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Autore: fera_JD    24/09/2016    1 recensioni
Questa è la storia di una vita, che si intreccia con le vite di altri, crea legami e li spezza, cambia e influenza il mondo che la circonda come esso influenza lei. è una vita come tante altre, ma allo stesso tempo non lo è.
Dalla storia:"E per questo ti ritieni mia amica?"
"Non proprio per questo ma sì, ti ritengo un amico. O devo ritenere queste una amicizia unilaterale?" chiese lei con un cipiglio malizioso.
"No be... insomma... io..." balbettò lui in evidente imbarazzo. Di certo non era abituato a dichiarazioni di quel genere, be di nessun genere. Barbara nel vederlo così in difficoltà scoppiò a ridere, non riusciva neanche a guardarla negli occhi.
"Va bene così Smilzo! Non devi dire niente, ho capito." gli disse lei con un sorriso incoraggiante e Severus si arrischiò a incrociare il suo sguardo e all'improvviso l'ansia scemò via.>
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Oh Sinnerman
I run to the lord, please hide me lord
But the lord said, go to the devil
He said, go to the devil
All along dem day
 
7  luglio 1979  21.45 PM
Mancavano tre giorni alla luna piena e Barbara sentiva il lupo dentro di lei scalpitare, per questo era uscita per una corsa nei boschi. Con la sua nuova rapidità ed agilità raggiungeva facilmente la velocità di un’automobile, perciò dopo una corsetta di quasi un’ora non si sorprendeva di essere arrivata molto lontano dalla sua città. Era nei territori delle fattorie su a nord che venivano alternate solo da fitti boschi disabitati, lì era libera di essere sé stessa ovvero di essere una licantropa. Odiava nascondere la sua natura durante le sue noiose giornate, anche se dopo aver conosciute Bernard le cose erano migliorate. Poter parlare con qualcuno del suo segreto la faceva sentire un po’ meno sola, perché per qualche ragione si sentiva incompleta come se le mancasse qualcosa di importante.
Era davvero una brutta sensazione e il fatto che la luna piena si stesse avvicinando la faceva diventare parecchio irritabile e di conseguenza lo era anche il lupo, questo portava lo spuntare incontrollato di zanne e artigli nei momenti meno opportuni.  Per ciò Barb adorava correre nella natura, dominio naturale del lupo, lì se zanne e artigli decidevano di fare una capatina fuori dal guscio non era un problema per nessuno.
Barbara stava camminando tranquillamente tra gli arbusti godendosi la tranquillità di quei luoghi con la sola compagnia della luna che sembrava giocare a  nascondino tra le fronde degli alberi quando percepì un odore che sapeva di conoscere. Era dolciastro come di miele e fragole con una punta di qualcosa che non riusciva ancora a decifrare, ma sapeva a cosa appartenesse.
Odore di magia.
La ragazza si bloccò di colpo, fiutando l’aria e acuendo l’udito per cercare di capire da dove provenisse l’odore e all’improvviso lo sentì: un coro di schianti e boati proveniva da ovest lontano qualche centinaio di metri. Barbara avrebbe potuto andarsene standosene alla larga da quella probabile battaglia magica che stava avvenendo poco distante e con cui non aveva nulla a che fare. Avrebbe potuto voltare le spalle e tornare alla sua casa, dalla sua famiglia problematica, tornare nel mondo in cui era nata e cresciuta ma invece decise di correre verso quel profumo che sapeva di miele e fragole.
Quando arrivò a pochi metri dal luogo che aveva percepito rimase immobile dietro agli arbusti, spiazzata nel vedere ciò che le si parava davanti agli occhi. Un gruppo di giovani maghi stava combattendo nella piana brulla che si apriva dopo la fine del bosco in cui ancora lei trovava riparo. Erano in cinque e il combattimento sembrava farsi sempre più violento, lampi di luce colorata volavano per tutta la piana all’ordine perentorio dei maghi. Barbara non sapeva chi avesse di fronte, per quante ne sapeva lei poteva essere una battaglia contro dei Deatheaters anche se la giovinezza dei combattenti le faceva credere il contrario. Sembravano essere poco più grandi di lei, tutti ragazzi, anche se il loro vestiario particolare poteva essere fuorviante, ma in fondo erano maghi, il buon gusto nei vestiti non era tra le loro qualità.
