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Autore: tixit    24/09/2016    0 recensioni
Una famiglia in fuga, due bambini che non riescono a prendere sonno e chiedono che gli venga raccontata una storia, quella di Rosa Bianca e Rosa Rossa, appunto
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'Orso

I ragazzini, abbracciati ai cuscini, chiacchieravano a voce bassa nel buio appena appena indorato dalla luce della lanterna cieca.


“Sono contento per Rosa Rossa,” sussurrò il bambino biondo, “non mi piaceva l’idea che fosse triste triste, tutta sola.”

“A me spiace per l’Orso” replicò in un mormorio basso il ragazzino moro, “Alla fine aveva amato tanto Rosa Bianca e lei in realtà amava un altro: così resta solo.”

“La zia ha detto che Rosa Rossa lo tenne come secondo migliore amico: non era solo davvero… e poi le femmine, lo dice anche papà, sono un bell’impiccio...”

“Si ma papà lo dice quando la mamma non sente,” sussurrò con il ragazzino moro, con tono di saputello, “ma quando c’è la mamma, lui è felice e tu lo sai.”

“Pensi che l’Orso fosse infelice, allora?” chiese l’altro con aria preoccupata, “Ma non c’erano più ragazze! Erano finite… Rosa Rossa non avrebbe dovuto innamorarsi di un altro!”

“Io non mi innamorerò mai” disse il ragazzino, con aria orgogliosa,”Ma per le femmine è diverso, sono sentimentali, Rosa Rossa… non credo fosse colpa sua. E poi allora Rosa Bianca? Era stata lei la prescelta… forse era lei che non avrebbe dovuto innamorarsi di un altro…”

“La smettete?” si intromise una voce irritata, “o devo spegnere la luce?”

“No, zio, ti prego!” disse il bambino biondo, disperato, mentre quello moro alzava gli occhi al cielo - suo fratello era una femminuccia, mai che mostrasse una briciola di carattere!

L’uomo si sedette accanto a loro, sul bordo del pagliericcio, “Siete preoccupati per domani?” chiese in tono gentile.

Il bambino biondo annuì e l’uomo gli scompigliò i riccioli, “Non dovete, non perché non ci sia da aver paura, ma perché avere paura non serve a nulla: fate come vi è stato detto, imparate i vostri nuovi nomi e, se vi chiamano quelli vecchi, fate finta di non sentire, e, soprattutto, non parlate con gli sconosciuti e vedrete che andrà tutto bene.”

“Ci dividerete, vero?” chiese il ragazzino più grande.

“Certo, se la vostra famiglia è stata segnalata, si aspettano una donna bionda con un uomo moro e due bambini, per cui cercheremo di far viaggiare due famiglie: la vostra mamma con te, “disse indicando il bambino più piccolo, “perché avete gli stessi capelli e si capisce che siete madre e figlio: è un colore così raro e talmente bello... Io vi accompagnerò e fingerò di essere il tuo papà. Mentre vostro zio viaggerà da solo e ci terrà d'occhio tutti.”

“Non somigli affatto al mio papà--.” mormorò il bambino, e suo fratello lo interruppe irritato “Ma appunto! L’idea è quella!” poi guardò con aria seria l’uomo, “Io invece andrò con papà e la zia, vero?”

“Certo…” l’uomo annuì. “Voi date la mano alla mamma e alla zia e ignoratevi per tutto il viaggio, sarà divertente, dai! Lo so che vi volete bene, ma ogni tanto una giornata senza fratelli, da figli unici, fa piacere…”

Sorrise e i bambini sorrisero con lui, rinfrancati.

“Scusaci se ti abbiamo svegliato,” disse un po’ il ragazzino più grande, “ma pensavamo che tu dormissi…”

“Fa nulla, piccoli. Fa nulla.” mormorò l’uomo e si alzò per tornarsene nell’angolo buio da cui era sbucato.

“Hai sentito la favola della zia?” chiese il piccolo.

L’uomo non rispose.

“La zia è brava con le favole vero?” aggiunse il più grande, “però di solito le sue favole finiscono tutte bene… stavolta non ha trovato una fidanzata per l’Orso.”

“Forse si è dimenticata…” mormorò il bambino.

“Forse… vedete la zia pensava che non fossero cose adatte alle orecchie per i bambini, ma l’Orso usciva a ballare con delle orsacchiotte, quindi non era davvero proprio solo.”

“Un libertino!”

“In un certo senso… non giudicatelo troppo male.” disse l’uomo trattenendo una risatina.

