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Autore: fera_JD    30/09/2016    1 recensioni
Questa è la storia di una vita, che si intreccia con le vite di altri, crea legami e li spezza, cambia e influenza il mondo che la circonda come esso influenza lei. è una vita come tante altre, ma allo stesso tempo non lo è.
Dalla storia:"E per questo ti ritieni mia amica?"
"Non proprio per questo ma sì, ti ritengo un amico. O devo ritenere queste una amicizia unilaterale?" chiese lei con un cipiglio malizioso.
"No be... insomma... io..." balbettò lui in evidente imbarazzo. Di certo non era abituato a dichiarazioni di quel genere, be di nessun genere. Barbara nel vederlo così in difficoltà scoppiò a ridere, non riusciva neanche a guardarla negli occhi.
"Va bene così Smilzo! Non devi dire niente, ho capito." gli disse lei con un sorriso incoraggiante e Severus si arrischiò a incrociare il suo sguardo e all'improvviso l'ansia scemò via.>
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Oh sinnerman, where you gonna run to?
Sinnerman, where you gonna run to?
Where you gonna run to?
All along dem day
 
19 Settembre 1979 18.45 PM
La scuola pubblica di Knaresborough non era mai stata rinomata o fosse famosa per il rendimento degli alunni e men che meno il prestigio dei professori. Era una scuola normale dove la priorità di ogni suo componente, alunno, insegnante o segretario che fosse era quella di sopravvivere senza perdere la propria sanità mentale. Per questo trovare i giusti agganci nella scuola era fondamentale per vivere in una specie di tranquillità ed essere nel gruppo dei cattivi ragazzi del paese aiutava. Barb non era propriamente una sbandata o una balorda, non facendo uso di droga e non esagerando con l’alcool per ragione più che ovvie, vedere ogni giorno come quelle sostanze avevano distrutto i propri genitori la facevano solo più ripugnare.
Ma in ogni modo, la reputazione della sua famiglia parlare per sé e la giovane Martin era stata accolta a braccia aperte nella banda dei ragazzacci e non ci stava poi così male a dirla tutta.
I cattivi ragazzi di Knaresborough erano soliti ritrovarsi nello sfasciacarrozze proprio dietro alla scuola per fare baldoria dove la musica hard rock veniva lanciata a tutto volume e gli spinelli la facevano da padrone.
Barb era seduta su un tettuccio sfondato di una ford arrugginita in compagnia di un paio di amici mentre osservava i ragazzi dell’ultimo anno lanciarsi in balli scoordinati nel piazzale di terra battuta davanti a loro.
“Sono completamente fatti!!” rise una ragazza al suo fianco con una bottiglia di birra quasi vuota in mano. “Ehi Barb perché non vai giù a fargli vedere come si fa?!” la incitò la ragazza mezza ubriaca.
“No, Margh oggi non ho molto voglia di ballare.” Disse atona lei.
“Hai la luna storta?” chiese l’altra guardandola attraverso la bottiglia di vetro, segno che anche lei non era tutta a posto.
Barb ridacchiò alla domanda, se avesse saputo come poteva essere interpretata quella frase e fortuna che la luna piena era appena passata. No, la luna non centrava con il suo malumore, ma non si era mai del tutto ripresa dal brutto litigio con il signor Dungwort con cui aveva totalmente tagliato i ponti da allora. Non era più andata alla casa del mago e lui non si era mai fatto vedere, probabilmente l’aveva già dimenticata. La ragazza aveva tentato di fare lo stesso, con il ritorno a scuola sperava di poter ricominciare  la sua solita vita quotidiana, ma il pensiero del mondo nascosto tornava sempre a farle visita per non parlare della trasformazione mensile che le ricordava puntualmente cosa fosse in realtà.
“Oltre al fatto che hai corso un grosso rischio! Poteva morderti!”
                        “E poi davvero che compagnia poteva mai darti un lupo mannaro!? Sono degli animali!!”
Le parole degli amici del mago le tornarono prepotentemente alla mente, facendo aumentare la rabbia dentro di lei. Barb in un scatto stizzito afferrò la bottiglia dalla mano dell’amica nonostante le proteste di quest’ultima e finì la birra in due lunghi sorsi gettando subito dopo il contenitore vuoto dietro di sé che andò a frantumarsi sopra alcune vecchie carcasse di metallo.
La mannara controllò l’orario accorgendosi dell’ora tarda che si stava facendo, avrebbe preferito rimanere con quella banda di sbandati ma aveva delle responsabilità da adempiere.
“Devo andare Margh o finisce che i miei fratelli non avranno la cena nemmeno stavolta.” Disse Barb all’amica che le sorrise comprensiva.
