Anime & Manga > Shugo Chara!
Segui la storia  |       
Autore: Blue_Passion    27/09/2016    3 recensioni
Amulet Hinamori è una normale studentessa del liceo "Seyo Accademi" dove studia psicologia per realizzare il suo sogno, ma quando diventa una stagista al "Seyo Madhouse" la sua vita cambierà grazie all'incontro con il suo paziente, il misterioso e famigerato criminale pazzo "Stregatto".
[Il titolo potrebbe cambiare più avanti; storia ispirata a Joker e Harley Quinn, si ispira solo! Non è uguale quasi per nulla] [Aggiornamenti incostanti]
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Little Game

Ma che…? Uffa! È sempre così misterioso e pazzo.
Ma non potevo scegliere un capo più normale? Beh, lui mi ha salvato la vita, quindi…no, no, no! Non era lui, lo so, non era lui, adesso se faccio qualcosa di troppo sbagliato come minimo mi tira un ceffone! Non è più lui.
Okay, Soma Kukai calmati, sei sempre freddo, calmo e pacato quando si tratta di svolgere un lavoro per il capo, e anche se in manicomio devo eseguire gli ordini.
Ma perché non vuole scappare? Sarà che la telefonata era intercettata? O magari si sta divertendo? Ma gli scorsi anni odiava stare lì…immagino non mi resti che scoprire cosa fa come ha detto lui.
-Teddy! Ho bisogno che tu e la tua piccola squadretta di tecnici mi facciate entrare nel sistema di sicurezza del Seyo Madhouse, ho bisogno di vedere i filmati, tutto di questi ultimi giorni, da quando il capo è stato messo dentro ad oggi, intesi? –
-Cero Soma-
Teddy era un tizio che era nel girone da molto più tempo di me, più affidabile e più esperto, eppure ero io il braccio destro del capo…forse è perché Teddy è un tizio con un costume da orso tutto il tempo? Lui e la sua squadra non si sono mai fatti beccare, pur essendo degli enormi personaggi particolari…
Sospiro, scuotendo la testa e uscendo dalla stanza, chissà chi dovrò seguire, toccherà a me inventare tutto, il capo è solo colui che sparge la voce, noi siamo i suoi burattini; si sporca le mani? Ma ovvio, però i lavoretti minori, quelli più noiosi, li facciamo noi, oppure, come in questo caso, li faccio io perché il capo non può.
 
-Immagino sia lei, quindi devo seguirla, dire al capo che combina quella piccoletta solo perché a lui interessa? Bah, non lo trovo sensato, questa ragazza…è come tutte le altre! Per di più è la sua psicologa…e mi pare così innocente e carina! Ma che ha che interessa al capo? –
Sospiro, chiudendo finalmente il PC dopo tre giorni di lavoro e guardandomi.
Ho una camicia spiegazzata, sono in boxer e nel complesso faccio schifo.
Mi farò una doccia.
Mi alzo, andando verso la porta del bagno e aprendola, guardandomi attorno.
Non mi capacito della casa che mi ha dato il capo, però poco importa.
È una piccola villetta ai confini della città, tra i quartieri più malfamati del luogo, ma comunque tranquilla.
Il bagno è un’enorme stanza piastrellata di marmo verde acqua, con delle lucette infilate nel soffitto coperte da una sottile lastra di vetro, facendo in modo che la luce fredda delle lampadine a led illumini ancora di più.
Sul lato destro della stanza un lavandino bianco con venature nere, contornato da vetrinette e un enorme specchio davanti, sul lato sinistro della stanza un armadio verde leggermente scuro, ma comunque chiaro pieno di porte con dentro i medicinali e vari prodotti, con qualche munizione e pistola sparse qui e lì.
Alla fine dell’enorme stanza, una vasca da bagno con vano doccia aggiunto, diciamo due in uno, anche se io di solito preferivo usare solo la doccia, formata da dei vetri sfocati che andavano a collegarsi giusto con i bordi della vasca grigia.
Mi spoglio, entrando nella vasca e aprendo la porta in vetro del box doccia, fissando l’enorme telefono in acciaio appeso alla parete.
Passo la mano davanti al pannello di accensione, facendo partire l’acqua e buttandomici sotto, insaponandomi velocemente corpo e capelli, uscendo dopo nemmeno dieci minuti.
Afferro un asciugamano nero, legandolo in vita e prendendone uno bianco per i capelli, piazzandomi davanti allo specchio e stringendo il pugno.
Corro in salotto, dove prima stavo lavorando e apro il PC, iniziando a cercare la Seyo Accademy, il settore psicologia.
Non che possa, ma quando hackeri tutti i sistemi in meno di un minuto non ci vuole niente per vedere tutte le informazioni.
Inizio a cercare la ragazza che interessa al capo, leggendo informazioni private e pubbliche, i voti degli scorsi anni, le valutazioni e il comportamento, un po’ tutto, informandomi anche degli anni precedenti, quando era alle medie, alle elementari, alle materne…tutto.
Dio, sul serio non capisco perché al capo interessi così tanto, è parecchio comune, forse anche troppo.
Sento bussare alla porta, così mi affretto a vestirmi e mi avvicino all’uscio, guardando a terra e trovando una lettera.
La prendo girandola e spalancando gli occhi.
A caratteri cubitali, in una scrittura ordinata ma macabra, c’è scritto “Somy”, nome con cui mi chiama solo il capo.
Apro la busta leggermente tremante, stringendo i bordi alla vista e alle parole scritte sopra.
Hey Somy, ti stai impegnando sì? Hai scoperto tutto? Si, ovvio che si! Lo fai sempre! Senti, voglio mi informi anche se qualcuno le fa del male, e in caso tu non l’abbia capito, stupido ragazzo, stupido, stupido, devi seguirla anche a scuola, inventati qualcosa!
Ciao!
Stregatto.
Ma cosa diavolo?!
Capo! Sei un caso perso!
 
