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Autore: Erina91    29/09/2016    4 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Procedendo verso Parigi..
 

Soma sarebbe partito il giorno seguente e Megumi non riusciva a stare tranquilla all'idea che lui sarebbe stato lontano da lei per dieci giorni e a stretto contatto con Nakiri. Non aveva visto interagire lui e Nakiri alla festa di Alice, ma Soma continuava ad avere quell'aria spaesata e distratta quando era con lei e anche la sera del compleanno sembrava che cercasse chiunque tranne lei e questo la feriva, perché sentiva di conseguenza di passare in secondo piano e di sfuggire ai suoi occhi. Anche se lui le aveva detto di non provare niente di particolare per Nakiri, era chiaro non fosse così. Semplicemente non voleva crederci, preferiva continuare ad illudersi piuttosto che accettare di non essere amata da lui e tenerlo accanto finché poteva. Il varco sentimentale tra loro, tuttavia, si allargava sempre di più.
Mentre scorreva nella rubrica dei numeri inseriti tra i “preferiti” alla ricerca del numero di Soma per chiamarlo nella speranza di sentirsi rassicurata dalla sua voce, comparve il nome e il numero di cellulare di Takumi.
Si soffermò distrattamente a guardare i contorni dei numeri che componevano il suo cellulare ed esitante, non seppe nemmeno lei come mai, cliccò sopra il suo numero e invece di chiamare Soma chiamò proprio Takumi.
L'uomo rispose immediatamente:
-Megumi! Pronto!-
-Takumi-kun..- sussurrò, confusa lei stessa di averlo chiamato. -come stai?-
-abbastanza bene, te?-
-anch'io..- rispose mentendo.
Non voleva stancarlo nuovamente con i suoi problemi con Soma, ciononostante l'affettuosa e gentile voce di Takumi la rilassò. -dove sei adesso?- chiese lui.
-sono a casa di Soma-kun.- rispose lei -sto aspettando che torni da lavoro.-
-capisco. So che avete chiarito i malintesi. Come va adesso?-
Calò il silenzio tra loro, Megumi non sapeva cosa rispondere: da una parte avevano chiarito, dall'altra continuava ad esserci qualcosa che non andava nella loro relazione e questo le creava disagio e tristezza.
-abbiamo chiarito, sì.- disse solo, vaga, risultando alle orecchie di Takumi poco convincente:
-non sembri molto sicura.-
Voleva evitare di scocciarlo ancora, così portò il discorso altrove:
-no, è che sono un po' giù perché domani partirà per Parigi e starà via dieci giorni.
Sarebbe la prima volta che non ci vediamo per così tanti giorni.-
-posso immaginare. Ma sono sicuro che passeranno veloci.-
-lo spero..- in qualche modo era riuscita ad evitare il “discorso Nakiri”.
-senti, semmai ti dovessi sentire sola nei giorni che lui non c'è, puoi sempre chiamarmi per fare due chiacchiere o venire al ristorante da me. Lo sai che sarai sempre la benvenuta per me e Isami.- le disse in tono allegro.
Le dolci parole di Takumi riuscirono a strapparle un sorriso sollevato.
-grazie Takumi-kun, terrò conto del tuo invito.- rise in maniera graziosa.
-bene! Sono contento!- esclamò lui. -vieni pure quando vuoi.-
-grazie davvero. Sembra che parlare con te mi tranquillizzi.-
-penso che sia positivo, allora!-
Lei rise ancora, spensierata:
-allora ti lascio lavorare. Presto dovrai occuparti della cena al ristorante.-
-già e stasera abbiamo anche un sacco di prenotazioni!-
-allora buon lavoro!- gli augurò lei. -sono felice che il tuo ristorante piaccia così tanto.-
-sì, lo siamo anche noi.- concordò lui. -a presto Megumi.-
-a presto, Takumi-kun.-
Non riusciva a crederci, ma sembrava che parlare con Takumi fosse la cura migliore ogni volta che stava male per Soma. Chissà perché? Osservò ancora il numero di Takumi, pensierosa.
Intanto che rifletteva sulla conversazione con Takumi, sentì Soma rientrare in casa.
-sono tornato Megumi!- avvisò dal fondo dell'ingresso.
Lei prese un respiro profondo e gli andò in contro per salutarlo:
-bentornato, Soma-kun.- sorrise. -tutto bene a lavoro?-
Posò la valigetta da lavoro sulla sedia della cucina e le rispose:
-sì, tutto bene. Scusa se ho ritardato un po', ma Nakiri doveva dirci gli ultimi dettagli sulla partenza di domani.- spiegò entusiasta. Lei invece, appena aveva detto “Nakiri”, era sussultata senza farlo apposta.
-ah.. bene.- farfugliò solo, distogliendo gli occhi da lui per portarli a terra.
Soma comprese subito che sembrava angosciata e per rassicurarla portò le mani sopra le sue spalle dicendo:
-dieci giorni passeranno veloci, Megumi.- sorrise premuroso:
-appena torno a Tokyo ti porterò a cena fuori, che ne dici? È tanto che non lo facciamo.-
Lei abbozzò un sorriso di circostanza e decise di non entrare un'altra volta nel discorso di Nakiri per non passare da “fidanzata gelosa”. -d'accordo. Allora quando torni andremo a cena fuori.-
-mi dispiace lasciarti sola per diversi giorni, ma voglio che tu stia tranquilla perché il mio sarà solo un viaggio di lavoro.-
-lo so, Soma-kun.- annuì lei, cercando di celare la preoccupazione.
Soma guardò l'orologio dopo aver chiarito con lei sobbalzando:
-devo sbrigarmi a fare la valigia!- affermò, -altrimenti non ce la faccio a finirla per domani mattina. Scusa Megumi!-
Corse in camera per aprire le ante dell'armadio e iniziare a scegliere cosa portare e cosa no, buttando all'aria tutto.
A Megumi scappò da ridere vedendolo tanto agitato.
-vuoi una mano, Soma-kun?-
Lui le sorrise. -no, tranquilla. Poi metto apposto tutto.-
-come preferisci.- ridacchiò divertita. -allora vado a preparare la cena.-
Lui annuì. -grazie mille! Sono sicuro che preparerai qualcosa di fantastico!-
Lei arrossì imbarazzata per il complimento. -ci proverò.- ed uscì.
Appoggiata contro la porta di Soma, sospirò sollevata: era riuscita a controllare abbastanza bene l'agitazione che sentiva al pensiero che lui stesse via con Nakiri per diversi giorni.
Se c'era riuscita doveva anche dare merito a Takumi per averla fatta sentire meno sola con le sue parole.
Sorrise pensando alla conversazione avuta con lui e a ciò che le aveva detto.


