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Autore: aui_everdeen_love    25/09/2016    2 recensioni
Un bacio rosso, un abbraccio arancione, un sorriso giallo, una carezza verde, uno sguardo azzurro, una parola indaco e una scusa viola.
...
"Siamo circondati dall'arte. Noi creiamo arte. Noi siamo arte"
Rosso: Iwaoi
Arancione:Daisuga
Giallo: Kagehina
Verde: Kuroken
Azzurro: Bokuaka
Indaco: Tsukkiyama
Violetto: Asanoya
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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.arancione.





Daichi guardava Suga, accartocciato sulla propria borsa di scuola in cerca di chissà cosa, con un’insistenza maggiore al normale.

Si rese conto che i suoi occhi non si staccavano neanche per un momento dalla figura snella del ragazzo accanto a lui.

Come poteva distogliere lo sguardo? 

Semplicemente non poteva: i capelli perlacei scendevano a ciocche disordinate verso il viso delicato dell’amico, gli occhi dorati che vagavano in cerca dei fazzoletti o di un pacchetto di cracker integrali, le guance leggermente arrossate a causa del venticello fresco che soffiava quella sera e le labbra umide.

Sugawara Koushi era certamente l’essere più bello su tutta la terra e di questo Daichi ne era sicuro quanto del suo amore per la pallavolo.

“Ah! Trovate!” La voce allegra e squillante di Suga costrinse Daichi a distogliere lo sguardo velocemente, per poi puntarlo su ciò che l’amico aveva finalmente tirato fuori dalla borsa, sperando vivamente che non fosse stato colto nell’ambigua e decisamente imbarazzante azione di osservare l’altro come uno stalker.

Koushi aveva tra le mani un paio di chiavi argentate con attaccata ad esse una piccola palla da pallavolo blu e gialla che fungeva come portachiavi.

“Là c’è casa mia” Suwamura non aveva bisogno di quell’informazione: l’abitazione dell’amico la conosceva come le sue tasche, avendo trascorso ore e pomeriggi in quell’abitazione dalle pareti color tramonto a consumare un amore che sapeva di felicità.

“Suga” Daichi si fermò e attese che l’amico si girò “Andiamo via. Per sta notte soltanto. Ti prego” il capitano non era riuscito a stare da solo con l’altro dall’inizio della scuola e, prima della partitella contro l’Aoba Johsai che si sarebbe tenuta l’indomani, aveva bisogno di parlargli a tutti i costi.

L’alzatore lo guardò dritto negli occhi, scrutandolo con quei suoi grandi occhi color caramello, per poi annuire.

I due camminarono per un tempo che sembrò loro lungo come una notte intera, in silenzio, con i gomiti che si sfioravano e mille parole che scoppiavano nel petto.

Superarono il quartiere dove abitava Suga e percorsero la strada che portava all’orto botanico. La costruzione, un grande ragnatela di fili di ferro ricoperti da pannelli di vetro scintillante, era circondata da un giardino lussureggiante, pieno di piante dai frutti succosi e da api e farfalle, e al suo interno possedeva la più grande collezione di fiori della prefettura. 

Daichi prese la mano dell’altro timidamente, intrecciando le dita lentamente.

“Mi dispiace tanto” fu soltanto un sospiro da parte sua, ma Koushi lo sentì benissimo.

Si girò verso di lui, con un sorriso amaro sulle labbra chiare e con gli occhi gonfi di sogni appassiti.

“Non mi serve la tua compassione, Daichi.” gli strinse la mano con un po’ di pressione in più “Kageyama è molto più bravo di me e sono felice che sia lui a giocare domani.” 

Sawamura scosse la testa, gli lasciò la mano e, con un movimento al dir poco fulmineo, gli si parò davanti.

Sorrideva.

“Non ti capirò mai, lo sai vero?” poi lo baciò, unendo le proprie labbra con quelle delicate del ragazzo che aveva di fronte.

Fu un bacio lento e bellissimo, come Daichi lo immaginava da settimane, condito dal profumo dei fiori.

Quando si staccarono, avevano le labbra rosse e gonfie, gli occhi felici come quelli di un bambino il giorno del suo compleanno e il cuore che batteva come un tamburo.

“Anche se domani non giocherai e  Kageyama è più bravo di te, per me sei essenziale. Rimani con me, per sempre. Ti prego” al capitano della Karasuno uscirono quelle parole senza che lui potesse fare qualcosa e, rendendosi conto di quello che aveva appena detto, arrossì come una ragazzina.

Koushi, invece, lo guardava senza parole e con le lacrime agli occhi.

Poi, si alzò sulle punte dei piedi e fece una cosa che Daichi non si era mai immaginato: lo abbracciò.

Gli circondò le spalle con le braccia e incastrò il viso nell’incavo del collo dell’altro, in silenzio…perché, in fondo, di parole non ce n’era il bisogno

Fu un’abbraccio che ricordava il tramonto.

Fu un’abbraccio felice, gioioso e che tolse un peso dal cuore di entrambi.

Fu un’abbraccio arancione


»angolino»

Se siete arrivati fin qua, grazie.
Grazie, grazie e grazie.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi scuso per eventuali errori che siete liberirissimi di segnalare.
Comunque, l'arancione è un colore felice, gioioso e  che isprime fiducia (e dai, chi isprime più fiducia di Daichi? Suga).
Bhè, è tutto per adesso.
Ci vediamo nel prossimo capitolo
Zao

 

 

 

   
 
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