Cerchiamo posto nella scuola della cara piccola ragazza che interessa al capo.
Uffa…non ci credo, non c’è nemmeno un posto vacante come prof! Nessuno che ha bisogno di essere sostituito…nulla di nulla!
Leggo tutte le informazioni che riguardano i professori della piccoletta, ghignando poi quando trovo il prof che mi serve…il professore di ginnastica.
Adoro fare sport, quindi insegnare quella materia non dovrà essere difficile, il problema è convincere il tizio ad andarsene.
Potrei inviargli una lettera per un posto di lavoro migliore ma in qualche modo lo scoprirebbe e succederebbero casini, potrei inviare la moglie da qualche altra parte, magari in qualche modo farli trasferire, oppure si parte di minacce.
Si, credo che userò il secondo metodo…sarà divertente.
Non approvo i metodi del capo, ma le torture e le minacce mi divertono ed eccitano, sono…forti.
Va bene, iniziamo, sono circa le tre del pomeriggio, quindi tra un’ora circa quel prof dovrebbe uscire da scuola, hmn, credo lo aspetterò sotto casa sua, o magari vicino alla scuola, si, credo proprio che lo farò.
 
Dio, i miei studenti sono dei veri pigri…pochi mi soddisfano, e una di queste è Hinamori Amu.
Ragazza che si dedica anima e corpo al lavoro scolastico, una delle poche che cerca di coprirsi il più possibile alle lezioni di ginnastica, usando scaldamuscoli e dei manicotti, tranne nei giorni caldi, anche se ultimamente mi sembra piuttosto assente, e tutto da quando le hanno dato quel mostro come paziente.
Sospiro, pensando al fatto che per lei ritornerei giovane donando l’anima al diavolo molto volentieri, giusto per proteggerla, e diciamocelo, anche se i suoi compagni sono scemi i prof più giovani (tra cui io) non sono mica cechi, vedono la sua bellezza e sensualità nascosta.
Però mi basterebbe anche essere suo padre, la persona che amo di più al mondo la ho, con lei ho anche tre bellissimo figli, però sul serio vorrei proteggere Amu.
Metto le mani in tasca, cercando il cellulare e continuando a camminare, sentendo improvvisamente dei passi dietro di me, bah, studenti.
Mi ritrovo una mano sulla bocca che mi preme un panno al naso, facendomi respirare qualcosa e piano sento gli occhi chiudersi, anche se i miei unici pensieri in testa sono se la mia famiglia starà bene, e se Amu non si farà coinvolgere troppo da quel mostro.
 