****


La mattina dopo arrivò rapidamente e l'Adashino C.B si era messa d'accordo di trovarsi davanti all'aeroporto due ore prima di attraversare il gate. Arrivarono tutti molto puntuali, mancavano solo Erina e Marika. Non dovettero aspettarle molto. Quando arrivarono, Erina stringeva la mano di Marika e quest'ultima fece i salti di gioia nel vederlo:
-Soma oniichan!!- Marika gli corse in contro con un ampissimo sorriso e lui istintivamente l'alzò da terra, festoso, prendendola da sotto le ascelle e portandola più in alto di lui.
-buongiorno piccola!!- ricambiò il suo sorriso, -è un po' che ci vediamo, vero?-
Non riuscì a controllare un'occhiata che andò verso la figura di Nakiri, abbastanza sorpresa di vederlo compiere un gesto tanto paterno e affettuoso, incapace di muovere un muscolo. Anche gli altri rimasero un po' confusi, ma rispetto a Nakiri ci fecero meno caso. Lui decise che era il momento di portarla giù, nel frattempo che Marika gli rispose piena di dolcezza:
-mi sei mancato, Soma oniichan!- la purezza delle sue parole fu capace di riscaldargli l'animo, ma si trovò in difficoltà a rispondere allo stesso modo_visto che anche a lui era mancata_perché sapeva che Nakiri non era molto contenta che Marika provasse tanta simpatia per lui_non aveva ancora capito perché_.
Fortunatamente arrivò Arato in suo soccorso:
-andiamo a fare i controlli prima di entrare.-
-sì, è meglio sbrigarci.- allora si unì, Nakiri, lanciandogli una veloce occhiata.
Tuttavia, la bambina non si risparmiò di prendergli la mano e stringere la sua, molto più grande, e di guardarlo con devozione unica. -come sta Karin-chan?- gli chiese, sorridendole, e stringendo a sua volta la sua piccola mano.
-Karin-chan sta bene.- rispose allegra la bimba.
-siete molto amiche, vero?-
Marika annuì radiosa:
-è la mia migliore amica.- portò gli occhi luminosi in alto, per specchiarsi dentro i suoi.
-anche Karin-chan ha detto che sembri un eroe delle favole, dopo averti visto.- continuò a raccontare:
-però gli ho anche detto che Soma oniichan non potrà diventare anche il suo eroe, perché sei già mio.-
Diceva tali parole con un'innocenza che ogni volta lo lasciava senza fiato.
Lui scoppiò a ridere, divertito dalle sue tenere fantasie:
-va bene, Marika, non diventerò anche l'eroe di Karin-chan.- la rassicurò sorridendo e lei ne fu felice.
Sentiva gli occhi addosso di Nakiri e sapeva benissimo il motivo.
La goccia che fece traboccare il vaso in quell'atmosfera fu un uomo dei controlli che, come se fosse la domanda più normale del mondo, improvvisamente chiese:
-è sua figlia, vero? Ha lei i suoi documenti d'imbarco?-
Lui sgranò gli occhi di fronte a quella domanda e d'impulso guardò Marika, soprattutto i suoi occhi ambra identici ai suoi. No.. non era sua figlia; però, se doveva essere sincero, avrebbe tanto voluto lo fosse. -non sono il..-
La sua risposta venne completata da Nakiri:
-..no signore, non è il padre.- intervenne freddamente, sentendosi sempre più schifosa nel dare una risposta tanto falsa. -sono sua madre.- tirò fuori dalla valigia i documenti d'imbarco della bambina e la sua cartella:
-ecco i suoi documenti.- e glieli passò, lasciando l'uomo un po' confuso dalla situazione.
Beh.. chi non lo sarebbe stato?
Anche Marika sembrava perplessa e passava da Soma a Nakiri freneticamente, con aria preoccupata perché sua madre sembrava essersi innervosita.
Attraversarono il pass senza problemi e Marika si avvicinò a Nakiri:
-mamma.. sei arrabbiata con me? Cos'è successo?-
La donna si addolcì e le sorrise:
-no, tesoro.. tu non c'entri. La mamma è solo nervosa perché ha paura dell'aereo.- la tranquillizzò.
Lui sapeva perfettamente che Nakiri aveva mentito alla figlia sulla paura dell'aereo e comprese che era nervosa perché il controllore aveva paragonato lui al padre della bambina e con assoluta convinzione. Dunque, agli occhi della gente, apparivano davvero come se fossero padre e figlia? Era confuso da quel pensiero poiché lui, essendo dentro alla situazione, forse non si accorgeva di avere atteggiamenti fraintendibili. Certo.. sentiva di essere molto protettivo e dolcemente naturale con Marika, ma lei non poteva essere sua figlia. Sarebbe stato assurdo.
Nakiri invece, dopo aver consolato la bambina, gli riversò uno sguardo seccato.

Alice, passando accanto a lui mentre teneva per mano il suo bambino, lo stuzzicò:
-sei proprio partito con il piede sbagliato con lei, eh?-
Lui si portò una mano dietro la nuca, stranito, e ridacchiò:
-davvero non capisco cos'ho fatto di male.-
Alice sospirò arresa, recitando vagamente:
-vai a capirla la mia cuginetta. A volte penso che sia proprio scema.-
Soma non comprese l'ambiguità della frase e scosse la testa confuso.
Anche Marika lo guardò tristemente perché si era accorta che era nata un po' di tensione tra lui e sua madre.
Era proprio sveglia. Non voleva farla stare male per questo; quindi, la prima cosa che gli venne in mente, fu regalarle un sorriso rassicurante che in effetti fu capace di rallegrarla un po'.

