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Autore: NeroNoctis    25/09/2016    2 recensioni
Jane, conosciuta anche come Principessa Cinerea, è una strega americana vissuta nel 1500. Quando qualcuno la tradisce, consegnandola alle autorità, viene messa a morte, promettendo comunque di ritornare e vendicarsi di coloro che l'hanno tradita e uccisa.
Passano i secoli, ma il piano di rinascita di Jane non ha mai luogo, almeno fin quando il suo diario non viene mai ritrovato.
Ambientato tra presente e passato, The Diary of Jane narrerà le vicende di diversi protagonisti che si troveranno a far fronte ad una minaccia comune, aiutati da un misterioso ragazzo che sembra conoscere bene quella minaccia oscura che sta per abbattersi sul mondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Strega Nera era seduta su una roccia, osservando il fuoco del falò morire lentamente, mentre immagini di morte e distruzione passavano davanti ai suoi occhi bramosi. Il fuoco, uno degli elementi naturali così cari alla stregoneria, le stava mostrando l'Immortalis Venator compiere un vero e proprio massacro all'interno di una chiesa, ponendo fine ad innumerevoli vite. La scena la fece sorridere, mentre i suoi piani prendevano via via forma.
Ne era certa, presto avrebbe avuto un nuovo alleato, un Cavaliere ancor più abile di Erik, un Cavaliere Witcher.
Dal canto suo, Erik era molto più cosciente. Da quando Dahlia aveva assistito all'inizio della maledizione del Witcher, il Cacciatore riusciva a pensare e muoversi con la sua volontà. Forse il legame con Dahlia si era indebolito e questo giovava molto alla sua salute mentale e, soprattutto, forse poteva liberarsi del tutto ed aiutare il suo migliore amico.
Il ragazzo osservava la strega contemplare il fuoco, sentendosi tremendamente in colpa per quello che aveva fatto, costretto dal legame oscuro. Per colpa sua, il suo amico e fratello Mikael stava per diventare una minaccia e soprattutto, stava per perdere la ragione, mentre la sua mente veniva plasmata dalle innumerevoli streghe che aveva ucciso durante i suoi cinquecento anni. 
Se solo non fosse stato colpito da Dahlia cinquecento anni prima... se solo si fosse arreso alla morte...
«Potrete ricongiungervi presto» esclamò Dahlia con voce leggera, quasi divertita. 
Erik osservò la donna, notando i suoi lineamenti segnati dal tempo, nonostante non mostrasse più di cinquant'anni. Improvvisamente, un guizzo attraversò quel viso, che il ragazzo non seppe bene decifrare, ma la risposta non tardò ad arrivare.
«E' comunque arrivato il tempo di rallentare Jane» sussurrò la donna, alzandosi in piedi e pronunciando qualcosa in un'antica lingua, mentre allargava lentamente le braccia e il fuoco ormai morto riprendeva ad ardere con veemenza.


Jane stava discutendo con David riguardo all'incantesimo per riportare in vita Eliza. L'uomo capì ben presto che non era sicuramente facile e il rischio di riportare indietro solo un guscio vuoto e senza personalità ed anima era molto alto. La Strega spiegò comunque che con i giusti ingredienti alchemici e di stregoneria, la negromanzia poteva riportare indietro completamente una persona, annullandone completamente la morte, seppur questo tipo di incantesimo doveva essere pagato con un tributo: la magia della morte ha sempre bisogno di essere equlibrata.
David annuiva ad ogni spiegazione, ormai convinto di star facendo la cosa giusta anche se nel profondo del suo cuore, innumerevoli dubbi etici e morali tentavano di farsi strada prepotentemente. No, non poteva pensare al giusto e sbagliato adesso, doveva riportare indietro quella vita andata via troppo presto. Eliza non lo meritava e lui le avrebbe ridato quella scintilla, doveva farlo per lei e Jane era l'unica che poteva aiutarlo, a costo di fare cose orribili.
«Cosa ci serve per l'incantesimo?» chiese David, con un filo di voce.
«Ciocche di capelli di tua figlia, terra di cimitero, sei gocce di sangue di animale, sei gocce del tuo sangue e sei gocce del mio sangue... Successivamente un pentacolo con inciso il nome di Eliza e... un sacrificio umano»
«Un sacrificio?» l'uomo aveva la gola secca. Come poteva uccidere qualcuno per riportare indietro Eliza? Jane intendeva questo allora quando diceva che la magia della morte voleva equilibrio: una vita per un'altra. Almeno per una resurrezione perfetta.
