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Autore: queenjane    27/09/2016    3 recensioni
La storia di Maria Tudor, figlia di Enrico VIII e Caterina d'Aragona, una fiaba amara. Dal primo capitolo : "Il mondo dorato lo definiva Erasmo, che ho studiato e tradotto, assimilato come il latino, lo spagnolo e il francese, assieme al ricamo e alla arti domestiche, l’araldica che va di pari passo con le preghiere, una fanciulla deve diventare una moglie, sposare un principe, e se si nasce principesse .. essere colte e preparate, l’umanista Vives era un fautore dell’istruzione femminile..
Che volge gli occhi quando mio padre si perde in altre braccia e altri sospiri, trovando numerose amanti, il gioco ed il piacere, mentre lei si curva sulle ginocchia, il busto stretto dal cilicio e PREGA, sulle nocche e sul collo scintillano splendidi rubini, simbolo della donna virtuosa.
Sono bionda, esile e delicata, una principessa di nome e di fatto, così sempre sarà.
Sono Mary Tudor e questa è la mia storia..
E la dedico a la unica persona que puede ver en mi interior.."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Tudor/Inghilterra
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- Questa storia fa parte della serie 'The Tudors, white and red roses '
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Caterina Parr, la regina infermiera, che scriveva sermoni, governava il regno come reggente, quando correva l’anno 1544, mio  padre era in Francia, si fingeva l’ultimo dei cavalieri.
Lui aveva messo al bando una moglie, mia madre, per lasciarla nell’incuria, fatto decapitare la seconda, che si era stufato di lei, delle sue pretese, ingravidato la terza, che morì di parto..
Ripudiato la quarta, Anna di Cleves,  tra le lenzuola non gli garbava, decapitato la quinta, la Howard, che tra le lenzuola giocava con altri e sposato la sesta..

Rido per non piangerne,  una mera sintesi,
una cifra come tutte le persone che ha ammazzato  o  fatto ammazzare, dalla rivolta del 1536, sia nobili che lord che gente comune oltre che monaci ..

Lasciamo stare, la separazione dalla Chiesa Cattolica Romana nulla di buono ha portato all’Inghilterra..
Mio padre morì il 28 gennaio 1547, gli successe il piccolo Edoardo, figlio di Jane Seymour,sposa fanciulla  cui inviavo tenere piante di cetriolo tramite un giardiniere..
Edoardo, il piccolo re, tenuto ostaggio dal suo consiglio, Elisabetta, la nostra furba sorellastra, la figlia di Nan la sgualdrina, fervida riformata, io ancorata alla fede cattolica, intrighi e strategie..

Nessun matrimonio, le stagioni trascorrevano, invecchiavo, sarei stata una regale zitella, senza figli, una madre badessa, riverita e stimata, senza mai avere pronunciato i voti, monaca senza cerimonia, mai avrei conosciuto il tocco di un marito, al diavolo il peccato di pochi baci lussuriosi ..

E poi l’estate gloriosa del 1553, una cavalcata, alla morte del mio povero fratellino divenni REGINA,
la mia eredità rifulgeva, a dispetto del protettore e delle sue manovre, povera Jane Grey, regina dei nove giorni, io ero un rosso papavero che conquistava l’orizzonte, lei prigioniera della Torre di Londra..


Pensai di essere una regina vergine, una madre per il popolo, .... dovevi ancora giungere..
Fino alla fine del mondo, una passione che prese la gola, ti vidi prima in ritratto, poi dal vivo, quando ci sposammo dopo mesi di affanni e trattative,  il 25 luglio 1544,  San Giacomo Apostolo,
pellegrino, come sono stata io per tutta la vita,
Solo por  me a quien escribo, mia madre mi fece apprendere il suo spagnolo nativo, quando ti  conobbi, parlavi tante lingue,  ma non una sillaba di inglese..

Ironia.

Il mondo ci ha giudicato duramente, che mi hai lasciato sola, volevi soldi,terre, potere, una solida flotta, mi hai lasciato sola.. ma ci siamo amati, sei stato il mio solo amore, un azzardo, una gioia, lo sapevo che eri solo una morgana, la mia favola.


Avevo undici anni più di te, cosa dovevo attendermi..
Pettegolezzi, chiacchiere e vergogna..
Ma io ti amo,   amato come una fanciulla ama un cavaliere, non come una regina ama il suo sposo, aldispetto degli anni sono sempre una ragazza.

Che con te passeggiava, novella sposa, e tu le mettevi una rosa tra i capelli.
E le mie mani profumavano di te, come le mia cosce.

Finalmente ERO REGINA.
 
 
   
 
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