qualche modo, no?! Non posso tenermi tutto dentro.

- Chi va sopra? – chiede Levy, muovendo la chiave nella serratura, fino a quando uno scatto ci fa capire che il portone è aperto.

- Mi sembra giusto che ad andarci sia colei che ci sta facendo perdere un sacco di tempo per colpa della sua sbadataggine...- dice Cana, guardandomi male.

- Non è colpa di Juvia! Vai tu, Cana-san! – urlo arrabbiata, stringendo i pugni e conficcandomi nella pelle bianca pallida le unghia lunghe smaltate di blu scuro.

- Io? E perché dovrei?! Sei tu che ci ha messo in questa situazione – Cana muove qualche passo verso di me, accorciando quel metro e mezzo di distanza che ci separa.

- Juvia non ha fatto proprio nulla – ribatto accigliata, fissandola negli occhi. Ormai è ad un palmo da me. Nonostante indossi un semplice paio di ballerine bianche, mi supera di alcuni centimetri. Mi si secca la gola.

Juvia non la sopporta! Cana-san cerca sempre di dare la colpa agli altri.

Osservo la castana trattenere, grazie ai soliti rimproveri e occhiatacce di Levy, una parolaccia. Si porta un ciuffo di capelli dietro le orecchie e concentra il suo sguardo da spavalda su di me. Mi sento intimorita. Non sopporto quando assume questo atteggiamento, soprattutto se è rivolto nei miei confronti. Mi incute quasi paura. Quei suoi occhi castani sono lucidi dalla rabbia... Provo a sottrarmi dal suo sguardo marrone scuro, quasi nero, ma invano. I miei occhi blu continuano a ritornare sul viso della mia coinquilina.

- Juvia prega Cana-san di smetterla di fissarla in quel modo inquietante –

Chissà dove ha imperata a guardare qualcuno in quel modo, con quello sguardo così cupo...

Cana non ci ha mai raccontato qualcosa del suo passato. A malapena conosco il suo cognome, ma nulla di più. Mi chiedo spesso chi sono i suoi genitori...

La prima volta che l’ho vista mi ha subito dato l’impressione che fosse una persona che ne ha passate di tutti i colori e che si fosse fatta le ossa da sola. In confronto a me, è una ragazza molto più lodabile. Ho una grande stima di lei per i suoi modi, sempre decisi e determinati. La ammiro proprio per questo. A differenza di me, lei ha un carattere ben definito e molto forte. Io, invece, sono una persona piuttosto volubile. Ho tentato, nel corso degli anni, di cambiare questo aspetto del mio carattere, che, viceversa da quello della mia coinquilina, si deve ancora formare. Diciamo che io tendo, a volte, o forse il più delle volte, a farmi trascinare dalla situazione. La cosa che mi irrita di più è il fatto che ne sono perfettamente cosciente, eppure non riesco a cambiare. D'altronde, non si può mutare la natura di una persona.

- Ragazze smettetela – esclama Levy furente e aggiunge – stiamo perdendo solo tempo prezioso: finiremo per perdere l’autobus! –. La nanetta turchina puntella le mani sui fianchi, guardando storto sia me che Cana.

- Io non vado. Ci andrà Juvia – mi addita la castana, riducendo gli occhi a due fessure.

- Juvia non si muove da qui – dico cercando di nascondere la voce tremante. Mi chiedo anch’io da dove ho preso il coraggio di ribattere in questo modo. La mia coinquilina fa davvero molta paura.

Levy sbuffa spazientita. La vedo respirare affannosamente e le sue guance si sono colorate di rosso. Chiude le palpebre e la sento contare sommessamente, nel tentativo di darsi una calmata. È un’azione che compie spesso per evitare di perdere la ragione. Quando si arrabbia diventa anche peggio di Cana, perdendo totalmente la lucidità mentale. Sono certa che, ora come ora, può sbottare da un momento all’altro. Getto uno sguardo furtivo verso Cana. Anche lei sembra piuttosto intimorita. Lucy, invece, afferra un braccio alla turchina nel tentativo di trattenerla e le sussurra delle parole per cercare di non farle perdere le staffe. La bionda è piuttosto in crisi. Nell’aria si percepisce tensione e conto mentalmente i battiti cardiaci del mio cuore che, a mano a mano, sono aumentati. Rimaniamo nel più completo silenzio, immobili. L’unico rumore è prodotto dal motore e dalle ruote delle macchine che percorrono la strada. Dopo un paio di secondi, la situazione sembra essersi ristabilita. Levy spalanca gli occhi e con voce calma, ma che nasconde dietro una grande ira, ordina a me e a Cana di salire sopra. Io e la castana ci guardiamo negli occhi, incapaci di ribattere all’ordine datoci dalla nostra coinquilina turchina.

- Non pensi che si possano scannare durante il tragitto? – sento mormorare Lucy a Levy che trasale e getta un’occhiata fugace a metà tra il dubbio e l’ansia a me e alla bevitrice del gruppo. Intanto, Cana, ha spinto il pesante portone nero, lasciando intravedere l’androne del nostro condomino. Le mattonelle di marmo bianco panna sono tirate a lucido e la luce dell’unica lampadina che pende dal soffitto, si riflette sul pavimento, rendendo la stanza più luminosa.

Probabilmente oggi è venuta la signora delle pulizie e avrà passato la cera...

