Videogiochi > Bloodborne
Segui la storia  |       
Autore: ten12    25/09/2016    1 recensioni
Curare qualsiasi malattia con un infusione. Ciò è possibile a Yharnam, la città dei Grandi Antichi e del sangue curativo, e stranieri da ogni dove giungono alla città dalle lunghe guglie portando con loro i propri demoni. Perciò sappi questo: a nessuno, a Yharnam, interessano gli orrori che hai commesso tu o quelli di qualunque altro viandante. Forse può sembrarti un bene fintantochè non arrivi durante una notte di caccia.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La caduta di Yharnam'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le immagini, i luoghi e l'ambiente descritti sono proprietá intellettuale, protetta da copyright, di Sony entertainment e FromSoftwer games. Nessuna violazione é voluta. Questo testo di finzione é da intendere come tale. I personaggi descritti nella storia sono, principalmente, creati dall'autore. Nel caso appaiano personaggi non creati dall'autore ed un avvertimento non sia presente mi scuso, nessuna violazione era intesa. Se qualcuno ha aggiunto una recensione ed io non ho risposto mi scuso ma, ahimè, i problemi con i server mi hanno ingoiato una pletora di messaggi e tante altre cose. :\.

"Se la cosa ti tira su di morale, non c'era niente di personale. Era solo per il denaro" disse il sognatore che cinque giorni prima l'aveva tramortito e denunciato. Finch lo fissava con tutto l'odio di cui era capace cercando di dimenticare l'incubo appena avuto e di ignorare la paura che l'attanagliava fin dalla sua cattura: che Gaenoph fosse morto o, peggio, fosse stato preso anche lui. "E perche questo dovrebbe importarmi" rispose freddo il cacciatore polveriera inarcando un sopracciglio. Il sognatore sconosciuto sorrise nell'ombra, poi riempì il suo bicchiere di sangue d'alce. Guardò il bordo del bicchiere pieno, pensando di posarlo. Pensando di lasciar perdere. Portò il bicchiere alla bocca e bevve il sangue stagionato tutto d'un fiato buttando la testa all'indietro. Riempì il bicchiere altre tre volte sotto lo sguardo torvo di Finch. "Se ti devi ubriacare levati dalle palle. Voglio dormire, non rimanere sveglio per la puzza del tuo vomito" disse il cacciatore polveriera. Lo sconosciuto sorrise ancora una volta e disse ubriaco fradicio "C'era un altro cacciatore con te..." non c'era tono interrogativo nella sua voce "che si chiama Gaenoph Kalpa. Il figlio di Erebrus Kalpa, produttore di mercurio..." Finch si alzò in piedi paonazzo. Lui non era mai stato in grado di controllare le emozioni. Si era sempre definito, orgogliosamente, un uomo dalla mente semplice. Un modo come un altro per dire contadino. Ma Finch non era ottuso o poco furbo. Il cacciatore polveriera non voleva usare sotterfugi. Li odiava e tollerava quelli dell'amico solo perchè si fidava di Gaenoph, di chi era, di chi vedeva in lui. Almeno sapeva che era in vita. Non avrebbe detto nulla "GUARDIA!!!!" urlò Finch interrompendo lo sconosciuto. L'individuo continuò "Non voglio fargli del male Finch" "GUARDIE!!!!" "Voglio parlare non ucciderlo!" "GUARDIEEEE!!!!" lo sconosciuto si zittì e divenne serio. Con l'ultima frase il suo tono di voce era diventato quello di un uomo sobrio. Finch urlò a squarciagola sentendo la sua voce rimbombare "GUARDIEEEEEEEE!!!!!!!!" lo sconosciuto si alzò dal suo sgabello in penombra, prese da terra il cilindro, lo spazzò con la mano e se lo mise in testa "Finch. Quanto ti ci vorrà per capire che le guardie sono morte" il cacciatore polveriera vide finalmente il volto del suo visitatore. Era un volto pulito. Un altro nobile probabilmente. Capelli neri come la notte entravano in contrasto con una pelle bianca come il latte. Il naso era lungo, sottile, deciso e terminava con delle narici di una grandezza quasi perfetta. La bocca era leggermente femmine con labbra morbide e carnose. Gli zigomi erano magri e facevano sembrare l'individuo un uomo asciutto o una donna in forma. Le sopracciglia erano al limite tra il folto ed il sottile. Se era una donna o un uomo non si capiva. Ciò che però era sconvolgente erano gli occhi. Rossi.

