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Autore: Briciole_di_Biscotto    22/09/2016    2 recensioni
[Human!AU / raccolta (forse) disomogenea / un po' tutti]
Di sogni divenuti realtà e di speranze infrante.
Di eroi e di morti.
Di amore e di gioia.
Di tristezza e di forza.
Di vita.
#1 About Alfred
[...] Alfred aveva sognato, da sempre e dal più profondo del suo cuore, si poter divenire, un giorno, un eroe. Lo aveva sognato, e ci aveva creduto. Ci aveva creduto fino ad arrivare a tanto così dal realizzarlo, per il semplice motivo che la fantasia di Alfred non aveva mai avuto limiti, e ciò che non poteva avere lo creava da sé. [...]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Hall of Fame

 #1 About Alfred

 Alfred aveva avuto un sogno, una volta. Un sogno glorioso, immenso, meraviglioso. Un sogno che era parte di lui tanto quanto i suoi capelli biondi, i suoi occhi azzurri, la sua voce squillante, il suo carattere esuberante.

 Alfred aveva sognato, da sempre e dal più profondo del suo cuore, di poter divenire, un giorno, un eroe. Lo aveva sognato, e ci aveva creduto. Ci aveva creduto fino ad arrivare a tanto così dal realizzarlo, per il semplice motivo che la fantasia di Alfred non aveva mai avuto limiti, e ciò che non poteva avere lo creava da sé.

 Nessuno sapeva come fosse nato questa suo sogno – fissazione, lo chiamavano alcuni: forse dai fumetti della Marvel che sempre aveva amato sfogliare come nient'altro al mondo, o forse la sua intelligenza gli aveva fatto assimilare tutti i problemi del mondo – attraverso i discorsi tra i suoi genitori o dalle parole del telegiornale che sentiva provenire dal salotto – concependo l'unico modo di poter salvare la situazione secondo un bambino.

 Alfred era stato bravo, bravissimo a far crescere il proprio sogno giorno per giorno, aiutato anche dal proprio carattere per natura impavido – circa – e avventato: ad un certo punto sconfiggere i bulli, passare i compiti ai compagni, aiutare le vecchiette per strada era diventata giornaliera amministrazione per il prima bambino, poi ragazzo che puntava sempre più in alto, sempre più in alto.

 Poi però Alfred era cresciuto. Non voleva crescere, davvero, ma era successo.

 Aveva perso il candore infantile, era diventato un po' più cattivo, opportunista, doppiogiochista senza nemmeno accorgersene.

 Allo sconfiggere i bulli, aveva cominciato lui stesso a praticare sottile violenza psicologica – e a volte anche fisica – su chi non gli piaceva; i compiti avevano smesso di essere passati se non in cambio di qualcosa; girare con gli amici ero diventato più importante di aiutare le nonnine con la spesa. Insomma, gli anni del liceo erano stati indubbiamente i più belli.

 Alfred era cresciuto ancora, era diventato un uomo indaffarato e materialista, con un lavoro a cui pensare, una sola vita da vivere che non poteva certo essere sprecata a pensare agli altri. Cosa credevano, anche lui aveva le proprie rogne.

 Però ogni tanto gli tornava in mente, quel vecchio e antico sogno. Abbandonato? Sì, certo, solo la fantasia di un bambino troppo ingenuo che credeva di poter cambiare il mondo. Relegato? No, mai, 'ché era qualcosa di troppo intrinseco in lui, di troppo Alfred per essere dimenticato per sempre.

 La mattina appena sveglio si guardava davanti allo specchio e ci pensava; a lavoro davanti al pc ticchettando distrattamente sui tasti ci pensava; il pomeriggio tornando a casa ci pensava. Se, se, se, se, se...

 Capitava raramente che ci pensasse, ma quando lo faceva era tremendamente e dolorosamente intenso. Allora si fermava e offriva un caffè al collega, o passava per strada ed aiutava una nonnina con la spesa, o ricomprava il palloncino al bimbo che lo aveva appena perso.