- Va bene, ho capito. Saliamo tutte e quattro – dice Levy, dopo aver ragionato sulla possibilità che Cana mi possa uccidere. L’immagine raccapricciante di una me che scappa dalle grinfie della mia amica castana, invocando l’aiuto di Gray-sama, visita i miei pensieri. Non credo che Cana sia capace di fare una cosa del genere. È vero che spesso litighiamo, ma siamo molto amiche e ci vogliamo bene. Insomma, la conosco da più di un anno, non mi farebbe mai del male. Eppure mi sento subito rassicurata nel sentire l’ultima frase della tappetta.

Lucy-san e Levy-san difenderanno Juvia dagli attacchi di Cana-san. Anzi, solo Levy-san difenderà Juvia: probabilmente Lucy-san si alleerà con Cana-san. Quella biondina malefica vuole sottrarre a Juvia il suo adorato Gray-sama!

Fisso gli occhi nocciola di Lucy con astio. Odio il fatto che lei sia così bella. Ogni volta che passeggiamo insieme, tutti i ragazzi si girano ad ammirarla. Non è che io sia gelosa di lei, infatti, anche io ho un modesto successo con i ragazzi (ma il mio cuore è interamente dedicato al mio meraviglioso Gray-sama), però mi da un po’ fastidio.

- Juvia, perché mi guardi in quel modo? – mi domanda quella biondina da quattro soldi, notando che la sto osservando molto male.

- Nulla – sorrido falsa e solo dopo aver visto Lucy stringersi nelle spalle, aggiungo piano un – rivale in amore! –

Dopo esserci chiuse il portone alle spalle, attraversiamo di fretta il grande androne. Rallento la mia andatura vicino alla buca delle lettere per verificare che non ci sia nulla. Poi riprendo la corsa piazzandomi ultima dietro le mie compagne. Cominciamo a salire in fretta le scale. L’odore intenso di detersivo mi ferisce le narici. All’andata non avevo fatto caso a questo particolare. Come avevo supposto precedentemente, la signora delle pulizie deve essere venuta oggi, se no non si spiegherebbe l’odore di detersivo che impregna l’aria. È un po’ troppo forte e mi fa salire leggermente la nausea. Odio le scale. Ce ne sono troppe prima di raggiungere il nostro appartamento. Noi abitiamo al quarto piano. Avremmo potuto prendere l’ascensore, peccato però, che sia guasto in questo periodo. Sono certa che sono stati i due figli dei nostri vicini a romperlo. L’altro giorno, infatti, li ho scorti giocare con dei modellini di plastica che riproducevano dettagliatamente due dinosauri verde scuro dentro la cabina di metallo, non permettendo alle altre persone di utilizzare l’ascensore. Ovviamente li ho rimproverati a dovere, dato che per colpa loro sono stata costretta a farmi ben quattro rampe di scale, ma, dopo la mia sfuriata, non ho controllato se avevano abbandonato la loro postazione di gioco. Fatto sta che il giorno dopo questo avvenimento, l’ascensore è stato dichiarato non funzionante.

Mi asciugo in fretta alcune goccioline di sudore che mi si sono formate sulla fronte vicino alla radice dei capelli. Maledico mentalmente i due bambini e non solo loro, ma anche l’amministratore del condominio, il signor Gildart Clive. Come sempre, nonostante la situazione sia stata segnalata, il signor Clive non ha ancora provveduto a rimediare, fregandosene altamente. A volte, la sua svogliatezza, mi ricorda un po’ quella di Cana. Anche lei, spesso, assume la stessa espressione da strafottente del signor Clive. Per certi versi, l’amministratore mi fa un po’ pena. Sembra una persona piuttosto colta ed intelligente, ma che svolge un lavoro che non gli procura alcuna soddisfazione. Si mormora che abbia tantissimi soldi, nonostante vesta sempre in maniera molto umile. Abbastanza frequentemente, ho notato qualche piccolo foro mal rattoppato nei suoi abiti. Qualche volta l’ho incontrato nell’androne mentre camminava con la testa china, portandosi dietro la sua aria di malinconia. Non è sposato, eppure è un bell’uomo: alto, con un fisico piuttosto atletico ed imponente, con gli occhi scuri e i capelli lunghi fino alle spalle color castano chiaro. Porta sempre un po’ di barba, che gli da l’aspetto di una persona vissuta e matura. Il signor Clive, per me, rimane ancora un mistero. Non lo conosco molto bene, nonostante abiti nel piano sotto il nostro, al terzo. Spesso è fuori casa. Credo che svolga anche un altro lavoro oltre a quello di amministratore in questo ed in altri condomini. Forse lavora presso qualche grande azienda e questo potrebbe spiegare come mai viaggia molto spesso. Comunque sia, spero davvero che chiami qualcuno per far aggiustare l’ascensore. È anche nel suo interesse, dato che vive al terzo piano ed è, come noi, costretto a fare diverse rampe di scale.

Finalmente arriviamo davanti alla porta della nostra casa. Osservo i graffi sul legno chiaro che noi e i vari precedenti inquilini, abbiamo fatto. Con un sorriso mi riviene in mente di quella volta in cui, noi quattro eravamo tornate mezze ubriache da una festa e Levy era più euforica del solito. Dopo essersi scolata una semplice bottiglia di birra e la sua lucidità mentale aveva deciso di andare in letargo, la sua ragione le aveva fatto venire la malsana idea di indossare degli occhiali da sole, nonostante fosse notte inoltrata (o forse è meglio dire mattina, poiché erano circa le tre) e ci fosse parecchio buio. Appena le porte dell’ascensore si erano aperte, la nostra amica aveva cominciato a correre verso la porta di casa. Sfortuna volle che non riuscì a frenare la sua andatura, sbattendo conto il legno chiaro, provocando un graffio ben evidente sulla porta. Inutile dire che gli occhiali da sole comprati in una delle tante bancarelle dei venditori ambulanti si ruppero e dello spavento enorme che ci fece prendere quella notte. Grazie al cielo, lei non si fece nulla di grave. La mattina successiva non ricordava assolutamente nulla, però il livido scuro sopra il naso (che le rimase anche per un bel po’), in mezzo agli occhi, bastò per convincerla che non ci eravamo inventate tutto.