Sembravano avercela tutti con un mingherlino vestito di nero che cercava di difendersi da ben quattro avversari. Non le piaceva quella situazione, perché prendersela in quel modo contro una sola persona?
Barbara scrutò i duellanti uno per uno, cercando di capire il motivo di un litigio così violento, ma oltre a sentire urli in quello strano latino, non si dicevano altro. I quattro erano riusciti ad accerchiare lo smilzo subissandolo di incantesimi e mettendolo seriamente in difficoltà. Il ragazzo però se la stava cavando bene, riusciva a parare la maggior parte dei loro incantesimi e non sembrava un’impresa facile. Ma per quanto poteva resistere?
A Barbara non piaceva quella situazione come non le piacevano gli scontri impari, non aveva nulla contro le risse ci era abituata visto che nel suo quartiere ne assisteva a parecchie. Una volta aveva pure partecipato e da quella esperienza ci aveva guadagnato solo un occhio nero, ma l’adrenalina della lotta era stata qualcosa di esaltante. Quindi poteva immaginare che per i maghi, uno scontro magico fosse l’equivalente di una rissa muggle, ma quella non era una rissa, era molto più simile a una trappola ai danni dello smilzo in nero.
Alla fine uno dei ragazzi, un tipo con gli occhiali e i capelli scompigliati, riuscì ad assestare un colpo allo smilzo che venne sbalzato a terra di un paio di metri. Non sembrava nulla di grave visto che anche se dolorosamente lo smilzo si stava rialzando, ma non fu quell’incantesimo andato a segno che fece infuriare Barb ma le risate di scherno che i quattro ragazzi rivolsero al loro avversario ora a terra.
La ragazza arrabbiata per un tale comportamento idiota decise impulsivamente di uscire allo scoperto.
“ Ehi!” esclamò a gran voce “Oh maghi deficienti!!”
I ragazzi non parvero sentirla troppo concentrati su il loro avversario che ormai era di nuovo in piedi pronto a fronteggiarli di nuovo. Barb era sempre più infuriata e alla fine fu il lupo a parlare per lei.
Un forte ruggito scosse l’aria facendo alzare in volo alcuni uccelli notturni dagli alberi dietro di lei e i suoi occhi brillarono della loro sinistra luce gialla.
I maghi spaventati  si accorsero della ragazza rivolgendo così la loro attenzione e le loro bacchette su di lei, ma Barb non mostrò paura e si avvicinò al gruppo a grandi passi.
“Quattro contro uno, non vi sembra uno scontro un po’ impari?” chiese la ragazza con espressione dura.
“Non sono affari tuoi ragazzina!” mi sbraitò contro uno dei ragazzi, un tizio alto e dai lunghi capelli ricci e neri che stranamente sapeva di cane.
Barb posò lo sguardo su di lui, tentando di non storcere il naso per l’odore, aveva occhi di un particolare grigio, sembravano due pozzi d’argento. Era un ragazzo affascinante ma il tono arrogante distruggeva tutto il suo fascino.
 “Vero” ammise lei scura in volto  “ma non mi importa. Non mi piacciono le battaglie impari.”
Il ragazzo con gli occhiali rise in un modo che poteva solo darle sui nervi, subito seguito a ruota da uno del gruppo, un tipo basso e grassottello la cui risata sembrava lo squittire di topo.
 “Allora che vuoi fare? Ti vuoi unire alla festa ragazzina?! Sempre se non te la fai sotto!” disse l’occhialuto puntandole contro la bacchetta.
Barbara ghignò, se pensavano di farle paura in quel modo, non stava funzionando. Erano loro a puzzare tutti di paura.
“James aspetta…” cercò di metterlo in guardia il quarto della compagnia, un tipo dall’aria malaticcia e dallo strano odore… ma era tardi. La sfida era stata lanciata.
La ragazza non smise di ghignare mentre le zanne spuntavano e il suo volto diventava più ferino, le mani della giovane si sostituirono ad acuminati artigli e infine gli occhi marroni di Barb cambiarono negli occhi gialli del lupo.
 I maghi spalancarono gli occhi a quello spettacolo visibilmente spaventati, tentarono di indietreggiare ma ero ormai troppo tardi.
“Con molto piacere” rispose Barb con una voce roca e gutturale.
