Le
situazioni di lui e lei
Capitolo 2:
La mia felicità
Secondo
Marinette
- Alya…
- Pronto, Marinette,
sei tu? – rispose al cellulare.
- Si… Tragedia…
- Oddio, che è
successo?
- Adrien…
- Non avevo dubbi
che quello fosse un problema, ma più precisamente?
- Sta venendo a
prendermi e… Non so cosa mettermi!! –
strillai completamente matta e con una
leggera crisi di panico.
- Wooh! Sono già
da te!
Driin suonò
il campanello. Neanche il tempo di collegare la situazione guardai
alternativamente telefono e porta. Alla fine abbandonai il cellulare
per andare
ad aprire.
- Alya! Che
velocità! – rimasi completamente stupita.
- Sempre a tua
disposizione – fece un finto inchino.
Corremmo di sopra
e provai una serie di vestiti, ma quelli che piacevano a lei non
piacevano a me
e viceversa.
- Tu che metti sta
sera, invece? – le chiesi frugando ancora nell’armadio.
- Io ho già
scelto: metterò un vestitino blu a bretelline e gonna a palloncino – mi
mostrò
una foto sul cellulare – Carino, vero?
- Molto! Ma… non
avrai freddo?
- Avrò calze e
giacca abbinate, ovviamente!
- Ah…
Mi sentii molto a
disagio, io volevo fare la stilista e nel momento del bisogno non
sapevo cosa
indossare. Mi sentii incapace in quel momento. Tutto questo per un
ragazzo.
Cos’è capace di fare l’amore!
Intano si stava
già facendo tardi e Alya presto sarebbe andata a prepararsi, mentre io
ancora
ero indecisa. Provai a rovistare tra i cassetti.
- Ho trovato! –
squittì d’improvviso la mia amica.
- Cosa? – ero
davvero giù per la situazione.
- Prima di
arrivare da te ho visto un negozio di vestiti che ha subito attirato la
mia
attenzione! Beh, quando mi hai chiamata l’avevo già superato e non ci
ho più
pensato, ma mi sono ricordata di aver visto un vestito fichissimo! Ti
starebbe
a pennello.
La guardai
speranzosa. Come due gazzelle corremmo fuori arrivando in un lampo al
negozio
che non era poi così lontano da casa. Mi indicò l’abito in questione
quasi come
una guerriera colpisce il proprio nemico con una spada.
Dovevo essere
parecchio agguerrita per pensare a paragoni del genere. Entrammo nel
locale e
lo provai.
Secondo
Adrien
Notre Dame a
Parigi, ore 19.00
Quel giorno
mio padre non si era nemmeno fatto vivo a
casa, talmente preso dal lavoro. Ero uscito senza avvisare nessuno, e
aspettavo
sotto la cattedrale. Non credo sapesse nemmeno che sarei uscito per
fatti miei
quella sera. La verità era che non mi aveva ingaggiato
come modello per quella sera. Non sapevo nemmeno dove si sarebbe
svolta la
sua fatidica sfilata a cui lavorava da giorni. Forse per una volta
aveva
pensato che io avessi altri impegni oltre lo studio e il lavoro…
No, non ci
ho creduto nemmeno io mentre lo pronunciavo
mentalmente.
Non lo so,
non me l’ha contata giusta ultimamente.
Intanto mi sono dovuto inventare questa balla per… avere la possibilità
di
invitare lei. Ladybug.
È
incredibile per me pensare non solo di essere il
supereroe di Parigi, ma anche di avere una collega, un’amica
supereroina, fatta della sua stoffa. Una stoffa pregiata,
di quelle che dovresti cercarle in capo al mondo, di quelle così rare e
di
buona qualità che non te le leveresti più da dosso.
Lo capisco,
davvero, che non mi contraccambi.
Sono qui
Sono qui e
cerco chi non c’è
Sei tu
Eccomi
Sempre qui,
volo da te
Chi sei?
Cerco,
guardo, corro, giro in tondo ma…
Tu… tu… dove
sei?
Non mi
importa avere tutto se
Non ho te
La felicità
La felicità
per me… sei tu
Cercami
Sono io, gli
occhi che vedrai
Nei tuoi
Sappi che
Non mi fermo
se non vedo te
Con me
Cerco,
guardo, corro, giro in tondo ma…
Tu… tu… dove
sei?
Non mi
importa avere tutto se
Non sei qui
con me
Non dire che
Non sei per
me
Non dire
“smetti di
Sognare me”
Cerco,
guardo, corro, giro in tondo ma…
Tu… tu… dove
sei?
Non mi
importa avere tutto se
Non sei qui
con me
La mia
felicità.
Dopo alcuni
minuti di attesa arrivò Marinette che mi
salutò da lontano prima di inciampare un po’ goffamente sullo scalino.