- Forza, Juvia, chiudi la porta – mi ordina con fare impetuoso Cana.

Cana-san è davvero antipatica, ma Juvia non ha altra scelta. Se vuole sbrigarsi a vedere Gray-sama deve evitare di sollevare questioni. Aww, Gray-sama, quanto me ne fai passare!

Così di malavoglia, ma speranzosa di poter vedere il mio amatissimo, infilo una mano nella mia enorme borsa, certa di poter trovare le chiavi senza l’ausilio degli occhi.

Tanto Juvia  le troverà subito...

Comincio a tastare la miriade di oggetti che ho messo dentro. Tra le mie mani percepisco alcune penne e monetine, il cellulare, il portafoglio...ma non riesco ad avvertire il freddo metallo delle chiavi. Una sensazione sgradevole sottoforma di brivido mi attraversa la schiena. Non sopporto la confusione e, tramite le mie dita che continuano a muoversi meccanicamente all’interno della borsa, sento che regna un tale caos. Continuo così per un paio di secondi, poi, seccata di non essere riuscita nella mia impresa apparentemente semplice, emetto un suono indicante il fatto che ho appena perso la pazienza. Con indolenza, afferro i manici della borsa, posizionando l’oggetto di fronte me. Tra le dita di sinistra tengo il manico sinistro e rispettivamente con quelle di destra stringo il destro. Concentro la mia attenzione sulle varie cose che ci sono dentro. Mentalmente prego ogni santo di questa terra di aiutarmi a trovare il mio mazzo di chiavi.

- Juvia ci stai mettendo tre anni per prendere le chiavi! – mi fa notare Lucy.

Perché dice questo a Juvia?! Juvia non è mica una scema! Lo sa perfettamente che ci sta mettendo un po’ troppo tempo per trovare le chiavi...Lucy-san sta diventando sempre più antipatica. Rivale in amore...grrr! Che rabbia!

Più innervosita continuo la mia ricerca, ma grazie ad un riflesso che mi colpisce gli occhi riesco, finalmente, a porre fine a questa dannata avventura. Ringrazio mentalmente il signor Clive per aver fatto aggiustare la scorsa settimana la lampadina rotta di questo pianerottolo. È stata proprio tramite quella che ho potuto scorgere il mio mazzo di chiavi. Vittoriosa, lo estraggo dalla borsa. Mi auto-compiaccio della mia bravura. La sensazione che sto provando è davvero piacevole. Sventolo le chiavi che producono il tipico suono tintinnante sotto gli occhi di Lucy che sbuffa spazientita.

Rivale in amore! Ti brucia che Juvia ha vinto questa sfida!

Ridacchio sotto i baffi, mostrando, come se fossero delle medaglie per il valore, gli oggetti metallici e trillanti anche a Cana e Levy.

- Sì, sì, Juvia. Complimenti per aver trovato uno stupido mazzo di chiavi. Adesso, però, smettila di fare questo teatro e chiudi la porta, dannazione! In questo modo non riuscirai mai a vedere il tuo “adorato” – rotea gli occhi Levy. Le sue parole mi colpiscono come un vento gelido in piena estate. Mi ero completamente dimenticata che sto perdendo un sacco di tempo prezioso!

Gray-sama! Juvia giura che arriverà il più presto possibile da te! È tutta colpa di quella biondina! È stata lei a fare dimenticare a Juvia di te, Gray-sama. Juvia non la deve sottovalutare. Sta utilizzando delle tecniche davvero avanzate per far perdere tempo a Juvia. Chissà come fa ad ingegnare questi piani davvero malvagi...scommetto che è stata lei a non far ricordare a Juvia di chiudere a chiave la porta. Non ti preoccupare, Gray-sama, Juvia arriverà presto tra le tue braccia!

Scattante come un felino, inserisco la chiave lucida nella toppa e la giro quattro volte. Alla velocità della luce, poso le chiavi nella borsa e mi precipito verso le scale. Comincio a scendere i gradini a tre a tre, rischiando ogni volta di perdere l’equilibrio, dato i tacchi a spillo davvero alti che indosso. Nel giro di pochissimi istanti distanzio le mie compagne che mi stanno seguendo.

- Ragazze, fate attenzione! – dice Lucy con voce alta per farsi sentire, poiché è l’ultima della fila.

- Perch...AAAAH! – grida Levy, perdendo l’equilibrio, finendo addosso a Cana che, prontamente si aggrappa alla ringhiera, frenando la caduta di Levy e la sua.

- Levy! Tutto bene? Non mi avete nemmeno fatto finire di parlare...comunque, credo che la signora delle pulizie abbia passato la cera. Fate attenzione – parla la biondina, soccorrendo la nostra amica.

Anche Juvia si era accorta che è stata passata la cera...lo hai capito dopo Juvia, biondina! Questo dimostra che Juvia è  più intelligente di te...

Mi fermo. L’urlo di Levy mi ha davvero fatto spaventare. Meno male che c’era Cana davanti! Volto la testa in direzione delle mie coinquiline e noto il pallore del viso di Levy.