Apro gli occhi, guardandomi intorno e tossendo.
Sono legato ad una sedia in una stanzetta buia con una sola luce nel centro, tipo film americano stupido.
-Bene bene, il prof di ginnastica della Seyo Accademy, dimmi, come ti trovi lì? –
-Chi sei? Cosa vuoi da me? –
-Da te? Hm, solo che lasci il tuo lavoro e ti trovi un’altra scuola-
-Non lo farò, perché dovrei? E cosa avrebbe da offrirti il mio lavoro, ci sono così tante scuole che danno più soldi dove potresti andare a lavorare-
-Oh, ma io non lo faccio per i soldi, mi interessa solo per una certa studentessa, una studentessa modello, direi la più brava, educata, quella usata come sacrificio con un certo paziente-
-Cosa vuoi da Amu?! Lurido bastardo che le vuoi fare?! –
-Siamo protettivi. Cosa sei, suo padre? Il suo ragazzo? Ah! I professori di oggi-
-La considero come una figlia va bene?! Non osare toccarla nemmeno con un dito, e non cederò mai il mio lavoro ad uno come te! –
-Tranquillo, non la voglio toccare io, è il mio capo che mi ha chiesto di tenerla d’occhio, chi lo sa, forse è interessato o qualcosa di simile, è difficile da capire, come pazzo può essere capito solo da chi è al suo livello, e non c’è nessuno come lui, quindi sai, io non la toccherò, però se non mi darai il tuo lavoro di tua spontanea volontà ci saranno un paio di morti che tu non vorresti-
Spalanco gli occhi, individuando subito il tizio per cui lavora questo ragazzo.
-T-tu lavori per Stregatto vero? La vuole uccidere? Ti prego dimmi che non la vuole uccidere, quelli del manicomio la stanno solo usando come sacrificio, lei non centra nulla! –
-Tranquillo, al massimo le farà male, ma ucciderla? Quella sa farlo ridere, lui uccide chi sa farlo ridere solo in determinati casi, quindi no, non la ucciderà-
-Comunque non ti lascerò il mio lavoro! –
-Ah no? E va bene, Teddy! –
Dopo poco mi si piazza davanti un tablet, e sullo schermo ci sono quattro persone, legate e con dei coltelli puntati alla gola…mia moglie e i miei figli!
-Lasciali! –
-Non finché tu non mi prometti che mi lascerai il posto, intesi? Richiedi il trasferimento, in fretta, lo puoi chiedere anche al settore cucina, tanto è nella stessa scuola ed è sempre ginnastica, non cambia nulla! Altrimenti qui qualcuno morirà.
-Ti prego, ti prego tesoro fallo, fa tutto quello che vogliono, ti prego! Fallo per me e i nostri figli! –
Guardo mia moglie, di certo è spaventata e disperata, il che mi fa sospirare.
Mi spiace, ma la mia famiglia è più importante di una studentessa come un’altra, ce ne saranno di certo di uguali più avanti, non importa per ora, la mia famiglia invece è insostituibile.
-E va bene, e va bene lo faccio subito-
-Bravo-
-Prima però ditemi: è tutto un gioco per voi? –
-Un gioco? Cazzo si, almeno, per il capo, è tutto un fottutissimo, piccolo gioco-
 