«Si, di una persona cara alla vittima. Tuttavia le possibilità di riuscita si aggirano sempre sul 40%»
«E' comunque una possibilità... sarò io a morire allora»
«No» rispose Jane «chi commissiona l'incantesimo non può offrirsi. Devi trovare un altra persona»
David abbassò lo sguardo, con la testa che gli scoppiava. Come poteva uccidere qualcuno di caro ad Eliza? E poi chi doveva essere? Prima che riuscisse a pensare ad un nome adatto per quell'impresa, le tre streghe di Jane irruppero in stanza, con le mani al collo e diversi conati di vomito. 
«Che succede?» esclamò Jane, scattando in piedi, ma prima che potesse ricevere alcuna risposte, delle radici fuoriuscirono dagli occhi, naso e orecchie delle tre giovani ragazze, mentre un fiore nero nasceva dalla loro bocca, un fiore sporco di sangue. Una dalia insanguinata.
Jane osservò quella scena in silenzio, anche se l'uomo riuscì a notare un leggero tremore nelle sue mani. Sembrava intimorita e arrabbiata al tempo stesso, come se avesse capito perfettamente cos'era successo e quale minaccia si parasse di fronte a lei.
«Dahlia...» sussurrò Jane, stringendo i pugni e osservando i cadaveri delle giovani streghe. I suoi occhi azzurri saettarono verso David, colmi di rabbia e lucidi di lacrime represse. David non capiva, chi poteva essere quella Dahlia da riuscire a far tremare, arrabbiare e quasi piangere Jane, la strega che aveva gettato scompiglio nella città di Lawrence? Perchè mai Jane sembrava temere quella persona? L'uomo non fece nessuna di quelle domande, ma si limitò ad alzarsi, avvicinarsi alla ragazza e stringerla a sè, con la mano sinistra sulla schiena e la destra che le carezzava i capelli, mentre i singhiozzi della strega aumentavano. Non sapeva quanto tempo era passato da un abbraccio dato ad una donna, non sapeva nemmeno perchè si sentiva in dovere di farlo con Jane, ma l'unica cosa che sapeva con certezza era una: Jane non era sempre stata il mostro che appariva, aveva un lato umano e con lui, quel lato si era mostrato, anche se in forma limitata.
«Ehy, sono qui. Sono qui con te. Respira» le sussurrava l'uomo, in un modo in cui Jane non aveva mai sentito nei suoi confronti. Era quasi bello sentirsi dire quelle parole e, in quello stesso istante, si rese quasi conto di essere incompleta, come se una parte di lei fosse scomparsa per sempre. Guizzi della sua vita nel 1500 le attraversarono la mente, ma arrivarono in maniera così confusa e veloce che la ragazza non riuscì a distinguerli. L'unica cosa che sentiva era il collo di David, il profumo del suo dopobarba e quel calore umano che pensava di non riprovare mai più nella vita. Non riusciva a spiegare perchè le importasse così tanto di quell'uomo sconosciuto, ma era sicura che una parte di lei l'aveva già incontrato. Ripensò a Dahlia, rendendosi anche conto di non essere ancora in forze per affrontarla. I rapporti tra le due erano tesi per via del fatto che la Strega Nera stava solo usando la Principessa Cinerea, voleva le sue doti di necromanzia e il suo aiuto per lanciare uno degli incantesimi più pericolosi della storia: la resurrezione di un'intera congrega di streghe, congrega i cui resti si trovavano in un luogo sigillato dall'Enclave. Lanciare quell'incantesimo significava una cosa sola: la morte di colei che esercitava quel rito, la morte di Jane. La Strega non sapeva bene il perchè doveva essere lei a riportare in vita la congrega, cosa che Dahlia non volle mai spiegarle, ma con le giuste ricerche, la ragazza riuscì a scoprire che si trattava della sua congrega di origine, la congrega della sua famiglia, di sua madre, sua nonna e così via fino agli albori del tempo.
Ma perchè Dahlia voleva indietro quelle specifiche persone? Jane quello non riuscì mai a scoprirlo.
La ragazza si staccò da David, fissando un punto imprecisato davanti a sè.