- Sto bene! – ci rassicura la turchina, cercando di fare respiri profondi. Ricominciamo a correre, un po’ più lentamente. Uno dei problemi più grossi dei tacchi a spillo è l’equilibrio, anzi, mantenere l’equilibrio ed io e le mie coinquiline stiamo indossando dei tacchi piuttosto alti, tranne Cana, quindi il rischio di scivolare è parecchio elevato. Nessuna di noi quattro vuole ripetere l’esperienza appena provata da Levy. Poteva finire davvero male. Io cerco, comunque, di velocizzare. Voglio vedere Gray.

Dopo circa due minuti, ci ritroviamo per l’ennesima volta davanti al portone nero. Con molta fatica date l’imponente grandezza della lastra di ferro in confronto alla sua costituzione minuta, Levy chiude il portone. Ci dirigiamo con passo spedito verso la fermata dell'autobus. La Fairy Tail High School non è molto lontana dal nostro appartamento, ma posta ad una distanza tale che è pericolosa da percorrere da sole di sera. Quindi con le mie coinquiline avevamo deciso di prendere il bus.

La tipica suoneria del mio cellulare mi avverte che mi è appena arrivato un messaggio: il mio amico Gajeel mi ha risposto. Sblocco il display componendo la password e velocemente entro nella sezione “messaggi”. Rallento un po’ il passo per poter leggere il testo.

“Juvia, mi sono accordato con alcuni miei amici per dare a te e alle tue amiche un passaggio al ritorno. Non so però se staremo tutti nella stessa macchina. Tanta gente mi ha chiesto un passaggio, ma a te lo do volentieri. A dopo”.

Oddio, cosa intende per "Non so però se staremo tutti nella stessa macchina"?! Boh, che importa. Ciò che conta davvero è avere un passaggio per il ritorno, no?

- Levy-san, il mio amico Gajeel-kun mi ha risposto - comunico a Levy.

- Mmm, sì? Che ti ha detto? -

- Che abbiamo il passaggio! - decido di non dirle tutta la verità. Levy potrebbe anche non essere d'accordo e decidere di non partecipare al ballo e questo sarebbe un guaio. Io non voglio andarci da sola e, poi, dopo tutta quella fatica che abbiamo fatto per convincere Lucy a venire con noi sarebbe tutto inutile.

Dopo aver percorso quei pochi metri che separavano la nostra casa dalla fermata, i piedi cominciano a dolermi.

Questi stupidi tacchi! Colpa della fissa di Juvia per questi oggetti mostruosi con lo spillo. Saranno pure belli da indossare, ma Juvia rimpiange con tutta se stessa le sue meravigliose zeppe comode! Eppure lei sapeva a cosa sarebbe andata in contro mettendo questi aggeggi... Purtroppo Juvia non aveva molte altre alternative. Questo paio di scarpe si addice molto di più al suo abito e lei, sta sera, devo essere perfetta. Ah! Gray-sama, spero che tu riesca a notare Juvia! Magari ti ricordi pure di lei! Sarebbe una cosa fantastica! Già Juvia riesce ad immaginarti con lo smoking mentre le fai la proposta di matrimonio...aww! Gray-sama!

- Leggendo le informazioni scritte qui, l'autobus 117 dovrebbe passare tra dieci minuti - ci dice Levy.

Io, intanto, mi siedo sulla panchina verde accanto al palo dove sono affissi gli orari e i percorsi che compie l’autobus. Punto il mio sguardo sulle scarpe bianche e noto con sofferenza che mi si è formata una bollicina rossa nel punto esatto in cui la pelle sfrega con il cinturino. Credo proprio che questa sera farò fatica a stare in piedi. Probabilmente rimarrò per tutta la sera seduta e...

...No! per il bene di Gray-sama Juvia deve rimanere in piedi! Gray-sama ripagherà Juvia per l’immenso sforzo che sta facendo sposandola...aww! Gray-sama!

- Porca puttana! Siamo in netto ritardo e il bus non è ancora arrivato! - esclama Cana-san, gesticolando furente contro la teca di vetro dove sono affissi gli orari.

- Cana! Devi smettere di usare un linguaggio tanto scurrile e volgare! - ribatte immediatamente Levy, accanto a lei, lanciandole uno sguardo piuttosto irritato. Rimette apposto una ciocca azzurra che le è appena sfuggita dalla fascia arancione con cui costringe ai suoi capelli.

Quella fascia arancione Juvia l’ha già vista da qualche parte...

- Ma perché?! A Bacchus piace! -

- Piacerà pure al tuo Bacchus, ma non a me! Quindi, cortesemente, non dirle in mia presenza, non le sopporto! -

Comincio a temere che la situazione possa degenerare. Levy e Cana sono disposte una di fronte all’altra. Osservo la notevole differenza di altezza che c’è tra le due. Si guardano fisse negli occhi, scaraventandosi una miriade di insulti a livello telepatico. Le labbra arricciate di Levy assumono una espressione simile che caratterizza spesso il viso di Cana. L’aria sembra essersi riscaldata.

- Levy, siamo in un mondo libero! -

- Quanto odio le persone che usano la solita scusa del "siamo in un mondo libero" per fare ciò che vogliono – ribatte Levy gesticolando con le mani e avvicinandosi a Cana che sovrasta la sua figura minuta.

- Vuoi forse negare che siamo in un mondo libero? – noto una vena pulsare pericolosamente sulla tempia destra della castana.