Arrivato il momento d'imbarco, vide che Nakiri era in difficoltà a trascinare le due valigie: quella sua e quella di Marika.
Di solito ci pensava Rokuro ad aiutarla quando c'erano valigie, ma lui adesso non c'era. Così gli fu spontaneo affiancarsi a lei e Marika, mentre si dirigevano verso il loro aereo, e portare una mano verso quella di Nakiri poggiata sul manico della valigia. Al contatto con la sua mano lei sussultò portando gli occhi a terra imbarazzata:
-che vuoi Yukihira?-
-lascia che una delle due valigie la porti io.- le sorrise con dolcezza:
-tu devi portare il doppio avendo anche la roba di Marika e capisco che sia faticoso.-
-non ho bisogno del tuo aiuto.- rifiutò aspra.
Anche Marika alzò gli occhi verso di lui e lo guardò con aria ammirata:
-sei proprio un'eroe, Soma oniichan!-
Erina spalancò gli occhi meravigliata, arrossendo di fronte al commento di Marika.
Distolse lo sguardo e gli passò la valigia, vergognosa. -grazie.- borbottò, accelerando il passo verso l'aereo.

Salite le scale d'acciaio, che portavano all'immenso ed elegante aereo, Soma l'aiutò anche a posare le valigie negli scomparti dopo aver posato la sua. Dopodiché lesse il numero del suo posto e strabuzzò gli occhi accorgendosi che esso  si trovava  proprio accanto a quello di Marika ed Erina. Anzi.. peggio ancora, la piccola Marika sedeva fra lui ed Erina e tale cornice li trasmise la sensazione di una vera famiglia. Lui stesso si sorprese di quel pensiero.
Non doveva affatto paragonarsi ad una famiglia con Nakiri dato che di norma condividevano solo un rapporto professionale e collaborativo_anche se entrambi sapevano di non sentirsi solo questo_.
-non ci posso credere!- esclamò Nakiri, adirata. -siamo anche accanto di posto!-
Lui ridacchiò di fronte a quelle parole:
-è stato un caso, Nakiri, non è colpa nostra se ci siamo ritrovati vicini. Non preoccuparti, me ne starò zitto.-
Marika era ancora confusa e tristemente chiese alla madre:
-mamma.. perché stai litigando con Soma oniichan?-
Le parole dispiaciute della bambina, lasciarono ambedue senza parole.
-non preoccuparti, Marika, la mamma non sta litigando con me.- la tranquillizzò lui, -è solo un po' agitata per il viaggio.- Rivolse un'occhiata ammiccante a Nakiri:
-..sai, è solo orgogliosa e non vuole ammettere che prova simpatia per me.- la punzecchiò.



 
****


Lei gli riservò un'occhiata minatoria, ma prima che potesse ribattere la risata spensierata di Marika alla battuta di Soma la fece tacere; quindi, infastidita e imbarazzata, girò la testa dall'altra parte incontrando l'espressione divertita di Alice che, accomodata dalla parte opposta dell'aereo, la salutò maliziosamente facendola sbuffare arresa.
Hisako, invece, la stava guardando preoccupata per la situazione in cui si era cacciata.
Finalmente l'aereo decollò.

Passò qualche ora e Marika, stanca di giocare con il cellulare della madre, portò gli occhietti ambra verso Yukihira che subito ricambiò lo sguardo con tenerezza:
-tutto apposto, Marika? Volevi chiedermi qualcosa?-
La bambina annuì concitata. -giochiamo all'uomo nero, Soma oniichan?-
Lei, che era immersa nella lettura di un libro da qualche ora, sobbalzò di fronte alla richiesta di gioco di Marika e chiuse con un tonfo sordo il libro facendo divertire Yukihira:
-agitata, Nakiri?- fece giocoso, lui.
-perché non giochiamo io e te, tesoro? Yukihira non avrà voglia di farlo.-
Lo scrutò come ad imporgli una risposta negativa.
Yukihira, però, andò controcorrente e sorrise alla bambina:
-certo! Gioco volentieri, piccola.- e premuroso le carezzò i ciuffetti biondi.
A quella risposta Erina si scaldò ma evitò di replicare perché, se Marika li avesse sentiti discutere ancora, ci sarebbe rimasta male e purtroppo a sua figlia piaceva Yukihira. Piaceva quanto piaceva a lei, solamente in maniera diversa.
Lui continuò il discorso iniziato:
-mi sto un po' annoiando, quindi ci sto. Perché non facciamo una partita tutti e tre?- propose allegro, indugiando su di lei:
-dai.. facciamo giocare anche la mamma.-
Il sorriso che le donò fu la spinta finale ed irresistibile che la portò ad accettare l'invito a giocare tutti e tre.
La bambina si fece entusiasta e goffamente cercò dentro al suo zainetto_impreziosito di stoffa ornata da fiori colorati_ il mazzo di carte, sotto gli occhi amorevoli sia di lei che di Yukihira.
-eccole!- esultò sorridendo e posandole sul piccolo tavolino nel suo posto.