 
-Amu, Amu sei in ritardo! –
Sbadiglio, alzandomi piano e guardando mia sorella.
Questi altri sei giorni di sedute mi hanno uccisa, oggi ne ho un’altra.
Mr.S è sul serio simpatico, mi fa ridere e ogni volta fa qualcosa per ferirmi, ma sinceramente ho notato che non mi interessa, anzi, forse mi piace.
Oggi ho un’altra seduta, come ogni giorno, e beh…S mi ha chiesto di mettermi qualcosa di rosso, non so perché, però lo voglio fare.
Significa che devo cambiare la camicia con una rossa…terrò il camice chiuso.
Mi alzo, infilando i piedi nelle ciabatte blu a forma di gatto che ho e sorrido.
Mi ricordano così tanto lui, però non sorridono…vabbè provvederò.
Pensando a gatti, oggi devo per forza iniziare con le domande più serie, e…wow! Tra poco è Natale! Farò un regalino a Mr.S.
Non mi ha ancora detto che nome preferisce, però mi è venuto in mente un nomignolo sul serio carino per lui, però non so se posso usarlo, e se si arrabbia?
Non succederà. Hai notato no? Si, ti fa male, però adora quando lo chiami in modo…diverso
Si ma è un nome strano quello che gli ho dato
Non resta che provare
Già
Prendo la vestaglia morbidosa con orecchie da coniglio rosa, infilandomela velocemente sopra il pigiama e corro di sotto, salutando mia madre e mia sorella.
Mio padre è sempre fuori la mattina…uffa!
-Ciao tesoro, come va oggi? –
-Stanca! Non ho fatto che sentire la voce fastidiosa del mio paziente per tutta la notte, voglio dormire! –
Dio, ho sentito quella voce stupenda tutta la notte…che sogni!
-Vorresti rimanere a casa? I tuoi voti sono impeccabili, un giorno di malattia non guasterebbe-
Mia madre mi guarda preoccupata ed io scuoto la testa, sorridendo.
-Ma no, ma no, non è nulla, è che…ho bisogno del fine settimana-
-Il problema è che siamo solo a martedì-
Mia sorella deve sempre rovinare tutto vero?
-Vero…che barba! Quanto mancano alle vacanze di Natale? –
Inizio a mangiare di fretta, ingozzandomi con il pane e marmellata e bevendo di fretta il succo.
-Due settimane-
Pompo il pugno in aria, saltando dalla sedia.
-Si! Fan brodo alla scuola per un mese, ah ah! –
Inizio a fare uno stupido balletto, fermandomi quando mi viene in mente che forse nelle settimane di festa lui non lo vedrò…oggi devo chiedere!
-È meno di un mese, sono due settimane-
Di nuovo quella guasta feste! Ma non può stare zitta?
-Non mi interessa! Io voglio dormire-
-Fa come vuoi, sbrigati che farai tardi! –
Annuisco, correndo di sopra e afferrando la cartella, buttandoci dentro i libri di oggi e il cambio, mettendolo accuratamente piegato nella parte dello zaino dove di solito non si spiegazza, sorridendo alla camicia.
Prendo la divisa, correndo in bagno e cambiandomi in tutta fratta, pettinandomi i capelli e mettendoli in una coda alta, guardandomi la spalla.
C’è un segno violaceo con un piccolo taglietto a lato, e intorno ci sono altri segni rossi.
Mi tiro due schiaffi sulle guance e scuoto la testa, mentre arrossisco.
Ieri mi ha fatto meno male del solito, però al contrario mi ha riempita di segni…che imbarazzo!
-No, no non pensarci! –
Con te ci sta giocando cara!
Beh ovvio, è il suo Jolly!
Zitte e fatemi sognare!
Ma ti sei già innamorata?
No! Solo…lui mi attrae, sono ossessionata!
Prendo un profondo respiro, coprendomi la spalla e sistemando il fiocco blu che ho sopra la coda perfettamente, in modo che si veda bene.
Scendo di corsa le scale, prendendo le scarpe e salutando, correndo fuori e guardandomi intorno.
Mia sorella non si vede, il che significa che mi ha abbandonata al mio cellulare di nuovo, ahhh.
Prendo le cuffiette e la tavoletta nera, collegando il cavo e facendo partire una canzone a caso.
Oh, la adoro questa!
Little Game di Benny.
In poco mi ritrovo a scuola, e appena varco la porta finisce la canzone, così mi tolgo le cuffiette, metto in pausa e butto il cellulare dentro lo zaino.
-Amu! –
Alzo lo sguardo, incontrando quello di Utau, Rima e Yaya.
Rima è una ragazza piuttosto bassa con capelli biondo cenere che arrivano fino a dietro le ginocchia, occhi caramello da cerbiatta e viso da bambolina, Yaya invece è più alta, un anno in meno di tutte noi, con dei capelli ramati/nocciola legati in due code laterali tenute da due enormi fiocchi rossi, occhi marroncini e viso ancora infantile.
Quanto le adoro…ma anche le invidio! Sono sempre così felici!
-Che c’è? –
-Nel tuo armadietto! C’è una lettera che sbuca! –
Spalanco gli occhi, correndo di fretta verso il mio armadietto e verificando l’autenticità di quella affermazione.
Dal lato del mio armadietto sbuca una busta bianca, giusto un lato, però si vede bene.
La sfilo, girandola e controllando se c’è scritto il mittente: nulla, bianco assoluto.
La apro, tirandone fuori il contenuto e aprendo il foglio.
Ma ciao! Attenta alle spine!
Apro l’armadietto, ritrovandomi a guardare una rosa rosata con sfumature rosse, posizionata perfettamente nel mezzo, con un nastro blu legato sul gambo.
La prendo, fissandola ammaliata e stupita, chiedendomi chi la può aver messa.
Guardo il nastro, trovandoci incisa sopra una lettera prima da un lato, e poi un’altra su un altro.
S” e “J”.
Lui. È stato lui…ma come ha fatto ad uscire?!
-Ahia! –
Faccio cadere la rosa, fissandomi il palmo e vedendo chiaramente tre puntine rosse spuntare, espandendosi sempre di più e andandomi a sporcare il palmo di quel colore intenso.
Le strofino, dipingendo la mia pallida pelle di un rosso cremisi incredibile, come le sfumature della rosa o come la camicia che ho dentro lo zaino.
-Amu! Stai bene? –
Continuo a guardare la mano, avvicinandola alla bocca e leccando via il sangue, sentendo il gusto ferroso caratteristico del liquido cremisi in bocca.
Raccolgo la rosa, continuando a fissarla e sorridendo, annusandola di nuovo.
-Amu, AMU?! –
Guardo le tre ragazze davanti a me, totalmente disorientata e sento la testa girarmi.
-Ahah! Ma guardati Jolly, non riesci nemmeno a reggerti in piedi…non voglio una persona così debole, non ti voglio. Uccidi, uccidi per me, fallo per te, diventa forte e sarai mia, diventa forte e lo saprò, crolla, implodi, collassa, fa quel che vuoi, non mi interessa, ma smettila, ragazzina! Togli quella faccia da bambola, metti su quella da mostro, tanto lo sai, lo sai cosa sei!
Mi accovaccio su me stessa, ignorando la voce e la figura di lui davanti a me, che ride, che mi sfotte, che mi fa male, che mi fa uscire di testa.
-Smettila, sta zitto! –
-Ma come faccio? Sei pazza mia cara, non sono io, sei TU! Se non mi pensi magari riusciamo a trovare un accordo, un piccolo innocente accordo, che ne dici? La smetti? LA SMETTI!? Mi dai fastidio, sui nervi…però ti adoro, oh dio se ti adoro! Dai, su…esci, smettila di mentire a tutti, tanto lo sai cosa sei, una rosa rosa che sfuma piano in un rosso cremisi, pian piano si appassisce, sparisce e nasce nuova e diversa, speciale. Quindi muoviti, perché non voglio più aspettare!
Apro gli occhi, togliendomi le mani dalle orecchie e guardando la figura di Mr.S sparire, mentre al suo posto appaiono le figure di Yaya, Utau e Rima, con anche altri studenti fermi nei corridoi a guardarmi.
Ridacchio, in un modo inquietante, prendendo la rosa più strettamente e la bacio, ridendo più forte.
-Amu! Amu smettila, stai bene? Amu?! –
Guardo quelle tre, sorridendo loro in un modo contorto, quasi…mostruoso, mentre spalancano gli occhi.
-Ma si care, cosa dovrei avere che non va? Solo che lui mi ha dato una rosa. Una rosa! Capite che vuol dire? Ci tiene…credo, ahahah! –
-D-dai Amu, smettila, chi è il mittente? –
-Non lo so…-
-Vieni, andiamo in infermeria-
Mi prendono per le braccia, alzandomi e trascinandomi in infermeria.
-Dolce, qui Amu sta male, parecchio! –
-Cosa è successo? –
-Non lo sappiamo, solo ha ricevuto una lettera e una rosa, ed ora sembra pazza! –
-Stendetela-
Mi stendono, mentre io continuo a guardare assorta la rosa, sorridendo e ridacchiando di tanto in tanto.
- No one ever listens, this wallpaper glistens
don't let them see what goes down in the kitchen.