 

La luce del giorno oltrepassò le palpebre di Gaenoph svegliandolo. Era sbracato sulla stessa poltrona dove aveva gustato la marmellata. La sua mannaia era posata in basso alla sua destra. I vestiti da cacciatore che indossava, ed in particolare gli stivali, erano sporchi di terriccio secco. Si alzò in piedi appoggiandosi alla poltrona e cercò Viggo con lo sguardo. "Sono le quattro del pomeriggio" Gaenoph si voltò. Viggo era seduto sull'altra poltrona con in mano una fetta di marmellata di girasoli.

 

"Ce la facciamo a trovare qualcuno che parli LA SUA CAZZO DI LINGUA!!!!" urlò Jogo. Il gruppo di alte cariche della chiesa indietreggiò di qualche passo ed un membro del coro, l'unico rimasto fermo dov'era, rispose "Jogo si calmi. Stiamo cercando in tutta la città. Non è un compito facile. Quest'uomo viene da Lor..." "SO DA DOVE CAZZO VIENE!!! FUI IO IL COMANDANTE AD INVIARE AIUTI A LORAN!!! E QUESTO PRIMA CHE UNO SOLO DI VOI FOSSE DOVE STA ORA!!!" "Jogo per piacere..." "NON DIRMI DI CALMARMI KLENZ!!! HO PASSATO L'INTERA SERATA A CERCARE DI CAPIRE CHE COSA DICEVA E AD APPUNTARMI OGNI SILLABA CHE USCIVA DALLA SUA BOCCA E ORA MI VENITE A DIRE CHE L'UNICO UOMO CHE POTREBBE TRADURRE QUELLO CHE DICE QUESTO NEGRO È SUPPOSTO MORTO A BYRGENWERTH!!!" "Noi stiamo provando tutto..." "NON PROVARE. TROVAMI QUALCUNO, FIGLIO DI PAPÀ!!!!" il membro del coro cominciò a tentare di imporsi con tono calibrato e calmo "Jogo. Senta. Io capisco che suo figlio..." "Che hai detto??" Klenz sospirò e continuò "Jogo lei si deve riposare. Da qui in poi prendiamo in mano noi la situazione" Jogo rimase fermo a fissarlo. Le cornee dei suoi occhi erano una rete di capillari rotti "Portateli via. Allontanateli tutti" ordinò il comandante ai tre plotoni di cacciatori neri della chiesa lì con loro. Jogo si voltò e si diresse verso Hector e Gota. "Lasciatemi! LASCIATEMI!!!!" urlo Klenz superato lo smacco ed il momento di incredulità. "LASCIATEMI!!! JOGO!!! QUELL'UOMO È NOSTRO HAI CAPITO!!! PORCA TROIA! LASCIATEMI!!!" Hector e Gota smisero di parlare tra loro. Poco distante due cacciatori bianchi esaminavano le condizioni fisiche del cittadino di Loran ancora una volta. L'intera scena si era svolta nella Piazza Centrale, la quale congiungeva le scale della gran cattedrale a quelle che portavano ai cancelli del ponte "Ho bisogno del vostro aiuto" Gota ed Hector annuirono "Ci dica" rispose Gota. Jogo cominciò a guardarsi intorno "Viggo dov'è?" chiese il comandante. "Non lo sappiamo. Stavamo parlando proprio di quello" disse Hector con la sua voce da fumatore. Jogo annuì "Va bene. Ho bisogno che uno di voi mi accompagni alla prigione stasera. Dobbiamo prelevare un soggetto fondamentale per capire cos'ha sul petto il negro laggiù" indicò col mento il cittadino di Loran "Chi dobbiamo prelevare, esattamente?" chiese Gota "Caryll" disse il comandante tornando a guardarsi intorno "Dobbiamo prelevare Caryll" ripeté "L'incisore è vivo?" chiese Gota sorpreso. Hector non sapeva nemmeno chi fosse. "Si, l'incisore è vivo e per favore lo dica piano. Prima di andare a prendere lui però ho bisogno che mi accompagniate da un altra parte" "Va bene. Quando?" chiese Gota "Ora"

 