Iniziato a giocare, Yukihira scoppiava a ridere ogni volta che lei beccava e restava con l'uomo nero in mano, imitato da Marika. -mamma.. sei davvero sfortunata!-
-no.. è Yukihira che è troppo fortunato. E probabilmente bara.-
-bari, Soma oniichan?- alzò un sopracciglio perplessa, la bambina. -se bari non vale!- mise il broncio. -non va bene barare!-
Lui scoppiò a ridere. -non sto barando, Marika, e tua madre dovrebbe sapere che non sono il tipo da farlo. È solo che non riesce ad accettare la sconfitta, per cui trova ogni giustificazione per criticare le mie vittorie..- ogni parola che diceva la faceva innervosire sempre di più. -..anzi, le nostre vittorie..- si corresse, proseguendo a prenderla in giro e facendo anche un buffetto tenero sul naso all'insù di Marika, a cui strappò una risatina deliziosa.
-..visto che anche tu sembri essere molto fortunata.- terminò, riferendosi alla bambina.
Ghignò verso di lei. -non è vero, Nakiri?-
-bugiardo, Yukihira!- tuonò lei, risentita, cercando di stare al gioco:
-non metterle in testa cose non vere.-
Marika, fortunatamente, prese i battibecchi tra i due come una “scenetta” comica scoppiando a ridere ed in effetti, per quanto ci fosse una verità di fondo, erano comici. Non si provocavano con cattiveria ma con sottile umorismo e, odiava ammetterlo, trovava piacevole il loro modo di interagire e sembrava divertire molto anche Marika. Non andava bene.
Perché si sentiva a casa?
Perché avvertiva quella quiete familiare pericolosa quanto lenitiva, sebbene non si meritasse di sentirla?
Yukihira, tra l'altro, non sapeva neanche che sua figlia era proprio vicino a lui.
Perché un'altra volta si erano ritrovati accanto?
Per quanto ci provasse, non riusciva a frenare il rapporto tra Marika e Soma, che cresceva sempre di più, e soprattutto a bloccare la sensazione che lei stessa sentiva dopo il "ritrovo familiare". Ogni volta era in un limbo emozionale che si presentava tra fitte dolorose, a causa del suo segreto e di quello che aveva fatto a Yukihira_la cosa più terribile_e tra calde sensazioni di dolcezza, pace, benessere e tenerezza che avvertiva quando erano tutti e tre insieme. Come una vera famiglia. Che doveva fare? Non era giusto sentirsi così. Non doveva abituarsi all'idea di lei, Marika e Yukihira come una famiglia e questo anche se effettivamente lo erano.
Yukihira sembrò accorgersi che si era incupita all'improvviso e le confermò quell'impressione dicendo loro:
-continuate voi a giocare. Vado un attimo da Hisako e mia cugina.-
-perché te ne vai, mamma? Non ti diverti più?- Marika si fece triste:
-mi dispiace se hai perso. Ti aiuto io a giocare?-
Lei si girò verso la bambina e le accennò un sorriso materno:
-no, mi sono divertita.- le disse sincera. In fondo era la verità.
-non preoccuparti per me, tesoro, vado un attimo a parlare con la zia Alice e poi torno a giocare, va bene?-
Yukihira la fissò come se la stesse studiando e lei fece di conseguenza:
-devi dirmi qualcosa, Yukihira?- chiese dura.
Yukihira non rispose immediatamente, dunque lei, non ottenendo risposta, fece per alzarsi dal sedile ed andarsene quando lui scattò da sedere e afferrò il suo polso.
-Nakiri.. le carte ti aspettano, dopo, non vuoi la rivincita con me e Marika?- ironizzò, strizzandole l'occhiolino.
Lei arrossì senza controllo.



 
****


Le dita di Nakiri erano magre e scheletriche in confronto alle sue e profumavano di sapone alla malva.
Dal polso era sceso delicatamente alla sua mano e con le sue dita aveva racchiuso quelle di Nakiri. Un contatto breve ma intenso, accompagnato da un loro guardarsi con gli occhi. Capirsi.
Nemmeno lei sembrava intenzionata a staccare la sua mano da lui e sfiorando le sue dita aveva sentito il rigido anello in oro bianco che portava al dito medio, che non le aveva mai visto indossare.
Appena, infatti, i suoi polpastrelli toccarono tale anello, lei scostò la sua mano e farfugliò:
-Rokuro mi ha chiesto di tenerlo per questo viaggio, come simbolo del nostro rapporto, visto che non potrà esserci.-
-è l'anello che ti ha regalato per il fidanzamento?- domandò lui, serio.
-non credo siano affari tuoi, Yukihira.-
-può darsi, ma sei tu che hai sentito il bisogno di spiegarmi appena ho toccato l'anello. Non ti ho obbligata a farlo.-
-me lo regalò il primo anno che si stava insieme.- allora disse sbrigativa.
-Soma oniichan.. continuiamo a giocare?- li interruppe Marika, bloccando la loro discussione, dopo aver mischiato le carte. Le carezzò la testa spostando lo sguardo da Nakiri per dedicarlo alla bambina:
-certo piccola! Hai mischiato bene le carte?-
Marika annuì ricambiando il suo affettuoso sorriso.
Prima di rimettersi a giocare, guardò nuovamente Nakiri non riuscendo a trattenere un'espressione nostalgica.
Tuttavia, non parlò e non chiese altro.
-prenditi cura di Marika mentre vado dalle altre.- quindi lei disse, distaccata.
Guardò la figlia e premurosa aggiunse:
-tesoro.. torno tra poco a giocare, ok? Fai la brava con Yukihira.-
-sì!- rispose ubbidiente.
Lui e Nakiri si guardarono rapidamente e lei raggiunse_come aveva detto_Alice e Hisako.



 
****


Quando Erina tornò a vedere come stavano Yukihira e Marika, vide che quest'ultima si era addormentata con la guancia sulla spalla dell'uomo. Lui la vide arrivare e sorridendo si portò un dito sulle labbra per dirle di “fare silenzio”.
-è crollata.- constatò sottovoce. -tutte queste ore in aereo, seduti senza far niente, deve essere stancamente per una bambina.- seguitò ascoltando il respiro regolare di Marika ed osservandola con affetto e cura.
-fatico a sopportarle anch'io.- ridacchiò fra sé e sé, continuando a guardarla.
Erina sospirò stancamente:
-come facciamo? Presto dovremmo fare anche lo scalo.-
-non preoccuparti, la sveglieremo per tempo.-
Tornò a sedere accanto a lui e volse gli occhi altrove borbottando:
-grazie per aver giocato con Marika a carte e per essere stato con lei mentre parlavo con Alice e Hisako.-
Lui sembrò sorpreso che lei lo avesse ringraziato, poi sorrise:
-è stato un piacere, Nakiri, mi sono divertito anch'io.-
-questo perché sei un ragazzino troppo cresciuto.-
Lui scoppiò a ridere divertito. -certo che sei proprio sfortunata a carte, eh? Io e Marika ti abbiamo stracciato in un attimo.-
-solo perché tu hai barato, Yukihira.- ribatté lei arrossendo.
-no, non è così.- abbozzò un sorriso indecifrabile:
-anche se è stato divertente giocare con te.- aggiunse assorto, sfuggendo al suo sguardo.
Calò il silenzio tra i due e lui volse le iridi verso gli stretti finestrini dell'aereo, osservando il cielo che gli scorreva davanti.
-stai bene, adesso?- chiese improvvisamente, qualche minuto dopo.
Lei sussultò colpita, portando la mano sulla guancia e il gomito adagiato sul tavolino.
-a cosa ti riferisci?- lo sapeva a cosa si riferiva, ma non voleva avere nessun tipo di conversazione intima ed amichevole con lui perché ciò l'avrebbe portata a desiderare di più e non poteva permetterselo.
-mi riferisco a prima, Nakiri. Te ne sei andata perché ti sentivi troppo rilassata a stare accanto a me? L'atmosfera che si era creata tra noi ti piaceva e questo non doveva succedere, dato che avevamo deciso di prendere le distanze durante questo viaggio. Neanche tu ci riesci, o sbaglio?-
-cosa staresti insinuando, Yukihira?
Non sono andata da Alice e Hisako per parlare di te, di noi, del problema che abbiamo a stare vicini.-
-Nakiri.. non hai bisogno di mentire. Mi sento ugualmente.- confessò schietto, finalmente guardandola in volto.
Si scambiarono una profonda occhiata, ricca di tensione sessuale e di forti emozioni che parlavano per loro descrivendo quanto erano attratti l'uno dall'altra ed incapaci di cancellare gli ambigui sentimenti che condividevano. Incapaci di ignorarli. Ancora una volta. -non sto mentendo.- asserì lei, in tono insicuro.
Lui non considerò affatto la sua risposta e insisté con la sua teoria_purtroppo fondata_:
-forse dovremmo davvero chiederci cosa c'è tra noi.-
-non c'è niente tra noi, Yukihira. Smettila di sostenere il contrario.-


