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Autore: _Branwen_    30/09/2016    0 recensioni
Il ritorno dei biondini: piccoli ritratti in cinquecento parole su Alistair, Anders, Cole, Cullen, Varric e Zevran.
Buona lettura!
1) Alistair
2) Anders
3) Cole (attenzione: spoiler Trespasser)
4) Cullen
5) Varric (attenzione: spoiler Trespasser)
6) Zevran
"Zevran" partecipa alla prima edizione del Prompt Challenge, indetto dalla pagina Facebook di Dragon Age – Italia
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cullen
Team Blondies 2.0
Per la mia patatina, a cui voglio un bene dell’anima.

Cullen


“E poi ho sentito un’emozione accendersi veloce
E farsi strada nel mio petto senza spegnere la voce.”

Francesca Michielin, Nessun grado di separazione
.

“Il Creatore ha uno strano senso dell’umorismo.”

Aveva udito quelle parole per la prima volta quando aveva battuto sua sorella Mia – che voleva fare l’adulta anche imitando il modo di parlare dei “grandi” – a scacchi; crescendo non erano mancate le occasioni in cui lo aveva sostenuto lui stesso, ma non aveva mai immaginato che il Creatore potesse divertirsi nel vederlo umiliato a quella maniera, mentre era nudo come un verme, in taverna, davanti ai suoi amici.

Aveva parlato del suo vecchio collega ritrovatosi senza vestiti al Circolo per una scommessa proprio alcune ore prima, e adesso era toccata la stessa sorte a lui: forse il Creatore aveva pensato potesse essere una cosa buffa. Per gli altri. O un monito per lui di non ridere delle sorti altrui.

In quel momento sapeva che le sue gote erano letteralmente in fiamme, senza che Cole glielo dicesse – cosa che lo imbarazzò ancora di più – e le risate sguaiate di Varric non lo aiutavano di certo nella difficile impresa di togliersi dall’impaccio.

«Non dire una parola, nano» disse, più che mai a disagio, mentre Varric non accennava a smettere di ridere.
In quel momento avrebbe solo voluto sotterrarsi, proprio come facevano le tartarughe durante il letargo, per poi ricomparire solo quando le persone avessero dimenticato l’accaduto.
Nel suo cuore, però, sentiva che non sarebbe mai successo; Josephine aveva uno sguardo trionfante e gli sorrideva soddisfatta.
«Mai scommettere contro un’antivana, comandante.»

Quelle parole ebbero l’effetto di mortificarlo ancora, e nascose il viso tra le mani. L’Inquisitrice gli rivolse un sorriso timido, ma incoraggiante, per cercare di farlo riprendere; inutile dire che non le riuscì. Non ebbe il coraggio di vedere in viso Cassandra che intanto sogghignava, mentre vide il giovane Caderyn prendere il suo mantello, per consegnarlo a lui.

Il fato volle che Cullen non riuscì mai a toccare la stoffa cremisi di quel drappo: Varric aveva deciso per lui di darlo a una delle cameriere per portarlo lontano da lì, cosicché il comandante non potesse indossarlo.

Fu grato alla cercatrice che affermò di voler andare via prima che lui si alzasse dalla sedia, ma quel senso di riconoscenza durò un attimo, e soprattutto non fu rivolto a Dorian, che voleva vederlo compiere quella che lui chiamava tra sé “la camminata della vergogna”.

Fece un respiro profondo e facendosi coraggio si alzò, uscendo alla chetichella dalla locanda; poté sentire il freddo di quella notte invernale di Skyhold entrargli nelle ossa, per quanto stesse correndo quanto più velocemente possibile. Conosceva la strada e teneva gli occhi chiusi: non voleva vedere né sapere se qualcuno lo stesse guardando, pensando tra sé che sarebbe stato bello che la gente a sua volta non lo vedesse.

D’un tratto, dopo aver salito la scalinata per arrivare ai suoi alloggi, qualcosa gli bloccò la strada. Al sentire un “ahi!” aprì gli occhi e sbiancò.

“Per il Creatore... è Dalish!”

L’elfa era davanti a lui, gli occhi spalancati, che lo fissavano intensamente. Dalish sorrise, squadrandolo in modo discreto e ringraziò che il comandante non se ne fosse accorto.