La casa del comandante della ronda era, volendo minimizzare, peculiare. Una volta entrati nel palazzo una serie di teste di bestie era appesa in alto a destra per tutta la durata delle scale che connettevano l'entrata del palazzo con il portone dell'appartamento. Oltre quest'ultimo, che presentava battenti in ottone a forma di ruota del carnefice ed era rinforzato con lastre di metallo inchiodate con bulloni, c'era una stanza centrale che congiungeva tra loro tutte le altre. Al centro d'essa c'era un tavolino rotondo in marmo bianco con i piedi rinforzati in acciaio. Più propriamente, il piede era uno solo: una grossa sezione di marmo dalla forma cilindrica intorno alla quale si avviluppavano due zampe di bestia in metallo. Le altre stanze della casa erano nove e le rispettive entrate erano disposte come vertici di un ottagono facendo un eccezione per le finestre del balcone: al centro del lato opposto a quello dell'ingresso. Tutte le porte erano chiuse tranne quella della camera da letto e la cucina, che non ne aveva una. Il pavimento era costruito con lastre di pietra colorate e trasparenti, simili al vetro ma visibilmente diverse. Il vecchio comandante della ronda era sul balcone, seduto su una vecchia sedia a dondolo. Jogo aprì le finsetre "Idrin" chiamò piano. L'uomo anziano non reagì "Idrin?" Ripeté il comandante. Il vecchio cacciatore si voltò e sorrise sdentato. Si alzò a fatica, appoggiandosi ai braccioli "Jogo! È venuto a sentire una delle mie storie prima che non ne possa più raccontare?" Chiese scherzosamente. Il comandante dei cacciatori della chiesa sorrise "Credo che per quello bisognerà aspettare signore" Idrin, che era riuscito ad alzarsi ed a raggiungere il tavolino sul piccolo balcone, stava posando il bicchiere di liquore su di esso "Facciamo un altra volta allora" si avvicinò con passo strascicato all'entrata del balcone. Arrivato, si appoggiò alla parete e allungò il braccio per stringere la mano alla sua controparte "teoricamente" più giovane. "La trovo bene Comandante! Come sta il pargolo?" Chiese Idrin. Jogo, che aveva sorriso alla prima affermazione e stringeva le dita intorno alla mano contorta ed artritica dell'altro, divenne serio alla domanda. Idrin, troppo vecchio per intuire, continuò "L'ultima volta che l'ho visto avrà avuto quanto...cinque ann...Oh giralune! Gota!!" Consecutivamente, lo sguardo la mano ed il vecchio sgusciarono oltre Jogo e andarono incontro ai suoi due accompagnatori "Gota! Ragazzo mio! Fatti abbracciare!" Gota, rimasto sorpreso nel comprendere di chi era quella casa, abbozzò un sorriso interiorizzando temporaneamente lo shock. Idrin strascicò i piedi fino a lui mentre Jogo rimase fermo a fissare il paesaggio della città, illuminata dalla luce crepuscolare cercando di riconcentrarsi. Guardò abbastanza a lungo Yharnam da ricordare tutti gli anni passati a proteggerla, tutte le notti trascorse nell'odio. Fu quell'ultimo sentimento, affine al suo animo, a trascinarlo ancora una volta davanti ai suoi doveri. Idrin stava abbracciando Gota come se fosse il sangue del suo sangue. Il vecchio comandante si staccò e squadrò il giovane uomo "Come va giovanotto! Ho sentito che hai raggiunto il rango di capitano. Potevi fare un salto qui, te l'avrei fatto ottenere molto prima" il vecchio si voltò verso Jogo con gli occhi allegri e l'ennesimo sorriso sdentato "non è vero comandante?" Jogo non contraccambio questa volta. Il comandante, inizialmente fermo davanti al balcone e con alle spalle una città gradualmente più rossa e oscura, si avvicinava a passo lento e rilassato. Il volto, serio, era reso inquietante dal buio in cui stava piombando la casa. "Idrin non posso perdere altro tempo e non sono qui per una chiacchiera di piacere" Il vecchio smise di sorridere e si staccò da Gota sorpreso. Era un uomo anziano abituato a sentirsi riverito per le sue glorie passate. Quella stessa persona era però consapevole di quanto doveva a Jogo. Idrin abbozzò e rispose "Dimmi comandante" "Ho necessità di sapere se saresti disposto a darmi il controllo delle tue "truppe" per una notte" "Questa?" "No. Non questa" "Quale?" "Devo ancora capire quale" Idrin rimase interdetto, poi annuì. Jogo sorrise in modo controllato "Perfetto. Noi ti lasciamo, dobbiamo prepararci per la caccia"

 

 