 
****


-Nakiri.. mentire a se stessi non fa bene.- protestò lui.
Esatto, sentiva che Nakiri non era convinta di quello che diceva o comunque cercava di imporsi il pensiero opposto, in modo da allontanarlo o da evitarlo più che poteva.
Le occhiate che si scambiavano, il suo malessere, il fatto che la relazione con Suzuki non andasse a causa del suo ritorno_così come quella tra lui e Megumi_come lei cercava di fuggire da quello che sentiva per non distruggere il suo rapporto con Suzuki e soprattutto quello che era successo tra loro settimane fa e ciò che rischiava di capitare ogni volta che avevano un qualsiasi tipo di contatto, anche insignificante e rapido, per colpa della forte attrazione e interesse che sentivo l'uno per l'altra.. non erano solo delle sue sensazioni. Erano tangibili. Chiare. In qualche modo ingestibili.
Poi, oltre a questo, la bellezza di Nakiri era qualcosa che non riusciva davvero ad ignorare. Il suo corpo non voleva ignorarla. Chiedeva costantemente di averla e di risentire le stesse sensazioni di quella notte, come un'ossessione, e come se il destino trovasse gusto nello stuzzicare e far emergere nuovamente quei sentimenti. Quello che avevano condiviso.
Con Megumi mancava qualcosa. Qualcosa che gli sfuggiva, ma che sentiva essere importante e probabilmente era proprio il sentimento d'amore. Non amore in quanto affetto, quello già c'era tra lui e Megumi, ma quel sentimento che ti faceva impazzire. Quello che ti faceva desiderare di stare con questa persona per tutta la vita, che sai non ti avrebbe mai stancato e che sarebbe eternamente stato ricolmo di sorprese e affamato di una seduzione continua tra due persone, e no.. quello non c'era. Esso lo sentiva solo con Nakiri. Ecco qual'era la differenza: lui amava Nakiri, non Megumi.
E forse l'aveva amata fin dall'inizio e questo anche se non si erano visti per sei anni.
Quella notte aveva scatenato tutto tra loro. Quella notte era stata, seppur ubriachi fradici, la scintilla che aveva acceso e reso evidente quel sentimento che anche oggi sentiva. Era stata la “miccia” che aveva acceso tutto.
Lui la mattina dopo sarebbe dovuto andare a cercarla, chiarire quello che era successo e dirle che per lui non era stato solo sesso. Perché non l'aveva fatto?
Ogni volta si chiedeva se, se l'avesse fatto, a quest'ora ci sarebbe stato lui al posto di Suzuki oppure Nakiri lo avrebbe respinto comunque? Adesso voleva saperlo. Ora che aveva ammesso a se stesso di amarla, voleva sapere se anche per lei sarebbe stato diverso se fosse andato a cercarla. Sapeva di non poterglielo chiedere. È vero che sentiva che anche per Nakiri non era finito tutto quella notte e c'erano ancora dei sentimenti rimasti in sospeso, latenti. Però, per quanto fosse abbastanza sicuro di questo, le sue restavano impressioni. Pareri soggettivi. Finché lei non gli dimostrava di provare esattamente le stesse emozioni e finché restava indecisa tra lui e Suzuki o negava i suoi sentimenti, non poteva certo costringerla a ricambiarlo e specialmente.. a sceglierlo. A fare la scelta più difficile ed azzardata, anche andando in contro ad incertezze, assenza di basi e di stabilità. Non potevano sapere come sarebbe andata tra loro se veramente avessero provato a stare insieme, se entrambi avessero fatto, decisi, un tentativo. Una prova.
Era chiaro che la mancanza di certezze spaventava. Anche a lui lo spaventava in qualche maniera, benché forse in modo minore. Questo perché era sempre stato più impulsivo di Nakiri e viveva più alla giornata di lei.
Nakiri invece era chiaramente più pragmatica, dinamica e rigida di lui in quanto a scelte di vita e di prendere decisioni precipitose neanche a parlarne. Forse perché era stata abituata così fin da piccola.
Alla fine erano passati pochi secondi di riflessione e in tutto questo, in parte, aveva capito cosa voleva.
Tuttavia, finché restava legato a Megumi non poteva crearsi delle aspettative con Nakiri.
Cosa doveva fare? Doveva lasciarla? o faceva un errore a farlo?
No.. prima voleva capire meglio cosa voleva Nakiri, altrimenti sarebbe stato inutile e c'era da considerare i sentimenti di Megumi. Lei era una persona a cui teneva tantissimo e farla soffrire era l'ultima cosa che voleva.
Neanche voleva perderla, ma forse lasciarla sarebbe stata la soluzione meno dolorosa per Megumi piuttosto che continuare a mentire sui suoi sentimenti per lei. Fissò Nakiri in modo da studiarla, cercare di capirla, in attesa della sua risposta.
Cosa vuoi Nakiri? Cosa provi davvero?
-ti ho già detto che amo Rokuro, Yukihira, come devo fartelo capire?-
Sapeva che la risposta sarebbe stata quella, così sospirò con aria apparentemente rassegnata.
Non aveva voglia di parlare di Suzuki, in particolar modo ora che sapeva quali erano i suoi sentimenti per lei.
-ti chiedo solo una cosa, Nakiri..- cominciò lui, allora, posandole un dito sulle labbra e carezzando il suo orecchio con il caldo fiato. Lei diventò paonazza e non riuscì a respingerlo di fronte all'ennesima seduzione -..rifletti su cosa desideri veramente e fai la scelta migliore, non quella più facile, ma quella che ti consiglia l'istinto.- terminò lui.