“Ma continuò ad amare Rosa Bianca?” chiese il ragazzino moro, incuriosito.

“Certo, era una donna formidabile e crescendo lo fu sempre di più. Ed era bellissima, perfetta come una perla… Continuò ad avere per lei una ammirazione sconfinata…”

“Ma l’amava?” chiese il ragazzino, “L’amava ancora?”

L’uomo sospirò, poi disse “Avete sentito cosa ha detto vostra zia? che l’amore è come una piantina che va curata altrimenti non resiste alle intemperie e non cresce bene?” i due annuirono, “e allora la risposta la sapete: quella passione di quando erano più ragazzi non poteva essere eterna senza cure e quindi mutò, diventando ammirazione e anche affetto.”

“Fece come disse lo zio? La dimenticò come amore per ritrovarla come amica?”

“Più o meno…” l’uomo sorrise e non aggiunse altro.

“Ma perché aveva baciato Rosa Rossa? Io questo non me lo spiego…” il bambino biondo stava corrugando le sopracciglia, come se stesse pensando con un grosso sforzo.

“Successe. L’Orso aveva conosciuto Rosa Rossa per prima ed era stata la sua prima vera amica… ed era molto carina.”

“Lo zio ha detto che era appena passabile, veramente!” lo interruppe il ragazzino moro.”E con la lingua lunga!”

“Vostro zio ha conosciuto molte ragazze ed è un giudice severo, ma, credetemi, Rosa Rossa era molto carina. Rosa Bianca era bella in modo formidabile, era alta, con le gambe lunghissime e un poco mascolina, con tutto quell’oro nei capelli… era come il sole: se entrava in una stanza la sua presenza si avvertiva e le altre stelle sparivano.”

“E Rosa Rossa come era?”

“Mah! era come l’acqua, a volte si sentiva il suo chiacchiericcio leggero, a volte il silenzio dello scorrere di un fiume, a volte il rumore assordante di una cascata… era diversa, inutile fare paragoni.”

“Beh l’Orso le paragonò, se scelse Rosa Bianca!” disse con aria saggia il ragazzino moro.

“Eh si…” sussurrò l’uomo, “l’Orso le paragonò…”

“Ma perché baciò Rosa Rossa?” insistette il bambino.

“Perché gli piaceva molto ed era stata una sera speciale e in cielo c’era la luna e soffiava un vento leggero leggero che portava il profumo dei fiori e l’Orso pensò che quello era il momento perfetto e quella la ragazza perfetta…”

“Ma perché non la chiese in moglie?”

“Oh lui pensava che fosse suo dovere, per averla baciata, e glielo avrebbe chiesto, ma Rosa Rossa rise e disse che il bacio sarebbe stato un bel ricordo, ma che una proposta, se ci doveva essere, doveva arrivare una sera senza luna, con la pioggia battente, e dopo aver percorso un miglio con degli stivali troppo stretti…”

“Che pretese assurde!” disse il bambino biondo disgustato.

“No,” l’uomo sorrise, “Rosa Rossa concesse all’Orso di pensare alla cosa in modo serio… capirete da grandi.”

“E poi?”

“E poi l’Orso decise che quello era stato un impulso indisciplinato del suo cuore, e che non contava. Per cui non chiese nulla a Rosa Rossa. Vostro zio ve l’ha spiegato: Rosa Bianca era formidabile e l’Orso le paragonò.”

“Ma perché quando Rosa Bianca gli disse di no, lui non chiese subito a Rosa Rossa? Non pioveva mai?”

L’uomo rise, “L’Orso era molto triste per il rifiuto di Rosa Bianca, si sentiva molto nobile perché lui voleva solo che lei fosse felice, ma, dentro, il cuore gli faceva molto male… non pensava affatto a Rosa Rossa.”

“E poi che successe?”

“Successe che l’Orso fu ferito, mentre scappava da una stamperia clandestina, e fu Rosa Rossa che lo nascose e lo curò, e una mattina l’Orso si svegliò che era senza febbre e stava guarendo e guardò Rosa Rossa che si era addormentata ai piedi del letto…”

“Era carina?” chiese il bambino biondo.

“Era stanca,” l’uomo sorrise, “e spettinata e l’Orso pensò che quella era tutto sommato una notte senza luna e con il temporale…”

“Pioveva?” chiese il bambino biondo, stupito.

“Si,” l’uomo sogghignò, “in un certo senso pioveva, e l’Orso si chiese se sarebbe stata una buona idea baciare Rosa Rossa.”

“E lo fece?” chiese il ragazzino.