- Guarda, nemmeno ti rispondo, Cana! Non riusciresti a capire - risponde con tono sprezzante la turchina, mettendosi in punta di piedi sui tacchi per cercare di arrivare alla stessa altezza della nostra amica.

- Vuoi forse insinuare che sono stupida?! Ma ti prego, illuminami, nanetta! -

- Come mi hai chiamata!? Ripetilo se hai il coraggio! -

- Con piacere, nanetta! – esclama Cana arrogante.

- Dannata megera, come osi!? – Levy corruga la fronte, spalancando gli occhi.

Finirà male...

Provo a distrarmi attorcigliando una ciocca di capelli blu intorno al mio indice destro, distogliendo lo sguardo dalle mie coinquiline. Voltando il viso incontro gli occhi nocciola di Lucy. Ci scambiamo un occhiata a metà tra la rassegnazione e il panico. Cana e Levy litigano spesso: sono l'una l'opposto dell'altra. Quando litigano creano sempre molto scompiglio. Hanno entrambe un carattere parecchio infiammabile. A volte non si parlano per settimane intere, ignorando completamente i tentativi miei e di Lucy per cercare di riappacificarle. Poi, inaspettatamente, fanno pace, dimenticandosi delle terribili discussioni che hanno creato. Bisticciano anche su argomenti futili. Lo scorso Dicembre, infatti, avevano litigato su dove posizionare l’albero di Natale. Si sono tenute il broncio a vicenda per tre intere settimane, evitandosi l’un l’altra. Il giorno della Vigilia di Natale, io e la biondina da quattro soldi eravamo uscite a fare compere e, una volta tornate a casa, le abbiamo trovate sorridenti e felici che si scambiavano i regali.

Cana-san e Levy-san sono parecchio strane...

Con un ulteriore sguardo che io e Lucy ci scambiamo, decidiamo telepaticamente di dare un taglio alla situazione. Non possono litigare proprio prima del ballo!

- Cana-san, chiedi immediatamente scusa a Levy-san! E pure tu Levy-san chiedi perdono. Juvia non vuole che le sue amiche discutano – intervengo con tono conciliante, alzandomi in piedi e mettendomi in mezzo alle due, poggiando una mano sulla spalla di Levy e l’altra su quella di Cana.

- Giusto. Levy-chan, Cana-chan, fate la pace – mi appoggia Lucy sorridendo e posizionandosi accanto a me. Odio quando parla in questo modo.

Con quella voce da bambinetta buona, gentile e innocente, Lucy-san fa innervosire davvero molto Juvia.

- Scherzi, Lucy? Io con quella megera non ci parlo. Io non offendo la gente come fa lei! - Levy indica con un dito Cana. Dal canto suo la “colpevole” si limita a sbuffare infastidita.

- Dai, ragazze! Sta sera c'è la festa! - prova di nuovo Lucy, ma con scarsi risultati.

Odiosa rivale in amore con quella vocetta infantile. Non riuscirai mai ad avere l’amatissimo di Juvia!

- Nanetta! -

- Megera! -

- Juvia non vuole che litighiate! -

- Ragazze, l'autobus! - grida Lucy-san.

Di scatto tutte ci giriamo, appena in tempo per veder sfrecciare davanti a noi il bus azzurro, il nostro mezzo di trasporto. Non riusciamo a scorgere il numero e rimaniamo paralizzate per un secondo, poi Levy urla:

- Inseguiamolo o Erza ci ucciderà definitivamente! -

Mosse dal terrore più che dalla voglia di arrivare puntuali, cominciamo a correre. È impossibile correre su dei trampoli come i tacchi, mantenendo l'equilibrio e, sfortunatamente, tutte noi tranne Cana, indossiamo questo tipo di scarpe.

Chissà perché Cana-san non indossa i tacchi. Ma che importa?! Con queste scarpe, Gray-sama noterà Juvia di sicuro!

Ignoro il dolore che sento ai piedi provocato dalla bollicina che mi si è formata. Il pensiero di Gray-sama mi porta in testa alle mie compagne. Questa è la mia serata e voglio vederlo il prima possibile! Quel autobus non può sfuggirmi! Riuscirò a salirci a qualunque costo. Quasi per magia riesco a mantenermi stabile sulle mie scarpe, cosa alquanto strana. Mi sorprendo della mia agilità, ma commetto diversi errori. Primo errore: la borsa. È troppo pesante ed ingombrante e correndo mi scivola dalla spalla, facendomi rallentare e perdere leggermente l'equilibrio. Secondo errore: le scarpe. Continuando a correre in precario equilibrio e focalizzando la mia attenzione sulla borsa, non noto una fessura tra i sampietrini che compongono la strada. Il tacco si infila nel piccolo foro e cado. Terzo errore: le mie amiche. Mi chiedo come mai vivo sotto lo stesso tetto di queste stupide. Infatti, continuano a correre, ma non riescono a frenare in tempo la loro andatura, finendomi addosso. Alla fine siamo tutte e quattro distese sulla strada. Quattro sceme.

No! No! No! Porca miseria! L’autobus!

- Mai più i tacchi - esclama Lucy, ansimando ancora, mettendosi in piedi ed esaminando un piccolo livido sotto il ginocchio.

- E adesso che facciamo? - domanda Levy, rialzandosi e togliendo la polvere dal vestito.

- Boh...nanetta sei tu quella che ha sempre le idee giuste al momento giusto...- dice Cana, aggiustandosi i capelli scompigliati per la corsa.

