~~2- UNA VOCE PIU’ REALE
Doveva proseguire a sud, verso il Reno. Il più delle volte si accontentava di rifugi di fortuna o si lasciava guidare da Temerario lungo la notte.
Quella sera invece s’era imbattuto in una locanda, in un paesino, e aveva deciso di fermarsi per la notte, raccogliere alcune provviste e lasciar riposare il destriero.
Si occupò innanzi tutto di Temerario, avendo cura di sistemarlo come meglio era possibile insieme agli altri cavalli e di fornirgli acqua e cibo a sufficienza.
Poté cogliere appena l’atmosfera allegra solita delle locande, perché, quando entrò, d’improvviso tutti tacquero, chi per averlo riconosciuto, chi colpito dall’apparizione, chi semplicemente per sapere che stesse succedendo.
Il Cavaliere avanzò verso il bancone, cercando di non far caso al senso di minaccia che emanava quel silenzio venato di bisbigli. Conosceva un solo modo di reagire a una minaccia: la strage.
Passando lanciò uno sguardo agghiacciante in un angolo del locale, dove il violinista se ne stava con l’archetto a mezz’aria. Quello riprese a suonare e poco a poco il brusio tornò quasi ai livelli consueti.
Il Cavaliere mise sul banco i soldi per una notte e un pasto, senza aprir bocca e si ritirò in disparte, a un tavolo vuoto.
Socchiuse gli occhi e passò lo sguardo su tutte le figure che si muovevano e parlavano in quella locanda. Quasi non gli sembravano reali, come se lui non appartenesse allo stesso mondo, come se loro non fossero del suo stesso mondo.
Chiuse gli occhi cercando di allontanare quelle voci e quei suoni. Tra tutti loro c’era qualcuno …
Era una presenza che percepiva poco a poco più vicina, finchè non la sentì seduta al proprio finaco, senza vederla, senza poterla toccare, tiepida e affine:
Da me non sei diverso
sussurrò al suo orecchio una voce per lui più reale.