 Poi tornava a casa, il cuore più leggero, il sorriso più luminoso. Apriva la porta, annunciava il suo rientro – “Sono tornato!” – e suo fratello faceva capolino dalla porta del soggiorno con tra le braccia una pila di scatoloni più alta di lui – avevano scoperto il dramma del trasloco – e gli sorrideva di quel sorriso gentile che poteva avere solo Matthew, e solo per suo fratello – “Ben tornato.”

 Alfred posava per terra la ventiquattrore, appendeva la giacca sull'appendiabiti e gli si avvicinava, liberandolo il fratello del fardello degli scatoloni sotto le sue deboli proteste – “Ma no, ce la faccio...” – inevitabilmente ignorate. Rideva e con fare ovvio diceva: “Sono un eroe, dopotutto. È il mio lavoro.”

 Scherzava. Non era un eroe, non più. Forse, un tempo lontano, era stato vicino ad esserlo, ma non ora. Però poi Mathew sbuffava divertito e scuoteva piano il capo – cosa devo fare con te? – e gli posava un affettuoso bacio sulla guancia.

 “Allora grazie, mio eroe.”

 Non era una eroe, Alfred, non più. Non avrebbe fermato le guerre, non avrebbe bloccato il riscaldamento globale, non avrebbe sfamato tutti i bambini che ne avevano bisogno – le sue grandi mani da adulto non erano capaci di contenere e proteggere ciò che erano riuscite a stringere quando erano ancora delicate mani di fanciullo – ma avrebbe potuto salutare, la mattina seguente, la ragazza che incontrava sempre alla stazione della metro, aiutare la nonnina ad attraversare la strada, portare la spesa a quella donna gravida, lasciare qualche moneta nel bicchiere dell'uomo seduto all'angolo della strada, sorridergli, fermarsi a scambiare due chiacchiere.

 Poi sarebbe tornato a casa e ci sarebbe stato suo fratello.

 Matthew che nulla avrebbe saputo di ciò che aveva fatto durante la giornata, delle piccole ma bellissime azioni che aveva compiuto, finché non gliene avesse parlato; ma pur non sapendo nulla avrebbe fatto capolino dalla porta della cucina con le mani sporche d'impasto e il suo sorriso allegro e dolce; pur non sapendo nulla l'avrebbe saputo lo stesso, perché glielo avrebbe letto negli occhi, perché nessuno conosceva Alfred meglio di Matthew; pur non sapendo nulla gli avrebbe dato il ben tornato e lo avrebbe chiamato con quel nomignolo che era suo tanto quanto i capelli biondi, gli occhi azzurri, la voce squillante, il carattere esuberante.

 “Ehi, sei tornato! Ho preparato i pancakes, eroe.”





#Angolino dei biscotti 
Allora. Sì, me lo chiedo anch'io cosa sia questa... cosa, non saprei come altro definirla.
Dovrebbe essere una raccolta ma, ehy, aggiornamenti? Cosa sono? Si mangiano? :D 
Era un'idea che mi ronzava in testa da un po' due giorni, così ho deciso di buttarmi e di seguire la corrente ma insomma, calcolando che io non ho la più pallida idea del da dove io abbia tirato fuori il tempo per scrivere tale obbrobrio che a sto punto facevo prima a non trovarlo, il tempo, non ho la più pallida idea di quando riuscirò a ritagliarmi un altra serata di pace per scrivere la prossima os.
Detto questo, perdonate il terribile ooc di Alfred, non l'ho mai "manovrato" fin ad ora e questo è un totale esperimento. Alfred e Matt sono umani e sono fratelli, ma ehy, io mica ho specificato che non siano piccoli peccatori incestuosi :D 
Addio, bella gente, e tanti biscotti a voi!
BdB
 

  
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