- Juvia vuole andare alla festa! – mi lamento, ancora per terra con la mano alzata verso la direzione che ha preso l’autobus prima di scomparire dietro la curva. Prego mentalmente di poter vedere all’orizzonte il bus blu fare marcia indietro per venirci a recuperare. Purtroppo non succederà mai.

Juvia ha perso il mezzo con cui andare alla festa e vedere Gray-sama! Come farà Juvia!

- Torniamo indietro, alla fermata. Forse passerà qualche altro bus - propone dubbiosa Levy, porgendomi una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.

Camminiamo in silenzio durante il breve tragitto. Io mi torturo una pellicina dell’indice destro. Sono nervosa. In questo momento vorrei uccidere l’autista dell’autobus che non si è nemmeno degnato di fermare il mezzo per farci salire.

Juvia è certa che l’uomo alla guida del bus ha visto lei e le sue amiche rincorrere l’autobus.

Serro la mandibola, producendo un piccolo rumore, dovuto all’aver sbattuto i denti l’uno contro l’altro piuttosto violentemente. Trattengo un gemito. Per sbaglio mi sono morsa la parete interna della bocca, provocandomi una piccola ferita. Un’espressione di disgusto appare sul mio volto: sento il gusto pungente del sangue che si mescola con quello di menta forte del dentifricio...non mi piace il sangue. Inghiotto un po’ di saliva per cambiare sapore, ma nulla. Solo dopo qualche secondo quel gusto tanto sgradevole comincia a scemare.

- Juvia, come mai ti porti dietro quella grande borsa? È fin troppo grande! - mi chiede dopo un po' Levy, sedendosi sulla panchina dove pochi attimi fa ero intenta a riposare i miei piedi.

Ops...

- Hai perso l'equilibrio proprio per colpa di quella borsa! - mi fa notare Cana.

Dannazione alla memoria ferrea e alla grande capacità di osservazione di Cana-san...

- Cosa ci hai messo dentro, Juvia? Sembra piuttosto pesante...- osserva Lucy costatando che in diversi punti del tessuto alcuni degli oggetti che ho messo dentro formano qualche rigonfiamento, creando delle grinze e ammaccando la splendida borsa di pelle bianca.

Maledetta Lucy-san! Perché hai dovuto evidenziare una cosa del genere?!

Rimango paralizzata davanti alle occhiate interrogative che mi rivolgono le mie coinquiline, analizzandomi dalla testa ai piedi.

Se Juvia dice loro la verità le faranno una ramanzina che durerà un'eternità e addio Gray-sama... Se, invece, lei dice una bugia le sue amiche non se la berranno. Meglio rimanere in silenzio.

-...-

- Juvia, rispondi! Cosa. Hai. Messo. Nella. Borsa? – domanda sospettosa Levy, scandendo le parole e alzandosi in piedi. Sudo freddo. Perché le mie amiche devono essere così dannatamente perspicaci?!

-...-

- Juvia! -

Cana porta un ciuffo di capelli dietro le orecchie...cattivo presagio. La castana muove un piede dopo l’altro, dirigendosi verso di me con fare minaccioso. Nessuna di noi quattro fiata. Nemmeno un cane o una macchina passano per interrompere questo silenzio assordante. Nessuno. Solo il diabolico rumore delle ballerine che la mia amica indossa spezza questa assenza di suoni. Ogni passo che fa coincide con un battito del mio cuore. Ormai è di davanti a me: cattivissimo presagio!!! Il mio coraggio, in questa situazione, viene meno. In questo momento vorrei essere risucchiata dall’asfalto e fondermi con esso. Mi va bene essere anche calpestate dalle ruote delle macchine: tutto è meglio che essere rimproverata o, peggio, essere sgamata dalla bevitrice del gruppo.

Okay, se Juvia tiene cara alla vita, le conviene parlare.

- Juvia vi mostrerà il contenuto della sua borsa! – esclamo, parlando alla velocità della luce, quasi urlando.

Juvia è salva!

Deglutisco amaramente. Sbatto le palpebre più volte. Muovo qualche passo per mettere un po’ di distanza da Cana. Sento il tessuto delle scarpe sfregare contro la bollicina che mi si è formata. Mi mordo il labbro inferiore.

Juvia è salva solo per il momento. Appena conosceranno la verità la uccideranno! Aiuto! Qualcuno salvi Juvia! Magari Gray-sama arriverà di corsa non appena sentirà la voce della sua carissima Juvia parlargli nella mente, chiedendogli di soccorrerla. Poi lui con una mossa stra-figa stenderà le coinquiline di Juvia ed infine lei, per ingraziarlo lo bacerà appassionatamente...aww! Gray-sama, aiuta Juvia!

Levy si schiarisce la gola, facendomi tornare alla realtà. Con sguardo rassegnato, lentamente, afferro i manici della borsa e la apro. Punto i miei occhi per terra, aspettando terrorizzata la sentenza.

- Juvia...- comincia Levy più arrabbiata che mai, mentre il tono della sua voce aumenta ad ogni parola che dice - vuoi spiegarmi perché cazzo c'è una macchina fotografica, una telecamera e tutta l'attrezzatura che serve ad un fotografo dentro questa fottuta borsa?! -

Io mi faccio piccola, piccola. Sento come se il sangue mi stesse defluendo dalle vene, come se qualcuno me lo stesse risucchiando goccia per goccia. Gli occhi cominciano a bruciarmi leggermente.

- Levy, hai detto due parolacce! Sono orgogliosa di te! - squittisce Cana euforica, tornando subito seria notando l’espressione torva della turchina.

- Non è il momento Cana. Levy sembra capace di ammazzare qualcuno...- sussurra Lucy.