“Forse sarebbe meglio così, l’ultima volta che tua madre ha provato a cucinare non ha data fuoco ad una tenda?” rise l’amica al ricordo.
“Ci credo! Era sbronza!!” esclamò Barbara con un filo di rabbia nella voce, anche se al ricordo non poteva che farle sfuggire un sorriso divertito.
“è meglio che vada davvero allora, prima che ci riprovi davvero a mettere mano ai fornelli!” disse Barb saltando giù dall’auto e salutando il resto della banda che le rispose con saluti più o meno lucidi.
Barbara scosse la testa sorridendo verso quella compagnia di spostati che erano i suoi amici, incamminandosi verso casa alla luce dei lampioni che cominciavano ad accendersi in quel momento segno che le ombre della sera stavano cominciando a scurire il mondo.
La ragazza camminò senza fretta ripensando ai suoi amici, si trovava bene tra loro nonostante non approvasse quel genere di vita, forse perché  non la giudicavano per la sua famiglia o il suo modo di vestire e di approcciarsi. Non era mai stata una ragazza tranquilla, né una persona la cui massima aspirazione era quella di sposarsi e avere dei figli come in una di quelle pubblicità della classica famiglia borghese con cane scodinzolante nel giardino della villetta ben curata. Barb venne scossa da un brivido di disgusto all’idea di poter finire così, ma allo stesso tempo aveva paura di finire come i suoi genitori.
“Possibile che non esiste una via di mezzo tra le due opzioni?” si ritrovò a pensare la ragazza davanti alla porta di casa prima di prendere un profondo sospiro prima di tirare fuori le chiavi.
Non fece in tempo a varcare la soglia che la sorellina le corse praticamente fra le braccia cominciando a farfugliare qualcosa di incomprensibile ad una velocità impossibile per un umano.
“Amy, calmati! Mi stai facendo venire il mal di testa!!” la bloccò Barb premendole una mano sulla bocca per fermare il fiume di parole. La parlantina sciolta era una cosa che avevano in comune lei e la sorella, il problema era che quella di Amy era molto peggio della sua, quando cominciava non c’era verso di farla smettere se non si utilizzavano maniere drastiche come quella.
Per tutta risposta la bambina di nove anni la guardò dal basso dai suoi centotrentanove centimetri con uno sguardo furente ma a cui Barb ci era abituata.
“Ora, cerca di focalizzare ciò che mi devi dire in un'unica frase.” Spiegò Barb per l’ennesima volta nella sua vita “E Amy una frase, non cinque o sei. Una e concisa. Abbiamo capito?”
La sorellina annuì esasperata, quando quella che doveva alzare gli occhi al cielo doveva essere la maggiore, ma alla fine Barb la lasciò andare seppure titubante. Non sempre quel gioco funzionava alla perfezione.
“Allora? “ chiese la mannara.
“Il frigo è vuoto e noi abbiamo fame.” Rispose Amy sempre guardandola male.
“Come il frigo è vuoto?!” esclamò Barb. “E la dispensa?”
“Vuota anche quella.” Disse la voce di Nick, il fratello di dodici anni che proveniva dalla cucina.
Barb con ancora la giacca addosso attraversò la casa a grandi passi verso la voce del fratello che trovò seduto al tavolo vuoto con un’espressione tra il rassegnato e l’indispettito. Nick era solo un dodicenne ma ormai aveva capito l’andazzo di quella famiglia disastrata e non si stupiva più  per quelle situazioni assurde. Come assurda era quella cucina sporca e piena di spazzatura accumulata nel tempo e guarda caso c’erano più bottiglie vuote di birra e altri liquori che qualunque altra cosa. Barb volò verso il frigo aprendolo con forza e scoprendo l’ovvia e amara verità. Vuoto.
C’era solo una cipolla raggrinzita in fondo ad uno scomparto e sinceramente non voleva sapere da quanto tempo si trovasse lì. Barb sbattè l’anta dell’elettrodomestico mettendosi le mani sui fianchi cercando di prendere respiri profondo prima di perdere il controllo delle sue emozioni e di conseguenza del suo aspetto umano.
“Cavolo! Avevo detto a mamma di andare a fare la spesa oggi!” esclamò lei arrabbiata.
“Oh c’è andata sorellona.” Disse Nick facendo voltare Barb verso di lui “Solo che credo che abbia comprato qualcos’altro piuttosto che del cibo.”
La rabbia di Barb aumentò quasi al punto di sentire le zanne premergli sulla mandibola ma scemò in fretta. Quella non era una novità per loro, lo sapevano. Aveva solo sperato che non spendesse tutti i soldi in droga o alcool e comprasse almeno qualcosa da mangiare! A quanto pareva era stata troppo ottimista.