La luna era alta nel cielo ed i suoi raggi chiari illuminavano a malapena i vicoli in cui riuscivano ad arrivare. Viggo aveva difficoltà a stare dietro a Gaenoph. Il cacciatore, abituato a muoversi silenziosamente tra quelle stradine, camminava velocemente con occhi ed orecchie tesi a catturare la posizione di qualunque cosa respirasse. Era terribilmente simile ad una bestia alla ricerca di prede. Viggo si bloccò, piegato in avanti per la fatica ed appoggiato ad una parete vicina. Il sognatore si fermò a sua volta e si girò verso l'accompagnatore. Dritto in tutta la sua altezza proiettava un'ombra su tutto il vicolo e sul capitano stesso. Gaenoph era in tenuta da caccia e l'unica parte non coperta da qualche tessuto era quella degli occhi. Viggo continuava a respirare affannosamente "Deve rallentare Gaenoph. Non ce la faccio" disse il capitano tra una dose d'aria e l'altra "Meno rimaniamo sulle strade meglio è e meno siamo un bersaglio stazionario più sarà difficile che le bestie ci trovino" Viggo iniziava a riprendersi "Gaenoph non ci sono bestie in questa zona" "Come fa a saperlo" "Da due giorni la chiesa prova a studiare i movimenti dei branchi per capire da dove attaccheranno" Gaenoph inarcò un sopracciglio "Branchi? Le bestie non attaccano in gruppi più grandi di due o tre esemplari. Non conoscono alcun tipo di autorità o disciplina. Non formano "branchi". Non sanno cosa siano" Viggo raddrizzò la schiena rimanendo appoggiato al muro. Il respiro era leggermente irregolare ora "Ho visto centinaia di quelli che voi sognatori chiamate ibridi correre sul grande ponte il giorno dopo averla tirata via dalla strada. Ci siamo dovuti ritirare fino alla Piazza Centrale. Le bestie erano talmente tante da camminare le une sulle altre" Viggo si staccò dal muro e continuò "Li chiami come le pare. Io li chiamo branchi e grazie al coro hanno deciso di attaccare da un altra parte stanotte" Gaenoph rimase in silenzio ed iniziò a strofinarsi la fronte per il fastidio ed il nervosismo. Tutta la situazione gli stava sfuggendo di mano e non riusciva più a leggerne i possibili sviluppi. Una parte di lui avrebbe preferito che Viggo non gli avesse riferito di quella "anomalia". In quel modo non avrebbe sconvolto tutti i suoi piani per uscire da Yharnam.

 

"Qual'è la situazione?" Chiese Jogo "Cento hanno scalato vicino la prigione ed hanno assaltato qui pochi minuti fa" rispose un cacciatore bianco "Altri settanta hanno attaccato dalle fogne i quartieri residenziali inferiori e sono andati a cozzare contro le barricate di Piazza Oedon. Qui niente perdite ma lì sono rimasti in pochi. Secondo uno dei nostri, lì sono venti morti su trentacinque" "Hai qualche uomo da riassegnare?" "Ho qualche volontario" Jogo lo guardò come se lo stesse prendendo per il culo "Fagli chiudere la piazza e ritirali" "ORA?" chiese alibito il cacciatore bianco "SI!ORA!!!!" Jogo si allontanò, lasciando il sottoposto spaventato dalla sua reazione e dal suo compito. C'era mezz'ora di cammino ed il cacciatore bianco era solo. Secondo il sottoposto sarebbe stato più veloce se Jogo gli avesse semplicemente ordinato di ammazzarsi. Gota stava parlando con la sua squadra di volontari. Hector, che aveva già parlato con la propria, lo guardava da lontano. Jogo si fermò accanto al fumatore "Lui si che è bravo a fare questo lavoro" il comandante guardò verso Gota e disse "Si lo è. Anche tu sei bravo. Ho visto come ti guardano i tuoi uomini. Ti rispettano. Sanno che sei uno di loro" Hector rise raucamente "No comandante. Io non sono abbastanza per questo lavoro" Jogo continuò a fissare l'interlocutore senza emozioni sul volto ma sorpreso da quella affermazione. Hector girò la testa verso il superiore, capì e ridacchiò "Sono figlio di artigiani. Mio padre diceva che qui bisogna saper fare due cose: capire chi è chi, e capire chi si è rispetto agli altri. Io sono un falegname. Sono bravo a segare, non a parlare né tantomeno a fare STRATEGIE" Hector tirò fuori una pipa "Gota è sempre stato quello bravo a capire gli altri e a maneggiarli di conseguenza. Se si dice così. Io e Viggo ci accontentavamo di quello che avevamo e di portare a casa qualche fiala. Lui ha sua moglie ed io la mia officina" "Tu non lo vuoi dire ma pensi che io abbia fatto una stronzata a promuovervi vero?" Hector accese la pipa e sorrise con il becco di questa in bocca "Si" rispose mentre accendeva il tabacco "Anch'io ero figlio di un artigiano" disse Jogo "Signore. Lei c'ha tanti anni quante sono le motivazioni per cui dovrebbe essere morto" Jogo sorrise "È vero" rispose alla fine. Hector prese un paio di boccate dalla pipa e due nuvolette si alzarono e volarono nel cielo sopra di loro "È disposto a fare un altra cosa per me Hector?" Il neo capitano sostenne lo sguardo del superiore e chiese "Dormirò dopo?" "Dipende" rispose il comandante "Ma non è per il suo sonno che le chiedo questo. È per tutta Yharnam"

 

"Dobbiamo cambiare piano" disse Gaenoph.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Bloodborne / Vai alla pagina dell'autore: ten12