Lo so
che pare brutto…ma dovetti trattenere una piccola risata. È davvero
goffa
quella ragazza! Nonostante i miei sforzi mi sfuggì comunque un piccolo
sorriso.
La raggiunsi aiutandola a rialzarsi.
- Ti sei
fatta male?
- Nono! Sto
bene grazie! – si sistemò in fretta il
vestito. Ora che la notavo meglio… le stava molto bene quel vestitino
nero a
pois bianchi, dalle maniche lunghe, la gonna larga e lo scollo a barca.
E il
colore della borsa e delle scarpe richiamavano il colore dei suoi occhi.
- Stai
benissimo sta sera – le sorrisi.
- D-davvero?
Grazie! – arrossì.
- Dove sono
Alya e Nino?
- A-ahm… -
la vidi titubare – P-penso ci raggiungeranno
tra un po’.
- Ah –
rimasi per un attimo interdetto, poi continuai:-
Beh, allora… cominciamo a passeggiare?
- Con
piacere!
Secondo
Marinette
Passeggiammo
come una vera coppia. Non potevo sentirmi
più felice. Peccato per la figuraccia iniziale che, tra l’altro, mi
aveva
sporcato il vestito nuovo! Fortunatamente non si notava troppo. Se si
può dire fortuna.
Cominciammo
a passeggiare per le bancarelle, vi era un
percorso lungo e tortuoso che portava ad una serie di tappe: si partiva
dalla
cattedrale, si passava per l’arco di trionfo, e lungo un tracciato
segnato da
una serie di alberi si arrivava al Louvre dove per quella sera il
biglietto era
ridotto, e la passeggiata proseguiva lungo una scia di negozi per poi
terminare
sotto la torre Eiffel con la sfilata di moda del padre di Adrien.
- Quindi…
tuo padre ti ha lasciato uscire – chiesi timidamente.
- Cosa? –
distolse lo sguardo da una vetrina – Oh, si, si…
Mi apparve
distratto. Tentai di capire cosa stava
guardando su quella bancarella, ma non capii cosa aveva attratto la sua
attenzione. Dovetti sorvolare e lasciar stare.
- Qualcosa
non va?
- Nulla,
riflettevo – mi sorrise – Ti va di prendere una
cioccolata calda?
- Con
piacere! – risposi entusiasta.
Entrammo
quindi in un bar pittoresco e in stile Art Nouveau.
Seduti ad un tavolino ordinammo le bevande.
- Per le
coppie il prezzo è dimezzato – esclamò la
cameriera che masticava una gomma mentre ci portava l’ordinazione.
Imbarazzatissima arrossii completamente e gesticolando tentai di
spiegare che
non eravamo cioèeccoinsommaquellochechiunqueavrebbepotutopensarealmomentosibehequindiche
dire….
Ma con i
miei balbettii credo che lei non abbia capito
granché, mentre Adrien mi guardò un po’ confuso, per poi ribattere: -
Sicuro!
Noi siamo una coppia – mi strinse la mano davanti alla signorina, che
si
convinse facilmente dell’affermazione.
Io ormai ero
andata. Fusa.
Che posto
era
quello? Che ore sono? Che pianeta è? Chi sono io?
Ma chi se ne
frega….
Temo che in
quel momento io sia rimasta per cinque minuti
buoni a guardare le nostre mani strette l’una con l’altra senza
respirare e col
cuore che pompava fino ad uscirmi dal petto.
Lui
gentilmente ritirò la mano per prendere i soldi e
pagare la cameriera. Come una tonta non mi accorsi nemmeno che stava
offrendo
anche la mia porzione. Ero intontita, e solo dopo alcuni secondi mi
resi conto
che di fronte a me c’era una tazza di cioccolata fumante.
- Evvai!
Abbiamo avuto lo sconto! – mi sorrise. Io risi
nervosamente commentando solo con un: - Già!
A rompere
quel meraviglioso momento fu l’allarme di un’auto
parcheggiata li di fronte, e che non voleva saperne di zittirsi.
- Cos’è
questo baccano? – chiesero alcuni clienti che andarono
a sbirciare fuori. Presa dalla
curiosità seguii i loro sguardi oltre la vetrata che si innalzava al
mio fianco
e vidi l’ultima cosa che mi sarei augurata per quella sera.
Una missione
da Ladybug.
Angolo
autrice:
Lo so,
taglio i finali. Lo so, è un po’ corto. Scusate.
Cerco di aggiornare in fretta, sennò ci metto i secoli. Spero vi sia
piaciuto
il nuovo capitoletto. Sappiate che non è una storia corta, anzi. Verrà
quanti
più capitoli possibili! Preparatevi! Che dire…
Spero
continuerà a piacervi la mia storiella senza
pretese, giusto per riprendere a scrivere con regolarità. Pace e
successo a
voi.
La
ragazza con la sciarpa verde.