La licantropa si lanciò prontamente all’attacco con un basso ringhio mentre i maghi rispondevano con incantesimi che però venivano schivati facilmente grazie ai suoi riflessi migliorati. A Barbara bastava solo osservare i movimenti delle loro bacchette per capire dove sarebbe stato lanciato l’incantesimo, l’unico problema era che doveva tenere sotto controllo quattro bacchette e lei purtroppo aveva solo due occhi.  Per fortuna però lo smilzo si rivelò un ottimo alleato e combattendo insieme riuscirono a tenerli a bada dividendo il gruppo in due e disperdendo così la loro forza.
Nello scontro Barb  perse di vista lo smilzo, intenta a combattere il ragazzo dagli occhi d’argento e il grassoccio, quest’ultimo non era forte e dopo che lo aveva scaraventato con un calcio giù per il pendio di una collina non era più tornato. L’altro invece si era rivelato una sfida maggiore, avvicinarsi per assestare qualche colpo era stato  difficoltoso. Il ragazzo aveva buoni riflessi ed era veloce nello scagliare incantesimi ma non abbastanza per schivare l’attacco di Barbara. La ragazza era ormai a pochi passi da lui e scartando di lato per schivare l’ultimo fiotto di luce, la mannara usò il tronco di un albero come punto di slanciò puntando direttamente al mago che non fu abbastanza svelto a scansarsi. Barb lo afferrò per il gilet di seta nera che indossava (maghi e il loro gusti discutibili) per spingerlo a terra assestandogli poi un pugno che lo fece andare nel mondo dei sogni.
In quel momento Barbara si permise di guardarsi intorno per vedere dove fossero gli altri e acuendo la vista riuscì a vedere i loro avversari distesi a terra e lo smilzo che camminava a grandi passi verso il ragazzo con gli occhiali che nello scontro aveva capito fosse il capo della banda. Il ragazzo era con la schiena appoggiata ad un albero e non sembrava totalmente in forma mentre il giovane in nero si avvicinava a lui minaccioso probabilmente per prendersi una giusta rivincita.
Il grassottello non si trovava, né lo percepiva più, forse era scappato, ma quello che stava per andare in soccorso del suo capo era il ragazzo malaticcio dallo strano odore e Barb non glielo avrebbe permesso.
La ragazza corse a quattro zampe attraversando la piana in pochi secondi scaraventandosi sul ragazzo affondando gli artigli nelle su spalle. Nell’impeto del momento Barb non si accorse che erano al limitare di un pendio scosceso e il suo attacco li fece ruzzolare giù per la collina per una decina di metri. Quando si fermarono Barb  lo bloccò a terra salendo a cavalcioni su di lui,  pronta a colpirlo di nuovo con gli artigli quando notò gli occhi del ragazzo, per una frazione di secondo si illuminarono di giallo, dello stesso giallo dorato che acquisivano i suoi occhi durante la trasformazione nel lupo mannaro.
“Tu sei come me….” disse più a sè stessa che a lui.
Capì che lo strano odore che possedeva quel ragazzo era quello di un licantropo, ma non era uguale a lei, aveva come una sfumatura più dolciastra, di miele e fragole. Avevo davanti un licantropo che era stato contaminato dalla magia.
La rivelazione la fece abbassare la guardia e il ragazzo ne approfittò.  Un incantesimo uscì dalla punta della sua bacchetta e la colpì in pieno petto  facendole fare un volo di più di dieci metri.
Barb non avrei accusato di molto il colpo, compiva balzi anche più lontani di quello senza farsi un graffio, ma atterrò proprio in mezzo al bosco e più precisamente andò a cozzare con la schiena contro il tronco di un albero da cui spuntava un ramo spezzato e acuminato. La ragazza si ritrovò ad urlare di dolore mentre un ramo le perforava la spalla tenendola praticamente impalata all’albero. La vista le si oscurò per il dolore ma già sentiva il suo corpo che tentava di rimarginare la ferita intorno al ramo che ancora la passava da parte a parte, doveva fare in fretta a toglierlo. Barb puntellò i piedi su dei rami sottostanti per farsi forza e impedire alla forza di gravità di distruggerle ciò che le rimaneva della spalla. La ragazza ansimava cercando di non farsi sopraffare dal dolore che le scuoteva il corpo come dei lampi di elettricità per tutti i suoi terminali nervosi.