“Prendiamo qualcosa da asporto?” chiese Nick.
Barb sospirò di nuovo “Sì, per forza. Ma io non ho un soldo… proviamo a chiedere ai due idioti.” Disse la ragazza diretta in salotto seguita dai due fratelli minori. Appena varcarono la soglia a Barb le si attorcigliò lo stomaco in disgusto e rabbia, i suoi genitori erano sempre nelle loro classiche posizioni. Il padre addormentato sul divano e la madre stravaccata in poltrona con almeno quattro bottiglie ad incorniciare la sua figura sparse intorno a lei come una specie di cornice di degrado.
“Mamma, il frigo è vuoto che cosa mangiamo stasera?” chiese la ragazza richiamando la sua attenzione, voleva proprio sapere che cosa le avrebbe risposto.
Charlyn Martin si risvegliò dal suo torpore posando i due occhi color cioccolata sui figli che aspettavano una risposta. Un tempo la signora Martin doveva essere stata una bella donna, alta e slanciata con quei lunghi capelli neri come la pece che ormai risultavano spenti e crespi e anche un po’ ingrigiti per l’età che avanzava inesorabile. Charlyn non era lucida, si vedeva dagli occhi un po’ appannati e le pupille decisamente troppo dilatate e infatti la sua risposta non fu delle più brillanti.
“Ci sono delle birre in frigo, non è vuoto.” Disse lei con voce impastata.
“Non posso dare della birra come cena a due bambocci con il moccio al naso!!” esclamò infuriata Barb.
“Ehi noi non siamo…” stava tentando di protestate Nick offeso ma un gesto secco della mano della sorella maggiore lo fece zittire.
“Nick per favore!” disse Barb ancora irritata ms era inutile tentare di discutere con la madre, doveva trovare dei soldi. Spostò lo sguardo sul padre addormentata sul divano con la barba rossa incolta e i vestiti di tre giorni fa ancora addosso. Puzzava da morire.
Barbara scosse la testa, suo padre era un caso peggiore di Charlyn. La ragazza quindi si girò verso l’imboccatura delle scale che portavano al piano superiore.
“Josh!” chiamò Barb cercando il fratello maggiore che doveva essere rinchiuso in camera sua.
“Che c’è?!” si senti chiedere dal secondo piano.
“Hai dei soldi per la cena?” gli urlò  la sorella incrociando le dita.
“Niente, non mi hanno ancora dato lo stipendio!” fu la risposta lapidaria di Josh.
Barb si prese la radice del naso, sentiva che le stava arrivando un bel mal di testa. “O meglio, il tizio a cui porti le macchine rubate non ti ha ancora dato la tua parte.” Sussurrò la ragazza stancamente, prima di spostare di nuovo lo sguardo verso la madre. “Mamma evito anche di chiedere a te, vero?”
“Mi conosci bene tesoro!” disse Charlyn con un sorriso sguaiato che fece solo più infuriare la figlia.
“No, ora me lo devi spiegare! Come si fa a ridursi così?! Uhm me lo spieghi!?” esclamò la ragazza.
“La vita è dura, tesoro. Lo sai.” Rispose sua madre con un velo di tristezza negli occhi.
“Sì, lo so fidati!” esclamò Barb spalancando gli occhi esasperata “Ma allora se la vita è così tanto dura perché fare dei figli?!”
“Le cose capitano…”
“Ma visto che le cose sono capitate tanto vale provare quantomeno ad essere un genitore pressoché responsabile!” si ritrovò quasi ad urlare facendo sussultare i fratelli e svegliare il padre dal suo letargo.
“Non parlare così a tua madre…” disse lui sbiascicando e senza neanche aprire del tutto gli occhi.
“Papà, ti prego torna a dormire.” Disse Barb stizzita e lui non se lo fece ripetere due volte.
Charlyn ridacchiò a quella scena trovandola in qualche modo divertente prima di spostare lo sguardo verso la figlia ancora con un mezzo sorriso ad adornarle le labbra piene.
“E come pensi che sia un genitore responsabile, sentiamo?” chiese la donna.
“Che quantomeno si assicuri che i suoi figli abbiano qualcosa da mangiare!” esclamò di nuovo Barb.
Charlyn la guardò senza perdere il sorriso e per un attimo sembrò che il velo dell’alcool si fosse dissipato dai suoi occhi, mentre la osservava.
“Vuoi che faccia la madre responsabile? Va bene” disse alzandosi con una certa fatica dalla poltrona che sembrava aver ormai preso la sua forma “Ora ti svelerò il segreto per riuscire a cavarsela in ogni situazione.” Charlyn camminò barcollante fino al mobiletto dei liquori, che guarda caso quello era sempre ben fornito.