«Devo reclutare un'altra persona» sussurrò a denti stretti, per poi svanire nel nulla davanti agli occhi dell'uomo.


Will era poggiato alla finestra, intento a gustarsi i colori delle prime luci del mattino. Provava una certa nostalgia ad osservare quello spettacolo della natura e, al tempo stesso, un'immensa tristezza a vedere la terra ridotta ad un ammasso di cemento e grattacieli. Il mondo era migliorato così tanto che non era neanche in grado di descrivere quel progresso, ma la bellezza della natura del 1500, beh, quella era una perdita che faceva un po' male. Le cose dovevano comunque essere equilibrate dopotutto. Nonostante quei pensieri nostalgici al passato, il panorama era comunque niente male: il gioco di luci ed ombre sulla città appena sveglia era comunque qualcosa di godibile e poi, in fondo, il cielo era sempre lo stesso: sconfinato, azzurro e testimone di miliardi di storie narrate silenziosamente in ogni parte del globo.
Dietro di lui la situazione era leggermente strana, cosa che lo faceva sorridere perchè aveva capito perfettamente quello che stava accadendo: Noah e Kristine erano seduti sul pavimento a parlare fra di loro, stessa cosa facevano Sarah ed Angel, anche se quest'ultimo sembrava leggermente turbato, ma non era il caso di indagare maggiormente. Era comunque palese che i due ragazzi provavano interesse per le loro compagne di dialoghi... forse anche Will doveva trovare qualcuna da poter corteggiare, dopotutto la sua ultima storia -sempre se poteva chiamarsi così- era di un'altra vita e quella ragazza era ormai solo un mucchio d'ossa. La cosa lo fece rabbrividire non poco, così tentò di concentrarsi su altro, decidendo comunque di lasciare quelle due aspiranti coppie in intimità.
«Vado a prendere qualcosa per la colazione» esclamò Will staccandosi dal bordo della finestra ed osservando velocemente i presenti, soffermandosi però sul Cacciatore, con uno sguardo di preoccupazione e di disponibilità. Angel parve notare quello sguardo, sussurrando "sto bene" al ragazzo, che annuì leggermente. Angel non era molto sicuro, ma vedeva in Will qualcosa di familiare e soprattutto, si sentiva in colpa per non essersi subito fidati di lui... forse doveva ascoltare il ragazzo la sera prima, chissà, forse la strage nella chiesa non sarebbe mai accaduta. Ma come poteva essere? Prima quel sogno, poi il ritorno di Lucifer in maniera così prepotente... perchè uccidere degli innocenti? Troppe domande e, forse, l'unico con cui poteva parlarne era Will. Non voleva coinvolgere Sarah in quella storia, non poteva. 
Mentre Will usciva di casa, Sarah ed Angel continuarono a parlare di così tante cose che per un attimo Angel tentò di dimenticarsi di quella chiesa.
«Pensi che ci sarà mai un lieto fine?» chiese il Cacciatore, poggiando la testa al piano bar della cucina. Da quella posizione vedere Noah e Kristine era praticamente impossibile, cosa che faceva stare più tranquillo il ragazzo, che voleva un po' di intimità con Sarah. Ormai era impossibile prendersi in giro: quella ragazza gli piaceva ed era sicuro che in fondo, anche lei provava qualcosa.
Sarah ci pensò su qualche secondo, ripensò alla madre, a Jacob e a tutto quello che aveva perso, ma aveva ancora delle certezze e forse, sperare in un lieto fine, non era poi così male «Si» rispose, accennando un sorriso, forse per auto-convincersi o forse perchè ci credeva davvero.
«Spero che tu abbia ragione... un lieto fine per voi è la giusta ricompensa per tutta questa... surrealità. Ma per uno come me... non lo so» asserì il ragazzo, sospirando stanco.
«Uno come te... dovresti essere un esempio per gli altri Mikael, lo sai bene»
Il ragazzo guardò Sarah, specchiandosi nei suoi occhi e osservandola così in profondità che quasi rischiò di perdersi in quelle due pupille. Guardare dritto negli occhi, nell'anima, qualcuno, non è mai semplice. Non è semplice reggere sguardi intensi, perchè tutti in fondo hanno paura di essere scoperti, di venir osservati nella loro reale essenza.