Places, places get in your places
Throw on your dress and put on your doll faces.
Everyone thinks that we're perfect
please don't let them look trough the curtains.

Picture, picture smile for the picture
pose with your brother won't you be a good sister.
Everyone thinks that we're perfect
please don't let them look trough the curtains.

D-O-L-L-H-O-U-S-E I see things that nobody else see's.
(D-O-L-L-H-O-U-S-E I see things that nobody else see's) –
Tutte mi guardano spaventate e ricambio lo sguardo, curiosa.
-Che c’è? –
-Che cos’era quella? –
-Una canzone! Dollhouse, non vi piace? –
Sento la testa girare e lascio la rosa, mentre sento per un’ultima volta la sua voce, che
piano mi sussurra una parola, accompagnandomi nell’oblio.
Arrivederci”
 
Mi alzo di scatto, respirando pesantemente e guardandomi attorno.
-Amu! Ti sei svegliata! –
Mi ritrovo Utau addosso, che mi stringe come se fossi sua figlia perduta.
-Utau, s-sto bene-
-No! Hai iniziato a dire, a fare cose strane; ti sei messa a cantare una canzone inquietante improvvisamente e poi sei svenuta, e tutto a causa di quella rosa! Ma che succede? –
Succede che il paziente 228 mi sta resettando?
Sospiro, staccandomi malamente Utau di dosso e tirando su una gamba, poggiandoci sopra il mento.
-Non lo so, solo…ora non ne ho voglia di parlare, il mio paziente mi sta facendo impazzire, sono così stanca-
È stato come…una fiammata improvvisa, fan culo alle cose graduatorie, no, questa è arrivata all’improvviso e mi ha incendiata.
-Dai, starai bene, sei sempre stata la migliore, in qualche modo lo aiuterai-
O lui aiuterà me.
-Che ore sono? –
-Circa le tre di pomeriggio-
-Andiamo a ginnastica, andiamo-
Annuisce, tirandosi in piedi e aspettando che io faccia lo stesso.
Piano poggio i piedi a terra, stringendomi il bracco sinistro.
Fa malissimo, perché? Ah…l’altro giorno S mi ha impiantato la penna nel braccio, giusto.
Raggiungo in fretta Utau, uscendo in corridoio e avviandoci verso la nostra classe.
-Amu! Stai bene? –
Guardo i miei compagni, preoccupati più che mai e internamento ghigno.
Quando uno muore dentro non fate nulla, però appena fa vedere una parte di lui che esce senza volerlo, accorrete tutti, e non di certo per vedere come sta…cavie, ecco cosa siamo.
-Bene, tranquilli, ero solo stanca e mi è tornato in mente l’incubo di questa notte-
-Deve essere stato un incubo terribile, sul serio-
-Si…era un gioco, terribile, ma solo un piccolo gioco-
Sorrido, prendendo la tracolla da ginnastica e uscendo.
-Sai vero che è arrivato un nuovo prof? Quello vecchio ha voluto cambiare scuola, nessuno ne sa il motivo, ma si è trasferito al culinario-
Annuisco, chiedendomi il perché quel prof volesse cambiare, mi stava piuttosto simpatico.
Scrollo le spalle, iniziando a correre verso lo spogliatoio in modo contenuto, giusto per non farmi riprendere ma per non arrivare nemmeno ultima.
Mi cambio in fretta, non lasciando vedere a nessuno i cerotti e le ferite; il primo giorno cerotti, quello dopo…no! Adoro queste ferite.
-Amu, mi aspetti? –
Fisso Utau, annuendo e vedendola togliersi la camicia rimanendo in un reggiseno in pizzo push-up viola, molto carino direi, ma preferisco il rosso come biancheria!
Si mette la maglia velocemente, togliendosi poi la gonna e rimanendo in maglia e mutandine viola, infilandosi di fretta i pantaloncini.
La nostra tuta da ginnastica? Una maglia bianca a maniche corte con i bordi neri, e pantaloncini al culo neri.
Io in più ho una felpa nera, degli scaldamuscoli e…beh una garza sul ginocchio!
Usciamo, aspettando fuori dalla porta le altre nostre compagne e vedendo arrivare Rima e Yaya già cambiate.
-Cos’è, abbiamo terze e seconde tutte insieme oggi? –
-No, solo quella di Rima, la nostra, quella di Yaya, e la seconda C-
Utau annuisce, mentre io rimango zitta e rannicchiata in un angolino.
-Amu, ora stai bene? –
-Si ragazze, si, era solo che stavo ricordando un incubo-