I brividi mi percorrono la schiena e la bocca mi si è improvvisamente seccata. Tiro su col naso, focalizzando la mia attenzione sulla gomma rosa appiccicata sulla panchina. Mi impongo di non incontrare gli occhi furenti della nanetta.

- Juvia voleva immortalare il suo Gray-sama...- dico quasi senza un filo di voce. Credo che in questo momento qualcuno mi abbia tagliato le corde vocali, non permettendomi di parlare. Una sensazione di vuoto mi opprime lo stomaco e un nodo alla gola mi procura un tale dolore da farmi uscire una lacrima.

- Hai idea di quanti soldi hai speso per queste inutili sciocchezze? Forse non ti rendi conto che rischiamo di fare la fame tutte noi per colpa di questo tuo comportamento! Hai rubato i soldi per l'affitto! Sei una stupida! Mi hai davvero deluso, Juvia...- parla sprezzante Levy. Pronunciando queste parole è come se mi abbia appena sputato addosso. Piango. Non posso farci niente. È stato più forte di me. Non ero lucida mentre compravo questi attrezzi. Può sembrare irreale, stupido ed anche una scusa per giustificare un capriccio momentaneo, ma davvero, non ero in me. Il mio buon senso se n'era andato del tutto. Mi vergogno di me stessa.

Levy-san ha ragione. Juvia è una stupida. Una irresponsabile! Come le è potuta venire in mente di...rubare?! Rubare quei soldi che lei e le sue amiche hanno tanto faticato per ottenere?! Eppure non è riuscita a frenarsi.

- Juvia vi chiede perdono - mormoro anche se so che non è abbastanza. Trattengo ogni gemito di pianto. Le guance mi si sono arrossate, insieme alla punta del naso e alle orecchie. Mollemente mi porto una mano al viso, cercando di asciugarmi le lacrime che, copiose, continuano a sgorgare dai miei occhi blu.

Sono sempre stata una bambina viziata. Vivevo nel lusso e nello sfarzo più sfrenato. I miei genitori mi compravano tutto ciò che volevo. Appena vedevo qualcosa che mi piaceva nella vetrina di un negozio, loro prontamente me lo compravano. Non credo di aver mai ricevuto un “no” nella mia vita. Ero immersa nei soldi e nell’ambiente aristocratico fatto di false emozioni. Le cose futili che avevo, forse, erano l’unica cosa reale della mia vita. Non ricordo di aver mai visto i miei genitori farmi anche una sola carezza contente del vero affetto, o una parola di apprezzamento verso me e il mio nuovo vestito. Per molti anni quel tenore di vita a cui ero abituata, mi aveva fatto maturare l’idea che il mondo e le altre persone erano al mio servizio. È stato piuttosto traumatico scoprire che in realtà io ero e sono solamente un minuscolo individuo insignificante di questo mondo. Ho scoperto questa profonda verità nella maniera più dolorosa possibile.

I miei genitori avevano una azienda poco fuori dalla città in cui vivevo. Era piuttosto redditizia ed era quella che ci aveva permesso di vivere in mezzo al lusso. Durante gli ultimi tre anni quell’azienda ha cominciato ad avere un calo economico davvero molto drastico. A me non dissero nulla, ma di certo non ero stupida. Mi accorgevo che il vestito o la borsa che desideravo, arrivavano nella mia stanza con molto ritardo e questa era una cosa davvero strana. Poi, un pomeriggio, l’azienda dei miei genitori prese fuoco, bruciando tutto e uccidendo anche i miei. Per fortuna gli operai e i vari lavoratori non erano lì, dato che era un giorno di festa. La polizia ha archiviato il caso come suicidio. Probabilmente i miei genitori non riuscivano a sopportare il fatto che la nostra stabilità economica stava andando a rotoli. Ho pianto e sofferto molto. Non che fossi legata particolarmente ai miei, però, morendo mi sono ritrovata completamente sola.

Per evitare di finire all’orfanotrofio, i miei zii mi hanno preso in affido. Non ho potuto ottenere le ricchezze che si trovavano nella mia vecchia casa, poiché, dopo la morte dei miei sono venuta a sapere che avevamo un grosso debito con la banca. Dunque, i miei zii hanno dovuto vendere tutto per saldare il denaro dovuto. Per quanto più affettuosi dei miei genitori, i miei zii non si sono mai occupati realmente di me, poiché i non si possono permettere di mantenermi. Così, appena mi sono iscritta alla FTHS, mi sono trasferita da Lucy, Cana e Levy. Gli zii mi danno appena i soldi per comprare i libri per la scuola. Per il resto me la devo cavare da sola. Purtroppo il mio passato mi ha lasciato un marchio indelebile. Il mio carattere è completamente a brandelli. Ho cercato di diventare una persona migliore e più saggia. Ho provato ad imparare a comprare solo ciò che è davvero necessario. È stato difficile e, alla fine, pensavo di esserci riuscita tanto da essere additata come tirchia dalle mie amiche, ma a quanto pare non è così. In caso contrario sarei riuscita a trattenere il mio istinto di comprare qualunque cosa.

Juvia è ancora la stessa persona irresponsabile di tanto tempo fa. Non ha migliorato se stessa nemmeno di una virgola. Non credo che Levy-san e le altre riusciranno mai a perdonare il suo comportamento così avventato.

- Su, Levy, non essere così cattiva con Juvia - interviene Lucy, poggiando una mano sulla spalla della turchina, aggiungendo - in qualche modo ce la caveremo. Troveremo una soluzione insieme –

Il cuore mi fa un balzo nel petto. Guardo sorpresa quella biondina da quattro soldi che non riesco a sopportare. Forse l’ho giudicata un po’ troppo male...