 
****


Erina rimase un attimo impietrita, ancora impegnata ad ascoltare le sue sensazioni, e quando si riprese lo allontanò richiedendo un disperato aiuto al maggior controllo possibile che per fortuna non venne meno.
Perché era tanto complicato quando si trattava di scontrarsi con la fastidiosa determinazione di Yukihira?
Era un autentico problema per la sua razionalità e per il suo corpo, la sua attrazione per lui, che ogni volta veniva incoraggiata ad essere manifestata e a ricambiarla da quanto era ammaliante.
-non farti illusioni, Yukihira, anche se ci riflettessi non aspettarti che sarai tu la mia prima scelta.- alla fine affermò, mentendo ancora a se stessa e riconoscendo quanto fosse falsa quella risposta, trovandola addirittura troppo maligna; difatti si sentì in colpa immaginando di averlo ferito. Però, se così non faceva, sarebbe andata contro tutti i suoi principi e le imposizioni che si dava da quando lui era ricomparso e non voleva farlo.
Oltretutto, a bloccare il suo avvicinamento a Yukihira c'era anche la "questione Marika" e la paura che lui scoprisse la verità su di lei, quello che gli aveva fatto, e per la rabbia gliela portasse via e tantomeno, pur sapendo di pensare in maniera egoistica, voleva che lui si allontanasse. Sapeva che Yukihira, anche se avesse scoperto ciò che gli aveva fatto_benché fosse una cosa terribile_non gli avrebbe mai portato via Marika perché non era tipo da farlo.
Si sarebbe arrabbiato pesantemente, ma non l'avrebbe ricambiata con la stessa cattiveria. Questo perché?
Perché sentiva in qualche modo, anche se un po' contrariata dal pensiero, di potersi fidare di lui.
Quindi, cosa voleva davvero? Vuoto totale. Non lo sapeva. Oltre al segreto di Marika, di cosa aveva paura?
Qui la risposta la sapeva più che bene, anche se non voleva accettarla: sapeva che, se Yukihira avesse scoperto di Marika appena loro avessero instaurato un relazione_già il pensiero la scioccava perché era chiaro che, a discapito di quello che si ostinava ad ignorare, le sarebbe piaciuto_l'avrebbe perso per sempre. Magari non gli avrebbe portato via Marika, ma indubbiamente l'avrebbe odiata e avrebbe sicuramente finito per perderlo a causa del suo fatale errore.
Ed era questo che la spaventava. Perché poi? Non voleva pensarci.
Se fosse andata fino in fondo al suo cuore la risposta l'avrebbe subito trovata, ma non doveva farlo. Punto.
Ecco perché voleva distruggere ogni sua aspettativa.
Era consapevole di star scappando come una vigliacca, non riusciva a fare altrimenti nella situazione in cui era.
Guardò Marika, dolcemente, e le accarezzò una guancia e le spostò in ciuffi davanti agli occhi mentre dormiva beata e tranquilla. -non mi interessa quello che dici, Nakiri, ti chiedo solo questo.- le sorrise sbarazzino e compiaciuto:
-poi staremo a vedere.-
-sei il solito arrogante.- incrociò le braccia offesa, eppure si sentì rassicurata da tali parole.
Lo vide guardare Marika dormire, con tenerezza:
-presto dovremmo svegliarla. Manca un'ora all'atterraggio e mezz'ora prima deve allacciarsi le cinture.- cambiò discorso, lasciandola stupita. Lei decise di assecondarlo, sollevata di essere usciti da quel discorso imbarazzante:
-dobbiamo prendere un altro aereo e poi in un'ora siamo a Parigi.-
Lui annuì. Per il resto dell'ultima ora, restarono in silenzio aspettando che arrivasse il momento dell'atterraggio.

Il viaggio con il secondo aereo passò più veloce di quanto si erano immaginati.
Fortunatamente lei e Yukihira non si trovarono più accanto e di conseguenza non ebbero pericolose conversazioni.
Durante l'ultima ora di viaggio dormirono tutti visto che, con il fuso orario, era buio.

Arrivati a destinazione nell'hotel prenotato ed extra lussuoso, stanchi morti dopo il lungo viaggio, dopo aver consegnato i loro documenti alla reception presero tutti le loro chiavi per dirigersi a letto.
Lei e Yukihira si lanciarono l'ennesima occhiata penetrante, senza farlo apposta.
Alice e Ryou portarono Naoki a letto. Anche Hisako e Hayama sembrarono fare lo stesso.
Lei non aveva molto sonno, ma Marika doveva dormire per essere in forma il giorno dopo.
Così prese l'ascensore con Yukihira, purtroppo.
Erano accerchiati da specchi e marmo color marrone-arancio.
Lei era al primo piano, Yukihira al terzo. Infatti, lei e Marika uscirono per prime dall'ascensore e quando si aprirono le porte di esso la bambina si avvicinò a Yukihira e gli strinse la mano:
-grazie per aver giocato a carte con me, Soma oniichan.- sorrise felice.


 
****


Lui ricambiò l'affettuosa occhiata della bambina e le carezzò la testa:
-di niente piccola. Ora vai a dormire che ci vediamo domani mattina.-
Marika annuì concitata. Anche Nakiri non era riuscita a trattenere un sorriso di fronte a quella scena.
Per quanto cercasse di negarlo, erano meravigliosi da vedere e lei non poteva fare a meno di pensarlo in questi attimi.
-posso darti il bacio della buonanotte?- gli chiese Marika, con purezza assoluta.
Erina strabuzzò gli occhi alla domanda della bimba, ma non fu capace di impedirlo perché vide Yukihira chinarsi in ginocchio per guardare la bambina e posarle una mano sulla spalla e l'altra sul volto per farle una paterna carezza:
-certo! Tutti baci che vuoi.-
In seguito, le strizzò l'occhiolino nella maniera più simpatica e gentile possibile. Maniera che gli apparteneva.
Erina rimase estasiata davanti alla scena e guardò i due senza riuscire a commentare o dire niente.
Alla risposta di Yukihira, vide Marika ridere di gusto e scoccargli un bacio sulla guancia tutta emozionata:
-a domani, Soma oniichan!- esclamò, prendendo la mano di Nakiri.
Lui si alzò da terra e indugiò su di lei, sorridendole e facendola lievemente arrossire.
-notte anche a te Nakiri. A domani.-
-notte Yukihira.- gli augurò lei, quasi timidamente.
Strinse con delicatezza la mano della bambina e si incamminò nel corridoio che le avrebbe portate alla loro camera, sotto i suoi occhi vigili.



