Non mi guardare con quegl’occhi.
Ed io non sapevo assolutamente che sguardo avessi.
Non sapevo più in che tempo battesse l’assordante musica che mi aveva permesso di percepire a mala pena le sue parole perché urlate.
Quelle enormi pozze di cioccolato mi invitarono a sciogliere qualcosa nel mezzo del mio petto.
Non verso la sinistra, dove batte il cuore, proprio nel mezzo. I polmoni si dilatarono improvvisamente fregandosene del vestito che stringe, il fiato che boccheggia pregando maggiore ossigeno, del cuore che sprigiona battiti impazziti, che di migliaia di colibrì imitano il mestiere.
Il respiro bloccato e gli occhi che si aprivano nei suoi.
Pungenti quanto la rosa più magnifica e seducente quanto mordace e spinosa. Uno sguardo che una volta che cattura ti parla e ti dice: “Guardami questo sono diventato”. Un mondo spalancato dai fanali di un’auto sportiva, che possiede un serbatoio illimitato. Sempre pieno, si vede il carico del carburante e le immagini sempre in corsa di chi ha paura di fermarsi di nuovo.“Aveva gli occhi spietati di chi ha amato sopra ogni cosa”
Uno sguardo aperto che possiede fermate sulle quali non si può salire.
E saranno state le luci drogate o i fumi dell’alcool, ma quando guardai veramente quelle pozze di cioccolato, vidi anche due stelle e non saprei quanto fantasticai su quelle pietre preziose che dalla tormalina all’onice spiccavano chiedendo attenzione in un lampo di bianca giada inquinata da pagliuzze di vivo cremisi. Vivo come il vestito che indossavo, come il vestito che avevo scelto e semplicemente viva come mi sentivo in quel momento.
Il battito diminuiva vorticosamente e un dolore lieve ricordò ai polmoni di ricominciare a pompare. Il sorriso tinto dalla sadicità di aver perso la cognizione di un tempo imprecisato. Cognizione del tempo, dello spazio, del rumore, del sudore che colava.
La sadicità di aver visto tutto ciò non in un viso, ma in un viaggio verso l’oriente, dipinto di pietre preziose e gemme che vorticano nella via lattea, ammirata da pochi privilegiati nel mondo.
Sadicità nel non poter distogliere lo sguardo finché il pizzicore di quelle rose misteriose, non minacciò di lacrimare la troppa curiosità.
Si vive di attimi che ti danno una dose di quella droga che a lento rilascio logora qualcosa che fuori non tocca gli occhi, ma la velocità delle immagini che all'interno vi scorrono.