Mi fanno un cenno, al che inizio ad avviarmi fuori.
Appena arrivata in cortile mi siedo a terra, sospirando e strofinandomi le braccia.
-Freddo? –
Guardo Tadase Hotori, un ragazzo dai capelli biondi parecchio femminili, occhi fucsia, e…beh, molto mingherlino.
Al suo confronto Stregatto è sul serio un colosso, quando mi sovrasta non lascia nemmeno mezzo centimetro del mio corpo fuori dal suo peso.
E se mi stringe, facendomi male come solo lui sa fare, ci starei due o tre volte dentro alle sue braccia.
-Si, ma non è nulla, sul serio-
-Se vuoi ti do la mia giacca-
-No, davvero Hotori, non serve, mi sto già riscaldando-
Jolly, Jolly, Jolly, Jolly, Jolly, Jolly, Jolly, Jolly, Jolly, Jolly, Jolly, Jolly
Sento la sua voce ovunque, impossibile.
-Posso sedermi qui? –
-V-va bene-
Si siede accanto a me, continuando a sorridere calorosamente tutto il tempo e mi viene in mente il sorriso contorto di Mr.S.
-Hey amica mia, vieni? –
Guardo Rima, che ha uno sguardo malefico sul volto e annuisco, girandomi poi vero il biondo.
-Scusa, devo andare-
-N-non importa, a dopo! –
Raggiungo Rima, mentre Utau e Yaya mi stanno accanto.
-Allora cos’era con Tadase? –
-Cosa? –
-Cavolo amica, certo che non capisci proprio nulla, eppure mi pareva che tua sorella te l’avesse detto, a lui piaci, era ovvio che ci provasse! –
-Beh…a me non interessa, in realtà lui non è proprio il mio tipo! –
-Quindi non ti piacciono i principi azzurri? –
-No, sono solo persone che non servono a nulla, e poi non sono una principessa, perché avrei bisogno di un principe? –
-Ecco, perché voi…-
Sentiamo un fischio altissimo e ci tappiamo le orecchie, sospirando di sollievo quando finisce.
-Sentite piccoli inutili esseri, sono il nuovo prof di ginnastica e vi avverto che so quello che pensava di voi lo scorso professore e vi posso giurare che il quarantacinque percento di voi è un inutile ammasso di ossa pigro fino al midollo, ma se credete che con me non si lavorerà vi sbagliate di grosso! –
Il nuovo prof è un uomo sui vent’anni, con spettinati capelli rame e occhi smeraldo spento, freddo; hm, gli occhi hanno quella punta di dolore che c’è in chi ha subito qualcosa che non avrebbe voluto subire e si è cacciato nei guai per questo, un po’ come gli occhi di S.
-Mi chiamo Kukai Soma, e no, non so perché il vostro vecchio prof se ne sia andato, l’ha fatto ed ora ci sono io, quindi preparatevi per l’inferno-
È così freddo, così…
-Tu! –
Il nuovo prof mi indica, cosa che faccio anche io per confermare i miei sospetti.
-Si tu rosetta, vieni qui! –
Piano mi avvicino a lui, che mi prende per un braccio e mi trascina lontana.
-H-ho fatto qualcosa di sbagliato? –
Sospira, porgendomi una lettera.
-No, nulla; leggila-
Il suo tono è diverso da prima, meno freddo e con più calore, però anche disperazione e un po’ di…rammarico.
Prendo la busta, aprendola e sobbalzando.
Hey Jolly, che ne dici di farmi un favore? Pensa ad una canzone che conosci, inventala, basta che sia una canzone, e canta il ritornello appena ti viene voglia; deve solo far sentire quello che provi e cosa pensi di me, va bene? TI PREGO FALLO, MI ANNOIO! Quando vieni a giocare? Presto vero? Presto…?
E no…come sono uscito non te lo dico, hai ascoltato il biglietto vero? Lo hai fatto? Stupida, stupida ragazza, ti sei punta no? Non ascolti mai, dovresti iniziare ad essere più obbediente!
Ciao Jolly!
S.
Stringo la lettera al petto, guardando il prof Soma.
-Immagino tu non sia un prof-
-Per ora sì, ma di solito sono il suo braccio destro-
-Capisco…devo fare cosa? Beh va bene!
 Call the doctor, Call the doctor
 Must be something wrong with me (Oh-h)
 He's a monster, Why do I want ya?
 Please tell me, Please tell me
 He's a monster (Aye)
 He's a monster (Oh)
 That boy, He's a motherfucking monster
 But I love him, Yeah I love him
 Ooh ah ooh ah ah-
Soma spalanca gli occhi, indietreggiando leggermente e spalancando gli occhi, mentre io mi canto il continuo di He’s a monster in testa.