 
****


Fece un'ultima carezza sulla paffuta guancia di Marika mentre riposava tranquilla, sotto le coperte del letto della suite.
Con tutto quello che era successo con Yukihira le era passato il sonno e aveva il terrore di addormentarsi e sognare nuovamente quella notte. Non era un disgustoso terrore, lo era perché sapeva che l'avrebbe influenzata ancora.
Sospirò stancamente e decise di scendere nella hall per vedere se le tornava il sonno.
Preso l'ascensore, ripensò a come quella sera lei e Yukihira si erano salutati.
Soprattutto ripensò a tutto quello che lui aveva fatto per Marika: erano piccolezze, eppure di una dolcezza infinita e purtroppo lei non riusciva a non sorridere a quel pensiero, pur sapendo la gravità della situazione.

Arrivati nella hall notò che nei divanetti di essa, in bianco pelle, vi era seduta Hisako e sembrava immersa nei pensieri almeno quanto lei; così, curiosa e preoccupata per l'amica, decise di raggiungerla:
-Hisako!- la ragazza, sentendosi richiamare, sussultò sorpresa.
-Ti senti bene? Che fai sveglia a quest'ora?- continuò a chiederle premurosa.
-Erina!- finalmente rispose. -scusami, non ti avevo visto. Ero distratta.-
-..e parecchio! Non è da te esserlo, Hisako. Tutto apposto?-
Si sedette di fianco a lei e la fissò in attesa della sua risposta:
-anche tu sei sveglia, Erina.- constatò ridacchiando lei.
-già. Ho dormito un po' in aereo e non mi sono ancora abituata al fuso orario. Immagino ci vorrà qualche giorno.-
Il motivo per cui non riusciva a dormire era un altro, ma non voleva far preoccupare Hisako visto che sembrava in difficoltà quanto lei. Che si trattasse di Hayama?
-sappiamo entrambi che il motivo non è questo.- esordì Hisako, sorridendo.
-sì, ma non mi sembra il caso di parlarne adesso.- cercò di sviare il discorso, lei, rapida:
-anche tu sembri in crisi, comunque.-
Fu proprio Hisako la prima a sfogarsi con lei quando iniziò a parlare:
-è tornato Hayama e purtroppo, ora che lo vedo più spesso, penso seriamente di essere attratta da lui.
Devo avere qualche problema!-
-in effetti non è la persona più socievole del mondo.- concordò Erina, -però.. posso immaginare il perché tu ne sia attratta: a modo suo è affascinante. Troppo arrogante per i miei gusti e infatti cerco di parlarci solo lo stretto necessario, ma non credo che tu debba vederlo come un problema il fatto che ti senta attratta da lui.- poi seguì schiettamente:
-credo tu abbia dei gusti pessimi in fatto di uomini. Certo.. belli, nulla da dire, ma con un pessimo carattere.
Però non puoi farci molto se ti piace.-
Hisako spalancò gli occhi sbigottita:
-per caso, Erina, stai parlando anche per te stessa?-
Lei avvampò di fronte a quella domanda e impacciata ribatté:
-certo che no! Rokuro è affascinante e non ha un pessimo carattere.-
Hisako sospirò spazientita. -non mi riferisco a Rokuro.-
Lei restò in silenzio, impossibilitata a rispondere.
-è successo qualcosa con Yukihira, non è vero? Penso di averlo capito.-
-non è successo proprio niente!- sbottò imbarazzata.
-smettila di negarlo, Erina, lo vedo che vi siete avvicinati nuovamente.- protestò ancora, Hisako:
-inoltre Yukihira sembra sempre più legato a Marika e sai cosa succederebbe se scoprisse la verità. Cosa pensi di fare?-
-ci siamo già messi d'accordo che avremmo cercato di parlarci il meno possibile.- rivelò ostinata, incrociando le braccia.
-non mi pare che lo stiate facendo. Non fate altro che guardarvi.
Anche se non vi parlate è palese che siate reciprocamente interessati.-
-Hisako! Per favore!- esplose esasperata, Erina. -non peggiorare la situazione.
So benissimo che è critica e ho discusso con Rokuro anche per questo. Lui se n'è accorto. Come credi che mi senta?-
-ecco perché ultimamente vedevo tensione tra voi due. Sapevo che era successo qualcosa.
Non sei arrivata a tradirlo, vero?-
Lei scosse la testa:
-no. Anche se..- si bloccò prima di concludere la frase, poiché il ricordo di quella sera a casa sua tornò con prepotenza.
Hisako era allibita. -..anche se?- rincasò.
-lascia stare.- asserì brusca.
-Erina.. non dovresti davvero tenerti tutto dentro. Fa male.
Lo sai che sarò sempre dalla tua parte, per cui non lo dirò a nessuno.-
-grazie Hisako.- accennò un sorriso sincero verso la sua amica.
-l'hai quasi tradito con Yukihira, vero?- e lei arrivò dritta alla verità.
Lei abbassò gli occhi a terra e amareggiata annuì per risponderle.
Calò il silenzio tra le due ragazze. Silenzio nel quale Hisako si lasciò ricadere esausta contro il soffice schienale del divanetto, socchiudendo le palpebre. -hai capito cosa provi per Yukihira, Erina?- riprese ancora, lei, a seguito di quella lunga e placida pausa. -non posso credere che tu non l'abbia capito.-
-probabilmente l'ho capito, ma non voglio accettarlo.- infine confessò.
-dovrai farlo prima o poi, perché non sono sentimenti da sottovalutare.-
Hisako la fissò seriamente, cercando di farla ragionare:
-cosa mi hai detto prima su Hayama? Ridimmelo un po'.-
-che non puoi farci niente se ti piace.-
-esatto. Questo vale anche per te. Quindi, dovrai accettare prima o poi quello che provi. Anche se ti costringessi a non accettarlo, quello che senti per Yukihira non sparirà. Tieni conto di questo, Erina.- sorrise gentile.
-non posso farlo, Hisako. Sarebbe azzardato!