“No, Rosa Rossa si svegliò, sorrise all’Orso, e lo abbracciò e gli disse che era tanto felice di vederlo fuori pericolo, e che, ora che non serviva più, se ne sarebbe andata per un po’, ma non gli avrebbe scritto, che non si offendesse…”

“E l’Orso che pensò?”

“Che Rosa Rossa aveva sempre desiderato viaggiare…” l’uomo non disse nulla e andò alla finestra per controllare in strada. “E che era giusto che vedesse il mondo.”

“E che disse dei discorsi di suo fratello?” chiese il ragazzino.

“Non li capì. Pensò che suo fratello alludesse a qualche suo amico scapestrato, ed era certo che a Rosa Rossa non interessavano gli amici di suo fratello.” l’uomo scosse la testa.

“E che pensava di Rosa Rossa che non scriveva?”

“Pensava che si stesse divertendo, e si dispiaceva un pochino che fosse così impegnata da non avere un momento per scrivere ad un vecchio amico.”

“E poi? Un giorno Rosa Rossa scrisse!” disse il bambino biondo.

“Si scrisse una lettera delle sue e all’Orso sembrava che lei stesse lì, accanto a lui, come tante volte in passato, e fu molto felice, e pensò di aver fatto un miglio con degli stivali molto stretti.”

“Ma lo zio ha detto che quella lettera non voleva dire…”

“Lo so, e lo zio aveva ragione, ma l’Orso pensava che suo fratello si sbagliasse e non si preoccupò di quando se ne partì, tutto contento. Non sapeva cosa aveva in mente suo fratello, ma, se anche lo avesse saputo... l'Orso era presuntuoso e pensava che non ci sarebbe stato gioco: Rosa Rossa era sempre stata legata alla sua vita e lo sarebbe sempre stata.”

“Sbagliò?” chiese il bambino biondo con aria compunta.

“Oh no!” esclamò sicuro, il ragazzino moro, “oramai, quando Rosa Rossa aveva scritto quella lettera, era cambiato tutto! Era troppo tardi!”

“Eh si!” sussurrò l’uomo, “era tardi… poi Rosa Rossa tornò ed andarono tutti a prenderla al molo, e quando scese era molto carina, con un cappellino molto civettuolo e tutti i suoi nastrini al vento e dei bellissimi guantini di capretto tinti di rosa…”

“Era carina allora?” chiese il bambino biondo.

“Si, era molto carina, almeno... l’Orso la trovava molto carina, ma poi Rosa Rossa si tolse il guanto e fece brillare al sole un anello e sua mamma la abbracciò piangendo, e le sue amiche le saltellavano intorno ridendo e l’Orso capì che era diventato davvero troppo tardi.”

“Ma poteva prenderla da parte e chiedere!” disse il ragazzino moro. “Chiedere non costa niente! Lo dice sempre papà!”

“Non sarebbe servito: l’Orso la risposta la sapeva. Vedeva come arrossiva Rosa Rossa quando guardava il Fratello dell’Orso, e come le brillavano gli occhi dall’orgoglio, e vedeva come le lui le sfiorava le dita… non c’era nessuna domanda da fare. Non solo... con Rosa Bianca i rapporti erano un pochino cambiati perché era come se l’amicizia non fosse stata una vera amicizia, e a volte tra loro c’era un imbarazzo che prima non c’era. L’Orso non voleva che Rosa Rossa avesse pena di lui o gli stesse alla larga, o che l’uomo che aveva scelto fosse geloso, o che lei pensasse che non stava bene che loro passassero del tempo assieme, per cui decise che le cose erano andate come erano andate, ma che gli sarebbe spiaciuto se Rosa Rossa non ci fosse stata più, nella sua vita - gli sarebbe sembrato che dalla sua vita fossero spariti, contemporaneamente, il sale ed il miele.”

“Gli si spezzò il cuore?” chiese il bambino.

“No, però lo sentì distintamente rallentare, come se fosse andato in letargo.”

“Non lo disse a suo fratello?” chiese il ragazzino.

“No, piccolo, il primo impulso fu di tirargli un pugno, ma il fratello dell’Orso era stato chiaro con l’Orso. Non sarebbe stato giusto.”

“Ma l’Orso aveva amato di più Rosa bianca o Rosa Rossa?” il ragazzino insistette.


“Questo è un segreto dell’Orso.” un sorriso enigmatico aleggiò sulle labbra dell’uomo, poi si chinò, soffiò sulla fiamma, e nella stanza ci fu il buio. “Buona notte piccoli.” disse, e i bambini, a loro volta, risposero “Buona notte”.
   
 
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