«Non sono un brava persona, Sarah. Se solo tu sapessi... non ti piacerà il vero me» disse a bassa voce Angel, chinando il capo.
Sarah afferrò il mento del ragazzo, così delicatamente che il Cacciatore quasi non si accorse di quel tocco. Le mani della ragazza alzarono il viso di lui, che tornò a riguardare gli occhi della ragazza, che sembravano brillare. «Tu sei una brava persona»
Angel scosse la testa, con aria distrutta. Voleva quasi urlare, piangere e sfogarsi per quello che aveva fatto, per quelle vite spezzate in quella chiesa e per il piacere che ne ricavava a falciare ogni singolo corpo. In quel momento non era cosciente, ma contemporaneamente sentiva ogni cosa, ricordava ogni cosa. Ricordava il rumore della carne aprirsi, il rumore e il sapore del sangue, le grida, le preghiere e il senso di potere, la brama di sangue ed oscurità che continuava a crescere. 
E gli piaceva. 
Ma adesso... adesso che si rendeva conto di tutto, sentiva le urla di quelle persone dritte nella sua anima, come ganci che tiravano verso l'esterno e facevano malissimo.
Un rumore come di vento e scariche elettriche attraversò l'intera stanza, con tutti i presenti che scattarono in piedi ed Angel che evocava la sua spada verso quella persona che si era parata davanti a lui: Jane.
La Strega sorrise in modo freddo, spietato e con la sola imposizione delle mani bloccò al muro Noah e Kristine, che sembravano soffocare per quella pressione invisibile sui loro corpi. Sarah stava per dire qualcosa, ma Angel si lanciò su Jane, che bloccò il Cacciatore con la stessa tecnica, notando comunque qualcosa di strano in lui.
«Mikael... tu hai il Marchio» disse, ghignando. Strinse il pugno della mano destra ed Angel urlò di dolore, mentre del fumo nero si alzava all'altezza del suo petto e la sua maglia si bruciava mostrando un pentacolo non del tutto formato all'altezza del cuore. Sarah indietreggiò, non sapendo bene come comportarsi, mentre Jane si avvicinava con le mani giunte verso di lei.
«Piccola Sarah, ti donerò un potere che ti renderà unica»
«LASCIALA STARE» urlò Angel, mentre il fumo nero intorno a lui continuava a divenire via via più denso e fitto. I suoi occhi cambiavano ripetutamente colore, passando dal suo castano ad un rosso acceso, mentre la voglia di far fuori tutti i presenti stava lentamente prendendo il sopravvento. Jane sorrise, rivolgendo una semplice domanda al Cacciatore.
«Qual'è il tuo nome?»
«Lucifer» rispose, tentando di liberarsi dalla morsa della Strega e con la voglia di reciderle la testa. Durante quel casino, la porta di casa di Matt si spalancò, con Will che faceva irruzione e liberava Noah e Kristine, che caddero sul pavimento privo di sensi. 
«William?» disse Jane, incredula, ma prima che questi potesse rispondere a Jane, si lanciò su di lei e su Angel, svanendo davanti gli occhi in lacrime di Sarah e ai corpi privi di sensi di Noah e Kristine.


Will, Angel e Jane si ritrovarono in un luogo mai visto prima: lo scorrere dell'acqua riempiva di suoni quel luogo altrimenti silenzioso, mentre radici, terra e vegetazione decoravano tutto il resto. Ad una prima occhiata sembrava quasi una caverna, ma era davvero troppo spaziosa per poterlo essere davvero. Era più una macro area sotterranea coperta da una fitta vegetazione e le radici degli alberi, cosa che lasciava filtrare anche qualche raggio di sole che illuminava il resto della zona. Serpenti e insetti varie si muovevano in quel terreno naturale, mentre le pareti rocciose erano umide e lucide per via dell'acqua che bagnava quel luogo in diversi punti. L'odore della terra era molto intenso, così come quello deglia alberi e delle foglie. Fuori si riusciva a sentire qualche sporadico cinguettio, ma il lento rumore di acqua faceva da padrone, accompagnato stavolta dai lamenti di Angel che era finito rovinosamente sul terreno, mentre Will e Jane erano riusciti ad atterrare in modo meno rocambolesco. 