“Il segreto è: pensare sempre e solo a sé stessi.” Finì di dire Charlyn prendendo una nuova bottiglia di whiskey. Barb stranamente prese sul serio quelle parole a differenza di quasi ogni cosa che usciva dalla bocca di sua madre. Pensare solo a sé stessi, poteva essere una scappatoia egoistica per molte persone, ma per Barbara sarebbe stato una forzatura al suo animo. Non sapeva se fosse qualcosa di cui era capace, anche quella notte di luglio quando aveva aiutato lo Smilzo non aveva pensato a sé stessa. Da quello scontro sarebbe anche potuta morire, non aveva mai combattuto contro dei maghi e quella di certo non era una sua battaglia. Eppure ci era finita in mezzo, anzi ci si era lanciata a due mani e anche se fosse tornata indietro lo avrebbe fatto comunque. Non sapeva se considerarsi altruista o solo stupida.
“Non so se sarò capace di metterlo in pratica…” disse Barb più a sé stessa che ad altri, ma la madre la sentì comunque e sorridendo le disse “Oh lo so.” Richiamando la sua attenzione.
“Tu sei diversa da me e anche da tuo padre, che detto tra noi è una fortuna!” disse Charlyn facendo sorridere i figli “Sinceramente non so da chi tu abbia preso…” concluse lei con espressione confusa.
“Dal postino è ovvio!” esclamò il padre riemergendo dai cuscini in quel momento facendo ridere tutta la famiglia Martin.
Quella famiglia era completamente disastrata, ma era comunque la loro famiglia e Barb ci era affezionata nonostante tutto. La ragazza guardò la madre che si era nuovamente seduta sulla sua beneamata poltrona trovando i suoi occhi fissi su di lei mentre la osservava con un sorriso dolce.
Barbara le sorrise a sua volta. “Grazie mamma.”
In quel momento però Amy la tirò per la manica della giacca attirando la sua attenzione “Barb, ma allora che cosa mangiamo a cena?”
La piccola pragmatica Amy la fece tornare con i piedi per terra e al problema principale. La ragazza si grattò la testa non sapendo cosa rispondere, ma poi le venne un’idea.
“Forse ho un piano. Riuscite ad aspettare un’oretta?” chiese ai due fratelli minori che si guardarono confusi, ma alla fine annuirono.
Barbara sorrise furba prendendo la via verso la porta d’ingresso “Vado e torno ragazzi!” disse chiudendo la porta dietro di sé.
Un’ora e mezza dopo a casa Martin aleggiava un profumino delizioso che riusciva anche a sovrastare la puzza di fumo e alcool e grazie a quel profumo e al languore che portò Josh il fratello maggiore verso la cucina dell’abitazione.
Il ragazzo quando entrò trovò i due fratelli più piccoli con un sorriso largo quanto la loro faccia mentre apparecchiavano diligentemente la tavola, mentre Barb canticchiava tranquillamente ai fornelli mentre faceva rosolare qualcosa in  padella.
“Che stai cucinando?” chiese Josh avvicinandosi alla sorella.
“Conigli!” le rispose lei con un sorriso entusiasta.
Josh era confuso, in padella c’era abbastanza carne per tutti, dovevano essere almeno due conigli interi “E dove li hai trovati?”
La sorella ghignò in risposta “Tu non chiedere e io non ti mentirò.”
Il ragazzo ridacchiò alzando le mani in segno di resa “Mi sembra lecito.” Lasciando la sorella ai fornelli per aiutare i più piccoli con la tavola.
Barbara girò la carne nella padella continuando a ghignare e guardando rosolare le prede della sua caccia serale.
 
Note dell’autrice
Lo so, lo so sono in ritardo di ben quattro giorni!!! Lo so  mea culpa!!!! Ma gli esami si avvicinano e mi tocca studiare… la dura realtà che torna alla ribalta… uffa…
Ok questo capitolo volevo dedicarlo alla famiglia Martin, anche perché avevo solo detto che la povera Barb avesse una famiglia un po’ incasinata e quindi mi sembrava giusto dare un nome e un “volto” ai suoi componenti! Ed eccoli qui nella loro degradante bellezza!!
Vorrei riuscire a postare in giornata anche un altro capitolo perché nel weekend non ci sono e si perderebbero altri giorni… non prometto niente ma io ci provo ok!
Comunque un enorme grazie a chi segue la storia e soprattutto ad amas95 che mi recensisce sempre!! Ancora grazie mille!!!
Ps: se vi piacciono le illustrazioni ditemi in una recensione se volete vedere qualche particolare scena o personaggio della storia disegnato! Ci conto!!
A presto
JD
  
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