Alla fine riuscì a spezzare la parte del ramo davanti a lei, ora rimaneva solo la parte difficile, cioè sfilarsi ciò che rimaneva dalla propria carne. Barb prese un respiro profondo e si staccò con un unico e repentino scatto cadendo così in avanti. Sentire il ramo che usciva dalla proprio corpo fu una sensazione orribile oltre che estremamente dolorosa e ancora una volta la ragazza era vicinissima dal perdere i sensi tanto che non riuscì ad arrestare la caduta andando a sbattere contro il terreno a metri di distanza ad di sotto di lei.
Barbara era atterrata sul manto erboso del sottobosco e già sentiva nuove ferite dovute alla caduta che si formavano e si rimarginavano, peccato che la stanchezza e il dolore non venivano riassorbite come le sue lesioni. Rimase sdraiata a terra per riprendere fiato per un paio di minuti prima di avere di nuovo la forza per alzarsi in piedi.
Faceva male anche solo a respirare e camminare era una tortura ma doveva vedere che fine avevano fatto gli altri. Non sentiva più il rumore degli incantesimi che venivano scagliati da una parte all’altra del bosco, cosa decisamente positiva visto la sua condizione. La ragazza espanse i suoi sensi cercando altre presenze umane nei dintorni, erano ancora tutti lì da qualche parte a parte il grassoccio, avrebbe dovuto percepire solo quattro presenze ma invece ne sentì distintamente cinque.  Barb aggrottò la fronte acuendo l’udito, il nuovo arrivato era una donna dalla voce limpida e giovanile e anche piuttosto alterata.
“Che cosa hai fatto?! Che cosa avete fatto! Siete impazziti!” stava urlando la voce femminile.
Qualcuno era nei guai, davvero grossi a quanto si sentiva dalla rabbia che usciva da quella voce.
“Lily io…” era la voce dello smilzo, aveva un tono affranto e dispiaciuto.
A Barbara non sembrava affatto che doveva dispiacersi per essersi difeso ma quelli non erano affari suoi se la cosa rimaneva sul piano verbale… o su quello fisico a quel punto. Nello stato in cui era ora non sarebbe riuscita a sostenere un nuovo scontro, lo smilzo doveva cavarsela da solo ormai.
“Non è colpa sua.” A rispondere però era stata un’altra voce, quella del ragazzo con gli occhiali. La sua voce era suonata con un tono piuttosto flebile, era probabile che ne avesse prese parecchie.
“Ben gli sta!” pensò Barb d’impeto, mentre tentava di risalire la collina.
“Ti stava aspettando al pub e noi l’abbiamo provocato. Volevamo spaventarlo.” Continuò il quattrocchi.
Barbara pensò che almeno quel tipo aveva avuto la decenza di prendersi le sue responsabilità, era già qualcosa.
“Che cosa ci facevi lì?” sentì di nuovo la voce della ragazza rivolta molto probabilmente allo smilzo.
Il ragazzo non parlò subito, e Barb sentì la sua risposta solo dopo un paio di secondi “Ero venuto per dirti che mi dispiace.”
La mannara si bloccò sul posto, il ragazzo aveva una voce intrisa di dolore e rammarico e Barbara non si sentì di ascoltare oltre. Non le piaceva origliare conversazioni private e preferì prendersi una pausa dalla scalata sedendosi tra gli arbusti per dare al proprio corpo il tempo di guarire, piuttosto che farsi gli affari degli altri.
Non passò molto che  Barb potè sentire distintamente i crack del teletrasporto magico che segnalavano la scomparsa dei loro vecchi avversari. L’unico rimasto nella piana era lo smilzo e così la ragazza decise raggiungere l’altura ora che sapeva che non c’erano più pericoli di un possibile nuovo attacco.
Barbara normalmente era piuttosto silenziosa quando si muoveva nella foresta, ma la perdita copiosa di sangue e la stanchezza si stava facendo sentire. La ragazza mise un piede in fallo facendo un gran rumore di sterpi spezzate e quasi cadde di nuovo giù per il pendio.
“Merda!” esclamò la ragazza per via del dolore alla spalla che era aumentato di colpo al movimento sbagliato.
Nell’istante subito dopo, poco sopra alla testa della ragazza lo smilzo era comparso con la bacchetta pronta puntata verso di lei, forse credendo che qualcuno era tornato indietro per avere la rivincita.
Barb alzò il braccio buono in segno di resa con un sorriso sul volto. “Wo, tranquillo sono solo io.” Disse lei con ancora il fiatone.