-Che c’è? –
-Nulla, nulla; il capo ti raccomanda di mettere rosso oggi-
-Lo so, Somy! –
-C-chi ti ha detto quel nome? –
-Nessuno, l’ho appena pensato! –
Lo vedo imprecare sotto voce e lo sento mormorare cose, tra cui una che mi piace davvero molto.
-Uguali, letteralmente, ora capisco tutto-
Sorrido, salutando il prof e tornando con calma verso il gruppo, lasciando Somy stupito da solo.
-Che hai fatto? –
-Nulla, ha chiesto il perché ero la preferita dello scorso prof…lo sai no?! Ero tanto calma…e sportiva-
-Già…è carino questo prof-
-Si, ma non ti conviene innamorarti di lui-
-Piace a te? –
-A me? No…però non ti conviene, non conosci i suoi amici-
-Bene sacchi di pigrizia, per prima cosa giocherete a dogeball-
Annuiamo tutti, dividendoci in più squadre, ma essenzialmente maschi contro femmine in ogni classe.
-Amu, attenta! –
Vengo colpita al fianco, proprio dove ho ancora le ferite (a metà rimarginate) del primo giorno di seduta, e altre due o tre a causa della solta penna…quella del braccio.
Cado a terra, stringendomi il fianco a cui sono stata colpita sentendo un paio di buchi ricominciare a perdere di nuovo sangue, macchiandomi la maglia e la giacca.
Tolgo la giacca subito per evitare che si sporchi troppo e stringo ancora più forte le mani sulla ferita, mentre la maglietta bianca diventa piano rossa.
-Amu va tutto bene? –
Ma vi pare coglioni?! Sto perdendo sangue brutti idioti, certo che non va bene! Però…le ferite sono inflitte da lui, è una meraviglia sentire questo dolore
Guardo l’idiota biondo davanti a me e le mie amiche, preoccupati a morte, così sorrido per rassicurarli.
-Sto bene tranquilli-
Tolgo piano la mano dal fianco, vedendola piena di rosso e la macchia di cremisi che si espande lentamente.
-Amu quello è sangue! –
-Una pallonata non può farti quello, avevi già dei tagli?! –
-Scusa Amu, non volevo-
Guardo il mio compagno, probabilmente quello che mi ha tirato la palla, e faccio un cenno del capo.
-Tranquillo le ferite le avevo già, devo solo mettere una garza-
-Che è successo? –
Chiede il prof.
-Amu perde sangue! –
Vedo Somy avanzare verso di me e chinarsi, guardandomi attentamente mani e maglia.
-È stato lui vero? –
Mi sussurra piano all’orecchio, senza farsi sentire.
Annuisco, tutta felice e orgogliosa di poterlo affermare, ma una fitta lancinante mi fa piegare in due e schiaffeggiare via fortemente la mano che mi ha toccato la ferita.
-Hotori non mi toccare! –
Grido con voce stridula.
-A-Amu? –
-Scusa, solo…fa male, non toccare-
-S-scusa Amu-
Coglione.
-Fammi vedere-
Tolgo del tutto le mani, lasciando alzare a Somy la maglia, che rivela i cinque segni delle sue dita e altri due della penna, tutti piuttosto profondi.
-Non credevo potesse arrivare a tanto-
-Oh, può eccome, e non hai ancora visto tutto-
-Amu! Chi ti ha fatto…quello?! –
-Tranquilla Utau, non è nulla…ora devo solo chiudere le ferite, va bene? –
-Chi. È. Stato-
-Il mio paziente-
Farfuglio, facendo inarcare un sopracciglio ad Utau e facendo spalancare gli occhi a Rima che ha sentito meglio.
-Chi? –
-Il mio paziente! Uffa…ha qualche problemino, okay? Ma…ah, lasciate stare, non lo conoscete, non potete dire perché lo fa-
-J-J-J…-
-Non chiamarmi così! -
-E va bene…Amu, quindi mi vuoi dire che lo capisci? –
-D-dire di sì, almeno, mi sembra-
-Incredibile, solo chi è al suo livello lo capisce…beh ho visto prima la dimostrazione-
-Non era tutto prof…tu non lo conosci nemmeno per metà, vero? Te lo giuro, non hai idea di cosa sa fare; domanda-
Mi stendo a terra, guardando Somy intensamente.
-Si? –
-Cosa adora? –
-Perché? –
-Mi ha chiesto un piccolo favore, sai, giocare ad un piccolo gioco, tutto qui, quindi dimmi una delle cose che preferisce di più-
-La comicità-
Sto zitta, non fiato, però sorrido, sorrido così tanto che le gote mi fanno male, che socchiudo gli occhi e faccio spaventare qualcuno, perché ora so a cosa giocare.
 