Cullen intanto, per quanto avesse perduto gli indumenti, non aveva perso l’educazione, e cercò di scusarsi per l’inconveniente, ma le parole gli morirono in gola, perché aveva solo un pensiero in testa, e non era dei migliori. Guardare il bell’incarnato della giovane, poi, non faceva altro che turbarlo di più.

“Mi ha visto. Nudo. Con che coraggio potrò farmi vedere ancora da lei?”

«M-mi d-dispiace, signorina» balbettò confuso «mi perdoni!» e arrivò finalmente nella sua camera, il cuore che gli martellava nel petto, a metà tra il disagio provato e la confusione che gli aveva causato il sol vedere Dalish, emozionandolo.
Sospirando pesantemente si ripromise l’indomani di chiedere daccapo scusa alla ragazza, sia per il comportamento inappropriato sia per il modo pessimo con cui si era porto, simile a quello di un ragazzino vergognoso.
E fu proprio la prima cosa che fece il giorno dopo.

La vide assieme ai suoi compagni, le Furie, mentre aspettavano il loro comandante; parlottava con Krem – aveva fatto caso all’amicizia tra i due – ma appena lo notò gli si avvicinò, risparmiandogli l’ennesima figuraccia di chiedere di parlare con lei incespicando nelle sue stesse parole.

«Comandante, sta bene? Ieri ha preso freddo...»

“Come? Che cara ragazza...”

Le parole di Dalish lo scaldarono più di quanto avrebbe potuto fare la pelliccia che aveva attorno al collo.

«Sì, grazie per il pensiero. Volevo chiedere scusa per essere stato indecoroso e maleducato, andare in giro con le pudenda in mostra non è per nulla onorevole» disse, acquistando man mano sicurezza.

“Sono riuscito a dire tutto per bene? Possibile?”

Dalish gli sorrise gentile, e ai suoi occhi risultò ancora più bella, mentre il vento le scompigliava i capelli: sarebbe stato a guardarla per ore.
«Non fa niente, davvero» quella volta toccò a Dalish arrossire «purtroppo alle volte succede di venir stracciati a grazia malevola...»

“Lo ha saputo? Che figuraccia!”

«Ne è a conoscenza, vedo» Cullen era a dir poco sconsolato.
«Sì, ma...» nemmeno la ragazza sapeva bene cosa dire per tirargli su il morale, ma alla fine ebbe l’illuminazione «ho saputo dal capo che Varric vuole fare un’altra partita e ha invitato anche noi. Io so giocare, potremmo allenarci assieme» propose, prendendo il coraggio a due mani.
Cullen arrossì, ma non era il solo con del colore sulle guance, e la colpa non era affatto del vento.
«Vi ringrazio...»
Fu interrotto bruscamente da Dalish: «Per favore, diamoci del tu. Io sono Dalish, e basta.»
«Va bene, Dalish» ripeté Cullen, che si schiarì la voce per camuffare un ulteriore imbarazzo «quando vuoi io sono pronto a imparare.»

“L’ho detto davvero?”

«Che ne dici di vederci stasera alla locanda?»
«È... perfetto

Bastarono quelle poche parole per farli sentire più vicini all’altro, una piccola promessa di passare del tempo assieme, per conoscersi. Il comandante salutò l’elfa drizzando la schiena e battendo i tacchi, com’era solito fare con l’Inquisitrice, in modo ossequioso, e Dalish rispose al saluto mimando con le labbra un “a stasera” che gli fece balzare il cuore in petto.

Appena si allontanò un poco, sentì Krem sghignazzare rivolto alla giovane: «Ce l’hai fatta a dirgli due parole in croce! Ora devi dirgli che ti piace.»

Cullen non volle sentire altro e, più sereno nello spirito e con un sorriso ebete sul volto, rivolse uno sguardo al cielo pregando il Creatore di non fargli figuracce quella sera, col pensiero a Dalish, che lo accompagnò per tutta la mattinata, facendogli persino dimenticare la pessima serata appena trascorsa.
[900 parole]



Angolino autrice: sono persino in anticipo! Che dire? Cullen e le figuracce... chi sono io per non fargliele fare?
Visto che lo shippo abbestia con Dalish il tutto è risultato spontaneo.
Spero che la storia vi sia piaciuta, critiche e suggerimenti sono sempre ben accetti.
Grazie di cuore a chi legge, a chi eventualmente recensirà, e a chi ha messo tra le preferite/ricordate/seguite questa storia.
Ci rivediamo la prossima settimana con Varric. Ciao!
   
 
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