- Sgrunt...e va bene! Non volevo fare la parte della cattiva. Volevo solo farle notare che ha sbagliato. Scusami, Juvia. Credo di aver esagerato – mi sorride la mia amica. Io scuoto la testa.

Cana, inaspettatamente, mi passa le dita sul volto asciugandomi le lacrime che imperterrite continuano a rigarmi le guance.

- Meno male che hai messo il mascara e l’eye-liner resistenti all’acqua – osserva divertita la castana.

Una sensazione dolce si impossessa del mio petto. È qualcosa che è impossibile da spiegare. Qualcosa che nemmeno i miei genitori hanno mai saputo trasmettermi. Non sapevo che si potesse provare un tepore del genere provocato da delle semplici parole o gesti.

Lucy-san, però, rimane sempre la rivale in amore di Juvia!

- Juvia vi vuole bene! – senza rendermi conto, mi escono spontanee queste parole. Mi sento capita e amata dalle mie amiche. Vorrei ringraziarle una ad una per l’affetto che mi danno e mi dimostrano ogni giorno. Lucy e Levy mi abbracciano, mentre Cana si limita a poggiarmi una mano sulla testa, scompigliandomi i capelli. Un rumore ci fa girare e vediamo un autobus blu fermarsi..

- Ragazze! È questo il 117! Quello di prima era un autobus sbagliato! - nota Levy, leggendo il numero affisso sul parabrezza del bus. L’autista ci fa un cenno col capo a cui Levy risponde con un pollice in su. Dopo poco le porte scorrevoli del mezzo si aprono. Mi sembra che sia appena accaduto un miracolo. Forse ho ancora qualche speranza di rivedere il mio amatissimo Gray-sama!

- Lucy, impara a leggere il numero del bus, prima di farci allarmare come prima e farci corre dietro un mezzo di trasporto che non era nemmeno il nostro! – la rimprovera Cana

- Saliamo! - dico, guardando le mie amiche.

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

Hey! Come va gente?!

Scusate il mega ritardo che ho fatto, ma non ho avuto un attimo di tregua per poter correggere il capitolo [che si è nettamente allungato] ^^”. Tutta colpa della scuola! Già il primo giorno dal rientro delle vacanze il mio professore di Latino ha cominciato ad interrogare la classe sui verbi anomali...tanto per darvi un esempio della pazzia dei miei insegnanti. Secondo me, hanno passato le vacanze telefonandosi l’un l’altro, scambiandosi metodi di tortura per rendere la vita scolastica degli alunni un vero e proprio infermo.

SCUOLA SCHIFO. SCUOLA SCHIFO. SCUOLA SCHIFO.

Ma l’importante è essere riuscita nella mia impresa e pubblicare questo benedetto capitolo che mi ha fatto davvero sudare, no?! [vi scongiuro, perdonatemi! Mi scuso ancora per il ritardo]. Non pensate che sia tanto semplice correggere un capitolo! Avendo scritto questa storia circa quattro mesi fa, non appena la rileggo e la correggo, mi vengono sempre in mente nuove cose da aggiungere e...va a finire che perdo almeno quattro giorni per revisionarlo ed essere un po’ soddisfatta. È per questo che, questo terzo capitolo (non contando il prologo) è parecchio lungo [circa 16 pagine Word...wow!]. Non ho fatto altro che aggiungere e modificare. Di questo passo, ci metterò anni prima di pubblicare tutti i capitoli!!! Oddio! No. Devo velocizzarmi. Assolutamente. Prometto solennemente di imparare ad essere più rapida J!

Dunque...questo è il P.o.v. di Juvia. Credo che sia un po’ [tanto] OOC. È parecchio immatura come persona, ma imparerà ed essere più responsabile. Juvia, diciamo, che soffre della sindrome dello shopping compulsivo [chi ha visto “Love shopping”?!], però, di certo, a livelli più “normali”. Lei, semplicemente, non riesce a frenarsi dall’acquistare qualcosa, dovuta ad una cattiva educazione da parte dei suoi genitori. Apprezziamo il fatto che abbia tentato di migliorarsi ^^”. In questo capitolo ho accennato a Gajeel...che sarà alla festa insieme a chi? Traete voi le conclusioni...

Mmm cos’altro ho da dirvi? Ah...sì...nel prossimo capitolo (P.o.v. Levy) verrà introdotto un personaggio che molti di voi (anche io!) aspettavano. Sarà giusto un “leggero” [un po’ più di leggero] accenno. Poi al ballo compariranno i vari maschietti u.u...

Spero che, nonostante sia molto lungo questo capitolo, non vi abbia annoiato e nel caso in cui è successo fatemelo sapere nei commenti, provvederò a rimediare.

Allora, tanti saluti e alla pross...no! Aspettate! Ho dimenticato una cosa importantissima! La stanchezza gioca brutti scherzi...dunque: ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la storia e un ringraziamento speciale va a marythepotatogirl e Alexia1005 che hanno recensito il mio ultimo capitolo.

Adesso posso veramente salutare e scappare per andare a fare i compiti...[Scuola schifo].

Baci e abbracci a  tutti voi

DaisyChan

Ps: chi ha notato Gildart?! (scommetto tutti, ma okay ahahahah!) e dunque...dovrei indicare l’avvertenza spoiler per chi non ha finito di vedere l’arc di Tenroujima?

   
 
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