Insomma.. non posso buttare all'aria tutto per qualcosa di dubbioso ed incerto.-
-ora riesci a pensarla così e in qualche modo vai avanti con tale pensiero, ma alla fine non ce la farai più e finirai per commettere qualche errore. Yukihira non se ne andrà, lavora con noi, e questo non ti aiuta a dimenticarlo. Anzi.. il solo fatto di vederlo tutti i giorni e reprimere ciò che provi è già un problema. Sarà sempre più stressante per te.
Per questo dico che alla fine dovrai comunque fare una scelta, anche con la possibilità di pentirtene.-
-sono convinta della scelta che ho fatto, Hisako, per cui non insistere.- decretò esitante:
-e preferirei non parlare più di Yukihira, se fosse possibile.-
-va bene. Per ora non ne parleremo più.
Almeno, però, fammi il piacere di riflettere, oppure pensaci su a quello che ti ho detto.-
-Oltretutto Hisako, non stai facendo lo stesso con Hayama? Voglio dire.. ti piace, ma con lui fingi ancora che non sia così. Ti tiri indietro ogni volta che hai l'occasione di esprimergli quello che provi e finite sempre per battibeccarvi.
Di questo passo nemmeno tu farai grossi progressi.-
-questo è un altro discorso, Erina.- arrossì lei, acuendo la voce. -pensi che noi abbiamo un rapporto simile a quello che avete tu e Yukihira, ma in realtà è ben diverso e sicuramente non reciproco: non capisco Hayama e di certo non credo che provi qualcosa per me, a differenza vostra che chiaramente vi piacete e vi desiderate.
Forse non mi vede neppure come donna.-
-credo sia impossibile una teoria del genere, Hisako. Hai troppa poca fiducia in te stessa.
Per caso credi di non avere speranze con Hayama?-
Lei annuì. -..e poi c'è anche la questione delle Caste indiane.-
Gli occhi di Erina si assottigliarono confusi:
-cosa c'entrano le Caste, adesso, con te e Hayama?-
-avevi ragione a sostenere che in India fossero ancora favorevoli ai matrimoni combinati per le unioni tra Caste indiane.
È vero che ad Hayama non interessa la cultura indiana e neanche sembra volerla seguire, ma pensi che abbia davvero scelta? Di fatto è indiano.-
-di fatto lo è, Hisako, ma legalmente no: è un un cittadino giapponese e non ha più legami familiari in India.
Sono morti tutti. Penso che abbia più autonomia di scelta, in questo caso, rispetto ad un comune indiano.-
-forse hai ragione. Forse mi sto facendo troppi problemi.-
-quanto ai suoi sentimenti per te, non saprei, però posso dirti con certezza che sei l'unica con la quale parla mentre sei a lavoro. Penso sia un passo avanti, almeno ti considera degna d'attenzione in confronto ad altri.-
-figurati. Pensa che sia inutile e banale, come tutti.-
-io non credo, Hisako, ma puoi scoprirlo solo tu. Continua a parlarci e non farti buttare giù se ti respinge. Insisti.
Penso che sia l'unico modo per capirlo.-
-non sarà facile, ma ci proverò. Non mi arrenderò!- esclamò determinata.
Erina celò un sorriso sollevato, felice di aver un po' aiutato Hisako.
Passò qualche altro attimo di silenzio, prima che quest'ultima riprendesse:
-non ti preoccupa lasciare Marika da sola in camera?
Solitamente le volte che eri fuori dalla camera c'era Rokuro con lei, anche se dormiva.-
-un po' mi preoccupa, ma sta dormendo tranquilla e alla fine è passata solo mezz'ora.
Ora, però, penso che sia arrivato il momento di tornare da lei.-
-che programmi hai per domani?-
Lei ci pensò su e ricordò quello che Marika le aveva chiesto più volte:
-penso che porterò Marika a Disneyland Paris. Me l'ha chiesto tante volte.-
Hisako sorrise con approvazione:
-mi sembra un'ottima idea!
Abbiamo dieci giorni per vedere Parigi, tranne qualche giorno in cui dovremmo organizzare il banqueting.-
-esatto.- concordò lei. -penso che Marika sarà felice se la porto lì.-
-lo sarà sicuramente. Ma credo che anche a Naoki piacerebbe.- sorrise.
-infatti, mi sa che sarò costretta a trascinare anche mia cugina.-
Hisako ridacchiò osservando la finta espressione contrariata di Erina mentre pensava ad Alice e famiglia.
Dopo le ultime e brevi chiacchiere, lei e Hisako si salutarono e andarono a letto, avvertendo la stanchezza raggiungerle.
Era servito ad entrambe parlare di ciò che le tormentavano: adesso erano più rilassate e potevano dormire.



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Angolo autrice: buonsera ragazzi! come state? ecco il nuovo cap. Come vi è sembrato? come avrete letto, la maggior parte delle scene si svolgono in aereo e a fine cap avete saputo anche la prossima collocazione di scena! XD
Come si sono sembrate le interazioni Sorina e Marika/Erina/Soma? vi ho regalato delle scene in famiglia! :P (anche se per ora solo Erina sa la verità ;D ). La conversazione tra Hisako e Erina come vi è sembrata?
Finalmente Soma ha ammesso i suoi sentimenti per Erina e sembra più deciso a lasciare Megumi, ma purtroppo non lo farà subito.. non vi rovino niente! :P Non preoccupatevi, però, vi darò molte scene Sorina nella "saga Parigi" ;D.
Ringrazio tantissimo chi ha lasciato le recensioni nell'ultimo cap, sempre meravigliosi! *-* <3 
Mi dispiace che sono un po' meno rispetto ad altre volte :( ma va bene così!
Non so quando aggiornerò il prossimo cap, però, purtroppo. Abbiate pazienza ç__ç

Spero a presto!^^ un bacione a tutti! <3 Erina91

 
  
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