Lo smilzo abbassò la bacchetta anche se il suo sguardo rimase scuro e aggrottato.
“Non è che mi daresti una mano a salire?” chiese Barb allungando una mano verso di lui, era sporca di sangue come praticamente tutta la sua figura, in quel momento doveva sembrare la vittima di un film horror. “Scusa per il sangue.” Aggiunse lei con un mezzo sorriso.
Il ragazzo guardò quella mano tesa per un attimo, ma alla fine l’afferrò senza battere ciglio aiutando la ragazza ad arrivare in cima.
“Uff, grazie.” Disse Barb premendo subito la spalla che aveva ricominciato a sanguinare.
 Il ragazzo non potè non posare lo sguardo sullo squarcio che ancora si vedeva sul corpo della ragazza, era una ferita piuttosto disgustosa a  dire la verità ma lui non sembrò esserne molto impressionato.
“Sei ferita.” Constatò lo smilzo semplicemente
“Si, ma non è grave.” Disse Barbara riprendendo fiato “Qualche ora e tornerò come nuova. Una delle fortune di essere un licantropo: guarigione accelerata.” 
Lui la guardò stranito e confuso ma non aggiunse altro.
“Se ne sono andati tutti vero?” chiese pur sapendo già la risposta.
“Si, credo di si.” Rispose lui senza smettere di fissarla quasi truce. Barb alzò un sopracciglio davanti a quell’espressione  ma non ci rimase troppo tempo a pensare preferendo sedersi a terra per recuperare un po’ di energie prima di ripercorrere la strada di casa.
“Perché mi hai aiutato?” chiese di tutto ad un tratto lo smilzo.
La ragazza sorrise  a quella domanda rispondendo semplicemente “Perché no?”
Ma non fu una risposta che sembrasse soddisfarlo, infatti il ragazzo assottigliò lo sguardo guardandola ancora più male se questo poteva essere possibile. Quella faccia la fece ridere, cosa assai poco consigliata per la sua ferita e infatti finì a boccheggiare per il dolore.
“Ahia, cazzo! No comunque sul serio, ti ho aiutato perché volevo farlo, tutto qui.” Rispose Barb alla fine.
“Non è mai tutto qui.”
Lei lo guardai dal basso con un mezzo sorriso “Uhm sei un tipo diffidente né? Oh be’ puoi anche non credermi se preferisci.”
Lo smilzo rimase ancora un po’ a fissarla, la ragazza credette anche che le stesse leggendo nel pensiero, Bernard le aveva detto che alcuni maghi ne erano capaci… ma anche se così fosse stato non aveva niente da nascondere.
Alla fine però lo smilzo si limitò a sospirare quasi affranto prima di parlare.
“Sia come sia, ti ringrazio per quello che hai fatto.”
“Figurati” rispose lei facendogli l’occhiolino con il risultato di una faccia tra lo stranito e il quasi disgustato del suo interlocutore che le causò un’altra risata seguita da stilettate di dolore.
Lo smilzo scosse la testa probabilmente rassegnato prima di rivolgerle un veloce saluto e scomparire subito dopo con uno di quei sonori crack.
Barb non seppe mai se fece in tempo a fargli arrivare all’orecchio il suo saluto ma non importava, in fondo non credeva di certo che lo avrebbe  mai rincontrato in futuro.
“Ci vediamo Smilzo.”
 
Note dell’autrice
E sono arrivati anche loro, immagino che avrete capito chi siano il gruppo di maghi… sono ovviamente i Malandrini e Severus. Si c’è anche Lily, ma compare per poco e ne sentiamo solo la voce, quindi va be’.
Questo è il primo incontro di Barbara con alcuni dei personaggi della saga che tanto amiamo e tranquilli li rincontrerà di nuovo, o almeno alcuni di loro… quindi torneranno presto!
In realtà questa storia è nata proprio da questo capitolo che mi è stato ampiamente ispirato da un fantastico corto fan made “Severus Snape and the Marauders” che è davvero meraviglioso e consiglio a tutti di vederlo! (In più c’è anche sub ita!)
Vi lascio qui sotto il link!
https://www.youtube.com/watch?v=EmsntGGjxiw
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se sì o se no scrivetemelo nelle recensioni! (per favore fatemi felice!!)
Quindi per oggi è tutto, grazie mille a tutti quelli che leggono e mi seguono, A DOMANI!
  
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