 
-Ahahahah! Allora ha cervello quella ragazza! Dio Jolly…-
Mi butto all’indietro, sbattendo la testa sul muro e agitando le braccia nella camicia di forza, respirando pesantemente.
-…vedi di capire tutto, non tralasciare nemmeno un passaggio, perché altrimenti ti troverai indietro, perché questo è solo un piccolo gioco, eh sì. Torna presto, Jolly-
 
 
Angolo autrice:
Eccomi, scusate il ritardo ma…i compiti mi hanno occupata un casino, se non aggiorno è colpa della scuola!
 
Avete capito tutto? Tutto perfettamente limpido? Perché non so se avete capito bene il senso del “torna presto Jolly”.
 
Lo so, lo so, si capisce ancora meno dell’altra volta…perché cavolo Kukai è lì? Come c’è finito? E soprattutto…qual è il passato di Ikuto?!
Beh, lo scoprirete fra un paio, o più capitoli, vedrete il perché.
 
Amu è masochista! No, semplicemente le piace pensare che il dolore che le infligge è il suo modo di dimostrarle quanto tiene a lei/quanto la ama.
 
Non ho molto da dire, solo: vi prego avvertitemi se ci sono errori che correggo SUBITO, e forse l’ho fatto troppo corto e con meno dialoghi degli altri…ma si, questa storia è fatta così.
 
Ikuto: tu non stai bene
Io: no, affatto, ma nemmeno tu
Ikuto: interpreto una parte, tu no! E perché ho fatto male ad Amu?!
Io: capirai
Amu: quindi sono già innamorata?
Io: ma sai chiedere solo questo?! Comunque gneee…ni, so, e che cavolo, diciamo che sei più ossessionata che altro! Ed ora zitti tutti e due e fatemi salutare che qui devo postare!
 
Ciao allora, alla prossima.
Baci Blue.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Shugo Chara! / Vai alla pagina dell'autore: Blue_Passion