La Strega fu la prima a rialzarsi, osservandosi intorno e notando in lontananza due figure umane che parevano stringersi le mani, ma non era abbastanza sicura di voler indagare, soprattutto se insieme a lei vi erano William e Mikael, quest'ultimo con addosso la maledizione del Witcher.
In quel caso vi era solo una cosa da fare: andare via.
Jane sorrise «Will, promettimi che non morirai» detto ciò, svanì in uno stormo di corvi, lasciando i due ragazzi da soli.
Angel si rialzò lentamente, evocando nuovamente la sua spada e lanciandosi verso Will, che riuscì ad evocare giusto in tempo uno scudo di cristallo. Fortunatamente il ragazzo era abile nelle magie difensive, un po' meno in quelle offensive, dato che di base la sua era una natura non violenta. Scrutò gli occhi rossi di Angel, percependo una tremenda energia oscura, cosa suggerita anche dal Marchio delle Streghe sul petto, simbolo di una maledizione. Nel caso di Angel, la maledizione del Witcher.
William non ne era a conoscenza, ne aveva soltanto sentito parlare di sfuggita durante una delle sue bevute alla taverna, tentando di non darci troppo peso e affondare tutti i suoi piaceri nel dolce e gustoso siero di bacco. Era anche abbastanza certo che Jane non ne avesse mai fatto parola, anche se il suo comportamento in quel misterioso luogo gli suggeriva che conoscesse qualcosa sull'argomento. 
Jane... l'aveva rivista. L'ultima volta fu cinquecento anni prima, mentre lei bruciava nel rogo e lui tentava di non ascoltare le urla bevendo qualcosa di caldo e avvolgente. Una parte di lui voleva correre fuori e liberarla dalla morsa degli abitanti, l'altra parte di lui... beh, sapeva che le azioni di Jane nell'ultimo periodo erano diventate davvero estreme. Non sapeva chi l'aveva venduta, anche se nutriva qualche sospetto su un paio di persone... ma prima che potesse perdersi nel tutto nei suoi pensieri e nel dolce vino, alla morte di Jane lui si trasformò in una statua di cenere, cosa alla quale non riusciva ancora a dare una spiegazione logica. Forse neanche Jane sapeva il perché di quel processo, dopotutto non sarebbe stata così stupita nel vederlo.
Non lo sapeva, troppe domande e poche risposte e di certo farsi assalire dai pensieri durante un combattimento potenzialmente fatale non era la migliore soluzione. La lama magica di Angel aveva incrinato lo scudo di Will, che riuscì a rotolare di lato sentendo la lama infrangersi sul terreno, mentre il Cacciatore si preparava ad un nuovo fendente. Il tempo sembrò quasi rallentare mentre William analizzava le soluzioni: altro scudo? Inutile. Offensiva era un suicidio... l'unica soluzione era fuggire con l'incantesimo di teletrasporto.
Angel alzò nuovamente la sua lama, tentando di colpire il ragazzo sotto di lui che stava pronunciando qualcosa a bassa voce. Quando la lama toccò il terreno, Will era ormai scomparso, lasciando Angel da solo in quella landa desolata. Il ragazzo urlò dalla rabbia, mentre intorno a lui scie di fuoco disegnavano pian piano un pentacolo, con il ragazzo in piedi esattamente al centro.


Will cadde sul freddo terreno sentendo il sapore della terra sulla sua bocca. Non sapeva bene dove era finito, aveva recitato la formula troppo velocemente per poter decidere una destinazione concreta, ma la cosa fondamentale era l'essere in vita. Si sentiva attraversato come da scariche elettriche e, effettivamente, rumore di elettricità impregnava l'area intorno a lui. Si alzò lentamente, riconoscendo la luna sopra di lui e una rete di alberi, mentre dei rumori provenivano da un luogo non troppo lontano da lui. Iniziò a camminare, tentando di riconoscere quel luogo, ma quando arrivò a destinazione, non credeva ai suoi occhi.
Quello che stava osservando era il suo villaggio, con al centro un rogo e un gruppo di uomini e donne che osservava soddisfatto quello spettacolo. L'urlo che si levò dal rogo fu agghiacciante e demoniaco, con Jane che cessava di vivere.
Will ancora non ci credeva, forse stava sognando o forse era qualcosa di reale ma di fatto, si trovava nel 1516, il giorno della morte di Jane e della successiva scomparsa del ragazzo.

Era tornato indietro nel tempo.
   
 
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